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La vita ai tempi del
Pagante
Viaggio nella cultura del degenero
PIERPAOLO RENELLA
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Copyright © 2016 Pierpaolo Renella
Tutti i diritti riservati..
ISBN: 1533101736
ISBN-13: 978-1533101730
Progetto grafico e copertina: Belvedere Communication
Pubblicato con la Esclusiva Strategia Editoriale
“Self Publishing Vincente”
www.SelfPublishingVincente.it
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LA REGINA DI INSTAGRAM
Quella che prima ti fa lo shampoo, poi ti pettina, fratello mio
Ore 2:12 del 21 febbraio 2016, località Baggiovara (Modena).
Due tipe in tacchi, microgonna e occhi da commercialista, si
aggirano nel backstage della discoteca Kill Your Idols (KYI),
attirate dagli effluvi della paganza. Da sole, valgono il viaggio
da Milano. Spietate, inesorabili, nelle parole come nelle azioni.
A loro modo, talentuose. Capaci di portare a spasso il
Pagantello come un cagnolino, dentro e fuori i locali e i
negozi alla moda. Nessuno sa con certezza chi abbia scoperto
quest’uso del termine shampista, tempo addietro, né come; si
racconta di circostanze comunque bizzarre. “C’è da fare un
distinguo tra la shampista riconducibile all’immaginario del
Pagante in discoteca e la shampista come è vissuta dai ragazzi
della nostra zona”, dice Alessandro Anania, padrone di casa
qui al KYI, nonché gran cerimoniere della notte emiliana.
“Quanto alla prima definizione, Il Pagante ha fatto un remake
fantastico e attualissimo di una delle canzoni più significative
di Max [Pezzali, ndr], che è La regina del Celebrità. Una scelta
azzeccata, che ci mostra come alla fine degli anni novanta la
grande ammirazione all’interno di un locale era per la ragazza
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che ballava, si destreggiava e mostrava tutta la sua bellezza.
Mentre oggi la gente non guarda più questo. Non si riconosce
più nella ragazza più bella del locale, una sorta di semi-dea.
Oggi è cambiato tutto. La nostra Regina di Instagram vive
dell’apparenza e di quello che gli altri vedono in lei. Viviamo
in un periodo molto particolare, a livello storico, non solo
economico. Nella discoteca si è completamente perso il
valore dell’eleganza vera, della raffinatezza estrema che rende
una bella ragazza quasi inavvicinabile: la più bella, la più
desiderata, la più corteggiata. Oggi dilaga il fenomeno della
Shampista che è la Regina di Instagram. Non è un caso,
perché grazie ai filtri e ai trick di Instagram ogni ragazza
minimamente carina, passabile, diventa una star. La shampista
di vero non ha niente, è questa secondo me la critica fatta da
Il Pagante nella canzone. Una critica divertente, una canzone
molto cantabile, orecchiabile, che però contiene un’analisi
acuta. Straordinaria anche l’escalation dei teaser, i tre video che
hanno preceduto l’uscita del singolo. Nel primo la shampista
è una studentessa dello IULM con aspirazioni a ricoprire ruoli
manageriali. Nel secondo si mostra interessata alle magliettine
frivole da 300 euro e, infine, si presenta con in mano il POS
per toglierti tutti i soldi che hai”. Torniamo al tema del
consumismo plateale, uno dei temi portanti del libretto che
state leggendo. Sentendo parlare Alessandro, mi torna in
mente il vecchio detto 'In foto Belen, dal vivo balen'. Glielo
dico, provocando la sua risata fragorosa. “Sì certo, è proprio
questa l’essenza della shampista. Poi, a dirla tutta, la discoteca
vista con gli occhi del proprietario è un luogo di disperata
solitudine. Non si parla, non ci si confronta, mentre si balla
non ci si può neanche aggregare. Sono tutti delle isole. Le
gente si sente triste. La discoteca, appunto, è il luogo
dell’apparire. Il fruitore ci va per essere giudicato per quello
che vorrebbe che la gente vedesse in lui. Come sui social”. È
tutto molto pirandelliano quello che dice Alessandro. “Prima
della shampista c’era lo sbocciatore, altro fenomeno sociale
che impazzava nel 2013-2014. Ha influenzato i sedicenni
come un cattivo maestro che induce a lasciare dei patrimoni
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di migliaia e migliaia di euro per acquistare le più assurde
bottiglie di edizioni speciali di champagne, senza una logica.
Nel 2014 nel mio locale è stato consumato un elevato
quantitativo di bottiglie da tre litri di Armand de Brignac
‘Oro’ (la linea Brut Gold), uno champagne di prestigio che in
disco al cliente costa intorno 4 mila euro (la tre litri).
All’ingrosso il costo della tre litri è di 1.200 euro più IVA.
Comprare una bottiglia singola in una serata è una follia pura.
Tra l’altro, a parer mio, non è neanche uno champagne
buono, neanche paragonabile al Dompero. La gente lo
comprava perché la bottiglia rivestita da una pellicola dorata
dava l’idea della ricchezza, e perché lo vedevano nei video di
alcuni musicisti hip-hop americani. Questa è proprio la
dimensione dell’ostentazione pura. Lo compravano perché
tutti vedessero che hanno preso il de Brignac Oro”. Le gente
ignora il fatto che lo champagne Armand de Brignac sia
prodotto nelle stesse vigne che il re Luigi XV aveva scelto per
la produzione del suo personalissimo vino, ma la Brut Gold
in disco fa molta scena. È tra le più utilizzate per fare i cafoni
in discoteca. Chi fa uscire un Armand è percepito come un
tipo agiato che vuole fare lo sborone! Gioca un ruolo
importante anche la coreografia dell’uscita della bottiglia, le
modalità con cui viene servita al tavolo. Se è accompagnata da
quaranta lucine con una sfilza di ragazze e il dj è obbligato ad
abbassare il volume della musica, la scena si trasforma in una
pacchianata esagerata. Roba da far impallidire chi fa la
Belvedere da 750 ml, che al KYI si può acquistare anche a
180 euro. La tendenza è di aumentare i prezzi, fino a
raddoppiarli, nelle serate con ospiti celebri ma Alessandro va
in controtendenza: “Così uccidi i locali, li svalorizzi
incredibilmente. Pensa a stasera: c’è il Pagante ed io non
aumento i prezzi di un euro. Il Pagante è quel traino che fa
venire più gente nel locale”. Effetto volume, non effetto
prezzo.
Mica facile fare la shampista a Modena nel 2016. “Quando
avevo quindici anni a Modena erano aperti dieci locali e tutti
facevano soldout tutte le settimane. Oggi la musica è
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cambiata. Sono aperti solo due locali che non fanno neanche
tutte le serate e non sono praticamente mai esauriti”,
prosegue Alessandro. È la fase di riflusso che segue il boom
del 2013-2014. Erano anni quelli in cui i paganti, al grido di
‘Entro in Pass e bevo Grey”, sono arrivati a spendere un
fiume di denaro per emulare i loro idoli, che a loro volta
facevano una parodia dello stile di vita dello sbocciatore.
Tanti soldi spesi per fare le foto e taggare il
@PaganteOfficial, #DomPerignon, @BelvedereVodka, con
la speranza che poi loro ricambino con dei ‘like’ o dei
‘following’. “Ed è in quel contesto che è nata la shampista. La
ragazza furba, minimamente carina, che si aggancia
prepotentemente a queste persone con lo scopo di
manovrarle a proprio piacimento. È quella che il giorno del
suo compleanno si fa finanziare dal Pagante il tavolo nel retro
consolle. Sono cinquemila euro di tavolo. Sono tutte scene
vissute in un locale a Modena, non è leggenda”.
Non particolarmente bella, ma vincente. Come Lindsey
Vonn in Coppa del mondo (la sciatrice vanta oltre un milione
e mezzo di fan su Facebook). Adora fare shopping, sogna
l’alta moda. In serata la shampista è sempre perfettamente
truccata, tanto che le tredicenni le chiedono consigli sul
make-up. Le Regina di Instagram, o la rivincita
dell’opportunismo. Una che negli eventi ci sguazza, o meglio
ci si trova in mezzo, perché poi alla shampista poco importa
della musica, del concept o roba simile; insomma la tipa che
potrebbe ispirare anche un romanzo generazionale. E lo
stesso Alle Anania è ben conscio dell’importanza degli eventi
nel dance bizness. “Noi abbiamo inaugurato la stagione con
Benny Benassi, l’icona italiana nel mondo, il dj forse più
esportabile. Il secondo ospite è stato Gabry Ponte, che non
ha bisogno di presentazioni. Dopo di che, due emergenti
internazionali: Dyro e i DVBBS. Per concludere con Cristian
Marchi e il Pagante”. Difficile una dimostrazione altrettanto
evidente di paganza musicale. “Mi soffermerei su Gabry
Ponte e Cristian Marchi”, sorride Alle. “Non ti posso dire
quale dei due preferisco, perderei un amico! Cristian lo
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conosco dal 2008 e con Gabry ho fatto tante date e, oltre ad
essere un suo fan, seguo con attenzione i suoi progetti, la sua
etichetta, gli eventi a Torino. Ha una gran visione del lavoro e
lo stimo tantissimo. Cristian ha un sound caldissimo,
colorato. Tutti i suoi pezzi, dal 2008 in poi, sono stati
fantastici perché hanno segnato l’epoca della discoteca
italiana”. Non è dato sapere se la shampista conosca la
discografia di Cristian Marchi, ma di sicuro la musica fa
minimamente parte della sua vita, seppure in modo
strumentale. “Stiamo parlando di uno che ha cambiato la
storia. Prima c’era Satisfaction di Benny Benassi, poi arriva
Cristian con Love Sex American Express che ha cambiato tutto.
