A colloquio con il presidente Confindustria Giuseppe Gatto

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A colloquio con il presidente Confindustria Giuseppe Gatto
ATTUALITÀ
di Rosalba Paletta
Servizi essenziali e società partecipate: l’asso in mano a manager di successo
A colloquio con il presidente
Confindustria Giuseppe Gatto
l tema delle cosiddette società partecipate
è di estrema attualità: se ne parla, anche
nell’ambito del dibattito sull’attuale manovra finanziaria, a proposito della possibilità
di offrire servizi alla collettività; a proposito
della riduzione della spesa; a proposito della
creazione di economie di scala. La ratio che
istituisce tali società mira all’erogazione di
servizi pubblici locali, prevedendo che
queste stesse siano a
capitale interamente
pubblico o miste, in
cui l’ente pubblico
locale ha una partecipazione maggioritaria o minoritaria.
La disciplina di tali
società, soggetta nel
tempo a diverse rivisitazioni normative, è essenzialmente
contenuta nel Testo
Unico degli Enti Locali (artt. 112 e s.
D.Lgs. 267/2000),
il quale prevede il
modello societario
come strumento generale per gestire i servizi pubblici di rilevanza economica. Le società partecipate erogano un servizio pubblico
locale, producono cioè beni ed attività, per
realizzare fini sociali e promuovere lo sviluppo economico e civile delle comunità locali.
Negli ultimi anni si è assistito all’emanazione di provvedimenti indirizzati al contenimento della spesa pubblica che hanno
previsto un tetto massimo al numero dei
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componenti dei Consigli di amministrazione delle società partecipate dagli enti locali.
Sullo stesso indirizzo la manovra correttiva
emanata con il D.L. 78/2010 “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e competitività economica”, al comma 2
dell’art. 6, ha previsto la sostanziale gratuità
degli incarichi di amministrazione e controllo di tutti gli enti
partecipati o comunque finanziati
dal pubblico. Pare
evidente l’assurdità
di una norma che
impone la gratuità di cariche, cui
corrispondono rilevanti responsabilità, anche quando il
soggetto chiamato a
ricoprirle è un tecnico che nulla ha a che
vedere con la pubblica amministrazione. Ovviamente,
è prevedibile che il
mantenimento di
tale impostazione
potrebbe produrre l’effetto di allontanare i
soggetti qualificati e competenti dal Governo e dal controllo di tali enti. Il presidente
di Confindustria Catanzaro, Giuseppe Gatto, ha espresso la sua pozione in merito:
«Fatta la doverosa premessa relativa agli ambiti in cui operano le Società Partecipate da
Enti Locali, che non contemplano la produzione di Beni e Servizi, come è giusto che
sia per non creare problemi di concorrenza
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sleale nei confronti delle imprese che operano in questi settori, è giusto evidenziare il
grande potenziale che queste società possono avere sui territori».
Quali sono le potenzialità cui fa riferimento?
«Mi riferisco alle economie di scala significative che possono essere generate, nei diversi ambiti, da una corretta gestione e da
una consapevole presenza nei Consigli di
Amministrazione delle Società partecipate
dagli Enti locali di personalità di comprovato spessore dirigenziale e tecnico».
Il suo riferimento è alle nomine, dunque
al management?
«Certo, mi riferisco esattamente al management, che è di cruciale importanza per
il successo di una società. È arrivata l’ora,
anche nella nostra regione, di considerare
queste società per l’alta valenza economica
e non per il ruolo “politico” che possono
rappresentare e che comunque hanno svolto
fino ad ora. Sono un vero potenziale inespresso. Purtroppo la gestione
spesso inadeguata delle nomine produce poi effetti di disvalore sul piano
economico, oltre che della qualità dei
servizi offerti e, dunque, delle attività
svolte. Si pensi, ad esempio, al settore dei trasporti urbani: un settore di
grande utilità pubblica, che merita di
essere programmato e gestito come
farebbe una vera e propria impresa,
a prescindere dalla partecipazione
pubblica. E’ importante prendere coscienza che i posti di rilievo nei Consigli di amministrazione spettano a
chi detiene meriti, comprovati e misurabili, e non a politici riciclati».
