La Grande Guerra
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La Grande Guerra
La Grande Guerra sul Grappa www.grandeguerra.nelweb.it di Andrea Fusaro 2 In onore di tutti coloro che hanno combattuto durante la Prima Guerra Mondiale 3 4 Un saluto a tutti i combattenti, un ricordo ai Caduti… 5 6 Dalla fine del conflitto ad oggi, sono stati pubblicati centinaia di libri sul Monte Grappa e su tutta la Prima Guerra Mondiale. Che senso può avere creare un nuovo volume che affronta argomenti proposti innumerevoli volte? La risposta è semplice, questo libro nasce dalla mia volontà di mostrare la Grande Guerra come sono riuscito a capirla, trasmettendo il mio punto di vista, di quindicenne. Ma prima di questo libro ho creato un sito web contenente la stessa opera, già su internet dal 2002. La mia speranza è che nuove e vecchie generazioni provino le stesse emozioni che ho provato io guardando i luoghi di battaglia, i musei, i sacrari monumentali, le foto, ma soprattutto mettendo i piedi dove un soldato li aveva messi prima del mio passaggio. Ho intitolato questo libro “La Grande Guerra sul Grappa”, poiché il Monte Grappa è una montagna che, per quello che ha dato e che continua a dare, non possiamo che amare… 7 8 Sommario Ringraziamenti ……………………………………... 11 Diario delle spedizioni ……………………………... 13 La Grande Guerra ………………………………….. 39 - Lo scoppio del conflitto ………………………... 39 - Il primo anno di guerra: 1914 ..…………..……... 40 - L‟Italia entra in guerra …...………………..…… 44 - Il secondo anno sugli altri fronti ………..……… 48 - Il 1916 …………………………………..……… 51 - L‟anno più duro: 1917 ………………………….. 55 - La conclusione: 1918 …………...……..……….. 58 La guerra sul Monte Grappa ………..……………… 63 - La battaglia di arresto e l‟azione difensiva …...… 63 - La battaglia difensiva ……..………………....…. 66 La trincea …….…………………………………..… 67 - Costruzione di una trincea …..………………….. 67 - Organizzazione del terreno …….………………. 69 - Organizzazione difensiva ……….………...….… 69 - Organizzazione della trincea ……..……...……... 70 Dopoguerra ………….…………………….….……. 79 Ossario monumentale …….…………….….………. 81 Note geografiche sul Monte Grappa .………..……... 85 Minimuseo ……….…………………….…….…….. 87 Cronologia …………………………………………. 91 - Grande Guerra ……………………………... 91 - Imperi tra „800 e „900 ……………………… 95 - Unificazione italiana ………………………. 99 Reduci Grande Guerra ……………………………... 103 Inni e canti (indice pag. 10)…………….……………. 107 La legge del buon recuperante ……………………… 133 L‟autore …………………………….……………….. 141 Storia fotografica della Grande Guerra …………….. 143 Bibliografia ………………………………………… 177 9 Indice “inni e canti” Bersagliere ha cento penne ……………………..…… Monte Canino ………………………...……………... Figli di nessuno …………………………….……….. O signore delle cime ………………………………… Il testamento del capitano …………………………… Bombardano Cortina ………………………...……… La tradotta …………………………………………… Trentatré …………………………………………….. Stelutis alpinis ………………………………………. Motorizzati a piè …………………………………….. Monte Nero ……………………….…………………. Dove sei stato mio bell‟alpino? ……………...……… La bandiera tricolore ………………………………… Era una notte che pioveva …………………………… Ta-pum ………………………………………………. Sul cappello …………………………………………. La canzone del Grappa ……………………………… Inno di Oberdan ……………………………………... La leggenda del Piave .…………….……………….... Monte Pasubio ………………………………………. La montanara ………………………………………... Chi per la Patria muor ………………………………. Inno di Mameli ……………………………………... 10 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 127 128 129 130 Ringraziamenti Desidero ringraziare per la preziosa collaborazione: Francesco Aina e suo padre Guido come compagni e organizzatori delle gite compiute per l‟approfondimento dell‟argomento e il ritrovamento dei reperti Roberto Bobbio per aver messo a disposizione le foto storiche Il Piccolo Museo 1915 - 18 “Roberto Favero”, in particolare Luciano Favero, per alcuni reperti e suggerimenti su dove effettuare le ricerche Alessandro Panzone per alcuni consigli sul ritrovamento dei reperti e per alcuni approfondimenti I visitatori del “Minimuseo”, per le generose offerte Ugo Galligani e sua moglie per una generosa donazione al “Minimuseo” Roberto Belvedere per una donazione Andrea De Bernardin per avermi donato una copia della guida del suo museo Il sito www.cimeetrincee.it col quale sono gemellato. 11 12 Diario delle spedizioni Puoi sapere a memoria la storia della Grande Guerra ed aver visto tutti i film sull’argomento, ma la cosa che ti serve veramente è andare sui campi di battaglia, guardare dov’erano le postazioni, ricostruire i fatti. Sono esperienze che consiglio di fare almeno una volta nella vita, perché quando entri dentro ad una galleria o passi su di una trincea ti parrà di immedesimarti per quell’attimo in un soldato, e potrai renderti conto meglio quanto terribili siano state in quella guerra le condizioni di coloro che c’erano. Sono sempre stato appassionato di vicende di guerra, ma sono rimasto affascinato dalla storia della Prima Guerra Mondiale quando Francesco Aina, mio caro amico, mi ha portato insieme a suo padre sul più celebre dei monti su cui si sono svolte quelle battaglie. Questo monte è ovviamente il Grappa. La nostra squadra è composta da Francesco, da suo padre Guido ,da suo fratello Alberto e da me; hanno partecipato ad alcune spedizioni anche mio zio Alfio e mio padre Carlo. Da questa esperienza che mi ha toccato ho tratto la convinzione che sia giusto ricordare i soldati che hanno combattuto in ogni guerra, perché hanno dato il loro sangue, a volte la vita, per la loro Patria, l’Italia dove viviamo oggi. Forse se non ci fosse stata questa guerra, se i soldati non avessero combattuto così gloriosamente, molte cose sarebbero sicuramente state diverse. Certo: ogni guerra è terrore, paura, morte. Allora, perché farla? Perché questa guerra fu fatta? C’è da domandarsi se ne valeva la pena: e questo dubbio ogni guerra lo fa venire. Alcune risposte storiche si trovano più avanti nel libro. Io non mi sento di dare giudizi. 13 La nostra squadra, se così si può chiamare, non è nata, naturalmente, per trovare reperti e, magari, rivenderli e guadagnarci, bensì come gruppo di uomini che hanno voglia di riportare alla luce oggetti per ricordare e commemorare i caduti e tutti coloro che hanno partecipato ai vari scontri. Questa voglia di ricordare coloro che hanno combattuto per la Patria viene dal cuore… Trovare un oggetto che si trova sul posto di combattimento di un soldato del 1915/18 può emozionare, ma crea anche un sentimento di tristezza. Sono molto contento del lavoro che stiamo facendo perché ci regala molte soddisfazioni; noi ne andiamo fieri. E poi come dicevo, importante è conoscere la storia di queste battaglie e pensare a quali fossero le condizioni dei soldati nelle trincee: soprattutto quelle psicologiche, la paura dell’attacco imminente, gli incubi durante i pochi momenti di riposo, l’attesa infinita di chissà che cosa, la speranza che tutto finisse il prima possibile. Non a caso un prodotto che non si faceva mai mancare ai soldati era l’alcol per cercare di dimenticare. Chi legge, si fermi un attimo a riflettere e pensare a come si è creato ciò che ci circonda: di cosa sono frutto il mondo e il paese in cui viviamo, di quali momenti, alcuni belli e ricchi di felicità, tanti pieni di sconforto; ed anche di quante e quali guerre e quanti milioni di morti. La guerra non è bella e bisogna sempre cercare di evitarla, anche se a volte ciò diviene impossibile. Nelle pagine di seguito propongo il diario delle nostre spedizioni, alla volta delle zone di combattimento e alla ricerca di reperti: mi piacerebbe far venire al lettore la stessa voglia che abbiamo avuto noi iniziando tutto questo…, la stessa voglia di vedere e capire. 14 30 aprile/1° maggio 2001 Luoghi: Monte Pertica, Monte Asolone Partecipanti: Andrea, Francesco, Guido, Alberto Tempo: soleggiato e ventilato Da questa prima spedizione nasce tutta la mia passione sulla Grande Guerra. Infatti per me questa guerra era come tutte le altre, poi, andare mi ha stimolato a creare gli strumenti per coinvolgere altri. Oggi, come vi potete ben immaginare, sono molto emozionato e non riesco a pensare ad altro, per fortuna è domenica, ma già ieri ho rischiato di far male un’interrogazione di geografia, che non mi è mai piaciuta, ma della quale mi accorgo solo adesso che non possiamo fare a meno. Essendo un giorno festivo decidiamo di partire verso le undici. Dopo tre ore di autostrada e tre quarti d’ora di tornanti arriviamo all’albergo di Colli-Alti. Per me il posto è nuovo, mentre Francesco ci ha già pernottato altre due volte, così mi porta subito a vedere l’attrazione principale, cioè il “Piccolo museo 1915/18 – Roberto Favero” in cui il proprietario conserva più di mille reperti, trovati nei monti vicini. Un vero spettacolo: pistole, fucili, piastrine, mazze ferrate e “chi più ne ha più ne metta”. Guido mi racconta anche che Luciano, il proprietario, ha ricevuto addirittura una onorificenza dallo stato austriaco per aver trovato e lasciato intatti i corpi di due soldati austriaci chiamando le autorità in modo che essi potessero essere onorati e seppelliti. 15 Dopo aver chiesto se c’era una camera disponibile e avendo ricevuto la risposta affermativa, ci siamo diretti verso il Sacrario del Monte Grappa, che spesso rimane avvolto nella nebbia. La prima cosa che si vede arrivando è l’entrata della galleria Vittorio Emanuele III e il museo, che però sono chiusi, allora andiamo direttamente al grande parcheggio. Proseguiamo a piedi attraverso le gradinate dell’Ossario, dove le cellette di ogni caduto sono poste in ordine alfabetico. La struttura ha una forma allungata, poiché è formata: da un lato dalle gradinate poste circolarmente, dall’altro dalla “Via degli Eroi” dove sono innalzati dei muri staccati l’uno con l’altro e che indicano ognuno la direzione di un monte. In fondo alla “Via degli Eroi” si trova la piccola cappella dove è conservata la statua in bronzo della Madonnina del Grappa (quella che fu danneggiata durante un bombardamento ma si salvò, diventando un simbolo). Nelle nostre menti non può che passare un unico e doveroso pensiero rivolto agli uomini che quassù passarono anni della loro vita e soprattutto a coloro che vi rimasero per sempre. Finita la visita torniamo dove dobbiamo soggiornare, pronti per consumare una gustosa cena. A tavola Guido porta i libri che ha con sé e mi illustra il posto dove dobbiamo andare e dove lui trovò due anni prima una pistola Beretta (per la quale ha dovuto naturalmente avvertire le autorità). Andiamo a letto, pregando la moglie del proprietario di preparare la colazione alle sette e mezzo; posso così andare a letto tranquillo di riposare per le mie solite nove ore di sonno, illudendomi di potermi alzare alle sette, in16 vece Guido ha la brillante idea di svegliarmi alle cinque e mezzo, in modo che possa vedere il panorama alle prime luci dell’alba. Dopo essermi illuminato d’immenso, come direbbe Ungaretti, torno a letto, ma non per dormire, “sia mai!”, bensì per sfogliare i libri di Guido, guardando le immagini d’epoca del Monte Asolone. Mangiate due paste e bevuto un tè, ci dirigiamo verso l’Asolone, dove si è svolta una delle battaglie più accanite. Fortunatamente siamo appoggiati dal bel tempo e troviamo il monte caratterizzato da una stupenda bicromia fra il verde dell’erba e il bianco dei fiori, belli a tal punto che ci viene l’idea che la natura abbia voluto onorare ogni caduto con un fiore. Coronati da questo fantastico paesaggio iniziamo l’escursione. Appena partiti troviamo sulla nostra destra alcune gallerie, dove cerchiamo di entrare. Una è particolarmente interessante da vedere: usata evidentemente come cucina, ha le pareti ancora impregnate di nerofumo. Andando avanti per un’altra mezz’oretta troviamo ulteriori gallerie, ugualmente belle da vedere; in una trovo anche un filtro di maschera antigas ed alcune bombe a mano che però preferiamo lasciare al loro posto (non si sa mai cosa possa capitare prendendole in mano). Giunti alla vetta ci fermiamo per consumare il nostro spuntino e per fare il punto della situazione, infatti Guido tira fuori il libro in cui aveva trovato la mappa delle postazioni, così ci mettiamo in moto per cercare di ricostruire la posizione delle trincee, degli accampamenti e delle postazioni di mitragliatrice. Scovate queste ultime ci mettiamo a cercare nel punto esatto e infatti portiamo alla 17 luce una grande quantità di bossoli di mitragliatrice austriaca. Il fatto che dopo novanta anni si possano rinvenire oggetti della guerra mi sa dell’incredibile… Continuiamo le nostre ricerche fino alle tre del pomeriggio, poi decidiamo di cambiare monte, così torniamo alla macchina, per andare verso il Monte Pertica che si trova abbastanza vicino a Cima Grappa. Qui si è svolta una battaglia particolarmente cruente con centinaia di morti. Anche sul Pertica troviamo diverse gallerie in cui entrare e dove troviamo altri oggetti interessanti da portare a casa. Naturalmente non ci interessa se un oggetto sia austriaco o italiano, il nostro obiettivo è di raccogliere testimonianze di quegli uomini, che durante la guerra erano gli uni nemici degli altri (come aveva scritto Manzoni, “i fratelli hanno ucciso i fratelli, questa orrenda novella vi do”…). Verso le sei decidiamo di tornare alla macchina per ripartire, a malincuore, abbandonando la zona ancora soleggiata per tuffarci nelle nebbie delle zone più basse e nel grigiore della pianura, facendo già programmi per le prossime uscite. Ritrovamenti: proiettili di fucile, pallottole di mitragliatrice, filtro di maschera anti-gas, gavetta austriaca. 18 18/19 maggio 2002 Luoghi: Monte Pertica, Monte Asolone Partecipanti: Andrea, Francesco, Guido, Alberto Tempo: sole, ventilato Niente compiti scolastici per il lunedì, così ne approfittiamo per andare a fare un’altra escursione sul Grappa. Non abbiamo voglia di cambiare posto e vogliamo ritentare la fortuna sull’Asolone e sul Pertica, che, come ho già detto, sono due dei monti nei quali si sono svolte le battaglie più cruenti. Francesco ed io sabato dobbiamo andare a scuola, fissiamo quindi la partenza per le tre, in modo da avere il tempo di pranzare. Essendo bel tempo troviamo un po’ di coda in autostrada, questa però si smaltisce abbastanza velocemente. Arriviamo quindi al nostro solito alberghino di Colli Alti per le sette, giusto per l’ora di cena, che ci viene servita abbastanza velocemente; per me ordino goulasc all’ungherese, veramente fantastico. Finita la cena ci mettiamo davanti al canto del fuoco: anche se siamo a maggio, quassù fa fresco ed allora riscaldano con la legna. Un’atmosfera veramente rilassante e piacevole. Dopo aver parlato del più e del meno, ci rechiamo a letto. Come le altre volte fissiamo la colazione alle sette e mezzo, quindi possiamo dormire otto ore, questa volta Guido non mi sveglia all’alba, bensì alle sette e un quarto, giusto il tempo per prepararmi. Consumata la colazione ci dirigiamo al Sacrario di Cima Grappa, dove Guido mi mostra, nella parte di die19 tro, le trincee che sono ancora visibili. Anche questa volta troviamo il museo chiuso, comunque entriamo nel negozino del bar che si trova lì e Guido acquista un cd sulla storia del Grappa. A questo punto siamo pronti per dirigerci sul Pertica, che si trova abbastanza vicino a Cima Grappa. Questa volta decidiamo di addentrarci nel bosco, dove troviamo due gallerie abbastanza profonde, almeno un decina di metri. Ne troviamo anche una terza che però lasciamo perdere perché non ci appare sicura. Bisogna stare attenti e non rischiare di rimanere chiusi dentro! Le ricerche sul Pertica non vanno però a buon fine, infatti non troviamo niente, così decidiamo di recarci sull’Asolone, dove si trova sempre qualcosa di interessante e – in ogni caso - c’è un’ambientazione fantastica ed un bel panorama. Arriviamo all’Asolone in un quarto d’ora e subito ci mettiamo in marcia: zaino in spalla e piccozza in mano… Non diamo importanza alle galleria che troviamo all’inizio, poiché ci siamo già entrati nella spedizione precedente (v.). Questa volta decidiamo di non svolgere le ricerche sul versante sud, bensì su quello opposto dove non ci sono gallerie da vedere, ma dove troviamo comunque diversi oggetti ad occhio nudo che affiorano dalla terra. Un trucco infatti è quello di scavare vicino al punto dove si vede che è stato recuperato un oggetto. In particolare ci mettiamo a scavare dove Guido aveva precedentemente scoperto la Beretta. Il tempo passa così velocemente che ci dimentichiamo di pranzare, pensando che fosse ancora presto; 20 invece si sono già fatte le quattro, così ci mettiamo un attimo a sedere e consumiamo i panini, che come al solito ci siamo fatti preparare all’albergo. Dopo pranzo continuiamo le ricerca per circa altre due ore, poi esausti decidiamo di tornare alla macchina. Ci cambiamo vestiti e partiamo; per arrivare a casa verso le otto. Di solito quando torniamo da una gita sul Grappa tutte le attenzioni sono su quello che abbiamo fatto, invece questa volta mi tocca trascorrere la cena discutendo la partita della Fiorentina. A me il calcio non interessa minimamente, ma mio fratello è un patito e Guido voleva sapere come era andata, così mi sono dovuto rassegnare… Ritrovamenti: proiettili di fucile, cerniere di un cassa in legno, caricatore di fucile. Bassano del Grappa: il celebre ponte di legno 21 1°/2 novembre 2002 Luoghi: Monte Casone, Col dell’Orso, Monti Salaroli Partecipanti: Andrea, Francesco, Guido, Alberto Tempo: nuvoloso con vento abbastanza forte Fortunatamente il primo novembre capita di venerdì, così ci viene concesso a scuola il ponte del sabato. Sfruttiamo questi due giorni per andare a fare un giro sul Grappa, poi la domenica la usiamo per fare i compiti scolastici, che sono però pochi e veloci. Ieri Francesco mi aveva detto che cambiavamo posto in modo che mi potessi informare via internet sui monti dove saremmo andati. Come sempre il primo giorno lo utilizziamo per il viaggio, poi per il giorno seguente abbiamo stabilito, o meglio Guido ha deciso, di andare a camminare su tutto il crinale che comprende il Monte Casonet, il Col dell’Orso e che si conclude con i Monti Solaroli, dove combatterono italiani e austriaci, gli uni su un versante gli altri su quello opposto. Il viaggio in autostrada si conclude velocemente, poi ci rimane quella mezz’oretta per arrivare all’albergo di Colli Alti. Per il viaggio Guido mi passa il suo libro in modo che lo leggessi, anche se mi limito a guardare le figure ed a leggere le didascalia, ma non lo ha mai scoperto, o forse l’ha pensato, ma non mi ha detto nulla… Questa volta arriviamo al posto un po’ più tardi del solito, alle 10.00, così non ci resta che mangiare solamente alcuni panini, che però ci sfamano. Appena finito di consumare il pasto andiamo a letto. Prima di addormentarci Guido ci legge la parte del libro che ha con sé riguardante i posti del giorno dopo. 22 Trascorsa una buona notte, anche se faceva un leggero freschino, vengo svegliato alle 7.00. Ho giusto il tempo per prepararmi ed andare a colazione, che fortunatamente risulta più buona della cena, poiché abbiamo potuto mangiare le paste, appena sfornate, con la marmellata di albicocca, veramente una leccornia. Di solito nei bar danno le paste vecchie o del giorno prima… Adesso siamo pronti per partire alla volta dei monti che ci circondano. Iniziamo la camminata alle 8.30, con un leggero venticello, che ci rinfresca le menti; quanto a me ne avevo bisogno, perché a quell’ora del mattino sono ancora mezzo addormentato. Saliti in cresta abbiamo un paesaggio veramente bello, nonostante l’assenza del sole, e possiamo vedere tutte le montagne intorno. Guido coglie l’occasione per illustrarci i nomi dei monti che ci circondano. Le ricerche le effettuiamo solamente sul versante sud, poiché quello nord è costituito da roccia e bosco: potendo cercare solo con l’utilizzo della nostra vista, si presenta migliore la condizione del versante che abbiamo sulla nostra destra. Intravediamo delle gallerie, quindi ci fermiamo, prendiamo l’attrezzatura e ci addentriamo, con le torce in mano. L’emozione è sempre tanta, in quei momenti in cui sei dentro ti dimentichi di tutto quello che ti circonda e la mente si concentra solo sulle immagini soffuse che hai davanti a te. L’acqua che gocciola, la poca luce creata dalle fiaccole, la melma per terra, la voce che rimbomba: questa è la situazione in cui stavano i soldati dentro l’unico posto che gli consentiva un riparo dai temporali e dalla pioggia di pallottole che infuriavano all’esterno. 