libretto estate 2015 - Giornate di ritiro ed esercizi spirituali

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libretto estate 2015 - Giornate di ritiro ed esercizi spirituali
le nuvole ed il sole tornerà
E al sole poi questa canzone mia
ti prego canta, e lui sorriderà!
O grande sole, senza il tuo calore
Non ci sarebbe più nemmeno un fiore!
Non ci sarebbe pane perché invano
seminerebbe il contadino il grano!
Non ci sarebbe più la primavera,
Non ci sarebbe il giorno e poi la sera,
Ma nude piante senza mai un frutto
E notte fonda e il gelo dappertutto…
O grande sole…O grande sole…O grande sole…
(Il sole e il girasole - Zecchino d’oro 1985)
Il sole è nuovo ogni giorno. (Eraclito)
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d ecco arrivata un’altra estate… c’è una bella canzone di
Lorenzo Jovanotti, che si intitola proprio “Estate” e che
quest’anno ci ha ispirato particolarmente. Dal testo
abbiamo preso alcune frasi che contengono un riferimento a degli
elementi naturali dai quali si possono ricavare spunti di riflessione.
Ci è piaciuto pensare alle nuvole che sono “in viaggio, che hanno la
forma delle cose che cambiano” come alla metafora dei mutamenti,
positivi o negativi, che modificano la nostra vita.
E poi al vento “con le mani ci faccio una vela e tutti i sensi, li
sento”, nel quale noi cristiani cogliamo uno dei simboli dello Spirito
Santo, che inevitabilmente porta scompiglio soffiando lieve, forte,
teso, intenso, improvviso nel nostro animo.
Le parole “come un’orbita la vita mia gira intorno a un centro
d’energia” ci fanno pensare al sole, stella madre del nostro sistema
solare, che ci scalda e aiuta il nostro buonumore, proprio come
quando riusciamo ad intrecciare i buoni rapporti umani che nutrono il
nostro cuore.
E poi ecco il mare, che “dentro a una conchiglia” non è mai uguale
ed è l’immagine dell’eterno movimento e dell’imprevedibile, come è
la vita di ogni uomo.
Ogni settimana è dedicata ad una di queste forze della natura, ed ogni
giorno inizia con un brano biblico in cui è protagonista l’elemento
della settimana, mentre a seguire potremo riflettere aiutati da:
DOMENICA un commento al Vangelo – “In ascolto”
LUNEDÌ un brano letterario – “Un libro aperto”
MARTEDÌ una canzone – “Tra le note”
MERCOLEDÌ una preghiera – “Nel silenzio”
GIOVEDÌ una curiosità – “Ma pensa un po’…”
VENERDÌ storie di luoghi e culture – “Affacciati sul mondo”
SABATO un santo – “Insieme a Loro”
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MARTEDÌ
Orgoglio dei cieli è il limpido firmamento,
spettacolo celeste in una visione di gloria!
Il sole mentre appare nel suo sorgere proclama:
“Che meraviglia è l’opera dell’altissimo!”
A mezzogiorno dissecca la terra,
e di fronte al suo calor chi può resistere?
Si soffia nella fornace per ottenere calore,
il sole brucia i monti tre volte tanto;
emettendo vampe di fuoco,
facendo brillare i suoi raggi, abbaglia gli occhi.
Grande è il Signore che l’ha creato
E con la parola ne affretta il rapido corso.
(Sir 43, 1-5)
“Tra le note”
Dall’alto del suo stelo un girasole
Guardando ogni mattina il cielo blu
Con gioia salutava sempre il sole
E il sole rispondeva da lassù.
Un giorno disse il sole: Come mai
mi segui sempre, dimmi un po’ perché…
Rispose il girasole: non lo sai
Cosa sarebbe il mondo senza te!
O grande sole senza il tuo calore
non ci sarebbe più nemmeno un fiore!
Non ci sarebbe pane perché invano
seminerebbe il contadino il grano!
Non ci sarebbe più la primavera,
Non ci sarebbe il giorno e poi la sera,
Ma nude piante senza mai un frutto
E notte fonda e il gelo dappertutto…
Ma quando il cielo è grigio il girasole
non può vedere il sole e cosa fa?
Il grigio di quel cielo è nel suo cuore
Piange rugiada e pace non si dà.
E dice al vento: senti: spazza via
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per li poggi e le ville. Apre i balconi,
apre i terrazzi e logge la famiglia:
e, dalla via corrente, odi lontano
tintinnìo di sonagli; il carro stride
del passegger che il suo cammin ripiglia.
(da: ‘La quiete dopo la tempesta’ di Giacomo Leopardi)
Il sole non dimentica alcun villaggio. (Proverbio africano)
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“ESTATE”
Vedo nuvole in viaggio
che hanno la forma delle cose che cambiano,
mi viene un po’ di coraggio
se penso poi che le cose non rimangono mai,
come sono agli inizi 2013 un nuovo solstizio,
se non avessi voluto cambiare oggi sarei allo stato minerale.
Mi butto, mi getto tra le braccia del vento, con le mani ci faccio una vela
e tutti i sensi li sento più accesi più vivi,
come se fosse un’antenna sul tetto che riceve segnali da un mondo
perfetto.
Sento il mare dentro a una conchiglia,
Estate, l’eternità è un battito di ciglia.
Sento il mare dentro a una conchiglia,
Estate, l’eternità è un battito di ciglia.
Faccio file di files e poi le archivio nel disco per ripartire
non li riaprirò mai, il passato è passato nel bene e nel male.
Come un castello di sale costruito sulla riva del mare,
niente resta per sempre nel tempo uguale.
Mi butto, mi getto tra le braccia del vento,
con le mani ci faccio una vela, aeroplani coi libri di scuola.
Finita, per ora inclinato come l’asse terrestre
voglio prendere il sole è il programma del prossimo trimestre.
Sento il mare dentro a una conchiglia,
Estate, l’eternità è un battito di ciglia.
Sento il mare dentro a una conchiglia,
Estate, l’eternità è un battito di ciglia.
Come un’orbita la vita mia gira intorno a un centro di energia,
sento il tuo respiro che mi solleva è una vita nuova.
Sento il mare dentro a una conchiglia,
Estate, l’eternità è un battito di ciglia.
Tutto il mare è dentro una conchiglia,
l’eternità è un battito di ciglia.
E tutto il mondo è la mia famiglia ooh, famiglia eeh.
Estate, estate.
Ma che caldo, ma che caldo ma che caldo fa. Ma che caldo in questa
città.
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LUNEDÌ
Ricorderò ora le opere del Signore
e descriverò quanto ho visto.
Con le parole del Signore sono state create le sue opere.
Il sole con il suo splendore illumina tutto,
della gloria del Signore è piena la sua opera.
Neppure i santi del Signore sono in grado
di narrare tutte le sue meraviglie,
ciò che il Signore onnipotente ha stabilito
perché l’universo stesse saldo a sua gloria.
(Sir 42,15-17)
“Un libro aperto”
Giacomo Leopardi in questa bella e famosa poesia descrive il paese
di Recanati dopo la tempesta, quando il sole ritorna ad illuminare le
case di campagna e tutte le attività riprendono. Proprio il sole fa
rallegrare il cuore di tutte le persone e fa ritornare la gioia di vivere.
Passata è la tempesta:
odo augelli far festa, e la gallina
tornata in su la via,
che ripete il suo verso. Ecco il sereno
rompe là da ponente, alla montagna;
sgombrarsi la campagna,
e chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
risorge il romorio.
Torna il lavoro usato.
L’artigiano a mirar l’umido cielo
Con l’opra in man, cantando,
fassi in su l’uscio; a prova
vien fuor la femminetta a cor dell’acqua
della novella piova;
e l’erbaiuol rinnova
di sentiero in sentiero
il grido giornaliero.
Ecco il sol che ritorna, ecco sorride
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DOMENICA
E tu, bambino sarai chiamato profeta dell’Altissimo
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge
per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre
e nell’ombra della morte
e dirigere i nostri passi sulla via della pace.
(Lc 1, 76-79)
“In ascolto”
Zaccaria questa volta non ha più tentennato come al tempio, quando
ha dubitato della nascita di suo figlio, data la sua età avanzata. Ora
il bambino è nato, Zaccaria si affida al progetto di Dio. Benedice il
Signore, lo loda, lo esalta.
Gesù che deve nascere è paragonato al sole che sorge, che illumina,
che guida la mia vita, i miei passi. E’ un sole che è luce piena
d’amore.
