La Grande Guerra

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La Grande Guerra
La Grande Guerra
sul Grappa
www.grandeguerra.nelweb.it
di Andrea Fusaro
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In onore di
tutti coloro che hanno combattuto
durante la Prima Guerra Mondiale
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Un saluto a tutti i combattenti,
un ricordo ai Caduti…
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Dalla fine del conflitto ad oggi, sono stati pubblicati centinaia di libri sul Monte Grappa e su tutta
la Prima Guerra Mondiale. Che senso può avere creare un nuovo volume che affronta argomenti proposti
innumerevoli volte?
La risposta è semplice, questo libro nasce dalla
mia volontà di mostrare la Grande Guerra come sono
riuscito a capirla, trasmettendo il mio punto di vista,
di quindicenne.
Ma prima di questo libro ho creato un sito web
contenente la stessa opera, già su internet dal 2002.
La mia speranza è che nuove e vecchie generazioni provino le stesse emozioni che ho provato io
guardando i luoghi di battaglia, i musei, i sacrari monumentali, le foto, ma soprattutto mettendo i piedi dove un soldato li aveva messi prima del mio passaggio.
Ho intitolato questo libro “La Grande Guerra
sul Grappa”, poiché il Monte Grappa è una montagna che, per quello che ha dato e che continua a dare,
non possiamo che amare…
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Sommario
Ringraziamenti ……………………………………... 11
Diario delle spedizioni ……………………………... 13
La Grande Guerra ………………………………….. 39
- Lo scoppio del conflitto ………………………... 39
- Il primo anno di guerra: 1914 ..…………..……... 40
- L‟Italia entra in guerra …...………………..…… 44
- Il secondo anno sugli altri fronti ………..……… 48
- Il 1916 …………………………………..……… 51
- L‟anno più duro: 1917 …………………………..
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- La conclusione: 1918 …………...……..………..
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La guerra sul Monte Grappa ………..……………… 63
- La battaglia di arresto e l‟azione difensiva …...… 63
- La battaglia difensiva ……..………………....…. 66
La trincea …….…………………………………..… 67
- Costruzione di una trincea …..………………….. 67
- Organizzazione del terreno …….………………. 69
- Organizzazione difensiva ……….………...….… 69
- Organizzazione della trincea ……..……...……... 70
Dopoguerra ………….…………………….….……. 79
Ossario monumentale …….…………….….………. 81
Note geografiche sul Monte Grappa .………..……... 85
Minimuseo ……….…………………….…….…….. 87
Cronologia …………………………………………. 91
- Grande Guerra ……………………………... 91
- Imperi tra „800 e „900 ……………………… 95
- Unificazione italiana ………………………. 99
Reduci Grande Guerra ……………………………... 103
Inni e canti (indice pag. 10)…………….……………. 107
La legge del buon recuperante ……………………… 133
L‟autore …………………………….……………….. 141
Storia fotografica della Grande Guerra …………….. 143
Bibliografia ………………………………………… 177
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Indice “inni e canti”
Bersagliere ha cento penne ……………………..……
Monte Canino ………………………...……………...
Figli di nessuno …………………………….………..
O signore delle cime …………………………………
Il testamento del capitano ……………………………
Bombardano Cortina ………………………...………
La tradotta ……………………………………………
Trentatré ……………………………………………..
Stelutis alpinis ……………………………………….
Motorizzati a piè ……………………………………..
Monte Nero ……………………….………………….
Dove sei stato mio bell‟alpino? ……………...………
La bandiera tricolore …………………………………
Era una notte che pioveva ……………………………
Ta-pum ……………………………………………….
Sul cappello ………………………………………….
La canzone del Grappa ………………………………
Inno di Oberdan ……………………………………...
La leggenda del Piave .…………….………………....
Monte Pasubio ……………………………………….
La montanara ………………………………………...
Chi per la Patria muor ……………………………….
Inno di Mameli ……………………………………...
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Ringraziamenti
Desidero ringraziare per la preziosa collaborazione:
Francesco Aina e suo padre Guido come compagni e
organizzatori delle gite compiute per l‟approfondimento
dell‟argomento e il ritrovamento dei reperti
Roberto Bobbio per aver messo a disposizione le foto storiche
Il Piccolo Museo 1915 - 18 “Roberto Favero”, in particolare
Luciano Favero, per alcuni reperti e suggerimenti su dove
effettuare le ricerche
Alessandro Panzone per alcuni consigli sul ritrovamento dei
reperti e per alcuni approfondimenti
I visitatori del “Minimuseo”, per le generose offerte
Ugo Galligani e sua moglie per una generosa
donazione al “Minimuseo”
Roberto Belvedere per una donazione
Andrea De Bernardin per avermi donato una copia della guida
del suo museo
Il sito www.cimeetrincee.it col quale sono gemellato.
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Diario delle spedizioni
Puoi sapere a memoria la storia della Grande Guerra
ed aver visto tutti i film sull’argomento, ma la cosa che ti serve
veramente è andare sui campi di battaglia, guardare dov’erano
le postazioni, ricostruire i fatti. Sono esperienze che consiglio
di fare almeno una volta nella vita, perché quando entri dentro
ad una galleria o passi su di una trincea ti parrà di immedesimarti per quell’attimo in un soldato, e potrai renderti conto
meglio quanto terribili siano state in quella guerra le condizioni di coloro che c’erano.
Sono sempre stato appassionato di vicende di guerra,
ma sono rimasto affascinato dalla storia della Prima Guerra
Mondiale quando Francesco Aina, mio caro amico, mi ha portato insieme a suo padre sul più celebre dei monti su cui si sono svolte quelle battaglie. Questo monte è ovviamente il Grappa.
La nostra squadra è composta da Francesco, da suo
padre Guido ,da suo fratello Alberto e da me; hanno partecipato ad alcune spedizioni anche mio zio Alfio e mio padre Carlo.
Da questa esperienza che mi ha toccato ho tratto la
convinzione che sia giusto ricordare i soldati che hanno combattuto in ogni guerra, perché hanno dato il loro sangue, a volte la vita, per la loro Patria, l’Italia dove viviamo oggi. Forse
se non ci fosse stata questa guerra, se i soldati non avessero
combattuto così gloriosamente, molte cose sarebbero sicuramente state diverse.
Certo: ogni guerra è terrore, paura, morte. Allora, perché farla? Perché questa guerra fu fatta? C’è da domandarsi
se ne valeva la pena: e questo dubbio ogni guerra lo fa venire.
Alcune risposte storiche si trovano più avanti nel libro. Io non
mi sento di dare giudizi.
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La nostra squadra, se così si può chiamare, non è nata,
naturalmente, per trovare reperti e, magari, rivenderli e guadagnarci, bensì come gruppo di uomini che hanno voglia di riportare alla luce oggetti per ricordare e commemorare i caduti
e tutti coloro che hanno partecipato ai vari scontri. Questa voglia di ricordare coloro che hanno combattuto per la Patria
viene dal cuore…
Trovare un oggetto che si trova sul posto di combattimento di un soldato del 1915/18 può emozionare, ma crea anche un sentimento di tristezza.
Sono molto contento del lavoro che stiamo facendo perché ci regala molte soddisfazioni; noi ne andiamo fieri.
E poi come dicevo, importante è conoscere la storia di
queste battaglie e pensare a quali fossero le condizioni dei soldati nelle trincee: soprattutto quelle psicologiche, la paura
dell’attacco imminente, gli incubi durante i pochi momenti di
riposo, l’attesa infinita di chissà che cosa, la speranza che tutto
finisse il prima possibile. Non a caso un prodotto che non si faceva mai mancare ai soldati era l’alcol per cercare di dimenticare.
Chi legge, si fermi un attimo a riflettere e pensare a
come si è creato ciò che ci circonda: di cosa sono frutto il
mondo e il paese in cui viviamo, di quali momenti, alcuni belli
e ricchi di felicità, tanti pieni di sconforto; ed anche di quante e
quali guerre e quanti milioni di morti.
La guerra non è bella e bisogna sempre cercare di evitarla, anche se a volte ciò diviene impossibile.
Nelle pagine di seguito propongo il diario delle nostre spedizioni, alla volta delle zone di combattimento e alla ricerca di
reperti: mi piacerebbe far venire al lettore la stessa voglia che
abbiamo avuto noi iniziando tutto questo…, la stessa voglia di
vedere e capire.
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30 aprile/1° maggio 2001
Luoghi: Monte Pertica, Monte Asolone
Partecipanti: Andrea, Francesco, Guido, Alberto
Tempo: soleggiato e ventilato
Da questa prima spedizione nasce tutta la mia passione
sulla Grande Guerra. Infatti per me questa guerra era come tutte le altre, poi, andare mi ha stimolato a creare gli strumenti per
coinvolgere altri.
Oggi, come vi potete ben immaginare, sono molto
emozionato e non riesco a pensare ad altro, per fortuna è
domenica, ma già ieri ho rischiato di far male
un’interrogazione di geografia, che non mi è mai piaciuta,
ma della quale mi accorgo solo adesso che non possiamo
fare a meno.
Essendo un giorno festivo decidiamo di partire
verso le undici. Dopo tre ore di autostrada e tre quarti
d’ora di tornanti arriviamo all’albergo di Colli-Alti. Per
me il posto è nuovo, mentre Francesco ci ha già pernottato altre due volte, così mi porta subito a vedere
l’attrazione principale, cioè il “Piccolo museo 1915/18 –
Roberto Favero” in cui il proprietario conserva più di mille reperti, trovati nei monti vicini. Un vero spettacolo: pistole, fucili, piastrine, mazze ferrate e “chi più ne ha più
ne metta”. Guido mi racconta anche che Luciano, il proprietario, ha ricevuto addirittura una onorificenza dallo
stato austriaco per aver trovato e lasciato intatti i corpi di
due soldati austriaci chiamando le autorità in modo che
essi potessero essere onorati e seppelliti.
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Dopo aver chiesto se c’era una camera disponibile
e avendo ricevuto la risposta affermativa, ci siamo diretti
verso il Sacrario del Monte Grappa, che spesso rimane
avvolto nella nebbia. La prima cosa che si vede arrivando
è l’entrata della galleria Vittorio Emanuele III e il museo,
che però sono chiusi, allora andiamo direttamente al
grande parcheggio. Proseguiamo a piedi attraverso le
gradinate dell’Ossario, dove le cellette di ogni caduto sono poste in ordine alfabetico. La struttura ha una forma
allungata, poiché è formata: da un lato dalle gradinate
poste circolarmente, dall’altro dalla “Via degli Eroi” dove
sono innalzati dei muri staccati l’uno con l’altro e che indicano ognuno la direzione di un monte. In fondo alla
“Via degli Eroi” si trova la piccola cappella dove è conservata la statua in bronzo della Madonnina del Grappa
(quella che fu danneggiata durante un bombardamento
ma si salvò, diventando un simbolo).
Nelle nostre menti non può che passare un unico e
doveroso pensiero rivolto agli uomini che quassù passarono anni della loro vita e soprattutto a coloro che vi rimasero per sempre.
Finita la visita torniamo dove dobbiamo soggiornare, pronti per consumare una gustosa cena. A tavola
Guido porta i libri che ha con sé e mi illustra il posto dove
dobbiamo andare e dove lui trovò due anni prima una pistola Beretta (per la quale ha dovuto naturalmente avvertire le autorità).
Andiamo a letto, pregando la moglie del proprietario di preparare la colazione alle sette e mezzo; posso così
andare a letto tranquillo di riposare per le mie solite nove
ore di sonno, illudendomi di potermi alzare alle sette, in16
vece Guido ha la brillante idea di svegliarmi alle cinque e
mezzo, in modo che possa vedere il panorama alle prime
luci dell’alba. Dopo essermi illuminato d’immenso, come
direbbe Ungaretti, torno a letto, ma non per dormire, “sia
mai!”, bensì per sfogliare i libri di Guido, guardando le
immagini d’epoca del Monte Asolone.