23 All’entrata di una galleria troviamo anche dei tubi di gelatina inesplosi che ci guardiamo bene dal toccare, possono essere ancora pericolosi, nonostante le decine di anni che sono passate. Giunti alla fine del versante decidiamo di consumare il pasto che ci siamo fatti preparare al posto dove abbiamo pernottato. Consumati i panini iniziamo la via del ritorno che non è altro che la stessa strada per la quale siamo arrivati. I chilometri da fare sono molti e comincia anche a piovere, ma per fortuna smette dopo poche gocce; pensando che fosse l’avvertimento di un temporale acceleriamo il passo e arriviamo alla macchina in poco tempo, anche se ci dispiace di partire. Come un rito, prima di andarcene passiamo a far visita agli eroi che commemoriamo al Sacrario di Cima Grappa. Dopodiché siamo pronti per andar via, senza fare nessun’altra tappa, solo una fermata ad un autogrill per fare il pieno. Arriviamo a casa per le 21, giusto per cenare insieme ai miei; naturalmente si fermano a mangiare anche i compagni d’avventura, cosicché Guido ha la possibilità di spiegare a mio padre dove siamo stati e raccontiamo tutto quello che abbiamo fatto. Si conclude così un’altra pagina delle nostre escursioni… Ritrovamenti: bottoni di divisa da soldato semplici, due rari proiettili di pistola, proiettili di fucile, borraccia italiana, spolette di bombe a mano 24 1°/3 maggio 2003 Luoghi: Altipiano di Asiago, Monte Zebio, M. Castelgoberto, M. Melette Partecipanti: Andrea, Francesco, Guido, Alberto Tempo: sole, ventilato Il Monte Grappa è un po’ il simbolo delle nostre spedizioni, ma di posti belli in cui fare le ricerche ce ne sono tanti. Per cambiare abbiamo deciso di andare sull’Altipiano di Asiago, al quale Emilio Lussu dedicò il suo libro “Un anno sull’Altipiano”, forse il più bel libro scritto da un soldato della Grande Guerra. Anche questa volta sfruttiamo la festa dei lavoratori, il I maggio, per fare la nostra gita; fortunatamente possiamo sfruttare anche il ponte fino a sabato che ci viene concesso a scuola. Così ci viene l’idea di stare due notti, una novità! Partiamo la mattina e la strada da percorrere è, come distanza, molto simile a quella per arrivare sul Grappa; infatti ci impieghiamo le solite tre ore e mezzo. Arrivando per l’ora di pranzo, stavolta, pensiamo che sia carino andare a mangiare nel paesino di Asiago. Come cittadina è piacevole ed arrivati nella piazza principale notiamo una gran folla. Ci avviciniamo e vediamo che si tratta di una parata della Brigata Sassari, proprio quella in cui aveva combattuto Lussu, che si era dimostrata molto valorosa. Dopo pranzo decidiamo di andare a fare un giro per le librerie del posto, che si presentano ricche di libri sulla Prima Guerra Mondiale, infatti compro diversi libri, 25 tutti molto interessanti ed anche utili per le indicazioni e le informazioni che danno, oltre che le immagini. Fatte le sette decidiamo di andare all’albergo dove Guido aveva già prenotato la nostra camera. Giungiamo in mezz’ora, così posate le valigie ci rechiamo subito a cenare. Il posto ci fa un’impressione veramente buona: bella vista, ottima cena e i proprietari sono molto gentili. Anche questa mattina Guido ha la brillante idea di svegliarmi all’alba per farmi vedere il bel panorama che si vede dalla terrazza di camera nostra. Ho il sospetto che lo faccia perché è lui che si sveglia presto e poi non sa che fare… Devo dire che comunque l’idea non era del tutto sbagliata, poiché mezz’ora dopo era già scesa la nebbia e non avrei visto niente: invece così ho potuto osservare Asiago ed i monti sui quali ci accingevamo ad andare. Fatta colazione, prendiamo la macchina e prima di arrivare al monte ci fermiamo a comprare i panini per il pranzo ad un supermarket. La strada che percorriamo ci risulta molto piacevole, da entrambi i lati possiamo vedere uno stupendo paesaggio, in qualche modo “rattristato” dalla presenza dei buchi di bomba che sono ancora visibili; la stessa cosa l’avevo notata salendo su Cima Grappa. Arrivati al parcheggio vediamo che davanti a noi si trova un’iscrizione in tre lingue che spiega la storia delle battaglie che ci sono state in quel luogo. Dopo averla letta siamo pronti per iniziare la nostra avventura. Saliti sulla cresta del monte si possono ancora vedere molto chiaramente le trincee scavate sul lato della montagna di Castelgoberto. 26 Durante l’escursione riusciamo ad entrare in una sola galleria, ma una di quelle veramente notevoli; sarà stata lunga almeno una ventina di metri, in più aveva sia l’entrata che l’uscita, ma questa ultima era bloccata, forse da un cedimento del terreno. Non troviamo nulla da raccogliere, ma rimane comunque una esperienza indimenticabile; in questa escursione ho portato anche la telecamera per far vedere ad amici e familiari i posti in cui siamo stati. Dal punto in cui siamo si possono seguire due strade diverse, ma noi decidiamo di prenderle tutte’e due, prima una e poi l’altra. La prima, sulla nostra destra, ci conduce alla vetta del Monte Castelgoberto, dove troviamo anche una piattaforma con sopra un binocolo d’acciaio a disposizione di tutti. In ogni caso, è da dire che – sempre - nelle escursioni in montagna bisogna portarsene uno dietro. La seconda via ci porta verso le postazioni di mitragliatrici scavate nella roccia, che sono ben visibili anche da lontano, poiché si vedono dei buchi neri su una roccia bianca. Sulla cima si trova un monumento agli eroi che hanno combattuto su quei monti durante la Grande Guerra. Fattesi le cinque decidiamo di tornare alla macchina; sulla via del ritorno abbiamo anche uno spiacevole incontro con un serpentello, che poi guardando meglio notiamo essere una vipera. Si può immaginare la paura nostra e la velocità con cui abbiamo percorso il tratto rimanente fino al parcheggio! 27 Questa sera andiamo a letto particolarmente presto, poiché siamo stanchi ed il giorno dopo ci attende un’altra escursione. Per questo terzo ed ultimo giorno di permanenza abbiamo pensato di andare a vedere Monte Zebio, per ricostruire i luoghi che Lussu descrive nel suo libro. Sulla cima di questo monte sono state ricostruite le trincee, cosa che può piacere, dal momento che si può vedere come erano fatte, ma che può anche disturbare, poiché toglie l’idea di posto incontaminato. Durante la guerra era stato creato un cimitero provvisorio, come succedeva nei luoghi dove perdevano la vita molti uomini, successivamente i corpi venivano spostati in un cimitero fisso, dove i familiari potevano arrivare facilmente; andare in cima ad un monte non era tanto agevole per i genitori di un soldato. Ebbene in quel punto il cimitero era stato ripristinato, il giorno del nostro arrivo, dalla Brigata Sassari a commemorazione dei caduti. Abbiamo avuto una visione veramente commovente: tutte quelle piccole croci di legno con su sopra i nomi di soldati che avevano combattuto per la loro Patria. Dopo aver fatto un giro del monte torniamo alla macchina, dispiaciuti di dover lasciare quel posto che tanto ci aveva colpito il cuore… Ritrovamenti: proiettili di fucile, coperchio di gavetta italiana, spolette di bomba a mano, pezzo di cinturone in cuio. 28 1°/2 novembre 2003 Luoghi: Col Moschin, Monte Pertica, Bassano del Grappa Partecipanti: Andrea, Francesco, mio zio Alfio, mio padre Carlo Tempo: prima soleggiato, poi in peggioramento, pioggia, niente vento Abbiamo voluto onorare la nostra passione per la storia riuscendo ad approfittare del più piccolo spiraglio di tempo in concomitanza con la libertà da impegni, per uscire alla ricerca di itinerari a noi nuovi. A questa spedizione non riescono a venire tutti, mancano Guido e Alberto, ma siamo comunque in quattro: io, Francesco, mio padre e mio zio. Non avendo con noi Guido, che di solito ci porta in posti nuovi e ricchi di cose belle da vedere, ci accontentiamo di andare a fare le ricerche sul Monte Pertica, dove si è svolta una delle battaglie più cruente del Grappa, e sul quale eravamo già stati altre volte (v.). Come al solito usiamo il primo giorno per il viaggio ed il secondo per l’escursione. Anche questa volta andiamo a dormire al solito alberghino di Colli Alti, dove si può gustare una cena semplice ma sana, abbondante, saporita. La mattina non ci alziamo tanto presto, comunque alle 8.00 siamo a colazione. Prima di andare al Pertica decidiamo di andare a fare un sopralluogo a Col Moschin, poiché avevo letto su alcune guide che è pure un luogo interessante e suggestivo. Parcheggiata la macchina notiamo subito il bel panorama che ci offre il posto, peccato che il colle su cui volevamo andare è di proprietà privata, 29 comunque chiediamo e otteniamo il permesso di andare, naturalmente non possiamo eseguire alcuna ricerca. Così dopo circa tre quarti d’ora siamo nuovamente in macchina. Ci dirigiamo verso il Sacrario dove osserviamo la cura con cui sono posti tutti i particolari: le lapidi messe in ordine alfabetico, alcune bombe messe come recinzione, ma soprattutto la celebre frase “Gloria a voi soldati del Grappa”. Va detto che il Sacrario non contiene solo le spoglie dei caduti italiani, ma anche quelle dei caduti austoungarici (una zona più piccola, sul lato sud). È qui che mio padre nota una delle tombe che porta scritto il nome di un caduto ungherese, Peter Pan, proprio come il personaggio della celebre favola. Questa cosa non siamo i soli a notarla, e infatti si tratta dell’unica tomba – ormai – sulla quale sconosciuti lasciano fiori e sassolini. Fortunatamente – stavolta - capitiamo con il museo aperto, così ci infiliamo dentro, con massima attenzione per gli oggetti che abbiamo trovato anche noi e per quelli che vorremmo trovare. Inutile dire che si tratta della collezione più completa che è dato trovare, quasi un vero e proprio catalogo di tutte le armi con cui la Prima Guerra Mondiale fu combattuta, e certo di tutte quelle con cui fu combattuta su questo fronte. Entriamo anche dentro al negozietto dove compro l’ennesimo libro sul Grappa. Risaliamo in macchina e finalmente andiamo sul Pertica per iniziare le ricerche. Parcheggiamo la macchina proprio sul monte e ci spingiamo a piedi fino alla vetta, 30 dove si trova la croce di acciaio a simbolo del monte. Per la maggior parte il Pertica è ricoperto da bosco, così ci addentriamo cercando delle gallerie in cui spingerci all’interno; ne scorgiamo due, ma dentro non troviamo nulla da prendere. Così tentiamo di scavare all’esterno, ognuno con la propria paletta. Per riposarmi un attimo alzo gli occhi e noto che Francesco è fermo con in mano qualcosa, che lo stupisce, così andiamo da lui. Osserviamo bene il pezzettino bianco che ha trovato e ci accorgiamo che si tratta di un frammento della calotta cranica di una persona, difficile pensare che non sia della guerra. Rimaniamo turbati e decidiamo di lasciare il frammento in terra, quasi seppellito – come merita – là dove lo abbiamo trovato. Si conclude così la nostra giornata di ricerche con il tempo che sta peggiorando, infatti appena risaliti in macchina inizia a piovere. Non essendo tardi ci viene l’idea di andare a fare una girata per Bassano del Grappa, dove non eravamo ancora mai stati. C’era tanta gente e parcheggiare non era facilissimo. Comunque trovato finalmente posto ci dirigiamo verso il centro del paesino dove si trova il famoso ponte di legno, cosa assai rara da vedere altrove. Il paese non è tanto piccolo, giacché conta 40000 abitanti circa, ed è attraversato dal fiume Brenta, che insieme al Piave è uno dei fiumi più importanti nella storia della Grande Guerra. Si possono incontrare diverse librerie, ricche di libri sull’argomento, bottiglierie, negozi, trattorie: e, come dicevo, di domenica sera, tanta gente. Entriamo dentro il museo che si trova ad un lato del ponte. È anche questo un museo privato, curato dai 31 proprietari del bar trattoria con le terrazze sul fiume. Mio padre è un po’ fissato con le attrattive culturali, ma in questo caso ha ragione, poiché il posto risulta interessante da visitare, con molti documenti e alcune ricostruzioni di ambienti della guerra. Consumata una bibita e mangiato un panino siamo pronti a ripartire verso casa. La strada che porta da Bassano a Padova, dove si entra in autostrada, è sempre trafficata e faticosa da percorrere, ma passiamo il tempo discutendo sui ritrovamenti e leggendo la storia dei luoghi in cui siamo stati. Arrivati a casa la prima cosa che facciamo, dopo una lauta cena, è mostrare a mia madre e mio fratello gli oggetti che abbiamo portato e di cui siamo veramente fieri, anche se di reperti veramente importanti, stavolta, non ve ne sono. Dalla stanchezza non mi reggo in piedi e mi addormento sul divano, ma vengo svegliato per andare a letto. Il pomeriggio seguente, dopo scuola, ho già un lavoro da fare, cioè togliere la ruggine dai ritrovamenti. L’operazione si svolge solamente in tre fasi: immergo il tutto nel petrolio bianco, per far andare via il grosso, poi spazzolo via la ruggine che rimane e soffio via la polvere. A quel punto gli oggetti sono pronti per essere messi nella bacheca che ho ricavato dalla libreria in camera, tanto non sono un lettore accanito e di posto per i libri ne ho comunque a sufficinza… Ritrovamenti: gavetta austriaca, proiettili di fucile, spolette di bombe a mano, cartucciera, gavetta italiana, filtro di maschera anti-gas. 32 30/31 ottobre 2004 Luoghi: “La Svolta” (M. Pertica), Bassano del Grappa Partecipanti: Andrea, Guido, mio zio Alfio Tempo: pioggia insistente Mi sveglio emozionato, come sempre mi capita quando sono in procinto di andare a vivere un’altra avventura sul Monte Grappa. Ma prima di tutto c’è da andare a scuola. Non riesco a stare attento alle lezioni, perché sono troppo entusiasta di partire, per fortuna stamani ho solo due ore di italiano e due di ginnastica, così la mattina finisce presto. A mezzogiorno e venti salgo in macchina pronto per andare a casa, con mia madre e mio fratello. Accompagniamo Gaetano e Giulio (nostri vicini) e siamo a casa nostra per l’una. Avevo fissato con Guido e mio zio Alfio, compagni di questa avventura, al tocco e mezzo, ma quando arriva Guido abbiamo appena iniziato a mangiare, così si unisce anche lui al pranzo. Solito ritardatario, mio zio arriva alle due e un quarto, giusto per il caffè. Alle tre, finalmente, siamo pronti per partire. Durante il viaggio discutiamo su dove andare a fare le ricerche: presento la mia idea, ma come al solito quella di Guido, il capo squadra, è la migliore. Visto che si è letto un diario di un ardito (cioè uno dei componenti dei gruppi scelti d’assalto) e vi ha trovato dentro la mappa degli accampamenti. Passato Bassano del Grappa, alle sei e mezzo, giungiamo al solito alberghino di Colli Alti; ormai siamo 33 di casa, così dopo aver chiesto se c’erano due camere, entriamo nella stanza dedicata al “Piccolo museo 1915/18 – Roberto Favero” in cui il proprietario dell’albergo colleziona più di mille reperti. Voglio ricordare che il museo si chiama così perché così si chiamava il fratello del proprietario della locanda, scomparso prematuramente una quindicina di anni fa. Come sempre invidiamo tutti quei rari oggetti, che speriamo di rinvenire anche noi. Dopo una cena abbondante, decidiamo di andare a letto presto; abbiamo fissato la colazione alle sette e mezzo. Io e Alfio, in camera insieme, ci svegliamo, ma appena usciti di camera ci accorgiamo di non aver messo a posto gli orologi con l’ora legale, così torniamo in camera e decidiamo di sfogliare i libri che ho portato da casa. Guardando le foto ci soffermiamo su una, dove è raffigurato un soldato tagliafili, tutto corazzato. Era il ruolo più rischioso, consisteva nel tagliare i reticolati nemici per favorire l’assalto. Il gruppo di coloro che facevano questo “lavoro” veniva chiamato la “compagnia della morte”. Fatta colazione siamo molto dispiaciuti, però, perché continua a piovere come “Dio la manda”, così aspettiamo un’oretta, ma non sembra ci sia proprio nulla da fare. Alla fine decidiamo di andare comunque a fare le nostre ricerche. Nulla ci può fermare, ci diciamo, nonostante il detto del luogo “quando piove e tira vento, il cacciatore perde tempo”. La zona dove decidiamo di andare si chiama “La Svolta”, è vicina al Monte Pertica e al Monte Tasson. Anche se il posto non è citato nella cartina stradale, scopriamo abbastanza velocemente il modo per arrivarci; 34 l’ultimo tratto è con divieto di accesso, ma decidiamo di proseguire. Armati di piccozza, torcia elettrica per le gallerie e – ahinoi - ombrello, iniziamo il nostro percorso. L’ambientazione è fantastica e la pioggia continua a battere forte: queste condizioni, ancora una volta, ci fanno capire come sia stata veramente dura la vita di un soldato. Noi abbiamo deciso di continuare nonostante l’acqua, ma è stata una scelta libera, mentre i soldati una scelta non ce l’avevano davvero (anche perché se l’avessero avuta, ben pochi di loro sarebbero restati a combattere lassù in quelle condizioni). Pioggia, vento, gelo, neve: i soldati dovevano resistere al riparo delle gallerie, dove le uniche fonti di calore erano le lanterne e qualche fuocherello. Seguendo le tracce della mappa troviamo il punto in cui era situato l’accampamento degli ufficiali austriaci, molto riparato, sulla destra c’è anche una galleria, all’entrata della quale ci imbattiamo in un tubo di stufa da cucina. Speriamo che la galleria sia lunga ed invece dura soltanto due/tre metri. Così le ricerche le effettuiamo fuori, dove rinveniamo diverse scatolette di cibo, frammenti di bottiglie, proiettili e altri piccoli reperti. Ci stanchiamo del posto, così ci dirigiamo nel bosco sottostante, dove troviamo per terra alcune bombe da obice inesplose, che prudentemente decidiamo di lasciare dove sono, per non rischiare di finire come purtroppo a qualcuno è capitato e – incredibilmente – capita ancora: hanno preso in mano quegli strumenti bellici e ne sono rimasti vittime. 