Gesù non mi lascia mai solo dentro le mie tristezze, i miei
pessimismi, le mie depressioni. E’ venuto ad aprirmi la via della
pace, della serenità, che è Lui stesso. E’ venuto a guidarmi passo
dopo passo. Devo trovare uno spazio per curare la mia interiorità,
perché la luce di questo sole irrompa dentro di me e io possa uscire
dalle tenebre della superficialità e dell’egoismo.
Come il sole al mattino si affaccia all’orizzonte e mi porta la luce e il
calore, così Gesù si affaccia all’orizzonte della mia vita, mi illumina
e mi scalda il cuore.
Dolce è la luce, è bello per gli occhi vedere il sole. (Qoèlet 11,7)
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DOMENICA
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li
condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato
davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime:
nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E
apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la
parola, Pietro disse a Gesù: “Rabbì, è bello per noi essere qui;
facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Non
sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube
che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: “Questi è il
Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!”. E improvvisamente, guardandosi
attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre
scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò
che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto
dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa
volesse dire risorgere dai morti. (Mc 9, 2-10)
“In ascolto”
Quando si è avvolti dalle nubi si perde l’orientamento, non si vede
più a un palmo di naso, si rischia di perdere la strada, ci si sente
smarriti: così avviene spesso nella nostra vita. Il Padre ci dà
un’indicazione, ci dice: “Ascoltatelo!” Ascoltate il Figlio mio,
l’amato: la sua voce e la sua Parola sono la luce e la bussola della
nostra esistenza, ci guidano, sono lampada per i nostri passi. A noi il
desiderio e l’impegno di prestare orecchio, attenzione, cuore.
Livide, gonfie, le nuvole coprivano il cielo. Sotto il loro immenso
volume, la terra si appiattiva; e le case, le piante, le alture erano
appena segni fuggevoli. Tutta la vita che in mille forme si moveva
giù, ricchezza infinita, preparata con le essenze più preziose, era
nulla. (Giuseppe Fanciulli)
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LUNEDÌ
Dio disse: “Questo è il segno dell'alleanza, che io pongo tra me e voi
e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future.
Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell'alleanza tra me e
la terra”. (Gen 9, 12-13)
“Un libro aperto”
Le nuvole sono legate alla terra ed al vento.
Fin che ci saran nuvole sopra Torino
sarà bella la vita. Sollevo la testa
e un gran gioco si svolge lassù sotto il sole...
Masse bianche durissime e il vento vi circola
tutto azzurro - talvolta le disfa
e ne fa grandi veli impregnati di luce.
Sopra i tetti, a migliaia le nuvole bianche
copron tutto, la folla, le pietre e il frastuono.
Molte volte levandomi ho visto le nuvole
trasparire nell'acqua limpida di un catino.
Anche gli alberi uniscono il cielo alla terra.
Le città sterminate somiglian foreste
dove il cielo compare su su, tra le vie.
Come gli alberi vivi sul Po, nei torrenti
così vivono i mucchi di case nel sole.
Anche gli alberi soffrono e muoiono sotto le nubi
l'uomo sanguina e muore, - ma canta la gioia
tra la terra ed il cielo, la gran meraviglia
di città e di foreste. Avrò tempo domani
a rinchiudermi e stringere i denti. Ora tutta la
vita son le nubi e le piante e le vie, perdute nel cielo.
(Canzone - Cesare Pavese)
In quest’ora che s’indovina afosa, sopra il tetto s’affaccia una
nuvola grandiosa. (Eugenio Montale)
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C’era il grido, all’inizio: la parola detta a voce alta e con le mani
alzate. Poi piano piano la voce si è stemperata, attenuata. Inizia il
viaggio interiore del Pontefice oltre il proprio corpo. La voce si fa
sottile ma il Papa è completamente presente, completamente
incarnazione. La sofferenza stessa - la sua sofferenza - e il suo
costante accenno al soffrire e al morire (vale la pena... vale la pena
soffrire...) danno significato alla sua visione del servo sofferente, del
servo dei servi che dona senza ricompense, riacquistando forza in
questo penare e donare.
Il vento poi torna, torna forte, gagliardo e impertinente con le vesti
rosse dei cardinali che celebrano le sue esequie.
Spira forte il vento sulla Piazza, sfoglia veloce le pagine del Vangelo
posato sull’umile bara. Poi un colpo improvviso volta anche la
pesante copertina, il libro rosso si chiude, fisso sul cuore di chi l’ha
tanto amato.
Il vento dello Spirito già sapeva chi avrebbe preso il timone della
barca di Pietro e Karol Wojtyla. “Lasciatemi andare presso il
Padre” ha detto ai medici, rifiutando un inutile ricovero. In noi
resterà inciso per sempre nel cuore il sorriso di Giovanni Paolo II, la
sua voce, il suo sguardo, i suoi passi sempre più lenti, il suo
incamminarsi sempre più spedito verso l’Eternità nella luce e nella
gloria del Signore, da lui tanto amato.
(Tratto da ‘La risposta è nel vento’ di Maria Carla Papi, Parrocchia
San Gioacchino, Bologna)
Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove
viene e dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito. (Gv 3, 8)
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MARTEDÌ
Stillate, cieli, dall'alto e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra
la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia. Io, il
Signore, ho creato tutto questo. (Is 45, 8)
“Tra le note”
Nuvole basse sulla collina,
nuvole basse questa mattina
e sembra quasi nebbia e sembra quasi sera
e sembra inverno invece è primavera.
Nuvole basse se non hai paura,
puoi trovarci dentro un elefante, un'avventura,
un turbo Maserati, una fila d'indiani,
e potrei andare avanti fino a domani.
Nuvole dall'altezza della testa mia
che sono discese e non vanno più via,
nuvole che non vedo, più che altro le sento
che stanno qui perché non tira un filo di vento,
nuvole ignoranti che non sei sicuro
dov'è finito l'albero se sei vicino al muro
e un gatto che gioca e mi addenta un piede
e in mezzo a queste nuvole chi lo vede.
E faccio due passi dentro a questo fumo nero
e posso scombinare il falso dal vero
e posso dare al sogno un ricordo, un'amnesia
immagina persino che ci sia,
così invento un viaggio, un fiore, un sorriso
invento una carezza sul suo viso
invece lei non c'è e come se non bastasse
ci son nuvole basse.
E faccio due passi dentro a questo fumo nero
e posso scombinare il falso dal vero
ma che tempo antipatico, che tempo somaro
fossi più basso vedrei forse più chiaro,
poi dopo un po' s'alza il sole sulla mattina
e sulla solitudine della collina
che venga un accidente a chi non paga le tasse,
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alle nuvole basse.
Poi dopo un po' si alza il sole sulla mattina
e desta gli alberi della collina
e quella testa di nuvola non so più dove sia
il vento l'ha portata via.
(Nuvole Basse - Nomadi)
Vedi, sta arrivando una nuvola, inconsapevole della sua forma. E
io mi chiedo se sia questo il cuore della sua bellezza. (Elisa)
SABATO
Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Sei rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto,
tu che distendi i cieli come una tenda,
costruisci sulle acque le tue alte dimore,
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento,
fai dei venti i tuoi messaggeri
e dei fulmini i tuoi ministri.
(Sal 104, 1-4)
“Insieme a Loro”
Giovanni Paolo II
Arrivò fra noi come un vento gagliardo, in quella sera d’ottobre, e
subito, su tutti, le sue parole passarono come una carezza scherzosa
fra i capelli di un bambino e scompigliò gli animi e accese i sorrisi
anche sulle labbra più incerte.
C’era sempre il vento ogni volta che Giovanni Paolo II si soffermava
su qualcosa di importante: c’era vento nel Messico, a Cuba, e nella
Valle dei Templi, quando pronunciò il terribile monito alla mafia:
‘Con-ver-ti-tevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!’
Il vento lo accompagnava ovunque, il mantello si gonfiava, la veste
fluttuava. Uno dei momenti più struggenti fu quella preghiera di
Giovanni Paolo II davanti alla statua di Maria, in una piazza
spazzata dal vento che gli scompigliava le ciocche candide, mentre
ad ogni invocazione ripeteva: “Liberaci!”, gridando con la passione
di un figlio che vuole ottenere ascolto dalla madre.
Il giovane vento gagliardo è divenuto pian piano un soffio sottile, ma
tenace e persistente.
