telecronaca - Catania per te

Transcript

telecronaca - Catania per te
Catania per te
www.cataniaperte.it
www.cataniaperte.com
Telecronaca
Premessa al testo
Telecronaca è un gioco di fantasia di un ammiratore del calcio che segue questo sport
da molto lontano e senza una particolare animosità, attratto più dai suoi aspetti artistici o
drammatici che dalla sua fattispecie competitiva. Pertanto, cari lettori e/o tifosi del
Catania e/o di altre squadre, dopo che avrete la storia del calciatore totale Smeraldo,
ripetete cortesemente a bassa voce le parole che seguono: «Smeraldo non esiste.
Smeraldo è solo tanto un personaggio inventato dall’autore»
Giuseppe Vazzana
TELECRONACA
Gentili telespettatori, tra pochi secondi sentiremo il fischietto dell’arbitro spagnolo
Martinez dare avvio alla finale della Coppa del Mondo 2010 che vede affrontarsi
Brasile e Italia, le due rivali storiche, nello stadio olimpico di Atene… È una fortuna
avere la finale, per così dire, proprio nella porta accanto. Finalmente un campionato
mondiale che non ci costringe agli orari impossibili di regioni lontanissime dall’Europa,
come nel 2002, quando i campionati furono giocati a Tokio e Seul o nel 2006, quando
furono ospitati dal Perù. Eccolo lì. Vedete entrare in campo il campionissimo Smeraldo,
dal nome che sembra così brazileiro, mentre in realtà è siciliano. Smeraldo, il genio del
calcio cresciuto nel quartiere catanese di S. Angelo Custode, nella povertà più estrema,
tra difficoltà inenarrabili, il padre condannato alla massima pena prevista dal nostro
Codice Penale per reati connessi con la delinquenza organizzata, la madre che
s’industriava per portare a casa di che sostentare i figli. Angelo Smeraldo è stato un
precocissimo prodigio calcistico, animato dalla determinata volontà di uscire dalla sua
condizione di emarginazione sociale, povertà e sofferenza emotiva diventando un
campione di calcio. Non ha dieci anni che stravince i campionati parrocchiali e viene
cooptato dalla squadra rionale Atletico S. Cristoforo per il torneo juniores Catania sud.
Ogni sua partita, dai dieci ai quindici anni, rappresenta un eccezionale spettacolo d’arte
calcistica, in cui il formidabile Smeraldo da’ prova di capacità che lo collocano, ancora
adolescente tra le grandi speranze del calcio italiano. A sedici anni la madre, detentrice
della patria podestà, firma il contratto che lo vincolerà da allora in poi al Catania Calcio.
A diciotto, nel 2002, può finalmente giocare nel campionato di serie B con la squadra
contrattista, che è poi quella del cuore. Nel corso di quattro anni il Catania vola sulle ali
di Smeraldo, vince quasi tutte le partite del torneo, evento veramente raro nella storia
del calcio italiano. Dopo aver sostato per quattro anni in serie B la squadra viene
promossa in serie A. Il miracolo si ripete l’anno successivo, il 2007: il Catania stravince
il campionato di serie A mettendo al tappeto squadre come il Milan, l’Inter, la Juventus,
che dal canto loro si danno un bel da fare per tentare l’acquisto del giocatore.