35 Vediamo diverse trincee e punti di attacco, il tutto a coronare un paesaggio veramente suggestivo, nonostante il cielo coperto e la fitta pioggia. Ci fermiamo un attimo a meditare sulle condizioni dei poveri soldati, veramente tragiche. Al solo pensiero di come potevano essere quei momenti di tensione prima e durante l’attacco, quando sei di persona sui campi di battaglia: ti piange il cuore. Ma è proprio questo il motivo per cui siamo là, per ricordare coloro che hanno combattuto, quegli eroi involontari la maggior parte dei quali – ovviamente è sconosciuta (e sono solo numeri delle statistiche di guerra), e i pochi di cui si sa, rimangono solo nei paragrafi dei libri di storia. Invece dovrebbero essere ricordati per sempre nel nostro cuore. Camminando sul sentiero mi accorgo di tutte le foglie che ricoprono il terreno, cadute dagli alberi con il soffiar del vento e mi ricordo quella poesia di Ungaretti che mi colpì tanto, quando la lessi: “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”, richiamo sintetico ma efficacissima alla precarietà della condizione umana. Noi siamo saliti su quel monte con la macchina, ma loro novant’anni fa potevano usare soltanto la forza delle proprie gambe, carichi di zaino, fucile, elmetto, trascinando l’artiglieria fino in vetta, e tutti gli altri materiali, modeste razioni e bevande comprese. L’italiano sapeva che l’austriaco era il nemico e l’austriaco sapeva che era l’italiano il nemico, ma entrambi erano uomini, usati come strumenti di guerra. E per molti di loro era l’alcool il carburante! 36 Ma ormai anche questa nostra giornata di ricerche volge al termine, son passate le due e mezzo, è autunno inoltrato e comincia a far scuro: torniamo alla macchina, dove prima di partire ci cambiamo i vestiti. Ma i soldati durante la guerra dovevano rimanere con la propria divisa, senza cambiarsi per varie settimane, asciugandosi con il solo calore umano che si formava nelle gallerie per la presenza di tante persone in spazi angusti. Non abbiamo ancora pranzato, così decidiamo di dirigerci a Bassano del Grappa. Giunti in paese passiamo il mitico ponte di legno, e notiamo che anch’esso conserva ricordi della Grande Guerra: sui muri delle case che sostengono il ponte ci sono ancora fori di pallottole, per ricordare… Ritrovamenti: bottoni di divisa da soldato semplice italiano, spolette di bombe a mano, manico in legno di granata, frammenti di ceramica bianca (stoviglie, pipe), manico di secchio. 37 38 La Grande Guerra Dopo aver letto il diario delle spedizioni può essere interessante e doveroso leggere la storia della Prima Guerra Mondiale per capire come si siano svolti i fatti. Ho cercato di rendere la lettura il più piacevole possibile, ma rimane comunque un testo di storia. Lo scoppio del conflitto La scintilla che accese il primo grande conflitto mondiale fu l‟assassinio dell‟arciduca ereditario al trono d‟Austria, Francesco Ferdinando, il 28 giugno 1914 a Sarajevo dallo studente serbo Gavrilo Princip. Le alleanze che legavano le potenze europee le trascinò in pochi giorni a intervenire: - l'Austria dichiarò guerra alla Serbia il 28 luglio; - la Russia il 30 luglio ordinò la mobilitazione generale a fianco della Serbia; - la Germania dichiarò guerra alla Russia il 31 e alla Francia il 2 agosto; - la Germania lanciò l'ultimatum al Belgio neutrale, provocando l'immediato intervento della Gran Bretagna (4 agosto); - l'Italia, legata dalla Triplice Alleanza agli Imperi Centrali, proclamò il 2 agosto la propria neutralità. Il 23 agosto anche il Giappone si schierava a fianco della Triplice Intesa, limitandosi però a colpire i possedimenti tedeschi nel Pacifico e in Cina. Un così grande conflitto fu reso possibile anche dalla situazione ideologica che c‟era in quegli anni, permeato di un nazionalismo aggressivo e distruttivo. 39 Così giustificazioni della guerra in termini di lotta della democrazia contro l'autocrazia espansionista poterono divenire principali nella propaganda dell'Intesa solo dopo il crollo dell'alleata Russia zarista. Il primo anno di guerra: 1914 Fu raggiunto un notevole equilibrio delle forze in campo in modo che non servì a scongiurare il conflitto: esso si rilevò lontano da ogni pensiero e ben diverso dalle guerre cui l'Europa si era abituata. La "Grande Guerra" andò molto al di là di ogni calcolo. Anche il livello degli armamenti e le novità emerse fin dai primi scontri posero spesso i capi militari e politici alla coda degli avvenimenti sconvolgendone i piani e le strategie. L‟andamento della guerra dimostrò subito che le due nuove armi messe in campo, la mitragliatrice e il filo spinato, consentivano a eserciti interrati in trincee, scavate in breve tempo, e appoggiati dall'artiglieria di creare un blocco contro cui era destinato a distruggersi ogni tipo d‟assalto di fanteria o cavalleria nemica. 40 Il costo di un attacco capace di sfondare il fronte nemico diveniva troppo alto, tramontavano le battaglie manovrate e il conflitto si trasformava in tremenda guerra d'usura tra eserciti capaci di reggere una qualsiasi offesa, ma non abbastanza grandi da attaccare con successo. Immenso fu l‟uso di gas asfissianti, lanciati in appositi contenitori dall'artiglieria, che rendevano temporaneamente impraticabili zone nevralgiche come comandi, passaggi obbligati e lo schieramento d'artiglieria nemico. 41 Importante fu lo sviluppo qualitativo e quantitativo dell'aviazione, che ai compiti iniziali di osservazione unì il bombardamento tattico e a lunga distanza e la difesa del proprio cielo, e l'invenzione dei carri armati, messi a punto da Inglesi e Francesi. La superiorità assoluta dell'offensiva sulla difensiva era però un assioma all'inizio della guerra; e la Germania basò su questa base la sua preparazione al conflitto. Essa, nel momento in cui dette incondizionato appoggio all'aggressione austriaca verso la Serbia, si poneva come obiettivo la distruzione della Duplice Intesa franco-russa, credendo nella neutralità della Gran Bretagna: per la guerra su due fronti si basò sul piano operativo preparato fin dal 1905, che prevedeva con una velocissima mobilitazione di piegare la Francia prima che la Russia, molto più lenta nel mobilitare il suo ingente potenziale umano, potesse impegnare duramente le truppe tedesche sul fronte orientale. Per questo scopo, l'unico territorio adeguato ad una rapida avanzata non era la frontiera franco-tedesca (collinosa e boscosa) ma le pianure del Belgio e della Francia settentrionale. Quindi le armate tedesche si sarebbero dovute disporre con un'ala destra estremamente rafforzata che avrebbe dovuto minacciare in pochissimo tempo Parigi e accerchiare le armate francesi fra la capitale e i Vosgi. La rete ferroviaria interna avrebbe consentito alle truppe tedesche di affrontare una Russia indebolita dal crollo francese. Alla fine delle settimane previste per la riuscita del piano la guerra si era chiaramente stabilizzata mostrando il suo nuovo volto di guerra di logoramento. Con la prima battaglia di Ypres i Franco-Inglesi poterono bloccare i Tedeschi che volevano occupare i porti della Manica e quindi di impedire l'arrivo di aiuti britannici. Da questo momento il fronte si stabilizzò e nell'autunno entrambi gli eserciti si rintanarono nelle trincee. Pagando l'insuccesso della guerra-lampo, von Moltke fu sostituito da Erich von Falkenhayn. Nello stesso modo, sul fronte orientale i calcoli dello Stato Maggiore tedesco non si dimostra42 rono esatti: la rapidità di mobilitazione della Russia superò ogni previsione, e due corpi d'armata tedeschi dovettero essere spostati rapidamente dal fronte occidentale proprio nel momento più critico. I generali tedeschi Hindenburg e Ludendorff riuscirono a bloccare l'avanzata russa nella Prussia orientale con le vittorie di Tannenberg e dei laghi Masuri. Nel frattempo sul fronte sud orientale i Russi battevano gli Austro-Ungarici a Leopoli (8-12 settembre), occupavano la Galizia e minacciavano l'Ungheria, facendo ritirare il maresciallo austriaco Conrad dalla Serbia. Per la fine dell'anno anche il fronte orientale si stabilizzava. L'intervento della Turchia, affiancata degli Imperi Centrali (1º novembre), pose in grande difficoltà la Russia, alla quale mancarono i rifornimenti da parte degli alleati attraverso i Darda43 nelli: ben presto all'esercito russo mancarono le munizioni, e anche a causa di ciò fu costretto ad attestarsi sulla difensiva. Si creavano così nuovi fronti: uno russo-turco in Armenia e uno anglo-turco in Mesopotamia e in Egitto, mentre gli Inglesi estendevano la guerra alle colonie, attaccando i possedimenti tedeschi in Africa. Già si vedeva la tendenza di tutte e due le parti ad ingrandire il conflitto con la speranza di uscire dall'immobilismo. Queste prime battute di guerra avevano evidenziato una superiorità degli Imperi Centrali - che però non era sufficiente a spezzare la resistenza dell'Intesa - dovuta sia alla loro continuità territoriale sia al possesso di una maggior quantità di artiglieria pesante. Si scatenò presto un duello fra blocco navale anglo-francese, che impediva anche alle navi dei Paesi neutrali di far rotta per la Germania, e contro-blocco tedesco esercitato per mezzo dell'uso della nuova arma sottomarina; e si sviluppò anche l'azione volta a procurarsi l'appoggio e l'alleanza delle nazioni rimaste ancora fuori dal conflitto. L'Italia entra in guerra Il 3 agosto 1914 il governo Salandra (succeduto a quello Giolitti nel marzo) aveva dichiarato la neutralità italiana sia per non violare il patto della Triplice da parte dell'Austria, che aveva dato l'ultimatum alla Serbia senza accordarsi preventivamente con l'Italia, sia in virtù del carattere prevalentemente difensivo del trattato. D'altra parte l'esercito non era pronto per un'eventuale entrata in guerra, e il Paese era profondamente diviso nelle sue componenti economiche, politiche e sociali tra interventisti e neutralisti. Giolitti era profondamente convinto che "molto si sarebbe potuto ottenere senza guerra", cioè attraverso negoziati con l'Austria, in cambio della neutralità italiana. Neutralisti erano pure i 44 cattolici sotto il pontificato di Benedetto XV (1914-22): ma il verbalismo della direzione costrinse il partito a un sostanziale immobilismo di fronte alle decisioni governative, che si risolse nella formula ambigua e attendista "né aderire né sabotare", cosicché l'Italia entrò in guerra. L'intervento a fianco dell'Intesa era voluto invece da quei settori dell'industria che aspiravano ai superprofitti di guerra e a liberarsi del capitale tedesco in Italia. È da ricordare il caso, seppure isolato, di Benito Mussolini che, finanziato dal governo francese, nel novembre 1914 passò dal campo neutralista a quello interventista-nazionalista venendo espulso perciò dal P.S.I. in nome del retaggio risorgimentale; erano interventisti anche i socialisti riformisti di Bissolati, molti repubblicani, sindacalisti rivoluzionari come Corridoni, gli irredentisti capeggiati da Cesare Battisti, e quanti, come Salvemini, videro nella guerra condotta dall'Intesa la difesa della democrazia progressista e delle nazionalità oppresse contro l'assolutismo reazionario. Intensa era intanto l'attività segreta 45 del governo italiano sul piano diplomatico: Sonnino cercava, attraverso trattative con l'Austria, di ottenere compensi territoriali nel Trentino in cambio del mantenimento della neutralità italiana. Ma l'Austria non fu disposta a fare concessioni se non nell'aprile del 1915, cioè dopo il fallimento dell'offensiva invernale contro la Russia nei Carpazi e della guerra-lampo a occidente: a questo punto però l'Italia aveva iniziato le trattative segrete con l'Intesa, che si conclusero il 26 aprile 1915 con la sottoscrizione del Patto di Londra, in base al quale l'Italia si impegnava a entrare in guerra a fianco dell'Intesa entro un mese e otteneva in caso di vittoria il Trentino e l'Alto Adige fino al Brennero, Trieste, l'Istria e metà della Dalmazia e delle isole costiere. Mentre il trattato veniva tenuto segreto, il 4 maggio il governo italiano denunciava la Triplice e il generale Luigi Cadorna, capo di Stato Maggiore, iniziava a radunare l'esercito. Il 9 maggio Giolitti, non sapendo, giungeva a Roma sperando di raccogliere intorno a sé la maggioranza parlamentare neutralista perché sconfessasse col suo voto l'operato del gabinetto Salandra: la Camera non era riunita, ma la maggioranza dei parlamentari dimostrò lo stesso la propria solidarietà a Giolitti depositando i biglietti da visita nella portineria della sua abitazio46 ne. Salandra, il 13 maggio, presentò le dimissioni senza attendere il voto in Parlamento. Dopo un periodo di consultazioni, durante il quale D'Annunzio faceva comizi e i nazionalisti promuovevano manifestazioni, mentre il Partito socialista non era in grado di organizzare un'efficace azione a sfavore dell'entrata in guerra, il re respinse le dimissioni di Salandra (16 maggio) e convocò la Camera dei Deputati: questa svelò tutta la propria incapacità dando nella sua maggioranza ,escluso il P.S.I., appoggio alla domanda di "poteri straordinari in caso di guerra". Il 24 maggio l'Italia dichiarava guerra all'Austria-Ungheria. Ma l'esercito non era pronto. Il progetto di Cadorna affidava l'offensiva principale a 15 divisioni schierate nel settore orientale, che irrompendo oltre l'Isonzo, sulla linea Villach-Lubiana, avrebbero dovuto assicurare in 45 giorni all'Italia il possesso di Lubiana e aprire da lì la marcia su Vienna. Sul fronte del Trentino austriaco era calcolato un unico schieramento difensivo. Gli Austriaci, occupati a sfruttare le vittorie sul fronte russo, si attestavano sulla difensiva adottando una tattica di logoramento 47 delle forze italiane. Le speranze dello Stato Maggiore in una guerra breve furono presto distrutte, così come era avvenuto sul fronte franco-tedesco. Il fattore sorpresa era venuto a mancare per la lentezza della mobilitazione e per il mancato allestimento di sufficienti vie di comunicazione e installazioni. La prima e la seconda battaglia dell'Isonzo (giugno-luglio), lontane dal riuscire a sfondare le linee nemiche, si risolsero col guadagno di pochi di metri pagati con molte perdite. Non ebbero un risultato diverso la terza e la quarta battaglia dell'Isonzo. Nessun obiettivo era stato raggiunto. Il secondo anno sugli altri fronti Nel 1915 Falkenhayn concentrò gli sforzi contro la Russia. L'esercito russo subì gravi sconfitte e talvolta enormi perdite da parte di Hindenburg, Ludendorff (seconda battaglia dei Laghi Masuri a febbraio), von Mackensen e Conrad. Allontanata la minaccia russa dai Carpazi, l'offensiva tedesca e austroungarica di luglio-settembre finiva con l'occupazione di tutta la Polonia. Falliva intanto un tentativo franco-inglese di ristabilire i contatti con la Russia per mezzo di una spedizione navale 48 contro la Turchia: lo sbarco a Gallipoli si risolse con grandi perdite. Mentre l'entrata in guerra della Bulgaria a fianco degli Imperi Centrali segnò il crollo della Serbia. Ancora una volta i successi austro-tedeschi erano notevoli ma non decisivi. La Russia, scarseggiando di artiglieria e munizioni, aveva dovuto subire la guerra di movimento del nemico su un fronte troppo esteso da fortificare e trincerare: perse così oltre due milioni di uomini, nonostante ciò le sue riserve umane erano tali che non si poteva ancora considerarla sconfitta. Sul fronte occidentale, dove i Tedeschi si erano limitati alla difesa, i Franco-Inglesi avevano cercato di approfittare del concentramento nemico a oriente per sferrare una serie di offensive nell'Artois e nella Champagne che, al solito, costarono più delle perdite inflitte ai Tedeschi senza produrre risultati significativi. Finita la corsa agli armamenti navali che era stata un importante elemento di tensione fra Gran Bretagna e Germania, appena iniziata la guerra nessuno dei due Paesi osò impegnare la propria flotta: quella tedesca restava nei porti, mentre gli ammiragli inglesi esercitavano il blocco a distanza, ritenendo di mantenere la supremazia sui mari senza rischiare una disfatta. Solo unità veloci come gli incrociatori di von Spee causavano azioni di disturbo contro questa supremazia: vincitori nel novembre 1914 presso le coste cilene, vennero però quasi tutti distrutti dagli Inglesi nel dicembre 1914 alle isole Falkland. Nel teatro del Mare del Nord, dove le due flotte antagoniste si fronteggiavano, i Tedeschi provarono, nei primi sei mesi di guerra, a causare scontri con importanti frazioni della flotta britannica effettuando scorrerie di grandi incrociatori sulle rive orientali della Gran Bretagna. Quest'attività culminò, il 24 gennaio 1915, nello scontro del Dogger Bank, che impegnò le forze veloci delle due flotte e dopo il quale i Tedeschi dovettero ripiegare. Il controblocco era esercitato dai sommergibili tedeschi. 