Dispensa contatto e tocco - Centro Medicina Osteopatica

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Dispensa contatto e tocco - Centro Medicina Osteopatica
C O RSO AVANZATO DI MASSAGGIO
A N TISTRESS
L’importanza del tocco e del contatto
C.M.O. Centro di Medicina Osteopatica
21 Novembre 2009
C.M.O., Viale Europa 139, Firenze - Tel. 055/6532824 - www.cmosteopatica.it 1
TENERA, AMOROSA CURA
In molte indagini e ricerche si è scoperto che cosa serve al bambino per crescere bene: essere
toccato con le mani, sollevato, accarezzato, abbracciato, vezzeggiato, anche se non è allattato al
seno. Sono la manipolazione, il sollevamento, l’accarezzamento, il vezzeggiamento le cose che
devono essere sottolineate, perché queste sono le rassicuranti esperienze fondamentali che il
bambino deve provare per sopravvivere abbastanza in salute. Privazioni sensoriali per altro verso estreme, come quella della luce e del suono, possono essere superate, purché le esperienze
sensoriali della pelle siano mantenute.
Il bambino fa le proprie valutazioni pressappoco come fanno gli adulti quando deducono il carattere di una persona dalla sua stretta di mano. Infatti chi non ha perso questa sensitività riesce a fare tale deduzione con una certa accuratezza. Ogni bambino nasce con il senso cinestetico e tutte le prove di cui disponiamo confermano che, proprio come si impara a parlare ascoltando chi ci parla, così si impara a rispondere alla stimolazione esterocettiva della pelle e alla
stimolazione propriocettiva delle inserzioni muscolari soprattutto grazie alla nostra esperienza
infantile.
Presa e apprendimento
I movimenti esplorativi delle mani del bambino giocano evidentemente un ruolo importante
nella scoperta dei lineamenti e dei confini del mondo in cui vive. Queste capacità sono acquisite principalmente mediante l’apprendimento avvenuto attraverso la pelle e i recettori dei muscoli che comandano le articolazioni, nell’interazione reciproca fra madre e figlio e mediante le
esperienze associate che questa interazione comporta. L’apprendimento viene definito come il
fortificarsi di qualunque atto attraverso la ripetizione, per cui il bambino si rafforza continuamente attraverso le gratificazioni che riceve nel rapporto con la madre; maggiore è la soddisfazione, più forte diviene il rapporto tra stimolazione e risposta. E’ vero anche il contrario: maggiore è il disagio, più debole sarà questo rapporto.
Abitudini dissociative come quelle di separare il piccolo dalla madre, di coprirlo con i suoi vestitini e altre cose del genere, servono certamente a ridurre il contatto intercutaneo e di comunicazione fra madre e figlio. Per essere teneri, amorevoli e affettuosi, gli essere umani devono
essere teneramente amati e curati nei loro primi anni, fin dal momento in cui nascono. Gli stessi contatti e la stimolazione tattile ritmica che accompagnano i movimenti corporei della madre, i buffetti, le lisciate e le carezze che il bambino riceve in tal modo dalle mani sono calmanti, rassicuranti e confortevoli. Il ritmo di questo tipo di stimolazione tattile che la madre trasmette al bambino che ha in braccio è pressoché universalmente riprodotto nelle ninnananne
cantate o mormorate per far addormentare i bambini cullandoli. I bambini infelici, spaventati
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o disturbati per altre ragioni possono in genere essere calmati e riportati a un senso di sicurezza se presi in braccio da qualcuno che li conforti. Mettere le braccia intorno a qualcuno significa manifestargli affetto, in altre parole dargli un senso di sicurezza. Dondolare ritmicamente il
corpo quando si è disturbati emotivamente è confortante. Il dottor Solomon racconta l’avvincente storia della fortunata scoperta dei benefici che il dondolio apporta agli ammalati di mente. Egli osservò che alcuni pazienti prelevati dalle loro stanze in ospedale per essere trasferiti
col treno in un’altra città, mentre in un primo tempo fu necessario costringerli in camicie di
forza e manicotti, diventarono assolutamente calmi e tranquilli appena il treno si mise in moto.