Può piacere alla shampista perché è proprio il simbolo delle
serate su cui Il Pagante ironizza. È il dj che suona per il
ragazzo pettinato, con la voglia matta di saltare, divertirsi e
fare la bottiglia. Love Sex American Express è la hit che lo
rappresenta e rappresenta quel mondo in cui la shampista
sguazza. Senza dimenticare We Are Perfect e Rockstar, che si
sintonizzano perfettamente sulla lunghezza d’onda di quel
mood”. Che non sono distantissime dalle produzioni di un
David Guetta. “No, non siamo lontani. Parliamo di un artista
assolutamente geniale che è diventato, con l’album Pop Life
(2007), una popstar a tutti gli effetti. Una persona che fa gli
stadi e i festival e suoi cantati son diventati celebri. Cristian è
rimasto un dj, ma è un dj fantastico che quando entra in pista
trasmette energia e fa ballare tutti”.
Nella mia vita ho ascoltato un sacco di musica sia
commerciale che non, così mi ritrovo perfettamente nelle
parole di Alessandro. Tanto che mi spingo a chiedergli
quanto sia economicamente sostenibile, per la sua discoteca,
una serata con Cristian Marchi: “È al limite della sostenibilità.
Un investimento che puoi fare ogni tanto, devi fare soldout
per ripagartelo. C’è da dire che lui ha una base di fan, tra le
400 e le 600 persone, che vengono per l’artista e lo seguono
più o meno ovunque. Il resto deve farlo il manager della
serata a portare almeno altre 500 persone. Se la data è
strategica, a ridosso delle vacanze natalizie, possono venire
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tranquillamente 2000 persone. Normalmente Cristian è un dj
da 1.000-1.200 persone”, racconta Alessandro.
Il tempo passa e non si possono ignorare i cambiamenti
avvenuti negli ultimi anni. La shampista forse no, ma io sono
particolarmente interessato a queste cose, tanto che una volta
ho scritto sul mio blog che le superstar della consolle non
sono più sostenibili per i locali tradizionali. “Condivido”,
rincara la dosa Alle, “le star sono concepibili sono nei festival
e fuori dall’Italia, purtroppo. Io ad Halloween 2013, per la
prima volta in Italia ho fatto Martin Garrix1, ai tempi di
Animals. Fino a pochi anni fa lo stesso David Guetta per 1820 mila euro faceva date. All’epoca eventi simili, in un locale
grande, potevano avere un senso perché erano quasi eventi da
stadio. Ad oggi, per quel cachet lì, i dj internazionali non
prendono neanche in considerazione proposte. Abbiamo un
grosso problema: trovare qualcosa di nuovo in un ambiente
che è vecchio. I giovani chiedono altro, non sono più disposti
a prendere la macchina, spendere 35 euro per andarsi a fare
una bevuta e ascoltare musica che oggi possono ascoltare
anche in casa con gli amici, giocando alla Playstation”.
Parole, quelle di Alessandro, che hanno il sapore
dell’onestà ma anche della modestia. Quella di un giovane
venticinquenne che ha voglia di mettersi in gioco con
l’entusiasmo di un ragazzino, in questa stagione in cui la
“febbre del sabato sera” sembra battere un po’ la fiacca. Qui
nel backstage l’atmosfera è scialla: non c’è nessuna tensione e
la gente è tutta grandi sorrisi. Compreso Rodolfo, il più
esperto fra gli addetti alla sicurezza. È un vero e proprio
pilastro del locale. Al punto che, senza Rodolfo e gli amici di
sempre, il KYI non sarebbe mai stato questa discoteca. Lo
ammette lo stesso Rodolfo a Giamma (aka Gian Maria
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Su Garrix basta dire che ha chiuso il 2015 al numero 3 del ranking di DJ
MAG, davanti a Tiesto e Armin Van Buuren. Tiesto è il mito di Martin (e
di tanti altri dj-producer), la sua ispirazione. Garrix sta a Tiesto, come
Marquez sta a V46 Rossi, tanto per fare un paragone strampalato con il
top level del motociclismo. Garrix ha una reputazione maggiore di
Marquez e, quest’anno, potrebbe diventare il numero 1 di DJ MAG.
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Giamporcaro che è qui con me a parlare con la gente),
aggiungendo di aver paura del futuro. “Sì perché oggi la notte
è spendere soldi, apparire e continuare a farlo fino ad
esaurimento fisico. È un po’ come celebrare tutte le sere
l’ultimo dell’anno”. Serio, educato, composto, Rodolfo merita
di essere ascoltato: “Una volta le ragazze venivano in disco
per ballare e cercare il bel ragazzo con cui avviare una
relazione. Oggi vengono, si sballano e cercano rapporti di
pochi minuti, al massimo qualche ora. Non vogliono più
costruire. Non vogliono legami”.
A sentire Chiara Saggiorato e Francesca Chinelli – due
delle ragazze immagine del KYI – esistono ancora le ragazze
che non ‘fanno lo shampoo’ all’uomo, “altrimenti saremmo
rovinati”, sottolinea Chiara con un gran sorriso, che quasi
non sta nelle pelle.
Mi viene da chiedere, quasi senza pensarci: “Secondo voi,
le shampiste hanno veri amici?”
E Francesca, con la faccia priva di stupore, mi fa:
“Hanno il moroso di comodo, le amiche di comodo, tutto
ciò che è funzionale al raggiungimento dei loro obiettivi”.
Gli esseri umani a volte possono essere molto calcolatori
con altri esseri umani. Ecco, le cose stanno così, e poi
partono una serie di battute sulla shampista in cui Chiara e
Francesca si passano la palla l’un con l’altra, tirando in mezzo
anche Giamma che di solito è quello che tira in mezzo le
persone. Abbiamo continuato a parlare e parlare fin quasi alle
tre. Alla fine Giamma sentenzia: “Essere shampista è una
scelta, non un’indole”. E torniamo al principio. Giamma è
fatto così, a lui piacciono le questioni di principio. Allora
abbiamo chiesto alle ragazze la conferma di quella che, di
solito, chiamiamo la beffa boccaccesca e loro ci hanno detto
che “sì, la shampista si fa pagare la vacanza ma, attenzione, è
una con la puzza sotto il naso e difficilmente si concede al
Pagante”. Intortatrice sì, ragazza facile no.
Le interviste di Giamma meriterebbero una vetrina
migliore del mio libro. Artista bipolare, alla direzione creativa
dei video de Il Pagante alterna la comicità con tinte
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giornalistiche, una sua fissa. Il meglio lo esprime con Giulia
De Prato, teenager dalla faccia simpatica e dolce che indossa
una t-shirt nera con il logo rosa de La Shampista. Tipico
esempio di self-made merchandise. “Ho saputo che Il
Pagante veniva a Modena e così ho voluto fare la maglia.
L’avevo fatta anche di ‘Faccio After’. Ho preso il logo, poi
sono andata in un posto dove stampano le magliette e l’ho
fatta fare”, spiega Giulia raggiante. Ai giovanissimi Giamma
crede veramente e non vuole tenerli fuori dal nostro
reportage. Giulia non ama i noiosi tecnicismi: “La shampista è
la fighettina che vuole scroccare i soldi ai tipi”. Giamma vuole
approfondire la questione della tendenza all’intortamento del
genere maschile e lei lo accontenta: “Se uno è antipatico, gli
scrocco la cena per dispetto. Se uno mi sta simpatico, ci
faccio anche amicizia”. A quel punto arriva la madre di tutte
le domande: perché scroccare? Lo scrocco genera adrenalina?
“Sì, perché puoi avere delle belle cose senza fare nessuno
sforzo”, è la replica. E tutti scoppiamo in un tripudio d’ilarità.
È proprio vero, una risata ci seppellirà tutti prima o poi,
fatevene una ragione.
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DA ISOLA SOLITARIA A SUPERSTAR
Non credo sia giusto esprimere opinioni sull’opera artistica di
Eddy Veerus senza averlo conosciuto almeno in parte.
Sarebbe più decoroso non esprimersi, lasciando che a parlare
siano quelli che lo hanno conosciuti davvero. Ho conosciuto
Eddy e, prima di lui, il manager Guglielmo Panzera. Ma non
vi farò il diario di questa esperienza personale. Mentre dopo
quasi un anno di lavoro sono alla conclusione del libro che
state leggendo, penso a come sono arrivato sin qui. Per
scrivere serve un tema, okay, ma serve soprattutto la voglia di
non considerarlo come una nuvola dove rifugiarsi quando il
tedio quotidiano si fa insostenibile. Serve aver fame di
conoscere la materia da trattare e darle basi solide. Per lunghi
mesi il Grande Tema del mio lavoro è stato ‘il potere di
Internet di trasformare sconosciuti in Superstar’. Perché è di
questo che si tratta, a voler ridurre la cosa ai minimi termini.