Lo Spirito Santo lo accarezzava, custodendolo, proteggendolo e
chissà, forse scherzava un po’ con lui quando le colombe bianche –
chissà perché, non volevano mai librarsi in volo, ma rientravano
dalla finestra, si posavano sul suo capo, facendo sorridere le sue
labbra stanche, quasi fossero a casa propria…
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VENERDÌ
Àlzati, vento del settentrione, vieni,
vieni vento del meridione,
soffia nel mio giardino,
si effondano i suoi aromi.
Venga l'amato mio nel suo giardino
e ne mangi i frutti squisiti.
(Ct 4, 16)
“Affacciati sul mondo”
Il Golfo di Squillace
Il Golfo di Squillace è una splendida baia che si incunea all'interno
del territorio calabrese a tal punto che assieme al Golfo di Santa
Eufemia, dal lato opposto, riducono questo tratto di regione ad una
strettissima lingua di terra. Prende il nome dall'antica città che si
affacciava su questo splendido scorcio della Calabria e che secondo
la leggenda è stata fondata dal grande Ulisse. Esiste un famoso detto
tra i marinai che recita:“Il golfo di Squillace dove il vento mai
tace”. Questo perché la zona del golfo è sempre battuta da forti venti
ed è sempre stata considerata zona pericolosa da coloro che
solcavano le acque del Mediterraneo nell'antichità, tant'è vero che
Virgilio nei suoi scritti lo identifica con il termine navifragum
Scylaceum. Ricco di testimonianze artistiche e monumentali
dell’antico e glorioso passato il borgo medievale della stessa
Squillace, arroccato a 344 metri di altitudine a dominio del golfo.
Nel Parco Archeologico di Scolacium si possono ammirare i resti
dell’antica colonia romana e della monumentale Basilica di Santa
Maria della Roccella, edificata nell’XI secolo dai normanni e
ritenuta una delle maggiori chiese templari in Italia.
MERCOLEDÌ
La preghiera dell'umile penetra le nubi,
finché non sia arrivata, non si contenta;
non desiste finché l'Altissimo non sia intervenuto,
rendendo soddisfazione ai giusti e ristabilendo l'equità.
Bella è la misericordia al tempo dell'afflizione,
come le nubi apportatrici di pioggia in tempo di siccità.
(Sir 35, 21-22.26)
“Nel silenzio”
O Signore che dall’alto dei monti ai mortali più sembri vicino,
Tu che cantano i venti e le fonti, che cantano i fiori al mattino,
o Signore che comandi alle stelle, che sull’alto dei nembi troneggi,
nei bivacchi, tra gelo e procelle, dell’Alpino le penne proteggi.
Nella man la piccozza lucente, per crepacci, per crode sfuggenti,
Tu la corda sostieni clemente, rendi i muscoli nostro possenti. (…)
Se una sposa fedele ci attende, se ti prega una mamma lontana,
se sue mani fanciulla ti tende fa che speme non sperdasi vana.
Al mattino innalziam la bandiera che bell’opre segnacol ci sia;
l’ammainiamo fidenti alla sera se per scolta t’abbiamo, Maria.
(Preghiera dell’Alpino 1945)
Nuvole… sono come me un passaggio figurato tra cielo e terra, in
balìa di un impulso invisibile, temporalesche o silenziose, che
rallegrano per la bianchezza o rattristano per l’oscurità, finzioni
dell’intervallo e del discammino, lontane dal rumore della terra,
lontane dal silenzio del cielo. (Fernando Pessoa)
Non c'è nessun vento favorevole per chi non sa verso quale porto
dirigersi. (Seneca)
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GIOVEDÌ
GIOVEDÌ
Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: “Signore, è questo
il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?” Ma egli rispose: “Non
spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato
alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di
voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la
Samaria e fino agli estremi confini della terra”. Detto questo, fu
elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro
sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se
n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e
dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo
Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno
allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo”. (At 1, 6-11)
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano
tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un
fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la
casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si
dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati
di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in
cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. (At 2, 1-4)
“Ma pensa un po’…”
Microrganismi e meteo
Si è da poco scoperto che la causa di molte malattie e infezioni, i
microrganismi patogeni, sono anche i responsabili di acquazzoni,
nevicate e grandinate. Ad affermarlo è Brent Christner, della
Louisiana State University (Usa), in uno studio sulla formazione
delle nuvole. Da tempo gli scienziati sanno che i microscopici
cristalli di ghiaccio che costituiscono le nubi, e che sono la ‘materia
prima’ di neve e piogge, si formano attorno a nuclei costituiti da
particelle inerti, spesso microscopici granelli di pulviscolo
atmosferico. Quello che lo studio ha dimostrato è che spesso queste
particelle sono di origine biologica: sono batteri, attorno a cui si
cristallizzano i fiocchi di neve o le gocce di pioggia. “Lo studio”,
spiega Christner,“ci permetterà di prevedere con maggiore
accuratezza l'evolversi dei mutamenti climatici e non è escluso che
grazie a questa scoperta un giorno sarà addirittura possibile far
piovere nei luoghi più colpiti dalla siccità.”
Vanno, vengono, per una vera, mille sono finte, e si mettono lì,
tra noi e il cielo, per lasciarci soltanto, una voglia di pioggia.
(Fabrizio De André)
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“Ma pensa un po’…”
Il rumore del vento
Il rumore del vento nasce dalle vibrazioni sonore indotte negli
oggetti toccati o sfiorati dalla correnti aeree. Quindi a seconda del
materiale urtato o dei luoghi dove il vento passa, cambia il tipo di
suono. In genere si avverte fruscio quando muove i rami degli alberi,
ulula quando è costretto ad accelerare via via che il passaggio
diviene più stretto (sporgenze delle rocce, restringimento di una
valle, case, corsi di fiumi). Sibila tra le fessure di porte e finestre.
Emette un rombo sordo quando increspa le onde del mare. Fa'
tintinnare e cigolare gli alberi maestri e le sartie nei porti. Fa
scricchiolare e sbattere porte chiuse male.
Ma a parte i suoni percepiti dal nostro udito, il forte vento genera
anche infrasuoni che il nostro udito non riesce ad avvertire. Secondo
alcuni scienziati sarebbero proprio gli infrasuoni generati dal vento
a indurre in alcune persone quella sensazione di minaccia imminente
quando si avvicina una tempesta. Ciò può provocare in alcuni
soggetti più sensibili, mal di stomaco, nervosismo, spossatezza. Tra i
venti più frequenti della nostra penisola, quelli che generano più
infrasuoni sono il Maestrale e il Foehn. (Mario Giuliacci,
Meteorologo)
Lo Spirito Santo fa cambiare le vecchie abitudini, fa voltare
pagina, dà slancio. Questo è importante! La vita non è una
questione di anni, ma di slancio.
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MERCOLEDÌ
Lo spirito di quelli che temono il Signore vivrà,
perché la loro speranza è posta in colui che li salva.
Chi teme il Signore non ha paura di nulla
e non si spaventa perché è lui la sua speranza.
Beato colui che teme il Signore.
A chi si appoggia? Chi è il suo sostegno?
Gli occhi del Signore sono su quelli che lo amano;
egli è protezione potente e sostegno vigoroso,
riparo dal vento infuocato e dal sole meridiano,
difesa contro gli ostacoli, soccorso nella caduta.
Il Signore solleva l'anima e illumina gli occhi,
concede guarigione, vita e benedizione.
(Sir 34, 14-20)
“Nel silenzio”
Vieni, Signore, passi il tuo soffio come la brezza primaverile
che fa fiorire la vita e schiude l'amore, o come l'uragano che scatena
una forza sconosciuta e solleva energie addormentate.
Passi il tuo soffio nel nostro sguardo per portarlo verso orizzonti più
lontani e più vasti.
Passi il tuo soffio sui nostri volti rattristati per farvi riapparire il
sorriso, sulle nostre mani stanche per rianimarle e rimetterle
gioiosamente all'opera.
Passi il tuo soffio fin dall'aurora per portare con sé tutta la nostra
giornata in uno slancio generoso.
Passi il tuo soffio all'avvicinarsi della notte per conservarci nella tua
luce e nel tuo fervore.
Passi e rimanga in tutta la nostra vita per rinnovarla e donarle le
dimensioni più vere e più profonde.