Effettivamente dopo numerosi tentennamenti la dirigenza calcistica del Catania sembra
trovarsi sul punto di capitolare di fronte alle irresistibili offerte dei grandi club,
sennonché la cittadinanza etnea si ribella apertamente e organizza un pittoresco presidio
di tifosi e ultras davanti al Duomo, pregando S. Agata, patrona della città, d’intercedere
presso la presidenza della squadra per impedire la cessione di Smeraldo. A questo
punto, temendo uno sciopero in massa della tifoseria catanese, il presidente Bonvini
rinnova il contratto di Smeraldo includendo la clausola che il giocatore, se non vorrà
cambiare club calcistico di propria volontà, giocherà per tutta la carriera nel Catania
Calcio, con emolumenti da capogiro. L’anno dopo la squadra vince la Coppa dei
Campioni: la città è in tripudio. Non si sono mai viste tali scene d’entusiasmo neppure
nei bassi della Napoli ai tempi di Diego Maradona, nei barrios di Buenos Aires in quelli
di Carlos Mirante, nelle favelas di Rio de Janeiro da Pelé a Claudiño o nella bidonvilles
di Kingshasa durante epopea del grandissimo goleador congolese Ludu. Una città in
festa permanente, dimentica delle sue ferite e delle sue cocenti contraddizioni, dei suoi
estremi di povertà e ricchezza, e tutto ciò a opera del giovanissimo giocatore che ha
donato al mondo una leggendaria epoca calcistica, elevandosi da una povertà
inimmaginabile, quando giocava al pallone con sfere di stracci o di carta, fino a rivelare
quel talento superlativo che oggi viene valutato come superiore a Puskas, Pelè,
Dharzino, Rivera, Sivori, Gigi Riva, Sanchez del Real Madrid, Beckenbauer del
Borussia Dortmund, di Figueira dell’invincibile Benfica United e Johann Cruyiff,
Michel Platini, Diego Maradona, Zidane - il grande campione franco/algerino capitano
della France nel 1998 - e poi Baggio, Del Piero Totti, Jadic della Croazia, Ronaldo,
Toller e Swadeje della finale Germania – Senegal del 2006. Ebbene Smeraldo li supera
tutti. Non è solo un grandissimo giocatore, ma l’Omero del calcio, l’Einstein della sfera
di cuoio, il Picasso delle azioni da gol. Aggettivi e superlativi a iosa, ma null’affatto
eccessivi per questo iperbolico monumento vivente al football. Nel 2008 il Catania
vince per la seconda volta consecutiva il torneo della massima divisione. Lo scudetto
sembra ormai vincolato alla squadra etnea, almeno finchè durerà la carriera di
Smeraldo, che a soli ventitré anni ha davanti un cursus honorum che potrebbe portarlo
in ottima forma, secondo gli illustri fisiologi e medici sportivi che hanno studiato la sua
struttura fisica in ogni dettaglio, alla soglia dei quarant’anni. Ci aspettiamo altri 17 anni
di dittatura smeraldiana? Chissà. La partita è iniziata. Smeraldo si trova vicino alla
propria porta… Passa la palla al portiere… Ecco serve il al terzino… che gli ripassa la
palla… Non sappiamo se definire Smeraldo una farfalla o un’aquila… Certamente ha
caratteristiche dell’una e dell’altra. Come una farfalla mostra, quando ha la palla in
punta di piede, cioè praticamente sempre, una leggerezza e una grazia onde sembra
astrarsi dalle rudi contingenze del campo di calcio, dove sempre tende a prevalere il
cosiddetto gioco maschio, e tessere un gioco che ha la bellezza e l’enigmaticità dei
disegni colorati che ornano le loro ali. Quando si gioca il calcio come Smeraldo non c’è
nessun bisogno di ricorrere al gioco maschio, che sembra in verità una risibile
scappatoia per chi non può competere da artista con un campione del suo livello. Ha
però anche caratteristiche dell’aquila e le manifesta quando la palla è a disposizione
della squadra avversaria, se stia tessendo pericolose azioni da gol. Molti sostengono che
sia proprio Smeraldo a permettere ai rivali in campo di gestire la palla nella misura in
cui questo può servire a vivacizzare una partita che altrimenti, manifestando una
predominanza unilaterale, perderebbe certamente d’interesse. Ma non consente loro
certo di mettere a segno dei gol! In quei frangenti si lancia come un’aquila attraverso
l’intero campo da gioco puntando sul goleador avversario per strappargli quell’ambita
preda che è la palla, e riportarla al sicuro nella propria metà campo.