Parodie musicali caricate su YouTube, che in breve diventano
veri e propri inni generazionali. 28,5 milioni di visualizzazioni 2
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I dati sono aggiornati al 5 aprile 2016. Due cose mi lasciano
esterrefatto. Il boom di views di Sbatti (praticamente 8 milioni) e il
trend di crescita pressoché inarrestabile. Ad es. Vamonos, che ha da
poco scollinato i 4 milioni, negli ultimi cinque mesi ha fatto un +
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totali per gli otto video, con una media di download per clip
che supera i 3,7 milioni.
Quando un autore studia Il Pagante, descrive le
caratteristiche dei personaggi, la condotta e il modo di parlare
di essi. Io ho integrato questa regola, chiedendomi se in giro
vi fossero dei modelli cui far riferimento. Dal punto di vista
sociale, ne ho trovati diversi. Dal punto di vista musicale, in
Italia c’è poco o niente di simile a Il Pagante. Guglielmo, che
è un osservatore attento, mi aveva parlato di un trio
statunitense, divenuto celebre: The Lonely Island. Tre nerd,
nativi californiani, che hanno fatto il botto sul Tubo,
sfruttando la cassa di risonanza di uno show televisivo ultrapopolare come il Saturday Night Live. Tre giovani che hanno
rivisitato la tradizione americana della canzone comica con
maestria da fuoriclasse. Non è straordinario?
Ho svolto uno studio approfondito sui Lonely Island3, i
campioni dello scherno nell’era digitale. Potrei anche
sbagliarmi, ma a me pare che il comedy rap di Andy Samberg,
Akiva Schaffer e Jorma Taccone sia arte pura. Mostra
creatività, in primo luogo; poi è molto attinente con la realtà,
anche quando la comicità si gioca su un registro demenziale
portato al limite estremo, come avviene nel singolo Jizz in My
43,3% di visualizzazioni. Una roba impressionante. Da far
impallidire King Gue, che con la sua Mollami ha fatto ‘appena’ 2
milioni di views dal 20 ottobre 2015. Parliamo di un maestro del
rap.
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Il vero paradosso è nel nome del trio: l’isola solitaria da centinaia
di milioni di visualizzazioni su YouTube. Il nome fu una cosa
semplice e piccola, pensata nel 2000 quando i tre giovincelli
vivevano a Los Angeles. Thelonelyisland.com era il sito web che
avevano creato, una specie di videoblog dove raccogliere le scenette
autoprodotte e i primi video sperimentali. Lì dentro ci finiva di
tutto: dal montaggio di cartoons, a spezzoni di vecchi videogame,
oltre ai primissimi video di comedy rap in cui i tre replicavano lo
stile dei loro artisti hip-hop preferiti – Beastie Boys, N.W.A
(acronimo di Niggaz Wit' Attitudes, crew californiana di gangsta
rap fondata da Eazy-E e Dr. Dre) e Ice Cube.
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Pants. Il senso dell’umorismo è innato, ma anche la qualità
delle tre voci sembra non essere da meno. Fanno il verso alle
superstar del rap, con una qualità indescrivibile. Mi piace un
sacco anche il modo in cui cantano e recitano gli ospiti dei
video, autori dei cosiddetti featuring: da T-Pain a Justin
Timberlake, da Michael Bolton a Nicki Minaj.
“I Lonely Island li ho scoperti quando già cantavo”, mi fa
Eddy Veerus, “loro fanno una cosa molto simile alla nostra,
fatta molto bene: quando si tratta di fare una canzone si
contornano di special guest potentissimi, come Adam Levine o
lo stesso Justin. I video sono fighissimi, stra-divertenti, e gli
special guest fanno un qualcosa che li rende ancor più
interessanti. Cantanti stra-forti di loro non interpretano se
stessi nei video, ma si mettono a disposizione dei TLI. Ad
esempio Akon sveste i panni della popstar in I Just Had Sex e
fa quello che la parodia richiede. Questo qui, secondo me, è
uno dei maggiori punti di forza del loro prodotto”. Un
dettaglio che, a pensarci bene, dettaglio non è. “Ogni video
racconta una storia, con dei messaggi molto ma molto
divertenti. Tanto è vero che nei prossimi video vorremmo
ispirarci a loro”.
Anche Guglielmo Panzera ha le idee chiare in tema di TLI.
“Ti ho parlato di The Lonely Island, tempo fa, perché notavo
una somiglianza con il Pagante non tanto sui contenuti
quanto piuttosto sul percorso di crescita. Loro hanno
stereotipizzato concetti e idee, rendendoli volutamente
ironici, affidando la propria immagine all’immagine di
persone famose. I guest si sono messi in gioco, vuoi per
ragioni di visibilità, vuoi per la semplice voglia di divertirsi
come Michael Bolton che fa il giullare in Jack Sparrow. C’è un
sapiente utilizzo dei personaggi famosi per rendere i contenuti
ancor più divertenti, più virali”.
Passiamo ora a Il Pagante. Gue Pequeno che parla al
telefono con sua madre e la coppia Pierpa Peroni & Max
Pezzali in porta al Gattopardo sono due chiari esempi di
utilizzo dell’ospite che vanno nella stessa direzione. In Italia,
Il Pagante è sinonimo di sarcasmo – il linguaggio del diavolo
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PIERPAOLO RENELLA
– inteso come propensione a cogliere gli aspetti grotteschi e
paradossali della nightlife, e non solo. Un’accusa ricorrente
indirizzata a Il Pagante dagli haters riguarda la sua mancata
presa di posizione contro il degenero giovanile – in altre
parole, gli rimproverano di esserne complice. La critica
appare ingiusta ma soprattutto infondata, perché Il Pagante è
ironia, beffa, scherno. Avete mai visto su YouTube le clip in
cui Jun Matsuno intervista la gente alle serate nel cosiddetto
Tiraggio? Vi sembra complice degli sbocciatori?
Nulla è più assodato del fatto che il filone demenziale
possa raggiungere picchi estremi. Jizz in My Pants è il
paradigma della canzone demenziale che piace agli americani.
“Se avessimo fatto noi, in Italia, un pezzo così, qualcuno
avrebbe riso ma tanti avrebbero messo l’accento sull’aspetto
trash della cosa”, commenta Guglielmo. Una canzone che mi
ha riportato alla mente le vecchie cose di Federico "Doctor"
Clapis, interpretate tra l’altro da Roberta Branchini. “Sì, ma
Clapis aveva un intento quasi didascalico. Lui voleva dare un
messaggio con i suoi video, voleva insegnare delle cose ai
fruitori dei suoi video. TLI è intrattenimento puro. Sono dei
comici che invece di esprimersi al teatro o al cinema, si
esprimono attraverso la musica. È l’aspetto più innovativo
della parodia musicale. La canzone da ridere indirizzata a un
target di giovanissimi”. Il talento inventivo di Samberg e soci
è stato esercitato per rendere cool e accattivante quella che
negli Stati Uniti chiamano novelty song. Menestrelli giullari dal
genio burlesco che con Lazy Sunday4 hanno fatto 5 milioni di
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Lazy Sunday è la Entro in Pass dei TLI. La prima canzone più o
meno strutturata del gruppo. Diretta da Akiva Schaffer e composta
da Jorma Taccone sul Mac, interpretata da Andy Samberg e da
Chris Parnell, che nel Saturday Night Live (abb. SNL, lo show
comico in onda il sabato sera in seconda serata sulla Nbc) di quei
tempi era il partner di Samberg. Il video venne girato il mattino del
15 dicembre 2005 con una camera professionale presa a prestito e
con comparse di fortuna come la sorella della fidanzata di Taccone
nei panni della commessa. Andò in onda per la prima volta al SNL
del 17 dicembre, poi Internet e YouTube fecero il resto. Proverò a
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visualizzazioni in due mesi, nei lontanissimi inizi del 2006.
Numeri da capogiro, in grado di catapultare il pezzo tra le hit
di Hot 97, la radio di solo hip hop più famosa al mondo. La
mia ammirazione per questo risultato non sarà mai troppa.
Per gli americani, The Lonely Island è un romanzo di cui
vi ho svelato il finale. Fare una paccata di soldi con il Web (o
grazie al Web) partendo da zero. La versione contemporanea
del Sogno Americano. Fare una paccata di soldi legalmente,
perché sul Web c’è anche il furto d’identità, il phising e altre
frodi ma in questa sede parliamo di artisti. Con Guglielmo ho
avviato un dibattito sulla possibilità di considerare Il Pagante
come il simbolo dell’Italian Dream di tirare su il grano con la
Rete. Lui mi ha detto subito: “Formulerei la questione in una
maniera leggermente diversa, se me lo concedi. I Lonely
Island sono sì il simbolo del Sogno Americano, inteso come
possibilità di affermarsi partendo dal gradino più basso.
L’America è il paese che fa diventare i tuoi sogni realtà. Ma il
Grande Sogno Italiano è una cosa che non esiste, almeno per
come la vedo io. L’italiano medio non punta a fare i soldi in
quella maniera. Punta a uno stile di vita basato sulla
leggerezza, sulla sapienza, sul cibo e sulla capacità di godersi
la vita. Il Pagante non è il Sogno Italiano. Se poi vogliamo
dire che può rappresentare per i giovanissimi un modello di
progetto di successo, ti dico di sì”.