Solomon ne dedusse che, dal momento che nel ventre materno il bambino è sottoposto a un
considerevole movimento passivo, parte del contatto umano mancato a questi pazienti da piccoli era il dondolio attivo in braccio alla madre, il quale ha fra l’altro la funzione di stimolare
l’apparato vestibolare. Quando il movimento passivo procurato dalla madre è stato recepito e
integrato come funzione interna, ipotizza Solomon, si sviluppano facilmente e con piacere movimenti intenzionali. “Per contro, quando non è possibile interiorizzare i movimenti passivi
provenienti dalla madre, il dondolio attivo diventa un mezzo abituale di autosoddisfazione. È
un sistema per difendere l’ego in formazione dalla sensazione di essere abbandonato. Ciò si accorda con il principio di azione e reazione della seconda legge di Newton: se uno esercita una
pressione contro un oggetto, è come se l’oggetto premesse contro di lui. In questo modo il
bambino raggiunge lo scopo di non sentirsi completamente solo. È come se ci fosse sempre
qualcuno. Altri mezzi analoghi di autoconsolazione sono le abitudini di succhiarsi il pollice, di
stringere in mano una coperta, di mangiarsi le unghie, o la masturbazione”.
Gli abiti e la pelle
Alcuni ricercatori hanno scoperto che quando sono vestiti i bambini risultano essere meno attivi. Ciò pone la questione se la riduzione di attività sia dovuta alla costrizione meccanica degli
abiti oppure alla mancanza di autostimolazione, o non piuttosto a un attenuarsi delle contrazioni provocate dalla fame, o infine se gli abiti, creando un isolamento, abbiano ridotto l’intensità delle stimolazioni cutanee. Tutti e quattro i fattori sono importanti ma forse preponderante è il quarto. Una delle conseguenze dell’abitudine di indossare vestiti fin dalla prima infanzia
è che la pelle non sviluppa tutta la sua sensibilità potenziale.
La deprivazione del bisogno tattile, come di altri, procura angoscia al piccolo, il quale perciò
emetterà il segnale della propria angoscia, allo scopo di attirare l’attenzione sulle sue necessità,
piangendo. Alcuni ricercatori hanno scoperto trovato che fra i motivi di pianto meno generalmente riconosciuti c’è il bisogno di essere coccolati e il bisogno di movimento ritmico. Inoltre
hanno trovato un rapporto costante fra quantità e frequenza del pianto e quantità e frequenza
delle cure materne: maggiori sono le cure, minore è il pianto. I bambini piccoli continuano a
piangere anche quando vedono che qualcuno si sta avvicinando o quando la madre li chiama,
però smettono immediatamente appena vengono tirati su e coccolati. Allora la stimolazione
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tattile affettuosa è evidentemente un bisogno primario, un bisogno che deve essere soddisfatto
perché il bambino si sviluppi in un essere umano sano.
P ELLE E SESSO
Anche rispetto alla sessualità, le adeguate cure materne ricevute nell’infanzia sono necessarie
per lo sviluppo di un sano comportamento sessuale. Una madre amorosa deve abbracciare il
figlio che ama, deve stringerlo a sé; questo è ciò che in seguito l’adulto dovrà avere o dare nel
rapporto con chi ama.
Lowen ha dedicato molti studi a questa problematica. Egli ha pubblicato diversi casi di donne
che avevano sofferto nell’infanzia di una stimolazione tattile carente e che da adulte si erano
impegnate in attività sessuali nel disperato tentativo di ottenere qualche contatto con il proprio corpo. “Quest’attività forzata” – scrive Lwen – “può dare l’impressione che si tratti di donne ipersessuate. Semmai sono iposessuate, perché la loro attività trae origine dal bisogno di
stimolazioni erotiche e non da una carica sessuale o da eccitamento. Un’attività sessuale di questo tipo non porta mai a una soddisfazione o a un appagamento orgastico, ma lascia la persona
vuota e delusa”.
