La Partecipazione - Direzione Generale per la Valorizzazione del

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La Partecipazione - Direzione Generale per la Valorizzazione del
Tavolo 2 - LA PARTECIPAZIONE.
Reti territoriali e sviluppo sostenibile, sistemi di governance territoriale, il
ruolo del MiBAC e il coinvolgimento del territorio, accordi di valorizzazione.
Dal finire del XX secolo, a livello internazionale e nazionale, al patrimonio culturale è stato
attribuito un ruolo sempre più significativo nel quadro dei modelli di sviluppo fondati sulle
peculiarità locali e sulla valorizzazione delle risorse endogene dei territori. A questa
impostazione si conforma il Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi del quale la
valorizzazione si consegue mediante la “costituzione ed organizzazione stabile di risorse,
strutture o reti, ovvero nella messa a disposizione di competenze tecniche o risorse finanziarie
o strumentali, finalizzate all'esercizio delle funzioni ed al perseguimento delle finalità” (art.
111) indicate nell’art. 6 (promozione della conoscenza del patrimonio, miglioramento delle
condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica, conservazione dei beni). A tali attività possono
concorrere, cooperare o partecipare soggetti privati.
Il patrimonio -nelle sue più recenti accezioni che pongono l’accento su tutti i segni distintivi che
la storia ha sedimentato in un territorio-, si caratterizza sempre più quale espressione delle
identità locali e la valorizzazione integrata territoriale, basata sulla preservazione dei valori e
delle risorse patrimoniali tangibili ed intangibili, diventa la strategia più efficace e sostenibile a
sostegno dello sviluppo economico delle comunità.
In questo approccio di “sistema”, che sposta l’attenzione dall’oggetto al processo di
riconoscimento, il ruolo delle comunità locali –già enfatizzato nel documento di Agenda 21,
nella Convenzione Europea del Paesaggio e nella Convenzione di Faro- è di fondamentale
importanza. La messa in rete delle risorse e di tutti i soggetti pubblici e privati che
interagiscono con esse diviene lo strumento di elezione per conseguire l’integrazione degli
obiettivi – conservazione, valorizzazione e promozione del patrimonio e del territorio, sviluppo
socio-economico. Per fare ciò è indispensabile definire il ruolo e le modalità di interazione tra i
soggetti coinvolti. La trasformazione profonda della visione del patrimonio, che oggi è al
servizio della società e non più il contrario, ha rotto infatti il tradizionale equilibrio dei poteri in
materia di gestione e titolarità dei beni. Se è il patrimonio, però, alla base dei processi locali di
sviluppo sostenibile, il ruolo di indirizzo da parte dello Stato e, in particolare del MiBAC, diviene
ancora più indispensabile. Sarebbe utile riconsiderare in quest’ottica anche il posizionamento
territoriale degli uffici periferici del Ministero che, nell’ambito dei nuovi assetti istituzionali,
devono rinnovarsi, mantenendo però ferma la propria identità che li vede garanti della
protezione e della conservazione dei beni.
Allo stesso tempo è necessario incoraggiare la condivisione istituzionale a livello locale e la
partecipazione attiva della società civile. Se è facile, infatti, favorire la mobilitazione contro le
cattive decisioni, è molto meno facile promuovere l’integrazione del patrimonio culturale nelle
dinamiche politiche, sociali e culturali delle comunità residenti.
Le prime domande che poniamo sul tavolo:
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Come promuovere l’integrazione del patrimonio nel territorio?
Quali reti creare?
Quali sistemi di governance per le reti territoriali?
Come ripensare il rapporto tra organismi centrali e locali?
Quale il ruolo del MiBAC nello sviluppo e delle reti?
Abstract degli interventi
Lo stato di attuazione delle intese e accordi ai sensi dell’art.112. Lettura
critica e prime valutazioni.
