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IL CULTO DI S. MAGNO A FONDI
ALLA LUCE DELLE PIÙ RECENTI RICERCHE ARCHEOLOGICHE
VINCENZO FIOCCHI NICOLAI
Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana
I - Roma, Via Napoleone III, 1
UDK: 904:726.5(450.627 Fondo)“653“
Izvorni znanstveni članak
Primljeno: 7. II. 2011.
I nuovi scavi condotti negli anni 2006-2009 dal Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici
del Lazio nel sito del monastero di S. Magno a Fondi (Latina) hanno rimesso in
luce i resti della chiesa medievale dedicata al santo, sulla quale si impostò l’attuale
di epoca rinascimentale, e una serie di tombe di VI-VII secolo, impiantatesi sulle
sostruzioni destrutturate di un edificio romano di età repubblicana. Nessuna struttura è venuta alla luce del monastero di S. Magno attestato in quest’area all’epoca
di Gregorio Magno. Solo un’iscrizione, probabilmente di epoca altomedievale,
potrebbe riferirsi alla chiesa dedicata alla Vergine, ricordata come esistente in età
tardo romana nella zona del monastero da una fonte di epoca medievale.
Il convegno tenutosi nel 2000 su „Fondi tra antichità e medioevo” ha
permesso di approfondire alcune tematiche riguardanti il culto di S. Magno
nella città dell’Appia e i suoi riflessi monumentali. Ai contributi presentati
in quella sede da Gennaro Luongo e da chi scrive1, si sono aggiunti nel
2004 quelli di un gruppo di studiosi dell’Università di Cassino, che hanno
ulteriormente indagato la figura di S. Magno e la diffusione del suo culto
nelle valli del Liri e del Sacco2. Da ultimo, Manlio Simonetti, il primo ad
1. G. LUONGO, Agiografia fondana, in Fondi tra antichità e medioevo. Atti del Convegno, 31 marzo-1 aprile 2000, a cura di T. Piscitelli Carpino, Fondi 2002, pp. 193-250; V.
FIOCCHI NICOLAI, I monumenti paleocristiani di Fondi attraverso gli scritti di Gregorio
Magno, ibidem, pp. 165-191.
2. F. CARCIONE, S. Magno: problema agiografico e prospettive di ricerca in ambito
aquinate, in Magno di Trani. Memoria e culto di un martire paleocristiano nelle valli del
Liri e del Sacco. Ricerche di agiografia, topografia, iconografia, a cura di F. Carcione, Venafro 2004, pp. 17-41; S. PIETROBONO, In Fabrateria Magni: topografia del territorio tra
tardo antico ed alto medioevo, ibidem, pp. 43-109; L. CAPPELLETTI, Iconografia e culto
di S. Magno ad Anagni, ibidem, pp. 111-166.
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essersi occupato approfonditamente della questione agiografica legata a S.
Magno, è ritornato sull’argomento in un breve articolo apparso nella rivista Vetera Christianorum, sollecitato soprattutto dalle nuove riflessioni di
Gennaro Luongo e Filippo Carcione3. Sul santo, cui a Fondi era dedicato il
monastero situato a circa quattro chilometri a nord-est della città, le nostre
conoscenze si sono dunque fortemente incrementate in questi ultimi anni4.
2. Le più antiche notizie sul culto di S. Magno ci riportano in realtà,
come si sa, non a Fondi, bensì in un’altra città del Lazio meridionale: l’antica Fabrateria. Il Martirologio Geronimiano, nella sua recensione italica,
risalente al secondo quarto del V secolo, ricorda il dies natalis del santo al
19 di agosto con queste laconiche parole: „XIV kal(endas) Sept(embres)
in Fabriteria Magni”5. Stando a questa notizia, dunque, intorno agli anni
Trenta del V secolo, nell’antica città di Fabrateria, la locale comunità celebrava la festa del santo, evidentemente, come di consueto, sulla sua tomba.
3. M. SIMONETTI, Addendum su san Magno di Trani e Fondi, in Vetera Christianorum, 41 (2004), pp. 341-346.
4. Su Fondi tardo romana e le sue memorie paleocristiane, oltre alla bibliografia riportata in V. FIOCCHI NICOLAI, I monumenti, cit., passim, si vedano i recenti contributi
di L. QUILICI, Il tempio di Apollo ad clivum Fundanum sulla via Appia al valico di Itri,
in Santuari e luoghi di culto nell’Italia antica (=Atlante Tematico di Topografia Antica,
12), Roma 2003, pp. 127-175; ID., Santuari, ville e mausolei sul percorso della via Appia
al valico degli Aurunci, in Viabilità e insediamenti nell’Italia antica (=Atlante Tematico
di Topografia Antica, 13), Roma 2004, pp. 470-471; G. CHIUSANO, Gregorio Magno
e le diocesi di Fondi, Terracina, Formia e Minturno, in L’Orbis Christianus Antiquus di
Gregorio Magno. Convegno di Studi, Roma, 26-28 ottobre 2004, a cura di L. Pani Ermini,
II, Roma 2007, pp. 437-444; G. DI ROCCO, La consacrazione in chiese di edifici di culto
pagani: il caso di Itri, ibidem, pp. 493-504; I. AULISA, Giudei e cristiani nell’agiografia
dell’alto medioevo, Bari 2009, pp. 179-180; E. SAVINO, Campania tardoantica (284-604
d. C.), Bari 2005, pp. 179-180, 183.
5. Martyrologium Hieronymianum ad fidem codicum adiectis prolegomenis, ed. I. B.
de Rossi - L. Duchesne (= Acta Sanctorum, Novembris, II, 1), Bruxellis 1894, p. 107;
H. DELEHAYE, Commentarius perpetuus in Martyrologium Hieronymianum ad recensionem H. Quentin (=Acta Sanctorum, Novembris, II, 2), Bruxellis 1931, p. 451; cfr. F.