Mangiate due paste e bevuto un tè, ci dirigiamo
verso l’Asolone, dove si è svolta una delle battaglie più
accanite.
Fortunatamente siamo appoggiati dal bel tempo e
troviamo il monte caratterizzato da una stupenda bicromia fra il verde dell’erba e il bianco dei fiori, belli a tal
punto che ci viene l’idea che la natura abbia voluto onorare ogni caduto con un fiore. Coronati da questo fantastico paesaggio iniziamo l’escursione.
Appena partiti troviamo sulla nostra destra alcune
gallerie, dove cerchiamo di entrare. Una è particolarmente interessante da vedere: usata evidentemente come cucina, ha le pareti ancora impregnate di nerofumo. Andando avanti per un’altra mezz’oretta troviamo ulteriori
gallerie, ugualmente belle da vedere; in una trovo anche
un filtro di maschera antigas ed alcune bombe a mano
che però preferiamo lasciare al loro posto (non si sa mai
cosa possa capitare prendendole in mano).
Giunti alla vetta ci fermiamo per consumare il nostro spuntino e per fare il punto della situazione, infatti
Guido tira fuori il libro in cui aveva trovato la mappa delle postazioni, così ci mettiamo in moto per cercare di ricostruire la posizione delle trincee, degli accampamenti e
delle postazioni di mitragliatrice. Scovate queste ultime ci
mettiamo a cercare nel punto esatto e infatti portiamo alla
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luce una grande quantità di bossoli di mitragliatrice austriaca.
Il fatto che dopo novanta anni si possano rinvenire
oggetti della guerra mi sa dell’incredibile…
Continuiamo le nostre ricerche fino alle tre del
pomeriggio, poi decidiamo di cambiare monte, così torniamo alla macchina, per andare verso il Monte Pertica
che si trova abbastanza vicino a Cima Grappa. Qui si è
svolta una battaglia particolarmente cruente con centinaia
di morti.
Anche sul Pertica troviamo diverse gallerie in cui
entrare e dove troviamo altri oggetti interessanti da portare a casa. Naturalmente non ci interessa se un oggetto
sia austriaco o italiano, il nostro obiettivo è di raccogliere
testimonianze di quegli uomini, che durante la guerra erano gli uni nemici degli altri (come aveva scritto Manzoni, “i fratelli hanno ucciso i fratelli, questa orrenda novella vi do”…).
Verso le sei decidiamo di tornare alla macchina per
ripartire, a malincuore, abbandonando la zona ancora soleggiata per tuffarci nelle nebbie delle zone più basse e
nel grigiore della pianura, facendo già programmi per le
prossime uscite.
Ritrovamenti: proiettili di fucile, pallottole di mitragliatrice, filtro di maschera anti-gas, gavetta austriaca.
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18/19 maggio 2002
Luoghi: Monte Pertica, Monte Asolone
Partecipanti: Andrea, Francesco, Guido, Alberto
Tempo: sole, ventilato
Niente compiti scolastici per il lunedì, così ne approfittiamo per andare a fare un’altra escursione sul
Grappa. Non abbiamo voglia di cambiare posto e vogliamo ritentare la fortuna sull’Asolone e sul Pertica, che,
come ho già detto, sono due dei monti nei quali si sono
svolte le battaglie più cruenti.
Francesco ed io sabato dobbiamo andare a scuola,
fissiamo quindi la partenza per le tre, in modo da avere il
tempo di pranzare.
Essendo bel tempo troviamo un po’ di coda in autostrada, questa però si smaltisce abbastanza velocemente. Arriviamo quindi al nostro solito alberghino di Colli
Alti per le sette, giusto per l’ora di cena, che ci viene servita abbastanza velocemente; per me ordino goulasc
all’ungherese, veramente fantastico.
Finita la cena ci mettiamo davanti al canto del fuoco: anche se siamo a maggio, quassù fa fresco ed allora riscaldano con la legna. Un’atmosfera veramente rilassante
e piacevole. Dopo aver parlato del più e del meno, ci rechiamo a letto.
Come le altre volte fissiamo la colazione alle sette e
mezzo, quindi possiamo dormire otto ore, questa volta
Guido non mi sveglia all’alba, bensì alle sette e un quarto,
giusto il tempo per prepararmi.
Consumata la colazione ci dirigiamo al Sacrario di
Cima Grappa, dove Guido mi mostra, nella parte di die19
tro, le trincee che sono ancora visibili. Anche questa volta
troviamo il museo chiuso, comunque entriamo nel negozino del bar che si trova lì e Guido acquista un cd sulla
storia del Grappa.
A questo punto siamo pronti per dirigerci sul Pertica, che si trova abbastanza vicino a Cima Grappa. Questa volta decidiamo di addentrarci nel bosco, dove troviamo due gallerie abbastanza profonde, almeno un decina di metri. Ne troviamo anche una terza che però lasciamo perdere perché non ci appare sicura. Bisogna stare
attenti e non rischiare di rimanere chiusi dentro!
Le ricerche sul Pertica non vanno però a buon fine,
infatti non troviamo niente, così decidiamo di recarci
sull’Asolone, dove si trova sempre qualcosa di interessante e – in ogni caso - c’è un’ambientazione fantastica ed un
bel panorama. Arriviamo all’Asolone in un quarto d’ora e
subito ci mettiamo in marcia: zaino in spalla e piccozza in
mano…
Non diamo importanza alle galleria che troviamo
all’inizio, poiché ci siamo già entrati nella spedizione precedente (v.).
Questa volta decidiamo di non svolgere le ricerche
sul versante sud, bensì su quello opposto dove non ci sono gallerie da vedere, ma dove troviamo comunque diversi oggetti ad occhio nudo che affiorano dalla terra. Un
trucco infatti è quello di scavare vicino al punto dove si
vede che è stato recuperato un oggetto. In particolare ci
mettiamo a scavare dove Guido aveva precedentemente
scoperto la Beretta.
Il tempo passa così velocemente che ci dimentichiamo di pranzare, pensando che fosse ancora presto;
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invece si sono già fatte le quattro, così ci mettiamo un attimo a sedere e consumiamo i panini, che come al solito ci
siamo fatti preparare all’albergo.
Dopo pranzo continuiamo le ricerca per circa altre
due ore, poi esausti decidiamo di tornare alla macchina.
Ci cambiamo vestiti e partiamo; per arrivare a casa
verso le otto. Di solito quando torniamo da una gita sul
Grappa tutte le attenzioni sono su quello che abbiamo fatto, invece questa volta mi tocca trascorrere la cena discutendo la partita della Fiorentina. A me il calcio non interessa minimamente, ma mio fratello è un patito e Guido
voleva sapere come era andata, così mi sono dovuto rassegnare…
Ritrovamenti: proiettili di fucile, cerniere di un cassa in
legno, caricatore di fucile.
Bassano del Grappa: il celebre ponte di legno
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1°/2 novembre 2002
Luoghi: Monte Casone, Col dell’Orso, Monti Salaroli
Partecipanti: Andrea, Francesco, Guido, Alberto
Tempo: nuvoloso con vento abbastanza forte
Fortunatamente il primo novembre capita di venerdì, così ci viene concesso a scuola il ponte del sabato.
Sfruttiamo questi due giorni per andare a fare un giro sul
Grappa, poi la domenica la usiamo per fare i compiti scolastici, che sono però pochi e veloci.
Ieri Francesco mi aveva detto che cambiavamo posto in modo che mi potessi informare via internet sui
monti dove saremmo andati. Come sempre il primo giorno lo utilizziamo per il viaggio, poi per il giorno seguente
abbiamo stabilito, o meglio Guido ha deciso, di andare a
camminare su tutto il crinale che comprende il Monte Casonet, il Col dell’Orso e che si conclude con i Monti Solaroli, dove combatterono italiani e austriaci, gli uni su un
versante gli altri su quello opposto.
Il viaggio in autostrada si conclude velocemente,
poi ci rimane quella mezz’oretta per arrivare all’albergo
di Colli Alti. Per il viaggio Guido mi passa il suo libro in
modo che lo leggessi, anche se mi limito a guardare le figure ed a leggere le didascalia, ma non lo ha mai scoperto, o forse l’ha pensato, ma non mi ha detto nulla…
Questa volta arriviamo al posto un po’ più tardi
del solito, alle 10.00, così non ci resta che mangiare solamente alcuni panini, che però ci sfamano. Appena finito
di consumare il pasto andiamo a letto. Prima di addormentarci Guido ci legge la parte del libro che ha con sé
riguardante i posti del giorno dopo.
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Trascorsa una buona notte, anche se faceva un leggero freschino, vengo svegliato alle 7.00. Ho giusto il
tempo per prepararmi ed andare a colazione, che fortunatamente risulta più buona della cena, poiché abbiamo potuto mangiare le paste, appena sfornate, con la marmellata di albicocca, veramente una leccornia. Di solito nei bar
danno le paste vecchie o del giorno prima…
Adesso siamo pronti per partire alla volta dei monti che ci circondano. Iniziamo la camminata alle 8.30, con
un leggero venticello, che ci rinfresca le menti; quanto a
me ne avevo bisogno, perché a quell’ora del mattino sono
ancora mezzo addormentato.
Saliti in cresta abbiamo un paesaggio veramente
bello, nonostante l’assenza del sole, e possiamo vedere
tutte le montagne intorno. Guido coglie l’occasione per
illustrarci i nomi dei monti che ci circondano.
Le ricerche le effettuiamo solamente sul versante
sud, poiché quello nord è costituito da roccia e bosco: potendo cercare solo con l’utilizzo della nostra vista, si presenta migliore la condizione del versante che abbiamo
sulla nostra destra.
Intravediamo delle gallerie, quindi ci fermiamo,
prendiamo l’attrezzatura e ci addentriamo, con le torce in
mano. L’emozione è sempre tanta, in quei momenti in cui
sei dentro ti dimentichi di tutto quello che ti circonda e la
mente si concentra solo sulle immagini soffuse che hai
davanti a te. L’acqua che gocciola, la poca luce creata dalle fiaccole, la melma per terra, la voce che rimbomba:
questa è la situazione in cui stavano i soldati dentro
l’unico posto che gli consentiva un riparo dai temporali e
dalla pioggia di pallottole che infuriavano all’esterno.
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All’entrata di una galleria troviamo anche dei tubi
di gelatina inesplosi che ci guardiamo bene dal toccare,
possono essere ancora pericolosi, nonostante le decine di
anni che sono passate.
Giunti alla fine del versante decidiamo di consumare il pasto che ci siamo fatti preparare al posto dove
abbiamo pernottato. Consumati i panini iniziamo la via
del ritorno che non è altro che la stessa strada per la quale
siamo arrivati. I chilometri da fare sono molti e comincia
anche a piovere, ma per fortuna smette dopo poche gocce; pensando che fosse l’avvertimento di un temporale
acceleriamo il passo e arriviamo alla macchina in poco
tempo, anche se ci dispiace di partire.
Come un rito, prima di andarcene passiamo a far
visita agli eroi che commemoriamo al Sacrario di Cima
Grappa. Dopodiché siamo pronti per andar via, senza fare nessun’altra tappa, solo una fermata ad un autogrill
per fare il pieno.
Arriviamo a casa per le 21, giusto per cenare insieme ai miei; naturalmente si fermano a mangiare anche
i compagni d’avventura, cosicché Guido ha la possibilità
di spiegare a mio padre dove siamo stati e raccontiamo
tutto quello che abbiamo fatto.