Maria Rosaria Guarini, Dipartimento Architettura e Progetto, Facoltà di Architettura, Sapienza
Università di Roma
L’art.112 del Codice, ove si prevedono accordi tra Stato, Regioni e gli altri enti pubblici
territoriali è la norma di riferimento per attivare azioni di cooperazione interistituzionale che
possono interessare anche soggetti privati attraverso la definizione di strategie ed obiettivi
comuni di valorizzazione sui beni culturali presenti in determinati territori, nonché per
elaborare piani strategici di sviluppo culturale.
Nell’indagine fin qui svolta per “censire” ed effettuare una prima analisi degli Accordi stipulati
ai sensi dell’art.112 del Codice è stato operativamente verificato, quanto già si intuiva e che di
fatto ha dato avvio alla ricerca. In sostanza si è avuto conferma che allo stato attuale non
risulta possibile né avere dati e informazioni precise, omogenee e strutturabili sulla numerosità
degli Accordi stipulati e conseguentemente sulla loro distribuzione territoriale, sulla tipologia
prevalente di beni e degli istituti associati a questi Accordi, né sull’ambito della cooperazione
(pubblico/pubblico o pubblico/privato), sulla funzione (processi di valorizzazione integrata dei
beni: ex comma 4 art. 112; servizi strumentali comuni destinati alla fruizione e alla
valorizzazione: ex comma 9 art. 112; istituzione forme consortili non imprenditoriali per la
gestione di uffici comuni: ex comma 9 art. 112), sul livello/fase dell’azione (strategica:
definizione strategie e obiettivi comuni di valorizzazione; programmatica: elaborazione piani
strategici di sviluppo culturale e di valorizzazione; gestionale: messa in atto delle attività di
valorizzazione da realizzarsi in forma diretta o indiretta), sulle specifiche operative legate ad
ogni livello/fase o alla contestualizzazione dell’atto stipulato.
La ricognizione svolta fino a questo momento (al 30 settembre 2011) ha portato ad
evidenziare che gli accordi, le convenzioni e le intese, attivate fra il MIBAC e gli Enti pubblici
territoriali e, talvolta, i privati, per sviluppare le azioni di valorizzazione non vengono perseguite
solo ai sensi dell’art.112, ma spesso congiuntamente o alternativamente anche ai sensi di altri
disposti normativi. Infatti alcuni casi è stato riscontato che sebbene le intese, gli accordi e le
convenzioni erano state stipulate ai sensi di altri disposti normativi esisteva una stretta
relazione, attraverso atti aggiuntivi da stipulare o stipulati in tempi successivi, con l’art. 112 del
Codice. Sarà, conseguentemente opportuno riflettere e fare anche un approfondimento sui
caratteri distintivi e su eventuali relazioni fra questi disposti normativi, anche al fine di
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individuare quali possono risultare più “adeguati” con riferimento
esigenze/occorrenze che hanno dato vita all’Accordo, intesa, convenzione.
alle
diverse
La limitata disponibilità di documentazione relativa agli Accordi stipulati ai sensi dell’art 112 e
le difficoltà incontrate nel reperimento delle informazioni ha confermato la necessità di
procedere ad una schedatura uniforme e sistematica attraverso una piattaforma informatica
unificata per tutte le strutture del MIBAC interessate che permetta una continua e costante
raccolta dei dati necessari per attivare non solo un completo censimento degli atti stipulati, ma
anche eventuali successive azioni di monitoraggio sulla loro attuazione, sullo stato di
avanzamento, sui risultati ecc..
A tal fine le informazioni che dovranno essere implementate nel data base (dati di input) sono
strettamente connesse, nel numero e nella definizione, a quelle che si intendono ottenere (dati
di output) interrogando in futuro il data base stesso, anche con diversi livelli di dettaglio, per
poter registrare in futuro sia lo stato di attuazione sia valutare i risultati raggiunti in relazione
agli obiettivi posti. A completamento della ricerca dovranno conseguentemente essere definiti
in modo specifico, e in coerenza con gli obiettivi dell’Amministrazione, le informazioni che
porteranno alla definizione dei diversi livelli di output e necessarie per effettuare delle
valutazioni in merito alla efficacia di quanto previsto all’art.112.
