03 impa tipibraidesi/COLORE
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03 impa tipibraidesi/COLORE
martedì 1° agosto 2006 ‘‘ ‘‘ ‘‘ ‘‘ Deve la voglia di impegno politico per la comunità alle idealità trasmessegli dal papà Biagio, scomparso prematuramente Sul problema dei parcheggi, è assai netta la contrarietà rispetto all’autosilo sotto piazza Carlo Alberto: «Il Comune rifletta bene!» Massimo Borrelli è stato eletto per la prima volta in Consiglio comunale nel 1999, quando aveva appena 21 anni «I sansostesi meritano il gemellaggio» P er quanto mi riguarda, ha tutte le prerogative per essere un ottimo “tipo braidese”. Primo, ha origini sansostesi, e io, per i braidesi di San Sosti, ho una particolare affezione, perché la mia... diciamo “tata” di un tempo, che si chiama Matilde Tiesi, è calabrese di là ed è sempre stata, lei, con suo marito e la sua famiglia intera, una splendida persona amica della mia famiglia. È un ragazzo che si sa commuovere: lo fa quando parla di suo padre, il signor Biagio, bidello alle scuole medie, ma soprattutto suo maestro di vita, anche adesso che non c’è più; un maestro che ha tracciato la strada dell’impegno politico del figlio, gliel’ha trasmessa, anche se tante volte padre e figlio sono magari entrati in conflitto per le intemperanze giovanili, politicamente parlando, proprio di Massimo. Ma i maestri migliori, che lasciano il segno, sono proprio quelli che danno spazio al confronto tra sé e l’allievo. È un ragazzo, però, che sa anche essere duro quando è necessario, critico, coerente con quello che dice, e questo suo aspetto, al di là della collocazione politica, l’ho conosciuto nei suoi interventi come consigliere comunale, sempre preparati con cura, nella volontà di approfondire nel miglior modo possibile gli argomenti trattati. E allora via con le domande. Tu e i tuoi fratelli siete nati a Bra: ma la tua famiglia, di origini calabresi, com’è arrivata in città? «Mio papà è giunto a Bra negli anni Sessanta. È stato tra i primi venti sansostesi arrivati qui. Mia madre è nata nel 1953 e si è trasferita in città all’età di 8 anni e quando lei aveva 14 anni si sono conosciuti e si sono sposati». Le famiglie dei tuoi, comunque, sono venute al nord per motivi di lavoro? «Sì, perché giù non c’era nessuna possibilità di lavoro e poi quello era il periodo degli anni del boom della Fiat in Piemonte. Per primo era arrivato il fratello di mio padre e poco per volta ha chiamato tutti i fratelli. Anche mio padre ha cominciato a lavorare alla Fiat, poi è entrato nelle scuole come bidello». Tu che cosa fai nella vita? «Lavoro a Slow Food...». Un passo alla volta. Hai fatto il servizio militare? «È una bella storia questa! Ho fatto il servizio militare nel 1998. Credevo di poter fare il servizio civile, perché Bra era tra i Comuni alluvionati, però non avevo fatto nessuna richiesta particolare, perché mi avevano detto che avrei dovuto farla al momento della chiamata. Il 1998, però, è stato considerato l’ultimo anno dei Comuni alluvionati e così mi sono fatto un anno di militare nella Cavalleria a Pinerolo». Hai cominciato a lavorare subito dopo il diploma? «Sì, il giorno dopo: lavoretti come falegname, verniciatore, piccole cose per guadagnarmi qualche soldino per le vacanze estive. Il primo lavoro impor- La famiglia Borrelli al completo. Con papà Biagio e mamma Vittoria, la prima a sinistra è Giuseppina, la figlia maggiore. Accanto alla mamma invece c’è Antonio. Il biondino davanti è Massimo, all’età di 2 anni. tante è stato alla Graziano trasmissioni, a Sommariva Perno, dove sono stato per un anno e mezzo, poi sono andato a lavorare per circa due anni all’India trade, e alla fine del ’99 sono entrato a Slow Food, dove oggi mi occupo di corsi di degustazione su tutte le materie dell’enogastronomia. Il progetto si chiama Master food e si tratta di corsi ideati inizialmente per i soci Slow Food a livello nazionale, ma da alcuni anni rivolti anche a operatori del settore, camere di commercio, alberghi, con la finalità di migliorare in qualche modo l’offerta qualitativa in queste strutture». Mi hai detto, prima che io accendessi il registratore, che il tuo percorso di impegno politico è nato da tuo padre. Me ne vuoi parlare? «Mio padre è morto nel 1998, tre giorni dopo l’insediamento del primo governo D’Alema, e di questo lui era felicissimo. Io lo ero un po’ meno, perché tra i due ero quello più radicale e per me mio padre aveva una posizione troppo moderata. L’anno dopo a Bra c’erano le elezioni amministrative e una sera Bruna Sibille e Livio Berardo vennero a casa nostra per sollecitare la mia candidatura alle elezioni. Ero un po’ titubante, ma un po’ per le insistenze di mia madre, un po’ nel ricordo di mio padre, mi sono candidato, se ti devo dire, prendendo il tutto un po’ come un gioco. Penso di essere stato eletto grazie proprio a