LANZONI, Le diocesi d’Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604) (=Studi
e Testi, 35), Città del Vaticano 1927, pp. 157-158. La festa natalizia di S. Magno, senza
localizzazione, è registrata anche nei martirologi altomedievali di Beda (H. QUENTIN,
Les martyrologes historiques du Moyen Âge. Étude sur la formation du martyrologe romain, Paris 1908, p. 54), Adone (J. DUBOIS - G. RENAUD, Le martyrologe d’Adon, ses
deux familles, ses trois recensions. Texte et commentaire, Paris 1984, p. 278), Usuardo
(J. DUBOIS, Le martyrologe d’Usuarde. Texte et commentaire, Bruxelles 1965, p. 286),
Rabano Mauro (Patrologia Latina, 110, c. 1164) e nel Sacramentario Gelasiano (L. C.
MOHLBERG, Liber sacramentorum Romanae aeclesiae ordinis anni circuli (Cod. Vat.
Reg. lat. 316/Paris Bibl. Nat. 7193, 41/56) (Sacramentarium Gelasianum), Roma 1960, p.
155); G. LUONGO, Agiografia, cit., pp. 214-215.
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V. Fiocchi Nicolai, Kult u S. Magno a Fondi u svjetlu najnovijih arheoloških istraživanja
Nel convegno del 2000 avevo proposto di riconoscere - sulla scia di
un’ipotesi di Angelo Nicosia (che tuttavia riteneva la commemorazione del
19 agosto relativa al martirio di S. Magno) - nella Fabrateria del Martirologio, Fabrateria Nova, localizzabile, come si sa, a „La Civita”, a sud-est
di Ceprano, presso S. Giovanni Incarico, piuttosto che, come ipotizzato da
alcuni studiosi, Fabrateria Vetus, città più o meno concordemente ubicata
presso l’attuale Ceccano6 . La proposta di identificazione si basava essenzialmente sulla presenza di una chiesa dedicata a S. Magno, attestata per
la prima volta negli anni 987-990 da alcune carte dell’Archivio Capitolare della Cattedrale di Veroli in „territorio Ceperano”, dunque proprio nel
circondario dell’antica Fabrateria Nova, presso una „via Silicata”, probabilmente da identificare con la via Latina7. La notizia dell’esistenza della
chiesa – sulla base della documentazione verolana – era già nota al Lanzoni (che la traeva dal Kehr); lo studioso faentino tuttavia, per errore (non
avendo potuto evidentemente consultare direttamente le carte di Veroli), la
riferiva a Ceccano, cioè a Fabrateria Vetus8; in ciò seguito dalla maggior
parte degli studiosi che si erano occupati successivamente del problema
delle origini del culto di S. Magno9. Nel convegno del 2000, a conferma
della notizia riportata nei documenti di Veroli, rilevavo l’interessante presenza del toponimo „S. Manno” proprio alle porte di Ceprano, sul tracciato
della antica via Latina (dunque la via „Silicata”), proponendo di localizzare
la chiesa menzionata negli anni 987-990 – e dunque il santuario originario di S. Magno – in quell’area10, così come era stato già ipotizzato da
Pier Giorgio Monti nel 199811. In uno dei contributi presentati nel volume
miscellaneo su S. Magno, curato dall’Università di Cassino nel 2004, cui
si accennava, Sabrina Pietrobono, non escludendo questa localizzazione
6. A. NICOSIA, Le origini del cristianesimo nel Lazio Meridionale, in Lazio Sud, 3/
9-10 (1984), p. 15; V. FIOCCHI NICOLAI, I monumenti, cit., p. 174.
7. V. FIOCCHI NICOLAI, I monumenti, cit., p. 174; i documenti di Veroli sono editi in
C. SCACCIA SCARAFONI, Le carte dell’Archivio Capitolare della cattedrale di Veroli,
Roma 1960, pp. 10-14, nn. VII-VIII; cfr. S. PIETROBONO, In Fabrateria, cit., pp. 63-67.
8. F. LANZONI, Le diocesi, cit., pp. 157-158; cfr. P. F. KEHR, Italia Pontificia. Regesta Pontificum Romanorum, II, Latium, Berolini 1907, p. 175.
9. V. FENICCHIA, s. v. Magno, in Bibliotheca Sanctorum, VIII, Roma 1966, c. 552;
M. SIMONETTI, Sulla tradizione agiografica di S. Magno di Trani, in Atti del Convegno
Il paleocristiano in Ciociaria, Fiuggi, 8-9 ottobre 1977, Roma 1978, p. 98; ID., Addendum, cit., p. 342, nota 6.
10. V. FIOCCHI NICOLAI, I monumenti, cit., p. 174.
11. P. G. MONTI, Carta archeologica del territorio, in F. COARELLI - P. G. MONTI,
Fregellae, I, Le fonti, la storia, il territorio, Roma 1998, p. 104 (nel 2002 non conoscevo
il lavoro del Monti).
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dell’antico santuario, ha nuovamente affacciato la possibilità che esso potesse trovarsi a Fabrateria Vetus o in qualche altra località del territorio
situata tra le due Frabrateria12.
Nonostante le nuove osservazioni di Sabrina Pietrobono, credo che
l’ipotesi di identificazione della Fabrateria del Geronimiano con Fabrateria Nova resti ancora la più probabile: l’esistenza della chiesa dedicata al
martire nell’hinterland della città (a meno di tre miglia) ci sembra ancora
di decisiva importanza. L’edificio, d’altra parte, nell’anno 987 (quando è
citato per la prima volta), era retto da un presbyter et rector13; è probabile
pertanto che avesse allora funzione di chiesa parrocchiale, così come, nel
medioevo, molti edifici di culto del Lazio di antica origine martiriale14.
Fabrateria Nova (come del resto la Vetus) era ancora un centro di discreta
importanza nella tarda antichità, come mostra la sua menzione negli Itinerari stradali tardoromani (Tabula Peutingeriana, Anonimo Ravennate)15.