È fin d’ora da tener presente che per la fase di gestione operativa del data-base che dovrà
seguire quella, in corso, tesa alla definizione e alla sua implementazione iniziale
l’Amministrazione dovrà individuare le modalità con cui attivare procedure sia decentrate di
compilazione della scheda ogni qual volta verrà attivato un Accordo, e di successiva
implementazione e all’aggiornamento dei dati di diverso livello da raccogliere sia a livello
centrale di elaborazione, monitoraggio e valutazione.
Il valore della partecipazione nella realizzazione di un progetto sui livelli di
accessibilità dei luoghi della cultura statali.
Giuseppina Carella, TANDEM coop. Soc. int.
Partecipazione non è solo fare parte, che potrebbe sottintendere una presenza passiva, ma è
soprattutto essere parte: contribuire attivamente alla realizzazione di qualcosa, per capacità,
ruoli e competenze. Questo è quello si sta cercando di realizzare nell’ambito del progetto A.D.
Arte - L’informazione - Sistema informativo di qualità per la fruizione dei Beni Culturali, un
progetto approvato dall’Amministrazione dei Beni Culturali nel 2007 e avviato nel febbraio del
2010 dal Servizio I della Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale.
La partecipazione è quella: delle associazioni rappresentanti delle persone con disabilità; gli
esperti europei; del Tavolo Tecnico istituito presso la Direzione Generale per la Valorizzazione
del Patrimonio Culturale; di coloro che operano nei Luoghi della Cultura.
Questa è realizzata con la presenza attiva ai tavoli di lavoro di uno user group costituito dai
rappresentanti delle principali associazioni delle persone con disabilità:
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AIPD – Associazione Italiana Persone Down; ANGLAT – Associazione Nazionale Guida
Legislazione Andicappati Trasporti; ENS – Ente Nazionale Sordi – Sez. Lazio; FISH –
Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap; UICI – Unione Italiana dei Ciechi e degli
Ipovedenti-Lazio.
Ancora, con la presenza di un gruppo di esperti, chiamati a condividere e valutare i contenuti
dei prodotti di Progetto con i loro report, aderenti ad associazioni operanti in ambito europeo,
per il riconoscimento dei diritti dalle persone con disabilità e per la diffusione della
“progettazione per tutti”:
DPI – Disabled Peoples’ International – Italy; ECA – European Concept for Accessibility; EIDD –
Design for All Europe.
Attraverso il confronto avvenuto con i tavoli tecnici e di lavoro, a cui tutti gli attori coinvolti
hanno partecipato si sono realizzate le sinergie utili a comprendere e mettere in atto strumenti
che, considerando le esigenze degli utilizzatori finali, nello specifico delle persone con
disabilità, hanno coniugato le richieste altrettanto “specifiche” dei Luoghi della Cultura. In
questi la straordinarietà delle condizioni riscontrabili ha richiesto una particolare attenzione nel
considerare il luogo non solo come contenitore, ma anche come contenuto. Spazi in cui non è
solo l’edificio a essere oggetto di informazione, ma anche la modalità con la quale è fruibile ciò
che in esso è contenuto, predisponendo, per questo, anche strumenti di raccolta di dati sulle
modalità espositive e di allestimento.
L’obiettivo da raggiungere è soprattutto raccontare quanto già presente ed utile alla fruizione
di tutti nei Luoghi della Cultura, che proprio per la mancanza di una informazione corretta,
attendibile ed aggiornata, non è conosciuto a “tutti”.
Il territorio ha risposto positivamente grazie all’attenzione dimostrata dalle Direzioni Regionali,
dai Soprintendenti e dai Direttori dei luoghi, all’argomento della accessibilità dei Luoghi della
Cultura, come elemento fondamentale per realizzare una concreta valorizzazione del
Patrimonio Culturale.
