Premessa Cos`è la droga - Istituto Magistrale GB Vico
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Premessa Cos`è la droga - Istituto Magistrale GB Vico
Premessa Si ritiene comunemente che l'uso e l'abuso delle droghe siano problemi tipici della società contemporanea e che le droghe vengano usate nel tentativo di risolvere o di eludere le difficoltà. Le indagini storiche hanno tuttavia dimostrato che la ricerca della manipolazione della coscienza, dell'alterazione degli stati della mente e del controllo del comportamento sono costanti della storia dell'umanità. Lo psicotropismo infatti si presenta, con metodologie e percorsi diversi, in tutte le epoche e a tutte le latitudini geografiche e sociali. Attraverso le droghe l'uomo ha sempre cercato di curare il male, di fuggire gli affanni, le preoccupazioni, la tristezza, di rompere i vincoli della quotidianità, di acquisire una percezione mistica e giungere all'esperienza del sacro. Ma perché l'uomo ricerca con tanto accanimento di agire sugli stati di coscienza e di modificare artificialmente i processi mentali, nonostante tutti i rischi e i danni che ciò comporta? Il paradosso si spiega se si tiene presente il fatto che l'uomo è un animale intelligente e dotato di coscienza. In quanto essere intelligente, l'uomo intende infatti controllare la sua coscienza con strumenti artificiali, le droghe, così come controlla con utensili da lui messi a punto i fenomeni naturali e le cose che maggiormente lo coinvolgono. Cos’è la droga Con il termine “droga” si indica ogni sostanza capace di alterare gli equilibri dei diversi, ma interconnessi, livelli su cui può rappresentarsi il nostro essere: il livello biologico, quello psicologico e quello sociale. 1. Gli equilibri del primo livello sono quelli della fisiologia. Le droghe interferiscono con i processi biochimici finalizzati al mantenimento delle condizioni normali dell'organismo e soprattutto agiscono sui meccanismi delle funzioni cerebrali, interferendo sugli eventi biologici che sono alla base delle normali attività delle cellule nervose: la trasmissione e l'elaborazione di impulsi nervosi, cioè a dire di segnali ed informazioni. 2. Gli equilibri del livello psicologico costituiscono la rappresentazione mentale e comportamentale dei meccanismi cerebrali di cui abbiamo appena parlato. Perturbando le funzioni delle cellule nervose, le droghe compromettono o addirittura annullano gli equilibri psicologici e quindi la capacità di adattamento dell'individuo e le possibilità che esso ha di far fronte a situazioni di disagio intra-psichico, ambientale o interpersonale. 3. Le droghe condizionano le possibilità d'inserimento sociale dell'individuo, minando da un lato le sue capacità adattative e dall'altro determinando una reazione di emarginazione da parte del tessuto sociale. Gli equilibri del livello sociale sono legati alle condizioni dei due livelli precedenti, ma, a sua volta, il livello sociale influenza e vincola la dimensione psicologica e quella biologica. Il significato dei comportamenti, delle abitudini, degli stili di vita che un individuo ricava dalla cultura e dall'insieme dei valori della società è infatti uno dei fattori che più condizionano l'esito del riaggiustamento psicologico e quindi biologico conseguente all'uso delle droghe. Il valore storico-culturale di normalità e di devianza, infine, è l'elemento che più contribuisce a determinare l'atteggiamento della società nei confronti di chi fa uso di droghe e quindi, conseguentemente, le possibilità che ha quest'ultimo di adattarsi con i minori danni possibili alla sua nuova condizione. Classificazione delle droghe In base agli effetti positivi ricercati da chi ne fa uso, le droghe possono essere classificate in sei gruppi: 1. Stupefacenti: oppio e derivati (morfina, eroina, codeina). 2. Stimolanti: cocaina, amfetamine, tabacco, caffe', te' e, se assunti in dosi piccole, i derivati di sintesi come le metossiamfetamine (DOM, conosciuta comunemente come STP - serenità, tranquillità, pace -, DMA, conosciuta come pillola dell'amore e MDMA, meglio nota come ecstasy). 3. Sedativi o ipnotici: benzodiazepine, barbiturici. 