Un’iscrizione funeraria cristiana dell’anno 392 (fig. 1), conservata un tempo presso il Casino Cayro, prossimo al sito di Fabrateria Nova, ci rivela
che la città disponeva effettivamente di un’area funeraria ove erano deposti
membri della locale comunità cristiana16. Ma ancora un altro elemento mi
pare possa far propendere per l’dentificazione con Fabrateria Nova. E’ un
particolare narrativo riportato nella passio Paterni, uno scritto agiografico
di età medievale, che, come si vedrà, celebra il santo che, secondo la leggenda fondana di S. Magno, avrebbe accolto a Fondi Magno, al suo arrivo
12. S. PIETROBONO, In Fabrateria, cit., pp. 43-73, 99-104.
13. C. SCACCIA SCARAFONI, Le carte, cit., p. 10, n. VII.
14. Sul governo delle chiese parrocchiali da parte di presbiteri rettori, cfr. C. VIOLANTE, Le strutture organizzative della cura d’anime nelle campagne dell’Italia centrosettentrionale (secoli V-X), in Cristianizzazione ed organizzazione ecclesiastica delle campagne
nell’alto medioevo: espansione e resistenze, Spoleto, 10- 16 aprile 1980 (=Settimane di
Studio del Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, XXVIII), Spoleto 1982, p. 10601061; per i santuari martiriali laziali che assunsero funzione di cura d’anime: V. FIOCCHI
NICOLAI, I cimiteri paleocristiani del Lazio, II, Sabina, Città del Vaticano 2009, pp. 194,
480, nota 2392
15. S. PIETROBONO, In Fabrateria, cit., pp. 48-56; cfr. pure P. G. MONTI, Carta
archeologica, cit., pp. 100-105. A Fabrateria Nova sono state condotte recenti, importanti
ricerche: AA. VV., San Giovanni Incarico (Frosinone): ricerche topografiche e archeologiche sul sito di Fabrateria Nova, in Lazio e Sabina, 6, Atti del Convegno Sesto Incontro
di Studi sul Lazio e la Sabina, Roma, 4-6 marzo 2009, a cura di G. Ghini, Roma 2010, pp.
457-469.
16. CIL, X, 5646; A. NICOSIA, L’epigrafe cristiana di San Giovanni Incarico, in
Lazio ieri e oggi. Rivista mensile di cultura, arte, turismo, 21 (1985), pp. 102-103; P. G.
MONTI, Carta archeologica, cit., p. 101, n. 59; S. PIETROBONO, In Fabrateria, cit., p.
57; E. SAVINO, Campania, cit., pp. 186-187.
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V. Fiocchi Nicolai, Kult u S. Magno a Fondi u svjetlu najnovijih arheoloških istraživanja
da Napoli17. Nel testo si dice che Paterno – un egiziano originario di Alessandria – prima di fermarsi a Fondi, proveniente dall’Egitto, avrebbe fatto
sosta „in villa quae Fregellanus dicitur, alias Ceperanus”18, cioè, appunto
a Ceprano, dove anche la critica moderna concordemente localizza l’antica
mansio di Fregellanum della via Latina, menzionata dall’Itinerarium Antonini19. Il narratore, cioè, con il riferimento a Fregellanum, avrebbe voluto
in qualche modo collegare i nuovi luoghi di culto di Magno e Paterno a
Fondi con quello originario di Magno a Fabrateria Nova (= Ceprano)20.
3. La testimonianza del Martirologio Geronimiano e la documentazione appena ricordata non lasciano dunque adito a dubbi nel riconoscere
nell’antica Fabrateria il luogo di culto originario di S. Magno – l’area
funeraria in cui fu sepolto (che forse varrebbe la pena indagare archeologicamente) – così come peraltro aveva già rilevato negli anni Trenta del
Novecento il grande agiografo Ippolito Delehaye21 (il santo si deve dunque ritenere un martire di Fabrateria e non di Fondi). A Fondi, tuttavia, il
suo culto arrivò e si sviluppò, radicandosi nel sito del monastero che dal
santo prendeva nome per lo meno dall’anno 979, quando il „cenovium
Sancti Magni” è (con sicurezza) per la prima volta citato in un documento
del Codex Diplomaticus Caietanus (fig. 2)22. E’ plausibile che il culto di
S. Magno sia giunto a Fondi a seguito dell’arrivo di sue reliquie, che, col
tempo, come si riscontra non di rado nella storia del culto dei santi, sarebbero state ritenute le spoglie di un vero martire di Fondi, morto e sepolto
nella città dell’Appia23. Tale ulteriore sviluppo del culto di S. Magno trovò la sua „ufficializzazione” negli scritti agiografici medievali che celebrano le gesta del martire, insieme a quelle di Paterno, ormai nella città di
Fondi, nel luogo, come si diceva, ove sorgeva il monastero intitolato a S.
Magno (si tratta della passio S. Magni (nelle sue recensioni BHL, 5167,
17. Infra, p. 3, nota 24.
18. Acta Sanctorum, Augusti, IV, Parisiis et Romae 1867, p. 403.
19. Cfr. P. G. MONTI, Carta archeologica, cit., pp. 91-92, n. 32; S. PIETROBONO,
In Fabrateria, cit., p. 53, 80-81.
20. E’ interessante notare che presso Ceprano esisteva nel medioevo una chiesa di S.
Paterniano (P. G. MONTI, Carta archeologica, cit., p. 92, n. 32, 3; S. PIETROBONO, In
Fabrateria, cit., p. 102), ove il nome del santo può forse considerarsi corrotto da Paterno.
21. Cfr. H. DELEHAYE, Commentarius, cit., p. 451: ID., Les origines du culte des
martyrs, Bruxelles 1933, p. 308; vedi pure M. SIMONETTI, Addendum, cit., p. 344.
22. Tabularium Casinense, I, Codex Diplomaticus Cajetanus, Casini 1887, pp. 137140, n. 74.
23. V. FIOCCHI NICOLAI, I monumenti, cit., pp. 175-177; G. LUONGO, Agiografia,
cit., pp. 233-234; cfr. pure F. CARCIONE, S. Magno, cit., pp. 26-31.
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5169)24 e la passio S. Paterni (BHL, 6477b, 6478))25. I due componimenti,
con la loro narrazione favolosa e leggendaria, tendevano a rivendicare a
Fondi la figura di Magno, nobilitando così le origini della locale comunità
cristiana (e quelle del monastero), proiettandole nella più alta antichità,
all’epoca delle persecuzioni anticristiane di Decio e Valeriano, cioè alla
metà del III secolo26.
