Amore Pendolare - Associazione Succede solo a Bologna
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Amore Pendolare - Associazione Succede solo a Bologna
Bologna più che una città … è una famiglia! Amore Pendolare Di Chiara Pagliochini Questo mattino non risorgerà dalle sue ceneri ora che il treno sfila via come un nastro riavvolto. Tanti bassi mattini maligni mi hanno fissata da finestrini come questo. Il nostro amore pendolare è sempre ospite di sedili scomodi. Lasciarti la mano, quasi sul predellino, oltre la linea gialla, occhi elemosinanti un ultimo abbraccio – nessuna guerra come la vita divide due che si amano. Abbiamo cuori vecchi, affamati di stanziamento, pure solo nel movimento siamo. È la nostra condanna per aver voluto troppa felicità. Bologna più che una città … è una famiglia! La Cupola Di Chiara Pagliochini Trafitti al cielo smaltato d’azzurro in cima al colle spazzato dal vento sediamo sotto la bella cupola del santuario di San Luca, a cui cieli come questo hanno portato stormi di pellegrini. Per la stessa strada loro siamo ascesi a questo prato, con la stessa devozione, ammirati (anche se loro credono al creatore del cielo; noi – che si sia creato da sé). Ma per noialtri la grazia ha un prezzo, un pensiero cadente dalla volta del cielo, il pensiero che siamo sotto il cielo una volta e una volta sola. Il nostro amore non avrà sette vite da spendere in corpi simili a questi sotto cieli immensi simili a questo. Non c’è reincarnazione per chi crede né per noi: non siamo meno effimeri di una candela. Non abbiamo visto arsa la biblioteca di Alessandria e non faremo i viaggi interstellari benché l’idea ci piaccia, e ne ridiamo e ne piangiamo, passami un fazzoletto, festeggiamo il nostro amore mortale. Bologna più che una città … è una famiglia! La ragazza che ha fatto la torta Di Chiara Pagliochini La ragazza che ha fatto la torta non è stata invitata alla festa: oggi lavora. Per seicento euro spazza le stanze del santuario, scrosta le pentole, serve da mangiare ai pellegrini. La sua vita non c’è poesia che possa de-prosaicizzarla e anche il verso s’incaglia, legnoso manico di scopa. Spazzando, scrostando e servendo le sue mani non creano nulla, eppure hanno fatto la torta per la festa degli altri: cinque dischi di pan di spagna, bagnati di uno spirito dolce con una farcia di crema. La ragazza che ha fatto la torta vorrebbe fare un corso di cucina: costano troppo. Da piccola sua madre la batteva perché prendeva brutti voti a scuola. Ora tutta la vita la batte. Nella casa grave di rumori, sommersa da una torma di utensìli, sorveglia la riuscita del biscotto: ha segreto un sorriso. Nella torta non affonderanno i suoi denti sporgenti davanti, pure si farà il suo nome, si dirà che brava è stata, che brava ragazza è la ragazza che ha fatto la torta e non è stata invitata alla festa della sua vita.