49 Il secondo anno del conflitto dette, in conclusione, un nuovo colpo alle illusioni di una soluzione a breve scadenza: a causa di ciò venivano sempre più in primo piano problemi quali la resistenza economica e la mobilitazione industriale di ogni Paese a scopi bellici, il rafforzamento degli accordi politici e del coordinamento militare nell'ambito di ciascuno dei due blocchi, il mantenimento dell'unità politica e della pace sociale in seno a ogni Paese, al fine di conservare un'adesione il più possibile di massa alla continuazione della guerra sino in fondo. Un'opposizione alla guerra cominciò a crescere fra le forze socialiste: alcune frazioni minoritarie, che propagandavano una pace senza annessioni ne indennità, promossero nel settembre 1915 una conferenza a Zimmerwald. Questa opposizione, presente con diversa forza in ogni Paese, si rafforzò e divenne più incisiva a partire dall'anno successivo, allorché si sviluppò un'azione diretta per la cessazione immediata della guerra e si 50 andò affermando la concezione di dirigenti rivoluzionari come Lenin e Rosa Luxemburg mirante a trasformare la guerra in rivoluzione sociale anticapitalistica in tutti i Paesi. Ma, per ora, i governi restavano sufficientemente saldi e gli esecutivi erano dotati di estesi poteri. Quanto alla compattezza dei due campi, il problema era relativamente più acuto per l'Intesa: tra Francia, Russia e Gran Bretagna, nonostante l'unità raggiunta contro il comune nemico, sussistevano contrasti di interessi, di fini, nonché divergenze di vedute sulla condotta della guerra. L'accordo anglo-francese Sykes-Picot del marzo 1915, stabilendo una divisione di zone d'influenza, contribuì a spianare alcuni motivi d'attrito. Dal punto di vista militare invece non si fecero passi avanti nella creazione di un comando unico, nonostante vi fosse in quell'anno un primo tentativo fra Anglo-Francesi, Russi e Italiani di coordinare un'azione simultanea per l'anno successivo. Il 1916 Nel 1916 Falkenhayn concentrò le forze tedesche sul fronte occidentale considerandolo l‟unico in grado di decidere la fine del conflitto. Questa volta la Germania prese atto del carattere di immobilismo assunto dalla guerra e adottò una strategia di logoramento, fidando nella propria superiorità tattica rispetto agli Anglo-Francesi e nella propria potenza di fuoco. Scegliendo la fortezza di Verdun come punto d'attacco, Falkenhayn schierò in pochi Km quadrati 19 divisioni appoggiate da un ingente unione di artiglieria. Il suo progetto consisteva nel costringere la Francia a terminare tutte le proprie riserve nella difesa di una posizione essenziale, fino a dissanguarsi definitivamente. L'attacco tedesco cominciò con un improvviso e violentissimo bombardamento il 21 febbraio fino a luglio. 51 Anche questo nuovo piano tedesco era sostanzialmente fallito. La maggiore disponibilità di uomini della Gran Bretagna sul fronte occidentale spinse l'Intesa a tentare, nell'ultimo mese della battaglia di Verdun, una massiccia offensiva sulla Somme: in questa occasione fecero la prima comparsa i carri armati inglesi. Anche la battaglia della Somme non ebbe risultati significativi e si risolse in una carneficina come Verdun. Pressappoco in coincidenza con questa offensiva, la Russia si rifaceva viva attaccando a giugno col generale Brusilov sul fronte orientale, costringeva le divisioni austro-ungariche a ripiegare profondamente e catturava in pochi giorni 200 mila uomini sul fronte della Volinia e della Bucovina. I successi di Brusilov costrinsero Falkenhayn a spostare truppe dal fronte occidentale bloccandogli un contrattacco sulla Somme; contribuirono al fallimento della "Strafexpedition" lanciata da Conrad contro l'Italia sull'altopiano dei Sette Comuni, permettendo a Cadorna una vittoriosa controffensiva iniziata con la conquista di Gorizia ma proseguita con una pesante decima52 zione umana; favorì infine la decisione presa dalla Romania di entrare in guerra contro gli Imperi Centrali. Ciò non fu di alcun aiuto per l'Intesa, in quanto la Romania venne in poco tempo invasa da truppe tedesche, austroungariche e bulgare, senza poter ricevere appoggio dalla Russia la cui offensiva era ormai bloccata dalla diffusa scarsità di equipaggiamento e munizioni: l'esercito russo, duramente provato, cominciava a entrare quell'anno in gravissima crisi. Intanto lo scacco tedesco portava alla destituzione di Falkenhayn, che venne sostituito al comando supremo da Hindenburg e Ludendorff. Sugli altri fronti è da segnalare la vittoria turca sul corpo di spedizione britannico in Mesopotamia. La Gran Bretagna riuscì però a conservare Suez, mentre il colonnello Lawrence incitava contro la Turchia le tribù arabe con la promessa della creazione, finita la guerra, di uno Stato arabo indipendente. La guerra sui mari vide nel 1916 l'unico scontro importante tra grandi unità di tutta la prima guerra mondiale: la battaglia dello Jütland, provocata dall'ammiraglio tedesco von Scheer per cercare di allentare la pressione del blocco infliggendo un grave colpo alla flotta britannica dell'ammiraglio Jellicoe, fece regi53 strare effettivamente alla Gran Bretagna perdite in uomini e navi circa doppie rispetto a quelle tedesche. Ma la Germania dovette prendere atto che simili successi tattici erano lontani dallo spezzare il predominio navale inglese, e fino alla fine della guerra la sua flotta rinunciò a contrastare agli Inglesi il dominio del Mare del Nord. La durata della guerra e i sacrifici e le privazioni sofferti dalle popolazioni facevano intanto intravedere un aggravarsi della situazione interna dei vari Stati. Perciò nel corso del 1916 si assistette a un tentativo di rafforzamento dei vari governi. L'inverno 1916-17 fu assai duro per lo scarseggiare delle riserve di cibo, nonostante l'occupazione della Romania avesse procurato nuove scorte di frumento e petrolio. Davanti alla prospettiva di un nuovo anno di stasi della guerra in terraferma, gli Imperi Centrali preferirono correre l'estremo rischio, fidando di riuscire a piegare la Gran Bretagna entro sei mesi, prima cioè che l'eventuale intervento americano spostasse definitivamente la bilancia a favore dell'Intesa. 54 L'anno più duro: 1917 Il 1917 fu un anno di dura crisi per tutti i Paesi in guerra, ma soprattutto per l'Intesa. Il morale delle truppe era deteriorato dall'estenuante sforzo della guerra, dalle inutili carneficine e dall'immobilismo senza prevedibile sbocco degli eventi bellici. In Italia si cominciava a diffondere uno spirito di sfiducia verso Cadorna soprattutto in seno ai giovani ufficiali di complemento. In Francia la crisi si manifestò ancor più gravemente in occasione dell'offensiva dell'aprile 1917 che il generale Nivelle sferrò nella Champagne su un fronte di 80 km contro una munitissima linea difensiva tedesca. In seguito a questi avvenimenti, Nivelle fu sostituito dai generali Pétain e Foch con l'incarico di rimettere in piedi l'esercito francese. In questa fase il maggiore sforzo gravò sul corpo di spedizione britannico e sui resti dell'esercito russo. Anche i tentativi offensivi inglesi furono pagati duramente. Non maggior fortuna ebbe l'attacco a sorpresa sferrato a fine anno a Cambrai, che pure riuscì: il successo parziale non poté essere consolidato per la scarsità di rifornimenti, truppe fresche e nuovi carri. Il 1917 si chiuse ancora per 55 il fronte occidentale in una situazione di stasi, con l'Intesa molto logorata e gli Imperi Centrali in attesa di sferrare l'ultima disperata offensiva. Per questi ultimi la guerra era divenuta, più che mai, una lotta contro il tempo. La reazione americana alla guerra sottomarina non si era fatta attendere: il 1º febbraio Wilson ruppe i rapporti diplomatici con la Germania e il 2 aprile 1917 gli Stati Uniti, dietro la spinta della grande industria e dell'alta finanza, dichiararono guerra alla Germania, seguiti dalla maggior parte degli Stati americani. Ma l'intervento americano non avrebbe potuto influire in modo decisivo sul corso degli eventi se non l'anno seguente. Nel frattempo per la Germania si trattava di sfruttare il vantaggio offertole dall'uscita della Russia dalla scena della guerra. Come già era accaduto in occasione del conflitto russo-giapponese del 1904, la guerra aveva precipitato la crisi dell'Impero zarista mettendone in luce l'arretratezza, la disorganizzazione e la corruzione. Una serie di rivolte spontanee, scioperi e ammutinamenti scoppiati nel marzo 1917, provocati inizialmente dalla mancanza di pane, furono appoggiati dalle truppe di Pietroburgo e si politicizzarono rapidamente trasformandosi in rivoluzione politica e portando il 15 marzo all'abdicazione dello zar Nicola II. I governi provvisori cercarono di far accettare ai contadini e alle masse russe la continuazione della guerra promettendo un regime democratico-costituzionale e procedendo a nuove distribuzioni delle terre: ma, nonostante qualche iniziale successo contro l'Austria, l'offensiva del giugno-luglio in Galizia ebbe risultati disastrosi e confermò l'impossibilità di continuare la guerra mentre le armate si disgregavano e la rivoluzione seguiva il suo corso. Nel novembre 1917 i bolscevichi di Lenin, guadagnatisi il controllo dei Soviet, conquistarono il potere proclamando la Repubblica Socialista Federativa dei Soviet, conclusero subito un 56 armistizio con la Germania e infine, il 3 marzo 1918, sottoscrissero il Trattato di Brest-Litovsk pagando la pace separata a durissimo prezzo. Alla fine dell'anno, dopo il fallimento di un ultimo tentativo di pace di Benedetto XV, i governi dell'Intesa assunsero il carattere di gabinetti della guerra a oltranza, con poteri quasi dittatoriali. Nel settembre 1917 Ludendorff, con l'obiettivo dell'eliminazione dell'avversario più debole, appoggiò finalmente il piano del comando austriaco di scatenare una massiccia offensiva sul fronte italiano. Dal maggio del 1917 Cadorna aveva logorato l'esercito italiano in una serie di offensive. Contro questo esercito esaurito e sfiduciato gli Austro-Tedeschi lanciarono l'attacco il 24 ottobre 1917 sfruttando la testa di ponte di Tolmino sull'Isonzo: Cadorna, pur preavvisato, si dimostrò incerto e passivo e il crollo del fronte italiano fu quasi immediato. Dopo lo sfondamento austro-tedesco di Caporetto, l'esercito italiano ini- 57 ziò una disastrosa ritirata per evitare l'accerchiamento: in seguito a nuovi attacchi, dovette ripiegare dal Tagliamento al Piave. La conclusione: 1918 Nell'attesa dell'ultima offensiva degli Imperi Centrali prima dell'arrivo in Europa delle forze americane, i comandi dell'Intesa erano finalmente riusciti a creare un comitato esecutivo interalleato con a capo il maresciallo francese Foch. La forza economica e produttiva degli Stati Uniti aveva bilanciato le perdite causate dai sommergibili tedeschi e l'uscita della Russia dalla guerra; si trattava ora di resistere al meglio, per poter poi sferrare la controffensiva decisiva con l'apporto delle divisioni statunitensi. Perciò l'Intesa, abbandonata la tattica delle massicce offensive frontali, adottò una linea di difesa elastica. L'attacco di Ludendorff iniziò il 21 marzo su un fronte di 65 km nella regione di San Quintino, alla congiunzione delle armate britanniche con quelle francesi di Pétain che difendevano Parigi. Ludendorff intendeva produrre una rottura fra le truppe inglesi e le armate francesi, costringendo le prime a ritirarsi a protezione della Manica e le seconde in direzione di Parigi, e occupare il nodo ferroviario di Arras. La rottura fra lo schieramento inglese e quello francese di Pétain si produsse, ma gli Inglesi, pur travolti con pesanti perdite, riuscirono a conservare Arras, mentre 58 Foch difendeva strenuamente Amiens. Una serie continua di violente offensive in aprile e maggio portava i Tedeschi a raggiungere nuovamente la Marna. Contemporaneamente l'esercito austriaco riprendeva l'offensiva sul Piave, mentre veniva fermato nella zona di Asiago e del Grappa, riusciva a passare il fiume sulla direttrice di Treviso e occupava il massiccio del Montello: in dieci giorni di battaglia l'attacco venne contenuto e respinto e il 22-23 giugno si aveva la ritirata austriaca. Nel luglio 1918 anche l'offensiva di Ludendorff si era ormai spenta: intanto, dall'aprile, le truppe americane arrivavano in Europa al ritmo di 300.000 uomini al mese, permettendo all'Intesa di sferrare tra agosto e settembre il contrattacco decisivo: questo iniziò con la seconda battaglia della Marna poi, sfruttando la deficienza di riserve e lo sbilanciamento dell'esercito tedesco, l'Intesa lo costrinse con una serie di attacchi combinati a ripiegare sino alle ultime linee di difesa, sferrando nelle Ardenne il colpo di grazia. Il 24 ottobre aveva inizio anche la controffensiva italiana che, sfondato il fronte austriaco a Vittorio Veneto dopo una dura lotta sul Grappa e sul medio Piave, si concluse il 3 novembre con 59 la conquista di Trento e Trieste e la firma, lo stesso giorno, dell'armistizio di Villa Giusti che segnava la resa senza condizioni degli Austro-Ungarici. La vittoria dell'Intesa maturava pure su altri fronti. A metà settembre un attacco di Francesi, Serbi e Inglesi a Salonicco permise la liberazione di Serbia, Montenegro e Albania portando alla resa della Bulgaria per la fine del mese. Sul fronte turco le truppe inglesi di Allenby catturavano in Palestina l'intero esercito turco, e invadevano la Siria e l'Asia Minore entrando a Damasco il 1º ottobre. Il 30 ottobre la Turchia era costretta alla resa. Gli Imperi Centrali erano ormai in completo sfacelo: l'impero asburgico si disfaceva e, alla fine di ottobre, si costituivano gli Stati di Iugoslavia, Cecoslovacchia, Austria e Ungheria, e Carlo I abdicava. Il comando supremo tedesco invitava il Kaiser a chiedere l'armistizio: ma il nuovo cancelliere Max von Baden, formato un gabinetto liberale su base parlamentare, voleva continuare la lotta, mentre ormai gli eserciti dell'Intesa non incontravano resistenza e la Germania stava per essere invasa. Il 9 novembre Guglielmo II dovette abdicare e l'11 l'Armistizio di Rethondes segnava la capitolazione della Germania, mentre 60 la fine della prima guerra mondiale veniva sanzionata definitivamente dal Trattato di Versailles che concluse i lavori della Conferenza di Parigi il 28 giugno 1919. Il cancelliere socialdemocratico Friedrich Ebert aveva appena proclamato la Repubblica e si accingeva con l'aiuto dell'esercito a reprimere i tumulti popolari e a impedire la svolta rivoluzionaria guidata dalla Lega di Spartaco di Liebknecht e Rosa Luxemburg. 61 62 La guerra sul Monte Grappa A questo punto non rimane che leggere la storia del monte a cui ho dedicato il libro. Il Monte Grappa è stato il simbolo della resistenza italiana agli austriaci in diverse situazioni della guerra. Dato il risultato non possiamo che amare questo monte, che ancora oggi rimane un monumento dal punto di vista storico e naturalistico. La conclusione della 12° battaglia dell'Isonzo, con la rottura del fronte italiano a Caporetto, porta l'Esercito al ripiegamento sul Piave, con la conseguenza che nel novembre 1917, il monte Grappa si trova in prima linea, a sbarramento del settore montano localizzato tra il Brenta e il Piave. Il Comandante Supremo, Generale Luigi Cadorna, riesce a coordinare le truppe in ritirata ed a organizzarle in una nuova linea difensiva nonostante le condizioni precarie della maggior parte dei reparti. Gli Austro-Ungarici puntano ad annientare completamente l'Esercito Italiano. I soldati del Grappa contrastano duramente il nemico in ogni palmo di terreno, arrivando così a respingerlo e stravolgerlo definitivamente nel 1918. La battaglia di arresto e l'azione difensiva La prima battaglia difensiva si svolge in due fasi: - dal 14 al 26 novembre - dall'11 al 21 dicembre 1917. 