Si conclude così un’altra pagina delle nostre escursioni…
Ritrovamenti: bottoni di divisa da soldato semplici, due
rari proiettili di pistola, proiettili di fucile, borraccia italiana, spolette di bombe a mano
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1°/3 maggio 2003
Luoghi: Altipiano di Asiago, Monte Zebio, M. Castelgoberto, M. Melette
Partecipanti: Andrea, Francesco, Guido, Alberto
Tempo: sole, ventilato
Il Monte Grappa è un po’ il simbolo delle nostre
spedizioni, ma di posti belli in cui fare le ricerche ce ne
sono tanti. Per cambiare abbiamo deciso di andare
sull’Altipiano di Asiago, al quale Emilio Lussu dedicò il
suo libro “Un anno sull’Altipiano”, forse il più bel libro
scritto da un soldato della Grande Guerra.
Anche questa volta sfruttiamo la festa dei lavoratori, il I maggio, per fare la nostra gita; fortunatamente possiamo sfruttare anche il ponte fino a sabato che ci viene
concesso a scuola. Così ci viene l’idea di stare due notti,
una novità!
Partiamo la mattina e la strada da percorrere è,
come distanza, molto simile a quella per arrivare sul
Grappa; infatti ci impieghiamo le solite tre ore e mezzo.
Arrivando per l’ora di pranzo, stavolta, pensiamo che sia
carino andare a mangiare nel paesino di Asiago. Come
cittadina è piacevole ed arrivati nella piazza principale
notiamo una gran folla. Ci avviciniamo e vediamo che si
tratta di una parata della Brigata Sassari, proprio quella
in cui aveva combattuto Lussu, che si era dimostrata molto valorosa.
Dopo pranzo decidiamo di andare a fare un giro
per le librerie del posto, che si presentano ricche di libri
sulla Prima Guerra Mondiale, infatti compro diversi libri,
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tutti molto interessanti ed anche utili per le indicazioni e
le informazioni che danno, oltre che le immagini.
Fatte le sette decidiamo di andare all’albergo dove
Guido aveva già prenotato la nostra camera. Giungiamo
in mezz’ora, così posate le valigie ci rechiamo subito a cenare. Il posto ci fa un’impressione veramente buona: bella
vista, ottima cena e i proprietari sono molto gentili.
Anche questa mattina Guido ha la brillante idea di
svegliarmi all’alba per farmi vedere il bel panorama che
si vede dalla terrazza di camera nostra. Ho il sospetto che
lo faccia perché è lui che si sveglia presto e poi non sa che
fare… Devo dire che comunque l’idea non era del tutto
sbagliata, poiché mezz’ora dopo era già scesa la nebbia e
non avrei visto niente: invece così ho potuto osservare
Asiago ed i monti sui quali ci accingevamo ad andare.
Fatta colazione, prendiamo la macchina e prima di
arrivare al monte ci fermiamo a comprare i panini per il
pranzo ad un supermarket.
La strada che percorriamo ci risulta molto piacevole, da entrambi i lati possiamo vedere uno stupendo paesaggio, in qualche modo “rattristato” dalla presenza dei
buchi di bomba che sono ancora visibili; la stessa cosa
l’avevo notata salendo su Cima Grappa.
Arrivati al parcheggio vediamo che davanti a noi si
trova un’iscrizione in tre lingue che spiega la storia delle
battaglie che ci sono state in quel luogo. Dopo averla letta
siamo pronti per iniziare la nostra avventura.
Saliti sulla cresta del monte si possono ancora vedere molto chiaramente le trincee scavate sul lato della
montagna di Castelgoberto.
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Durante l’escursione riusciamo ad entrare in una
sola galleria, ma una di quelle veramente notevoli; sarà
stata lunga almeno una ventina di metri, in più aveva sia
l’entrata che l’uscita, ma questa ultima era bloccata, forse
da un cedimento del terreno. Non troviamo nulla da raccogliere, ma rimane comunque una esperienza indimenticabile; in questa escursione ho portato anche la telecamera per far vedere ad amici e familiari i posti in cui siamo stati.
Dal punto in cui siamo si possono seguire due
strade diverse, ma noi decidiamo di prenderle tutte’e due, prima una e poi l’altra. La prima, sulla nostra destra, ci
conduce alla vetta del Monte Castelgoberto, dove troviamo anche una piattaforma con sopra un binocolo
d’acciaio a disposizione di tutti. In ogni caso, è da dire
che – sempre - nelle escursioni in montagna bisogna portarsene uno dietro.
La seconda via ci porta verso le postazioni di mitragliatrici scavate nella roccia, che sono ben visibili anche da lontano, poiché si vedono dei buchi neri su una
roccia bianca. Sulla cima si trova un monumento agli eroi
che hanno combattuto su quei monti durante la Grande
Guerra.
Fattesi le cinque decidiamo di tornare alla macchina; sulla via del ritorno abbiamo anche uno spiacevole incontro con un serpentello, che poi guardando meglio notiamo essere una vipera. Si può immaginare la paura nostra e la velocità con cui abbiamo percorso il tratto rimanente fino al parcheggio!
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Questa sera andiamo a letto particolarmente presto, poiché siamo stanchi ed il giorno dopo ci attende
un’altra escursione.
Per questo terzo ed ultimo giorno di permanenza
abbiamo pensato di andare a vedere Monte Zebio, per ricostruire i luoghi che Lussu descrive nel suo libro. Sulla
cima di questo monte sono state ricostruite le trincee, cosa
che può piacere, dal momento che si può vedere come erano fatte, ma che può anche disturbare, poiché toglie
l’idea di posto incontaminato.
Durante la guerra era stato creato un cimitero
provvisorio, come succedeva nei luoghi dove perdevano
la vita molti uomini, successivamente i corpi venivano
spostati in un cimitero fisso, dove i familiari potevano arrivare facilmente; andare in cima ad un monte non era
tanto agevole per i genitori di un soldato. Ebbene in quel
punto il cimitero era stato ripristinato, il giorno del nostro
arrivo, dalla Brigata Sassari a commemorazione dei caduti. Abbiamo avuto una visione veramente commovente:
tutte quelle piccole croci di legno con su sopra i nomi di
soldati che avevano combattuto per la loro Patria.
Dopo aver fatto un giro del monte torniamo alla
macchina, dispiaciuti di dover lasciare quel posto che tanto ci aveva colpito il cuore…
Ritrovamenti: proiettili di fucile, coperchio di gavetta italiana, spolette di bomba a mano, pezzo di cinturone in
cuio.
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1°/2 novembre 2003
Luoghi: Col Moschin, Monte Pertica, Bassano del Grappa
Partecipanti: Andrea, Francesco, mio zio Alfio, mio padre
Carlo
Tempo: prima soleggiato, poi in peggioramento, pioggia,
niente vento
Abbiamo voluto onorare la nostra passione per la
storia riuscendo ad approfittare del più piccolo spiraglio
di tempo in concomitanza con la libertà da impegni, per
uscire alla ricerca di itinerari a noi nuovi.
A questa spedizione non riescono a venire tutti,
mancano Guido e Alberto, ma siamo comunque in quattro: io, Francesco, mio padre e mio zio.
Non avendo con noi Guido, che di solito ci porta in
posti nuovi e ricchi di cose belle da vedere, ci accontentiamo di andare a fare le ricerche sul Monte Pertica, dove
si è svolta una delle battaglie più cruente del Grappa, e
sul quale eravamo già stati altre volte (v.).
Come al solito usiamo il primo giorno per il viaggio ed il secondo per l’escursione. Anche questa volta andiamo a dormire al solito alberghino di Colli Alti, dove si
può gustare una cena semplice ma sana, abbondante, saporita.
La mattina non ci alziamo tanto presto, comunque
alle 8.00 siamo a colazione. Prima di andare al Pertica decidiamo di andare a fare un sopralluogo a Col Moschin,
poiché avevo letto su alcune guide che è pure un luogo
interessante e suggestivo. Parcheggiata la macchina notiamo subito il bel panorama che ci offre il posto, peccato
che il colle su cui volevamo andare è di proprietà privata,
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comunque chiediamo e otteniamo il permesso di andare,
naturalmente non possiamo eseguire alcuna ricerca. Così
dopo circa tre quarti d’ora siamo nuovamente in macchina.
Ci dirigiamo verso il Sacrario dove osserviamo la
cura con cui sono posti tutti i particolari: le lapidi messe
in ordine alfabetico, alcune bombe messe come recinzione, ma soprattutto la celebre frase
“Gloria a voi soldati del Grappa”.
Va detto che il Sacrario non contiene solo le spoglie
dei caduti italiani, ma anche quelle dei caduti austoungarici (una zona più piccola, sul lato sud). È qui che
mio padre nota una delle tombe che porta scritto il nome
di un caduto ungherese, Peter Pan, proprio come il personaggio della celebre favola. Questa cosa non siamo i soli a notarla, e infatti si tratta dell’unica tomba – ormai –
sulla quale sconosciuti lasciano fiori e sassolini.
Fortunatamente – stavolta - capitiamo con il museo aperto, così ci infiliamo dentro, con massima attenzione per gli oggetti che abbiamo trovato anche noi e per
quelli che vorremmo trovare. Inutile dire che si tratta della collezione più completa che è dato trovare, quasi un
vero e proprio catalogo di tutte le armi con cui la Prima
Guerra Mondiale fu combattuta, e certo di tutte quelle
con cui fu combattuta su questo fronte. Entriamo anche
dentro al negozietto dove compro l’ennesimo libro sul
Grappa.
Risaliamo in macchina e finalmente andiamo sul
Pertica per iniziare le ricerche. Parcheggiamo la macchina
proprio sul monte e ci spingiamo a piedi fino alla vetta,
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dove si trova la croce di acciaio a simbolo del monte. Per
la maggior parte il Pertica è ricoperto da bosco, così ci
addentriamo cercando delle gallerie in cui spingerci
all’interno; ne scorgiamo due, ma dentro non troviamo
nulla da prendere. Così tentiamo di scavare all’esterno,
ognuno con la propria paletta.
Per riposarmi un attimo alzo gli occhi e noto che
Francesco è fermo con in mano qualcosa, che lo stupisce,
così andiamo da lui. Osserviamo bene il pezzettino bianco che ha trovato e ci accorgiamo che si tratta di un
frammento della calotta cranica di una persona, difficile
pensare che non sia della guerra. Rimaniamo turbati e
decidiamo di lasciare il frammento in terra, quasi seppellito – come merita – là dove lo abbiamo trovato.
Si conclude così la nostra giornata di ricerche con il
tempo che sta peggiorando, infatti appena risaliti in macchina inizia a piovere.
Non essendo tardi ci viene l’idea di andare a fare
una girata per Bassano del Grappa, dove non eravamo
ancora mai stati. C’era tanta gente e parcheggiare non era
facilissimo. Comunque trovato finalmente posto ci dirigiamo verso il centro del paesino dove si trova il famoso
ponte di legno, cosa assai rara da vedere altrove. Il paese
non è tanto piccolo, giacché conta 40000 abitanti circa, ed
è attraversato dal fiume Brenta, che insieme al Piave è
uno dei fiumi più importanti nella storia della Grande
Guerra. Si possono incontrare diverse librerie, ricche di
libri sull’argomento, bottiglierie, negozi, trattorie: e, come
dicevo, di domenica sera, tanta gente.
Entriamo dentro il museo che si trova ad un lato
del ponte. È anche questo un museo privato, curato dai
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proprietari del bar trattoria con le terrazze sul fiume. Mio
padre è un po’ fissato con le attrattive culturali, ma in
questo caso ha ragione, poiché il posto risulta interessante
da visitare, con molti documenti e alcune ricostruzioni di
ambienti della guerra.
Consumata una bibita e mangiato un panino siamo
pronti a ripartire verso casa. La strada che porta da Bassano a Padova, dove si entra in autostrada, è sempre trafficata e faticosa da percorrere, ma passiamo il tempo discutendo sui ritrovamenti e leggendo la storia dei luoghi
in cui siamo stati.
