La MMT: una nuova prospettiva di politica economica.

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La MMT: una nuova prospettiva di politica economica.
La MMT: una nuova prospettiva di politica economica.
Per comprendere la crisi economica e la situazione politica che stiamo vivendo, è necessaria la conoscenza
del funzionamento dei sistemi monetari e della storia del pensiero politico-economico. Uno Stato sano,
con l’ausilio di una propria moneta sovrana consente l’applicazione di un approccio economico ora
considerato “eterodosso”: la Modern Money Theory (MMT), che fonda le proprie radici in giganti del pensiero
economico contemporaneo quali Marx, Keynes, Lerner, Kalecki, Minsky. La MMT è in grado di arrivare al
raggiungimento della piena occupazione. Infatti, solo uno Stato che si fa garante del diritto al lavoro può dirsi
veramente democratico, in quanto di fatto con esso è possibile garantire ai cittadini non solo una vita decorosa,
ma anche la possibilità di una piena e libera partecipazione alla dialettica politica. Non è da dimenticare che,
essendo indice di gravi disparità tra le classi e costituendo l’humus ideale e privilegiato per far attecchire
pericolose ideologie (nazionalismo, razzismo, omofobia), la disperazione sociale è il primo nemico della
democrazia.
"La MMT vi chiede di premere un interruttore e di vedere le cose in modo differente." (Stephanie Kelton,
economista della Modern Money Theory)
La crisi attuale
Il patto di stabilità, accompagnato nel tempo da un progressivo taglio dei trasferimenti agli Enti locali, sta oggi
strangolando le amministrazioni locali (cd. Patto di stabilità interno http://goo.gl/srvGt). Le profonde
motivazioni dell’attuale crisi europea, su cui è necessario porre attenzione, fondano le proprie radici nella
moneta unica, in quanto ha di fatto tolto il potere della democrazia agli Stati. La crisi finanziaria dei mutui subprime, associata all’effetto dirompente della finanziarizzazione dell’economia, sono una complicazione di una
malattia già esistente. Il reale motivo della crisi degli stati dell’Eurozona è l’euro, in quanto è una moneta che
non appartiene a nessuno stato ma fa riferimento unicamente ad una banca centrale (BCE). La BCE decide ogni
aspetto di politica monetaria in funzione degli obiettivi del proprio statuto, ovvero la stabilizzazione dei prezzi,
come da paradigma economico attuale (mainstream). Dal 1 gennaio 2002, tutti gli Stati aderenti all’unione
monetaria hanno unicamente il potere di finanziare le proprie politiche di spesa prendendo a prestito la moneta
che occorre loro. La cessione della sovranità monetaria a un ente indipendente come la BCE genera una spirale
di debito che riflette le proprie conseguenze deflattive sull’economia reale (cittadini, imprese, enti pubblici
locali). Tale cessione sottomette la sovranità politica di un parlamento democraticamente eletto alla volontà dei
mercati finanziari e di capitali. L’unico obiettivo dei mercati è una costante e smisurata ricerca di profitti.
Avvalendosi dello spauracchio del debito pubblico (eccessivo rapporto debito/pil) i mercati hanno il potere di
costringere i governi a politiche da tragedia sociale che necessitano di misure estremamente impopolari che, per
essere meglio applicate, possono necessitare di figure tecniche (“tecnocrati”) come il caso italiano di Mario Monti.