Peccato per quel matrimonio finito così male… Un matrimonio consumato all’apice
della gloria con la bellissima fotomodella Delecta Oliveira, figlia del più importante
produttore brasiliano di caffè e primo azionista dal San Paulo Calcio, giocatrice lei
stessa nella squadra femminile junores dello stesso club. Un’unione cominciata tra fasti
imperiali e finita in Tribunale dopo solo un anno… La prima e più importante partita in
cui Smeraldo sia stato sconfitto… Ed ecco che sta entrando nell’altra metà campo. Passa
al compagno di squadra che dribbla, ma perde subito la palla a favore dell’avversario…
Perché Smeraldo compia questi svarioni resterà un eterno mistero. Poteva tenerla lui la
palla fino alla porta avversaria anziché servirla con improvvida generosità a un
compagno di squadra incomparabilmente inferiore per talento e capacità di
realizzazione… Sì, tutto nasce da lì, da quella, faccenda del matrimonio… Può un
campione assoluto farsi buttare giù da un’unione fallita? Non è certo la prima volta che
un matrimonio finisce in divorzio! Ecco, ha ancora la palla! L’ha tolta con una finta
magistrale a Florao – il solito pezzo d’arte – e ora comincia a tessere la sua classica tela
di ragno verso metà campo… Eccolo qui, il grande Smeraldo… Fraseggi… finte…
colpi di tacco… Ecco la sua celeberrima trottola… È arrivato a tre quarti di campo…
Un’intera nazione supplica Smeraldo di non passare la palla a nessuno e andare a rete da
solo… Vai, vai! Ma va […]! Signori telespettatori, vi scongiuro di perdonare questa mia
gravissima defaillance verbale, ma anche noi telecronisti abbiamo un cuore! Passare la
palla a un compagno di squadra sulla linea mediana vicino all’area di rigore per farlo
segnare è di sicuro un bel gesto di generosità sportiva ma anche una grandissima […] se
quello non segna! Ah, Smeraldo! Come ha potuto il divorzio ridurlo così? Il gioco
riprende… Smeraldo attira i giocatori avversari nella propria metà campo come una
lanterna le zanzare. Tutto ciò ha dell’incredibile… L’arbitro Martinez non fischia il
due… ma che dico… il dieci contro uno… Evidentemente è convinto che neppure dieci
giocatori avversari possano fermare il campionissimo e pertanto lo spettacolo non potrà
che guadagnarci. Eccezionale performance di Smeraldo… Dribbling su Jao Silveira…
Ora deve liberarsi da una cintura di avversari che gli hanno costruito addosso una sorta
di fortificazione… Solleva il pallone di punta all’altezza del petto… Effettua una mezza
rovesciata… No, no, straordinario… Stoppa la palla di tacco… La barriera avversaria è
disorientata… La fortezza, colta di sorpresa e frastornata, si frantuma. Con l’eccezionale
bravura che lo contraddistingue entra nella metà campo avversaria avanzando di pas
double, fatto che rappresenta un’incredibile incongruenza… Invece di scattare in avanti
con tutta la velocità che può essere prodotta dagli straordinari muscoli delle sue gambe,
che fa? Sceglie un passo elegantissimo, da sala di tango, ma lento, lentissimo!