Arrivati a casa la prima cosa che facciamo, dopo
una lauta cena, è mostrare a mia madre e mio fratello gli
oggetti che abbiamo portato e di cui siamo veramente fieri, anche se di reperti veramente importanti, stavolta, non
ve ne sono.
Dalla stanchezza non mi reggo in piedi e mi addormento sul divano, ma vengo svegliato per andare a
letto. Il pomeriggio seguente, dopo scuola, ho già un lavoro da fare, cioè togliere la ruggine dai ritrovamenti.
L’operazione si svolge solamente in tre fasi: immergo il
tutto nel petrolio bianco, per far andare via il grosso, poi
spazzolo via la ruggine che rimane e soffio via la polvere.
A quel punto gli oggetti sono pronti per essere messi nella bacheca che ho ricavato dalla libreria in camera, tanto
non sono un lettore accanito e di posto per i libri ne ho
comunque a sufficinza…
Ritrovamenti: gavetta austriaca, proiettili di fucile, spolette di bombe a mano, cartucciera, gavetta italiana, filtro di
maschera anti-gas.
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30/31 ottobre 2004
Luoghi: “La Svolta” (M. Pertica), Bassano del Grappa
Partecipanti: Andrea, Guido, mio zio Alfio
Tempo: pioggia insistente
Mi sveglio emozionato, come sempre mi capita
quando sono in procinto di andare a vivere un’altra avventura sul Monte Grappa. Ma prima di tutto c’è da andare a scuola. Non riesco a stare attento alle lezioni, perché sono troppo entusiasta di partire, per fortuna stamani
ho solo due ore di italiano e due di ginnastica, così la mattina finisce presto.
A mezzogiorno e venti salgo in macchina pronto
per andare a casa, con mia madre e mio fratello. Accompagniamo Gaetano e Giulio (nostri vicini) e siamo a casa
nostra per l’una. Avevo fissato con Guido e mio zio Alfio,
compagni di questa avventura, al tocco e mezzo, ma
quando arriva Guido abbiamo appena iniziato a mangiare, così si unisce anche lui al pranzo.
Solito ritardatario, mio zio arriva alle due e un
quarto, giusto per il caffè. Alle tre, finalmente, siamo
pronti per partire.
Durante il viaggio discutiamo su dove andare a fare le ricerche: presento la mia idea, ma come al solito
quella di Guido, il capo squadra, è la migliore. Visto che
si è letto un diario di un ardito (cioè uno dei componenti
dei gruppi scelti d’assalto) e vi ha trovato dentro la mappa degli accampamenti.
Passato Bassano del Grappa, alle sei e mezzo,
giungiamo al solito alberghino di Colli Alti; ormai siamo
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di casa, così dopo aver chiesto se c’erano due camere, entriamo nella stanza dedicata al “Piccolo museo 1915/18 –
Roberto Favero” in cui il proprietario dell’albergo colleziona più di mille reperti. Voglio ricordare che il museo si
chiama così perché così si chiamava il fratello del proprietario della locanda, scomparso prematuramente una
quindicina di anni fa. Come sempre invidiamo tutti quei
rari oggetti, che speriamo di rinvenire anche noi.
Dopo una cena abbondante, decidiamo di andare a
letto presto; abbiamo fissato la colazione alle sette e mezzo. Io e Alfio, in camera insieme, ci svegliamo, ma appena
usciti di camera ci accorgiamo di non aver messo a posto
gli orologi con l’ora legale, così torniamo in camera e decidiamo di sfogliare i libri che ho portato da casa. Guardando le foto ci soffermiamo su una, dove è raffigurato
un soldato tagliafili, tutto corazzato. Era il ruolo più rischioso, consisteva nel tagliare i reticolati nemici per favorire l’assalto. Il gruppo di coloro che facevano questo
“lavoro” veniva chiamato la “compagnia della morte”.
Fatta colazione siamo molto dispiaciuti, però, perché continua a piovere come “Dio la manda”, così aspettiamo un’oretta, ma non sembra ci sia proprio nulla da fare. Alla fine decidiamo di andare comunque a fare le nostre ricerche. Nulla ci può fermare, ci diciamo, nonostante
il detto del luogo “quando piove e tira vento, il cacciatore
perde tempo”.
La zona dove decidiamo di andare si chiama “La
Svolta”, è vicina al Monte Pertica e al Monte Tasson. Anche se il posto non è citato nella cartina stradale, scopriamo abbastanza velocemente il modo per arrivarci;
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l’ultimo tratto è con divieto di accesso, ma decidiamo di
proseguire.
Armati di piccozza, torcia elettrica per le gallerie e
– ahinoi - ombrello, iniziamo il nostro percorso.
L’ambientazione è fantastica e la pioggia continua
a battere forte: queste condizioni, ancora una volta, ci
fanno capire come sia stata veramente dura la vita di un
soldato. Noi abbiamo deciso di continuare nonostante
l’acqua, ma è stata una scelta libera, mentre i soldati una
scelta non ce l’avevano davvero (anche perché se
l’avessero avuta, ben pochi di loro sarebbero restati a
combattere lassù in quelle condizioni). Pioggia, vento, gelo, neve: i soldati dovevano resistere al riparo delle gallerie, dove le uniche fonti di calore erano le lanterne e qualche fuocherello.
Seguendo le tracce della mappa troviamo il punto
in cui era situato l’accampamento degli ufficiali austriaci,
molto riparato, sulla destra c’è anche una galleria,
all’entrata della quale ci imbattiamo in un tubo di stufa
da cucina. Speriamo che la galleria sia lunga ed invece
dura soltanto due/tre metri. Così le ricerche le effettuiamo fuori, dove rinveniamo diverse scatolette di cibo,
frammenti di bottiglie, proiettili e altri piccoli reperti.
Ci stanchiamo del posto, così ci dirigiamo nel bosco sottostante, dove troviamo per terra alcune bombe da
obice inesplose, che prudentemente decidiamo di lasciare
dove sono, per non rischiare di finire come purtroppo a
qualcuno è capitato e – incredibilmente – capita ancora:
hanno preso in mano quegli strumenti bellici e ne sono
rimasti vittime.
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Vediamo diverse trincee e punti di attacco, il tutto
a coronare un paesaggio veramente suggestivo, nonostante il cielo coperto e la fitta pioggia.
Ci fermiamo un attimo a meditare sulle condizioni
dei poveri soldati, veramente tragiche. Al solo pensiero di
come potevano essere quei momenti di tensione prima e
durante l’attacco, quando sei di persona sui campi di battaglia: ti piange il cuore. Ma è proprio questo il motivo
per cui siamo là, per ricordare coloro che hanno combattuto, quegli eroi involontari la maggior parte dei quali –
ovviamente è sconosciuta (e sono solo numeri delle statistiche di guerra), e i pochi di cui si sa, rimangono solo nei
paragrafi dei libri di storia. Invece dovrebbero essere ricordati per sempre nel nostro cuore.
Camminando sul sentiero mi accorgo di tutte le
foglie che ricoprono il terreno, cadute dagli alberi con il
soffiar del vento e mi ricordo quella poesia di Ungaretti
che mi colpì tanto, quando la lessi:
“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”,
richiamo sintetico ma efficacissima alla precarietà della
condizione umana.
Noi siamo saliti su quel monte con la macchina, ma
loro novant’anni fa potevano usare soltanto la forza delle
proprie gambe, carichi di zaino, fucile, elmetto, trascinando l’artiglieria fino in vetta, e tutti gli altri materiali,
modeste razioni e bevande comprese.
L’italiano sapeva che l’austriaco era il nemico e
l’austriaco sapeva che era l’italiano il nemico, ma entrambi erano uomini, usati come strumenti di guerra. E per
molti di loro era l’alcool il carburante!
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Ma ormai anche questa nostra giornata di ricerche
volge al termine, son passate le due e mezzo, è autunno
inoltrato e comincia a far scuro: torniamo alla macchina,
dove prima di partire ci cambiamo i vestiti. Ma i soldati
durante la guerra dovevano rimanere con la propria divisa, senza cambiarsi per varie settimane, asciugandosi con
il solo calore umano che si formava nelle gallerie per la
presenza di tante persone in spazi angusti.
Non abbiamo ancora pranzato, così decidiamo di
dirigerci a Bassano del Grappa. Giunti in paese passiamo
il mitico ponte di legno, e notiamo che anch’esso conserva
ricordi della Grande Guerra: sui muri delle case che sostengono il ponte ci sono ancora fori di pallottole, per ricordare…
Ritrovamenti: bottoni di divisa da soldato semplice italiano, spolette di bombe a mano, manico in legno di granata,
frammenti di ceramica bianca (stoviglie, pipe), manico di
secchio.
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La Grande Guerra
Dopo aver letto il diario delle spedizioni può essere interessante e doveroso leggere la storia della Prima Guerra Mondiale
per capire come si siano svolti i fatti. Ho cercato di rendere la
lettura il più piacevole possibile, ma rimane comunque un testo
di storia.
Lo scoppio del conflitto
La scintilla che accese il primo grande conflitto mondiale fu
l‟assassinio dell‟arciduca ereditario al trono d‟Austria, Francesco Ferdinando, il 28 giugno 1914 a Sarajevo dallo studente
serbo Gavrilo Princip.
Le alleanze che legavano le potenze europee le trascinò in pochi giorni a intervenire:
- l'Austria dichiarò guerra alla Serbia il 28 luglio;
- la Russia il 30 luglio ordinò la mobilitazione generale a
fianco della Serbia;
- la Germania dichiarò guerra alla Russia il 31 e alla
Francia il 2 agosto;
- la Germania lanciò l'ultimatum al Belgio neutrale, provocando l'immediato intervento della Gran Bretagna (4
agosto);
- l'Italia, legata dalla Triplice Alleanza agli Imperi Centrali, proclamò il 2 agosto la propria neutralità.
Il 23 agosto anche il Giappone si schierava a fianco della Triplice Intesa, limitandosi però a colpire i possedimenti tedeschi
nel Pacifico e in Cina. Un così grande conflitto fu reso possibile
anche dalla situazione ideologica che c‟era in quegli anni, permeato di un nazionalismo aggressivo e distruttivo.
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Così giustificazioni della guerra in termini di lotta della democrazia contro l'autocrazia espansionista poterono divenire principali nella propaganda dell'Intesa solo dopo il crollo dell'alleata Russia zarista.
Il primo anno di guerra: 1914
Fu raggiunto un notevole equilibrio delle forze in campo in
modo che non servì a scongiurare il conflitto: esso si rilevò lontano da ogni pensiero e ben diverso dalle guerre cui l'Europa si
era abituata.
La "Grande Guerra" andò molto al di là di ogni calcolo. Anche
il livello degli armamenti e le novità emerse fin dai primi scontri posero spesso i capi militari e politici alla coda degli avvenimenti sconvolgendone i piani e le strategie.
L‟andamento della guerra dimostrò subito che le due nuove armi messe in campo, la mitragliatrice e il filo spinato, consentivano a eserciti interrati in trincee, scavate in breve tempo, e appoggiati dall'artiglieria di creare un blocco contro cui era destinato a distruggersi ogni tipo d‟assalto di fanteria o cavalleria
nemica.
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Il costo di un attacco capace di sfondare il fronte nemico diveniva troppo alto, tramontavano le battaglie manovrate e il conflitto si trasformava in tremenda guerra d'usura tra eserciti capaci di reggere una qualsiasi offesa, ma non abbastanza grandi
da attaccare con successo.
Immenso fu l‟uso di gas asfissianti, lanciati in appositi contenitori dall'artiglieria, che rendevano temporaneamente impraticabili zone nevralgiche come comandi, passaggi obbligati e lo
schieramento d'artiglieria nemico.