Internet, dicevamo, concede agli artisti la possibilità di
crescere velocemente. Internet e gli smartphone oggi
inglobano la comunicazione umana in tutte le sue forme:
nulla si sottrae, musica compresa. Quello che può essere
contenuto e diffuso da un telefonino circola con una rapidità
impressionante. Uno monta un video su YouTube e, se porta
riassumerne il contenuto in poco più di un Twit: due tizi girano per
il West Willage di Manhattan e, con stile e gestualità molto gangsta,
si vantano di mangiare i cupcake di Magnolia Bakery e cercano su
MapQuest l’itinerario per raggiungere la loro meta finale: il matinée
del film fantasy Le cronache di Narnia. C’è anche un frammento
molto Pagante, diremmo noi, dei due entrano nel negozio e pagano
10 dollari le caramelle. Un vero e proprio capolavoro d’arte comica.
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una ventata d’aria fresca nella musica e nello spettacolo, tutto
può succedere.
“Io ho avuto un percorso che fino a un certo punto è stato
soltanto Eddy Veerus”, riprende il front man. “Ho lavorato
per lo più in ambito rap con gente della mia zona, con cui
sono cresciuto. Il progetto de Il Pagante è stato un’incursione
nella mia vita. Ma non è una troppo distante da quello che ho
fatto sempre io: nella mia musica c’è sempre stata molta
autoironia, molta comicità e tanta confidenza con la musica
elettronica. Quando ho visto Il Pagante, da outsider, me ne
sono innamorato e mi son detto: lì potrei portare del valore
aggiunto. Spero di averlo fatto”. Il grande compositore jazz
Duke Ellington disse che esistono solo due generi di musica:
quella buona o quella cattiva. Eddy dove si colloca? “Non in
quella cattiva, voglio sperare. Posso anche dirti che non farei
mai il rap politico. Poi a Milano le cose stanno cambiando,
non esiste più una vera e propria scena hip-hop come c’era
una volta con Bassi Maestro e gli altri. Adesso ognuno fa il
suo ma non c’è l’unione o la collaborazione di un tempo tra
chi produce musica”.
C’è poi la questione dell’immagine di Eddy, che è cosa
diversa dalla sua identità musicale. “Secondo me, l’80% di chi
segue Il Pagante si è fatto un’idea su di me che è sbagliata.
Non mi conosce come Eddy Veerus, ma come quello del
Pagante. Non posso farci niente e non posso cambiare questa
percezione. In futuro, comunque, ho anche altri progetti
musicali che potrebbero far cambiare il giudizio del pubblico
nei miei confronti. Staremo a vedere”.
Ci sono molte questioni che bisognerebbe affrontare con
Eddy. Come quella del suo rapporto col palco. È un ministro
delle comunicazioni con il pubblico nella Repubblica ideale
degli animali da palcoscenico. Quando l’ho visto dal vivo
muoversi, saltare, gesticolare e far la doccia al pubblico, ho
pensato alle stilose e spettacolari messe in scena alla Beastie
Boys dei vecchi tempi. “Facendo ormai tante serate da oltre
tre anni, devo ammettere che non sempre sono al top
dell’entusiasmo. Anche perché non sempre accade di lavorare
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nelle migliori condizioni o in condizioni dove ci sono il palco
figo, il pubblico figo e la struttura giusta per fare un’esibizione
come si deve. Ci sono delle situazioni un po’ così, prive di
palco e attrezzatura decente e di pubblico che risponde. In
quei casi, c’è da stringere i denti, motivarsi e fare la cosa
ugualmente”. Prende il microfono e canta ma, ahimè, prova
una delusione vera, la delusione di chi vuole sempre e
comunque divertirsi e intrattenere il pubblico.
“Se posso permettermi”, interviene Guglielmo, “direi che
l’essenza, la vera anima del Pagante è proprio quella
dell’entertainer. Non siamo dei comici professionisti ma
vogliamo intrattenere chi ci segue con un mix di musica,
cinema e teatro. Poi è chiaro che la musica riveste un ruolo
primario, ma c’è anche dell’altro”.
Il mio stratagemma per far conoscere l’essenza degli esseri
umani è quello di chieder loro una lista di tre nomi con cui
uscirebbero a cena o che inviterebbero a cena. Mi darete
dell’idiota ma vi assicuro che funziona. La personalità emerge
tanto chiaramente da riuscire a notarne alcune sfaccettature.
Quando chiedo i tre nomi a Eddy, lui ne fa due senza
esitazione: “Inviterei senz’altro Gue (Pequeno) e Jeffrey Jey
degli Eiffel 65”. Sul terzo nome mi appare indeciso e, dopo
una manciata di secondi, tira fuori il terzo nome: “Ricky
Álvarez!”
Dico tra me: “Devo aver compreso male”. Rimugino non
poco.
Eddy non sembra sorpreso dal mio silenzio. Spiega: “Ho
sempre amato calcisticamente Ricky Maravilla. Ho sempre
visto in lui qualcosa di me. Un talento non riconosciuto”.
Per un’ora non ho fatto altro che pensare ad Alvarez e alle
sue qualità nascoste. La sua immagine mi si è subito dipinta
nella mente, con la divisa dell’Inter e tutto il resto, proprio
come lo avevo visto allo stadio. Eddy, dal canto suo, è
piuttosto convinto del talento di Ricky e la sua risposta è un
esempio di quanto ho appena scritto. Inizio a pensare a dove
sarebbe Eddy oggi, non avesse fatto Il Pagante. Glielo chiedo
di getto e lui: “Avrei continuato a spingere, a insistere con il
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PIERPAOLO RENELLA
mio progetto musicale, la mia roba. A tutti i costi, perché al
centro della mia vita c’è la musica”.
Quando, quello stesso giorno, rivolgo la stessa domanda a
Guglielmo, il manager si presenta con una terna di nomi
diversificata. L’ondata della musica sembra aver avuto un
impatto diverso su di lui, perché inviterebbe a cena Henry
Kissinger, Mick Jagger e Sharon Stone. Riflettendo su questi
nomi viene da pensare al fascino esercitato da politici di
spessore, icone del rock e dive di Hollywood. Ma è su
Kissinger che vorrei soffermarmi. Il Guglielmo che ho
conosciuto io non avrà la statura internazionale di Kissinger
ma è un abile stratega, di buona cultura, e Il Pagante è la sua
Realpolitik.
18
IL PAGANTE & LA SHAMPISTA VANNO A
MYKÒNOS
Diario di bordo scritto da Gian Maria Giamporcaro
Il pretesto della Matura
La maturità è alle porte, la bella stagione sta per tornare, e
il giovane Pagante inizia a sognare e fantasticare sul futuro,
l’università, le nuove ambizioni e le nuove amicizie che
sperimenterà nella sua vita post-scuole superiori. La scelta
dell’università è parecchio difficile. Per il Pagante prossimo
maturando l’anno solare comincia con una priorità: prenotare
la vacanza estiva. Il vero Pagante va a Mykònos l’estate della
matura. Dopo un mese di canne e sacrifici, sognando la
libertà, il Pagante vero esulta alla pubblicazione dei voti e urla
davanti al liceo “Andiamo a Mykòo-nos” alternato da “Tutti a
Mykòo-nos, tutti a Mykòo-nos, tutti a Mykòo-nos”. In preda
a delirio ed euforia, il Pagante insieme al gruppo di amici
prende il telefono in mano e chiama mamma e papà per dirgli
che è promosso e che adesso devono sganciare la plusca per
mandarlo a sbocciare a Mykònos. Diversamente espressa ma
similmente esplosiva è la carica energetica della shampista
19
PIERPAOLO RENELLA
vera, che avendo fiutato con mesi di anticipo l’odore
dell’affare, è preparata a fare strage di vittime paganti:
d’altronde si sa, non c’è preda migliore del Pagante voglioso
di spendere, sbocciare e festeggiare. Seppur verosimile, questo
quadro generale risulta approssimativo se non si prende in
considerazione la variante più incisiva quando si affronta una
vacanza sperpero: il budget. L’ammontare dell’investimento
crea discrepanze tra un profilo di Pagante low cost e un
profilo di Pagante high spender. Questa differenziazione ha
ripercussioni ovvie sull’atteggiamento delle varie shampiste,
abituate come i broker di alto livello a fare quotazioni sul
profilo socio-economico di chi hanno di fronte. Questo bivio
incolmabile ma parallelo tra il profilo del Pagante low cost e
quello del Pagante high spender crea una dinamica ben
definita.
Come si comporta nel dettaglio il Pagante low cost:
prenota a febbraio (verso metà mese in media) dopo
mesi e mesi di tiraggi e trattative con il suo entourage che
esitano rigorosamente in un mezzo disastro. Ne risulta un
gruppo di cazzi allo sbaraglio senza mezza figa. Il volo è
obbligatoriamente (per questioni di budget) Ryanair o easyJet
rigorosamente senza bagaglio da stiva (costo in media per
compagnia low cost circa 20-25 euro); la cifra spesa dal
Pagante low cost è di circa 180-200 euro per un volo A/R
Milano-Mykònos.