Questi sono punti importanti, perché attirano l’attenzione sul fatto che, probabilmente, nel
mondo occidentale, l’attività sessuale, o meglio la frenesia del sesso che caratterizza la cultura
occidentale, in molti casi non è l’espressione di un interesse sessuale specifico, bensì un tentativo per appagare il bisogno di contatto. Come nota Lowen, “un ego che non tragga fondamento
dalla realtà della sensibilità corporea arriva alla disperazione”.
Deprivazioni di esperienza tattile nella prima infanzia possono portare a una ricerca di sostitutivi in automanipolazioni di vario genere, masturbazione, abitudine di succhiarsi il pollice o l’alluce, di mangiarsi le unghie, di tirarsi o toccarsi le orecchie, il naso o i capelli. È interessante
notare che fra i popoli primitivi, i quali generalmente forniscono ai bambini tutte le stimolazioni tattili necessarie, l’abitudine di mangiarsi le unghie o di succhiarsi il pollice è molto rara.
La rudezza con la quale molti uomini trattano le donne e i bambini è un’altra prova di quanto
sia mancata loro una esperienza tattile nella prima infanzia. Infatti è difficile pensare che qualcuno, teneramente amato e accarezzato nell’infanzia, non impari ad accostare una donna o un
bambino con particolare tenerezza. Schiaffeggiare i bambini come forma di disciplina o per altre ragioni rende la pelle organo di sofferenza invece che di piacere. Per motivi facilmente intuibili, le natiche costituiscono il posto preferito per battere il bambino. Questa zona, strettamente legata agli organi sessuali, è fornita di nervi sensoriali che costituiscono parte del plesso
nervoso associato con le funzioni sessuali. Da ciò deriva che i colpi sulle natiche possono pro-
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durre caratteristiche sensazioni sessuali nei bambini, compreso l’orgasmo. Si sa di bambini che
si sono comportati male deliberatamente per ricevere queste “punizioni” desiderate, fingendo
afflizione nel riceverle.
CRESCITA E SVILUPPO
L’esperienza tattile ha una funzione di fondamentale importanza nella crescita e nello sviluppo
dell’essere umano.
L’organismo dipende in larghissima misura dalla stimolazione del mondo esterno per la sua crescita e il suo sviluppo. Questi stimoli devono essere per lo più piacevoli, proprio come nell’apprendimento. Come previsto, gli animali maneggiati nell’infanzia tendono a essere, da adulti,
meno emotivi nei testi di campo aperto, presentano minore minzione e defecazione e sono più
propensi a esplorare l’ambiente estraneo, rispetto agli animali non maneggiati nel periodo precedente lo svezzamento.
Per quanto riguarda il bambino, il primo sviluppo del sistema nervoso dipende al massimo grado dal tipo di stimolazione cutanea che riceve. Non può esserci dubbio che la stimolazione tattile sia necessaria per il suo sano sviluppo. È dimostrato che la pelle è il principale organo di
senso del piccolo umano, e che durante il periodo di attaccamento riflesso l’esperienza tattile è
determinante per la sua crescita e per il suo sviluppo. Si può riscontrarlo in molti modi, e soprattutto nella crescita e nello sviluppo della sensibilità tattile dei piccoli adeguatamente stimolati, rispetto a quelli che non lo sono.
Un ricercatore, Yarrow, afferma che, in un’indagine sugli effetti delle prime cure materne, forse
la scoperta più sorprendente fu la misura in cui incideva la stimolazione materna sullo sviluppo
dei primi sei mesi di vita. Il mancato soddisfacimento dei bisogni tattili nei bambini mostra
quanto possano essere dannose le deprivazioni e quanto sia importante l’appagamento nella
prima infanzia. La sindrome di deprivazione materna, che consiste negli effetti provocati da
insufficienti cure materne, indiscutibilmente implica fra l’altro sostanziali deprivazioni tattili. È
interessante notare che quasi invariabilmente la pelle di questi bambini, invece del colorito roseo del bambino sano, mostra un pallore marcato, una perdita di tono e, di solito, vari disturbi
cutanei.
