Generazione copia incolla.

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Generazione copia incolla.
CLT_COPERTINA
LA STAMPA
CulturaeSpettacoli
MARTEDÌ 16 MAGGIO 2006
29
I PROFESSORI SONO IN ALLARME PER GLI ESAMI E LE TESINE DI FINE ANNO: I GIOVANI CRESCIUTI COL COMPUTER «STUDIANO» SOLTANTO SU INTERNET
La stampata
che grande
illusione
Un’epidemia universale
in ogni scuola e Paese:
e molti laureandi
non hanno mai scritto
una sola riga
Paola Mastrocola
I
www.lastampa.it/masera.asp
NTERNET è un luogo, un
mago, una scatola immensa, un dio che sa tutto? Non
so. So che ha cambiato la
nostra vita, sicuramente ce
l'ha resa più facile e forse anche
più divertente. Tutto ciò che
cerchiamo, al primo colpo lo
troviamo; e anche se non cerchiamo nulla, è bellissimo navigare tra i siti, perdersi negli
anfratti e girare tra isole di cui
manco sapevamo l'esistenza.
Ma internet è anche subdolo
e pericoloso. E' come le sirene
che attiravano i marinai promettendo loro la conoscenza, e
poi li lasciavano morire tra gli
scogli. Non vorrei essere troppo
macabra, ma l'arte della seduzione è la stessa: internet ci
promette il sapere. Azzera il
tempo e la fatica, ci abitua
all'immediatezza e alla facilità:
entriamo nel suo mondo, digitiamo, clicchiamo e stampiamo.
Fine, il gioco è fatto. Se siamo
studenti, in mezzoretta confezioniamo una decina di pagine
patinate e illustrate, pinziamo e
consegniamo all'insegnante: abbiamo fatto il compito. La parola stessa, ricerca, ha cambiato
segno: vuol solo dire usare un
motore di ricerca. Anche la
scuola, così, diventa un volo
last minute, un lavoro che puoi
fare all'ultimo, sereno di arrivare comunque a destinazione.
Perfetto, comodo ed efficiente; mai mi sognerei di vietare ai
miei studenti l'uso di un tale
miracoloso strumento che ci evita perdite di tempo, spostamenti
in tram, code in biblioteca. Ho
solo un timore: che cadano nella
rete dell'illusionista e pensino
che la ricerca consista nel fatto
di… stamparla.
La stampata è il nostro attuale nemico. Può convincerci che
finisca tutto lì. Come se nel
fatto stesso di stampare si esaurisse il nostro lavoro.
Invece manca una piccola
cosa: lo studio. Quell'antica e
sempre uguale pratica di sederti alla scrivania, leggere, sottolineare, ripetere, imparare fino a
sapere. Studiare, da sempre,
vuol dire semplicemente questo: che le cose che stanno
scritte su una pagina si trasferiscono per sempre nella nostra
mente, così che non abbiamo
più bisogno di quella pagina. Ci
vuole tempo e fatica per lo
studio. Internet invece è immediato e facile. Quindi ci fa
credere che non ci sia più bisogno di nessun trasferimento
mentale. In tal modo ci illude,
condannandoci ad una ignoranza, che per giunta è inconsapevole: non abbiamo nemmeno
più né la coscienza né l'umiltà
di non sapere.
Bisognerà che impariamo ad
ingannare noi internet: a usarlo
astutamente, senza credere che
lui ci esenti dallo studio. Niente
e nessuno ci potrà mai risparmiare il faticoso ma esaltante
lavoro della nostra mente. Nessuna stampata, nessuna videata. E se navigando ci capiterà di
incontrare qualche sirena che
voglia convincerci del contrario, leghiamoci ben saldi, come
faceva Ulisse, alla sedia della
nostra barca-scrivania e… studiamo.
gli artisti francesi che si sono più o
meno affermati dagli Anni' 60 a
oggi, dall'altro lato è anche ampia
la rappresentanza dei più noti
artisti stranieri che operano in
Francia o che comunque hanno
qualche rapporto diretto con il
contesto francese. In particolare ci
sono due mostre aperte sul mondo.