63 Preceduti da un attacco, che però era stato contenuto sull'altopiano di Asiago, dopo una violenta preparazione d'artiglieria, gli Austro-Ungarici il 14 novembre attaccano in forze le nuove linee avanzate italiane tra Cismon e Piave. L'attacco è condotto con forte superiorità numerica e facendo ricorso a grossi calibri di artiglieria e ai gas. La difesa del Grappa si sgretola lentamente a prezzo di notevoli perdite degli attaccanti. Dal 16 novembre vengono coinvolti il M. Tomatico, il M.Roncone e il Prasolan. Più volte il nemico parte all'attacco, sempre più numeroso e, subendo sempre perdite ingenti, viene respinto. Il 26 novembre con un violento combattimento la brigata "Aosta" vince la prima battaglia difensiva. Questa vittoria è la più importante perché grazie alla tenacia e al sacrificio dei difensori, le truppe alleate affluite in Italia il 5 dicembre riacquistano fiducia nelle nostre capacità ed entrano in linea. Riorganizzate le sue forse, il nemico torna all'attacco l'11 dicembre. Nel vivo della lotta sono nuovamente Col della Beretta, Col dell'Orso, M. Spinoncia, Col Caprile e M. Asolone. Nonostante l'eroica resistenza il Valderoa e l'Asolone vengono 64 conquistati e gli Austro-Ungrarici si affacciano sulla piana di Bassano. Ulteriori attacchi sono però respinti e il 21 dicembre il nemico desiste da ogni tentativo di attacco. La battaglia d'arresto è così conclusa. Durante la fase invernale le postazioni su Cima Grappa vengono rafforzate. Il nemico è alle porte e la situazione è disperata. In pochi mesi scavata la galleria Vittorio Emanuele III, che viene dotata di potenti postazioni difensive di artiglieria e di numerosi sbocchi per contrattacchi. La grande offensiva nemica, che prese il nome di "battaglia del Solstizio", ha inizio la notte del 15 giugno 1918, a sorpresa, ma non del tutto inaspettata dal nostro comando, che riesce a predisporre un colpo di artiglieria contro le postazioni nemiche, riducendone così l'efficienza. Gli Austriaci protetti da una fitta nebbia, riescono a irrompere tra le 65 linee del IX C.A. e raggiungere Col del Moins e Col Moschin, spingendo pattuglie fino a Ponte S.Lorenzo. Anche su cima Grappa gli attacchi sono pesanti e il nemico occupa la linea Solarolo-Valderoa. Ma il giorno successivo i nostri irruenti contrattacchi riescono a ricacciare il nemico da quasi tutte le postazioni occupate. Numerose medaglie furono assegnate alla Armata del Grappa: 640 medaglie al valor militare di cui 486 a soldati. La battaglia offensiva Di nuovo l'Amata del Grappa è chiamata a svolgere un compito di vitale importanza: irrompere nel solco feltrino per facilitare la rottura delle armate 8° e 10° dal Piave verso Vittorio Veneto. All'alba del 24 giugno inizia la battaglia offensiva del Grappa. Il 29 ottobre, in concomitanza con la grande battaglia offensiva sul Piave, la 4° armata irrompe sul territorio occupato travolgendo ogni difesa, arrivando fino alla linea Borgo in Val Sugana - Fiera di Primiero in Val Cismon. La battaglia è così vinta e i numerosi sacrifici dell'Armata del Grappa sono coronati dai più grandi successi. 66 La Trincea In tutto il libro la parola trincea appare decine di volte, ma cosa è veramente una trincea? Come si svolge la vita in trincea? Qual è l’organizzazione? Come venivano costruite le trincee? Per avere le risposte a tutte queste domande non rimane che leggere il seguente testo che riporta le regole ufficiali che dovevano conoscere i soldati. Interessante può essere anche cercare di immedesimarsi nelle varie situazioni. Costruzione di una trincea Il comandante di compagnia e i comandanti di plotone stabilivano il tracciato della linea, le opere di fiancheggiamento e gli ostacoli, il profilo dei ripari, la distanza e il numero delle traverse e altre opere complementari; infine indicavano l'andamento dei camminamenti. La trincea doveva adattarsi al terreno, seguendo un andamento irregolare, in linea rotta per ottenere il fiancheggiamento, cioè poter colpire la posizione nemica di fianco, nel senso della sua maggior lunghezza. Il percorso non doveva, quindi, avere punti con angoli troppo acuti. Le sporgenze lungo il percorso della trincea erano postazioni per le mitragliatrici o piccoli mortai per un tiro di "fíancheggiamento assoluto". Su molte trincee si può ancora scorgere la traccia dello scalino che serviva ai soldati per appoggiarsi per il tiro radente. Talvolta sul gradino si teneva pronto uno scudo d'acciaio da mettere a posto sul parapetto per riparare il tiratore. La larghezza della trincea doveva essere non più larga di quanto occorreva al soldato in completo assetto a passare senza difficoltà. Ogni 20-30 metri veniva scavata nella parete una nicchia ove i soldati potevano scansarsi per non intralciare il trasporto dei feriti. Per ripararsi dalla pioggia, dal 67 vento e dalla neve, si adoperavano tavole rivestite di carta catramata, poi ricoperte di terra e sistemate in modo da poterle togliere con rapidità. Ad ogni tratto di 10 metri coperto, doveva seguirne uno di 20 metri scoperto. Per tenere asciutta la trincea, si provvedeva allo sfogo dell'acqua con piccoli canali in lieve ma continua pendenza. Le norme del comando della Quarta Armata indicavano che i ricoveri fossero scavati nelle scarpate di trincea con l'entrata mai rivolta al nemico e ad una certa profondità sotto il parapetto. La scarpata interna della trincea, che doveva essere molto ripida, era rivestita con tavole, graticci, reti metalliche e pali. A 30 metri dalla trincea venivano infine posti degli ostacoli: i reticolati erano i più efficaci. Per non danneggiare o impedire il tiro, i reticolati erano disposti all'altezza di circa un metro, fissati su paletti con filo di ferro poco teso e non troppo intrecciato. Se la vicinanza del nemico impediva di costruire un reticolato efficiente, si gettavano durante la notte, davanti alle trincee, dei cavalli di Frisia ancorati tra loro. Venivano preparati anche campi minati con speciali granate munite di spoletta a frizione, fissate su appositi paletti per evitare di rovinare gli ostacoli. 68 Organizzazione del terreno Trincea preceduta da una zona di difese accessorie. E' occupata da 6 compagnie del 1° reggimento. Sul dinanzi delle difese accessorie è generalmente scavata una parallela di partenza, comunicante con la trincea mediante numerosi camminamenti. Detta parallela viene occupata nell'imminenza dell'azione dalla prima linea di attacco. Prima zona di ricoveri di riposo profonda 50 metri e limitata all'indietro da un camminamento trasversale. Nei ricoveri di riposo, blindati e raggruppati per compagnia, stanno le altre sei compagnie del 1° reggimento. Numerosi camminamenti si svolgono in senso orario alla fronte. Seconda zona di ricoveri di riposo profonda 100 metri e limitata all'indietro da un secondo camminamento trasversale. Nei ricoveri di riposo, blindati e raggruppati per compagnia, stanno sei compagnie del 2° reggimento. Terza zona, di profondità variabile, solcata soltanto da ampi camminamenti longitudinali che conducono sul rovescio ad una zona generalmente riparata, dove stazionano, accampate o dentro ricoveri, le altre 6 compagnie del 2° reggimento. Organizzazione difensiva Parallela di partenza Non blindata. rappresenta la linea di sbocco per le truppe destinate all'attacco ed ha lo scopo di permettere un'azione rapida, di sorpresa, nonostante la presenza delle difese accessorie. Dista, per regola, 150-200 metri dalla prima trincea avversaria. Comunica colla trincea di prima linea mediante numerosi camminamenti. La scarpa è intagliata a gradini per consentire maggio facilità di sbocco. Trincea E' blindata, costruita in modo da consentire uno stazionamento 69 anche lungo alle truppe che l'occupano. Può anche servire da parallela di partenza, quando questa manchi. In tal caso lo sbocco si ottiene o praticando nottetempo opportuni passaggi nelle difese accessorie, o scavando precedentemente dei cunicoli sboccanti al di là delle difese medesime. Il sistema più indicato è però quello della parallela di partenza. Organizzazione della trincea I - PREPARAZIONE PER RECARSI IN TRINCEA Adunata del plotone e chiamata di presenza Rivista e provvedimenti eventuali: - Armamento (fucile pulito e lubrificato, regolare funzionamento del congegno di carica e sparo, mirino non ammaccato; baionetta pulita, appuntita, tagliente, che s'innesti perfettamente sul fucile) - Cartucce (dotazione prescritta, stato di conservazione) - Viveri di riserva - Corredo (speciale attenzione alla calzatura) 70 - Equipaggiamento e materiali vari (borraccia piena d'acqua, coperta di lana, attrezzo leggero e attrezzamento da zappatore, ghirbe, bidoni) Il - PARTENZA PER LA TRINCEA Adunata del plotone e chiamata di presenza Istruzioni ai comandanti di squadra per la sorveglianza durante la marcia (attenzione ai bivi e a coloro che inventano pretesti per fermarsi) Collegamento col reparto antistante (mettere in testa un graduato intelligente, con tenebre profonde tenere contatto materiale) Silenzio; divieto di accendere luci; evitare i rumori della gavetta e dell'equipaggiamento. Il capo plotone marci in coda al reparto. III - L'ARRIVO IN TRINCEA Presa in consegna della trincea (constatando gravi deficienze o irregolarità, verbalizzarle) 71 Collocamento delle vedette (scelta accurata, precisare bene i compiti e accertarsi che siano stati compresi, accertarsi che siano in collegamento a vista con quelle laterali, arma carica e baionetta in canna) Chiamata di presenza (per accertarsi che tutti abbiano seguito) Ordine collocamento: degli uomini (contare le feritoie; all'alba accertarsi che tutte abbiano campo di tiro. Gli uomini che possono rimanere a riposo si dispongano ordinatamente e cioè senza ingombrare il passaggio) o delle armi (somma cura!) o dell'equipaggiamento (tenere sgombro quanto più è possibile il fondo della trincea) IV - LA DISCIPLINA IN TRINCEA del combattente (cura morale, mantenergli elevato lo spirito aggressivo); delle armi (ben pulite e unte; procurare che ogni soldato abbia nelle giberne una piccola scatoletta di latta contenente una pezzuola imbevuta di olio o di petrolio, per poter lubrificare ogni giorno il congegno di carica e sparo del fucile ed essere così ben certo del suo funzionamento); delle munizioni (oltre la dotazione individuale portata dal soldato averne in apposite nic72 chie qualche pacco; curare che i caricatori sciolti non siano mai infangati o impolverati); Attivissima deve sempre esplicarsi la sorveglianza sull'andamento del servizio da parte di tutti i superiori; inesorabile, severo, immediato deve seguire sempre il castigo per ogni - sia pur lieve - inadempienza, giacché si può essere battuti per una disgrazia, ma il lasciarsi sorprendere rappresenta sempre una colpa imperdonabile. Vigilanza, per evitare consumo abusivo di viveri di riserva (la razione viveri di riserva (1 scatoletta di carne e 2 gallette) rappresenta il vitto per l'intera giornata (due ranci più il pane); in caso di mancata distribuzione di un rancio con viveri ordinari, il consumo della carne in conserva è ragguagliato a 1 scatoletta ogni 2 uomini) V - IL LAVORO IN TRINCEA Esecuzione intelligente dei lavori (costantemente sorvegliati e diretti in tutti i particolari di esecuzione) Preparazione degli sbocchi offensivi e degli accessi alla trincea (i primi si fanno con gradinate, scarpate, tagli o cunicoli, a seconda del terreno, eseguiti nella scarpata del ciglio di fuoco, in corrispondenza alle aperture già lasciate nel reticolato antistante; i secondi, con lavori analoghi, nel rovescio della trincea, per favorire la rapida e ordinata occupazione della trincea stessa). VI- IL COMBATTIMENTO IN TRINCEA Sfruttamento giudizioso di tutta la linea di fuoco (non lasciare angoli morti; studiarne i fiancheggiamenti) Esigere fuoco calmo, mirato; attendere l'avversario al reticolato, evitare spreco di munizioni. Dimostrarsi animosi, energici e risoluti infondendo fiducia nei dipendenti. 73 Repressione energica, usando, se del caso, anche le armi, di qualunque atto contro la disciplina o di codardia. Predisporre per l'eventuale passaggio alla controffensiva (i capi squadra conoscano gli sbocchi offensivi per i quali dovranno uscire gli uomini rispettivi; distribuire le bombe a mano) Predisporre le difese contro i gas asfissianti (assicurarsi che le vedette sappiano segnalare le prime manifestazioni dell'impiego dei gas per parte del nemico; in caso di allarme in tal senso, segnalarlo alle linee retrostanti e laterali; applicazione delle maschere e degli occhiali, preparazione sul ciglio dei parapetti di cumuli di rami o stracci da incendiare; petardi a portata di mano per essere lanciati. Possibilmente studiare in precedenza il percorso da seguire, osservandolo bene dalla trincea prima che annotti completamente. Disimpegnare lo speciale mandato con audacia e con astuzia. Riconosciuta la possibilità di catturare qualche vedetta nemica, eseguirne la cattura senza rumori. 74 Ad esplorazione compiuta redigere breve e chiara relazione, possibilmente corredata da schizzo. Essere scrupolosi sia nell'accurato disimpegno del mandato ricevuto che nell'esposizione dei risultati. Per il prestigio del grado di fronte ai propri inferiori, oltre che per l'importanza del servizio, non far mai meno di ciò che è possibile fare, né tentare di far apparire più di quanto realmente si è fatto. VII - PATTUGLIE NOTTURNE IN RICOGNIZIONE Scegliere pochi uomini, animosi, calmi, di fede sicura. Possibilmente studiare in precedenza il percorso da seguire, osservandolo bene dalla trincea prima che annotti completamente. Disimpegnare lo speciale mandato con audacia e con astuzia. Riconosciuta la possibilità di catturare qualche vedetta nemica, eseguirne la cattura senza rumori. Ad esplorazione compiuta redigere breve e chiara relazione, possibilmente corredata da schizzo. Essere scrupolosi sia nell'accurato disimpegno dei mandato ricevuto che nell'esposizione dei risultati. Per il prestigio del grado di fronte ai propri inferiori, oltre che per l'importanza del servizio, non far mai meno di ciò che è possibile fare, né tentare di far apparire più di quanto realmente si è fatto. VIII - L'IGIENE IN TRINCEA Costruzione di latrine (con scavo profondo e camminamenti per accedervi; diuturna copertura con leggero strato di terra o calce) Divieto assoluto di orinare nelle trincee e nei camminamenti (sarà sempre possibile, quanto meno, di scavare un piccolo pozzo sul fondo della trincea, coprirne l'imboccatura con graticcio di legno e servirsene per orinatoio, curandolo come sopra si è detto per le latrine) 75 Raccolta e sotterramento dei rifiuti (avanzi di rancio, stracci, ecc.) Rifornimento acqua potabile (è fatto di notte, con la distribuzione dei viveri caldi; curare il riempimento delle borracce) IX - LA CONSEGNA DELLA TRINCEA Preventiva pulitura generale. Copertura dei rifiuti. Copertura delle latrine. Riunione, per specie, dei materiali vari e degli attrezzi da lavoro in consegna. X - IN ZONA DI RIPOSO Il comandante di plotone risponde direttamente al comandante di compagnia della disciplina, del buon contegno, del benessere degli uomini del suo plotone, nonché della buona conservazione delle armi, del corredo e di tutte le altre robe che il plotone ha in carico. XI- SVILUPPO DELL'ATTACCO Al segnale convenuto e all'ora stabilita per l'attacco della fanteria, l'artiglieria allunga progressivamente il suo tiro per costitui76 re davanti e sui fianchi zone interdette longitudinali e trasversali, al riparo delle quali possa avanzare la fanteria. Non appena la fanteria ha raggiunto le prime linee nemiche, l'artiglieria incomincia il suo tiro di preparazione e di accompagnamento sulle seconde e terze linee e sui camminamenti che ad esse adducono e su tutte le mitragliatrici che si avviassero in quel momento; si oppone a qualsiasi contrattacco. sfruttando ragionevolmente la celerità di tiro. L'esperienza insegna che quando la preparazione di fuoco d'artiglieria sia stata bene eseguita, il superare la zona delle difese accessorie nemiche non presenta grave difficoltà. Una brigata basta ad alimentare l'azione per una giornata, una divisione per due giorni. 77 78 Dopoguerra Alla fine della guerra l'Italia è unita, ma le zone del fronte sono completamente distrutte. Al ritorno nei paesi natii si apre un desolante spettacolo di distruzione: non sono solo le case, è tutta una vita, una società che si deve ricostruire. Possiamo ricordare come si rivolse il generale Giardino alla sua armata: "L'armata del Grappa non morrà! E' stata un .formidabile strumento di guerra; più ancora, è stata ed è, e sarà un fascio meraviglioso di anime. La sua gloria ha le radici nel vivo cuore del popolo italiano che del Grappa, e dei soldati del Grappa, ha fatto il simbolo della patria fede e della patria fortuna. Non morrà! Voi, dunque, non la dimenticate mai la vostra armata! Riconoscetevi sempre fra di voi, come fratelli, nel nome del nostro Monte, in seno al quale riposano i nostri morti. Portate sempre in voi, e diffondete attorno a voi, quando tornerete nel nostro grande popolo e ne sarete parte così grande, rispettata ed ascoltata, il sentimento e la religione di quella vostra disciplina di fede e di amore che vi ha fatti eroi; vivete ed operate sempre come se foste, ancora e sempre, i soldati del Grappa!". Si conclude così una delle più sanguinose pagine della storia, che dobbiamo ricordare al fine di non commettere gli stessi errori. 79 80 Ossario monumentale Per chiunque si trovasse nei pressi del Monte Grappa è doveroso fare una visita al Sacrario, per onorare i soldati caduti. Migliaia sono i corpi sepolti e chissà quanti altri sono rimasti nei campi di battaglia: questi hanno avuto la fortuna di poter essere seppelliti con onore e commemorati giorno per giorno. Alla fine del conflitto il Grappa è un gigantesco cimitero: 23.000 sono stati i morti, migliaia i feriti da ambo le parti. I resti di quella che fu la grande IV armata vengono inizialmente tumulati in cimiteri provvisori: Valpiana, Col Calzeron, Pertica, Mure, Meda, Coston e Cima Grappa. Tale sistemazione non era però onorevole né duratura: sorse così l'idea di un unico grande cimitero a carattere monumentale. Sulla cima già esisteva il sacello della Madonnina del Grappa: la statua bronzea raffigurante Maria Ausiliatrice, installata sulla cima nel 1901, era stata mutilata da una granata nemica nel gennaio del '18. Restaurata, ma con i segni appariscenti delle ferite, e decorata con la croce di guerra, essa ritornò sul Grappa nel 1921. 