4. Inebrianti: alcool, etere, solventi, colle e, fino alla fine dell'Ottocento, il cloroformio e l'assenzio. 5. Allucinogeni: LSD, hashish e marijuana, mescalina, psilocibina, psilocina e se assunte in dosi appropriate le metossiamfetamine indicate sopra tra gli stimolanti. Stupefacenti L’oppio e i suoi derivati L'oppio e' il succo lattiginoso, condensato all'aria, estratto per incisione dalle capsule non mature del Papaver somniferum album (papavero sonnifero). Il suo nome deriva dal termine greco opos: succo. L'oppio grezzo e' la sostanza base di tutti gli stupefacenti e contiene circa 20 tipi di alcaloidi, composti organici azotati dotati di elevata azione farmacologica a livello del sistema nervoso. Tra questi alcaloidi sono presenti alcune sostanze di diffuso uso clinico nella terapia del dolore e della tosse, come la codeina, la papaverina, e la morfina. La morfina e' stata anche la prima droga iniettabile e costituisce la base da cui si sintetizza uno degli stupefacenti piu' tossici e pericolosi: l'eroina. Un po’ di storia L'uso dell'oppio e' attestato sin nei primi documenti scritti prodotti dall'uomo. i Sumeri indicavano, già nel 4000 a.C., il papavero da oppio, come pianta della gioia, dimostrando così come le antiche popolazioni della Mesopotamia conoscevano bene le proprietà euforizzanti del succo di tale pianta. L'oppio veniva usato dagli Egizi come calmante per i bambini e anche nella mitologia greca e romana l'oppio era una presenza ricorrente. A partire dal Cinquecento l'oppio diveniva d'uso comune nel nostro continente, tanto che in letteratura il riferimento all'oppio costituiva una sorta di pretesto narrativo, una chiave simbolica, per l'analisi e la descrizione delle lotte umane contro le tristezze e le sofferenze, contro i ricordi angosciosi, ma anche un elemento fondamentale nell'invenzione e nello sviluppo del racconto di intrighi e illecite macchinazioni. Con l'avviarsi della Rivoluzione industriale, l'oppio, ormai prodotto in larga scala, divenne una merce acquistabile a basso prezzo. In Inghilterra, ad esempio, l'oppio veniva venduto a prezzi dalle cinque alle dieci volte più bassi di quelli della birra e dell'alcool. Gli inglesi disponevano delle enormi piantagioni d'oppio dell'India, la cui produzione, data la quantità e dato il basso costo della manodopera, poteva essere commercializzata a prezzi estremamente concorrenziali. La grande disponibilità d'oppio a basso prezzo determinava, soprattutto nella classe operaia, l'instaurarsi di un'epidemia d'abuso ancora più grave di quella dell'alcoolismo. L'abitudine di fare uso dell'oppio si diffuse anche tra gli intellettuali e tra i letterati, soprattutto inglesi: George Byron, Percy Shelley, Walter Scott, John Keats, Wilkie Collins e Charles Dickens facevano ricorso, saltuario o sistematico, al laudano per curare i mal di capo, l'insonnia, l'ansia. I casi più famosi però sono quelli di Samuel T. Coleridge e soprattutto di Thomas De Quincey. Quest'ultimo ci ha lasciato un mirabile racconto autobiografico della sua esperienza di tossicomane, “Le confessioni di un mangiatore d'oppio”. Anche la cultura francese produsse originali posizioni sul problema dell'oppiomania, come quelle illustrate da Honore' de Balzac nel racconto “Massimilla Doni” e quelle discusse da Charles Baudelaire nei famosi saggi raccolti ne “I paradisi artificiali”. La grave epidemia d'abuso dell'oppio dell'Ottocento trasformava la produzione e il commercio di tale sostanza in un colossale affare. Ciò e' testimoniato eloquentemente dal fatto che proprio in quegli anni l'Inghilterra si decideva a scatenare una guerra contro la Cina per costringerla a ripristinare la legalità dell'oppio revocata nel lontano 1729 dall'imperatore Yung Chiang. L'espandersi dell'uso dell'oppio incitò a nuovi studi sulla sostanza. Nel 1804, Armand Séquin isolava per la prima volta il costituente fondamentale di tale droga, chiamandolo morfina, in onore a Morfeo, dio greco del sonno e dei sogni. Nel 1853, Alexander Wood inventava la siringa ipodermica rendendo così possibile l'assunzione di droghe in forma pura direttamente