Smeraldo, è sempre lui! Vuole dare agli avversari, il tempo di accerchiarlo di nuovo e
riprovarci. È una sfida! Ancora una sfida! Smeraldo sfida con arroganza la squadra
avversaria e non vuole fare gol! Gentili telespettatori, ormai il caso Smeraldo esula dalle
cronache sportive ed entra nei manuali di psicologia, sebbene molti ritengano che anche
questa sia una forma di gloria, perfino più alta di quella calcistica… Ormai la sindrome
di Smeraldo fa testo nei principali congressi mondiali… Possiamo dire che sono decine
di migliaia gli specialisti di tutto il mondo che cercano di capire il segreto della sua
psiche. Moltissimi di loro sono suoi fans e lo seguono in tutte le partite, trepidando
perché la sua personalità si sblocchi… e riconquisti, diciamolo a gran voce, il PIACERE
DEL SUCCESSO, IL PIACERE DI VINCERE ED ESSERE APPLAUDITO! IL
PIACERE DI SEGNARE! IL PIACERE DI FARE GOL! Può il più grande campione di
tutti i tempi, che ama così tanto il calcio da averlo trasformato in arte e poesia e che
sente comunque il dovere di esibirsi per il pubblico che a sua volta tanto lo ama, vietarsi
il piacere di segnare, lui che fino a due anni addietro poteva farlo con strabiliante facilità
dalla propria porta all’avversaria? I corner che ha trasformato in reti superano da soli
quelli di tutti i campioni precedentemente citati… Com’è possibile che il suo maledetto
divorzio si sia potuto trasformare in un incubo planetario? Può un campionissimo
gettare via la sua carriera per un doloroso ma comunissimo fatto personale, un accidente
che porta ogni giorno nelle aule dei tribunali centinaia di migliaia di persone senza che
accada nulla di simile? Nonostante questo Smeraldo si conferma ad ogni partita quel
talento che Pelè e Maradona hanno giurato assolutamente inarrivabile… Da due anni gli
incontri del Catania Calcio come della nazionale italiana rappresentano degli
eccezionali spettacoli di bravura… Autentiche lezioni dal vivo di tecnica calcistica...
Eppure Smeraldo non segna più… C’è in questo campione la diabolica capacità di
impedire tanto agli altri che a se stesso l’effettuazione delle reti… di privare il gioco di
quel momento emotivo cruciale che è il gol… Sembra proprio che voglia eliminare il
gol dai pilastri motivazionali del calcio e trasformare questo sport in una sorta di danza
con scarpette chiodate lunga novanta minuti… Questo è abnorme! Smeraldo non può e
non deve abolire il calcio come competizione! Eccolo attorniato dagli avversari… Ed è
di nuovo performance!… Guardate voi stessi: gioco di piede destro, sinistro, punta,
colpo di testa che esita sul petto e poi ancora colpo di punta, ancora di testa, petto, stop
di collo e poi di nuovo punta… Eccezionale, non ci sono parole… La palla avanza fino
alla metà campo avversaria senza mai toccare il terreno di gioco, rimbalzando sul corpo
di Smeraldo con effetti da capogiro. Secondo il premio Nobel per la Fisica 2007,
l’argentino Alexandri, tutti i movimenti che Smeraldo imprime alla palla sono frutto
dell’applicazione di leggi di una sconosciuta matematica calcistica all’umile palla di
cuoio… Un avversario tenta un’entrata pericolosa in scivolata ma Smeraldo si solleva
con un magnifico stacco a un metro d’altezza, lasciando che l’avversario gli passi di
sotto e quasi finisca addosso al guardalinee. Figueira tenta il fallo d’ostruzione, Leonel
va di gamba tesa… Niente da fare, Smeraldo attua una delle sue combinazioni più
straordinarie… Finta di corpo, finta con entrambe le gambe… stop d’interno, tacco,
colpo di testa in avanti… Ora Smeraldo corre in avanti e dribbla cinque giocatori
brasiliani… Muove la compagine avversaria a suo piacere. L’arrotola e l’allinea come
un ipnotizzatore… Ma non tenta il gol! Adesso fa ancora la trottola e respinge la palla
verso la propria metà campo… Smeraldo! Smeraldo è il nostro torturatore! Ma c’è una
ragione per tutto questo, e la conosciamo tutti. Perdonate lo sfogo, ma dalla mia
postazione non posso far altro che soffrire… Secondo l’intervista rilasciata dal giudice
Soriani a cui fu affidata la causa di divorzio tra Smeraldo e la sig.ra Delecta Oliveira, il
giocatore soffre ancora per le evidenze emerse nel dibattimento: in quella fase della sua
carriera non voleva avere figli, mentre secondo la moglie la nascita di un bimbo sarebbe
stata per entrambi l’esperienza più gratificante della loro unione se fosse avvenuta
proprio l’apice del successo. Ma lui non voleva assolutamente saperne, non voleva
affatto procreare e ben presto finì col rifiutarsi di avere qualsiasi contatto fisico con lei.