41
Importante fu lo sviluppo qualitativo e quantitativo dell'aviazione, che ai compiti iniziali di osservazione unì il bombardamento tattico e a lunga distanza e la difesa del proprio cielo, e
l'invenzione dei carri armati, messi a punto da Inglesi e Francesi. La superiorità assoluta dell'offensiva sulla difensiva era però
un assioma all'inizio della guerra; e la Germania basò su questa
base la sua preparazione al conflitto. Essa, nel momento in cui
dette incondizionato appoggio all'aggressione austriaca verso la
Serbia, si poneva come obiettivo la distruzione della Duplice
Intesa franco-russa, credendo nella neutralità della Gran Bretagna: per la guerra su due fronti si basò sul piano operativo preparato fin dal 1905, che prevedeva con una velocissima mobilitazione di piegare la Francia prima che la Russia, molto più lenta nel mobilitare il suo ingente potenziale umano, potesse impegnare duramente le truppe tedesche sul fronte orientale. Per
questo scopo, l'unico territorio adeguato ad una rapida avanzata
non era la frontiera franco-tedesca (collinosa e boscosa) ma le
pianure del Belgio e della Francia settentrionale. Quindi le armate tedesche si sarebbero dovute disporre con un'ala destra estremamente rafforzata che avrebbe dovuto minacciare in pochissimo tempo Parigi e accerchiare le armate francesi fra la
capitale e i Vosgi. La rete ferroviaria interna avrebbe consentito
alle truppe tedesche di affrontare una Russia indebolita dal crollo francese. Alla fine delle settimane previste per la riuscita del
piano la guerra si era chiaramente stabilizzata mostrando il suo
nuovo volto di guerra di logoramento. Con la prima battaglia di
Ypres i Franco-Inglesi poterono bloccare i Tedeschi che volevano occupare i porti della Manica e quindi di impedire l'arrivo
di aiuti britannici. Da questo momento il fronte si stabilizzò e
nell'autunno entrambi gli eserciti si rintanarono nelle trincee.
Pagando l'insuccesso della guerra-lampo, von Moltke fu sostituito da Erich von Falkenhayn. Nello stesso modo, sul fronte
orientale i calcoli dello Stato Maggiore tedesco non si dimostra42
rono esatti: la rapidità di mobilitazione della Russia superò ogni
previsione, e due corpi d'armata tedeschi dovettero essere spostati rapidamente dal fronte occidentale proprio nel momento
più critico. I generali tedeschi Hindenburg e Ludendorff riuscirono a bloccare l'avanzata russa nella Prussia orientale con le
vittorie di Tannenberg e dei laghi Masuri. Nel frattempo sul
fronte sud orientale i Russi battevano gli Austro-Ungarici a Leopoli (8-12 settembre), occupavano la Galizia e minacciavano
l'Ungheria, facendo ritirare il maresciallo austriaco Conrad dalla Serbia. Per la fine dell'anno anche il fronte orientale si stabilizzava.
L'intervento della Turchia, affiancata degli Imperi Centrali (1º
novembre), pose in grande difficoltà la Russia, alla quale mancarono i rifornimenti da parte degli alleati attraverso i Darda43
nelli: ben presto all'esercito russo mancarono le munizioni, e
anche a causa di ciò fu costretto ad attestarsi sulla difensiva.
Si creavano così nuovi fronti: uno russo-turco in Armenia e uno
anglo-turco in Mesopotamia e in Egitto, mentre gli Inglesi estendevano la guerra alle colonie, attaccando i possedimenti tedeschi in Africa. Già si vedeva la tendenza di tutte e due le parti
ad ingrandire il conflitto con la speranza di uscire dall'immobilismo.
Queste prime battute di guerra avevano evidenziato una superiorità degli Imperi Centrali - che però non era sufficiente a
spezzare la resistenza dell'Intesa - dovuta sia alla loro continuità territoriale sia al possesso di una maggior quantità di artiglieria pesante.
Si scatenò presto un duello fra blocco navale anglo-francese,
che impediva anche alle navi dei Paesi neutrali di far rotta per
la Germania, e contro-blocco tedesco esercitato per mezzo
dell'uso della nuova arma sottomarina; e si sviluppò anche l'azione volta a procurarsi l'appoggio e l'alleanza delle nazioni rimaste ancora fuori dal conflitto.
L'Italia entra in guerra
Il 3 agosto 1914 il governo Salandra (succeduto a quello Giolitti nel marzo) aveva dichiarato la neutralità italiana sia per non
violare il patto della Triplice da parte dell'Austria, che aveva
dato l'ultimatum alla Serbia senza accordarsi preventivamente
con l'Italia, sia in virtù del carattere prevalentemente difensivo
del trattato. D'altra parte l'esercito non era pronto per un'eventuale entrata in guerra, e il Paese era profondamente diviso nelle sue componenti economiche, politiche e sociali tra interventisti e neutralisti.
Giolitti era profondamente convinto che "molto si sarebbe potuto ottenere senza guerra", cioè attraverso negoziati con l'Austria, in cambio della neutralità italiana. Neutralisti erano pure i
44
cattolici sotto il pontificato di Benedetto XV (1914-22): ma il
verbalismo della direzione costrinse il partito a un sostanziale
immobilismo di fronte alle decisioni governative, che si risolse
nella formula ambigua e attendista "né aderire né sabotare",
cosicché l'Italia entrò in guerra. L'intervento a fianco dell'Intesa
era voluto invece da quei settori dell'industria che aspiravano ai
superprofitti di guerra e a liberarsi del capitale tedesco in Italia.
È da ricordare il caso, seppure isolato, di Benito Mussolini che,
finanziato dal governo francese, nel novembre 1914 passò dal
campo neutralista a quello interventista-nazionalista venendo
espulso perciò dal P.S.I. in nome del retaggio risorgimentale;
erano interventisti anche i socialisti riformisti di Bissolati, molti
repubblicani, sindacalisti rivoluzionari come Corridoni, gli irredentisti capeggiati da Cesare Battisti, e quanti, come Salvemini, videro nella guerra condotta dall'Intesa la difesa della
democrazia progressista e delle nazionalità oppresse contro
l'assolutismo reazionario. Intensa era intanto l'attività segreta
45
del governo italiano sul piano diplomatico: Sonnino cercava,
attraverso trattative con l'Austria, di ottenere compensi territoriali nel Trentino in cambio del mantenimento della neutralità
italiana. Ma l'Austria non fu disposta a fare concessioni se non
nell'aprile del 1915, cioè dopo il fallimento dell'offensiva invernale contro la Russia nei Carpazi e della guerra-lampo a occidente: a questo punto però l'Italia aveva iniziato le trattative
segrete con l'Intesa, che si conclusero il 26 aprile 1915 con la
sottoscrizione del Patto di Londra, in base al quale l'Italia si
impegnava a entrare in guerra a fianco dell'Intesa entro un mese
e otteneva in caso di vittoria il Trentino e l'Alto Adige fino al
Brennero, Trieste, l'Istria e metà della Dalmazia e delle isole
costiere. Mentre il trattato veniva tenuto segreto, il 4 maggio il
governo italiano denunciava la Triplice e il generale Luigi Cadorna, capo di Stato Maggiore, iniziava a radunare l'esercito.
Il 9 maggio Giolitti, non sapendo, giungeva a Roma sperando
di raccogliere intorno a sé la maggioranza parlamentare neutralista perché sconfessasse col suo voto l'operato del gabinetto
Salandra: la Camera non era riunita, ma la maggioranza dei parlamentari dimostrò lo stesso la propria solidarietà a Giolitti depositando i biglietti da visita nella portineria della sua abitazio46
ne. Salandra, il 13 maggio, presentò le dimissioni senza attendere il voto in Parlamento. Dopo un periodo di consultazioni,
durante il quale D'Annunzio faceva comizi e i nazionalisti promuovevano manifestazioni, mentre il Partito socialista non era
in grado di organizzare un'efficace azione a sfavore dell'entrata
in guerra, il re respinse le dimissioni di Salandra (16 maggio) e
convocò la Camera dei Deputati: questa svelò tutta la propria
incapacità dando nella sua maggioranza ,escluso il P.S.I., appoggio alla domanda di "poteri straordinari in caso di guerra".
Il 24 maggio l'Italia dichiarava guerra all'Austria-Ungheria. Ma
l'esercito non era pronto. Il progetto di Cadorna affidava l'offensiva principale a 15 divisioni schierate nel settore orientale,
che irrompendo oltre l'Isonzo, sulla linea Villach-Lubiana, avrebbero dovuto assicurare in 45 giorni all'Italia il possesso di
Lubiana e aprire da lì la marcia su Vienna. Sul fronte del Trentino austriaco era calcolato un unico schieramento difensivo.
Gli Austriaci, occupati a sfruttare le vittorie sul fronte russo, si
attestavano sulla difensiva adottando una tattica di logoramento
47
delle forze italiane. Le speranze dello Stato Maggiore in una
guerra breve furono presto distrutte, così come era avvenuto sul
fronte franco-tedesco. Il fattore sorpresa era venuto a mancare
per la lentezza della mobilitazione e per il mancato allestimento
di sufficienti vie di comunicazione e installazioni. La prima e la
seconda battaglia dell'Isonzo (giugno-luglio), lontane dal riuscire a sfondare le linee nemiche, si risolsero col guadagno di pochi di metri pagati con molte perdite. Non ebbero un risultato
diverso la terza e la quarta battaglia dell'Isonzo. Nessun obiettivo era stato raggiunto.
Il secondo anno sugli altri fronti
Nel 1915 Falkenhayn concentrò gli sforzi contro la Russia. L'esercito russo subì gravi sconfitte e talvolta enormi perdite da
parte di Hindenburg, Ludendorff (seconda battaglia dei Laghi
Masuri a febbraio), von Mackensen e Conrad. Allontanata la
minaccia russa dai Carpazi, l'offensiva tedesca e austroungarica di luglio-settembre finiva con l'occupazione di tutta la
Polonia. Falliva intanto un tentativo franco-inglese di ristabilire
i contatti con la Russia per mezzo di una spedizione navale
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contro la Turchia: lo sbarco a Gallipoli si risolse con grandi
perdite. Mentre l'entrata in guerra della Bulgaria a fianco degli
Imperi Centrali segnò il crollo della Serbia. Ancora una volta i
successi austro-tedeschi erano notevoli ma non decisivi. La
Russia, scarseggiando di artiglieria e munizioni, aveva dovuto
subire la guerra di movimento del nemico su un fronte troppo
esteso da fortificare e trincerare: perse così oltre due milioni di
uomini, nonostante ciò le sue riserve umane erano tali che non
si poteva ancora considerarla sconfitta. Sul fronte occidentale,
dove i Tedeschi si erano limitati alla difesa, i Franco-Inglesi
avevano cercato di approfittare del concentramento nemico a
oriente per sferrare una serie di offensive nell'Artois e nella
Champagne che, al solito, costarono più delle perdite inflitte ai
Tedeschi senza produrre risultati significativi. Finita la corsa
agli armamenti navali che era stata un importante elemento di
tensione fra Gran Bretagna e Germania, appena iniziata la
guerra nessuno dei due Paesi osò impegnare la propria flotta:
quella tedesca restava nei porti, mentre gli ammiragli inglesi
esercitavano il blocco a distanza, ritenendo di mantenere la supremazia sui mari senza rischiare una disfatta. Solo unità veloci
come gli incrociatori di von Spee causavano azioni di disturbo
contro questa supremazia: vincitori nel novembre 1914 presso
le coste cilene, vennero però quasi tutti distrutti dagli Inglesi
nel dicembre 1914 alle isole Falkland. Nel teatro del Mare del
Nord, dove le due flotte antagoniste si fronteggiavano, i Tedeschi provarono, nei primi sei mesi di guerra, a causare scontri
con importanti frazioni della flotta britannica effettuando scorrerie di grandi incrociatori sulle rive orientali della Gran Bretagna. Quest'attività culminò, il 24 gennaio 1915, nello scontro
del Dogger Bank, che impegnò le forze veloci delle due flotte e
dopo il quale i Tedeschi dovettero ripiegare. Il controblocco era
esercitato dai sommergibili tedeschi.