La prima curata dal critico cinese
Hou Hanru, Laboratorio per un
avvenire incerto, mette insieme
lavori con forti connotazioni sociali e politiche di autori come Absalon, Chen Zhen, Gallego, Tayou,
Shen Yuan, Taniuchi, Garcia Galan. E la seconda, curata dall'ungherese Hegyi, Heimatlos/Domicile, con artisti stranieri che vivono
o comunque lavorano in Francia
tra cui Opalka, Dimitrijevic, Lee
Ufan, Friedmann e Alberola.
Solo due sono gli italiani, Giuseppe Penone e Francesco Vezzoli
(con i film presentati alla Fondazione Prada, dedicati a Jeanne Moreau e Catherine Deneuve). Tra le
altre mostre le più creative e
interessanti sono quelle di Bernard Marcadè e di Xavier Veilhan.
Nel primo caso ci troviamo davanti a una struttura a un piano
costruita con tubi per impalcature
e pareti in compensato che ospitaambienti e installazioni di Boltanski, Buren, Hirschhorn, Messager (con ironici disegni e assemblage sull'immagine della Francia), e
sulla terrazza in alto una video
installazione sotto una tenda di
Hiber e tavolini da bar decorati
con immagini ingiganite di acari di
Vilmuth. Molti bei lavori si possono vedere un po' di qua e un po' di
là - per esempio di Lavier, Huyghe,
Sechas, Hains, van Lamswerde,
Leccia e di giovani come Barbier,
Barrot o Fauguet - ma bisogna dire
che non ci sono opere, installazioni o video di rilievo espressamente
realizzati per questa occasione. La
maggior parte delle cose esposte
provengono dai Fondi nazionali e
regionali d'arte o da gallerie e
collezioni private. Insomma un'occasione sprecata per dar vita a un
evento espositivo veramente di
grande rilievo, come erano state le
ormai lontane Biennali di Parigi
degli Anni '60/'70.
Anna Masera
I
più furbi incrociano le fonti e
cambiano le parole più improbabili per non farsi scoprire, i
più ingenui riprendono il primo testo che trovano pari
pari senza nemmeno rileggerlo.
Certo è che con un abile «copia e
incolla» da Internet, la biblioteca
universale a portata di clic, la
ricerca scolastica è fatta in meno
di cinque minuti. Basta ritoccare
il testo per personalizzarlo quanto basta, passarlo dal personal
computer alla stampante, e il gioco è fatto. E’ tempo di esami,
compiti e tesine di fine anno,
maestri e professori sono in allarme: come si fa a insegnare alla
Google generation senza farsi
prendere in giro?
Al liceo classico Manzoni di
Milano, Francesca, 16 anni ancora da compiere, ammette che la
pratica del plagio elettronico a
scuola è massiccia. Al punto che
certi si chiedono a volte «che
senso ha andare a lezione, visto
che si trova tutto su Internet?».
Per lei e i suoi compagni è naturale navigare in Rete in cerca di
soluzioni facili quando «non si ha
tempo» o si è «troppo sotto pressione» per fare i compiti. I suoi amici
si iscrivono a siti che propongono
tesine chiavi in mano. E' facile
copiare, spiega, quando tornano
sempre gli stessi temi e i compiti si
ripetono. Lo stesso per le versioni
da tradurre: «Prima di fare lo
sforzo, si prova sempre a usare il
motore di ricerca su Internet, è
ovvio che se si trova il testo lo si
copia». I «prof»? Quelli che non
conoscono Internet sono «superati dagli eventi», facile preda dei
loro studenti internettari.
Ma, si rassicurino gli insegnanti italiani, non si tratta di un
fenomeno solo nostro: quella del
copia-incolla è un’epidemia scolastica mondiale e riguarda tutti i
livelli delle scuole inferiori e superiori, dove gli studenti sono facilitati nel plagio dalle nuove tecnologie. «Nell’era del Web gli studenti
non vedono la distinzione tra fonti
sintetizzate e copiature belle e
buone», avverte Lisabeth Chabot,
un’educatrice dell’Ithaca College
che studia il fenomeno negli Usa.