I meccanismi fisiologici coinvolti nella deprivazione tattile sembrano chiaramente connessi ai
meccanismi coinvolti nella deprivazione materna e nelle turbe emotive di qualsiasi origine. Tutti questi meccanismi si aggiungono alla complessa serie di processi espressi con la parola choc.
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Il processo della nascita rappresenta una serie prolungata di choc che ogni neonato prova, e
non esiste niente di più efficace, per calmare l’effetto di questi choc, dei vezzeggiamenti e delle
cure che la madre deve somministrare al figlio il più presto possibile dopo la nascita. Ottenuta
tale rassicurazione attraverso la pelle, gli effetti dello choc della nascita si attenuano gradatamente. Ma se al neonato non viene concesso tale alleviamento dello choc, gli effetti di questo si
protrarranno e si ripercuoteranno più o meno gravemente sulla crescita e sullo sviluppo futuri.
Lo choc è essenzialmente un disordine molecolare che produce alterazioni metaboliche riguardanti il metabolismo aerobio del glucosio. Come conseguenza si ha un aumento della quantità
di acido lattico, che contribuisce notevolmente all’ansietà, e alla produzione di amminoacidi,
acidi grassi e acidi fosforici. L’insufficiente metabolismo degli acidi produce una rottura nelle
membrane dei lisonomi, cioè dei vacuoli contenenti gli enzimi digestivi e litici, con la conseguente morte della cellula. La fonte di energia dalla quale la cellula dipende, cioè l’ATP, si riduce con conseguente alterazione della sintesi proteica e della funzione di pompa della membrana
cellulare. L’alterazione della sintesi proteica interferisce con la crescita e con la capacità di sopportare lo choc, e l’alterazione della funzione di pompa della cellula porta alla sua tumefazione.
La circolazione tende a rallentare, la pressione sanguigna cade, i globuli rossi del sangue tendono ad agglutinarsi, il rifornimento di ossigeno ai tessuti corporei si riduce; si ha un deperimento generale finché il cuore si ferma e il cervello non è più stimolato. E, come nello choc il processo è solitamente reversibile con l’uso di trasfusioni, antiacidi, ossigeno, corticosteroidi, vasodilatatori e soluzioni energetiche come quelle di glucosio, potassio, insulina, così le conseguenze di una insufficiente stimolazione cutanea nel bambino possono essere superate dandogli
tutte le tenere cure di cui ha bisogno, principalmente nella forma di ciò che egli capisce meglio
e più immediatamente: una tattilità calda, affettuosa e tenera. Questo appagamento dei suoi
bisogni tattili ha sul bambino effetti notevoli.
Con la crescita, i recettori sensoriali della pelle aumentano di numero diffondendosi su un’area
più vasta e facendosi più fitti. Parte della ridotta sensibilità del neonato può essere dovuta all’affaticamento sensoriale della nascita. Dapprima la sensibilità tattile del bambino è molto generalizzata e agisce più come un effetto di massa che come un effetto discriminante con precisione il punto critico. Il tatto e il dolore non sono ben differenziati, e lo sviluppo della discriminazione critica delle stimolazione tattile segue grosso modo lo stesso percorso dello sviluppo
della sensazione di ritorno dopo che un nervo è stato tagliato; il tatto, che dapprima è distinguibile soltanto per zone generiche, col tempo diventa più circoscritto, più critico, cosicché
può essere localizzato esattamente. Soltanto fra i sei e i nove mesi di età, più o meno, si comincia a sviluppare realmente questa localizzazione specifica, che si stabilisce definitivamente fra i
dodici e i sedici mesi. Sulla base dell’esperienza tattile generalizzata, il bambino apprende i
toccamenti, i suoni, le visioni, le temperature ecc., chiaramente percepiti e li perfeziona in modalità specifiche, distintamente riconoscibili e significative.