Sono molti e interessanti i riferimenti topografici e monumentali contenuti nei due testi, tutti riconducibili al sito del monastero di S. Magno
alle porte di Fondi. Stando alla passio S. Magni (BHL, 5167), scritta probabilmente tra la metà del IX secolo e il X (ma non si può escludere una
datazione anche più tarda)27, il luogo in cui Magno è accolto da Paterno
al suo arrivo a Fondi è un „praedium quod subiacet civitati Fundanae”28;
un’altra recensione della passio definisce il luogo „campus Demetrianus”
e precisa che si trovava „non procul a civitate”29. Lì esisteva un fiume
(„fluvius”), una „ecclesia” (di cui non si fornisce l’intitolazione) e una „domus” („hospicium”, „cellula”), dove Magno è ospitato da Paterno e dove
il santo svolge la sua prima attività pastorale, operando miracoli30. Grazie
24. G. CAPPELLETTI, Le Chiese d’Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, VI,
Venezia 1847, pp. 279-291; Acta Sanctorum, Augusti, III, Parisiis et Romae 1867, pp. 714716; sulle varie recensioni della passio vedi le esaurienti trattazioni di M. SIMONETTI, Sulla tradizione, cit., pp. 97-115; G. LUONGO, Agiografia, cit., pp. 212-235; M. SIMONETTI,
Addendum, cit., pp. 341-346, ove si discutono anche i problemi relativi alla figura del santo.
25. Acta Sanctorum, Augusti, IV, cit., p. 403 (BHL, 6478); il testo della recensione
BHL, 6477b è in corso di pubblicazione da parte di D. Mastrorilli negli Atti del Convegno,
Il monastero di S. Magno e la chiesa medievale ritrovata. Gli scavi, i restauri, il progetto sui dipinti svelati, in corso di stampa, insieme ad un altro testimone della medesima
leggenda (cfr. G. CAPPELLETTI, Le Chiese, cit., p. 291, nota 1). La passio, nelle sue
varie versioni, non è mai stata fatta oggetto di uno studio specifico; accenni ad essa in F.
LANZONI, Le diocesi, cit., p. 158; Martyrologium Romanum ad formam editionis typicae
scholiis historicis instructum , a cura di H. Delehaye et Alii (= Propylaeum ad Acta Sanctorum, Decembris), Bruxellis 1940, p. 351, nota 7; F. CARAFFA, s. v. Paterno, in Bibliotheca
Sanctorum, X, Roma 1968, c. 383; V. FIOCCHI NICOLAI, I monumenti, cit., pp. 172-173.
26. G. CAPPELLETTI, Le Chiese, cit., p. 289; Acta Sanctorum, Augusti, III, cit., p.
716; Acta Sanctorum, Augusti, IV, cit., p. 403.
27. Per la cronologia dello scritto vedi soprattutto M. SIMONETTI, Sulla tradizione,
cit., pp. 109-111. V. USSANI, Index latinitatis italicae Medii Aevi antiquioris, in Archivum
Latinitatis Medii Aevi, 6 (1931), p. 73) datava il testo “ante saec. XI”; G. Luongo (Agiografia, cit., p. 232) ad epoca “assai tarda”. Sulla collocazione cronologica della passio
vedi pure infra, nota 41.
28. G. CAPPELLETTI, Le Chiese, cit., p. 286.
29. Acta Sanctorum, Augusti, III, cit., p. 716, nota c.
30. G. CAPPELLETTI, Le Chiese, cit., p. 286; Acta Sanctorum, Augusti, III, cit., pp.
715-716.
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alle elemosine elargite dai fedeli, miracolosamente guariti da S. Magno,
viene costruita nel luogo una nuova basilica „ad honorem Dei ac Domini nostri Jesu Christi beatique Magni”, cioè una chiesa di S. Magno31.
L’uccisione di Magno, da parte dei soldati romani, all’epoca della persecuzione di Decio e Valeriano (o il decesso per morte naturale, secondo un’altra versione), sarebbe avvenuta in un „cubiculum”; lì Paterno
avrebbe poi sepolto le spoglie del santo32; il „viri Dei monasterium”
(cioè il monastero di S. Magno) è ricordato come già esistente nel luogo in due momenti della narrazione33. La passio Paterni, ancora più
recente di quella di S. Magno34, aggiunge altri particolari: la chiesa che
S. Magno trova al suo arrivo al campus Demetrianus si dice dedicata
alla Vergine; nel luogo esistevano una sorgente („fons”) e presso questa
alcune „cryptae”; nelle vicinanze sorgeva il „mons arcanus” che incombeva sulla chiesa di S. Maria, dove Paterno si rifugia momentaneamente
prima di dare sepoltura a Magno („in cubiculo”) e ad altri 2597 fedeli
cristiani uccisi nella persecuzione, e prima di morire anch’egli di morte
naturale35. Il santo, secondo un’altra versione del racconto, sarebbe stato
sepolto nella chiesa di S. Maria36.
I vari riferimenti, come si diceva, sono facilmente riconducibili al
sito in cui sorge il monastero: la chiesa intitolata al santo è, con ogni probabilità, quella medievale individuata nelle nostre indagini sotto l’edifico rinascimentale, cioè la chiesa abbaziale del medioevo (almeno che il
testo non si riferisca ad un edificio più antico non ritrovato) (fig. 3)37; il
„fons” è la sorgente che ancora oggi sgorga ai piedi del monastero (fig.
4) e che alimenta il rivo (il „fluvius” della passio) chiamato, appunto,
„fiume di S. Magno” o Ligola (Ligula, Legula)38; le „cryptae” situate
„apud fontem”, dopo i recenti scavi condotti nel sito negli anni 20062009, devono, direi certamente, identificarsi con gli ambienti voltati
della sostruzione dell’edificio romano sulla quale si impostò la chiesa
31. G. CAPPELLETTI, Le Chiese, cit., p. 288.
32. Ibidem, pp. 290-291.
33. Ibidem, pp. 288, 290.
34. Essa presuppone infatti l’esistenza della passio Magni: Acta Sanctorum, Augusti,
IV, cit., p. 402; Martyrologium Romanum, cit., p. 351.
35. Ibidem, p. 403.
36. D. MASTRORILLI, in Il monastero di S. Magno e la chiesa medievale ritrovata,
cit., in corso di stampa. 2.