Un primo forte segnale arrivò nell’agosto 2011 quando Jean Claude Trichet e Mario Draghi inviarono una
lettera con cui invitavano il governo italiano a rispettare gli accordi previsti dal trattato di Maastricht, che
prevede che ogni Stato membro dell’Eurozona debba costituzionalizzare la sostenibilità del bilancio attuando
quelle riforme strutturali che prevedono liberalizzazioni e la riforma del mercato del lavoro, delle pensioni e
della pubblica amministrazione. Un secondo forte segnale venne mandato poco prima dell’insediamento
dell’attuale Presidente del Consiglio, quando lo spread era alle stelle e l’Italia si indebitava a tassi oltre al 7%. Nei
paesi PIIGS, secondo una stampa mainstream connivente, corrotta e omertosa, che li colpevolizza di
essere “pigri e spendaccioni”, stiamo assistendo all’applicazione di quelle regole, con cui si sta completamente
soffocando la popolazione. Gli attuali tagli allo stato sociale applicati in ogni paese “pigro” non inaspriranno
soltanto la dicotomia sociale già comunque profonda (in Italia il caso nord e sud), ma intensificheranno anche la
dicotomia economica: la percentuale di poveri aumenterà a dismisura e i poveri saranno sempre più poveri,
mentre la percentuale di ricchi diminuirà, provocando un accumulo della ricchezza in un numero di soggetti via
via meno numerosi e sempre più potenti.
Se non si comprende dove è necessario orientare l’attenzione e l’azione politica, sarà inevitabile che nei
paesi PIIGS tornino alla ribalta ideologie di carattere totalitario ed estremista. In Italia il rapporto debito/
pil è 120%, in Spagna il medesimo rapporto è 68%. Perché allora in altri paesi in cui lo stesso parametro di
valutazione ci fornisce un dato apparentemente più allarmante (in Giappone il rapporto debito/pil è 230%)
non vengono adottate misure tanto drastiche come nei paesi PIIGS dell’Eurozona e non si percepisce nessuna
preoccupazione da parte dei mercati internazionali che non hanno mai smesso di investire in quegli Stati?
Semplice: il Giappone, come Stati Uniti, Australia, Canada ed altri, sono Stati che hanno una propria moneta
(moneta sovrana) con cui possono contrastare più efficacemente l'attuale crisi globale e che permette loro di
essere sempre solvibili verso i propri creditori. La MMT spiega come negli Stati sopra citati, con una propria
moneta sovrana, il debito pubblico non rappresenti un problema.
“L’euro non doveva funzionare così, però qualcuno doveva essere rimproverato, perché non si può in effetti
ammettere un fallimento di questo tipo: troppe persone come Monti e come Draghi si sono assunte il merito del
successo dell’euro e ora non possono ammettere d’aver avuto torto; pertanto ha fatto comodo a tutti trovare qualcuno
a cui dare la colpa per fomentare il nazionalismo. Improvvisamente c’è stata una sorta di guerra, fra nord e sud,
fra i greci e i tedeschi. Adesso nessuno dice di voler salvare qualcun altro, e nessuno dice di voler essere salvato, e
ovviamente in tutto questo i profitti delle banche non vengono mai presi in considerazione.” (Marshall Auerback,
economista della Modern Money Theory)
“Se uno Stato ha moneta propria, un governo non potrà mai fare bancarotta coi debiti emessi. Gli Stati Uniti
possono pagare ogni debito che hanno, perché possiamo sempre stampare moneta per farlo” (Alan Greenspan,
economista statunitense, ex Governatore della Federal Reserve)
“La creazione di moneta da parte delle banche centrali del governo, il cui obiettivo è quello di creare crescita
economica e piena occupazione, è differente dalla creazione di credito da parte delle banche commerciali che
causano austerità, contrazione dell’economia, retribuzioni più basse, minor produzione, ovvero ciò che stanno
facendo in Grecia. E' come se dicessero: “Dateci i vostri porti, la vostra terra, le vostre isole, il vostro turismo, il
vostro sistema idrico, in modo tale che vi faremo pagare l’acqua e le fogne. Per risarcirci potremo prendere anche i
soldi che vi aspettate come pensione.”
Cenni storici europei.
Nei primi anni venti del secolo scorso le idee degli economisti Robert Schuman e Jean Monnet, personaggi
di spicco della politica francese, che di fatto curavano gli interessi di un conglomerato industriale francogermanico, gettarono le basi per la creazione di un nuovo “Sistema Europeo”, la cui finalità ultima era di riportare
a un Ancien Régime in cui sono le elite (alcune famiglie nobili europee e grandi poteri finanziari, tra cui molte
banche) a dominare la massa ignorante.