Lowen nel suo libro “Il tradimento del corpo”, ha scritto la migliore trattazione sulla carenza di
esperienze tattili della prima infanzia e il suo rapporto con la schizofrenia. Basandosi sullo stu-
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dio clinico di molti schizofrenici, Lowen dimostra che la sensazione dell’identità nasce da una
sensazione di contatto con il corpo. Per sapere chi è, la persona deve essere conscia di quello
che sente. Ciò è proprio quello che manca allo schizofrenico. C’è una perdita di contatto corporeo fino al punto che, generalmente parlando, lo schizofrenico non sa chi è. È fuori dal contatto con la realtà. È conscio di avere un corpo, e perciò è orientato ne tempo e nello spazio.
“Ma poiché il suo ego non si identifica con il suo corpo e non lo percepisce in modo vivo, lo
schizofrenico si sente staccato dal mondo e dalla gente. Analogamente, il suo consapevole senso di identità è slegato dal modo in cui sente se stessa”.
Il trauma fondamentale della personalità schizoide, afferma Lowen, è l’assenza di una piacevole
intimità fisica fra la madre e il figlio. “La mancanza di contatto corporeo erotico il bambino la
sente come un abbandono. Se l’esigenza di questo contatto non viene appagata con una calda
risposta il bambino crescerà con l’impressione che nessuno si curi di lui”. Per porre fine a sensazioni ed impressioni spiacevoli, il bambino tratterà il fiato, farà rientrare il ventre e immobilizzerà il diaframma. Giacerà immobile per evitare di provare la paura. In breve, renderà insensibile il corpo per non sentire il dolore, e con questo sistema abbandonerà la realtà. Con tale
dissociazione, specialmente quando la paura del corpo diventa insopportabile e terrificante,
l’ego si dissocia dal corpo, dividendo completamente la personalità in due entità contraddittorie. Una di queste identità è basata sul corpo, l’altra è basata sull’immagine dell’ego.
CULTURA E CONTAT TO
Vi sono molte differenze di classe e di cultura negli atteggiamenti e nelle abitudini riguardanti
il comportamento tattile; in certe famiglie questo contatto è molto frequente, non soltanto tra
madre e figlio ma anche fra gli altri membri della famiglia, mentre all’interno della medesima
cultura si trovano altre famiglie nelle quali il contatto tattile è minimo, sia fra madre e figlio sia
fra gli altri familiari.
Esterogestazione e tattilità
L’esterogestazione è la continuazione del processo di uterogestazione nell’ambiente esterno all’utero. Il processo di esterogestazione ha il compito di assicurare la continuità dei rapporti reciproci fra madre e bambino e dello sviluppo di entrambi, ma specialmente del bambino, in
modo che egli possa esplicare le sue funzioni postnatali sempre più complesse in un mondo
atmosferico che è al tempo stesso limitato e paerto a esperienze spaziali di ogni genere.
Il feto, durante l’esterogestazione, ha bisogno del continuo sostegno della madre, di essere tenuto e cullato nelle sue braccia e in stretto contatto con il suo corpo; dobbiamo ricordare che
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l’esperienza più terribile ed emotivamente più scioccante che può capitare ad un individuo è la
perdita improvvisa di sostegno. Dalla salda, costante, tangibile presenza della madre il bambino
può pervenire gradualmente a fare qualche passo verso il mondo esterno.