81 Una prima sistemazione dei caduti nei pressi del sacello, in sei rami di galleria confluenti a raggiera in una cripta centrale, per una lunghezza di circa seicento metri, fu abbandonata per l'eccessiva umidità. Nel 1925 cominciarono perciò i lavori per la costruzione dell'Ossario monumentale, inaugurato dieci anni più tardi, il 22 settembre 1935, dal re Vittorio Emanuele III. L'intera costruzione si adagia sul costone di vetta, con l'aspetto di una fortezza. Nel corpo centrale del monumento sono custoditi i resti di 12.615 caduti, di cui 10.332 ignoti. Le spoglie dei 2.283 caduti identificati sono disposte in ordine alfabetico e custodite in loculi coperti da lastre di bronzo con inciso il nome e le decorazioni al valor militare del caduto. Quelle dei 10.332 ignoti sono raccolte in urne comuni di dimensioni maggiori, che si alternano alle tombe singole. I cinque gironi sono collegati da un'ampia gradinata centrale a cinque rampe, che dalla base del monumento porta alla sommità, dove sorge il piccolo artistico sacello, santuario della Madonnina dei Grappa. Tra il 4° e il 5° girone, in posizione centrale, alla sommità della monumentale scalea che adduce al vertice del monumento, è la tomba del maresciallo d'Italia Gaetano 82 Giardino, che prima di morire (nel 1935) aveva espresso il desiderio di essere sepolto lassù tra i suoi soldati. Dal piazzale del tempio si snoda la suggestiva Via Eroica, che corre per 250 metri circa fino al portale Roma, donato dalla città eterna, tra due file di cippi in pietra che portano scolpiti a grandi lettere i nomi delle località legate ai più famosi fatti d'arme delle storiche battaglie dei Grappa. L'osservatorio è stato ricavato sopra il portale Roma: dal terrazzo si ha modo di osservare l'ampio panorama circostante, in cui si possono individuare i punti di maggiore interesse storico mediante l'ausilio di una planimetria in bronzo che ne riporta le esatte indicazioni. In un apposito settore, a nord est del Portale Roma, sono state riunite le salme di 10.295 caduti austro-ungarici rinvenute nelle zone circostanti. La sistemazione a loculi dei 295 caduti noti, su due ripiani sovrapposti, è analoga a quella degli italiani. I diecimila caduti rimasti ignoti sono raccolti in due urne ai lati della cappella centrale. 83 Dal piazzale antistante l'ossario comincia la galleria Vittorio Emanuele III, un'immensa opera di fortificazione sotterranea i cui numerosi condotti laterali portano alle caverne dov'erano piazzati i cannoni, le mitragliatrici, i riflettori. Accanto all'entrata, la casermetta Milano, ora museo, con annessa una sala di proiezione di documentari cinematografici d'epoca. 84 Note geografiche sul Monte Grappa Prima di leggere il libro fino a questo punto sarebbe stato corretto andare a vedere su una mappa dove si trovasse il Monte Grappa, comunque metto di seguito una serie di importanti informazioni, per comprendere meglio la conformazione geografica del posto. Monte (1779 m) delle Prealpi Venete. Dalla vetta principale (chiamata La Grappa) prende nome di massiccio del Grappa quel tratto delle Prealpi Venete che si innalza fra le valli del Brenta e del Cismon ad Ovest, del Piave a Est, la pianura veneta a Sud e la spaccatura Arsiè-Feltrea Nord. Isolato da ogni parte, il Grappa domina una grande cerchia di monti e la distesa della pianura fino all'Adriatico. Per buona parte dei lati Sud e Ovest, la base del massiccio è costituita da un gradone dolomitico scosceso e spesso eroso, che sale fino a circa 1000 m e sul quale si stende un penepiano a dossi tondeggianti; invece dal culmine centrale, molto spostato verso Sud, costoni e valli discendono più dolcemente verso il solco feltrino a Nord e un po' più accidentali verso il Piave a Est. La montagna, fin sui 1200 - 1400 m e dove il terreno non sia eccessivamente scosceso e roccioso, è in genere rivestita di prati popolati di casere, di boschi e di macchie. Sopra a questo limite, i dossi tondeggianti, battuti dal sole e dai venti, sono in genere brulli e non offrono che pascoli naturali. 85 86 Minimuseo Ho una grande passione per la Grande Guerra. Mi entusiasma più delle altre perché è una guerra combattuta da soldati che per la prima volta usavano armi mai viste prima. Questa opera è nata per ricordare gli eroici soldati che hanno combattuto questa guerra, senza distinzione fra alleati e nemici: tutti hanno combattuto gloriosamente. Ho anche creato un piccolo museo, privato, che raccoglie molti oggetti trovati sul campo, in particolare sul Monte Grappa e dintorni. La ricerca è finalizzata a reperire oggetti che provengono direttamente dai campi di battaglia in modo da conservare questo patrimonio storico di oggetti che altrimenti andrebbero dispersi. Principalmente i ritrovamenti li ho effettuati sul Monte Grappa, ma anche sull’Altipiano di Asiago. Nel museo però ci sono anche alcuni oggetti che ho acquistato da un altro appassionato. In più ho comperato alcune delle più importanti medaglie che ricordano questa guerra. Fra gli oggetti bellici, come proiettili e spolette di bomba, appaiono anche strumenti da campo, come gavette, borracce e posate, a testimoniare la vita di un soldato. Per l’identificazione dei reperti mi sono servito dell’occhio esperto e delle conoscenze di Guido, ma anche di un riscontro con alcuni libri. Nelle pagine a fianco riporto alcune foto sugli oggetti appartenenti al "minimuseo". 87 Da sinistra in alto: borraccia italiana, scatoletta, coperchio di gavetta italiana. In basso: borraccia e gavetta austriaca, cucchiaio, due gavette austriache. Da sinistra in alto: filtri di maschera antigas, cinturone con alcuni proiettili. In basso: manico (in legno) di granata, frammenti di bombe, spolette, frammento di elmetto. 88 Bacheca delle medaglie e dei proiettili. Da sinistra in alto, medaglie: commemorativa Guerra 1915-18, croce al valore militare, croce al merito di guerra, commemorativa francese vittoria interalleata, croce commemorativa prima armata, volontario di guerra, commemorativa unità d‟Italia, vedove di guerra, medaglia al valore austriaca in argento e in bronzo, 1915-18(straniera). 2° fila: caricatore di fucile pieno italiano, caricatori esauriti, caricatori austriaci di fucile pieni. 3° fila: due proiettili di pistola, bossoli di proiettili di mitragliatrice, proiettili di fucile austriaci. 89 90 Grande Guerra Cronologia L'arciduca ereditario austroungarico Francesco Ferdinando viene assassinato a Sarajevo da uno studente serbo. 28-6-1914 L'Austria dichiara guerra alla Serbia. 28-7-1914 La Russia appoggia la Serbia. 30-7-1914 La Germania entra in guerra contro la Russia. 1-8-1914 La Germania dichiara guerra alla Francia; l'Italia proclama la neutralità. 3-8-1914 La Gran Bretagna dichiara guerra alla Germania. 4-8-1914 L'Austria dichiara guerra alla Russia. 6-8-1914 La Francia dichiara guerra all'Austria. 12-8-1914 Il Giappone dichiara guerra alla Germania. 23-8-1914 I Tedeschi battono i Russi nella bat- 91 Settembre 1914 taglia dei laghi Masuri. I Tedeschi vengono sconfitti nella battaglia della Marna. 6/12-11-1914 Un sommergibile tedesco affonda il "Lusitania" (USA). 7-5-1915 L'Italia entra in guerra contro l'Austria. Battaglia dell'Isonzo. 24-5-1915 I Russi perdono la Polonia e la Lituania. Agosto - sett 1915 La Bulgaria appoggia gli Imperi centrali. 5-10-1915 Offensive italiane capeggiate dal generale Cadorna nella zona del Carso. Autunno 1915 Inizia la battaglia di Verdun: i Tedeschi non sfondano le linee francesi; muoiono 700 000 soldati 21-2-1916 Strafexpedition austriaca contro l'Italia. 15-5-1916 Truppe italiane occupano Gorizia. 9-8-1916 L'Italia dichiara guerra alla Germania. 25-8-1916 La Romania entra in guerra a fianco dell'Intesa. 27-8-1916 92 In Russia scoppiano tumulti popolari. Abdicazione dello zar Nicola II. Intervento degli USA. 8-3-1917 15-3-1917 6-4-1917 Tragica disfatta italiana di Caporetto. 24-10-1917 Il presidente americano Wilson formula un programma di pace in 14 punti. 8-1-1918 Pace di Brest-Litovsk tra Russia e Germania: la Russia perde la Polonia orientale, le province baltiche, l'Ucraina, la Finlandia e la Transcaucasia. 3-3-1918 I Tedeschi lanciano un'ultima offensiva sul fronte occidentale. 21-3-1918 I Tedeschi raggiungono la Marna, dove sono fermati dai Francesi e dagli Americani. 30-3-1918 Gli Alleati liberano gran parte del Belgio. Ottobre 1918 Il generale Diaz sferra l'attacco decisivo all'Austria a Vittorio Veneto. 24-10-1918 La Cecoslovacchia si proclama indipendente. 28-10-1918 93 Tumulti rivoluzionari a Vienna : il governo si dimette. 30-10-1918 L'Austria firma l'armistizio con l'Italia a Villa Giusti. 3-11-1918 L'imperatore della Germania Guglielmo II abdica: nasce la repubblica. 9-11-1918 A Vienna viene proclamata la repubblica. 94 12-11-1918 Imperi tra '800 e '900 Cronologia La Compagnia di navigazione Rubattino acquista dall'Etiopia il porto di Assab, sul Mar Rosso. In Egitto viene aperto il canale di Suez. 1869 Esplorazione del Congo da parte di Stanley. 1874 Guerra della colonia inglese del Transvaal, ricco di giacimenti diamantiferi, contro gli zulù. 1877 Rivolta dei Boeri del Transvaal contro la Gran Bretagna. 1880 La Tunisia è protettorato francese 1881 Il governo italiano acquista dalla Compagnia Rubattino la Baia di Assab. La Gran Bretagna impone il suo protettorato sull'Egitto. 1882 Penetrazione francese nell'Alto Niger. 1883 Togo, Camerun e Africa del Sudovest diventano protettorati tedeschi. Nella conferenza di Berlino le potenze europee si dividono l'Africa: il Congo diventa indipendente sotto il re del Belgio. 1884 L'Italia comincia la penetrazione in Abissinia. 1885 95 Italia sconfitta a Dogali. 1887 Internazionalizzazione del canale di Suez. 1888 Con il trattato di Uccialli il ras Menelik, imperatore d'Etiopia, riconosce vari possedimenti all'Italia che occupa anche la Somalia. L'Inghilterra colonizza la Rhodesia. 1889 L'Italia fonda l'Eritrea. 1890 Menelik d'Etiopia respinge il protettorato italiano. 1893 Protettorato britannico sull'Uganda. 1894 Guerra fra Italia ed Etiopia. 1895 Disfatta di Adua: l'Italia riconosce la sovranità etiope, ma conserva Eritrea e Somalia. Il Madagascar diventa francese. 1896 Trattato tra Francia ed Etiopia per i confini della Somalia francese. 1897 Il Sudan è anglo-egiziano. Inizia la guerra anglo-boera nell'Africa del Sud. 1899 Gli inglesi occupano Pretoria. 1900 Sovranità britannica sugli Stati boeri. 1902 L'Egitto è zona d'influenza inglese, il Marocco francese. 1904 Prima crisi marocchina: contrasto franco- 1905 96 tedesco. Autonomia del Transvaal e Orange. 1907 L'Italia dichiara guerra alla Turchia e occupa la Libia. Seconda crisi marocchina: la Germania si assicura il Congo. 1911 Il Marocco è protettorato francese. L'Italia attacca la Turchia occupando Rodi e il Dodecaneso; la pace di Losanna le riconosce il dominio sulla Libia. 1912 97 98 Unificazione italiana Cronologia Il re di Sardegna dichiara guerra all'Austria. 23-3-1848 I guerra di indipendenza I piemontesi vincono a Pastrengo. 30-4-1848 A Curtatone e Montanara resistenza delle truppe volontarie contro l'Austria. 28-5-1848 Vittoria piemontese di Goito. 30-5-1848 Vittoria austriaca di Custoza. 25-7-1848 Vittoria austriaca a Novara; abdicazione di Carlo Alberto in favore di Vittorio Emanuele II. 23-3-1849 Armistizio di Vignale (Novara). 24-3-1849 Pace di Milano. 6-8-1849 L'Austria dichiara guerra al Regno di Sardegna. 26-4-1859 II guerra di indipendenza Napoleone III è il comandante delle truppe franco- 99 14-5-1859 piemontesi. Vittoria franco-piemontese a Montebello. 20-5-1859 Garibaldi sconfigge l'Austria a San Fermo. 23-5-1859 Vittoria franco-piemontese a Palestro. 31-5-1859 Vittoria franco-piemontese a Magenta. 4-6-1859 I franco-piemontesi entrano a Milano. 8-6-1859 Sconfitta austriaca a Solferino e San Martino. 24-6-1859 Pace di Zurigo: la Lombardia entra nel Regno di Sardegna. 10-11-1859 I Mille di Garibaldi si imbarcano da GenovaQuarto per Marsala. 5-5-1860 Garibaldi sconfigge i Borboni a Calatafimi 15-5-1860 Garibaldi sbarca in Calabria. 19-8-1860 Garibaldi entra a Napoli. 7-9-1860 100 A Castelfidardo l'esercito piemontese sconfigge le truppe pontificie. 18-9-1860 Vittoria garibaldina del Volturno. 2-10-1860 Plebiscito sull'annessione del Sud. 21-10-1860 Incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II vicino a Caserta. 26-10-1860 Proclamazione del Regno d'Italia. 17-3-1861 Trattato di alleanza tra Italia e Prussica. 8-4-1866 III guerra di indipendenza La Prussia entra in guerra con l'Austria. 14-6-1866 Sconfitta dell'Italia a Custoza. 24-6-1866 L'Italia ottiene il Veneto. 3-7-1866 Sconfitta navale dell'Italia a Lissa. 20-7-1866 Vittoria dei Garibaldini a Bezzecca. 21-7-1866 Pace di Vienna. 3-10-1866 101 Breccia di Porta Pia: Roma capitale d'Italia. 102 20-9-1870 Reduci Grande Guerra (di Alessandro Vanni, Rimini 12/03/05) Onore ai Cavalieri di Vittorio Veneto: hanno superato i cento anni di vita, attraversato tre secoli di storia, sopravvissuto agli assalti alla baionetta ed ai gas asfissianti. Sono gli ultimi reduci della “Grande Guerra”, sono i combattenti dell’Isonzo, del Piave e del Grappa, luoghi che loro possono raccontare, mentre le nostre generazioni li hanno conosciuti solo dai libri di storia. Tra di loro, oltre ad un solo “veterano” della classe 1897, ci sono i reduci della classe 1898, che hanno vissuto la disfatta di Caporetto; i “ragazzi del 1899”, chiamati alle armi nel 1917 ed inviati sul Piave e sul Grappa per fermare l’avanzata nemica dopo lo sfondamento del fronte dell’Isonzo; infine la classe 1900, arruolata nel 1918 e che, ad eccezione dei volontari, non è stata mandata in prima linea. “Tutti eroi! O il Piave o tutti accoppati!”, recita una famosa frase scritta dopo Caporetto su un muro nella campagna veneta. Torniamo ad oggi: nel 1998 i Cavalieri di Vittorio Veneto erano 1700, di cui circa 600 “ragazzi del ’99”; nel 2003 erano 140, di cui 18 residenti all‟estero; oggi ne sono rimasti pochi… Infatti al 31 dicembre 2004, secondo il censimento del Ministero del Tesoro, che paga loro una piccola pensione, i Cavalieri di Vittorio Veneto ancora viventi risultavano essere 56, di cui 5 donne e 8 residenti all‟estero; sempre a questa data, ma secondo il censimento dell‟Associazione Nazionale “Cavalieri dell‟Ordine di Vittorio Veneto” (dati Direzioni Provinciali del Tesoro), i cavalieri erano invece 44, di cui 5 donne e 6 residenti all‟estero. Ma oggi tra i reduci di quest‟ultimo censimento mi risulta che una decina non ci sono più. 103 Svolgendo una ricerca personale, grazie anche ad alcune segnalazioni di G. Alunni, finora sono riuscito a trovare notizia di una trentina di reduci della Guerra 1915-18, che dovrebbero essere tuttora in vita (dati non ufficiali). Questi sono i loro nomi, con data di nascita e provincia di residenza: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. RAVA Luigi Ravenna ROFFINELLA Secondo Asti SARROCCO Italo L‟Aquila BONOMINI Paolo Brescia CONSIGLI Avellino Perugia BORRONI Delfino Milano OSSINO Cirino Siracusa CHIARELLO Francesco Crotone DI NARDO Antonio Rieti AGAZZI Alberto Piacenza MONNI Marino Milano COSTANZO Pasquale Napoli PAOLONI Romolo Roma 104 09-09-1897 03-05-1898 11-05-1898 22-05-1898 05-07-1898 23-08-1898 04-09-1898 05-11-1898 10-11-1898 30-01-1899 02-05-1899 21-05-1899 30-05-1899 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. BARNI Arnaldo Pistoia GILLARDUZZI Teofilo Belluno ZEMA Carmelo Reggio Calabria DI SANTO Benedetto Benevento SARAVALLE Ido Giorgetto Milano CAMILLO Angelo Michele Isernia DE CRISTOFARO Domenico Avellino FURONI Mario Modena CARTA Giovanni Antonio Sassari SEPE Giuseppe Latina DAL MASO Evaristo San Paolo (Brasile) SINI Francesco Nuoro BOEDDU Luca Nuoro DENARO Giuseppe Roma 02-06-1899 06-09-1899 17-09-1899 26-09-1899 16-11-1899 18-11-1899 21-11-1899 23-11-1899 28-12-1899 classe 1899 classe 1899 classe 1899 classe 1899 13-10-1900 Poi ci sono quei soldati classe 1900 che, arruolati nel 1918, non hanno combattuto in trincea o non sono stati inviati in zona di guerra, e non risultano come Cavalieri di Vittorio Veneto nel censimento del Ministero del Tesoro, tra i quali ci sono: 105 28. 29. 30. 31. DISASTRI Luigi Torino MICHELETTI Pietro Pesaro-Urbino SERIOLI Battista Brescia BERTOLAMI Carmelo Messina 14-06-1900 18-10-1900 26-11-1900 08-12-1900 Preciso inoltre che GILLARDUZZI Teofilo è un reduce molto particolare, in quanto è forse l‟ultimo combattente dell‟esercito austro-ungarico vivente in Italia (segnalazione di M. Casarola), l‟unico che può raccontare il Piave dall‟altra sponda. Si deve registrare che recentemente sono purtroppo scomparsi i cavalieri BARBERO Luigi (classe 1899, +Torino 08-02-05), SANTO Ambulo (classe 1900, +Palermo 06-02-05), ALFANO Carmine (classe 1896, +Napoli 05-02-05), ORELLI Carlo (classe 1894, +Roma 22-01-05), MELE Giovanni (classe 1900, +Frosinone 19-12-04), CAPONI Florio (classe 1899, +Roma 05-12-04), BACCIU Giuseppe (classe 1899, +Sassari dic-04)… poi l‟elenco è tristemente lungo. Prego chiunque avesse notizie e/o richieste in merito a reduci della Grande Guerra di contattarmi direttamente, sperando così di potere completare questa ricerca che sto svolgendo con grande passione e profonda ammirazione. Alessandro Vanni Via San Giuliano, 79 47900 RIMINI Tel 0541/53430 (ore serali) E.mail: [email protected] 106 Inni e canti La vita di un soldato non era sicuramente una delle migliori, anzi forse la peggiore fra molte, ma per rallegrarsi intonavano i seguenti inni e canti. Attraverso alcuni di questi si possono anche ricostruire alcune vicende delle abitudini di un soldato. Naturalmente l’ideale sarebbe sentirle dal vivo, ma si può provare un’emozione simile trovando le canzoni registrate; alcune si trovano su cd, cassette o internet. Bersagliere ha cento penne Bersaglier ha cento penne, ma l'alpin ne ha una sola, un po' più lunga, un po' più mora, sol l'alpin la può portar. Quando scende la notte nera Tutti dormono alla pieve, ma con la faccia giù nella neve sol l'alpin non può dormir. E sui monti vien giù la neve, la tormenta dell'inverno, ma se venisse anche l'inferno, sol l'alpin riman lassù. Se dall'alto dirupo cade, confortate i vostri cuori, perché se cade va tra i fiori non gl'importa di morir. 