(P. Maior)
Rendi il tuo spirito simile al vento, che passa su tutte le cose senza
attaccarsi a nessuna di esse. (Proverbio Zen)
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VENERDÌ
Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo
trafissero, e per lui tutte le tribù della terra si batteranno il petto. Sì,
Amen! Dice il Signore Dio: Io sono l'Alfa e l'Omèga, Colui che è,
che era e che viene, l'Onnipotente! (Ap 1, 7-8)
“Affacciati sul mondo”
Le nubi nottilucenti
Il cielo non è immobile, è un fermento infinito sempre in movimento
anche se ci pare immutabile. Un mistero è racchiuso nelle sottilissime
luminescenze che possono comparire nelle prime ore della notte tra le
prime stelle: le nubi nottilucenti. Fenomeno piuttosto raro alle nostre
latitudini, risulta più frequente nei Paesi nordici, anche se recenti
osservazioni hanno individuato il fenomeno anche sugli stati americani
del Colorado, dell'Utah e della Virginia fino ai 40° di latitudine. Le nubi
nottilucenti sono dei filamenti somiglianti ai cirri ma ulteriormente più
sottili che si rendono visibili in cielo dopo il tramonto e nella prima
parte della notte. Il momento migliore per osservarle è quello che segue
di circa un'ora il tramonto del sole. La posizione migliore è l'orizzonte
occidentale. Queste nuvole hanno una formazione complessa e diverse e
controverse sono le teorie portate avanti fin dal 1885, anno della loro
prima osservazione. Il fenomeno inizialmente era stato attribuito alle
polveri vulcaniche emesse dall’eruzione del Krakatoa, avvenuta due
anni prima. In seguito si scoprì che le medesime nuvole sono costituite
da microscopiche lamelle di ghiaccio, simili al fumo di sigaretta e
implicano quindi anche la presenza di vapore acqueo. In sostanza si
tratterebbe di vapore acqueo in tracce frammisto a pulviscolo vagante
probabilmente proveniente anche dallo spazio. L'altezza in cui si
formano questi filamenti color blu elettrico è fissata intorno agli 80-85
km di quota dove la temperatura si aggira intorno ai -125°C. A queste
quote l'umidità è quasi nulla, le tracce di aria infatti risultano circa un
centinaio di milioni di volte più secche delle masse d'aria che giacciono
sul deserto del Sahara. I mesi migliori per vedere queste striature del
cielo sono quelli compresi tra metà maggio e la fine di agosto.
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Le giovani nuvole possono essere soggette agli stessi
comportamenti che caratterizzano l’adolescenza umana. (Paulo
Coelho)
MARTEDÌ
In quei giorni, Elia, [essendo giunto al monte di Dio, l’Oreb], entrò in
una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola
del Signore in questi termini: “Esci e fèrmati sul monte alla presenza
del Signore”. Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso
e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al
Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un
terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un
fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di
una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello,
uscì e si fermò all’ingresso della caverna. (1Re 19, 9.11-13)
“Tra le note”
Quando tira il vento, ascolto te che stai chiamando
Quando tira il vento, quando soffia il vento
Qui non piove più oramai, cielo aperto azzurro e poi
Spazi grandi e verdi tra noia e tranquillità
Ma forse tu nevicherai, E se si alzerà il vento
Lo vedremo scatenare le più alte onde in mare
E poi sarà tempesta
Sotto cieli un po’ più veri, sai potremmo riposare
E ci darà di più di quello che c’è stato
E quello che è passato, E sarà tuo e mio
Vedrai se arriverà, che brezza porterà con sé!
Perché un giorno capirai e lo riconoscerai
Sarà un forte temporale, poi mai più dolore
Pioverà e ti bagnerai, e non ti riparerai
E se mai nevicherà, guarderemo scendere i suoi fiocchi
Giù e per sempre su quello che c’è stato
Su quello che è passato, Su e ancora, E tutto coprirà, e tutte le città
Vedrai se arriverà, che brezza porterà con sé!...
Quando tira il vento, ascolto te che stai chiamando
Quando tira il vento, Quando soffia il vento
(Il vento - Tiziano Ferro)
Il vento del cambiamento soffia in faccia al tempo come una
tempesta che suona la campana della libertà. (Scorpions)
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SABATO
LUNEDÌ
Una travatura di legno ben connessa in una casa
non viene scompaginata per un terremoto,
così un cuore consolidato da matura riflessione
non si scoraggia nel momento critico.
Un cuore sorretto da sagge riflessioni
è come un bel fregio su parete levigata.
Ciottoli posti su un'altura
di fronte al vento non resistono,
così un cuore meschino, basato su stolti pensieri,
non regge di fronte a un qualsiasi timore.
(Sir 22, 16-18)
“Un libro aperto”
…perché il Levante aveva preso a spirare con più forza e lui si
concentrò sul vento che gli sfiorava il viso. Il vento portava con sé i
mori, è vero, ma portava anche l’odore del deserto e delle donne
velate. Portava il sudore e i sogni degli uomini che un giorno erano
partiti in cerca dell’ignoto, di oro, di avventura, e di piramidi. Il
ragazzo cominciò ad invidiare la libertà del vento, e avvertì che
avrebbe potuto essere come il vento. Niente lo impediva, se non lui
stesso. Le pecore, la figlia del commerciante, i campi dell’Andalusia
erano soltanto i passi della sua Leggenda Personale. ….
(‘L’Alchimista’, Paulo Coelho)
Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono dei
ripari ed altri costruiscono dei mulini a vento. (Proverbio cinese)
Quando Mosè usciva per recarsi alla tenda, tutto il popolo si alzava in
piedi, stando ciascuno all'ingresso della sua tenda: guardavano
passare Mosè, finché fosse entrato nella tenda. Quando Mosè entrava
nella tenda, scendeva la colonna di nube e restava all'ingresso della
tenda. Allora il Signore parlava con Mosè. Tutto il popolo vedeva la
colonna di nube, che stava all'ingresso della tenda e tutti si alzavano e
si prostravano ciascuno all'ingresso della propria tenda. (Es 33, 8-11)
“Insieme a Loro”
San Martino
Si racconta che… era l'11 novembre: il cielo era coperto,
piovigginava e tirava un ventaccio che penetrava nelle ossa; per
questo il cavaliere era avvolto nel suo ampio e pesante mantello di
guerriero. Ed ecco che lungo la strada un povero vecchio, coperto
soltanto di pochi stracci, spinto dal vento, avanzava barcollante e
tremante per il freddo.
Martino lo guardò con una stretta al cuore e pensò come fare per
dargli un po' di sollievo. Non aveva né coperte né denaro con sé…
Non indugiò: si tolse il mantello, lo tagliò in due con la spada e ne
diede una metà al poveretto. ”Dio ve ne renda merito!”, balbettò il
mendicante, e sparì. San Martino, contento di avere fatto la carità,
spronò il cavallo sotto una pioggia torrenziale. Ma fatti pochi passi
smise di piovere e il vento si calmò. Di lì a poco le nubi si
diradarono e se ne andarono. Il cielo divenne sereno, l'aria si fece
mite. Il sole cominciò a riscaldare la terra obbligando il cavaliere a
levarsi anche il mezzo mantello. Ecco l'estate di San Martino, ma la
storia di San Martino non finisce qui. Durante la notte, infatti,
Martino sognò Gesù che lo ringraziava mostrandogli la metà del
mantello: il mendicante incontrato era proprio lui in persona.
Il sole continua a splendere oltre le nubi e l’arcobaleno viene
dopo il temporale. (Benedetta Bianchi Porro)
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DOMENICA
Dopo che la folla ebbe mangiato, Gesù costrinse i discepoli a salire
sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato
la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare.
Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto
distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento
infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro
camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli
furono sconvolti e dissero: “È un fantasma!” e gridarono dalla paura.
Ma subito Gesù parlò loro dicendo: “Coraggio, sono io, non abbiate
paura!”. Pietro allora gli rispose: “Signore, se sei tu, comandami di
venire verso di te sulle acque”. Ed egli disse: “Vieni!”. Pietro scese
dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma,
vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad
affondare, gridò: “Signore, salvami!”. E subito Gesù tese la mano, lo
afferrò e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”.