37. Infra, pp. 5-6.
38. Acta Sanctorum, Augusti, III, cit., p. 709; F. CARAFFA, s. v. Fondi, in Dictionnaire d’Histoire et de Géographie Ecclésiastiques, XVII, Paris 1971, c. 790.
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medievale (figg. 3, 5)39, certamente, dunque, accessibili all’epoca della
stesura della passio S. Paterni. Il „cubiculum” ove il santo viene sepolto da
Paterno è possibile sia da riconoscere nel vano sottostante la testata sud del
transetto della chiesa medievale, vano che dal basso dava accesso alla cripta dell’edificio di culto - la c. d. „cappella di S. Paterno” (fig. 3)40 - o nella
cripta stessa (dove di certo si veneravano le reliquie di S. Magno) (fig. 6)41.
I testi agiografici medievali ed anche le risultanze archeologiche attestano, dunque, con sicurezza che il culto di S. Magno nel medioevo era radicato nel monastero a lui intitolato alle porte di Fondi. L’epoca in cui tale
devozione giunse da Fabrateria a Fondi non è facilmente determinabile. Se
la notizia della traslazione da Fondi a Veroli e poi ad Anagni del corpo del
santo, a seguito dell’invasione saracena dell’846, ha qualche fondamento,
essa troverebbe in tale data un sicuro terminus ante quem (ma il racconto
della traslazione è giunto a noi in un testo di età medievale)42.
4. Come è ben noto, concordemente il monastero di S. Magno è stato
identificato con quello ricordato da papa Gregorio Magno (590-604), nel
libro primo dei suoi „Dialoghi”, senza un’intitolazione specifica, „in eo loco
39. Su questi, e sui recenti scavi, si vedano i vari contributi presentati al Convegno Il monastero di S. Magno e la chiesa medievale ritrovata, cit., in corso di stampa
(per una anticipazione cfr. Riapertura della Abbazia di San Magno, Fondi, 23 luglio
2007, Fondi 2007, pp. 19-23) E’ incerta la funzione dell’edificio che sorgeva sopra la
sostruzione: si trattava forse di una villa o forse di un edificio cultuale connesso con la
sottostante sorgente.
40. Così G. R. VOLPI, Vita di San Magno, arcivescovo e martire, protettore e padrone della città di Anagni, Roma 1973, p. 85. Su questo vano vedi infra, nota 58. La strana
disposizione degli accessi della cripta della chiesa, dalla navata dell’edificio e, dal basso,
dalla cappella di S. Paterno può far pensare che quest’ultimo ambiente rivestisse un qualche particolare significato.
41. L’ambiente della cripta poteva dare in effetti l’impressione di una piccola
stanza; in essa, la base d’altare con il grande ricettacolo per le reliquie, veramente
sovradimensionato (fig. 6), avrebbe potuto tranquillamente essere ritenuto il sepolcro
di S. Magno, all’epoca dalla redazione della passio, sempre che questa si riferisse
all’edificio medievale recentemente rimesso in luce. La datazione dello scritto agiografico, in tal caso, troverebbe in quella della chiesa (seconda metà dell’XI secolo? )
un sicuro termine post quem, e dovrebbe pertanto ribassarsi rispetto a quanto proposto
da Simonetti. Non si può neppure escludere che realizzazione della chiesa e scrittura
della passio siano da riferire ad un medesimo momento, coincidente con il “rilancio”
del culto a Fondi.
42. Per la traslazione: BHL, 5175; G. CAPPELLETTI, Le Chiese, cit., pp. 291-294;
Acta Sanctorum, Augusti, III, cit., pp. 708-709; cfr. M. SIMONETTI, Sulla tradizione, cit.,
p. 100, nota 9; S. PIETROBONO, In Fabrateria, cit., p. 67, nota 83; sull’invasione saracena dell’846: L. DUCHESNE, Le Liber Pontificalis. Texte, introduction et commentaire,
II, Paris 1892, p. 104, nota 38.
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V. Fiocchi Nicolai, Kult u S. Magno a Fondi u svjetlu najnovijih arheoloških istraživanja
qui Fundis dicitur”43. Il pontefice attesta che il cenobio era stato fondato da
Onorato, figlio di un colonus del patricius Venantius; il secondo successore di
questi nella carica di praepositus del monastero era stato il suo discepolo Libertinus, vissuto –come dice Gregorio- ai tempi del re goto Totila („qui regis Totilae tempore eiusdem Fundensis monasterii praepositus fuit”)44. Siamo dunque
intorno al 542 e la fondazione del monastero andrà necessariamente collocata
nei primi decenni del VI secolo45. La narrazione di Gregorio si sofferma su una
serie di miracoli e accadimenti portentosi di cui erano stati protagonisti Onorato, Libertino ed altri monaci e laici gravitanti intorno al monastero; tra questi,
un certo Lorenzo, confidente dello stesso papa, cui anche un altro abate del
cenobio, un tal Felice, aveva parlato delle mirabolanti storie del monastero46.
Dal testo si evincono informazioni interessanti sulla struttura e l’articolazione
del cenobio (che Gregorio sembra, dunque, conoscere bene): esso era costituito
da cellae abitate da monaci (all’epoca di Onorato erano circa 200); vi si trovava un „oratorium” (menzionato nell’episodio del tentato saccheggio da parte
dei soldati di Buccellinus) e un orto, delimitato da un’alta siepe, curato da un
„monachus hortolanus”; il monastero sorgeva in un luogo dominato da un alto
monte („mons qui monasterio in excelsum prominet”), sul cui ripido pendio un
masso dava l’impressione di essere sospeso e sul punto di precipitare (come si
evince, appunto, dal racconto della roccia che minacciava il convento, fermata
miracolosamente da Onorato)47. Gregorio, come si diceva, e come di solito nei
„Dialoghi”, non ricorda l’intitolazione del cenobio fondano; la sua identificazione con quello di S. Magno, anche se altamente probabile, non è provata48.