107 Monte Canino Non ti ricordi quel mese d'Aprile Quel lungo treno che andava al confine Che trasportavano migliaia degli alpini Su-su correte: é l'ora di partir Dopo tre giorni di strada ferrata Ed altri due di lungo cammino Siamo arrivati sul Monte Canino E col sereno ci tocca riposar Se avete fame guardate lontano Se avete sete la tazza alla mano se avete sete la tazza alla mano che ci rinfresca: la neve ci sarà 108 Figli di nessuno Figli di nessuno, che noi siam… fra le rocce noi viviam, ci disprezza ognuno perché laceri noi siam. Ma se c’è qualcuno che ci sappia comandar e dominar, figli di nessuno che noi siam anche a digiuno sappiam lottar. Hop dué, hop dué. Noi siamo nati chissà quando, chissà dove. Allevati dalla pura carità, senza padre senza madre, senza un nome noi viviamo come uccelli in libertà. Hop dué, hop dué. Noi viviamo fra I boschi e sugli alti monti e dagli aquilotti ci facciamo ammirar. Le ragazze d’oggi giorno son smorfiose son scontrose, appena nate si dan subito da far, cercan tizio, cercan caio mille cose in quantità. Hop dué, hop dué. Figli di nessuno… 109 O signore delle cime Dio del cielo, signore delle cime un nostro amico hai chiesto alla montagna ma ti preghiamo, ma ti preghiamo, su nel paradiso, su nel paradiso, lascialo andare per le tue montagne. Santa Maria Signora della neve, copri col bianco soffice mantello, il nostro amico, il nostro fratello, su nel paradiso, su nel paradiso, lascialo andare per le tue montagne. 110 Il testamento del capitano Il Capitano della compagnia si l'è ferito e sta per morir..! E manda a dire ai suoi Alpini perché lo vengano a ritrovar. I suoi Alpini che manda a dire che non han scarpe per camminar… "O con le scarpe o senza scarpe i miei Alpini li voglio qua … " Cosa comanda, sior Capitano che noi adesso semo arrivà …" E io comando che il mio corpo in cinque pezzi sia taglià: il primo pezzo a mia Patria Il secondo pezzo al Battaglion Il terzo pezzo alla mia mamma che si ricordi del suo figliol ! Il quarto pezzo alla mia bella che si ricordi del suo primo amor! L'ultimo pezzo alle montagne che lo fioriscano di rose e fior…! 111 Bombardano Cortina Bombardano Cortina dicono che gettano fiori nemici traditori E' giunta l'ora subito fora dovete andar ! E' giunta l'ora subito fora dovete andar ! E proseguendo poi per val Costeana tutti sulla Tofana su quella vetta la baionetta si tirerà ! 112 La tradotta La tradotta che parte da Torino, a Milano non si ferma più, ma la va diretta al Piave, cimitero della gioventù. Siam partiti, siam partiti In ventisette, solo in cinque Siam tornati qua e gli altri Ventidue son rimasti tutti a S. Donà. A Nervesa, a Nervesa c'è una Croce, mio fratello è sepolto la Io ci ho scritto su Ninetto, che la mamma lo ritroverà. Cara suora, cara suora son Ferito a domani non arrivo più Se non c'è qui la mia mamma Un bel fiore me lo porti tu. 113 Trentatré Dai fidi tetti del villaggio i bravi alpini son partiti; mostran la forza ed il coraggio nei loro volti franchi e arditi. Son dell'Alpe i bei cadetti, nella robusta giovinezza dai loro baldi e forti petti spira un'indomita fierezza. O, valore alpin, difendi sempre la frontiera, e là sui confin tien sempre alta la bandiera. Sentinella, all'erta per il suol nostro italiano, dove amor sorride e più benigno irradia il sol. Là tra le selve e i burroni, là tra nebbie fredde e il gelo, piantan con forza i loro picconi le vie rendon più brevi. E quando il sole brucia e scalda le cime e le profondità, il fiero Alpino scruta e guarda, pronto a dare i "Chi va là?" O, valore alpin, difendi sempre la frontiera, e là sui confin tien sempre alta la bandiera. Sentinella, all'erta per il suol nostro italiano, dove amor sorride e più benigno irradia il sol. 114 Stelutis alpinis Se tu vens cà sù ta' cretis là che lôr mi àn soterât, al è un splàz plen di stelutis; dal miò sanc l'è stât bagnât... Par segnâl, une crosute jè scolpide lì tal cret; fra che' stelis 'nàs l'erbute, sot di lor jo dùar cujet. Ciol, su ciol, une stelute che ricuardi il nestri ben: tu 'i darâs 'ne bussadute e po' plàtile in tal sen. Quant' che a ciase tu sês sole e di cûr tu preis par me, il miò spirt ator ti svole: jo e la stele 'o sin cun te. Ma 'ne dì quant che la vuere a' sara un lontan ricùard tal to cûr, dulà ch'al jere stele e amôr, dut sara muart. Restarà par me che stele che 'l miò sanc a là nudrit par che lusi simpri biele su l'Italie a l'infinit. 115 Motorizzati a piè Ai primi di novembre Nessun se l'aspettava La cartolina bianca Mi tocca di partire. Motorizzati a piè, la penna sul cappel, lo zaino affardellato, l'alpin l'è sempre quel. E partiremo allor Con la tristezza in cor, lasciando la morosa con gli altri a far l'amor. E vegnarà quel dì Che canterem così: finita l'è sta naja a casa ritornar. Motorizzati a piè, la penna sul cappel, lo zaino affardellato, l'alpin l'è sempre quel. 116 Monte Nero Spunta l'alba del 15 Giugno comincia il fuoco dell'artiglieria Il 3° alpini è sulla via Monte Nero a conquistar Monte Nero Monte Rosso traditore della vita mia Ho lasciato la mamma mia per venirti a conquistar per venirti a conquistare ho perduto tanti compagni tutti giovani sui vent'anni la loro vita non torna piu'. Colonnello che piangeva a veder tanto macello fatti coraggio alpino bello che l'onor sarà per te. 117 Dove sei stato mio bell’alpino? Dove sei stato mio bell'alpino? Dove sei stato mio bell'alpino, che ti ha cangià colore? L'è stata l'aria dell'Ortigara l'è stata l'aria dell'Ortigara, chi mi ha cangià colore. E' stato il fumo della mitraglia è stato il fumo della mitraglia, chi mi ha cangià colore. Ma i tuoi colori ritorneranno ma i tuoi colori ritorneranno, questa sera a fare l'amore. 118 La bandiera tricolore E la bandiera di tre colori Sempre è stata la più bella: noi vogliamo sempre quella noi vogliam la libertà e la bandiera gialla e nera qui ha finito di regnare, la bandiera gialla e nera qui ha finit di regnare tutti uniti in un sol patto, stretti intorno alla bandiera, griderem mattina e sera: viva, viva i tre color! 119 Era una notte che pioveva Era una notte che pioveva e tirava un forte vento Immaginatevi che grande tormento per un alpino che sta a vegliar A mezzanotte arriva il cambio accompagnato dal capoposto O sentinella torna al tuo posto sotto la tenda a riposar Quando fui stato nella mia tenda sentii un rumore giù nella valle 120 Ta-pum Venti giorni sull'Ortigara senza il cambio per dismontar Ta-pum tap-pum ta-pum ta-pum ta-pum Quando poi ti discendi al piano battaglione non hai più soldà Ta-pum tap-pum ta-pum ta-pum ta-pum Ho lasciato la mamma mia l'ho lasciata per fare il soldà Ta-pum tap-pum ta-pum ta-pum ta-pum Dietro il ponte un cimitero cimitero di noi soldà Ta-pum tap-pum ta-pum ta-pum ta-pum Cimitero di noi soldati forse un giorno ti vengo a trovar Ta-pum tap-pum ta-pum ta-pum ta-pum ta-ta 121 Sul cappello Sul cappello che noi portiamo c'è una lunga penna nera che a noi serve da bandiera su pei monti a guerreggiar. Evviva evviva il reggimento Evviva evviva il Corpo degli Alpin. Su pei monti che noi andremo pianteremo l'accampamento, brinderemo al reggimento: Viva il Corpo degli Alpin. Su pei monti che noi saliremo coglieremo stelle alpine per portarle alle bambine farle piangere e sospirar. Farle piangere e sospirare nel pensare ai bellì alpini che tra i ghiacci e le slavine van sui monti a guerreggiar. 122 La canzone del Grappa Monte Grappa tu sei la mia Patria, sovra a te il nostro sole risplende, a te mira chi spera ed attende i fratelli che a guardia vi stan. Contro a te già s'infranse il nemico che all'Italia tendeva lo sguardo non si passa un cotal baluardo affidato ad italici cuor. Monte Grappa tu sei la mia Patria, Sei la stella che addita il cammino, sei la gloria, il volere, il destino, che all'Italia ci fa ritornar. Le tue cime fur sempre vietate per il piè dell'odiato straniero. dei tuoi fianchi egli ignora il sentiero che pugnando più volte tentò. Qual la candida neve che al vento ti ricopre di splendido ammanto tu sei puro ed invitto con vanto che il nemico non lasci passar. Monte Grappa tu sei la mia Patria, O montagna per noi tu sei sacra, giù di lì scenderanno le schiere che irrompenti a spiegate bandiere l'invasore dovranno scacciar. Ed i giorni del nostro servaggio che scontammo mordendo nel freno in un forte avvenir sereno noi presto vedremo mutar. Monte Grappa tu sei la mia Patria, …….. 123 Inno di Oberdan Impugna le bombe d’Orsini, prepara il pugnale alla mano, a morte l’austriaco sovrano! Noi vogliamo la libertà. A morte Franx! Viva Oberdan! Vogliamo spezzare per sempre La dura servile catena; a morte gli Asburgo – Lorena! Noi vogliamo la libertà. A morte Franx! Viva Oberdan! Vogliamo gridar: Viva l’Italia! Vogliamo al dolore uno sfogo! Squassiamo l’austriaco giogo, Noi vogliamo la libertà. A morte Franx! Viva Oberdan! Sul nodo che il collo ti serra Giuriamo “faremo vendetta”!, fratelli, già l’ora s’affretta in cui riavrem la libertà A morte Franx! Viva Oberdan! Vogliamo schiacciar sotto il piede L’odiata austriaca insegna; già l’ora è vicina e segna la degna fine di Franx Josèph! A morte Franx! Viva Oberdan! Già fiere, superbe, s’avanzano Impavide le itale squadre. Ivan non t’invocammo, o madre, o Italia, noi torniamo a te! A morte Franx! Viva Oberdan! 124 La leggenda del Piave Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il ventiquattro maggio; l'esercito marciava per raggiunger la frontiera e far contro il nemico una barriera... Muti passaron quella notte i fanti: tacere bisognava andare avanti. S'udiva intanto dalle amate sponde, sommesso e lieve il mormorio dell’onde. Era un presagio dolce e lusinghiero. Il Piave mormorò: Non passa lo straniero! Ma in una notte trista si parlò di un fosco evento e il Piave udiva l'ira e lo sgomento. Ahi, quanta gente ha vista venir giù lasciare il tetto, poi che il nemico irruppe a Caporetto! Profughi ovunque! Dai lontani monti, venivano a gremir tutti i suoi ponti. S'udiva allor dalle violate sponde sommesso e tristo il mormorar dell'onde Come un singhiozzo, in quell'autunno nero, il Piave mormorò; ritorna lo straniero! E ritornò il nemico: per l'orgoglio e per la fame volea sfogare tutte le sue brame... Vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora sfamarsi, e tripudiare come allora! - No - disse il Piave - No - dissero i fanti mai più il nemico faccia un passo avanti! 125 Si vide il Piave rigonfiar le sponde! E come i fanti, combattevan l'onde... Rosso di sangue del nemico altero, il Piave comandò: Indietro, và, straniero! Indietreggiò il nemico fino a Trieste, fino a Trento E la Vittoria sciolse l'ali al vento! Fu sacro il patto antico: tra le schiere: furon visti risorgere Oberdan, Sauro, Battisti !Infranse, alfin, l'italico valore la forche e l'armi dell'impiccatore! Sicure l’Alpi, libere le sponde Si tacque il Piave, si placaron l’onde. Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi, La Pace non trovò né oppressi né stranieri! 126 Monte Pasubio Sulla strada del Monte Pasubio Bom borombom. Lenta sale una lunga colonna Bom borombom. L'è la marcia di chi non torna di chi si ferma a morir lassù. Ma gli Alpini non hanno paura Bom borombom. Sulla cima del Monte Pasubio Bom borombom Soto i enti che ze 'na miniera Bom borombom. Son gli Alpini che scava e che spera di tornare a trovar l'amor. Ma gli Alpini non hanno paura Bom borombom. Sulla strada del Monte Pasubio Bom borombom è rimasta soltanto una croce Bom borombom. Non si sente mai più una voce, ma solo il vento che bacia i fior. Ma gli Alpini non hanno paura Bom borombom, bom borombom, bomborombà. 127 La montanara Lassù sulle montagne tra boschi e valli d'or tra l'aspre rupi eccheggia un cantico d'amor La montanara, si sente cantare cantiam la montanara e chi non la sa La montanara, si sente cantare cantiam la montanara e chi non la sa Lassù sui monti dai ripidi d'argento una capanna cosparsa di più era la piccola dolce dimora di Soreghina la figlia del sol La figlia del sol. 128 Chi per la Patria muor… Aspra del militar Benché la vita, al lampo dell’acciar gioia l’invita. Chi per la patria muor Vissuto è assai; la fronda dell’allor non muore mai. Piuttosto ce languir Per lunghi affanni, è meglio morir sul fior degli anni. Chi muor e dar non sa Di gloria un segno Alle future età, di fama è indegno. 129 Inno di Mameli Fratelli d’Italia L’Italia s’è desta, dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa. Dov’è la vittoria? Le porga la chioma Che schiava di Roma Iddio la creò. Uniamo, amiamoci L’unione e l’amore Rivelano ai popoli Le vie del Signore. Giuriamo, far libero Il suolo natio; uniti, per Dio! Chi vincer ci può? Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte siam pronti alla morte l’Italia chiamò. Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte siam pronti alla morte l’Italia chiamò. Noi fummo da secoli Calpesti e derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi, raccoltaci un’unica bandiera, una speme; di fonderci insieme già l’ora suonò. Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte siam pronti alla morte l’Italia chiamò. Dall’Alpe a Sicilia Ovunque è Legnano Ogn’uom di Ferruccio Ha il cuore e la mano. I bimbi, d’Italia Si chiaman Balilla, il suon d’ogni squilla i Vespri suonò. Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte l’Italia chiamò. 130 Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte l’Italia chiamò. Evviva l’Italia! Dal sonno s’è desta, s’è cinta la testa. Dov’è la vittoria? Le porga la chioma Dell’elmo di Scipio Che schiava di Roma Iddio la chiamò Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte l’Italia chiamò. Son giunchi che piegano Le spade vendute; già l’aquila d’Austria le penne ha perdute. Il sangue d’Italia Il sangue polacco Bevè col cosacco Ma il cor le bruciò. Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte siam pronti alla morte l’Italia chiamò. 131 132 La legge del buon recuperante Per chi volesse andare alla ricerca di reperti, come ho fatto io, metto qui di seguito una legge creata appositamente per la Grande Guerra. Leggere attentamente gli articoli può risultare noioso, ma è un dovere, anche morale. Legge 7 marzo 2001, n. 78 "Tutela del patrimonio storico della Prima guerra mondiale" pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 75 del 30 marzo 2001 Art. 1. (Principi generali) 1. La Repubblica riconosce il valore storico e culturale delle vestigia della Prima guerra mondiale. 2. Lo Stato e le regioni, nell‟ambito delle rispettive competenze, promuovono la ricognizione, la catalogazione, la manutenzione, il restauro, la gestione e la valorizzazione delle vestigia relative a entrambe le parti del conflitto e in particolare di: a) forti, fortificazioni permanenti e altri edifici e manufatti militari; b) fortificazioni campali, trincee, gallerie, camminamenti, strade e sentieri militari; c) cippi, monumenti, stemmi, graffiti, lapidi, iscrizioni e tabernacoli; d) reperti mobili e cimeli; e) archivi documentali e fotografici pubblici e privati; f) ogni altro residuato avente diretta relazione con le operazioni belliche. 133 3. Per le finalità di cui al comma 2 lo Stato e le regioni possono avvalersi di associazioni di volontariato, combattentistiche o d‟arma. 4. La Repubblica promuove, particolarmente nella ricorrenza del 4 novembre, la riflessione storica sulla Prima guerra mondiale e sul suo significato per il raggiungimento dell‟unità nazionale. 5. Gli interventi di alterazione delle caratteristiche materiali e storiche delle cose di cui al comma 2 sono vietati. 6. Alle cose di cui al comma 2, lettera c), si applica l‟articolo 51 del testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, approvato con decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, di seguito denominato «testo unico». Art. 2. (Soggetti autorizzati ad effettuare gli interventi) 1. Possono provvedere direttamente agli interventi di ricognizione, catalogazione, manutenzione, restauro, gestione e valorizzazione delle cose di cui all‟articolo 1, in conformità alla presente legge e alle leggi regionali: a) i privati in forma singola o associata, compresi comunanze, regole, comitati e associazioni anche non riconosciute; b) i comuni, le province, gli enti parco, altri enti pubblici e i loro consorzi; c) le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano; d) lo Stato. 2. L‟autorizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali per gli interventi sulle cose di cui all‟articolo 1 è richiesta solo quando si tratti di cose assoggettate alla tutela di cui al Titolo I del testo unico. Restano tuttavia fermi il potere di cui all‟articolo 28, comma 2, del testo unico, le competenze in materia di tutela paesistica, nonchè le competenze del Ministero della difesa e del Ministero delle finanze. 3. I soggetti, pubblici o privati, che intendano provvedere agli interventi di manutenzione, restauro, gestione e valorizzazione delle cose di cui all‟articolo 1 debbono darne comunicazione, corredata di progetto esecutivo e di atto di assenso del titolare del bene, almeno due mesi prima dell‟inizio delle opere, alla Soprintendenza competente per territorio. 