nel circolo sanguigno. Si determinava così una svolta radicale nel rapporto tra l'uomo e le droghe, in quanto l'iniezione endovena aumenta in modo drammatico l'azione delle droghe sul cervello. Stimolanti La Cocaina… Tra tutte le molecole abusate dall'umanità' la cocaina ha un posto unico. Tra moda e condanna, di artisti, medici, scienziati e gente comune. La cocaina, il più potente stimolante del Sistema Nervoso Centrale presente in natura, viene estratta da due piante che crescono spontaneamente in Sud America. La Eritroxylum Coca e Novogranatense cresce nei climi umidi della foresta tropicale delle Ande Peruviane Orientali e in Colombia. Questo arbusto cresce lentamente sino ad un'altezza di 2,5 metri in 40 anni. Le foglie piu' giovani, lunghe sino a 5 cm, contengono circa 1% di cocaina e sono la principale sorgente di cocaina per il traffico illegale. Le foglie vengono macerate ed amalgamate sino a formare una pasta da cui, per raffinazione, si ottiene una polvere cristallina biancastra che contiene il cloridrato di cocaina. Amerigo Vespucci fu probabilmente il primo europeo a descrivere la masticazione di foglie di coca in uso presso le popolazioni del Nuovo Mondo. Ancora oggi il 90% degli indigeni mastica le foglie secche mescolate con una piccola quantità di cenere in modo da spremerne i principi attivi che, una volta disciolti nella saliva, vengono a poco a poco deglutiti per assicurare effetti farmacologici duraturi. Una abitudine questa, già cara agli Incas. La parola coca deriva infatti da kuka, il nome proprio della pianta in lingua quechua. Bisognerà attendere il diciannovesimo secolo, perché si iniziasse a capire che cosa rendeva le foglie di coca così uniche quando, nel 1860, Albert Niemann riuscì ad isolare una sostanza, cui diede il nome di " cocaina ". Fu in questo periodo che molti scienziati europei ed americani iniziarono a studiare gli effetti psicostimolanti della cocaina e delle foglie di coca. Nel 1880 le foglie di coca entrarono nel Prontuario Farmaceutico degli Stati Uniti d'America, mentre la cocaina fu approvata come medicinale nel 1890. Sei anni prima in Europa, l'allora giovane neurologo viennese Sigmund Freud aveva applicato i suoi studi sulla sostanza, che egli raccomandava come toccasana per moltissime malattie, tra cui la depressione di cui era afflitto e dalla quale diceva curarsi con basse dosi croniche di cocaina. Nel medesimo anno Koller, un oculista amico di Freud, sperimentò la cocaina come anestetico in diversi interventi chirurgici all'occhio, creando le basi razionali per l'anestesia locale. Non furono solo i medici, i chimici ed i tassonomisti a studiare ed abusare la cocaina. Si racconta che Robert Louis Stevenson avesse pensato i personaggi di Dr. Jekyll e Mr. Hyde come due opposti effetti della cocaina che gli era stata prescritta da Freud come antitubercolare. Verso la fine del diciannovesimo secolo, il giovane chimico corso Angelo Mariani realizzò un vino a base di coca, che fu subito acclamato da cantanti d'opera e musicisti come ottimo rimedio contro il mal di gola, come stimolante e tonico tanto da far meritare al suo inventore la medaglia dell'Accademia Medica di Francia. Molti intellettuali del tempo facevano uso del Vin Mariani; fra essi gli scrittori Dumas figlio, Verne, Rostand, Zola, Ibsen, la divine Sarah Bernhardt ed Eleonora Duse, i compositori Gounod e Massenet, gli artisti Rodin, Robida e Chéret. A questo punto anche gli imprenditori americani giudicarono vantaggioso investire nel mercato dei prodotti a base di cocaina. Fu così che J. S. Pemberton lanciò sul mercato la French Wine Coca, indicata come ottimo stimolante nervoso e tonico. Il proibizionismo mise fuori legge tutte le preparazioni a base di alcol e Pemberton fu costretto a ripiegare inventando quella che diventerà una delle più famose ed imitata bevande della storia: la Coca-Cola, ottenuta con estratto non alcolico di foglie di coca e noci di cola africana, disciolta in un dolce sciroppo di caramello. ….e le sue caratteristiche La cocaina appartiene alla famiglia degli alcaloidi naturali. Essa viene rapidamente e facilmente