Si è messo a risparmiare per mesi, chiudendosi in casa e
inventando le scuse più assurde per non partecipare a
occasioni mondane; da fine febbraio a maggio, presenzia di
malavoglia ai compleanni degli amici più stretti (a cui non
deve fare regali), i quali, in combutta con lui per il viaggio a
Mykònos, adoperano verso il mondo esterno lo stesso
atteggiamento rendendo epidemico un finto attacco di
sociopatia. Il Pagante low cost in questi mesi di duro
sacrificio non può permettersi tavolate in discoteca, si infila
alle serate dicendo che arriva dopo e scrocca il pass (o male
20
Anteprima gratuita di LA VITA AI TEMPI DEL PAGANTE
che vada la riduzione) agli amici pierre, cercando di fare a
rotazione tra Old Fashion, Just Cavalli, Byblos, The Beach,
Botinero per non esasperare nessuno. Questo risparmio
ammonta a circa 1-1,5k (on the top rispetto al prezzo già pagato
per il volo) e viene investito tendenzialmente tutto in questa
settimana di ignoranza. Il Pagante a Mykònos va in all-in:
dopo mesi di slow-play giocati intelligentemente rubando i bui,
il Pagante low cost ha un discreto stack. Il problema emergerà
quando si troverà ad affrontare i suoi avversari al tavolo, o
meglio i suoi avversari ai tavoli. Gli antagonisti saranno i
paganti high spender di tutta Italia e i più ignoranti paganti
provenienti dagli stati più ricchi del nostro pianeta.
A seconda di quanto si sente sicuro di sé, prenota con più
o meno con anticipo anche l’accomodation. Spesso
l’alloggio viene prenotato in ritardo, motivo per cui le
soluzioni tardive non sono le migliori dal punto di vista
qualità-costo. É facile capire come l’accomodation sia lo step di
prenotazione più complesso a livello gestionale e
organizzativo per il Pagante low cost. Piccole differenze di
budget possono sfociare in faide intestine al gruppo che
sfociano in vacanze separate o nella nascita di cellule
indipendenti pronte ad affrontare gli amici rivali a colpi di
bocce ostentando le conquiste femminili (il Pagante vero
tiene un vero e proprio counter delle tipe “limonate” durante
la vacanza). L’accomodation ideale per il Pagante low cost si
aggira sui 250-350 euro a testa a settimana per un
appartamento da 5 persone indipendente o in un residence
scarso di massa. La bellezza della casa è inversamente
proporzionale alla ratio “cazzi:fighe” che molto spesso tende
a infinito. Le ragazze più belle frequentano paganti high
spender, e questo è noto al Pagante low cost che infatti avrà
l’ardua missione di cercare di farsi notare da ragazze dalle
ambizioni low cost, cercando di evitare le shampiste. La
categoria delle shampiste è di estrema minaccia durante le
vacanze, sia in termini di budget che in termini di autostima
(le numerose balzate possono nuocere all’autostima del
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PIERPAOLO RENELLA
Pagante baldanzoso).
Come si comporta invece il Pagante high spender:
non prenota o prenota tardi, non gliene frega nulla. Sa
che andrà a Mykònos e sa che avrà un sacco di soldi per farlo.
Considera scontato avere dai genitori flussi di k costanti con
picchi spropositati in casi di emergenza straordinaria5.
Disdegna i voli low cost come fossero la peste, conscio che
sono popolati da una ciurmaglia di pirati poverelli e
Pagantelli. Contrario ai viaggi della speranza, il Pagante
pettinato si trova a suo agio con Lufthansa e Meridiana ma
accetta di buon grado anche un volo Alitalia. Carico di
contanti, il Pagante high spender si porta dietro i migliori
amici e un gruppetto riservato di fighe di alto livello, la crème
della crème dei licei milanesi.
Strafottente nei confronti del futuro, il Pagante
pettinato è cashato e non ha problemi di risparmio; abita in
centro ed esce in motorino o taxi nel weekend di modo da
essere totalmente indipendente. Vede l’avvicinarsi della
matura come l’affrancamento di uno schiavo nero che
finalmente può abbandonare il padrone e riappropriarsi della
sua vita. Il Pagante pettinato soffre la schiavitù della scuola
superiore che lo incastra in una routine drammatica: ogni
mattina alle 8 in classe, sabati compresi. La fine di questo
incubo potrà finalmente dare al Pagante pettinato la
possibilità di esprimere al massimo le sue qualità; un’epoca di
fermento, quasi “rinascimentale”, sta per cominciare per il
5
I. Capodanno a St. Moritz/Cortina/Livigno/Courmayeur
II. Weekend primaverili a Santa Margherita Ligure/Sestri
Levante/Forte dei Marmi
III. Eventuali trasferte transoceaniche per eventi come New Year’s
Eve
a
New
York/Cuba/Mauritius/Maldive/Thailandia/Indonesia/Tokyo
IV. Settimana bianca St. Moritz/Cortina/Livigno/Courmayeur
V. 18esimo
22
Anteprima gratuita di LA VITA AI TEMPI DEL PAGANTE
Pagante high spender: una volta iscritto all’università
(qualunque essa sia) questo Pagante potrà usufruire del pass
per gli anni migliori della sua vita, vale a dire la frequenza non
obbligatoria. Le facoltà a frequenza non obbligatoria sono la
salvezza di questo tipo di Pagante che potrà sbocciare nelle
discoteche milanesi tutte le sere, spendendo i soldi dei
genitori per poi arrivare in università all’ora di pranzo ancora
in botta dopo le feste nei vari privée di Hollywood, Byblos,
The Club, Divina, Toqueville, Old Fashion. La vacanza a
Mykònos nell’estate della matura per questo Pagante non è
altro che la cerimonia d’iniziazione alla perdizione della vita
che lo aspetta: l’universitario sbocciatore fuori corso. I locali
di Mykònos saranno il banchetto perfetto per questo animale
appena fuggito dalla gabbia, l’ostentazione della superiorità
della razza “pettinata” nei confronti della razza “povera” e
Pagante di bassa categoria. Budget complessivo per questa
guerra apparentemente vinta in partenza (si tratta di budget
extra esclusi volo e accomodation): 3-5k per una settimana.
Al Pagante high spender non resta altro che prenotare la
classica villa con piscina a Mykònos per circa 8-10 persone
(range di costo 5-10k a settimana), nella quale cercherà di
creare, con la complicità degli amici abbienti, l’ambiente
ideale per un film porno che vede protagonisti loro e le loro
amiche da copertina “teen magazine milano”. O almeno
questa è l’idea di partenza, il concetto di “situazione” che il
Pagante pettinato vuole creare per istigare promiscuità nel
gruppo di amici e amiche. Il piano B rimane sempre l’hotel,
che seppur meno adatto per fare i propri porci comodi,
rappresenta un’alternativa meno “povera” rispetto al banale
residence con appartamenti. Il Pagante high spender non può
tollerare che la propria figa, la figa che con tanta fatica ed
esborsi economici (cene, aperitivi mandati, tavoli, etc.) si è
coltivato, venga esposta alla fame bulimica dei morti di figa
che alloggiano nei residence per appartamenti di Platis Yalos
od Ornos Beach. Meglio un hotel non lontano dal centro o in
qualche location paesaggistica particolare. D’altronde, il
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Pagante high spender lo sa: per creare la situazione giusta (in
gergo situation), il mare e il tramonto possono dare un tocco
chill out capace di ammansire anche la figa più legnosa e
renderla lavorabile a colpi di drink a bordo piscina. Questo in
un affollato residence con piscina in comune non sarebbe
permesso al Pagante high spender, che, giustamente, rimane
geloso della propria compagnia femminile e farà di tutto per
proteggerla dagli attacchi dei rivali della stessa categoria.
Che sia povero che sia ricco, che sia low cost o che sia
high spender, che sia bello o che sia brutto, che sia simpatico
o che sia un palo in culo, il Pagante vero ha deciso di andare a
Mykònos per scopare: inutile fare giri di parole. La missione è
chiara nella sua testa e non se ne andrà senza aver lasciato
nulla di intentato.
Discorso a parte per la shampista. La tipica shampista non
fa parte della categoria “fighe con i soldi” (come la crème
della crème dei licei milanesi), che come detto si
accompagnano ai gruppi di Paganti high spender. La
shampista vede Mykònos come l’ennesima occasione di
divertimento a scrocco e arrampicatura sociale. La shampista
è arrivista ed edonista quanto basta, perciò non ha intenzione
di pagare pressoché nulla. La shampista ambisce a farsi
mandare la vacanza dai vari paganti vittime che incontrerà
durante il soggiorno e dai quali si farà offrire da bere, e
possibilmente anche da mangiare; le shampiste più belle e
agguerrite puntano ad adescare paganti sbocciatori di medioalto livello per entrare alle serate fighe al Cavo o al Paradise,
magari infilandosi nei vari tavoli: d’altronde quale Pagante
non vuole portarsi delle fighe al tavolo?
