natura vs plastica - Fito

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natura vs plastica - Fito
FUORI DAL CORO
Natura vs plastica
Le lobbies della plastica sono di
certo più forti di quelle del giardino e della natura!
Questa amara conclusione è evidente in chi è ancora in grado
di far prevalere le proprie conoscenze tecniche e il buon senso
su interessi personali e commerciali.
Le mode, si sa, vanno e vengono;
è una logica del mercato e della
globalizzazione: un prodotto è
lanciato, investendo in pubblicità
più o meno occulta, in mezzi,
in "opinion leaders" così da convincere che esista la necessità
assoluta di usare un determinato prodotto. Molte volte anziché
individuare il problema tecnico,
ammettendo che qualcosa di sbagliato è stato fatto e cercare di
conseguenza di modificare gli
errori, si preferisce buttare tutto
all'aria, cambiare tutto: è la soluzione più semplice e il più delle
volte anche la più redditizia.
Una tendenza che si sta facendo prepotentemente strada, anche grazie all'ampio risalto dato
da riviste compiacenti e con il
supporto di influenti consulenti, è l'impiego dell'artificiale, del
sintetico, della plastica in quello
che dovrebbe essere invece un
mondo dove questi materiali rappresentano esattamente l'antitesi.
In giardino, nei campi da gioco,
nei boschi dovrebbero prevalere
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Una Serie A senza il profumo dell’erba vera non ci aggrada!
la bellezza e la necessità di essere sempre a diretto contatto con
la natura, quella vera, non quella artificiale ed artefatta. Questo
assioma è tanto più reale e necessario nei tempi moderni dove
l'uomo sta sempre più perdendo, complice una urbanizzazione
folle, il senso del naturale.
Che pena vedere arrampicare
all'ombra di un faggio secolare i
nostri bambini nei parchi pubblici su costosissimi castelli in plastica quando sarebbe bastato per
farli divertire per davvero quello
che la natura offre naturalmente:
una ceppaia, un ramo con un
altalena, un albero morto naturalmente e lasciato li come asse
d'equilibrio…! Che pena vedere
tappetini anti urto in sintetico o
plastica elastica per prevenire
sbucciature o abrasioni quando
basterebbe mettere del materiale
legnoso decomposto per attutire
gli urti!
Talvolta la plastica vince perché
la tecnica fallisce; è quello che
sta avvenendo nei tappeti erbosi
ad uso sportivo dove sempre più
addetti ai lavori sembrano convincersi che l'alternativa all'erba
naturale è il sintetico o il semi
artificiale in cui cioè il seme è
costretto di continuo a germinare su trame sintetiche. L'artificiale diventa la semplicistica e
comoda soluzione agli oneri manutentivi del naturale sempre più
insostenibili; diventa l'alternativa
alle condizioni pietose agronomiche in cui alcuni campi, anche i più prestigiosi, si trovano:
non più verdi aree omogenee
dove il pallone scivola, ma spelacchiati campi di patate tanto
da diventare comode scuse ed
alibi alle sconfitte per allenatori
e giocatori. E così anziché trovare soluzioni tecniche al degrado
della natura si passa alla plastica, alla sostituzione di un manto erboso ritenuto dispendioso,
oneroso e per di più spelacchiato, con un bel sintetico dove i
problemi non esisteranno. Tutti
felici e contenti: calciatori, allenatori, commentatori televisivi
e PayTV! Sulle cause del degrado ne abbiamo lette e sentite di
tutto di più: poca o troppa luce,
poco ossigeno, poco o troppo
vento, troppo utilizzo, troppo o
poco concime, troppo caldo o
troppo freddo….Certo, tutti fattori che possono essere importanti,
ma non decisivi.
La realtà è che non si è più in
grado di coltivare un sano e robusto tappeto erboso con un giusto equilibrio tra apparato radicale e parte aerea. Tutte le cure
e le attenzioni sono concentrate
su quello che emerge, come se
una pianta - e l'erba non fa eccezione - non avesse anche radici. Abbiamo ottenuto - grazie
all'abuso di acqua, azoto e substrati sciolti - tappeti erbosi sì
verdissimi, ma fragilissimi, dove
è sufficiente un non nulla per
rompere questa vigoria artificiale
e pompata. Over irrighiamo e
over fertilizziamo i nostri campi
di calcio, dove si arriva nel corso
dell'anno, a somministrare fino a
tre - quattro volte le unità di azoto realmente necessarie.
Avete mai provato a strappare
un ciuffo d'erba in un campo di
calcio professionale? Vi rendereste subito conto della pochezza
dell'apparato radicale; e senza
radici non c'è sanità, vigore e
resistenza, ma nemmeno possibilità di assorbire quello che viene
dato.
Si investono un mucchio di soldi
nella manutenzione per ritrovarsi
poi con campi di patate! E qui si
alzano forti le voci delle lobbies
dei plasticari o misti plasticari:
sintetico al posto del naturale.
Ma non è tutto oro quello che
luccica tanto che in Olanda alcune squadre di calcio della massima divisione non vogliono più
giocare nè allenarsi sul sintetico
e non certo perché l'artificiale
può falsare i ribalzi o mettere
a maggior rischio d'infortunio i
preziosi legamenti dei giocatori
quanto perché vi è la consapevolezza che l'artificiale non è in
grado di detossificare, come invece fa un terreno normale, polveri, germi, batteri; anzi le particelle vengono trattenute e rimangono lì, accumulandosi tra i fili
artificiali o semi artificiali d'erba.
Qualcuno sta mettendo in relazione patologie asmatiche proprio alla frequentazione con questi campi artificiali. La plastica
non degrada e ricicla nulla, trattiene la sporcizia per sempre!
E poi non corrisponde certo al
vero che un prato artificiale non
richieda manutenzione o non sia
esente da usura, anzi: bisogna
spazzolarlo, reintasarlo, innaffiarlo d'estate per raffreddarlo,
reintegrarlo, ricolorarlo di verde
quando sbiadisce...! Insomma i
costi e i problemi non è che si
azzerino, anzi!
La plastica pensiamo è bene che
stia dove deve stare; cioè ben
lontana dai nostri giardini, dai
nostri oratori, dai nostri stadi.
Abbiamo abbastanza conoscenze
tecniche per farne a meno!
Basta volerlo e saperlo!
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