assorbita da ciascuna delle vie abituali di somministrazione (nasale, orale, endovenosa o polmonare). Le più alte concentrazioni di cocaina in caso di intossicazione al momento dell'autopsia, sono riscontrabili nelle urine, reni, cervello, plasma, fegato e bile (in ordine decrescente): Livelli plasmatici di cocaina sono rintracciabili per 4-6 ore dopo l'ultima assunzione per via nasale. Negli individui che abitualmente usano la cocaina la vita media della sostanza e' di circa 48 minuti dopo una dose endovenosa di 32 mg. La cocaina passa facilmente la barriera emato-encefalica. Al picco plasmatico il rapporto cervello/plasma e' di circa 4 a 1. Considerato che le concentrazioni plasmatiche scendono più rapidamente di quelle cerebrali tale rapporto diventa di 20 a 1 nel volgere di 1-2 ore. La cocaina non e' più dosabile nel tessuto encefalico 6-8 ore dopo l'ultima dose. La cocaina viene rapidamente e completamente metabolizzata. Meno del 10% e' escreta immodificata nelle urine. La cocaina può essere riscontrata nelle urine per 8 ore dopo una dose nasale L’Ecstasy La 3,4-metilendiossimetamfetamina (MDMA), o più semplicemente ecstasy deve gran parte della sua popolarità al fatto di essere illecitamente commercializzata come droga ricreazionale in voga fra i giovani. Proveniente dalla California, l'ecstasy ha raggiunto l'Europa attraverso Ibiza. Essa induce un'esperienza piacevole che inizia a manifestarsi dopo 20/30 minuti e si mantiene per 4/6 ore. Questa condizione, simile ad un sentimento d'amore senza esacerbazione del desiderio sessuale, è caratterizzata da ansia difensiva ridotta, umore elevato, introspezione più acuta e migliore capacità di articolazione di stati e sensazioni, senza alterazione della percezione o difficoltà di orientamento. Oltre a questi effetti detti “entattogeni”, l'MDMA manifesta nell'uomo azione antifame ed antifatica e provoca aumento di frequenza cardiaca, pressione arteriosa e temperatura corporea, nonché midriasi, secchezza alle fauci e tensione alla mascella. Le preparazioni da strada Di facile sintesi a partire da precursori reperibili senza difficoltà, l'ecstasy ha un costo relativamente basso rispetto alle droghe d'abuso classiche. In Europa, il traffico di ecstasy ha il suo centro di smistamento in Olanda, mentre la sintesi del principio attivo e la preparazione in compresse avvengono soprattutto nei Paesi dell'Est. Le compresse sono spesso miscugli di MDMA ed altri composti in quantità ed in proporzioni variabili; esse possono contenere impurità di fabbricazione come acetato di piombo o safrolo ed essere tagliate con prodotti diversi come zucchero in polvere e caffeina o con altre sostanze psicoattive come LSD e amfetamine. Il profilo del consumatore I consumatori d'ecstasy sono considerati "recreational drug user", espressione che definisce le persone che assumono sostanze in relazione a precisi tipi di divertimento come i "rave" nel caso specifico; spesso sono avvezzi ad assumere le pasticche con altre sostanze e sono suscettibili di sperimentare droghe per fumo o per sniffo evitando generalmente la via intravenosa. Per quanto riescano per lo più ad evitare una grave compromissione sociale e non si considerino tossicomani, riconoscono spesso che l'uso della sostanza ha comportato per loro conseguenze negative di vario genere. Non di rado l'intensificarsi delle assunzioni favorisce la comparsa degli effetti spiacevoli e sebbene si conoscano casi di abuso importante non sembra esistere una reale condizione di tossicomania. Nella pratica clinica giungono in osservazione consumatori di ecstasy della più diversa provenienza socio-demografica mostrando sia situazioni di assunzione programmata o rituale che di abuso ripetitivo alla ricerca di effetti precisi in risposta a situazioni di malessere. Gli effetti avversi Le complicazioni segnalate nell'uomo in seguito all'assunzione di ecstasy riguardano tutto sommato un numero esiguo di persone rispetto al gran numero di utilizzatori. Sulla base dei casi riportati in letteratura si tengono distinte le complicanze sistemiche acute dagli effetti neuropsichiatrici indesiderati subacuti