Come si comporta la shampista in preparazione al viaggio:
La shampista prenota molto presto (gennaio-febbraio);
la sfida più ardua per lei è selezionare attentamente il gruppo
di amiche con le quali dovrà affrontare questa
missione/avventura. Consapevole ed edotta del manuale di
24
Anteprima gratuita di LA VITA AI TEMPI DEL PAGANTE
sopravvivenza della shampista in vacanza (regole per farsi
pagare le cose), la shampista deve innanzitutto comporre un
team di amiche brave a farla annusare, ragazze che devono
essere in primis abili nella manipolazione mentale del genere
maschile. Importante per la shampsita è anche la valutazione
rapida del Pagante: un’ottima shampista è capace di valutare
dall’aspetto, dal vestiario, dalla macchina e dall’orologio del
Pagante il suo ceto sociale ed economico. Questa skill sarà
importante anche a Mykònos, poiché spesso in vacanza i
paganti tendono a raccontare se stessi in maniera un po’
romanzata per sembrare più ricchi e abbienti e fare colpo
sulle shampiste. Il trucco del Pagante finto abbiente non è
facile da smascherare nel breve periodo. Spesso richiede
uscite prolungate e tiraggi infiniti per arrivare a capire se il
Pagante è in grado di pagare aperitivi, cene, tavoli e perché no
mandare anche un po’ di shopping (regali come borse, scarpe
con i tacchi, vestiti, viaggi sono sempre graditi). Per questo
motivo solo le shampiste più esperte sanno capire nel breve
periodo (alcune anche in pochi minuti) se il Pagante che
hanno davanti è ricco o povero e il tipo di vantaggio che
possono trarne nel fargliela annusare. La shampista deve
anche essere un’abile illusionista: requisito fondamentale per
la scalata sociale è la capacità di scomparire da un tavolo e
riapparire in un altro tavolo più “ricco”, balzando di tavolo in
tavolo come Tarzan salta da una liana all’altra. È importante
essere brave comunicatrici: come è necessario farla annusare
al Pagante, è altrettanto necessario essere in grado di balzarlo
rapidamente quando una situazione migliore si propone
ghiotta, come il tavolo di un gruppo di francesi o australiani
ricchi, piuttosto che una cena sullo yatch di qualche straniero
in cerca di facili prede. La perfetta shampista infine deve
appunto saper essere al tempo stesso preda e predatrice,
facendo credere al Pagante (di qualsiasi nazionalità egli sia) di
avere il totale controllo della situazione quando poi in realtà
così non è: la shampista prima o poi scomparirà, dopo aver
fatto razzia di “situazioni” e consumazioni. Una volta allestita
la squadra adatta, la shampista prenota il volo low cost,
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ambiente in cui viaggerà con i vari di gruppi di paganti low
cost che la prenderanno di mira, cercando di agganciarla già
all’aeroporto (giocando d’anticipo nei confronti dei paganti
high spender che viaggiano con compagnie costosa), strategia
con poca efficacia che sarà smascherata sul campo di
battaglia: il ring dei tavoli. La spesa media per la classica
shampista è molto bassa in quanto donna e maggiormente
calcolatrice rispetto alla controparte Pagante della stessa età.
La spesa media è circa 150-200 euro a shampista per volo
A/R Milano Mykònos, con l’importante differenza che si
tratta di un volo con bagaglio da stiva andata e ritorno (costo
in media per compagnia low cost 20 euro a tratta, per 10kg di
bagaglio). La shampista affronterà altre difficoltà, come quella
di non pagare la penale per il peso maggiorato del bagaglio.
Prima regola del manuale di sopravvivenza della shampista
in vacanza: FATTI SEMPRE MANDARE TUTTO. Con
questo comandamento stampato in fronte la shampista si
auto-limita fortemente il budget della vacanza a Mykònos a
seconda delle sue capacità nel farsi mandare le cose. Lucida nei
giudizi anche su se stessa, la shampista cozza sa che non
potrà sperare di farsi mandare troppe cose e di conseguenza
cerca di avere un budget sui 1000-1200 euro (compresi extra,
accomodation e noleggio motorino) per la settimana. Le
shampiste più convinte, più attraenti e maestre nell’arte dello
scrocco cercheranno di portarsi massimo 800-900 euro (tutto
compreso): l’obiettivo è tornare con qualcosa, avendo fatto
una settimana di follie senza sacrifici (se non quello di farla
annusare ai paganti, che dalle shampiste più estremiste non è
visto come un sacrificio, ma come un piacere).
Per l’accomodation, le shampiste si sono dovute adattare a
un onesto residence con piscina condivisa, piuttosto che un
appartamento a metà strada tra il centro e le discoteche. Le
shampiste scopriranno le difficoltà della convivenza tra
donne, data dalla condivisione più o meno voluta di beni
come piastre per capelli, smalti per le unghie, vestiti e spesso
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Anteprima gratuita di LA VITA AI TEMPI DEL PAGANTE
anche ragazzi. Un budget di 300-350 euro per una settimana è
un budget che una shampista può investire per
l’accomodation, conscia che i soldi rimanenti saranno spesi
per il minimo indispensabile, mentre le consumazioni
verranno mandate dai paganti.
Aeroporto
All’aeroporto, per il Pagante low cost nascono le prime
difficoltà. In primis, il pacchetto low cost prevede il solo
bagaglio a mano e il check-in on-line; quest’ultimo in
particolare, seppure alquanto semplice da qualunque sito di
compagnia aerea low cost, nasconde grandi imprevisti; nella
compagnia di cazzi low cost è sempre incluso il babbo che si
dimentica di fare il check-in on-line e di conseguenza dovrà
fare la coda per farlo in aeroporto. Questo innesca una
reazione a catena che può portare a conseguenze più o meno
gravi: la peggiore è la perdita del volo da parte del Pagante
ritardatario, con gli amici che davanti alla scelta di pagare un
altro volo e giocarsi un giorno di vacanza o lasciare
tranquillamente l’amico al suo destino in aeroporto (anche a
costo di dover pagare l’accomodation per una persona in più
non presente), scelgono ovviamente la seconda.
Considerando che pochi paganti raggiungono questo livello di
sfiga, la maggior parte dei gruppi passa indenne fino al gate. I
più coraggiosi e pignoli hanno voluto pagare un bagaglio da
stiva “comune” dove mettere le cose più pesanti di un po’
tutti, magari anche le casse per la musica nel povero
appartamento. Spesso questi paganti si trovano addirittura la
sera prima e dormono tutti nella stessa casa proprio per
cercare di arrivare in aeroporto le fantomatiche due ore prima
della partenza. Gli aeroporti di tutta Italia, in luglio e agosto,
sono pieni dei paganti più carichi e spensierati, arrivando
spesso a sembrare veri e propri villaggi turistici, come succede
a Malpensa da metà luglio in poi. Schiere di paganti vestiti
con canotte da guerriglia urbana, cappelli di paglia, occhiali da
sole con lenti a specchio, che commentano il passaggio di
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shampiste attraenti e danno il ciak d’azione ai film mentali su
quelle che saranno le loro esperienze sessuali durante la
vacanza nella quale hanno riposto le speranze di una vita. Per
alcuni è come se fosse una riscossa, per altri è semplicemente
la liberazione; per altri ancora rappresenta la fine di un’epoca
degna di essere celebrata nella location più adatta, come erano
Rimini e Riccione per i giovani italiani degli anni ‘80-‘90. Gli
anni passano, ma l’atmosfera di “Notte prima degli esami” è
ancora viva, o meglio, rivive con animo Pagante, globalizzato
e millenial.
I paganti high spender vivono la partenza in tutt’altra
maniera. Arrivati comodamente in taxi o accompagnati da un
genitore molto disponibile, fanno poca coda al loro check-in
e in breve affidano il loro bagaglio da stiva a mani più sicure
delle loro, nelle quali vogliono tenere solo contanti, drink, e
l’iphone. Questi paganti si gustano comodamente la colazione
all’aeroporto, facendo man bassa di brioches che fanno da
tappo e da ripiglio alla fattanza che si portano dietro dalla sera
precedente, ovviamente passata in discoteca a sbocciare per
festeggiare la partenza verso la vacanza dove festeggeranno la
maturità. La forma mentis del Pagante pettinato è orientata a
costruirsi il maggior numero di pretesti per sbocciare. Il
Pagante ricco nella situazione aeroporto ha solo un incontro
visivo con il Pagante low cost, lo vede da lontano, vede
passare di fronte e al proprio fianco torme di coetanei poveri
e in canotta che corrono verso il loro gate low cost, e in un
certo senso prova empatia e compassione, sentimenti che non
gli impediranno di essere spietato nella sfida per la
supremazia ai tavoli di Mykònos.
Le shampiste vivono male il check-in per definizione. Il
loro coraggio di spingersi oltre i limiti è tanto più grande
quanti più kg pesa il loro bagaglio oltre la soglia di 10
permessa dalle compagnie low cost. La mannaia di Ryan Air
ed Easy Jet è implacabile: sopra i 10 kg si pagano 10 euro al
kg; già da qui la shampista dovrà essere brava per fare gli
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Anteprima gratuita di LA VITA AI TEMPI DEL PAGANTE
occhi dolci all’impiegato della compagnia aerea. Se di fronte a
una hostess che ne subisce poco il fascino, dovrà svuotare e
ricollocare altrove parte del suo bagaglio, spesso indossando
più vestiti uno sopra all’altro, usando il phon come collana,
mettendosi le zeppe più pesanti e le infradito in borsa.