Traumi a livello cutaneo
Sulla base delle ripetute esperienze sensoriali riguardo a stimolazioni culturalmente prescritte,
il bambino impara a comportarsi secondo le esigenze della propria cultura. Proprio per i diversi
tipi e modi di esperienze tattili vissute dall’individuo in famiglia, soprattutto con la madre,
esperienze determinanti per lo più da condizionamenti culturali, individui e popolazioni si differenziano in molti aspetti fondamentali del loro comportamento. Il genere di esperienza tattile alla quale il bambino è sottoposto durante l’esterogestazione influisce in maniera determinante sul suo sviluppo futuro: gran parte dell’apprendimento ha luogo, infatti, in questo periodo, attraverso le esperienze a livello cutaneo. Nella fase di sviluppo che coincide con l’esterogestazione, è fondamentale il tipo di comunicazione sperimentata attraverso la pelle, perché da
ciò dipende il genere di risposta psicomotoria ed emozionale che il bambini impara a dare agli
altri. Questo tipo di risposta emozionale diventerà parte fissa della sua personalità, sulla quale
egli in seguito costruirà molte delle risposte secondarie apprese.
Madre, padre, bambino e pelle
Il contatto cutaneo ha un ruolo fondamentale nel rapporto simbiotico che il bambino deve
continuamente avere con la madre. È un tipo di comunicazione attraverso la pelle che anche il
padre deve avere, anche se non in maniera così massiccia e continua come la madre. Un fattore
basilare nello sviluppo della capacità di amare è il crescente legame reciproco con la fonte delle
stimolazioni sensoriali piacevoli. Fra madri e figli c’è normalmente uno scambio di esperienze
piacevoli. Il padre, nelle società civilizzate, è privato in gran parte della possibilità di tali scambi piacevoli diretti e reciproci; se riuscissimo a capire quanto è importante che entrambe le figure genitoriali diano ai figli una stimolazione tattile adeguata, faremmo un grosso passo in
avanti verso il miglioramento dei rapporti umani. Winnicott ha osservato che reggere fisicamente un bambino è una forma d’amore, forse l’unico modo in cui una madre può mostrare al
figlio il suo amore per lui.
La stimolazione tattile e l’espressione di ostilità. Come chi da bambino non è stato amato abbastanza, o ha subito frustrazioni nel suo bisogno d’affetto, mostrerà molta ostilità nell’attività
verbale, anche chi è stato privato dell’esperienza di affetto tattile sarà spesso goffo e rozzo
quando vuol dimostrare affetto.
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Comportamento tattile dal bambino verso la madre
Le quattro fasi del sistema affettivo figlio-madre sono: 1)uno stadio di riflesso in cui il piccolo
reagisce automaticamente agli stimoli offerti dalla madre; 2)uno stadio di attaccamento affettuoso; 3)uno stadio di sicurezza; 4)uno stadio di indipendenza. La prima fase dura solo poche
settimane. La seconda fase comincia intorno all’età di due-tre mesi e si sviluppa gradualmente
durante il primo anno. Il terzo stadio viene subito dopo la fase di attaccamento. La cosiddetta
ansietà dei sei mesi dovrebbe segnare l’inizio di questa fase, considerata il periodo in cui il
bambino comincia a sperimentare reazioni di paura indotte visivamente. Le risposte materne al
bambino sono gesti di consolazione, protezione, rassicurazione. Poi, man mano che il bambino
avanza nel processo di socializzazione, la distanza comportamentale aumenta.
Contatto, individuazione e affetto
La coscienza di sé è in gran parte una questione di esperienza tattile. Separandosi dalla madre,
le attività esploratorie in cui è impegnato il bambino, sebbene basate su ciò che vede, costituiscono fondamentalmente un’estensione dell’apprendimento attraverso l’esperienza tattile.
TOCCO E MASSAGGIO
Il coinvolgimento del massa%iato è indicato dal diverso live&o di profondità
relazionale dei tocchi
Ogni sistema recettoriale deriva da uno specifico foglietto embriologico:
- Esterocettivo dall’ectoderma
- Propriocettivo dal mesoderma
- Interocettivo dall’endoderma
In chiave analogica, ogni stimolo su uno dei sistemi, stimola tutti gli organi derivanti dal medesimo foglietto embrionale.
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I sistemi recettoriali
Propriocettivo: i recettori sono sui tendini, muscoli, articolazioni.