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. (Mt 14, 22-32)
“In ascolto”
Quando pensi di avere capito tutto, quando pensi di essere lanciato
sulla nuova strada della fede, ecco che scopri l'assenza di Dio. Dio
c'è, d'accordo, ma è lontano, non sembra più occuparsi di noi. Allora
tutto diventa faticoso, dolorante, inutile. Dov'è quel Dio che avevamo
scoperto? E i dubbi crescono: ci siamo sbagliati? Non dobbiamo
avere paura del dubbio: il dubbio è salubre, una fede senza dubbi è
inutile e non ci cambia il cuore. Perché il dubbio spinge alla
comprensione, al confronto, all'abbandono fiducioso. Davanti ai
dubbi di fede, davanti alle tempeste della vita, il discepolo è
chiamato ad ascoltare nel suo cuore il silenzioso mormorio di Dio,
recuperando quella dimensione assoluta che è il silenzio, la
preghiera, l'ascolto meditato del grande e quieto oceano della
presenza di Dio, per vedere il volto di Dio che si nasconde nel vento,
che pare evanescente come un fantasma. (Paolo Curtaz)
Lo Spirito è vento che accarezza e ristora, è il respiro di un amico
che, in silenzio, ti abbraccia quando sei triste e solo...
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MERCOLEDÌ
I cieli narrano la gloria di Dio
e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il messaggio
e la notte alla notte ne trasmette la notizia.
Non è linguaggio e non sono parole,
di cui non si oda il suono.
Per tutta la terra si diffonde la loro voce
e ai confini del mondo la loro parola.
Là pose una tenda per il sole
che esce come sposo dalla stanza nunziale,
esulta come prode che percorre la via.
Egli sorge da un estremo del cielo
e la sua corsa raggiunge l’altro estremo:
nulla si sottrae al suo calore.
(Sal 19, 1-7)
“Nel silenzio”
Eccomi davanti a te, Signore!
Attendo le tue mani sul mio capo
prima di tuffarmi nel giorno.
Tieni i tuoi occhi su di me!
Venga con me la certezza
della tua preziosa amicizia.
La tua musica calmi i miei pensieri
nel rombo frettoloso della strada.
Il sole del tuo amore,
anche nei giorni di bufera,
renda generosa la mia mente
e alimenti di luce la mia vita
perché maturi come frumento.
(Tagore)
Un raggio di sole è sufficiente per spazzare via molte ombre. (San
Francesco d’Assisi)
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GIOVEDÌ
Dio disse: “Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il
giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per
gli anni e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la
terra”. E così avvenne: Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore
per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle.
Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per
regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio
vide che era cosa buona. (Gen 1,14-18)
Uomo libero, amerai sempre il mare! Il mare è il tuo specchio:
contempli la tua anima nel volgersi infinito dell’onda che rotola.
(Charles Baudelaire)
“Ma pensa un po’…”
Gli equinozi e i solstizi
L’equinozio è quel momento della rivoluzione terrestre intorno al
sole in cui quest’ultimo si trova allo zenit dell’equatore. Succede due
volte durante l’anno solare e, in tale momento, il periodo diurno e
quello notturno sono uguali, giungendo i raggi solari
perpendicolarmente all’asse di rotazione della terra. Gli equinozi
avvengono a circa sei mesi di distanza l’uno dall’altro, più
precisamente a marzo e a settembre. Analogamente ai solstizi, essi
sono convenzionalmente assunti come momento di avvicendamento
delle stagioni sulla terra. Nell’emisfero boreale l’equinozio di marzo
segue la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, mentre quello di
settembre termina l’estate e introduce l’autunno. Viceversa accade
nell’emisfero australe dove l’autunno entra nell’equinozio di marzo e
la primavera in quello di settembre.
Il solstizio è definito come il momento in cui il sole raggiunge nel suo
moto apparente il punto di declinazione massima e minima. Il sole
raggiunge il valore massimo di declinazione positiva nel mese di
giugno, in occasione del solstizio di estate boreale, mentre raggiunge
il massimo valore di declinazione negativa in dicembre in occasione
del solstizio di inverno boreale, corrispondente all’estate
nell’emisfero australe.
Accada quel che accada, anche il sole del giorno peggiore
tramonta. (Proverbio cinese)
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spesso in favore dei naviganti, i quali, invocandolo nei loro pericoli,
hanno sperimentato la valida protezione dello stesso Santo…”.
Con queste semplici parole, il 27 marzo 1943 papa Pio XII
proclamava al mondo San Francesco di Paola quale celeste patrono
della gente di mare italiana.
La fama di San Francesco di Paola quale potente e misericordioso
protettore delle genti di mare era già diffusa, lui vivendo, tra le
popolazioni rivierasche del Mediterraneo, tanto che un discepolo,
suo conterraneo, pubblicando nell’anno 1502 una ‘Vita di
Francesco’, scriveva che “naviganti, in punto di naufragare,
invocandone il nome e accendendo alcuni candele benedette da lui,
videro abbonacciarsi interamente il mare. Questo dimostra la sua
grande potenza”. È nei primi anni, trascorsi in una rigida vita
ascetica, fatta di digiuni, di preghiere e contemplazione, che si forma
quella sorta di corrispondenza d’amorosi sensi tra il futuro Santo e il
Creato. Il mare ha un ruolo importante. Nei lunghi giorni di
macerazione della carne affinché lo spirito risulti più temprato alle
future dure prove. Francesco ha davanti a se soltanto l’immensa
distesa verdazzurra del Tirreno. Quel mare dagli umori mutevoli, ora
calmo, ora burrascoso, dai colori sempre cangianti, è veramente la
testimonianza dell’onnipotenza di Dio e della piccolezza degli
uomini. Le navi che veleggiavano all’orizzonte erano senza dubbio
accompagnate dalle preghiere e dalle benedizioni di quell’uomo pio,
soprattutto quando esse erano in difficoltà e le vedeva scomparire e
riemergere tra le onde dei marosi. Egli udiva nel suo cuore la
disperazione di quei marinai, e pregava. E il Cielo esaudiva. “Il
dominio sulle acque”, che caratterizzerà tanti momenti miracolosi
della vita di Francesco, si manifestò fin dall’inizio. Durante la
edificazione del convento nella città di Paola, c’era molto mugugno
tra gli operai addetti ai lavori, in quanto essi, per dissetarsi,
dovevano scendere, per un malagevole sentiero, al sottostante e
lontano torrente e poi risalire. All’ennesima lamentela, il Santo, con
un sorriso bonario, percosse col suo bastone una roccia lì vicino.
Subitaneamente sgorgò dell’acqua purissima. La fonte esiste tuttora.
È la famosa “Acqua della cucchiarella”, in grado, ancora oggi, di
dissetare chiunque giunga nelle vesti di pellegrino.
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VENERDÌ
Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo
nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri
persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere
il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti
e sopra gli ingiusti. (Mt 5, 43-45)
“Affacciati sul mondo”
Il Sole di Mezzanotte
Il Sole di Mezzanotte è un particolarissimo fenomeno astronomico
che si presenta solo ed esclusivamente nelle regioni al di là del
circolo polare artico. Il periodo in cui è possibile ammirarlo è in
prossimità del solstizio d’estate: in tal periodo infatti l’inclinazione
dell’asse di rotazione della terra raggiungere latitudini superiori
rispetto al normale (circa 66° e 33’) così che il sole è impossibilitato
a scendere al di sotto dell’orizzonte. Tale fenomeno quindi causa la
mancata presenza della notte!
A settanta gradi di latitudine il sole non tramonta mai per circa 17
giorni, a 80° per 70 giorni e ai poli, i quali raggiungono i 90°, il sole
non cala per sei mesi.
Sostanzialmente essendo il polo sud non abitato, l’esperienza è
ristretta alle popolazioni del circolo polare artico e quindi anche a
chi soggiorna in Lapponia. A volte a causa delle rifrazioni il
fenomeno del Sole di Mezzanotte può essere visibile anche a regioni
più a sud rispetto al circolo polare artico, come ad esempio in
Islanda.
Accomunato al fenomeno del Sole di Mezzanotte a volte troviamo
anche quello della Notte Bianca. Nelle regioni che si trovano a
latitudini inferiori rispetto al circolo polare il sole in realtà tramonta
dietro all’orizzonte, ma a causa della rifrazione, la luce del
crepuscolo riesce a sostituire i raggi solari ed è possibile svolgere
qualsiasi attività senza il bisogno di luce artificiale.
Un enorme problema causato dal Sole di Mezzanotte si ha nelle
popolazione che ci convivono per tutta la loro esistenza. Moltissimi
trovano complicato riuscire a dormire durante le ore della notte
poiché il sole continua a risplendere nel cielo. In genere sono affetti
da questo problema anche i comuni visitatori che ovviamente non
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sono abituati al fenomeno, ma ovviamente nei nativi le problematiche
si fanno più complesse. Gli esperti affermano che molto spesso gli
abitanti che si sottopongono per lunga durata al fenomeno finiscono
per essere affetti da disturbi psichici, tra i più famosi quello
chiamato SAD, in inglese Seasonal Affective Disorder, che vede un
cambiamento repentino della personalità in base ai cambiamenti
stagionali.