Alto è stato il gradimento della formazione, a giugno scorso erano trecentoventuno le persone
che l’hanno seguita, utile alla realizzazione della raccolta delle informazioni: la rilevazione.
La partecipazione, anche in questo caso, è confermata dal numero di persone che hanno
animato il forum di discussione che è stato attivato nel corso on-line e lo stesso numero di
discussioni, più di cento, che hanno consentito di approfondire sia gli argomenti della
formazione che la realizzazione della attività di rilevazione.
La partecipazione del territorio è altrettanto concreta, se si considera il numero di persone,
circa duecento, che hanno realizzato la rilevazione del luogo della cultura in cui operano, o di
più luoghi nel loro territorio, poiché incaricati proprio alla realizzazione di questa specifica
attività.
Ad oggi molti stanno ancora partecipando attivamente al Progetto ed altri parteciperanno.
Questo consentirà di dare un riscontro reale ed immediato a quanti hanno partecipato alla
realizzazione dei prodotti realizzati, lasciandoli a disposizione di tutti anche dopo la fine del
Progetto. Così come contribuirà a dare una concreta risposta alle domande sulle reali
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condizioni di accessibilità e fruibilità dei Luoghi della Cultura fatte del pubblico, rappresentato
dalle associazioni che partecipato al Progetto, che attendono una risposta.
Il valore dei marchi collettivi nel coinvolgimento del territorio. Il caso del
marchio Patrimonio Mondiale UNESCO.
Walter Santagata, Centro Internazionale per la Ricerca sull’Economia della Cultura, Istituzioni
e Creatività (EBLA CENTER), Dipartimento di Economia “S. Cognetti De Martiis”, Università
degli Studi di Torino
Lo scopo della presentazione è di illustrare i vantaggi e gli svantaggi della istituzione di un
marchio collettivo indipendente per i siti culturali italiani certificato dal Ministero dei beni e
delle attività culturali.
Nella prima parte si analizzano sul piano della teoria economica e giuridica gli effetti attesi di
un marchio collettivo. Si fa inoltre continuo riferimento al marchio UNESCO relativo alla Lista
del Patrimonio mondiale.
La seconda parte riguarda le politiche culturali ed economiche connesse all'uso di un marchio
collettivo. In particolare si analizza come le procedure di creazione e di assegnazione di un
marchio possano essere usate per aumentare la qualità di un sito culturale. Sono altresì
analizzate i limiti e le incongruenze della gestione UNESCO dei marchi dei siti della lista del
Patrimonio Mondiale.
La terza parte studia le modalità e i vantaggi della creazione di una marchio di qualità
INDIPENDENTE certificato dal MIBAC.
L'ultima parte analizza brevemente alcuni casi di studio relativi ad alcuni siti UNESCO: Val di
Noto, Val d'Orcia e Residenze Sabaude di Torino.
Sistemi e piani di gestione quali indicatori per la valutazione e monitoraggio.
Primo colloquio sulla Valorizzazione
Marco Valle, SITI Istituto Superiore sui Sistemi Territoriali per l’Innovazione
I trend di crescita del turismo a livello mondiale, in continuo aumento, impongono una
riflessione sulla delicata relazione che lega il turismo all’ambiente in cui il fenomeno si
sviluppa, inteso sia come ambiente naturale che come contesto culturale.
In particolare, l’individuazione degli obiettivi di sostenibilità per le mete turistiche e la
conseguente impostazione di strategie ed azioni di gestione sono questioni che negli ultimi
anni hanno interessato il mondo scientifico.
Per rispondere a queste esigenze, sono stati sviluppati i metodi relativi alla Capacità di Carico
Turistica, che hanno come obiettivo quello di definire azioni di gestione atte a diminuire gli
impatti negativi generati dalla presenza di un gran numero di visitatori in destinazioni turistiche
particolarmente delicate, quali ad esempio i siti di interesse culturale.