e cronici. Le prime costituiscono la temibile sindrome da intossicazione acuta, che può manifestarsi non solo alla prima assunzione ma anche in consumatori abituali. Il quadro clinico è caratterizzato da irrequietezza, confusione mentale, alterazione della coscienza, iperriflessia, mioclono, convulsioni, pallore cutaneo, piloerezione, midriasi, secchezza alle fauci e sintomi gastro-intestinali tipo nausea e diarrea. Nei casi più gravi si osserva degenerazione muscolare con mioglobinuria, insufficienza renale acuta (IRA), coagulazione intravascolare disseminata (CID) ed ipertermia la cui insorgenza è favorita non solo dalla sostanza ma anche dall'attività fisica prolungata (il ballo) in ambienti sovraffollati, caldo-umidi e con ventilazione insufficiente. Frequenza cardiaca e pressione arteriosa sono elevate, e possono presentarsi severe aritmie con ipotensione fino allo shock. Per molti di questi effetti manca una chiara correlazione con la dose di sostanza assunta. L'epatotossicità, sporadicamente segnalata, è attribuibile più a contaminanti ed impurità, presenti nelle preparazioni da strada, che non propriamente al principio attivo. La prognosi sembra legata alla rapidità del controllo dell'ipertermia, il trattamento deve essere posto in atto entro le prime ore dopo l'assunzione; esso è finalizzato al mantenimento delle funzioni vitali ed al controllo della sintomatologia. L'MDMA sembra provocare il rilascio di ormone antidiuretico (ADH) e la contrazione della diuresi, accompagnata dalla tendenza compulsiva a bere liquidi, ciò può contribuire alla comparsa di edemi cerebrali. Non di rado in soggetti con anamnesi positiva per uso di ecstasy si riscontrano crisi ricorrenti di panico, "flashback", turbe della memoria, difficoltà di concentrazione e di apprendimento, depressione. Fin dal dicembre 1996 l'ONU ha fatto osservare mediante una nota informativa che i derivati anfetaminici costituiranno con ogni probabilità uno dei principali problemi di droga del prossimo secolo. La semplicità della loro struttura, la grande facilità di ottenere i precursori necessari e l'accessibilità delle informazioni relative alla fabbricazione sono altrettanti fattori che certamente non facilitano le azioni preventive. L'ONU ha proposto un rafforzamento delle sanzioni previste per la fabbricazione e il traffico di queste sostanze ed ha chiesto con forza ai governi di fare in modo che gli ingredienti di base siano meno accessibili. Negli ultimi anni molti governi europei hanno optato per una politica di "harm reduction" con lo scopo d'informare e mettere in opera diversi mezzi per limitare le conseguenze che possono accompagnare il consumo di ecstasy in attesa che, come è auspicabile, siano concordemente messe a punto misure più efficaci per contrastare la diffusione di queste sostanze. Gli allucinogeni naturali La Canapa Indiana a canapa indiana (Cannabis indica) e' una pianta comune largamente diffusa nelle zone tropicali e temperate della terra. Dalla canapa indiana si traggono la marijuana e l'hashish, sostanze con blanda azione euforizzante ed allucinogena. La marijuana e' una miscela delle foglie, dei fiori e degli steli della canapa indiana, mentre l'hashish rappresenta la resina della cannabis estratta dal polline dei suoi fiori. L'hashish possiede effetti stupefacenti molto più forti rispetto alla marijuana in quanto la resina del polline contiene una percentuale di principi psicoattivi, i cannabinoli, più elevata di quella propria della pianta al naturale. Un po’ di storia Si suppone che l'uso della canapa indiana cominci in età neolitica nei territori situati a sud ovest del Mar Caspio e corrispondenti all'attuale Afghanistan. La conoscenza della canapa si sarebbe da qui diffusa verso la Cina, dove il suo uso e' documentato nel Rhyya, un trattato cinese di botanica del XV secolo a.C. La canapa era coltivata dai bramini negli orti dei templi e serviva alla preparazione di un infuso chiamato bhang, che assunto in determinate occasioni rituali favoriva l'unione con la divinita'. Nel mondo islamico la canapa era tenuta in grandissima considerazione. Hashish in arabo