43. GREG. M., Dial. I, 1-3 = Sources Chrétiennes, 260, pp. 18-37; sul monastero
si veda essenzialmente: M. DELL’OMO, Insediamenti monastici a Gaeta e nell’attuale
diocesi, Montecassino 1995, pp. 3-4, 59-63 (ivi ampia bibliografia); G. JENAL, Italia
ascetica atque monastica. Das Asketen- und Mönchtum in Italien von den Anfängen bis
zur Zeit der Langobarden (ca. 150/250- 604), I, Stuttgart 1995, pp. 203-205; V. FIOCCHI
NICOLAI, I monumenti, cit., pp. 170-173; F. MANNINO, Il monachesimo nel territorio
oggi divenuto provincia di Latina: dalle origini al X secolo, in L. FABOZZI - P. BAZZARELLI, Viaggio tra i manoscritti e gli incunaboli della provincia di Latina. Pergamene,
manoscritti, cinquecentine tratti da fondi storici privati e pubblici, Latina s.d, pp. 32-37.
44. GREG. M., Dial. I, 1-2 = Sources Chrétiennes, 260, pp. 18-21, 24-28; su Libertino
e Onorato vedi Enciclopedia Gregoriana. La vita, l’opera e la fortuna di Gregorio Magno,
a cura di G. Cremascoli e A. Degl’Innocenti, Firenze 2008, pp. 205, 244.
45. V. FIOCCHI NICOLAI, I monumenti, cit., p. 170.
46. Greg. M., Dial. I, 1-3 = Sources Chrétiennes, 260, pp. 18-37.
47. Greg. M., Dial. I, 1, 3-4; 2, 4; 3, 2-4 = Sources Chrétiennes, 260, pp. 20, 26, 34, 36.
48. Egli, comunque, almeno in un altro passo dei ”Dialoghi” ricorda con il solo toponimo un monastero già specificamente intitolato: quello di S. Elia a Subpentoma presso
Nepi, così già chiamato da una carta ravennate dell’anno 557: Greg. M., Dial. I, 7-8=
Sources Chrétiennes, 260, pp. 65-76; J. O. TJÄDER, Die nichtliterarischen lateinischen
Papyri Italiens aus der Zeit 445-700, II, Papyri 29-59, Stockholm 1982, pp. 198-199, 300.
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Kačić, Split, 2009.-2011., 41-43
Solo l’ambientazione orografica del racconto, a ben vedere, fornisce
un elemento positivo per l’identificazione: un alto monte incombe sul
monastero49; una roccia sporgente, soprastante il cenobio, ancora oggi
è considerata dai locali quella fermata miracolosamente da Onorato50.
D’altra parte, è singolare che negli scritti agiografici medievali che celebrano S. Magno, ed indirettamente il monastero in cui era venerato,
non si faccia alcun accenno alla leggenda fondativa riportata dai „Dialoghi”, un testo, come si sa, molto letto nel medioevo, soprattutto negli
ambienti monastici. Ma, forse, tale omissione è intenzionale e si deve
alla volontà di glissare su una fonte che riportava la fondazione del cenobio agli inizi del VI secolo, mentre era interesse dell’autore, come si
diceva, farne risalire le origini alla più alta antichità (all’epoca del martirio di S. Magno, cioè alla metà del III secolo). L’unica connessione riscontrabile nella documentazione scritta tra il nostro monastero e quello
fondato da Onorato, di cui ci parla Gregorio, è, a quanto mi risulti, la
notizia della traslazione dei corpi dei santi Onorato e Libertino, insieme
a quello di S. Paterno, da S. Magno nella chiesa cattedrale di S. Pietro a
Fondi, avvenuta nell’anno 1215, stando a quanto riporta un documento
probabilmente di epoca tardomedievale 51. Il ‘mitico’ fondatore ed il
suo discepolo del racconto gregoriano erano dunque almeno venerati
nel monastero.
Le recenti indagini archeologiche nell’area della chiesa medievale
non hanno evidenziato alcuna struttura riferibile ad una fase più antica
(tardo antica o altomedievale) del monastero52. Esse hanno riportato
alla luce poche sepolture databili tra la fine del VI ed il VII secolo,
inserire nella platea destrutturata della sostruzione dell’edificio romano recuperato negli scavi (e sulle quali si imposta la chiesa abbaziale
49. G. CONTE-COLINO, Storia di Fondi, Napoli 1901, p. 197; B. AMANTE - R.
BIANCHI, Memorie storiche e statutarie del Ducato, della Contea e dell’Episcopato di
Fondi in Campania dalle origini fino a’ tempi più recenti, Roma 1903, p. 3; CARAFFA,
Fondi, cit., c. 790; M. FORTE, Fondi nei tempi, Fondi 1998², p. 599.
50. Negli anni Sessanta del Novecento era segnalata da una croce di ferro: M. FORTE,
Fondi, cit., p. 608.
51. BHL, Suppl., 3980b; Catalogus codicum hagiographicorum latinorum bibliothecarum Romanarum praetor quae Vaticanae, Bruxellis 1909, n. 22; 453, n. 8; edito in
D. MASTRORILLI, in Il monastero di S. Magno e la chiesa medievale ritrovata , cit., in
corso di stampa; per un’altra versione del racconto cfr. ibidem, pp. 2-3; sulla traslazione
vedi I. PARISELLA, s. v. Onorato, in Bibliotheca Sanctorum, IX, Roma 1967, c. 1204; M.
FORTE, Fondi, cit., p. 654 e G. LUONGO, Agiografia, cit., p. 212.
52. Cfr. Il monastero di S. Magno e la chiesa medievale ritrovata, cit., in corso di
stampa; per una anticipazione: Riapertura della Abbazia, cit., pp. 19-23.
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V. Fiocchi Nicolai, Kult u S. Magno a Fondi u svjetlu najnovijih arheoloških istraživanja
medievale) (fig. 7); tali tombe, solo a livello di pura suggestione, potrebbero riferirsi ad un insediamento monastico più antico, che, in ogni
caso, dovrà supporsi in un sito diverso, magari prossimo a quello del
monastero attuale53.
Una fase almeno altomedievale del nostro monastero parrebbe comunque suggerita dal recupero nell’area di alcuni rilievi scultorei pertinenti a
suppellettile liturgica, databili nella prima metà del IX secolo, e dunque
forse riferibili ad un edificio di culto più antico esistente in loco54. Alla
stessa epoca deve pure rimontare la piccola chiesa rinvenuta da Salvatore
Aurigemma negli anni 1910-1912 nella piana sottostante S. Magno, in località „La villa”, attualmente in corso di scavo, la cui funzione e l’eventuale rapporto con il monastero altomedievale andrà chiarita55.