Il semplice controllo del numero dei visitatori non è infatti sufficiente a garantire la
conservazione dell’ambiente e dei beni propri dei siti culturali, nonché il mantenimento di un
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alto livello di soddisfazione per il turista, in quanto la mera limitazione del numero di accessi
non garantisce che si sviluppi un turismo responsabile.
Per queste ragioni, gli studi più recenti non si riferiscono semplicemente al numero di visitatori
che rappresenta la capacità di carico, ma alle modalità di gestione dei flussi turistici,
considerando aspetti come il comportamento dei visitatori, le loro aspettative nell’area visitata,
il tipo di infrastrutture di servizio presenti, il tipo di ambiente visitato e il rapporto con la
comunità locale.
In tale contesto ha origine il progetto di ricerca “La Capacità di Carico Turistica per siti di
interesse culturale”, nato dalla volontà espressa dal Ministero dei Beni Culturali, Direzione
Generale Valorizzazione, di conoscere quali siano gli effetti prodotti dal turismo sui luoghi della
cultura e sui territori ad essi correlati, sia per quanto riguarda gli aspetti di conservazione e
mantenimento dell’integrità funzionale che per lo sviluppo economico e sociale.
In particolare, per quanto riguarda l’ambito dei beni culturali, non è ad oggi disponibile una
metodologia univoca capace di fornire risposte in termini di azioni strategiche per la gestione
sostenibile dei flussi turistici.
Scopo del lavoro di ricerca è proporre una metodologia di analisi di valenza generale da
applicare ai luoghi della cultura presenti sul territorio italiano con l’obiettivo di fornire un
supporto alle politiche di valorizzazione culturale e di gestione del turismo.
II progetto si articola nelle seguenti macrofasi:
Fase I) Screening metodologico: ricognizione dello stato dell’arte
Fase II) Definizione degli indicatori
Fase III) Sviluppo della metodologia
Fase IV) Applicazione della metodologia a casi studio individuati
Fase V) Redazione di linee guida per la gestione dei flussi turistici nell’ambito dei beni culturali
Fase VI) Pubblicazione e comunicazione dei risultati della ricerca.
Ad oggi, è stata conclusa la fase di ricognizione dello stato dell’arte e sono state proposte due
metodologie di calcolo, una di natura quantitativa e una di natura qualitativa; inoltre, sono
state fatte prime ipotesi per quanto riguarda l’applicazione a casi reali dei metodi proposti.
Scopo del presente intervento è illustrare le metodologie proposte per il calcolo della CCT di
beni di interesse culturale e dimostrare come tale strumento, se interpretato in maniera
dinamica e partecipata, può costituire un valido supporto per la gestione dei luoghi della
cultura e per il monitoraggio nel tempo degli impatti legati ai flussi turistici.
Forme e strumenti attuativi per rafforzare la governance territoriale.
Pietro Valentino, Dipartimento di Economia e Diritto, Facoltà di Economia, Sapienza Università
di Roma
La valorizzazione delle risorse territoriali, ambientali e culturali, ma anche la gestione dei
luoghi della cultura diffusi sul territorio, richiede una strategia sistemica e una forte
integrazione sia tra le risorse che tra i soggetti.
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Problemi di governance si pongono per varie ragioni e specialmente per:
- far cooperare tra di loro sia i differenti soggetti pubblici (dallo Stato agli enti territoriali)
che sono chiamati a contribuire ai processi di valorizzazione e gestione delle risorse
culturali e ambientali, sia i differenti soggetti privati che a loro volta hanno obiettivi e
funzioni differenti (profit e non profit), sia i soggetti pubblici con quelli privati;
- ottimizzare la produzione di quei fattori soggettivi - identità, capitale umano e capitale
sociale, tutti prodotti, in parte significativa, degli stessi processi di valorizzazione culturale
- che svolgono un ruolo rilevante nei processi di sviluppo.
La condivisione diventa, perciò, non solo uno strumento imprescindibile di elaborazione ed
appropriazione del progetto di sviluppo da parte della comunità locale e degli operatori ma un
momento importante del processo di creazione di identità e di “valori” culturali.
