LETTURE/ Hugo Mujica, quei versi dove si toccano anima e carne

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LETTURE/ Hugo Mujica, quei versi dove si toccano anima e carne
25/10/13
LETTURE/ Hugo Mujica, quei versi dove si toccano anima e carne
CULT URA
LETTURE/ Hugo Mujica, quei versi dove si toccano
anima e carne
Gianfranco Lauretano
giov edì 2 4 ottobre 2 01 3
Hugo Mujica è un poeta argentino nato a Buenos Aires nel 1 9 4 2 . La m orte del padre in giov ane età lo
porta ad una precaria situazione econom ica e fam iliare, m a allo stesso tem po, com e dice Ernesto Sabato,
ad una "tem prana libertad", una libertà precoce. Ne approfitta per recarsi negli Stati Uniti, dov e v iv e
negli anni Sessanta la m itica stagione del Greenwich Village di New York, in cui esperienze artistiche
straordinarie si intrecciano con esistenze on the road, sperim entali, e anche allucinogene. È am ico di
Allen Ginsberg.
Viaggia poi a lungo, soprattutto in Europa, conoscendo infine la v ita m onastica nell'ordine trappista e
v iv endo com e m onaco con il v oto del silenzio per sette anni. È in questa epoca che conosce il grande
scrittore e m onaco Thom as Merton. Tornato in Argentina, div enta sacerdote. La sua opera poetica è
tradotta in num erose lingue; in italiano, per l'editore Raffaelli, sono uscite due raccolte: la prim a di
Poesie scelte e la seconda, recentissim a anche in spagnolo, sem pre a cura di Alessandro Ghignoli, si
intitola E sempre dopo il vento, e sarà presentata al Centro Culturale di Milano in Via Zebedia dom ani
(v enerdì 2 5 ottobre alle ore 2 1 ).
Quella di Mujica è una poesia della concentrazione estrem a, che si gioca su pochi elem enti, scelti con
cura diligente e raffinata. In Italia il grande m odello di questo stile sono le poesie di guerra di Giuseppe
Ungaretti. Anche per Mujica, infatti, lo spazio bianco della pagina è estrem am ente im portante. È, com e
per Ungaretti, il silenzio in cui ascoltare la v oce profonda dell'essere. Dice un suo testo: "I l viaggio più/
lontano/ è la calma", proprio quella che occorre per trov are un nuov o inizio, una nascita autentica,
liberata da tutte le scorie di un io che non ha più nulla di puro: "cerco un'alba vergine di me".
L'attenzione e la concentrazione di questo poeta, dunque, passano attrav erso uno sv uotam ento di tutto il
superfluo che ci contraddistingue e im pedisce di trov are noi stessi: "Ogni nascere chiede nudità". Sem bra
persino che le dom ande solite, la ricerca stessa, se caratterizzata eccessiv am ente dal nostro arbitrio e
dalle parole che noi attribuiam o alle dom ande, siano ostacolo, più che aiuto, al ritrov am ento della
nostra v era essenza: "Nel fallimento della ricerca/ si rivela ciò che ci trova:/ ciò che chiede d'essere accolto/
nel vuoto di ciò che ci è stato strappato". Non siam o noi che trov iam o, bensì è ciò "che chiede di essere
accolto" che ci trov a. A noi occorre "tornare/ a inebriarci alla fontana:/ bisogna tornare alla sete" e così
tutto ciò a cui abbiam o rinunciato div enta una "v ittoria", lo spazio v uoto che accoglie nel m om ento
stesso in cui rinuncia: "sono la mia vittoria su ciò che ho perduto,/ sono ciò che ormai non attendo".
Nella poesia di Mujica spirito e concretezza, anim a e carne si toccano. Quella che potrebbe sem brare una
posizione orientaleggiante (m a anche Ungaretti av ev a nel suo zainetto di soldato una delle prim e
traduzioni italiane di haiku giapponesi), anche per l'ev ocazione frequente, fin dal titolo, della v oce della
natura più che degli ev enti degli uom ini, si riv ela inv ece com e una v asta e rinnov ata m editazione
sull'incarnazione, in cui il "fuori" conta più del "dentro": "Quando l'anima è ormai carne,/ quando si vive
nudo,/ tutto il fuori è la propria profondità,/ da ogni altro/ si ascolta il proprio battito".
L'altro da m e, il fuori da m e div enta il luogo della più profonda conoscenza dell'essere, purché nello
sv uotam ento dal sé si sia disponibili a consegnarsi al tutto che potrebbe v enire; av v iene allora la
scoperta che Qualcuno ci sostiene da sem pre: "Conoscerci è una consegna,/ non un sapersi,/ è slegarsi/ e
scoprire che non affondiamo,/ che siamo stati sempre/ sostenuti".
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