Più indietro nel tempo, per la presenza di un insediamento monastico
nel nostro sito, può forse far risalire una piccola cornice marmorea iscritta
(fig. 8), ritrovata durante le recenti indagini reimpiegata nelle murature rinascimentali del monastero; in essa si legge, in caratteri grafici che possono
forse ricondurre al VI-VII secolo, parte di un testo metrico, che pare accennare all’esistenza di una chiesa dedicata alla Vergine:
53. A meno che la costruzione della chiesa medievale non abbia completamente
cancellato ogni traccia di un edificio di culto precedente (come la chiesa rinascimentale ha distrutto gran parte delle strutture di quella medievale). Sulle sepolture venute
alla luce, e in generale sulle costruzioni precedenti l’impianto della chiesa medievale
recuperate nei recenti scavi, vedi Il monastero di S. Magno e la chiesa medievale ritrovata, cit., in corso di stampa; per una anticipazione: Riapertura della Abbazia, cit., pp.
19-21. Si ricorda che il cimitero del monastero di S. Vincenzo al Volturno si trovava
nell’altomedioevo (VIII-IX secolo) su una collina soprastante il cenobio, e che esso
si configurava come un sepolcreto misto (di maschi e di femmine), riferibile anche
alla comunità di laici che viveva all’ombra del monastero: C. M. COUTTS, The hilltop cemetery, in San Vincenzo al Volturno 2: the 1980-86 excavations, Part II, a cura
di R. Hodges, London 1995, pp. 115-116; F. MARAZZI, San Vincenzo al Volturno.
Guida agli scavi, Ripalimosini 2006, pp. 140-141. Sui cimiteri monastici in generale:
C. TREFFORT, L’Église carolingienne et la mort, Lyon 1996, pp. 154, 178-179; A.
CHAVARRÍA ARNAU, Archeologia delle chiese. Dalle origini all’anno Mille, Roma
2009, pp. 182-183 (ivi bibl.).
54. Non si può pertanto escludere che tali marmi provengano dalla vicina chiesa situata in località ”La Villa”, dove indagini antiche (1910-1912) e recenti (ancora in corso)
hanno riportato alla luce numerosi rilievi marmorei simili di epoca altomedievale pertinenti all’arredo dell’edificio (per gli scavi di inizi Novecento vedi i riferimenti riportati
alla nota seguente).
55. S. AURIGEMMA, Fondi. Scoperta di un antico sacello cristiano e di alcune iscrizioni latine in località Villa di San Magno, presso Fondi, in Notizie Scavi, 1912, pp. 53-57;
V. FIOCCHI NICOLAI, I monumenti, cit., p. 175, nota 45. Il risultato delle ultime indagini
è in corso di pubblicazione.
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((croce ad estremità espanse)) [Virgi]nis et matris radiant hic tecta Mariae56.
A livello ipotetico, questa chiesa (o oratorio) potrebbe essere quella di
cui si parla nella passio Paterni, la „ecclesia deiparae Virginis”, che il santo avrebbe fondato, nel sito di S. Magno, al suo arrivo a Fondi, l’edificio
che poi S. Magno stesso avrebbe trovato già esistente sul posto (dunque la
chiesa che nel medioevo era considerata la più antica del luogo)57. In essa,
secondo una versione del racconto, avrebbe trovato sepoltura lo stesso Paterno58. Chiese o oratori dedicati a Maria sono del resto ben documentati
56. Alt. cm 7,5; largh. cm 31; sp. cm 7; altezza delle lettere cm 0,8-1; modanature lungo i margini superiore e inferiore. Tecta, per metonimia, con significato di
edificio di culto, ricorre in un buon numero di iscrizioni paleocristiane metriche dalla
metà del IV secolo in poi: P. DE SANTIS, Sanctorum Monumenta. “Aree sacre”
del suburbio di Roma nella documentazione epigrafica (IV-VII sec.), Bari 2010, pp.
142-145; esempi dell’uso del verbo radio riferito ad una chiesa in E. DIEHL, Inscriptiones Latinae Christianae Veteres, I-III, Berlin 1925-1931, nn. 1756, 1784; mater
e virgo sono epiteti della Vergine per esempio nelle iscrizioni riportate ibidem, nn.
976, 1303, 1629. La croce ad estremità espanse e la forma particolare della lettera a,
con apicatura a piccola barra orizzontale al vertice delle due aste oblique, potrebbero
orientare per la cronologia sopra proposta: E. DIEHL, Inscriptiones Latinae, Bonnae
1912, tav. 37, a-b; A. SILVAGNI, Monumenta epigraphica christiana saeculo XIII antiquiora quae in Italiae finibus adhuc exstant I, Roma, Città del Vaticano 1943, tavv.
XI, 11; XII, 1. Il pezzo, per le sue dimensioni, doveva probabilmente essere in opera (con altre simili cornici?) in un organismo architettonico di modeste proporzioni
(un’edicola? un piccolo altare?).
57. Si ricorda tuttavia, a proposito della provenienza della cornice, che un’altra
chiesa dedicata alla Vergine, attestata per la prima volta nell’anno 1071, esisteva a
Fondi presso l’anfiteatro e che essa si trovava sotto le dipendenze del monastero di S.
Magno: CARAFFA, Fondi, cit., c. 790; M. FORTE, Fondi, cit., p. 663.
58. Tale notizia è riportata solo nella recensione (molto tarda) della passio contenuta nel codice 97 della Biblioteca Alessandrina di Roma, pubblicata da D. MASTRORILLI, in Il monastero di S. Magno e la chiesa medievale ritrovata, cit., in
corso di stampa. In questo testo, come nell’altro, tràdito dal medesimo codice, si
specifica che la chiesa di S. Maria era sovrastata da un monte, il ”mons arcanus”.
Questa altura è, per l’appunto, quella che incombe sulla piana in cui sorge il monastero: supra, nota 49. Nel 1215, stando al racconto della traslazione da S. Magno a S.