Arrivo a Mykònos e Prima Serata
Una volta giunti sulla tanto anelata isola, i paganti che si
sono affidati alla compagnia low cost possono trovarsi a
gestire situazioni ad alta complessità. L’attesa del bagaglio
comune spesso diventa la certezza di uno smarrimento. Dopo
ore e ore per cercare di riaverlo, la rassegnazione e la volontà
di non rovinarsi la vacanza hanno la meglio: persa la valigia,
senza la certezza di riabbracciarla, il gruppo Pagante low cost
si avvia alla scoperta dell’appartamento sperando in
un’iniezione di ottimismo. Purtroppo l’appartamento spesso
si rivela essere in culo al mondo rispetto a Mykònos town e alle
principali attrazioni, come il Cavo Paradiso e il Paradise Club. La
piscina non c’è e ben presto questi paganti scopriranno le
difficoltà logistiche della loro convivenza. Nello stesso
momento, il gruppo di paganti high spender si sta godendo la
discesa trionfale da un confortevole aereo. Sul volo non si
sono fatti mancare nulla, prima una breve pennichella
trascorsa ascoltando musica con l’iphone (rigorosamente in
modalità aereo), poi un buon pranzo seguito da un buon
caffè, serviti dalle hostess più carine e disponibili che ci siano.
A differenza della controparte povera, il Pagante ricco in
breve tempo ha già ritirato il suo bagaglio. All’uscita dal gate,
gentilissimi greci portano loro le valigie e li fanno accomodare
tutti insieme sul pulmino dell’agenzia immobiliare o dell’hotel.
L’accoglienza è straordinaria anche all’arrivo in villa, dove
spesso li aspetta un cesto con della frutta e un bigliettino con
la password del wi-fi, subito presa d’assalto da tutti come si
farebbe con un’oasi di acqua nel deserto del Sahara. Per
coloro che si sono riservati un hotel 4 o perfino 5 stelle,
l’arrivo è ancor più confortevole, e prima ancora di salire in
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camera i paganti high spender si stanno gustando un aperitivo
a bordo piscina, osservando la fauna femminile che popola il
costoso resort. Al bancone di quel bar, ogni mattina, si
ripeterà lo stesso rito: la colazione col mojito. Le shampiste
hanno mantenuto un basso profilo durante il viaggio, per non
farsi disturbare dai paganti poveri morti di figa, ma al loro
arrivo scaricano tutta la tensione e iniziano a flirtare già dal
ritiro bagagli. Vengono scambiati i primi contatti con il sesso
Pagante maschile con frasi classicissime quali “dove avete la
casa voi?”, “dammi il numero ci sentiamo per stasera”,
“andate al tropicana all’aperitivo?”, “dai che vi diamo un
passaggio noi” e via dicendo.
La prima serata è un battesimo del fuoco: tendenzialmente
il Pagante si trova catapultato al Tropicana, il locale dove si
esibisce ogni sera Sasà-The King of Mykònos, un vocalist
eccentrico che ha creato un format molto Pagante, l’aperitivo
al Tropicana, che ha per protagonista appunto se stesso
vestito con un tanga che ha davanti una (molto lunga)
proboscide di elefantino di stoffa. Il contenuto di tale
proboscide ha generato le mille leggende che girano sul re di
Mykònos, e si dice che non siano solo leggende. La voce di
Sasà lo ha reso celebre in tutto il mondo (i suoi show live si
svolgono perfino in Australia) grazie alla sua capacità di
intrattenimento culturale delle masse. Dalle 18:00 alle 00:30 al
Tropicana si elevano cori come “’Al tropicana-aa ci piace
leccarlaaa, perché è la cosa più bella da fareee, e non importa
se l’è profumataaa, a noi ci piace leccare la patata-aaa” sulle
note di Mamma Maria dei Ricchi e Poveri. Questo coro, pur
sembrando una banale filastrocca goliardica, è un vero e
proprio manifesto della vita a Mykònos: che siano ricchi o
poveri, i Paganti sono accumunati dal medesimo
sogno/ambizione, quella appunto di poter “avvicinare” l’altro
sesso approfittando del senso di leggerezza, edonismo e
divertentismo che l’isola offre. La cosa meravigliosa è che anche
le shampiste cantano questi cori, inneggiando ai loro stessi
organi sessuali in un delirio di paganza totale e benevolmente
30
Anteprima gratuita di LA VITA AI TEMPI DEL PAGANTE
ignorante. Il vero problema, la vera spaccatura sociale tra
ricchi e poveri, tra paganti low cost e high spender, tra
paganti in infradito con snake tarocco e anelli al dito e paganti
in mocassa e camicia anche all’aperitivo, la vera differenza tra
queste categorie squarcia come un fulmine a ciel sereno
proprio il cielo sopra il Tropicana: qui l’italianità più vera e
Pagante mette a confronto il Pagante low cost nella sfida per
la supremazia ai tavoli, contro i più agguerriti e armati paganti
high spender. Non potendo contare su un portafoglio
cospicuo da figlio di papà, il Pagante low cost armato dei suoi
50 euro, con ai piedi le sue infradito e indosso il suo costume
sandek comprato di saldo al 40% (modello vecchio di 3 anni),
dovrà fare affidamento su altre qualità come simpatia e
improvvisazione, facendo leva spesso anche sul “fascino della
povertà”. Fascino che purtroppo non ha molto effetto
sull’ampia popolazione di shampiste vogliose di fare la bella
vita senza badare a spese (spese degli altri, si intende).
L’ingresso al Tropicana è un po’ come l’ingresso nella tana dei
leoni, dove a ritmo di musica cuccioli Pagantelli di leone e
leonessa ballano e sbocciano a ritmo delle hit estive, incitati e
in un certo qual modo “protetti” dalla sapiente voce del King
of Mykònos, che al grido di “ITALIANI” scatena un
putiferio di euforia. In questo Colosseo, è importante essere
paganti predominanti, senza la paura di dover rinunciare al
cibo per 3 giorni per fare una belvedere da 3 litri. Sembra una
battaglia dall’esito scontato, e in parte lo è ma talvolta la
situazione può ribaltarsi, e qualche provinciale può competere
con la prima in classifica. Quando il Pagante low cost capisce
il trend inizia a difendersi, decide di riservare l’attacco finale
all’ultima serata, quella dove spenderà tutto ciò che gli rimane
tentando di portare a casa il risultato, cercando di
sopravvivere agli aperitivi comprando il vino del
supermercato del Tropicana. In questo senso l’aperitivo al
Tropicana mette a confronto nella stessa arena paganti low
cost, high spender, e shampiste. L’oligarchia illuminata del
Tropicana però non impedisce ai paganti poveri di divertirsi e
consente loro di consumare al bancone o come detto, di
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PIERPAOLO RENELLA
comprare il Tropicanello, il buon vino a buon mercato del
supermercato del Tropicana.
Sceso a patti con la realtà da polis greca del divertentismo, il
Pagante low cost spesso non riesce neanche a tornare
dall’aperitivo in forze per affrontare la prima serata. Se invece
il Pagante trova la forza dentro di sé, scoprirà quanto è
incredibile Mykònos town, con le sue luci, i fiumi di belle
ragazze per le strade e quel mood travolgente da italiani in
vacanza che si sentono supereroi. Così si sentono i nostri
paganti low cost che, armati di banconote da 10-20 euro
contate (per auto-limitarsi nella spesa), vanno già fuori budget
a colpi di chiupiti bevuti e offerti a shampiste varie nei vari
baretti del centro, tipo Skandinavian Bar. La sberla finale arriva
al Cavo, 50 euro di prevendita per il deejay famoso di turno,
Avicii o magari Hardwell, giusto per citarne due a caso. Al
Cavo i paganti low cost si sono fatti trasportare, ammassati
come giapponesi in metropolitana a Tokyo, in un pullman
che parte da Mykònos town e arriva alla base della salita che
porta alla discoteca. Questo tragitto è reso vivace perché
accompagnato da cori da stadio che inneggiano all’organo
sessuale femminile e ad altre conquiste della cultura del XXI
secolo. Tra i vari paganti low cost alcuni sono stati più o
meno lungimiranti nel comporre la squadra. La maggior parte
non avevano “tipe” da portare, e chi le aveva ha scelto di fare
vacanze separate per godersi al meglio le possibilità di
supremazia sull’isola. Chi è stato più sul pezzo si è mosso in
un gruppo di soli maschi: ben presto i paganti accompagnati
dalle amiche se le vedranno assalire da una moltitudine di
ragazzi arrapati provenienti da tutto il mondo; intenti a
cercare di preservare il loro “patrimonio” di amiche, questi
paganti avranno meno tempo di dedicarsi ad altre shampiste.
Qualcuno diceva “non ci si siede al ristorante con il panino in
mano”: ecco, alcuni paganti prima di arrivare a Mykònos non
avevano mai sentito questa frase.
La lotta per la sopravvivenza
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La visione del listino prezzi agli aperitivi è l’ennesima presa
di coscienza della dura realtà da parte del Pagante low cost. Se
fare un Absolut costa 80 euro, figuriamoci quanto costa una
Belvedere (la taglia più piccola è da 75cl) o un Domperignon.