Negli anni precedenti la seconda guerra mondiale, Robert Schuman e Jean Monnet sognavano una struttura
continentale dove grandi masse di lavoratori sottopagati avrebbero fluttuato in vari Stati, i cui governi, senza
troppo interferire, avrebbero lasciato ai capitalisti e agli affaristi libertà d’azione, garantendo costi di produzione
bassi e rendendo il blocco neomercantile franco-tedesco una potenza mondiale nelle esportazioni. Per riuscire a
ridurre i lavoratori in uno stato di quasi schiavitù occorreva mettere in pratica una serie di misure economiche
volte a impedire agli Stati di spendere a deficit in favore del popolo, per creare quindi una deflazione che avrebbe
soffocato i consumi, tenendo tutti in un perenne stato d’incertezza che si avvale di “leggende economiche” e falsi
allarmi. Infine, il principale obiettivo dell’ideologia conservatrice era l’esautorazione dei governi stessi, ciò che li
avrebbe resi passivi e ricattabili. Nell’epoca del pieno trionfo delle democrazie partecipative, per riappropriarsi
del diritto di dominio sulle masse, alle quali nei secoli precedenti era stato fatto ritenere come un diritto divino,
si rese necessaria una strategia politica che l’Ancien Régime concretizzò nella forma dell’Unione Europea e
dell’Unione Monetaria Europea.
Dal punto di vista strettamente tecnico, nel 1943 il francese Francois Perroux pensò a un modello di moneta
in grado di "Togliere agli Stati la loro ragion d'essere" col fine di congelare le svalutazioni competitive di Italia e
Spagna, e col fine di deprimere i redditi del sud Europa, per delocalizzare in esso manodopera industriale ad
esclusivo vantaggio del Neomercantilismo franco-tedesco. A consolidare l’ideologia nemica della spesa a deficit
e dell’intervento statale contribuì Friedrich Hayek, massimo ispiratore della Fondazione Mont Pèlerin Society
(nata nel 1947).I primi passi del progetto europeo, come la nascita nel 1951, auspicata da Schuman, della CECA
(Comunità europea del carbone e dell'acciaio), muovevano contro la felicità dei popoli europei, dietro il principio
rassicurante dell’unificazione.
Gli esecutori di ciò che teorizzava Perroux nel 1943 furono François Mitterrand e il suo stretto collaboratore
Jacques Attali (di fatto lo stratega del primo ministro), che fecero in modo che nel dopoguerra potesse prendere
forza un’ideologia che vedeva nell’Europa unita una super potenza cuscinetto tra Usa e Urss. L’ex marxista
Jacques Attali fece da maestro a diversi marxisti per convertire la loro ideologia e renderli sostenitori del nuovo
regime. Nei corridoi della Commissione Europea, di fronte alla terrificata constatazione dell’economista
Alain Parguez secondo il quale l’euro avrebbe portato gli europei alla struttura sociale dei secoli precedenti,
annullando ogni principio realmente democratico, Attali rispose con naturalezza: «Ma cosa crede, la plebaglia
europea: che l’euro l’abbiamo creato per la loro felicità?».
Senza la connivenza, attiva e fattiva, dei partiti socialdemocratici degli stati che oggi fanno parte dell’Unione
Europea, ciò che oggi è davanti agli occhi di tutti non sarebbe stato possibile. In Italia coloro che hanno venduto
i destini di milioni di persone, nonché del loro paese, sono Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi, Tommaso
Padoa-Schioppa, Romano Prodi e in ultimo, ma non meno importante, l’intimo amico di Jacques Attali:
Massimo D’alema.