E’un dato di fatto che, nella vita, il bene è una luce posta ad una
così grande altezza che sembra naturale non poterlo
raggiungere…Se la luce è il simbolo del bene, del bello, del vero,
la sorgente luminosa per eccellenza, il sole può essere solo Dio.
(Vincent Van Gogh)
SABATO
Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di
Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro,
Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di
Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io vado a
pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e
salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando già
era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano
accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da
mangiare?”. Gli risposero: “No”. Allora disse loro: “Gettate la rete
dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non
potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel
discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”. Simon
Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste,
poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece
vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non
erano lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e
del pane. Disse loro Gesù: “Portate un po' del pesce che avete preso
or ora”. Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete
piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete
non si spezzò. Gesù disse loro: “Venite a mangiare”. E nessuno dei
discepoli osava domandargli: “Chi sei?”, poiché sapevano bene che
era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro,
e così pure il pesce.
(Gv 21, 1-13)
“Insieme a Loro”
San Francesco da Paola
E venne un uomo che aveva il mare per fratello.“Ci è ben noto con
che viva fede le associazioni preposte alla cura della gente di mare,
le società di navigazione con tutti i marittimi italiani, abbiano
insistentemente chiesto che ci degnassimo proclamare San
Francesco di Paola loro celeste Patrono presso Dio … Egli è sempre
stato venerato con profonda devozione dai marittimi italiani, essendo
la stessa vita del Taumaturgo piena di prodigi compiuti sul mare e
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conoscenza è in pericolo di scomparire in questo modo. Una
conoscenza che potrebbe essere fondamentale per preservare il
Coral Triangle e gli oceani del mondo.
I pescatori sanno che il mare è pericoloso e le tempeste terribili,
ma non hanno mai considerato quei pericoli ragioni sufficienti
per rimanere a terra. (Vincent Van Gogh)
SABATO
Lo Spirito del Signore parla in me,
la sua parola è sulla mia lingua;
il Dio di Giacobbe ha parlato,
la rupe d’Israele mi ha detto:
chi governa gli uomini ed è giusto,
chi governa con timore di Dio,
è come la luce del mattino al sorgere del sole,
in un mattino senza nubi,
che fa scintillare dopo la pioggia
i germogli della terra.
(2 Sam 23, 2-4)
“Insieme a Loro”
San Francesco d’Assisi
Messor lo Frate Sole
Laudato sie, mi signore,
com tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual (è) iorno et allumini noi per loi.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore,
de tè, altissimo, porta significatione.
Francesco chiamò Cantico di frate sole la nuova laude al Signore
poiché considerava e diceva che il sole è più bello di tutte le creature
e meglio rende somiglianza del Signore nostro. II sole non è visto e
immaginato soltanto come ‘frate sole’; ma anche come gran signore
e perciò è la prima e privilegiata creatura del Cantico, e tutto è posto
sotto il suo segno.
“Al mattino, al sorgere del sole ogni uomo dovrebbe lodare il
Signore che creò quello per nostra utilità, poiché, per esso i nostri
occhi hanno lume di giorno” e ancora: “Il sole è più bello di tutte le
creature”. Francesco esultava e godeva la luce del sole.
Leggendo questa celebrazione della gloria del sole, non si può non
pensare agli occhi di Francesco, ora tanto infiammati da non poter
sopportare la luce del giorno e il raggiare del sole. E tuttavia questi
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occhi non maledicono la luce, non uccidono il sole. Le parole
sbocciate dalla meditazione poetica di Francesco, ricreano la
materia radiante del sole, la sua bellezza e il suo grande splendore.
Sono parole semplici intrise dell'infanzia della vita, che esprimono
valori d'incanto. Il loro ritmo di bellezza ha il compito di lasciare
riflettere, di lasciare che nell'immaginazione si condensi in unità
simbolica la materia raggiante del sole. L'assoluta semplicità della
composizione è l'impronta di una giovinezza, è il privilegio di
un'infanzia che vive lo stupore e l'incantesimo dello svelarsi del
mondo, ogni giorno nella luce del mattino, al sorger del sole.
L'immagine poetica del sole non è costruita con elementi fantastici,
ma è sognata nella stessa sostanzialità della materia raggiante. Il
sole dell'immagine poetica di Francesco non sorge dalla notte e non
tramonta nella notte. L'istante di questo sole immobilizza il fluire del
tempo, e si fa simbolo dell'istante eterno. Il nuovo sole è Cristo, il
sacramento nuovo e soprannaturale, il nuovo sole che oscura il sole
della creazione visibile.
Il messaggio di Francesco, espresso in questa laude al Signore è a
consolazione e ad edificazione dei cristiani di questo tempo, purché
sappiano recuperarlo in se stessi. Il sole, raggiante di grande
splendore, è il Santissimo che porta alla nostra santificazione.
Conserva l’amore nel tuo cuore. Una vita senza amore è come un
giardino senza sole. (Oscar Wilde)
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VENERDÌ
“Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che
raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a
riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via
i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e
separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente,
dove sarà pianto e stridore di denti. Avete capito tutte queste cose?”.
Gli risposero: “Sì”. Ed egli disse loro: “Per questo ogni scriba
divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa
che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”.
(Mt 13, 47-51)
“Affacciati sul mondo”
Bajau Laut: Gli Ultimi Nomadi Marini
I Bajau Laut sono una delle ultime vere popolazioni di nomadi
marini rimaste. Gruppo etnico di origine malese, i Bajau hanno
vissuto per secoli la loro vita quasi interamente in mare, nel tratto
tra la Malesia, le Filippine e l’Indonesia. Negli ultimi decenni, molti
sono stati costretti a stabilirsi permanentemente sulla terra ferma,
anche se un buon numero di loro si riferisce ancora all’oceano come
a “casa”, vivendo su delle lunghe barche chiamate ‘lepa lepa’.
Tradizionalmente, pescano con le reti e sono degli esperti apneisti,
capaci di raggiungere profondità improbabili per chiunque, alla
ricerca di perle e cetrioli di mare, o semplicemente a caccia di pesci
con un fucile subacqueo. Purtroppo queste tecniche tradizionali sono
state in gran parte sostituite dalla pesca con il cianuro d’idrogeno e
la dinamite, pratiche guidate principalmente dal commercio di pesce
fresco, un’industria il cui valore globale è stimato a 1 miliardo di
dollari. L’epicentro di questo commercio è Hong Kong, mentre
l’Indonesia fornisce la maggior parte del pesce, pari a quasi il 50%
di tutte le importazioni.
La cosmologia Bajau tradizionale, un sincretismo di animismo e
Islam, rivela un rapporto complesso con l’oceano, che per loro è
un’entità vivente dalle multiple forme. Ci sono spiriti nelle correnti e
nelle maree, nelle barriere coralline e nelle mangrovie. L’attuale
generazione di Bajau potrebbe essere l’unica a trascorrere tutta la
vita in mare. Non v’è dubbio che qualche straordinario tipo di
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GIOVEDÌ
Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone,
chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare,
poiché erano pescatori. E disse loro: “Seguitemi, vi farò pescatori di
uomini”. Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre,
vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello,
che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti;
e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.
(Mt 4, 18-22)
“Ma pensa un po’…”
Perché il mare è di tanti colori?
L’acqua del mare, se limpida e pulita, è trasparente e lascia vedere il
colore del fondo, soprattutto a riva.
A volte può essere di colore rossastro o marrone perché nel fondo
vivono minuscole piante e animali.
In alto mare, però, il fondale è troppo lontano dalla superficie e i
colori che vediamo sono solo il riflesso del cielo: rosso al tramonto,
nero quando c’ è il temporale, smagliante e azzurro quando il cielo è
sereno, argenteo come la luna che lo illumina.