Pietro di Fondi delle spoglie di Onorato, Libertino e Paterno, il corpo di quest’ultimo
(insieme a quello degli altri due), si trovava in un ambiente situato ”iuxta ecclesiam
sancti Magni”, fuori dell’edificio (”foras”), ”subtus parietem ecclesie”, cioè, evidentemente, la c. d. ”cappella di S. Paterno”, sottostante la testata sud del transetto della
chiesa medievale (su questo ambiente: M. FORTE, Fondi nelle memorie antiche e
recenti di una sua contrada, Casamari 1963, pp. 109-110). Il vano, come si è visto,
sembra aver rivestito una particolare importanza, collegato come era, attraverso una
scala, con la cripta della chiesa, cui dava accesso dal basso.
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V. Fiocchi Nicolai, Kult u S. Magno a Fondi u svjetlu najnovijih arheoloških istraživanja
nei monasteri tardoantichi o altomedievali della penisola59. In questo ipotetico monastero paleocristiano, probabilmente quello ricordato da Gregorio
Magno, si sarebbe dunque sviluppato il culto del martire Magno, a seguito, come si diceva, dell’arrivo di reliquie dal santuario originario situato
a Fabrateria; col tempo esse sarebbero state ritenute quelle di un santo
autenticamente fondano, al quale (forse già all’epoca di Gregorio Magno)
il monastero era dedicato. Tutto ciò sarebbe stato registrato dalla passio S.
Magni, che non si esclude possa essere stata scritta nell’occasione di un
importante rifacimento del complesso monastico (e dunque di un rilancio
del monastero), forse proprio quello che portò alla costruzione della chiesa rinvenuta nei recenti lavori di scavo e di restauro, la cui datazione si è
proposto di collocare nella seconda metà dell’XI secolo, comunque dopo i
dissesti provocati dall’invasione araba dell’84660.
59. Cfr. G. PENCO, Monasteri in alta Italia e culti santoriali. Tipologia e vie
d’irradiazione, in Benedictina, 30 (1983), p. 343. Nell’epistolario di Gregorio Magno, per
esempio, chiese dedicate a Maria sono ricordate nei monasteri di Napoli, Palermo e Autun
(Greg. M., Epist. I, 54; III, 58; IX, 54; XIII, 10 = Corpus Christianorum, Series Latina,
140, pp. 167, 206-207; 140A, pp. 612, 1007). Alla Vergine, secondo una recente ipotesi,
era forse intitolata la prima chiesa abbaziale di S. Vincenzo al Volturno: F. MARAZZI,
Fama praeclari martyris Vincentii. Riflessioni su origini e problemi del culto di san Vincenzo di Saragozza a San Vincenzo al Volturno, in Sanctorum. Rivista dell’associazione
per lo studio della santità, dei culti e dell’agiografia, 4 (2007), pp. 163-202, in part. alle
pp. 193-194.
60. Si ricorda che anche il monastero di S. Vincenzo al Volturno venne ricostruito tra
la fine del X e gli inizi dell’XI secolo, dopo un’analoga incursione saracena (e dopo un
successivo periodo di crisi del cenobio): F. MARAZZI, S. Vincenzo al Volturno. Evoluzione di un progetto monastico tra IX e XI secolo, in Il monachesimo italiano dall’età longobarda all’età ottoniana (secc. VIII-X). Atti del VII Convegno di studi storici sull’Italia
benedettina, Nonantola (Modena), 10-13 settembre 2003, a cura di G. Spinelli, Cesena
2006, pp. 443-446; ID., San Vincenzo, cit., pp. 21-25. La cronologia della chiesa medievale di S. Magno rimessa in luce negli scavi è basata essenzialmente, in mancanza di dati
archeologici dirimenti, sui suoi caratteri architettonici e sulla fase più antica della sua
decorazione pittorica, per la quale si è proposta una datazione nella seconda metà dell’XI
secolo: si vedano i contributi di M. Andaloro e P. Pogliani, in Il monastero di S. Magno e
la chiesa medievale ritrovata , cit., in corso di stampa (per un’anticipazione: Riapertura
della Abbazia, cit., pp. 6-11).
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Fig. 1- Iscrizione funeraria
cristiana dell’anno 392 un tempo
conservata presso il sito
di Fabrateria Nova (da Nicosia)
Fig. 2- Ubicazione del monastero di S. Magno e del sito della chiesa
in località „La Villa” presso Fondi (IGM, f. 159, II SE, Fondi)
Fig. 3- La chiesa di S. Magno. In basso, la
c. d. Cappella di S. Paterno ed il muro ad
arcate di epoca romana, sul quale si impostò
la chiesa medievale e rinascimentale
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Fig. 4- La sorgente sottostante
la chiesa di S. Magno
V. Fiocchi N., Kult u S. Magno a Fondi u svjetlu najnovijih arheoloških istraživanja
Fig. 5- Muro con arcate tamponate
degli ambienti voltati di sostruzione
dell’edificio romano, sopra il quale
si impostò la chiesa medievale
Fig. 6- La cripta della chiesa medievale
di S. Magno con la base dell’altare
che vi era collocato
Fig. 7- Pianta delle tombe rinvenute sotto la chiesa medievale di S. Magno
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Fig. 8- Cornice marmorea con iscrizione metrica menzionante
un edificio dedicato alla Vergine
SAŽETAK - SUMMARIUM
KULT U S. MAGNO A FONDI
U SVJETLU NAJNOVIJIH ARHEOLOŠKIH ISTRAŽIVANJA
Nova iskopavanja, koja je 2006.-2009. proveo Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana u suradnji sa Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio u
okviru samostana S. Magno a Fondi (Latina), otkrila su ostatke srednjovjekovne
crkve posvećene tom svecu. Na mjestu te crkve nikla je današnja renesansna
crkva, kao i niz grobova u VI. i VII. st., na razrušenim supstrukcijama rimske
republikanske zgrade. Međutim, ništa se nije pronašlo od samog samostana S.
Magno, koji je na tom prostoru postojao u doba Grgura Velikoga. Jedino bi se jedan natpis, vjerojatno ranosrednjovjekovni, mogao odnositi na crkvu posvećenu
Gospi. Ta se crkva naime spominje u jednom srednjovjekovnom izvoru kao
postojeća u kasnorimsko doba na području samostana.
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