Il sistema di profondità relazionale è considerato superficiale perchè i suoi effetti sono maggiormente controllabili e le modalità con cui si manifestano sono le più comuni.
Interocettivo: i recettori sono sulla superficie di organi viscerali e riguarda le attività vegetative.
Il livello di profondità relazionale è intermedio data la relativa possibilità di gestire gli effetti.
Esterocettivo: i recettori sono localizzati nella pelle.
E’ considerata la via sensoriale che determina un livello relazionale Profondo.
La sensazione tattile-termica dà effetti esclusivamente legati alla soggettività perchè è la stessa
che ci si scambia nei rapporti affettivi e intimi.
Questa sensazione accompagna l’abbandono dell’attività razionale, lo stato di vigilanza; l’attenzione e la volontà si riducono fino ad annullarsi.
La sequenza
Si divide in 3 fasi: Avvicinamento - Trattamento - Congedo
I primi minuti del contatto manuale sono i momenti fondamentali perchè sono quelli in cui
hanno origine le interazioni della mediazione corporea.
L’avvicinamento
Dà inizio all’accettazione del massaggio ossia all’accoglienza delle analogie di senso generate
dalla parte toccata e dalla modalità del tocco.
E’ fondamentale che il massaggiatore abbia la sensibilità di cogliere la disponibilità dell’utente
ad accettare i tocchi.
Le risposte vegetative rivelano se il soggetto trattato è in difficoltà.
Trattamento
I tocchi avranno come filo conduttore l’analogia di senso necessaria per concretizzarle:
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Per una persona irrequieta, tocchi di sosta; per una persona statica, tocchi mutabili; per una
persona rigida, adattabilità; per una persona lassa, resistenza; per una persona iperdinamica,
pausa.
Congedo
Non può essere frettolosa. Deve dare al massaggiato il tempo necessario affinchè tutto ciò che
è emerso vada sullo sfondo, si ripristini il senso di realtà, del mondo che lo circonda e del rapporto con gli altri.
La scelta dei tocchi
Dipende dalla profondità relazionale che deve essere la più adatta a instaurare un rapporto mediato dal corpo su misura del massaggiato.
I tocchi: sono 3 ed hanno una specifica azione a livello biologico, energetico e relazionale.
Tocco di I° livello: La finalità è la percezione e accettazione di sensazioni prevalentemente
propriocettive. Sono tocchi di cui si avverte in modo distinto l’inizio e la fine e che generano
una sensazione ben definita e non sfumata.
Tocco di II° livello: Attivano il processo di percezione e accettazione delle sensazioni prevalentemente interocettive. I tocchi si avvertono in modo meno definito per questo sono più
idonei all’abbandono dell’attività razionale.
Tocco di III° livello: Stimola l’esterocettività e nello specifico quella tattile-termica. Trasmettono un messaggio di partecipazione, di presenza, di condivisione non condizionata da possibili
giudizi. I tocchi si avvertono all’inizio del massaggio poichè poi si perdono in una sensazione
unica; sono sfumati e legano in un continuum sensoriale tutta la seduta favorendo l’abbandono
dell’atività razionale adatto per percepire le sensazioni sopite.
Osservare le risposte
Controprove dei tocchi: E’ necessario riconoscere se il coinvolgimento della soggettività,
generato dai tocchi, è accettato o rifiutato. Le risposte neurovegetative sono attivate direttamente dal sistema limbico. Durante le fasi del massaggio si possono avere diverse risposte neurovegetative. L’osservazione di questi segni fisiologici è fondamentale per avere un’indicazione
dello stato psicofisico della persona che si sta massaggiando.
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Segno fisiologico
Risposta ortosimpatica
Risposta
parasimpatica
respiro
veloce
lenta
pupilla
dilatata
ristretta
sudorazione
presente
assente
occhi
aperti
chiusi
silenzio
assente
presente
tono muscolare
teso
lasso
posizione corporea
chiusa, orientata all’attenzione
aperta, non orientata all’attenzione
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