Secondo lo psichiatra Paolini s’intravede in tutto questo un richiamo alla soffertissima
infanzia del campione, il quale sarebbe inconsciamente persuaso che un figlio o una
figlia generati da lui dovrebbero necessariamente ripetere il suo doloroso cammino
umano e tendere necessariamente, ma senza certezze di riuscita, al riconoscimento
pubblico per compensare di un vuoto interiore analogo a quello da lui vissuto in anni
lontani. Secondo Morrison la sindrome di cui soffre Smeraldo è destinata ad aggravarsi
in rapida progressione fino alla schizofrenia…. Da due anni a questa parte il suo
inconscio identifica implacabilmente il gol, ovvero l’entrata in rete della palla, con l’atto
genitale. In questa micidiale sovrapposizione agisce un profondo senso di colpa verso il
padre che ha avuto modo di vedere solo pochissime volte. Secondo il prof. Paolini lo ha
bloccato con la moglie e lo blocca ancora in campo l’idea che il padre, arrestato che lui
era ancora in gestazione, non abbia potuto più avere rapporti sessuali. L’illustre
psichiatra intravede conclusivamente nella sua personalità una potentissima rimozione
della prima infanzia a orientamento sessuofobico, che trova nel calcio la sua
sublimazione artistica ma che rifiuta di questo sport proprio quella metafora dell’atto
sessuale da molti ravvisata nel gol. Così nella psiche di Smeraldo l’atto sessuale non si
associa in alcun modo a una sensazione di piacere ma di dolore fisico ed emotivo e gli
richiama alla mente l’astinenza forzata e la mortificazione dell’io subita a suo tempo dal
padre. In una personalità già devastata dalla nevrosi come la sua, bastò la scherzosa e
affettuosissima frase della moglie, citata nel processo: «Ma come, in campo fai tanti gol
e con me a letto proprio non vuoi centrare la porta?» per scatenargli quel raptus di
violenza che per puro miracolo non ha avuto come esito un gravissimo fatto di sangue.
La moglie lo perdonò subito, ma ormai Smeraldo aveva associato irreversibilmente
l’idea del gol non più soltanto con l’atto sessuale, che già rifiutava, ma anche con la
violenza incontrollata di cui aveva dato prova e che avrebbe portato all’uccisione della
moglie se una provvidenziale serie di squilli telefonici fatti dalla madre di lei non avesse
interrotto la crisi. Ne è derivato comunque un senso di colpa esiziale. Pur amando la
consorte alla follia, da allora Smeraldo non ha più voluto vederla neppure una volta,
limitandosi a inviare i suoi avvocati in tribunale col mandato di assegnarle il 50% del
suo patrimonio personale. Da allora il suo inconscio si rifiuta di fare gol… Eccolo qui
adesso, dopo aver smarcato dieci avversari, solo di fronte alla porta avversaria…
Vediamo che succede… Sarebbe un gol facile, se Smeraldo, dopo tutti i prodigi che ha
fatto, volesse completare l’azione col gol… Inaudito, la palla finisce alta sul traversone
e si perde nelle gradinate… Non c’è dubbio, quest’uomo è governato tirannicamente
dall’inconscio… Ma diciamolo con sincerità, siamo tutti stanchi. Il Catania si avvia alla
retrocessione in serie B perché Smeraldo non vuole più segnare. L’Italia perderà ai
rigori la sua seconda agognatissima finale col Brasile perché Smeraldo sbaglierà il suo
ma i rigoristi cariocas certamente non ne falliranno neppure uno. È già in atto da
qualche settimana presso tutti i tifosi italiani una raccolta di firme da presentare al
Giudice Sportivo Nazionale. Per quanto amareggiati e disorientati, i suoi grandi
ammiratori sono ora decisissimi a ottenerne l’interdizione dai campi di calcio con
l’accusa di alterazione dei risultati e frode sportiva, vilipendio del calcio e della nazione,
alto tradimento in competizione. Altri preferiscono insistere sul carattere patologico
delle sue defaillances nevrotiche e sulla necessità di proibirgli nuovi ingressi in campo
finchè un consesso di specialisti non avrà garantito il suo perfetto ritorno alla normalità.