In Francia, secondo la società di
ricerche Compilatio - che grazie a
un software verifica e identifica i
testi ricopiati e ha interrogato nel
2005 ben 975 studenti e 191 insegnanti - tutti usano Internet per
documentarsi e solo uno studente
su due va ancora in biblioteca:
nove insegnanti su dieci hanno
dovuto affrontare il problema del
copia e incolla e sette studenti su
dieci pensano che un compito-tipo
contiene almeno un quarto di
testo ricopiato da Internet. Così,
contro l'epidemia del plagio elettronico i professori francesi si
stanno organizzando: secondo un'
inchiesta di Le Figaro, François,
insegnante di filosofia, fa svolgere
i compiti solo in classe; e Barbara,
che insegna francese, non autorizza gli studenti a stampare i documenti consultati online: sono obbligati a ricopiarli a mano, quindi
a leggerli. E esige che citino le loro
fonti. Ma è dopo il liceo, all'Università, che il plagio si estende: gli
studenti più adulti sono sofistica-
Francesco Poli
PARIGI
D
OPO aver scatenato un
mare di polemiche a livello politico e nel mondo dell'arte si è finalmente inaugurata la gigantesca esposizione di arte contemporanea intitolata La force de l'art,
allestita sotto la grande volta in
ferro-vetro del Grand Palais, rimessa a nuovo dopo anni di restauro. L'idea di questa mostra era
venuta al primo ministro de Villepin nel dicembre scorso, dopo una
visita alla Fiac (la Fiera dell'arte
contemporanea di Parigi) in cui
aveva constatato che l'arte francese risultava sottoesposta rispetto
alle produzioni artistiche straniere. Dunque era necessario fare
qualcosa per rilanciare in grande
stile la scena artistica parigina. La
decisione di dar vita a una manifestazione triennale di grande respiro per salvare l'onore della Francia
è stata però presa in modo affrettato e autoritario, delegando ai funzionari del ministero della Cultura
A questa classe di Asti hanno rubato il computer: uno strumento di studio e ricerca prezioso, ma con molti rischi
Generazione
copia e incolla
ti, dei veri campioni del copia e
incolla. Ci sono medici laureandi
che non hanno scritto una riga
delle loro tesi e aspiranti giornalisti che si affidano a ricopiare dai
siti amatoriali senza verificarne
l’attendibilità.
Spesso gli insegnanti, disarmati, chiudono gli occhi. «L'accesso
alle fonti più varie si è moltiplicato, non è sempre facile riconoscere
un testo copiato», si giustifica una
professoressa che non sa usare
Internet e preferisce restare anonima. «Spesso poi i ragazzi sono fieri
di fare un bel lavoro: lo stampano
a colori in formato A4, con tanto di
foto o infografiche, non si preoccupano minimamente che sia copiato... Davanti a tanto zelo che valorizza l'aspetto estetico spiace pure
dare un brutto voto».
Certo, il plagio non è una novità
portata da Internet. «I ragazzi
hanno sempre scopiazzato. Da piccoli aiutati dai genitori, in ricerche fatte di ritaglia e incolla dai
dépliant che non sono mai servite
a nulla. Ma una volta bisognava
fare almeno lo sforzo di cercare i
libri in biblioteca o al centro documentazione, ricopiando o parafrasando interi passi a mano. C'era
ancora un posto, benchè minimo,
Gli studenti hanno
sempre scopiazzato:
ma col Web evitano
persino di leggere i testi
per l'immaginazione e lo sforzo
personale, qualcosa in testa restava», commenta la scrittrice Margherita Oggero, ex professoressa
di Lettere sia alle scuole superiori
che a quelle inferiori.