mio padre, che era molto conosciuto in città e stimato, perché di campagna elettorale non ne ho fatta». Consigliere a 21 anni: me lo ricordo il Massimo dei primi Consigli comunali, un po’ titubante, come gli adolescenti timidi che si trovano di fronte a qualcosa di completamente sconosciuto, che potrebbe essere molto più grande di loro. “Mi consenti” una domanda che non ho mai fatto a nessuno? Sei un “comunista”? «No, non mi considero un “comunista”, anche se condivido, e ho condiviso soprattutto negli anni scorsi, alcune battaglie importanti. Sicuramente mi piacerebbe che nella nostra società ci fosse un’equità maggiore, non dico “tutti sullo stesso livello”, ma almeno che le cose essenziali fossero garantite a tutti. Forse inizialmente sono stato molto vicino a Rifondazione comunista, che ho abbandonato con la caduta del primo governo Prodi. Secondo me la sinistra ha una capacità: quella di farsi del male sempre e quindi non ho condiviso la scelta di far cadere quell’Esecutivo perché ha fatto riemergere la figura di Silvio Berlusconi, con tutte le conseguenze di questi ultimi dieci anni. Politicamente, te lo ribadisco, nasco sulla scia politica di mio papà, che ha militato nel Pci. Subito dopo la sua morte mi è stato chiesto di candidarmi e io l’ho preso come un gioco, poi, poco per volta, questo impegno mi ha coinvolto e cerco di portarlo Massimo e la moglie Milena durante il viaggio di nozze, in Messico. avanti nel migliore dei modi. Una figura sicuramente importante in questa mia storia politica è Bruna Sibille, la quale dal primo momento che ho deciso di scendere in campo mi è stata vicino, mi ha consigliato ed è una di quelle figure, come lo può essere anche Claudio Gallizio, a cui sono molto legato. Lentamente mi sono ritagliato il mio spazio all’interno del partito e per un ragazzo della mia età essere alle seconda legislatura è una cosa importante, particolare, soprattutto in un momento in cui i giovani paiono estraniarsi sempre più dalla vita politica. Ma è, questa che ti ho appena detto, una situazione che comprendo bene, soprattutto guardando alle ultime vicissitudini del Consiglio comunale di Bra, dove alcune persone vedono i giovani un po’ come fumo negli occhi, perché non si accettano, magari, alcuni consigli o indicazioni che possiamo portare alla comunità». Di primo acchito, caratterialmente, dimostri una certa timidezza. Come è stato il primo impatto con il Consiglio? «Anche se tante volte non sembra, sono abbastanza timido e a volte mi capita anche di avere difficoltà a intervenire, soprattutto di fronte a un pubblico numeroso. E questa timidezza è stata dura soprattutto il primo anno, quando non avevo idea di che cosa fosse un Consiglio comunale e non conoscevo il confronto anche con i consiglieri, soprattutto quelli della parte avversa, che cercano spesso di metterti in difficoltà. Nello stesso tempo devo dire che i primi cinque anni sono stati per un certo verso semplici, perché eravamo in maggioranza e avevamo la possibilità di avere assessori di riferimento che ci aggiornavano costantemente sulla situazione. Devo però dire che, confrontando la precedente legislatura e questa, mi sto divertendo di più in quella attuale, perché rispetto a tutta una serie di problematiche riusciamo finalmente anche noi, senza grandi problemi, a far emergere le difficoltà in cui versa la città e le problematiche che apprendiamo dai cittadini». Ma quali sono, secondo te, i principali problemi di Bra? «Uno, sicuramente, è l’ambiente. Prendo atto che non si tratta di una questione facile da affrontare e da risolvere, soprattutto in una città come Bra, ma considerando la gravità dei dati sull’inquinamento, forse l’Amministrazione dovrebbe avere il coraggio, per il bene della città, di fare scelte più azzardate rispetto al traffico e alle aziende presenti sul territorio. Tenendo ben presente, però, che le industrie sono quelle che danno lavoro a molte persone, quindi occorre trovare un equilibrio che garantisca la salubrità dell’aria da una parte e dall’altra la loro capacità di dare lavoro. un problema su cui i cittadini martellano costantemente è quello dei parcheggi. L’Amministrazione ha ribadito nell’ultimo Consiglio la volontà di portare a termine l’autosilo sotterraneo di 11 LA CARTA D’IDENTITÀ ■ DATI ANAGRAFICI Massimo Borrelli è nato a Bra il 31 dicembre del 1977. Il papà, Biagio, era arrivato a Bra da San Sosti, la mamma, Vittoria, da Francavilla Angitola; giovanissimi, si incontrarono e si innamorarono proprio all’ombra della Zizzola e si sposarono. Mamma Vittoria aveva appena 14 anni il giorno del matrimonio, e un anno dopo aveva già dato alla luce una bambina, Giuseppina, che oggi abita a Priocca. Poi nacquero Antonio e Massimo, tutti e due residenti a Bra. Il 16 aprile del 2005 Massimo si è sposato con Maddalena (per tutti Milena) Gemelli. ■ STUDI E