"Il ‘Piano Europa’ fu portato a termine dal regime di François Mitterrand, per amore di un socialismo
futurista incorporante una visione super-deterministica della storia. Ciò che spiega questo sbalorditivo successo
è che sin dall’inizio l’ideologia europea, venerando la creazione di un quasi gold standard, ottenne il pieno
appoggio sia in Francia, sia in Germania, dell’intera classe capitalistica, il cui ideale è sempre stato un sistema
capitalistico feudale pienamente in contraddizione con il vero nuovo modello americano inaugurato dal New
Deal rooseveltiano. L’Unione Monetaria Europea fu forgiata per garantire il trionfo di questo capitalismo
feudale che spiega, come sarà infine provato, perché l’Eurozona è condannata a una deflazione permanente,
indipendentemente dalle proporzioni della crisi.” (Alain Parguez, economista circuitista)
I principi della Modern Money Theory
L’elemento fondamentale che contraddistingue la MMT è un approfondito studio dei moderni sistemi
monetari; l’analisi della natura della moneta moderna dimostra che essa è un segno privo di valore intrinseco.
Esso non è convertibile (in oro per esempio), e fluttua liberamente tramite tassi di cambio tra valute.
La MMT sostiene che in Stati con una moneta sovrana (cioè che emettono una propria valuta) il debito pubblico
non rappresenti un problema, in virtù del fatto che uno stato a moneta sovrana è e sarà sempre solvibile (Ability
to pay). Tale caratteristica tranquillizza tutti gli eventuali creditori circa la loro possibilità di vedere il proprio
credito saldato. La Spagna, per esempio, ha perduto la propria sovranità monetaria e a 10 anni s’indebita al
6,34% circa, mentre il Giappone (Stato a sovranità monetaria con stratosferico debito pubblico) allo 0,99%
(dati al 11/03/2012 www.bloomberg.com). Essendo vero questo concetto basilare ne consegue che lo stato è
tecnicamente in grado di generare una piena occupazione tramite una spesa a deficit e perciò un aumento della
domanda aggregata e del pil. Nella MMT lo studio della moneta e dei sistemi monetari moderni è applicato
a piani di lavoro garantito (Job Guarantee) o di datore di lavoro di ultima istanza (ELR) che possono creare
un polmone di occupati, per combattere l’attualissimo fenomeno dell’esercito di riserva (disoccupati). Queste
politiche sono in grado di fornire reddito a chiunque sia disposto a lavorare in settori decisi dal governo.
E’ chiaro che ciò è in evidente contrasto con le attuali politiche di tagli alla spesa pubblica e ai conseguenti
sacrifici richiesti agli enti locali (comuni, province e regioni). E’ quindi immediatamente intuibile come l’assenza
di una spesa a deficit tenda a creare disoccupazione e quindi un rallentamento dell’economia. Ciò ci viene
dimostrato dall’analisi dei bilanci settoriali, che smentisce l’assunto dell’economia convenzionale secondo il quale
le tasse servono a finanziare la politica di spesa degli Stati. Secondo la prospettiva economica MMT: quando
il governo spende aggiunge nuovo denaro al circuito; quando invece tassa, toglie denaro al sistema bancario
(settore governativo = Stato, settore non governativo= famiglie, imprese, estero).
Se il governo spende più di quanto preleva, esso incorre in un deficit che lascia riserve nel sistema bancario e
questo avvia risposte dalla Banca Centrale. Secondo la MMT, per finanziare il proprio deficit, lo Stato (settore
governativo) potrebbe creare il proprio denaro, senza prenderlo a prestito dal mercato, ma immettendo liquidità
ed iniettando così della ricchezza netta nel settore privato. Uno Stato a moneta sovrana conserva l’abitudine di
emettere titoli per mantenere stabili i tassi d’interesse, e per fornire ai cittadini un’opportunità d’investimento
con rendimenti contenuti ma privi di rischio.