Con Internet, invece, si può
copiare e incollare senza nemmeno leggere il testo, come se quello
che si trova sul Web non appartenesse a nessuno in particolare e
quindi fosse lì a disposizione apposta per risolvere il problema. Siti a
pagamento o gratuiti offrono compiti già svolti di filosofia, di letteratura, di lingue o di scienze. «Noi su
Studenti.it abbiamo un milione e
settecentomila iscritti e offriamo
35 mila documenti a disposizione
per essere condivisi», dichiara
Marta Ferrucci, 30 anni, che di
Studenti.it è content manager e
sul portale ha pubblicato un vademecum su come copiare meglio.
«L'unica è restringere il campo
di ricerca, costringere gli studenti
a personalizzare il lavoro», suggerisce la Oggero. E se si sospetta
che un lavoro sia interamente
copiato, si può verificare la preparazione dell’allievo all’orale. «Almeno che imparino a recitarle, le
loro ricerche: così qualcosa resta».
Eppure, proprio strumenti tec-
E c’è il problema
delle fonti: nessuno
distingue quelle buone
da quelle cattive
VILLEPIN VOLEVA UNA TRIENNALE IN GRANDE STILE: MA È BUFERA DI CRITICHE
La forza dell’arte francese?
Un flop in scena a Parigi
il compito dell'ideazione e dell'organizzazione.
Sono stati scelti quindici curatori (critici indipendenti, direttori di
musei, responsabili di Fondi regionali per l'arte, e un artisti) di
variegate tendenze, senza un progetto espositivo comune che ne
coordinasse il lavoro. Il risultato:
quindici mostre, ciascuna con caratteristiche particolari e con allestimenti differenti, che nel loro
insieme assomigliano a una sconnessa esposizione di esposizioni,
un arcipelago di proposte senza un
senso culturale coererente. Per
questo motivo, alcuni fra i direttori e i curatori più validi e dinamici
hanno rifiutato, tra cui Catherine
Millet, Hans Obrist, i curatori del
Palais de Tokyo. Anche se in altri
Paesi ci sono manifestazioni specificamente dedicate all'arte nazionale (per esempio la Biennale del
Whitney Museum a New York e la
Tate Triennal a Londra), il progetto di Villepin è parso troppo connotato da uno spirito di rivendicazione nazionalistica e criticato in
quanto operazione di potere calata
dall'alto. Un dato negativo proprio
perché i musei e le gallerie francesi stanno decisamente rilanciando
la scena artistica, in particolare a
Parigi, puntando moltissimo su
un'apertura internazionale, che
una certa parte dell'opinione pubblica considera in modo ottuso
come esterofilia.
Per fortuna La force de l'art, per
quanto messa in piedi in tempi
brevi e senza coerenza, ha evitato
il peggio. Se, da un lato, nelle varie
mostre sono presenti in misura
preponderante praticamente tutti
Una delle installazioni al Grand Palais
nologici come Google potrebbero
essere utilizzati per approfondire
e imparare: «Non è colpa del motore di ricerca, ma del suo cattivo
utilizzo», sostiene Ines Poli, 56
anni, professoressa di italiano e
latino al Liceo scientifico Benedetto Rosetti di San Benedetto del
Tronto, che sul forum di Studenti.
it aiuta i maturandi. «I ragazzi di
oggi sono velocissimi, ma non
hanno l’abitudine di fermarsi a
riflettere: tocca a noi insegnare
loro a fare ricerca e a distinguere.
Per esempio, che i risultati espressi da un motore di ricerca non
sono la Bibbia, Google pesca le
notizie nel magma dei siti Web,
molti dei quali non proprio attendibili». La Poli, un figlio ingegnere
informatico e una figlia avvocato,
si batte contro il divario digitale
nella scuola a favore della Media
Education: «Imparare a fare ricerca su motori come Google sviluppa la creatività e abitua a una
visione critica, se rifuggiamo Internet rischiamo di non dare ai ragazzi competenze indispensabili per
entrare nella civiltà tecnologica e
di formare dei perdenti di fronte
alle sfide della competizione globale. Le nuove tecnologie sono il loro
futuro, bisogna solo orientarli a
usarle al meglio». Insomma: se i
maestri non vogliono farsi prendere in giro dai loro allievi, devono
affrettarsi a imparare a usare Internet meglio di loro. A guadagnarci sarà la società intera.