PROFESSIONE Scuole elementari alla “Mendicità” (un segno del destino, visto che oggi lavora a Slow Food), medie alle “Craveri”, diploma di maturità al “Guala”. È iscritto a Scienze politiche, ma il lavoro e gli impegni pubblici non gli permettono troppo tempo per lo studio. Lavora presso alcune aziende, fa il servizio militare e dalla fine del 1999 lo troviamo a Slow Food. Per alcuni anni è stato presidente dell’Associazione dei sansostesi di Bra e oggi è consigliere comunale dei Ds. ■ HOBBY Ha una passione, il calcio, e una superpassione, la Juventus. In questo momento è, a ragione, un tifoso molto arrabbiato. ● piazza Carlo Alberto: secondo me è una scelta un po’ forzata, perché ci sarebbero alternative più adatte, una senz’altro è quella che avevamo inserito nel nostro programma elettorale di un parcheggio in piazza Spreitenbach. Se si cerca di portare via le macchine dal centro storico, che senso ha fare il parcheggio sotterraneo in pieno centro?Mi auguro, considerando anche le 850 firme di cittadini finora raccolte, che l’Amministrazione civica ci ripensi e, magari, ascolti anche di più i braidesi. Infine c’è il tema dei giovani. Non dimentico il buon lavoro che sta svolgendo, anche in base alle risorse a sua disposizione, l’assessore Roberto Russo, e mi auguro che le nuove generazioni siano sempre più coinvolte all’interno delle politiche giovanili, perché non si può decidere che cosa fare per loro escludendole, senza contare che sarebbe un buon metodo per avvicinare i ragazzi sempre più alla politica. Per il resto, ho la sensazione che questa Amministrazione si stia allontanando dai cittadini, i quali lamentano mancanza di risposte di fronte alle problematiche che presentano. Le grandi realizzazioni sono importanti, ma forse bisognerebbe anche ascoltare i cittadini che ogni giorno si trovano di fronte a problemi piccoli, ma tanto importanti da richiedere risposte immediate. Parlo di marciapiedi, barriere architettoniche, pulizia delle strade, schiamazzi notturni...». Passiamo a San Sosti e al tuo impegno per la comunità sansostese di Bra. «È una cittadina in provincia di Cosenza e molti suoi abitanti, a partire dai primi anni Cinquanta, sono arrivati a Bra per cercare lavoro. Si sono ambientati perfettamente, alcuni di loro hanno aperto attività commerciali e aziende. Dieci anni fa si è sentita l’esigenza di raggrupparsi in modo da creare una sorta di collegamento tra Bra e San Sosti. Così è nato il Comitato sansostese di cui sono stato presidente per circa quattro anni. Quando sono entrato in politica ho lasciato, perché non volevo essere accusato di utilizzare il sodalizio a fini politici. I mille sansostesi-braidesi sono una realtà molto importante, che purtroppo ultimamente sta cono- scendo delle difficoltà: ai sansostesi erano state fatte molte promesse, una tra tutte la questione del gemellaggio tra le due realtà. L’Amministrazione aveva assicurato che, nel momento in cui avesse vinto le elezioni, sarebbe stata una delle priorità e, anche se mi rendo conto che i problemi gravi della città sono ben altri, ritengo che sia un atto dovuto nei confronti dei sansostesi, i quali hanno contribuito alla crescita economica di Bra. Se davvero non lo farà questa Amministrazione, spero lo faccia la prossima!». Quali progetti coltivi per il tuo futuro? «Quello che voglio è crescere per gradi, non ho in testa né di fare il Sindaco, né il parlamentare o altro. Voglio occuparmi della città, individuare i suoi problemi e dare una mano per risolverli. Ovviamente non mi tirerò indietro se mi verrà chiesto di impegnarmi di più. Politicamente sono in difficoltà in questo momento in cui si parla di partito dei Ds, Partito democratico, Ulivo e quant’altro. Sto aspettando e cercando di capire che cosa succederà a livello nazionale. Per quanto riguarda il Partito democratico ho molte perplessità, anche perché vorrò vedere dove ci collocheremo come gruppo a livello europeo, se saremo nel Partito socialista o da un’altra parte... Sono tante le cose che ci accomunano con la Margherita e con gli altri elementi che ne faranno parte, però ce ne sono alcune che ci differenziano. Dovrò capirne i contenuti per fare scelte sensate. In questo momento non è scontata la mia adesione al Partito democratico, anche se mi rendo conto che ora non ci sono alternative. Mi auguro che nei prossimi anni nel Paese qualcuno emerga e magari potrebbe essere quello il mio futuro, in una forza di sinistra che sappia impegnarsi a livello di Governo. Oltre la politica, c’è il mio lavoro, che mi piace e mi dà la possibilità di crescere, di viaggiare, conoscere molte persone e realtà diverse; spero di crescere anche in questo ambito. Mi ritengo fortunato: mi sono sposato da un anno e sto benissimo con mia moglie, sarei un egoista a dire che mi manca qualcosa. Poco per volta il resto si farà». Caterina Brero