Per la MMT perciò le tasse sono uno strumento per determinare alcune scelte politiche in alcuni campi del
governo (come per esempio la disincentivazione del fumo con una tassa sulle sigarette). Hanno la funzione
di generare una domanda di moneta e imporla come l’unica valuta accettata nel territorio nazionale. Le tasse
servono inoltre a combattere l’inflazione, sottraendo risorse finanziarie al settore privato.
In sintesi, secondo la MMT, in uno Stato a moneta sovrana:
1. Il debito pubblico non è un problema, anzi è la ricchezza dei cittadini.
2. Non è possibile il default. I rendimenti dei titoli di stato sono controllabili.
3. E’ possibile una politica di piena occupazione.
4. Le tasse non servono a finanziare alcunché.
5. Il pareggio di bilancio è un male e non un bene.
"La cosa migliore della MMT è di far si che la gente capisca che il governo non ha limiti finanziari, togliendo
pertanto a essi la scusa di fondo del non agire in favore delle persone." (Stephanie Kelton, economista della Modern
Money Theory)
Cenni storici sulla Modern Money Theory
La Teoria Moneta Moderna (Modern Money Theory) è il termine moderno per indicare il corpo teorico
del “cartalismo”. La teoria economica cartalista, che descrive nel dettaglio le procedure e le conseguenze
dell'utilizzo della moneta a corso legale rilasciata dallo Stato, è oggi di fatto la MMT. Il cartalismo (dal
latino "charta" cioè "carta", in attinenza alla natura della moneta cartacea prevista nel sistema della moneta a
corso legale e in contrapposizione con la teoria monetaria del metallismo) viene elaborato alla fine del XIX
secolo dall'economista tedesco Georg Friedrich Knapp (1895), con l'importante contributo di Alfred MitchellInnes, e poi ripreso da John Maynard Keynes nel suo Trattato sulla moneta.
Il cartalismo nasce come teoria complementare al circuitismo (del quale il prof. Alain Parguez è uno dei
massimi esperti moderni), in quanto in origine essa è pensata per spiegare le cosiddette "interazioni verticali",
ovvero da settore pubblico a privato e viceversa, mentre la teoria del circuitismo nasce invece per illustrare le
cosiddette "interazioni orizzontali", ovvero da privato a privato.
La MMT è sostenuta da alcuni economisti post-keynesiani e fonda le sue basi di analisi moderne nel descrivere
il sistema monetario in vigore sin dall'abolizione, avvenuta nel 1971, del sistema aureo, ma riprendendo il
pensiero economico dei giganti delle teorie economiche classiche (Marx, Knapp, Lerner, Minsky, Godley,
Goodhart fino a Keynes)
Nello specifico l’espressione "Modern Monetary Theory" è stata successivamente coniata dall'economista
australiano Bill Mitchell, in riferimento a una frase contenuta proprio nel trattato sulla moneta di Keynes. Per
queste sue origini, la Teoria Monetaria Moderna è anche definita con il nome di neo-cartalismo.
Il principale luogo da dove parte il rilancio moderno della teoria è l'Università del Missouri-Kansas City, ove
insegnano il prof. Randall Wray, la prof.ssa Stephanie Kelton, William Black, Michael Hudson, e dove ha sede
il Centro per la Piena Occupazione e la Stabilità dei Prezzi di Warren Mosler, un altro dei padri fondatori di
questa scuola di pensiero.
James Kenneth Galbraith è oggi uno fra i più celebri sostenitori della teoria e nel 2010 ha scritto la prefazione
del libro di Mosler intitolato Seven Deadly Innocent Frauds of Economic Policy (Le 7 innocenti frodi mortali della
politica economica).
In Italia la Teoria Moneta Moderna è stata introdotta e presentata all'attenzione dell'opinione pubblica dal
giornalista economico Paolo Barnard, cofondatore di Report (Rai3).