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Il secondo anno del conflitto dette, in conclusione, un nuovo
colpo alle illusioni di una soluzione a breve scadenza: a causa
di ciò venivano sempre più in primo piano problemi quali la resistenza economica e la mobilitazione industriale di ogni Paese
a scopi bellici, il rafforzamento degli accordi politici e del coordinamento militare nell'ambito di ciascuno dei due blocchi, il
mantenimento dell'unità politica e della pace sociale in seno a
ogni Paese, al fine di conservare un'adesione il più possibile di
massa alla continuazione della guerra sino in fondo.
Un'opposizione alla guerra cominciò a crescere fra le forze socialiste: alcune frazioni minoritarie, che propagandavano una
pace senza annessioni ne indennità, promossero nel settembre
1915 una conferenza a Zimmerwald. Questa opposizione, presente con diversa forza in ogni Paese, si rafforzò e divenne più
incisiva a partire dall'anno successivo, allorché si sviluppò
un'azione diretta per la cessazione immediata della guerra e si
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andò affermando la concezione di dirigenti rivoluzionari come
Lenin e Rosa Luxemburg mirante a trasformare la guerra in rivoluzione sociale anticapitalistica in tutti i Paesi. Ma, per ora, i
governi restavano sufficientemente saldi e gli esecutivi erano
dotati di estesi poteri.
Quanto alla compattezza dei due campi, il problema era relativamente più acuto per l'Intesa: tra Francia, Russia e Gran Bretagna, nonostante l'unità raggiunta contro il comune nemico,
sussistevano contrasti di interessi, di fini, nonché divergenze di
vedute sulla condotta della guerra. L'accordo anglo-francese
Sykes-Picot del marzo 1915, stabilendo una divisione di zone
d'influenza, contribuì a spianare alcuni motivi d'attrito. Dal
punto di vista militare invece non si fecero passi avanti nella
creazione di un comando unico, nonostante vi fosse in
quell'anno un primo tentativo fra Anglo-Francesi, Russi e Italiani di coordinare un'azione simultanea per l'anno successivo.
Il 1916
Nel 1916 Falkenhayn concentrò le forze tedesche sul fronte occidentale considerandolo l‟unico in grado di decidere la fine
del conflitto. Questa volta la Germania prese atto del carattere
di immobilismo assunto dalla guerra e adottò una strategia di
logoramento, fidando nella propria superiorità tattica rispetto
agli Anglo-Francesi e nella propria potenza di fuoco.
Scegliendo la fortezza di Verdun come punto d'attacco, Falkenhayn schierò in pochi Km quadrati 19 divisioni appoggiate
da un ingente unione di artiglieria. Il suo progetto consisteva
nel costringere la Francia a terminare tutte le proprie riserve
nella difesa di una posizione essenziale, fino a dissanguarsi definitivamente.
L'attacco tedesco cominciò con un improvviso e violentissimo bombardamento il 21 febbraio fino a luglio.
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Anche questo nuovo piano tedesco era sostanzialmente fallito.
La maggiore disponibilità di uomini della Gran Bretagna sul
fronte occidentale spinse l'Intesa a tentare, nell'ultimo mese della battaglia di Verdun, una massiccia offensiva sulla Somme: in
questa occasione fecero la prima comparsa i carri armati inglesi. Anche la battaglia della Somme non ebbe risultati significativi e si risolse in una carneficina come Verdun. Pressappoco in
coincidenza con questa offensiva, la Russia si rifaceva viva attaccando a giugno col generale Brusilov sul fronte orientale,
costringeva le divisioni austro-ungariche a ripiegare profondamente e catturava in pochi giorni 200 mila uomini sul fronte
della Volinia e della Bucovina.
I successi di Brusilov costrinsero Falkenhayn a spostare truppe
dal fronte occidentale bloccandogli un contrattacco sulla Somme; contribuirono al fallimento della "Strafexpedition" lanciata
da Conrad contro l'Italia sull'altopiano dei Sette Comuni, permettendo a Cadorna una vittoriosa controffensiva iniziata con
la conquista di Gorizia ma proseguita con una pesante decima52
zione umana; favorì infine la decisione presa dalla Romania di
entrare in guerra contro gli Imperi Centrali.
Ciò non fu di alcun aiuto per l'Intesa, in quanto la Romania
venne in poco tempo invasa da truppe tedesche, austroungariche e bulgare, senza poter ricevere appoggio dalla Russia
la cui offensiva era ormai bloccata dalla diffusa scarsità di equipaggiamento e munizioni: l'esercito russo, duramente provato, cominciava a entrare quell'anno in gravissima crisi. Intanto
lo scacco tedesco portava alla destituzione di Falkenhayn, che
venne sostituito al comando supremo da Hindenburg e Ludendorff. Sugli altri fronti è da segnalare la vittoria turca sul corpo
di spedizione britannico in Mesopotamia. La Gran Bretagna
riuscì però a conservare Suez, mentre il colonnello Lawrence
incitava contro la Turchia le tribù arabe con la promessa della
creazione, finita la guerra, di uno Stato arabo indipendente. La
guerra sui mari vide nel 1916 l'unico scontro importante tra
grandi unità di tutta la prima guerra mondiale: la battaglia dello
Jütland, provocata dall'ammiraglio tedesco von Scheer per cercare di allentare la pressione del blocco infliggendo un grave
colpo alla flotta britannica dell'ammiraglio Jellicoe, fece regi53
strare effettivamente alla Gran Bretagna perdite in uomini e navi circa doppie rispetto a quelle tedesche.
Ma la Germania dovette prendere atto che simili successi tattici
erano lontani dallo spezzare il predominio navale inglese, e fino
alla fine della guerra la sua flotta rinunciò a contrastare agli Inglesi il dominio del Mare del Nord. La durata della guerra e i
sacrifici e le privazioni sofferti dalle popolazioni facevano intanto intravedere un aggravarsi della situazione interna dei vari
Stati.
Perciò nel corso del 1916 si assistette a un tentativo di rafforzamento dei vari governi.
L'inverno 1916-17 fu assai duro per lo scarseggiare delle riserve di cibo, nonostante l'occupazione della Romania avesse procurato nuove scorte di frumento e petrolio. Davanti alla prospettiva di un nuovo anno di stasi della guerra in terraferma, gli
Imperi Centrali preferirono correre l'estremo rischio, fidando di
riuscire a piegare la Gran Bretagna entro sei mesi, prima cioè
che l'eventuale intervento americano spostasse definitivamente
la bilancia a favore dell'Intesa.
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L'anno più duro: 1917
Il 1917 fu un anno di dura crisi per tutti i Paesi in guerra, ma
soprattutto per l'Intesa. Il morale delle truppe era deteriorato
dall'estenuante sforzo della guerra, dalle inutili carneficine e
dall'immobilismo senza prevedibile sbocco degli eventi bellici.
In Italia si cominciava a diffondere uno spirito di sfiducia verso
Cadorna soprattutto in seno ai giovani ufficiali di complemento.
In Francia la crisi si manifestò ancor più gravemente in occasione dell'offensiva dell'aprile 1917 che il generale Nivelle sferrò nella Champagne su un fronte di 80 km contro una munitissima linea difensiva tedesca. In seguito a questi avvenimenti,
Nivelle fu sostituito dai generali Pétain e Foch con l'incarico di
rimettere in piedi l'esercito francese. In questa fase il maggiore
sforzo gravò sul corpo di spedizione britannico e sui resti
dell'esercito russo. Anche i tentativi offensivi inglesi furono
pagati duramente. Non maggior fortuna ebbe l'attacco a sorpresa sferrato a fine anno a Cambrai, che pure riuscì: il successo
parziale non poté essere consolidato per la scarsità di rifornimenti, truppe fresche e nuovi carri. Il 1917 si chiuse ancora per
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il fronte occidentale in una situazione di stasi, con l'Intesa molto logorata e gli Imperi Centrali in attesa di sferrare l'ultima disperata offensiva. Per questi ultimi la guerra era divenuta, più
che mai, una lotta contro il tempo. La reazione americana alla
guerra sottomarina non si era fatta attendere: il 1º febbraio Wilson ruppe i rapporti diplomatici con la Germania e il 2 aprile
1917 gli Stati Uniti, dietro la spinta della grande industria e
dell'alta finanza, dichiararono guerra alla Germania, seguiti dalla maggior parte degli Stati americani. Ma l'intervento americano non avrebbe potuto influire in modo decisivo sul corso degli
eventi se non l'anno seguente. Nel frattempo per la Germania si
trattava di sfruttare il vantaggio offertole dall'uscita della Russia dalla scena della guerra. Come già era accaduto in occasione
del conflitto russo-giapponese del 1904, la guerra aveva precipitato la crisi dell'Impero zarista mettendone in luce l'arretratezza, la disorganizzazione e la corruzione.
Una serie di rivolte spontanee, scioperi e ammutinamenti scoppiati nel marzo 1917, provocati inizialmente dalla mancanza di
pane, furono appoggiati dalle truppe di Pietroburgo e si politicizzarono rapidamente trasformandosi in rivoluzione politica e
portando il 15 marzo all'abdicazione dello zar Nicola II.
I governi provvisori cercarono di far accettare ai contadini e alle masse russe la continuazione della guerra promettendo un regime democratico-costituzionale e procedendo a nuove distribuzioni delle terre: ma, nonostante qualche iniziale successo
contro l'Austria, l'offensiva del giugno-luglio in Galizia ebbe
risultati disastrosi e confermò l'impossibilità di continuare la
guerra mentre le armate si disgregavano e la rivoluzione seguiva il suo corso.
Nel novembre 1917 i bolscevichi di Lenin, guadagnatisi il controllo dei Soviet, conquistarono il potere proclamando la Repubblica Socialista Federativa dei Soviet, conclusero subito un
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armistizio con la Germania e infine, il 3 marzo 1918, sottoscrissero il Trattato di Brest-Litovsk pagando la pace separata a durissimo prezzo.
Alla fine dell'anno, dopo il fallimento di un ultimo tentativo di
pace di Benedetto XV, i governi dell'Intesa assunsero il carattere di gabinetti della guerra a oltranza, con poteri quasi dittatoriali.
Nel settembre 1917 Ludendorff, con l'obiettivo dell'eliminazione dell'avversario più debole, appoggiò finalmente il piano del
comando austriaco di scatenare una massiccia offensiva sul
fronte italiano. Dal maggio del 1917 Cadorna aveva logorato
l'esercito italiano in una serie di offensive. Contro questo esercito esaurito e sfiduciato gli Austro-Tedeschi lanciarono l'attacco il 24 ottobre 1917 sfruttando la testa di ponte di Tolmino
sull'Isonzo: Cadorna, pur preavvisato, si dimostrò incerto e passivo e il crollo del fronte italiano fu quasi immediato. Dopo lo
sfondamento austro-tedesco di Caporetto, l'esercito italiano ini-
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ziò una disastrosa ritirata per evitare l'accerchiamento: in seguito a nuovi attacchi, dovette ripiegare dal Tagliamento al Piave.