Un piano condiviso, specialmente quando assume a fondamento le risorse culturali del
territorio, deve prevedere sia quali attori coinvolgere (le istituzioni, le rappresentanze della
comunità locale che sono espressione sia degli interessi generali che di quelli specifici
economici e non economici) che la forma del processo di coinvolgimento.
A questi scopi, si illustrerà un processo che dalla ideazione alla realizzazione e al monitoraggio
sia sempre un processo condiviso e trasparente; ovvero, che permetta agli attori del territorio
di conoscere sia i contenuti dei programmi di valorizzazione che, e soprattutto, il modo in cui
possono intervenire nei loro processi di formazione e rimodulazione.
Tutto ciò richiede che tutte le fasi di costruzione di una strategia o di un programma siano in
qualche modo “registrate”, per poterne dare conto in qualsiasi momento alla comunità locale
nel suo complesso e per poter disporre dei risultati man mano raggiunti, anche al fine di
utilizzarli per eventuali rimodulazioni.
Il percorso di costruzione di una strategia di valorizzazione deve diventare memoria e
testimonianza della comunità che costruisce, nel tempo, la propria identità e testimonia la
tensione al progetto. Ed è proprio questa tensione che può consentire alla comunità di
“custodire” negli anni, al di là dei mutamenti politici, il valore del proprio progetto pur con i
cambiamenti che si renderanno necessari.
I modelli di governance che possono essere attivati possono essere più o meno “formali”, ma
non è lo “strumento” che garantisce la partecipazione quanto, come si cercherà di mostrare, il
grado di apertura effettiva dei processi ed i modi in cui vengono gestiti. Il ricorso ad alcuni casi
di studio sia italiani che stranieri aiuterà a dare concretezza alle proposte e ai ragionamenti
condotti.
Alcune innovazioni sono necessarie e fattibili nell’immediato. Per esempio, la gestione attuale
dei luoghi di cultura (musei e dei parchi archeologici) non favorisce la partecipazione delle
collettività ai processi di valorizzazione e così non assicura quella produzione di “identità” che
potrebbe invece giocare un ruolo fondamentale per la valorizzazione delle risorse del territorio
e per la loro stessa “vita”. Esiste infatti una correlazione positiva tra identità e mecenatismo e
al crescere del rapporto tra museo e territorio aumenta il contributo (in servizi o in denaro)
delle collettività a sostegno del realizzazione delle attività di un museo.
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La partecipazione delle collettività locali o dei principali attori del territorio ai processi di
gestione pone il problema, specialmente allo Stato, di far ricorso a nuove forme di gestione;
quelle che attribuiscono un ruolo non marginale ai differenti attori nei “consigli di
amministrazione” degli istituti culturali.
Il Codice dei beni culturali e le leggi in vigore mette a disposizione una pluralità di forme
giuridiche che assicurano una partecipazione attiva dei privati, soprattutto di quelli che, senza
fine di lucro, sono interessati alla vita e allo sviluppo di un luogo di cultura. La scelta del
modello non è indipendente degli obiettivi settoriali e generali che lo Stato si propone. Si
cercheranno di mostrare le relazioni tra forme e obiettivi ed i loro di forza e di debolezza.
Modelli di governance, forme e strumenti di gestione saranno esaminati con particolare
riferimento ai casi in cui i luoghi di cultura statali si pongono tra i loro obiettivi anche
l’incremento della loro funzione economica, come attrattori di attività e turisti sul territorio a
fini di sviluppo.
Obiettivi questi ultimi che non dovrebbero mai costituire uno degli scopi prioritari di un istituto
di cultura, ma che diventano ogni giorno sempre più importanti per accrescere le risorse
economiche a sostegno della cultura (conservazione e valorizzazione) in quanto possono
stimolare l’investimento e il mecenatismo privato o possono far accedere le risorse culturali ai
finanziamenti comunitari.
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