Siamo ormai al 44° minuto del secondo tempo. Brasile – Italia sta per finire in parità. Si
va ai rigori. Ma che succede? Signori, che diavolo succede? Ai lati del campo sta
accadendo qualcosa di incredibile! Colpo di scena! Colpo di scena! Siamo in piena
violazione di tutte le norme calcistiche, ma sta succedendo un evento unico nella storia
del calcio! Esce il portiere del Brasile Sertao ed entra in campo con i colori della
squadra brasiliana… incredibile ma vero, potete vederlo tutti con i vostri occhi… entra
in campo come portiere… la signora Delecta Oliveira, l’ex moglie di Smeraldo!…
Abbiamo detto di lei che è stata una calciatrice dilettante col ruolo di portiere… Ma si
trattava solo di un hobby… Incredibile! Al 44° del secondo tempo Delecta Oliveira
corre verso la porta del Brasile… Come dicevamo, il padre di Delecta è il maggiore
azionista del San Paulo, uno degli uomini più ricchi del mondo… Dobbiamo accettare
l’evidenza: oltrepassando tutte le regole scritte e non scritte del calcio una donna, il cui
nome non figura nell’elenco ufficiale dei nazionali brasiliani, è entrata in campo
sostituendo il portiere all’ottantanovesimo minuto di gioco… Smeraldo è esterrefatto.
Tenta di fuggire… Evidentemente è in preda a un attacco di panico… Ma adesso lo
attorniano ventuno giocatori più l’arbitro e i guardialinee, che formano davanti a lui un
corridoio forzato che esita proprio nell’area di rigore brasiliana…. Ora Morao, il
capitano del Brasile, e Tosarini, capitano dell’Italia, lo spingono dentro il corridoio, alla
fine del quale c’è proprio il pallone posizionato sul dischetto del calcio di rigore.
Smeraldo stordito non oppone resistenza alcuna mentre si lascia spingere in avanti fino
alla palla. Delecta in porta dice distintamente qualcosa. Fa un discorso. Evidentemente
ha un radiomicrofono e vuole farsi udire dal mondo: «Angelo, ascolta. Visto che un
figlio da me non l’hai voluto e il mio corpo, che tanto ti piaceva, ha smesso
d’interessarti così presto, penso che tu sia comunque in debito verso di me. I beni che
mi hai intestato non sono proprio nulla a confronto della mia ricchezza familiare,
ammesso che il denaro possa avere per me un qualsiasi significato. L’hai sempre saputo
che sono un portiere di calcio dilettante. Adesso ti chiedo solo un dono in cambio delle
illusioni che abbiamo vissuto insieme e che sono svanite quel giorno in tribunale: di
concedermi l’onore di un tiro in porta senza sbagliare, ma per fare gol! Ti assicuro che
tra il mio utero e una porta di calcio non c’è proprio niente in comune e che non c’è
nessuna rete di mezzo… Che fai allora? Dammi almeno questo bacio... Sistemati dietro
il pallone… Va bene, così…Cari amici, adesso lasciatelo in pace, allontanatevi…
Angelo, avvicinati alla palla… Concedi alla tua Delecta di un tempo il bacio di un gol…
Il resto, tutto perdonato… Grazie papà, grazie alla Federazione Mondiale del Calcio,
grazie a tutti voi tifosi italiani e brasiliani… Vale proprio la pena, per una sola volta,
violare tante regole scritte e non scritte perché il mondo abbia il suo nuovo il suo
gioiello perduto»