significa erba, anzi è l'erba per eccellenza, come se l'attivita' psicotropa della pianta costituisse la chiave definitoria dell'intero regno vegetale. La canapa e' stata protagonista della vicenda leggendaria del "Veglio della Montagna" e della feroce setta dei suoi assassini, che Marco Polo riprendeva con alcune varianti nel Milione, una storia che ha stimolato per secoli l'immaginario occidentale, soprattutto quello dell'epoca Romantica. In essa si raccontava di come l'imam Hasan, infallibile ed onnipotente capo della città fortezza di Alamut si servisse dell'hashish per arruolare dei giovani e renderli privi di volontà e da lui assolutamente dipendenti in modo tale da spingerli nelle imprese più pericolose, non escluso l'omicidio. L'uso voluttuario della canapa veniva introdotto in Europa (soprattutto in Francia), nell'Ottocento, in seguito alla conquista delle province dell'impero Ottomano da parte delle truppe napoleoniche. . Nascevano quindi circoli di fumatori d'hashish, luoghi consacrati ad un nuovo culto laico. Il «Club des Haschischins» era forse il più noto di questi. Vi convenivano alcuni tra i maggiori letterati ed artisti parigini dell'epoca, come Gérard de Nerval, Théophile Gautier, Charles Baudelaire, Honoré de Balzac. MARIJUANA Il consumo di marijuana tra gli adolescenti costituisce un grave problema medico e sociale. Le conseguenze del consumo di marijuana sulla salute sono ancora poco chiare e non ben caratterizzate. La ricerca scientifica, in questi ultimi anni, ha pero compiuto comunque notevoli progressi. Vediamo alcuni di questi effetti: Effetti sulla performance È noto che la marijuana influenza le funzioni sensoriali, psicomotorie e cognitive: il fumo di marijuana, in certi individui, determina una compromissione dell'abilità con determinati compiti, soprattutto se difficili ed impegnativi, vengono svolti. Ad esempio, è stata osservata una ridotta capacità nella guida dell'automobile, che risulta poi essere all'origine di tanti incidenti stradali. La marijuana non sembra tuttavia avere alcun effetto sui tempi di reattività e sulla risposta motoria ad uno stimolo visivo. Esistono però dei fattori che complicano l'interpretazione dei danni indotti dalla marijuana quali: il contemporaneo abuso di altre sostanze; una certa variabilità tra individuo ed individuo; lo sviluppo di tolleranza a certi suoi effetti; le difficoltà nella valutazione dei dati provenienti da una popolazione così eterogenea. Riguardo al coabuso con altre sostanze, è stato dimostrato che la riduzione di capacità nella guida dell'automobile, dovuta all'assunzione di alcol, viene ulteriormente aggravata dalla marijuana. È superfluo precisare che la possibilità di stabilire una diretta correlazione tra la gravità del deficit psicomotorio ed i livelli ematici di cannabinoidi sarebbe di grande aiuto nel determinare la causa di molti incidenti stradali. Apprendimento e memoria Gli studi sugli effetti della marijuana a carico dei processi di apprendimento e memoria hanno sovente dato origine a risultati contradditori. La marijuana sembra poter danneggiare soprattutto la memoria a breve termine; deficit nella memoria a lungo termine sono però stati rilevati in adolescenti che facevano uso cronico di tale droga. Disturbi psichiatrici Il rapporto tra consumo di marijuana e malattie psichiatriche è stato oggetto di numerosi studi per via dei frequenti e numerosi casi di soggetti con disturbi psicologici che sono al tempo stesso consumatori di sostanze d'abuso. Nonostante sia stato proposto che la marijuana possa indurre diversi stati psicopatologici, la cosidetta "psicosi da cannabis" non è stata ancora ben caratterizzata. È probabile invece che la marijuana possa amplificare disordini mentali già esistenti. È stato proposto che l'abuso di marijuana in individui con problemi psichiatrici possa portare alla comparsa di schizofrenia ad esordio precoce. Riproduzione Anche gli studi sinora condotti sugli effetti della marijuana e dei cannabinoidi a carico sistema riproduttivo nell'uomo, hanno dato risultati contrastanti. È stato comunque riportato che la marijuana produce