La regola è sempre la stessa: tavolo che spende poco, relegato
nelle retrovie, tavolo che spende tanto messo in prima fila,
davanti alle luci della ribalta. A Mykònos, più di ogni altro
posto, per il Pagante è fondamentale avere un tavolo che gli
permetta di avere una base operativa e di poter fornire un
pretesto di aggancio con le tipe. La filastrocca è sempre la
stessa: “Dai, perché non vieni al mio tavolo con le tue
amiche?”; “Ma siete qui da sole non ce l’avete un tavolo,
venite con noi?”, “ragazze, possiamo offrirvi qualcosa da bere
al nostro tavolo?”, “ragazze, venite con me, vi porto al tavolo
dei miei amici….”. Le ultime parole famose. Il Pagante low
cost è costretto a fare il pierre del suo tavolo all’aperitivo, in
quanto tavolo localizzato nelle retrovie e con poca potenza di
fuoco rispetto ai tavoli costosi vicino alla pista e in bella vista.
Questo crea frammentazione per il gruppo e disperdendosi si
crea il rischio di perdere il tavolo (conquistato da altri paganti
in cerca di una base) o di veder assalita la propria boccia da
tavoli rivali o comuni avventori. Per questo, 1-2 persone
deputate a rimanere al tavolo come avamposto si trovano
solitamente con una bottiglia di Absolut a metà, metà che è
stata conservata per le fantomatiche tipe che verranno portate
al tavolo dai loro soci. Peccato che mentre i paganti amici
cercano di raccattare tipe da portare al tavolo, succede che gli
avanposti si sono bevuti e hanno offerto il rimanente alcol
alle prime shampiste che sono passate davanti. Questo
imprevisto compromette subito il budget per la prima serata: i
paganti saranno costretti a sforare per far abbeverare tutte le
shampisti avventrici. Il risultato sarà un dissanguamento
totale, qualche limone rubato e tanti numeri di telefono e
contatti Facebook che finiranno nel calderone delle cose che
si possono solo guardare e non avere nella vita.
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Diverso è l’aperitivo vacanziero del Pagante cashato. Il
ventaglio dei posti in cui può recarsi e fare un figurone è più
ampio e comprende anche situazioni lussuose, come
l’aperitivo a Nammos. Ma è al Tropicana che si concretizza la
vera sfida per la supremazia ai tavoli tra paganti low cost e
high spender. I paganti high spender hanno i tavoli migliori,
quelli più spaziosi , ai quali non è permesso avvicinarsi dai
comuni mortali poiché solo chi fa belevedere da 3 litri e
magnum di champagne può accedervi. Questi tavoli sono
popolati dalle fighette di città con puzza sotto il naso, amiche
dei paganti ricchi, e da shampiste occasionali tirate su dalla
piste, che vengono innaffiate di champagne. Queste
shampiste scroccano dal tavolo ricco e si divertono con i
nuovi amici a cui concedono limoni e libertà non concesse ai
paganti dei tavoli poveri. Ed è su questo ring che i rapporti di
forza si invertono: le shampiste cercano di attaccarsi al vitello
grasso, anche in ottica prospettica di farsi mandare tutto come
da manuale, ma trovano ampia concorrenza da parte di
shampiste più attraenti e manipolatrici. Il Pagante high
spender sta al gioco preda-predatore e manda a tutte,
sentendosi vivo quanto mai, pieno di adrenalina accumulata
nei mesi di serate troncate alle 4 di notte. Mykònos gli ha
finalmente regalato una dimensione senza tempo in cui dalla
colazione all’alba non esiste massimale che tenga, con
Mastercard tutto è possibile e finalmente reale.
Alla shampista non sembra vero: può saltare da un tavolo
all’altro senza cadere a terra. Partendo dai tavoli in periferia, la
shampiste più calcolatrici iniziano la loro scalata verso il
tavolo principale dalle retrovie, dai tavoli più vicini alla
spiaggia e meno alla pista. Le più coraggiose e impavide
invece tentano l’impresa direttamente dalla pista, magari
salendo prima sul cubo per sedurre le proprie prede e poi
accettando di buon grado di farsi prendere e tirare su al
tavolo dalla sua vittima preferita. Questa tecnica, simile per
certi versi alla breccia di Porta Pia, permette a una singola
shampista di sbancare, trovando il gruppo di paganti high
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spender per volenti di ospitare al tavolo anche le sue amiche.
Nelle retrovie invece si consuma la battaglia più disperata: a
colpi di drink e simpatia, i paganti low cost provano a
trattenere le loro ragazze al tavolo, ma ben presto, finita
l’Absolut, le shampiste passano al tavolo adiacente o
addirittura saltano di fila in fila con una disposizione
“spotted”. Spesso capita perfino che il team si divida e provi
ad aggredire i tavoli centrali con strategie diverse. Insomma,
c’è n’è abbastanza per scrivere un manuale di guerra di
sopravvivenza, ma quello lo hanno già scritto le shampiste e i
paganti posso limitarsi a subire la loro legge.
La resa dei Conti e il Ritorno a Casa
La settimana a Mykònos mette a dura prova la pazienza
dei paganti low cost. Nei giorni finali si fanno sempre più
forti i morsi della fame. Il cibo è stata la prima cosa
sottoposta al taglio del budget, che ormai è ridotto all’osso.
Tra aperitivi al Tropicana e al Super Paradise, le bevute in
centro pre-serata e gli ingressi serate con deejay famosi al
Cavo o al Paradise Club, il Pagante low cost non può più
mandare niente neanche a se stesso ed è stato costretto a
passare dalle bottiglie di Absolut al vino industriale da
supermercato. È qui che il Pagante povero, ferito
nell’orgoglio e allo stremo delle forze, dà il suo colpo di reni:
giocando l’arma della simpatia, prova ad approcciare tutti i
gruppi di shampiste sole, anche loro allo stremo delle forze
per altri motivi, rischiando il tutto per tutto a costo di
dolorosi due di picche. Gli approcci cominciano dal
pomeriggio in spiaggia e continuano fino all’alba, sperando
nella matematica e nella statistica, tanto nemiche al liceo, ma
che forse permetteranno al Pagante di incontrare shampiste
disperate. C’è sempre mercato per tutti. Il grande classico si
gioca l’ultima serata della vacanza, che viene investita nel
cercare shampiste anch’esse all’ultima sera, disposte a tutto. È
con questa carica che il Pagante low cost ottiene la sua vera
vittoria: libero dalla schiavitù del mercato, ha una reazione
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marxista che lo porta a conquistare l’altro sesso in maniera
operaia. Basta accontentarsi, per le fighette high spender ci
sarà tempo in futuro, magari all’università.
I paganti high spender hanno passato la settimana della
vita: serate a sperperare avanzando la vodka al tavolo, a
sbocciare nel privée a fianco della console del Cavo, sempre
pieni di fighe e shampiste scroccone, con il sorriso sulle
labbra di chi ha la vita che gli sorride. I film porno che si
erano fatti si sono in parte realizzati, perché nell’atmosfera
magica della vacanza della maturità tra delusioni e amori, il
gruppo di paganti e fighette high spender si è goduto al
meglio le carte di credito dei genitori, incuranti di tutto.
Quante serate al ristorante tra grigliate di pesce, frutti di mare
e vino bianco buono, non come quello del supermercato. Il
calore del Mediterraneo avvolge i possessori di carte di
credito in questa magica cornice greca, da mille e una notte, o
meglio da 1000 euro a notte.
Le shampiste a fine vacanza hanno una certezza sola:
hanno vinto. Stanche ed esauste per aver dato il loro meglio, a
conti fatti una shampista di tutto rispetto ha bevuto gratis
tutte le sere e a tutti gli aperitivi, è riuscita a entrare alle serate
importanti ai tavoli giusti, e ha sostenuto solo le spese vive di
alimentazione di base. Ciò ha inorgoglito il team che ora, a
termine della maratona, vuole togliersi qualche sfizio, come
magari un flirt con un Pagantello meno abbiente, ma carino,
giusto per mettere la ciliegina sulla torta alla grande impresa
compiuta: vivere Mykònos al massimo, spendendo poco. A
settembre si cambierà pagina: finita l’epoca dell’adolescenza e
dello scrocco più frivolo e genuino, per molte shampiste si
apriranno nuove sfide, come per esempio la ricerca del
fidanzato ricco che possa pagare le vacanze di coppia e
mandare le cene sushi alla carta.
La Vittoria di Tutti
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È difficile capire quanto il Pagante vero possa avere
imparato dalla vacanza a Mykònos. Quello che è certo è che
la sfida per la supremazia ai tavoli ha insegnato ai paganti low
cost quanto sia importante nella vita contare anche su altre
armi (come la disperazione dell’altro sesso); i paganti high
spender hanno invece imparato quanto sia bello andare in
vacanza ed essere re, padroni del mondo, semplicemente
strisciando una carta di credito e sbocciando sulle folle, come
moderni imperatori che lanciano denaro dai balconi per i più
poveri. I rolex hanno scintillato e brillato più accecanti che
mai. Le shampiste si sono messe in mostra, hanno celebrato
al massimo la loro arte scroccatoria e hanno goduto
dell’euforia del sentire i paganti di ogni dove ai loro piedi.
Alcune di loro hanno fatto bottino grosso e scalata sociale,
altre si sono accontentate della semplice compagnia dei
paganti low cost. Tutti quanti infine possono dire di aver
vinto, di aver esaltato quella parte di loro più estremista,
Pagante o shampista che sia, e si portano a casa ricordi che
valgono più di ogni bottiglia di magnum esistente. C’è un
Pagante in ognuno di noi, e c’è una shampista in ognuna di
voi: basta andare a Mykònos per scoprirlo.
Continua…
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