Anche in questo settore, insomma,
è arrivato il momento di fare spazio
alla meritocrazia?
«Esattamente. Bisogna procedere in
questa direzione e gestire queste società con ottiche d’impresa, cioè di
utili, di benefici, di profitto. E questo
è possibile soltanto introducendo figure di
prestigio tecnico, managementi qualificato».
Quali proposte si sente di avanzare, quindi, in tal senso?
«Ad esempio potremmo andare verso la riduzione del numero degli amministratori
nei Consigli, e puntare, invece, su figure
dirigenziali strategiche, magari ben pagate,
anzicchè disperdere risorse per remunerare
Consigli numerosi e non efficienti. Anche
questo, ovviamente, nell’ottica della garanzia dei risultati. Ridurre la spesa significa anche questo. Nella finanziaria di due anni fa si
è cominciato a fare qualche passo in tal senso, con la riduzione dell’80% dell’indennità
del Sindaco del Comune partecipante. Un
passo in una direzione che merita ulteriori
aggiustamenti».
Rispetto alla differente partecipazione
degli Enti (Comuni, Province e Regioni),
qual è la sua posizione?
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«Dipende dalle situazioni. Potremmo dire
che, a seconda dei casi, ha un senso la partecipazione della Regione, per l’indirizzo
strategico, di programmazione e sviluppo
che può dare ad una società che rappresenta
una risorsa per l’intera Calabria. Pensiamo
alla Sacal, esempio sicuramente positivo di
società partecipata. Ma forse sarebbe il caso
di riflettere sulla competenza dei Comuni.
Penserei, ad esempio, con maggiore coerenza, alla partecipazione della Provincia
di Catanzaro, che potrebbe svolgere all’interno del Consiglio di Amministrazione un
ruolo di coordinamento dei Comuni più
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direttamente interessati dalla struttura aeroportuale. Si potrebbero ottenere benefici
maggiori nell’ottica di una visione sempre
più strategica.
Pensiamo poi, ad esempio, ancora, al settore
immobiliare: in questo senso bisognerebbe
che i Comuni avessero una consapevolezza maggiore del patrimonio immobiliare di cui dispongono e gestirlo nell’ottica, lo dico chiaramente, di una vera e
propria agenzia immobiliare».
Torniamo alle nomine: attualmente
la normativa implica che il Presidente
SACAL sia di nomina pubblica, che
cosa ne pensa?
«Attualmente la normativa fa in modo
che sia il pubblico a designare il Presidente. Anche questa è una situazione da
superare a livello normativo e che non
trova alcuna giustificazione. Con l’ultima finanziaria potrebbero esserci novità
in tal senso, che però non sono ancora
del tutto chiare».
Parlava all’inizio di economia di scala
e di occasioni di sviluppo che possono discendere da un corretto utilizzo
dello strumento delle società partecipate: vuole esplicitare meglio questo
aspetto?
«Sono talmente tanti gli ambiti in cui si
potrebbe declinare il discorso delle Società Partecipate da generare solo imbarazzo nella scelta: si pensi alla gestione
del gas, all’acqua, alla nettezza urbana,
ai trasporti già citati, all’energia. Tutti servizi essenziali che possono essere
gestiti privatamente, creando occasioni per fare impresa sui territori. Se una
buona gestione della società riuscisse a
sgravare i cittadini di costi fissi sui loro “fine
mese”, si avrebbe solo di che guadagnarci.
In tempo di crisi economica e di federalismo parlare di risparmio e di riduzione della spesa significa sicuramente anche questo,
e il contributo che può venire dalle società
partecipate gestite in maniera corretta, sana
e funzionale a tale obiettivo, è enorme».