La musica del mare termina sulla riva o nel cuore dell’uomo che
ascolta? (Khalil Gibran)
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DOMENICA
Gesù salì in barca e i suoi discepoli lo accompagnarono. Improvvisamente
sul lago si scatenò una grande tempesta e le onde erano tanto alte che
coprivano la barca. Ma Gesù dormiva. I discepoli si avvicinarono a lui e lo
svegliarono gridando: - Signore, salvaci! Affondiamo! Gesù rispose: Perché avete paura, uomini di poca fede? Poi si alzò in piedi, sgridò il
vento e l'acqua del lago, e ci fu una grande calma. La gente rimase piena di
stupore, e diceva: “Chi è mai costui? Anche il vento e le onde del lago gli
ubbidiscono!”. (Mt 8, 23-27)
“In ascolto”
Il mare è l’immagine della vita con le sue pause di bonaccia e i suoi
ricorrenti marosi, che ciascuno di noi è chiamato a solcare con la sua
fragile imbarcazione. Una traversata inevitabile che può farci paura, fino
a gettarci nell’angoscia, soprattutto oggi, in una società dove domina
l’anonimato ed è facile sentirsi soli: naufraghi in balia di onde ostili in
una notte senza luna. L’approdo appare un miraggio lontano e nebuloso,
e il limite creaturale che ci segna un pesante fardello, zavorra che rende
più faticoso il remare.
Ma su queste onde infide, dal giorno dell’incarnazione, Dio ha spinto la
sua barca per affiancare la nostra; anzi ha chiesto a Pietro, a te, a me, a
ogni uomo, di salire sulla nostra. Da allora non esistono più notti che non
siano rischiarate dalla sia pur flebile luce della fede.
È vero: non mancano i giorni in cui Gesù sembra essersi pesantemente
addormentato, e proprio quando più infuria violenta la tempesta. La
nostra barca vacilla paurosamente e le onde minacciano di travolgerci.
La preghiera sembra essere sopraffatta dall’urlo del vento. Verrebbe da
dire: non so più pregare. Solo un grido intriso di angoscia e di fede mi
sale alle labbra: Signore, salvaci! Ed è la preghiera più vera, perché
attinge alle profondità del nostro essere, là dove ci troviamo faccia a
faccia con la nostra povertà esistenziale, là dove Lui dorme, ma è
presente. Dorme per ridestare la nostra fede sopita. Dorme, ma il suo
cuore veglia.
Ascoltiamo e facciamo tesoro del suo premuroso rimprovero: “Perché
avete paura uomini di poca fede?”.
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durerà la terra, seme e messe, freddo e caldo, estate e inverno, giorno
e notte non cesseranno”. (Gn 8, 1-22)
“Nel silenzio”
Benedici il Signore, anima mia,
Signore, mio Dio, quanto sei grande!
Rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto.
Tu stendi il cielo come una tenda,
costruisci sulle acque la tua dimora,
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento;
fai dei venti i tuoi messaggeri,
delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.
Hai fondato la terra sulle sue basi,
mai potrà vacillare.
L'oceano l'avvolgeva come un manto,
le acque coprivano le montagne.
Alla tua minaccia sono fuggite,
al fragore del tuo tuono hanno tremato.
Emergono i monti, scendono le valli
al luogo che hai loro assegnato.
Quanto sono grandi, Signore,le tue opere!
Tutto hai fatto con saggezza,
la terra è piena delle tue creature.
Ecco il mare spazioso e vasto:
lì guizzano senza numero animali piccoli e grandi.
Voglio cantare al Signore finché ho vita,
cantare al mio Dio finché esisto.
Anima mia benedici il Signore.
(dal Salmo 103)
I mari sono la prova tangibile che Dio ha pianto della sua
creazione. (Paul Fort)
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MERCOLEDÌ
Dio si ricordò di Noè, di tutte le fiere e di tutti gli animali domestici
che erano con lui nell'arca. Dio fece passare un vento sulla terra e le
acque si abbassarono. Le fonti dell'abisso e le cateratte del cielo
furono chiuse e fu trattenuta la pioggia dal cielo; le acque andarono
via via ritirandosi dalla terra e calarono dopo centocinquanta giorni.
Nel settimo mese, il diciassette del mese, l'arca si posò sui monti
dell'Ararat. Le acque andarono via via diminuendo fino al decimo
mese. Nel decimo mese, il primo giorno del mese, apparvero le cime
dei monti. Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva
fatta nell'arca e fece uscire un corvo per vedere se le acque si fossero
ritirate. Esso uscì andando e tornando finché si prosciugarono le
acque sulla terra. Noè poi fece uscire una colomba, per vedere se le
acque si fossero ritirate dal suolo; ma la colomba, non trovando dove
posare la pianta del piede, tornò a lui nell'arca, perché c'era ancora
l'acqua su tutta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare
presso di sé nell'arca. Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la
colomba dall'arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco,
essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le
acque si erano ritirate dalla terra. Aspettò altri sette giorni, poi lasciò
andare la colomba; essa non tornò più da lui. L'anno seicentouno
della vita di Noè, il primo mese, il primo giorno del mese, le acque si
erano prosciugate sulla terra; Noè tolse la copertura dell'arca ed ecco
la superficie del suolo era asciutta. Nel secondo mese, il ventisette del
mese, tutta la terra fu asciutta.
Dio ordinò a Noè: “Esci dall'arca tu e tua moglie, i tuoi figli e le
mogli dei tuoi figli con te. Tutti gli animali d'ogni specie che hai con
te, uccelli, bestiame e tutti i rettili che strisciano sulla terra, falli
uscire con te, perché possano diffondersi sulla terra, siano fecondi e
si moltiplichino su di essa”.
Noè uscì con i figli, la moglie e le mogli dei figli. Tutti i viventi e
tutto il bestiame e tutti gli uccelli e tutti i rettili che strisciano sulla
terra, secondo la loro specie, uscirono dall'arca. Allora Noè edificò
un altare al Signore; prese ogni sorta di animali mondi e di uccelli
mondi e offrì olocausti sull'altare. Il Signore ne odorò la soave
fragranza e pensò: “Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo,
perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla
adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto. Finché
46
Molti servono Gesù quando li consola, ma pochi sono disposti a
tener compagnia a Gesù che dorme in mezzo ai marosi. Chi vorrà
dunque servire Gesù per Gesù solo? (Santa Teresa di Gesù
Bambino)
39
LUNEDÌ
Fu rivolta a Giona figlio di Amittai questa parola del Signore:
“Alzati, va' a Ninive la grande città e in essa proclama che la loro
malizia è salita fino a me”. Giona però si mise in cammino per
fuggire a Tarsis, lontano dal Signore. Scese a Giaffa, dove trovò una
nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, s'imbarcò con
loro per Tarsis, lontano dal Signore.
Ma il Signore scatenò sul mare un forte vento e ne venne in mare una
tempesta tale che la nave stava per sfasciarsi. I marinai impauriti
invocavano ciascuno il proprio dio e gettarono a mare quanto
avevano sulla nave per alleggerirla. Intanto Giona, sceso nel luogo
più riposto della nave, si era coricato e dormiva profondamente. Gli
si avvicinò il capo dell'equipaggio e gli disse: “Che cos'hai così
addormentato? Alzati, invoca il tuo Dio! Forse Dio si darà pensiero
di noi e non periremo”. Quindi dissero fra di loro: “Venite, gettiamo
le sorti per sapere per colpa di chi ci è capitata questa sciagura”.
Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona. Gli domandarono:
“Spiegaci dunque per causa di chi abbiamo questa sciagura. Qual è il
tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo
appartieni?”. Egli rispose: “Sono Ebreo e venero il Signore Dio del
cielo, il quale ha fatto il mare e la terra”. Quegli uomini furono presi
da grande timore e gli domandarono: “Che cosa hai fatto?”. Quegli
uomini infatti erano venuti a sapere che egli fuggiva il Signore,
perché lo aveva loro raccontato. Essi gli dissero: “Che cosa dobbiamo
fare di te perché si calmi il mare, che è contro di noi?”. Infatti il mare
infuriava sempre più. Egli disse loro: “Prendetemi e gettatemi in
mare e si calmerà il mare che ora è contro di voi, perché io so che
questa grande tempesta vi ha colto per causa mia”. Quegli uomini
cercavano a forza di remi di raggiungere la spiaggia, ma non ci
riuscivano perché il mare andava sempre più crescendo contro di
loro. Allora implorarono il Signore e dissero: “Signore, fa' che noi
non periamo a causa della vita di questo uomo e non imputarci il
sangue innocente poiché tu, Signore, agisci secondo il tuo volere”.
Presero Giona e lo gettarono in mare e il mare placò la sua furia.
Quegli uomini ebbero un grande timore del Signore, offrirono
sacrifici al Signore e fecero voti.
Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona
restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. Dal ventre del pesce
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La sua destra con forza mi guida nella sua dimora
Ha gettato nel mare il nemico, l’ha sommerso nel mare dei Giunchi.