Il 24-25-26 febbraio 2012, a Rimini, si è svolto il primo seminario italiano sulla Teoria Moneta Moderna e
sono ivi intervenuti come relatori proprio i principali economisti,a livello mondiale, che sostengono tale teoria,
quali William Black, Marshall Auerback, Michael Hudson, Stephanie Kelton ed il circuitista Alain Parguez
dell’Università Besancon di Parigi.
“Non c'è crisi finanziaria così profonda da non poter essere gestita con un taglio delle tasse sufficientemente ampio
o con un aumento della spesa”. (Warren Mosler, economista della Modern Money Theory)
Alcuni esponenti della MMT e non solo.
Warren Mosler è uno dei maggiori teorizzatori della MMT, un economista esperto riguardo al funzionamento
dei sistemi monetari moderni e quindi dei mercati finanziari. E’ investitore e imprenditore. Nel 1992, in un
famoso colloquio col ministro Spaventa, giunse alla conclusione che gli Stati a moneta sovrana possono sempre
ripagare i debiti denominati nella propria valuta, e non possono quindi fallire. E’ autore del libro Le 7 innocenti
frodi mortali della politica economica e numerosi papers pubblicati sul Levy Isntitute e al Center For Full Employment
and Price Stability (CFEPS).
http://moslereconomics.com/
http://www.levyinstitute.org/
http://www.cfeps.org/
Randall Wray è, insieme a Mosler, il "padre" della MMT. Opera come docente e direttore al Centro per il pieno
impiego e per la stabilità dei prezzi dell'Università di Kansas City Missouri. E' inoltre collaboratore del Levy
Institute. Nel 1998 ha pubblicato Understanding Modern Money: The Key to Full Employment and Price Stability,
1998 (Comprendere la moneta moderna. La chiave per il pieno impiego e la stailità dei prezzi). Autore estremamente
prolifico, è impegnato nella divulgazione e nella ripubblicazione dell'opera di Minsky, sulla base della quale sta
compiendo un'interpretazione dell'attuale crisi economica. Scrive inoltre su New Economic Perspectives e il blog
EconoMonitor diretto da Nouriel Roubini.
http://neweconomicperspectives.org/
Stephanie Kelton è professore associato di economia presso l'University of Missouri-Kansas City. E’
ricercatrice presso il Levy Economics Institute. E’ coordinatrice del gruppo di ricercatori presso il Centre for
Full Employment and Price Stability (“centro per la piena occupazione e per la stabilità dei prezzi”). E' ideatrice
e curatrice del sito New Economic Perspectives. Il suo campo di ricerca spazia dalle operazioni della Federal
Reserve, alla politica fiscale, alla sicurezza sociale, all’assistenza sanitaria, alla finanza internazionale e alla
politica dell'occupazione. (twitter.com/ deficitowl)
http://neweconomicperspectives.org/
Bill Mitchell è docente universitario, dirige il Centre of Full Employment and Equity (CofFEE) (Centro per il
pieno impiego e l’equità) dell’Università di Newcastle (Australia). E’ autore di un significativo articolo sul Regno
Unito intitolato The British government can never run out of money (Il governo britannico non può mai trovarsi a corto di
denaro), dove esprime anche un parere nettamente contrario alle politiche di austerità. Assieme a Randall Wray,
sta redigendo un libro di testo di Macroeconomia ispirato ai principi della MMT (previsto per la fine del 2012).
http://bilbo.economicoutlook.net/blog/
Jamie Kenneth Galbraith è un economista statunitense, figlio del famoso economista e diplomatico John
Kenneth Galbraith. Dal 1981 al 1982, Galbraith ha fatto parte dello staff del Congresso degli Stati Uniti
d'America, anche in qualità di Executive Director (Direttore esecutivo) del Joint Economic Committee (Comitato
economico congiunto). Nel 1985 è stato studioso ospite alla Brookings Institution. Attualmente è docente alla
Lyndon B. Johnson School of Public Affairs e al Dipartimento di Politica alla Università del Texas di Austin. Verso
la fine del 2008 molti politici nel mondo hanno iniziato ad ispirarsi alle raccomandazioni di Galbraith, in quello
che il Financial Times ha dipinto come "un impressionante rovesciamento dell'ortodossia degli ultimi decenni".
http://utip.gov.utexas.edu/JG/vitae.html
Marshall Auerback ha oltre 28 anni di esperienza nel management degli investimenti. Attualmente è consulente
finanziario del Madison Street Partners. E’ membro del programma sulla gestione degli investimenti sociali ed
etici al Living And Learning Communities di Denver. Collabora col gruppo The Economists for Peace and Security.