La conclusione: 1918
Nell'attesa dell'ultima offensiva degli Imperi Centrali prima
dell'arrivo in Europa delle forze americane, i comandi dell'Intesa erano finalmente riusciti a creare un comitato esecutivo interalleato con a capo il maresciallo francese Foch. La forza economica e produttiva degli Stati Uniti aveva bilanciato le perdite
causate dai sommergibili tedeschi e l'uscita della Russia dalla
guerra; si trattava ora di resistere al meglio, per poter poi sferrare la controffensiva decisiva con l'apporto delle divisioni statunitensi. Perciò l'Intesa, abbandonata la tattica delle massicce offensive frontali, adottò una linea di difesa elastica. L'attacco di
Ludendorff iniziò il 21 marzo su un fronte di 65 km nella regione di San Quintino, alla congiunzione delle armate britanniche con quelle francesi di Pétain che difendevano Parigi. Ludendorff intendeva produrre una rottura fra le truppe inglesi e le
armate francesi, costringendo le prime a ritirarsi a protezione
della Manica e le seconde in direzione di Parigi, e occupare il
nodo ferroviario di Arras. La rottura fra lo schieramento inglese
e quello francese di Pétain si produsse, ma gli Inglesi, pur travolti con pesanti perdite, riuscirono a conservare Arras, mentre
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Foch difendeva strenuamente Amiens. Una serie continua di
violente offensive in aprile e maggio portava i Tedeschi a raggiungere nuovamente la Marna. Contemporaneamente l'esercito
austriaco riprendeva l'offensiva sul Piave, mentre veniva fermato nella zona di Asiago e del Grappa, riusciva a passare il fiume
sulla direttrice di Treviso e occupava il massiccio del Montello:
in dieci giorni di battaglia l'attacco venne contenuto e respinto e
il 22-23 giugno si aveva la ritirata austriaca.
Nel luglio 1918 anche l'offensiva di Ludendorff si era ormai
spenta: intanto, dall'aprile, le truppe americane arrivavano in
Europa al ritmo di 300.000 uomini al mese, permettendo all'Intesa di sferrare tra agosto e settembre il contrattacco decisivo:
questo iniziò con la seconda battaglia della Marna poi, sfruttando la deficienza di riserve e lo sbilanciamento dell'esercito tedesco, l'Intesa lo costrinse con una serie di attacchi combinati a
ripiegare sino alle ultime linee di difesa, sferrando nelle Ardenne il colpo di grazia.
Il 24 ottobre aveva inizio anche la controffensiva italiana che,
sfondato il fronte austriaco a Vittorio Veneto dopo una dura lotta sul Grappa e sul medio Piave, si concluse il 3 novembre con
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la conquista di Trento e Trieste e la firma, lo stesso giorno,
dell'armistizio di Villa Giusti che segnava la resa senza
condizioni degli Austro-Ungarici. La vittoria dell'Intesa maturava pure su altri fronti. A metà settembre un attacco di Francesi, Serbi e Inglesi a Salonicco permise la liberazione di Serbia,
Montenegro e Albania portando alla resa della Bulgaria per la
fine del mese. Sul fronte turco le truppe inglesi di Allenby catturavano in Palestina l'intero esercito turco, e invadevano la Siria e l'Asia Minore entrando a Damasco il 1º ottobre.
Il 30 ottobre la Turchia era costretta alla resa. Gli Imperi Centrali erano ormai in completo sfacelo: l'impero asburgico si disfaceva e, alla fine di ottobre, si costituivano gli Stati di Iugoslavia, Cecoslovacchia, Austria e Ungheria, e Carlo I abdicava.
Il comando supremo tedesco invitava il Kaiser a chiedere l'armistizio: ma il nuovo cancelliere Max von Baden, formato un
gabinetto liberale su base parlamentare, voleva continuare la
lotta, mentre ormai gli eserciti dell'Intesa non incontravano resistenza e la Germania stava per essere invasa.
Il 9 novembre Guglielmo II dovette abdicare e l'11 l'Armistizio
di Rethondes segnava la capitolazione della Germania, mentre
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la fine della prima guerra mondiale veniva sanzionata definitivamente dal Trattato di Versailles che concluse i lavori della
Conferenza di Parigi il 28 giugno 1919. Il cancelliere socialdemocratico Friedrich Ebert aveva appena proclamato la Repubblica e si accingeva con l'aiuto dell'esercito a reprimere i tumulti popolari e a impedire la svolta rivoluzionaria guidata dalla
Lega di Spartaco di Liebknecht e Rosa Luxemburg.
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La guerra sul Monte Grappa
A questo punto non rimane che leggere la storia del monte a
cui ho dedicato il libro. Il Monte Grappa è stato il simbolo della resistenza italiana agli austriaci in diverse situazioni della
guerra. Dato il risultato non possiamo che amare questo monte, che ancora oggi rimane un monumento dal punto di vista
storico e naturalistico.
La conclusione della 12° battaglia dell'Isonzo, con la rottura del
fronte italiano a Caporetto, porta l'Esercito al ripiegamento sul
Piave, con la conseguenza che nel novembre 1917, il monte
Grappa si trova in prima linea, a sbarramento del settore montano localizzato tra il Brenta e il Piave.
Il Comandante Supremo, Generale Luigi Cadorna, riesce a coordinare le truppe in ritirata ed a organizzarle in una nuova linea difensiva nonostante le condizioni precarie della maggior
parte dei reparti.
Gli Austro-Ungarici puntano ad annientare completamente l'Esercito Italiano.
I soldati del Grappa contrastano duramente il nemico in
ogni palmo di terreno, arrivando così a respingerlo e stravolgerlo definitivamente nel 1918.
La battaglia di arresto e l'azione difensiva
La prima battaglia difensiva si svolge in due fasi:
- dal 14 al 26 novembre
- dall'11 al 21 dicembre 1917.
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Preceduti da un attacco, che però era stato contenuto sull'altopiano di Asiago, dopo una violenta preparazione d'artiglieria,
gli Austro-Ungarici il 14 novembre attaccano in forze le nuove
linee avanzate italiane tra Cismon e Piave. L'attacco è condotto
con forte superiorità numerica e facendo ricorso a grossi calibri
di artiglieria e ai gas.
La difesa del Grappa si sgretola lentamente a prezzo di notevoli
perdite degli attaccanti. Dal 16 novembre vengono coinvolti il
M. Tomatico, il M.Roncone e il Prasolan. Più volte il nemico
parte all'attacco, sempre più numeroso e, subendo sempre perdite ingenti, viene respinto. Il 26 novembre con un violento
combattimento la brigata "Aosta" vince la prima battaglia difensiva. Questa vittoria è la più importante perché grazie alla
tenacia e al sacrificio dei difensori, le truppe alleate affluite in
Italia il 5 dicembre riacquistano fiducia nelle nostre capacità ed
entrano in linea.
Riorganizzate le sue forse, il nemico torna all'attacco l'11 dicembre. Nel vivo della lotta sono nuovamente Col della Beretta, Col dell'Orso, M. Spinoncia, Col Caprile e M. Asolone. Nonostante l'eroica resistenza il Valderoa e l'Asolone vengono
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conquistati e gli Austro-Ungrarici si affacciano sulla piana di
Bassano. Ulteriori attacchi sono però respinti e il 21 dicembre il
nemico desiste da ogni tentativo di attacco. La battaglia d'arresto è così conclusa.
Durante la fase invernale le postazioni su Cima Grappa vengono rafforzate. Il nemico è alle porte e la situazione è disperata.
In pochi mesi scavata la galleria Vittorio Emanuele III, che viene dotata di potenti postazioni difensive di artiglieria e di numerosi sbocchi per contrattacchi. La grande offensiva nemica,
che prese il nome di "battaglia del Solstizio", ha inizio la notte
del 15 giugno 1918, a sorpresa, ma non del tutto inaspettata dal
nostro comando, che riesce a predisporre un colpo di artiglieria
contro le postazioni nemiche, riducendone così l'efficienza. Gli
Austriaci protetti da una fitta nebbia, riescono a irrompere tra le
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linee del IX C.A. e raggiungere Col del Moins e Col Moschin,
spingendo pattuglie fino a Ponte S.Lorenzo. Anche su cima
Grappa gli attacchi sono pesanti e il nemico occupa la linea Solarolo-Valderoa. Ma il giorno successivo i nostri irruenti contrattacchi riescono a ricacciare il nemico da quasi tutte le postazioni occupate.
Numerose medaglie furono assegnate alla Armata del Grappa:
640 medaglie al valor militare di cui 486 a soldati.
La battaglia offensiva
Di nuovo l'Amata del Grappa è chiamata a svolgere un compito
di vitale importanza: irrompere nel solco feltrino per facilitare
la rottura delle armate 8° e 10° dal Piave verso Vittorio Veneto.
All'alba del 24 giugno inizia la battaglia offensiva del Grappa.
Il 29 ottobre, in concomitanza con la grande battaglia offensiva
sul Piave, la 4° armata irrompe sul territorio occupato travolgendo ogni difesa, arrivando fino alla linea Borgo in Val Sugana - Fiera di Primiero in Val Cismon. La battaglia è così vinta e
i numerosi sacrifici dell'Armata del Grappa sono coronati dai
più grandi successi.
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La Trincea
In tutto il libro la parola trincea appare decine di volte, ma cosa è veramente una trincea? Come si svolge la vita in trincea?
Qual è l’organizzazione? Come venivano costruite le trincee?
Per avere le risposte a tutte queste domande non rimane che
leggere il seguente testo che riporta le regole ufficiali che dovevano conoscere i soldati. Interessante può essere anche cercare di immedesimarsi nelle varie situazioni.
Costruzione di una trincea
Il comandante di compagnia e i comandanti di plotone stabilivano il tracciato della linea, le opere di fiancheggiamento e gli
ostacoli, il profilo dei ripari, la distanza e il numero delle traverse e altre opere complementari; infine indicavano l'andamento dei camminamenti.
La trincea doveva adattarsi al terreno, seguendo un andamento
irregolare, in linea rotta per ottenere il fiancheggiamento, cioè
poter colpire la posizione nemica di fianco, nel senso della sua
maggior lunghezza. Il percorso non doveva, quindi, avere punti
con angoli troppo acuti. Le sporgenze lungo il percorso della
trincea erano postazioni per le mitragliatrici o piccoli mortai per
un tiro di "fíancheggiamento assoluto". Su molte trincee si può
ancora scorgere la traccia dello scalino che serviva ai soldati
per appoggiarsi per il tiro radente. Talvolta sul gradino si teneva pronto uno scudo d'acciaio da mettere a posto sul parapetto
per riparare il tiratore. La larghezza della trincea doveva essere
non più larga di quanto occorreva al soldato in completo assetto
a passare senza difficoltà. Ogni 20-30 metri veniva scavata nella parete una nicchia ove i soldati potevano scansarsi per non
intralciare il trasporto dei feriti. Per ripararsi dalla pioggia, dal
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vento e dalla neve, si adoperavano tavole rivestite di carta catramata, poi ricoperte di terra e sistemate in modo da poterle
togliere con rapidità. Ad ogni tratto di 10 metri coperto, doveva
seguirne uno di 20 metri scoperto. Per tenere asciutta la trincea,
si provvedeva allo sfogo dell'acqua con piccoli canali in lieve
ma continua pendenza. Le norme del comando della Quarta
Armata indicavano che i ricoveri fossero scavati nelle scarpate
di trincea con l'entrata mai rivolta al nemico e ad una certa profondità sotto il parapetto. La scarpata interna della trincea, che
doveva essere molto ripida, era rivestita con tavole, graticci, reti metalliche e pali.
A 30 metri dalla trincea venivano infine posti degli ostacoli: i
reticolati erano i più efficaci. Per non danneggiare o impedire il
tiro, i reticolati erano disposti all'altezza di circa un metro, fissati su paletti con filo di ferro poco teso e non troppo intrecciato.
Se la vicinanza del nemico impediva di costruire un reticolato
efficiente, si gettavano durante la notte, davanti alle trincee, dei
cavalli di Frisia ancorati tra loro. Venivano preparati anche
campi minati con speciali granate munite di spoletta a frizione,
fissate su appositi paletti per evitare di rovinare gli ostacoli.