E’ il Potente: si chiama “Signore”.
Voglio cantare il nome del Signore, Lui è il mio canto Egli mi ha
salvato.
La sua destra con forza mi guida nella sua dimora
Ha soffiato il suo vento sul mare, come piombo sprofonda il nemico.
Egli è Santo: si chiama “Signore”.
Voglio cantare il nome del Signore, Lui è il mio canto Egli mi ha
salvato.
La sua destra con forza mi guida nella sua dimora
Fai entrare il tuo popolo o Dio, sul tuo monte lo pianti con forza:
regni sempre: si chiama “Signore”.
Voglio cantare il nome del Signore, Lui è il mio canto Egli mi ha
salvato.
La sua destra con forza mi guida nella sua dimora
(Cantica del mare)
Quando i miei pensieri sono ansiosi, inquieti e cattivi, vado in
riva al mare, e il mare li annega e li manda via con i suoi grandi
suoni larghi, li purifica con il suo rumore, e impone un ritmo su
tutto ciò che in me è disorientato e confuso. (Rainer Maria Rilke)
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indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò
indietro. Venne così a trovarsi tra l'accampamento degli Egiziani e
quello d'Israele. Ora la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli
altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli
altri durante tutta la notte. Allora Mosè stese la mano sul mare. E il
Signore, durante tutta la notte, risospinse il mare con un forte vento
d'oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti
entrarono nel mare asciutto, mentre le acque erano per loro una
muraglia a destra e a sinistra. Gli Egiziani li inseguirono con tutti i
cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri, entrando dietro di
loro in mezzo al mare. Ma alla veglia del mattino il Signore dalla
colonna di fuoco e di nube gettò uno sguardo sul campo degli
Egiziani e lo mise in rotta. Frenò le ruote dei loro carri, così che a
stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: “Fuggiamo
di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli
Egiziani!”. Il Signore disse a Mosè: “Stendi la mano sul mare: le
acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri”.
Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al
suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano
contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. Le acque
ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l'esercito del
faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò
neppure uno. Invece gli Israeliti avevano camminato sull'asciutto in
mezzo al mare, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra
e a sinistra. In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli
Egiziani e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele
vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro
l'Egitto e il popolo temette il Signore e credette in lui e nel suo servo
Mosè. (Es 14, 1-31)
Giona pregò il Signore suo Dio. E il Signore comandò al pesce ed
esso rigettò Giona sull'asciutto. (Gion 1, 1-16;2 1-2,11)
“Un libro aperto”
Voglio cantare il nome del Signore, Lui è il mio canto Egli mi ha
salvato.
La sua destra con forza mi guida nella sua dimora
E’ il mio Dio, lo voglio lodare. Dio di mio padre e lo voglio esaltare:
prode in guerra: si chiama “Signore”.
Voglio cantare il nome del Signore, Lui è il mio canto Egli mi ha
salvato.
‘Oceano Mare’ di Alessandro Baricco
I personaggi principali sono circa sette: il pittore Plasson, che vede
il mare come lo scopo dei suoi quadri ma che, pensando si possa
dipingere solo con acqua marina, non riesce a rappresentare la sua
infinità; grande amico del pittore è Bartlebloom, uno scienziato che
vede l’oceano come il centro dei suoi studi, infatti, al contrario del
suo amico Plasson, tenta di trovarne i limiti e non si lascia affatto
intimorire dalle sue influenze poetiche, da uomo di mondo qual è;
troviamo anche la signorina Elisewin, che si tratterrà alla locanda
appena per cinque giorni, la quale è la giovane figlia di un conte che
sta scontando la sua convalescenza lontano da casa, accompagnata
da padre Pluce, un prete incaricato di badare a lei; altra donna
malata, non nel fisico ma nello spirito per problemi d’amore, è la
bellissima Ann Deverià, giovane donna segregata dal marito alla
locanda per allontanarla dal suo amante, il dottor Savigny,
responsabile della morte della giovane Thérèse di cui Adams, il cui
vero nome risulta esser Thomas, era innamorato e perciò cerca
vendetta.
Gli intrecci di tutti i personaggi, compreso il settimo misterioso
ospite della locanda che farà la sua comparsa solo alla fine, rende
l’atmosfera suggestiva e coinvolgente, ma al contempo ci fa capire
quanti significati possa assumere per un individuo il vasto Mare: per
Plasson è la sua ispirazione, per Bartleboom oggetto dei suoi studi,
per Elisewin un efficace strumento di cura, per Ann Deverià un
mezzo di allontanamento dal dottor Savigny, che a sua volta lo vede
come causa di tormento e rimorsi, mentre Adams, il più angosciato
ed emotivo personaggio del romanzo, riesce a vederci solo un
movente per la sua vendetta. “Così non la vide, la locanda Almayer,
staccarsi da terra e disfarsi leggera in mille pezzi, che sembravano
vele e salivano e scendevano e salivano, volavano, e tutto portavano
con sé, lontano...”
Alla fine la locanda abbandona quel suggestivo piano materiale
posto in chissà quale vastissimo oceano, lasciando un dolce ricordo
al misterioso inquilino della settima stanza, portando con sé le
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“Tra le note”
parole e le storie che i bambini, custodi della locanda, recitando il
ruolo di adulti, hanno raccolto da personaggi pieni di problemi.
“Ed è qualcosa da cui non puoi scappare. Il mare… Ma soprattutto:
il mare chiama… Non smette mai, ti entra dentro, ce l’hai addosso, è
te che vuole… Puoi anche far finta di niente, ma non serve.
Continuerà a chiamarti… Senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci
sarà sempre un mare, che ti chiamerà”.
Guardo il mare che ieri era una lavagna d’acciaio, sconfinante
senza interruzioni nel cielo, e oggi è ritornato mare, vivo,
increspato, palpitante. Come la vita: mai uguale, mai monotona,
sempre imprevedibile. (Susanna Agnelli)
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MARTEDÌ
Il Signore disse a Mosè: “Comanda agli Israeliti che tornino indietro
e si accampino davanti a Pi-Achirot, tra Migdol e il mare, davanti a
Baal-Zefon; di fronte ad esso vi accamperete presso il mare. Il
faraone penserà degli Israeliti: Vanno errando per il paese; il deserto
li ha bloccati! Io renderò ostinato il cuore del faraone ed egli li
inseguirà; io dimostrerò la mia gloria contro il faraone e tutto il suo
esercito, così gli Egiziani sapranno che io sono il Signore!”.
Essi fecero in tal modo. Quando fu riferito al re d'Egitto che il popolo
era fuggito, il cuore del faraone e dei suoi ministri si rivolse contro il
popolo. Dissero: “Che abbiamo fatto, lasciando partire Israele, così
che più non ci serva!”. Attaccò allora il cocchio e prese con sé i suoi
soldati. Prese poi seicento carri scelti e tutti i carri di Egitto con i
combattenti sopra ciascuno di essi. Il Signore rese ostinato il cuore
del faraone, re di Egitto, il quale inseguì gli Israeliti mentre gli
Israeliti uscivano a mano alzata. Gli Egiziani li inseguirono e li
raggiunsero, mentre essi stavano accampati presso il mare: tutti i
cavalli e i carri del faraone, i suoi cavalieri e il suo esercito si
trovarono presso Pi-Achirot, davanti a Baal-Zefon.
Quando il faraone fu vicino, gli Israeliti alzarono gli occhi: ecco, gli
Egiziani muovevano il campo dietro di loro! Allora gli Israeliti
ebbero grande paura e gridarono al Signore. Poi dissero a Mosè:
“Forse perché non c'erano sepolcri in Egitto ci hai portati a morire nel
deserto? Che hai fatto, portandoci fuori dall'Egitto? Non ti dicevamo
in Egitto: Lasciaci stare e serviremo gli Egiziani, perché è meglio per
noi servire l'Egitto che morire nel deserto?” Mosè rispose: “Non
abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza che il Signore oggi
opera per voi; perché gli Egiziani che voi oggi vedete, non li
rivedrete mai più! Il Signore combatterà per voi, e voi starete
tranquilli”. Il Signore disse a Mosè: “Perché gridi verso di me?
Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il
bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti
entrino nel mare all'asciutto. Ecco io rendo ostinato il cuore degli
Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul
faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli
Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia
gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri”. L'angelo di
Dio, che precedeva l'accampamento d'Israele, cambiò posto e passò
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