E’ ricercatore presso il Levy Institute. Offre un importante contributo al blog di divulgazione New Economic
Perspectives e alla piattaforma blog New Deal 2.0 dell’istituto di ricerca e think tank Roosevelt Institute.
http://www.levyinstitute.org/
http://www.epsusa.org/
Michael Hudson è presidente dell’Istituto per lo studio delle tendenze economiche a lungo termine (ISLET).
Il centro è impegnato in ricerche sulla finanza nazionale e internazionale, sulla contabilità e bilancio consuntivo
per quanto riguarda il settore immobiliare, sul reddito nazionale e sulla storia economica dell’antico Vicino
Oriente. Hudson è analista finanziario di Wall Street. E’ ricercatore e professore di Economia presso
l'University del Missouri, Kansas City. E’ autore dei saggi: Super-Imperialism: The Economic Strategy of American
Empire (1968 & 2003), Trade, Development and Foreign Debt (1992 & 2009) e The Myth of Aid (1971). E'
consigliere economico di vari governi, tra cui l'Islanda, la Lettonia e la Cina, in materia di finanza e diritto
tributario.
http://michael-hudson.com/
http://www.counterpunch.org/
William Black è professore associato di Economia e Legge all'Università del Missouri-Kansas City. Ha
testimoniato davanti alla commissione Agricoltura del Senato per la regolamentazione dei derivati finanziari
e davanti alla Commissione Governativa della Camera sulla regolamentazione dei compensi dei dirigenti.
E 'stato intervistato da Bill Moyers sulla PBS ottenendo una grande attenzione da parte del pubblico, da cui
è scaturita una forte risonanza mediatica. E' stato invitato presso la UCLA Hammer Institute a tenere una
Lectio Magistralis. In occasione della pubblicazione del video sul sito dell'università, ci sono state talmente
tante visualizzazioni, da mandare il server in tilt. E' stato una delle principali figure, oggetto dell'attenzione del
regista Michael Moore, nel recente film documentario Capitalism: A Love Story e delle interviste sui periodici
Newsweek, Barron, e Village Voice.
http://neweconomicperspectives.org/
Alain Parguez è professore emerito di Economia First Class all'Università Franche-Comté di Besançon (Francia)
nelle facoltà di Giurisprudenza, Economia e Scienze Politiche. Tra gli altri titoli accademici è docente di
Statistica e Scienze Economiche all’ Università di Parigi. Nel 1973 ha conseguito due tesi di dottorato; negli
Stati Uniti è membro della Eastern Economic Association e del Dipartimento di Economia all'Università di
Ottawa. E' autore di diversi saggi sulla politica monetaria, sulla politica economica e sulla concezione della crisi.
Dal 1984 al 1996 è stato direttore del periodico Monnaie et Production. E' l'ideatore della Theory of the Monetary
Circuit, di ispirazione post-keynesiana, a cui ha dedicato buona parte della propria carriera e attualmente sta
ultimando la stesura di questa vasta ricerca.
http://www.neties.com/parguez.htm
http://www.univ-fcomte.fr/
"La MMT è corretta e vincerà. Non importa l'ammontare di denaro destinato contro di lei, non importa in quanti
dedicheranno la loro carriera a distruggerci. La verità è dalla nostra parte. I bugiardi non possono vincere"
(Randall Wray)
www.democraziammt.info email: [email protected]