134 Art. 3. (Compiti dello Stato) 1. Lo Stato: a) promuove, coordina e, ove necessario, realizza direttamente gli interventi di cui all‟articolo 2, comma 1; b) promuove la collaborazione con gli Stati le cui forze armate operarono sul fronte italiano o con gli Stati loro successori ai fini degli interventi di cui all‟articolo 2, comma 1; c) può promuovere o concorrere agli interventi di cui all‟articolo 2, comma 1, che si svolgono fuori del territorio nazionale. Art. 4. (Competenze del Ministero per i beni e le attività culturali) 1. In attuazione dell‟articolo 3, il Ministero per i beni e le attività culturali, nei limiti delle risorse destinate a tali finalità: a) promuove la ricognizione e la catalogazione, gli studi, le ricerche e la redazione di cartografia tematica relativamente alle cose di cui all‟articolo 1; b) definisce i criteri tecnico-scientifici per la realizzazione degli interventi di cui all‟articolo 2, comma 1; c) individua le priorità, tenuto conto delle iniziative già adottate dagli altri soggetti di cui all‟articolo 2, comma 1; d) realizza direttamente gli interventi individuati come prioritari, preferibilmente ove manchino o risultino inadeguate le iniziative degli altri soggetti di cui all‟articolo 2, comma 1; e) può finanziare le iniziative degli altri soggetti di cui all‟articolo 2, comma 1, tenuto conto delle priorità individuate ai sensi della lettera c) del presente comma e con le modalità di cui all‟articolo 8; f) cura un programma di tutela e valorizzazione degli archivi pubblici, ivi compresi quelli militari, nonché di quelli privati, al fine di assicurarne la più ampia fruizione, anche attraverso prestiti e mostre itineranti, promuovendo fra l‟altro il recupero e la conservazione, anche in copia, della documentazione storica; g) vigila sull‟attuazione degli interventi e in particolare su quelli finanziati dallo Stato, anche avvalendosi di ispettori onorari. 135 2. È istituito, presso il Ministero per i beni e le attività culturali, il Comitato tecnico-scientifico speciale per il patrimonio storico della Prima guerra mondiale. 3. Il Comitato è nominato con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, che ne disciplina altresì il funzionamento, escludendo la corresponsione di compensi ai componenti del Comitato stesso. 4. Il Comitato esprime pareri e formula proposte ai Ministeri per i beni e le attività culturali, degli affari esteri e della difesa per quanto attiene all‟attuazione della presente legge. In particolare, esprime parere obbligatorio sugli obiettivi annuali definiti dai citati Ministeri con riferimento all‟attuazione della legge stessa. 5. Il Comitato definisce: a) i criteri tecnico-scientifici di cui al comma 1, lettera b); b) le priorità di cui al comma 1, lettera c); c) i criteri per l‟assegnazione dei finanziamenti di cui al comma 1, lettera e); d) il programma di cui al comma 1, lettera f). 6. L‟istituzione e il funzionamento del Comitato non comportano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Art. 5. (Competenze del Ministero della difesa) 1. Il Ministero della difesa, nei limiti delle risorse destinate a tali finalità: a) può realizzare direttamente gli interventi di cui all‟articolo 2, comma 1, o concorrere alla loro realizzazione, in particolare mediante l‟impiego delle Truppe alpine; b) cura gli archivi storici militari e collabora con il Ministero per i beni e le attività culturali nell‟attuazione del programma di cui all‟articolo 4, comma 1, lettera f). A tal fine, fra gli obiettivi dell‟Ufficio storico dello Stato maggiore dell‟Esercito ha carattere di priorità la catalogazione informatica delle fonti della Prima guerra mondiale, negli archivi centrali e in quelli periferici. Art. 6. (Competenze del Ministero degli affari esteri) 136 1. Nei limiti delle risorse destinate a tali finalità, il Ministero degli affari esteri, in collaborazione con il Ministero per i beni e le attività culturali e il Ministero della difesa, promuove e coordina: a) la partecipazione degli Stati le cui forze armate operarono sul fronte italiano o degli Stati loro successori alle iniziative di cui all‟articolo 1; b) la partecipazione dell‟Italia alle analoghe iniziative all‟estero; c) la cooperazione di Amministrazioni dello Stato, Università, enti pubblici e soggetti privati con soggetti stranieri per la ricerca storica sulla Prima guerra mondiale. Art. 7. (Competenze delle regioni) 1. Le regioni a statuto ordinario, nelle materie di loro competenza ai sensi dell‟articolo 117 della Costituzione e in quelle loro delegate dalla legislazione vigente: a) promuovono e coordinano gli interventi di cui all‟articolo 2, comma 1, svolti da privati e enti locali, tenendo conto delle priorità e assicurando la conformità ai criteri tecnico-scientifici definiti ai sensi dell‟articolo 4, favorendo in particolare la creazione e la gestione di percorsi storico-didattici e lo svolgimento di attività formative e didattiche; b) possono concorrere al finanziamento degli interventi di cui alla lettera a); c) disciplinano con legge l‟attività della raccolta di reperti mobili, fermo restando quanto previsto dagli articoli 9 e 10. 2. Le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano perseguono le finalità della presente legge nell‟ambito delle competenze ad esse spettanti ai sensi dei rispettivi Statuti e delle relative norme di attuazione. A tal fine i finanziamenti alle stesse spettanti sono assegnati ai sensi dell‟articolo 5 della legge 30 novembre 1989, n. 386. Art. 8. (Finanziamento statale degli interventi) 1. I soggetti di cui all‟articolo 2, comma 1, lettere a), b) e c), possono essere ammessi a contributi statali per gli interventi di cui allo stesso comma. 137 2. I soggetti interessati debbono presentare alla Soprintendenza competente per territorio: a) il progetto esecutivo corredato di piano finanziario, con l‟atto di assenso del titolare del bene; b) una relazione tecnica dettagliata sulle procedure di conservazione e restauro dei manufatti e delle opere oggetto dell‟intervento e sulla conformità ai criteri tecnico-scientifici di cui all‟articolo 4, comma 1, lettera b), con un programma temporale dei lavori; c) l‟indicazione nominativa del direttore responsabile dei lavori. 3. Il Ministero per i beni e le attività culturali, nei limiti delle risorse destinate a tale finalità, dispone la concessione del contributo entro tre mesi dal ricevimento della domanda, sentiti il Ministero della difesa e l‟amministrazione demaniale competente. A tal fine tiene conto delle priorità di cui all‟articolo 4, nonché del complesso delle richieste presentate e dei contributi già erogati al richiedente da altri soggetti pubblici. Art. 9. (Reperti mobili e cimeli) Soppresso Soppresso 1. Chiunque possieda o rivenga reperti mobili o cimeli relativi al fronte terrestre della Prima guerra mondiale di notevole valore storico o documentario, ovvero possieda collezioni o raccolte dei citati reperti o cimeli deve darne comunicazione al sindaco del comune nel cui territorio si trovano, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge o dalla data del ritrovamento, indicandone la natura, la quantità e, ove nota, la provenienza. Art. 10. (Sanzioni) 1. Chiunque esegua interventi di modifica, di restauro o di manutenzione sulle cose di cui all‟articolo 1, comma 2, lettere a), b), c) ed e), senza provvedere a quanto previsto dall‟articolo 2, comma 3, è punito, salvo che il fatto costituisca reato, con la sanzione amministrativa da lire cinque milioni a lire cinquanta milioni. 2. Qualora dagli interventi indicati al comma 1 derivi la perdita o il danneggiamento irreparabile delle cose ovvero in caso di esecuzione 138 di interventi di alterazione delle loro caratteristiche materiali o storiche si applica, salvo che il fatto costituisca diverso reato, la pena dell‟arresto da sei mesi a un anno e l‟ammenda da lire un milione a lire cinquanta milioni. 3. Chiunque non ottemperi alle prescrizioni previste dall‟articolo 9 è punito con la sanzione amministrativa da lire cinquecentomila a lire un milione. Art. 11. (Norme di spesa e finali) 1. Per l‟attuazione della presente legge è autorizzata la spesa di lire 330 milioni annue a decorrere dal 2001. 2. Per l‟attuazione degli interventi previsti dalla presente legge è autorizzata per l‟anno 2000 la spesa di lire un miliardo. 3. Per l‟attuazione del comma 4 è autorizzato un limite di impegno quindicennale pari a lire un miliardo annue a decorrere dall‟anno 2001. 4. I soggetti di cui all‟articolo 2, comma 1, lettere b) e c), sono autorizzati a contrarre mutui nell‟anno 2001, con onere a carico del bilancio dello Stato, nei limiti di cui al comma 3. Si applica l‟articolo 8, comma 2. Con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali sono determinati criteri e modalità per l‟attuazione del presente comma, compresi la rendicontazione da parte dei soggetti beneficiari e i controlli. 5. Le funzioni di cui agli articoli 3, 4, 5 e 6 sono esercitate nei limiti delle risorse di cui al presente articolo. 6. In sede di prima applicazione della presente legge, le risorse disponibili sono assegnate prioritariamente dal Ministero per i beni e le attività culturali ai progetti già predisposti e relativi alle zone di guerra più direttamente interessate dagli eventi bellici del 1916-1917 sugli altopiani vicentini. Art. 12. (Copertura finanziaria) 1. All‟onere derivante dall‟attuazione dell‟articolo 11, comma 1, pari a lire 330 milioni annue a decorrere dal 2001, si provvede, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2001-2003, nell‟ambito dell‟unità previsionale di 139 base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica per l‟anno 2001, allo scopo parzialmente utilizzando l‟accantonamento relativo al Ministero per i beni e le attività culturali. 2. All‟onere derivante dall‟attuazione dell‟articolo 11, commi 2 e 3, pari a lire un miliardo per ciascuno degli anni dal 2000 al 2015, si provvede: a) per l‟anno 2000, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2000-2002, nell‟ambito dell‟unità previsionale di base di conto capitale «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica per l‟anno 2000, allo scopo parzialmente utilizzando l‟accantonamento relativo al Ministero per i beni e le attività culturali; b) a decorrere dall‟anno 2001, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 20012003, nell‟ambito dell‟unità previsionale di base di conto capitale «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica per l‟anno 2001, allo scopo parzialmente utilizzando l‟accantonamento relativo al Ministero per i beni e le attività culturali. 3. Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio. Art. 13. (Entrata in vigore) 1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. 140 L’autore Sono nato il 27 Dicembre 1988 a Bagno a Ripoli (FI), dove vivo tuttora con la mia famiglia. Adesso faccio le superiori al Gobetti, liceo scientifico. La mia passione è nata attraverso un mio amico, con cui vado a fare le ricerche sul Grappa. A natale mi sono fatto regalare il metal – detector, ma è comunque sempre più difficile trovare qualcosa, gli anni passano… Ho scritto questo libro dopo aver pubblicato un sito internet per unire il mio amor di patria con la mia passione per le tecnologie e mi sembra che sia venuto un buon lavoro. Consiglio molto la lettura di libri che parlino della Grande Guerra, ma non libri di storia che spieghino i fatti, i libri belli che ti aprono il cuore e la mente sono quelli di autori che hanno combattuto e che sanno cosa è veramente la guerra. Da questi testi si possono capire i pensieri e le sensazioni che potevano passare nella mente di un soldato, mentre stava in trincea: - la paura, respinta dall’alcool - la tensione, combattuta fumando - il coraggio, fermato dalle fucilate - il desiderio, soprattutto, che finisse la guerra. Da un episodio del libro “Un anno sull’Altipiano”, che consiglio molto, si può anche capire che l’alcool era davvero considerato l’unico modo per combattere e per continuare a sopportare quello strazio: “Egli mi accolse molto gentilmente e mi offrì un bicchierino di cognac. - Molte grazie, - dissi, - non bevo liquori. - Non beve liquori? - mi chiese, preoccupato, il tenente colonnello. Tirò dal 141 taschino della giubba un taccuino e scrisse: <Conosciuto tenente astemio in liquori. 5 giugno 1916 >”. Questo libro fa, veramente, sentire il dovere di ricordare i soldati deceduti combattendo, perché “Sol chi non lascia eredità d‟affetti poca gioia ha dell‟urna” (Ugo Foscolo, Dei sepolcri). Io penso che essi ci abbiano lasciato una grande eredità e per questo vanno venerati, per farli continuare a vivere almeno nelle nostro cuore. Questi sono soldati che hanno dato il loro sangue per la patria e hanno vissuto esperienze terribili: “per due notti, arditi volontari, riuscirono a far brillare parecchi tubi di gelatina aprendo varchi nei reticolati”; solo l’un percento di quegli arditi volontari ritornava a combattere, i rimanenti… morivano. E se ogni battaglia porta momenti difficili, “di tutti i momenti della guerra quello precedente l‟assalto era il più terribile. Pronti per l‟assalto! L‟assalto! Dove si andava? Si abbandonavano i ripari e si usciva. Chi non ha conosciuto quegli istanti non ha conosciuto la guerra”. Così Emilio Lussu racconta i momenti più duri della Grande Guerra come l’aveva vissuta quale ufficiale della Brigata Sassari, della Sardegna. Questa in un primo periodo, fino al maggio 1916, rimase sul Carso; dopo Caporetto, fu mandata sul Monte Zebio nei Sette comuni dell’Altopiano di Asiago, dove essa si dissanguò completamente cercando di spezzare la resistenza austriaca. Quando alcuni mesi fa andai sul Monte Zebio, c’era appena stato il ritrovo dell’attuale Brigata Sassari che ha allestito un cimitero in onore dei caduti (ma senza salme). Ebbene dopo aver letto questo libro, i nomi che leggevo sulle croci mi sembravano di miei fratelli e mi piangeva il cuore al pensiero che erano morti per noi, per creare l’Italia in cui viviamo adesso. 142 Storia fotografica della Grande Guerra Non ci sono didascalie perché davanti a certe immagini le parole sono inutili… (145) Gli Eroi – primipiani (155) Gli Eroi – reparti (159) I mezzi (165) La posta (169) Il vero volto della guerra Desidero ringraziare Roberto Bobbio, per la gentile concessione di tutte le foto di questa sezione. 143 144 Gli Eroi – primipiani 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 Gli Eroi – reparti 155 156 157 158 I mezzi 159 160 161 162 163 164 La posta 165 166 167 168 Il vero volto della guerra Prima di vedere queste immagini pensate a cosa sia per voi la guerra… Dopo averle viste pensateci di nuovo. Le foto che seguono sono atroci, non so se è giusto mostrarle. Io so solo che questa è una delle verità della guerra. 169 170 171 172 173 174 Non c’è filosofia che spieghi l’accaduto, ormai è passato, ma va ricordato per sempre… 175 176 Bibliografia Qui ho voluto non solo dare un elenco delle pubblicazioni utilizzate per il presente lavoro, ma anche fornire una guida ad una bibliografia più ampia ed aggiornata di quella ripetitiva che spesso riempie qualche pagina in fondo alle opere che si occupano degli aspetti – anche militari – della Grande Guerra. Questo soprattutto per segnalare il quadro di riferimento entro il quale ho lavorato e dare quindi utili indicazioni di strumenti per la ricerca. - - EINZ VON LICHER, ALESSANDRO MASSIGNAN, MARCELLO MALTAURO, L‟invasione del Grappa, Gino Rossato Editore, 1993 ANTONIO F. CELOTTO, Monte Grappa / 1900 – 2000 Testimonianze di un secolo, Giovanni Battagini Editore, 2001 PIERO BERNARDINI, Zona di guerra, Nardini Editore, 1976 Millennium – Panorama, DeAgostini, 2003 Omnia – Panorama, DeAgostini, 2003 Shaumann, La Grande Guerra 1915 / 18, Ghedina & Bassotti Editori, 1988 24 Maggio 1915, Edizioni Europer, 1965 Sui campi delle dodici battaglie, Edizioni della Laguna, 2003 MARIO ISNENGHI, La Grande Guerra, Giunti / Collana XX secolo, 2002 NICOLA LABANCA, Caporetto / Storia di una disfatta, giunti / Collana XX secolo EMILIO LUSSU, Un anno sull‟Altipiano, Einaudi Tascabili, 1945 / 2000 MARTIN GILBART, La Grande storia della Prima Guerra Mondiali, volume 1 / 2, il Giornale / Biblioteca Storica, 1994 FORTUNATO MINNITI, Il Piave, il Mulino / L‟identità Italiana, 2000 177 - - - - - La prima Guerra Mondiale / Le strategie del Generale Cadorna, S. Di Fraia Editore / Memorie di guerra, 2001 CURZIO MALAPARTE, Viva Caporetto! La rivolta dei santi maledetti, Vallecchi, 1995 TULLIO LIBER, UGO LEITEMPEGHER, ANDREA KOZLOVIC, 1914 – 1918 / La Grande Guerra sugli altipiani di …, Gino Rossato Editore Guida al museo della Grande Guerra / per non dimentcae, 2002 FRANCO DI TONDO, La Prim Guerra Mondiale / la ricerca, Loscher Editore Torino, 1966 ALBERTO TAGLIATI e CARLA BORDIGNON, La guerra dei Padri, Cino del Duca – Le Edizioni Mondiali S.p.a., 1964 SIRO OFFELLI, Le armi e gli equipaggiamenti dell‟esercito austro – ungarico dal 1914 al 1918, volume 1 / 2, Gino Rossato Editore, 2002 NEVIO MANTOAN, Armi ed equipaggiamenti dell‟esercito italiano nella Grande Guerra / 1915 – 1918, Gino Rossato Editore, 1996 J. H. J. ANDRIESSEN, Fotografie della Prima Guerra Mondiale, idea Libri, 2003 GD SHEFFIED, Storia fotografica della prima guerra mondiale, Vallardi J. G., 1993 FREDRIC MANNING (soldato semplice 19022), Fino all‟ultimo uomo, Piemme, 2004 ERMES AURELIO ROSA – LUDOVIC LOMMI (a cura di RUGGERO DAL MOLIN), Gli Arditi sul Grappa, Itinera, 2003 ANDREA DE BERNARDIN, Da sotto la Marmolada, Gaspari editore, 2004 WWW.CIMEETRINCEE.IT LUCIANO VIAZZI - PIETRO ROBBIATI, Gli Alpini dal Rombon all‟Ortigara, Nordpress, 1988 QUINTO ANTONELLI – DONATELLA SEGATA, Kriegsnotizen - la Grande Guerra nei diari austriaci, Archivio della scrittura popolare, 2004 178 - MAX WILD, Avventure di guerra sul fronte est, Marangoni, 1932 PIETRO FERRARI, Vita di guerra e di prigionia, Mursia, 2004 DAVID STEVENSON, La prima guerra mondiale, Corriere della Sera, 2004 GIANLUCA FORMICHI, Storia illustrata della prima guerra mondiale, Giunti, 1999 BEPE PELLEGRINON, Le montagne del destino – 1915/1917, Nuovi sentieri editore, 1986 179 180 III edizione Maggio 2005 Versione smart Stampato in proprio La prima edizione risale al dicembre 2003 La seconda al dicembre 2004 181