effetti negativi sulla gametogenesi, sull'embriogenesi e lo sviluppo postnataleoltre ad una riduzione della concentrazione spermatica ed oligospermia con disfunzione delle cellule di Leydig e Sertoli, conducendo ad una probabile infertilità. Gli allucinogeni naturali e di sintesi Le metossiamfetamine Tra gli allucinogeni di origine naturale, la mescalina e' sicuramente la sostanza meno attiva. Negli anni '60, l'interesse sorto in ambito psichiatrico intorno alla mescalina diede un forte impulso alle ricerche chimiche e farmacologiche tese a potenziare gli effetti del principio attivo del cactus peyote. . Nascevano cosi' le metossiamfetamine. Le prime metossiamfetamine hanno conosciuto una grandissima diffusione nel movimento hippy, soprattutto tra gli hippies di quello che era il centro mondiale della produzione di nuove sostanze psicoattive e dell'esplorazione dei loro effetti, San Francisco. Il tramonto della cultura psichedelica hippy e l'avvento di quella efficientistica e piu' "effimera" degli yuppies determinava quindi il declino dell'uso delle sostanze allucinogene. La trasformazione del mercato delle sostanze psicotrope impose cosi' all'industria chimica illegale la produzione di droghe capaci di aumentare la vigilanza e la consapevolezza del sé senza produrre effetti psicotici e distorsioni percettive. La più tristemente famosa di queste sostanze e' la già citata ecstasy. Una droga che ha raggiunto il massimo della popolarita' negli anni '80, in quella parte della popolazione giovanile che ha assimilato le istanze e gli stereotipi piu' deteriori - soprattutto per quanto riguarda le pratiche di aggregazione sociale - proposti da alcuni nuovi modelli culturali. L'ecstasy e' così diventata una sostanza molto usata tra quelli che maniacalmente cercavano e cercano l'esasperazione del divertimento nelle discoteche, nelle feste private e nei locali notturni, perché conferisce euforia e possiede una potente azione eccitante. Al suo uso non e' certo disgiunta la drammatica crescita della mortalità sulle strade del sabato sera. LSD Nella grandissima varieta' delle sostanze allucinogene l'LSD e' sicuramente la più conosciuta. Essa e' stata la prima droga psichedelica ad incidere in maniera profonda sulla cultura e sull'immaginario del mondo occidentale. Intorno all'esperienza psicheledica prodotta dall'LSD, infatti, si originarono alcuni tratti fondamentali della "metafisica" e, in certi casi, della mistica che animava la rivolta hippy e che sul finire degli anni '60 si diffuse da San Francisco in tutti i paesi industrializzati. Il 16 aprile 1943, Albert Hofmann, un chimico dei laboratori Sandoz, ingerendo accidentalmente l'LSD nel corso di esperimenti sull'attività' farmacologica dei derivati dell'acido lisergico, veniva colto da allucinazioni, da un flusso ininterrotto di vivide visioni, immagini distorte, giochi caleidoscopici di colori, forme grottesche, durato qualche ora. L'LSD diveniva in breve una bandiera ideologica, il simbolo dell'anticonformismo e del rifiuto dei valori della cultura occidentali. Secondo gli hippies e i ragazzi della beat generation, l'LSD doveva servire a promuovere quella rivoluzione psichedelica che avrebbe finalmente liberato la coscienza e i comportamenti dai legacci dell'educazione all'individualismo e del pensiero raziocinante imposti come norma dalla società occidentale. Adolescenza e Droga. Come scoprire, sin dalla prima infanzia i fattori di rischio Per cercare di chiarire quali possono essere le variabili che, nel corso di tutta l'adolescenza, favoriscono oppure impediscono l'uso di droghe sono necessari degli studi prospettici, che seguano i bambini e gli adolescenti per diversi decenni. L’elaborazione dei dati su studi condotti di recente su una vasta ed eterogenea popolazione di adolescenti hanno permesso di individuare tratti di temperamento e di comportamenti che sono potenti indicatori della loro inclinazione all'uso ed abuso di droghe fino all'età adulta, come pure comportamenti che proteggono dall'uso di sostanze sin dalla prima adolescenza. Sono stati individuati quattro fattori endogeni predisponenti all’uso di stupefacenti come l'introversione-timidezza, l'aggressività- irritabilità, la tendenza alla ribellione e l’appartenenza al sesso maschile, ed alcuni fattori esterni all'adolescente, come l'uso di sostanze nel gruppo di appartenenza, nei propri genitori e l'aver avuto dei problemi con la legge. Due importanti comportamenti nella prima infanzia così come nell’adolescenza vengono infatti correlati con l'uso di sostanze in una fase successiva della vita: la timidezza-descritta dagli insegnanti come la tendenza dell'alunno a stare da solo, avere pochi amici, essere silenzioso durante le lezioni e l'aggressività descritta come la tendenza ad essere coinvolti in risse e non rispettare le regole. Timidezza e aggressività si dimostrarono come i due fattori più importanti nel predire un comportamento da abuso di sostanze. Le relazioni reciproche tra timidezza ed aggressività complicano la probabilità che gli adolescenti maschi hanno di diventare tossicodipendenti. Tra essi l'aggressività favorisce il comportamento d'abuso mentre la timidezza, al contrario, lo riduce. La contemporanea presenza di sintomi attribuibili sia all'aggressività che alla timidezza conferisce il massimo rischio rispetto alla presenza di uno dei due fattori singolarmente. L'aggressività nei maschi è spesso associata con l'incapacità a mantenere la concentrazione per periodi sufficienti a svolgere con profitto i compiti scolastici. Nelle femmine la situazione è completamente diversa, né l'aggressività, né la timidezza né tantomeno problemi di concentrazione hanno alcuna relazione con la tendenza ad usare droghe in un secondo momento. La timidezza e l'aggressività potrebbero essere meno importanti per le ragazze perché i gruppi di riferimento sono, per loro, più piccoli e vengono considerati meno importanti. Queste differenze di genere (maschile o femminile) devono essere tenute in grande considerazione e non esclusi a priori come si tendeva a fare in passato. Nelle prove effettuate tra adolescenti si evidenzia che all'età di 16-17 anni le ragazze usano una quantità inferiore di birra, vino, liquori, marijuana ed altre droghe illegali rispetto ai loro coetanei maschi, ma non usano meno tabacco. All'interno di entrambi i gruppi, maschi o femmine con i punteggi intellettivi più alti e le migliori risposte ai test attitudinali scolastici tendono ad abusare birra, vino, superalcolici e marijuana 10 anni più tardi. Lo stato della salute psicologica e le relazioni intrafamiliari giocano invece un ruolo essenziale per le ragazze. Le madri hanno un importante effetto sulla salute psicologica delle loro figlie ma non dei loro figli maschi. Le aspettative materne e la salute psichica della madre sono i fattori protettivi più validi contro l'abuso di sostanze nelle ragazze. Le ragazze con solidi rapporti affettivi all'interno della famiglia tendono ad usare meno sostanze di quelle che provengono da famiglie in crisi, ma la stessa situazione non è valida per i loro fratelli per i quali l'aggressività rimane uno dei comportamenti predittivi più importanti dell'abuso di cocaina. Il nucleo familiare gioca comunque un ruolo importante sui figli adolescenti. L'uso di alcol o droghe nei genitori aumenta la frequenza dell'uso delle stesse sostanze anche nei loro figli. La raccomandazioni che i genitori fanno ad essi, anche in modo coercitivo, possono avere un qualche valore nella prima adolescenza, quando i figli ancora s'identificano nei loro genitori, ma sono del tutto inutili nella adolescenza avanzata quando la famiglia perde il suo ruolo di controllo e quando i genitori diventano, tramite il loro comportamento, un fattore di rischio aggiuntivo per i ragazzi. Di contro forti e sane relazioni familiari con genitori che rappresentino per i loro figli dei validi punti di riferimento stimolano l’adolescente ad ottenere buoni risultati scolastici, avere dei buoni rapporti con i propri fratelli e sorelle, occupare la giornata in attività dopo-scuola (sport, chiesa e gruppi di riferimento dove non si usino droghe). Molti di questi ragazzi non solo non usano o useranno droghe ma diventano delle persone di successo.