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Organizzazione del terreno
Trincea preceduta da una zona di difese accessorie. E' occupata
da 6 compagnie del 1° reggimento. Sul dinanzi delle difese accessorie è generalmente scavata una parallela di partenza, comunicante con la trincea mediante numerosi camminamenti.
Detta parallela viene occupata nell'imminenza dell'azione dalla
prima linea di attacco.
Prima zona di ricoveri di riposo profonda 50 metri e limitata
all'indietro da un camminamento trasversale. Nei ricoveri di riposo, blindati e raggruppati per compagnia, stanno le altre sei
compagnie del 1° reggimento. Numerosi camminamenti si
svolgono in senso orario alla fronte.
Seconda zona di ricoveri di riposo profonda 100 metri e limitata all'indietro da un secondo camminamento trasversale. Nei
ricoveri di riposo, blindati e raggruppati per compagnia, stanno
sei compagnie del 2° reggimento.
Terza zona, di profondità variabile, solcata soltanto da ampi
camminamenti longitudinali che conducono sul rovescio ad una
zona generalmente riparata, dove stazionano, accampate o dentro ricoveri, le altre 6 compagnie del 2° reggimento.
Organizzazione difensiva
Parallela di partenza
Non blindata. rappresenta la linea di sbocco per le truppe destinate all'attacco ed ha lo scopo di permettere un'azione rapida, di
sorpresa, nonostante la presenza delle difese accessorie. Dista,
per regola, 150-200 metri dalla prima trincea avversaria. Comunica colla trincea di prima linea mediante numerosi camminamenti. La scarpa è intagliata a gradini per consentire maggio
facilità di sbocco.
Trincea
E' blindata, costruita in modo da consentire uno stazionamento
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anche lungo alle truppe che l'occupano. Può anche servire da
parallela di partenza, quando questa manchi. In tal caso lo
sbocco si ottiene o praticando nottetempo opportuni passaggi
nelle difese accessorie, o scavando precedentemente dei cunicoli sboccanti al di là delle difese medesime. Il sistema più indicato è però quello della parallela di partenza.
Organizzazione della trincea
I - PREPARAZIONE PER RECARSI IN TRINCEA
Adunata del plotone e chiamata di presenza
Rivista e provvedimenti eventuali:
- Armamento (fucile pulito e lubrificato, regolare funzionamento del congegno di carica e sparo, mirino non
ammaccato; baionetta pulita, appuntita, tagliente, che
s'innesti perfettamente sul fucile)
- Cartucce (dotazione prescritta, stato di conservazione)
- Viveri di riserva
- Corredo (speciale attenzione alla calzatura)
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-
Equipaggiamento e materiali vari (borraccia piena d'acqua, coperta di lana, attrezzo leggero e attrezzamento da
zappatore, ghirbe, bidoni)
Il - PARTENZA PER LA TRINCEA
Adunata del plotone e chiamata di presenza
Istruzioni ai comandanti di squadra per la sorveglianza durante
la marcia (attenzione ai bivi e a coloro che inventano pretesti
per fermarsi)
Collegamento col reparto antistante (mettere in testa un graduato intelligente, con tenebre profonde tenere contatto materiale)
Silenzio; divieto di accendere luci; evitare i rumori della gavetta e dell'equipaggiamento. Il capo plotone marci in coda al reparto.
III - L'ARRIVO IN TRINCEA
Presa in consegna della trincea (constatando gravi deficienze o
irregolarità, verbalizzarle)
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Collocamento delle vedette (scelta accurata, precisare bene i
compiti e accertarsi che siano stati compresi, accertarsi che siano in collegamento a vista con quelle laterali, arma carica e baionetta in canna)
Chiamata di presenza (per accertarsi che tutti abbiano seguito)
Ordine collocamento:
degli uomini (contare le feritoie; all'alba accertarsi che tutte abbiano campo di tiro. Gli uomini che possono rimanere a riposo
si dispongano ordinatamente e cioè senza ingombrare il passaggio)
o delle armi (somma cura!)
o dell'equipaggiamento (tenere sgombro quanto più è possibile
il fondo della trincea)
IV - LA DISCIPLINA IN TRINCEA
del combattente (cura morale, mantenergli elevato lo spirito aggressivo);
delle armi (ben pulite e unte; procurare che ogni soldato abbia
nelle giberne una piccola scatoletta di latta contenente una pezzuola imbevuta di olio o di petrolio, per poter lubrificare ogni
giorno il congegno di carica e sparo del fucile ed essere così
ben certo del suo funzionamento); delle munizioni (oltre la dotazione individuale portata dal soldato averne in apposite nic72
chie qualche pacco; curare che i caricatori sciolti non siano mai
infangati o impolverati);
Attivissima deve sempre esplicarsi la sorveglianza sull'andamento del servizio da parte di tutti i superiori; inesorabile, severo, immediato deve seguire sempre il castigo per ogni - sia pur
lieve - inadempienza, giacché si può essere battuti per una disgrazia, ma il lasciarsi sorprendere rappresenta sempre una colpa imperdonabile.
Vigilanza, per evitare consumo abusivo di viveri di riserva (la
razione viveri di riserva (1 scatoletta di carne e 2 gallette) rappresenta il vitto per l'intera giornata (due ranci più il pane); in
caso di mancata distribuzione di un rancio con viveri ordinari, il
consumo della carne in conserva è ragguagliato a 1 scatoletta
ogni 2 uomini)
V - IL LAVORO IN TRINCEA
Esecuzione intelligente dei lavori (costantemente sorvegliati e
diretti in tutti i particolari di esecuzione)
Preparazione degli sbocchi offensivi e degli accessi alla trincea
(i primi si fanno con gradinate, scarpate, tagli o cunicoli, a seconda del terreno, eseguiti nella scarpata del ciglio di fuoco, in
corrispondenza alle aperture già lasciate nel reticolato antistante; i secondi, con lavori analoghi, nel rovescio della trincea, per
favorire la rapida e ordinata occupazione della trincea stessa).
VI- IL COMBATTIMENTO IN TRINCEA
Sfruttamento giudizioso di tutta la linea di fuoco (non lasciare
angoli morti; studiarne i fiancheggiamenti)
Esigere fuoco calmo, mirato; attendere l'avversario al reticolato, evitare spreco di munizioni.
Dimostrarsi animosi, energici e risoluti infondendo fiducia nei
dipendenti.
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Repressione energica, usando, se del caso, anche le armi, di
qualunque atto contro la disciplina o di codardia.
Predisporre per l'eventuale passaggio alla controffensiva (i capi
squadra conoscano gli sbocchi offensivi per i quali dovranno
uscire gli uomini rispettivi; distribuire le bombe a mano)
Predisporre le difese contro i gas asfissianti (assicurarsi che le
vedette sappiano segnalare le prime manifestazioni dell'impiego
dei gas per parte del nemico; in caso di allarme in tal senso, segnalarlo alle linee retrostanti e laterali; applicazione delle maschere e degli occhiali, preparazione sul ciglio dei parapetti di
cumuli di rami o stracci da incendiare; petardi a portata di mano
per essere lanciati. Possibilmente studiare in precedenza il percorso da seguire, osservandolo bene dalla trincea prima che annotti completamente. Disimpegnare lo speciale mandato con
audacia e con astuzia.
Riconosciuta la possibilità di catturare qualche vedetta nemica,
eseguirne la cattura senza rumori.
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Ad esplorazione compiuta redigere breve e chiara relazione,
possibilmente corredata da schizzo.
Essere scrupolosi sia nell'accurato disimpegno del mandato ricevuto che nell'esposizione dei risultati.
Per il prestigio del grado di fronte ai propri inferiori, oltre che
per l'importanza del servizio, non far mai meno di ciò che è
possibile fare, né tentare di far apparire più di quanto realmente
si è fatto.
VII - PATTUGLIE NOTTURNE IN RICOGNIZIONE
Scegliere pochi uomini, animosi, calmi, di fede sicura. Possibilmente studiare in precedenza il percorso da seguire, osservandolo bene dalla trincea prima che annotti completamente.
Disimpegnare lo speciale mandato con audacia e con astuzia.
Riconosciuta la possibilità di catturare qualche vedetta nemica,
eseguirne la cattura senza rumori.
Ad esplorazione compiuta redigere breve e chiara relazione,
possibilmente corredata da schizzo.
Essere scrupolosi sia nell'accurato disimpegno dei mandato ricevuto che nell'esposizione dei risultati.
Per il prestigio del grado di fronte ai propri inferiori, oltre che
per l'importanza del servizio, non far mai meno di ciò che è
possibile fare, né tentare di far apparire più di quanto realmente
si è fatto.
VIII - L'IGIENE IN TRINCEA
Costruzione di latrine (con scavo profondo e camminamenti per
accedervi; diuturna copertura con leggero strato di terra o calce)
Divieto assoluto di orinare nelle trincee e nei camminamenti
(sarà sempre possibile, quanto meno, di scavare un piccolo
pozzo sul fondo della trincea, coprirne l'imboccatura con graticcio di legno e servirsene per orinatoio, curandolo come sopra
si è detto per le latrine)
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Raccolta e sotterramento dei rifiuti (avanzi di rancio, stracci,
ecc.)
Rifornimento acqua potabile (è fatto di notte, con la distribuzione dei viveri caldi; curare il riempimento delle borracce)
IX - LA CONSEGNA DELLA TRINCEA
Preventiva pulitura generale. Copertura dei rifiuti.
Copertura delle latrine.
Riunione, per specie, dei materiali vari e degli attrezzi da lavoro in consegna.
X - IN ZONA DI RIPOSO
Il comandante di plotone risponde direttamente al comandante
di compagnia della disciplina, del buon contegno, del benessere
degli uomini del suo plotone, nonché della buona conservazione delle armi, del corredo e di tutte le altre robe che il plotone
ha in carico.
XI- SVILUPPO DELL'ATTACCO
Al segnale convenuto e all'ora stabilita per l'attacco della fanteria, l'artiglieria allunga progressivamente il suo tiro per costitui76
re davanti e sui fianchi zone interdette longitudinali e trasversali, al riparo delle quali possa avanzare la fanteria. Non appena
la fanteria ha raggiunto le prime linee nemiche, l'artiglieria incomincia il suo tiro di preparazione e di accompagnamento sulle seconde e terze linee e sui camminamenti che ad esse adducono e su tutte le mitragliatrici che si avviassero in quel momento; si oppone a qualsiasi contrattacco. sfruttando ragionevolmente la celerità di tiro. L'esperienza insegna che quando la
preparazione di fuoco d'artiglieria sia stata bene eseguita, il superare la zona delle difese accessorie nemiche non presenta
grave difficoltà. Una brigata basta ad alimentare l'azione per
una giornata, una divisione per due giorni.
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Dopoguerra
Alla fine della guerra l'Italia è unita, ma le zone del fronte sono
completamente distrutte. Al ritorno nei paesi natii si apre un
desolante spettacolo di distruzione: non sono solo le case, è
tutta una vita, una società che si deve ricostruire.
Possiamo ricordare come si rivolse il generale Giardino alla
sua armata:
"L'armata del Grappa non morrà! E' stata un .formidabile strumento di guerra; più ancora, è stata ed è, e sarà un fascio meraviglioso di anime. La sua gloria ha le radici nel vivo cuore del
popolo italiano che del Grappa, e dei soldati del Grappa, ha fatto il simbolo della patria fede e della patria fortuna. Non morrà!
Voi, dunque, non la dimenticate mai la vostra armata! Riconoscetevi sempre fra di voi, come fratelli, nel nome del nostro
Monte, in seno al quale riposano i nostri morti. Portate sempre
in voi, e diffondete attorno a voi, quando tornerete nel nostro
grande popolo e ne sarete parte così grande, rispettata ed ascoltata, il sentimento e la religione di quella vostra disciplina di
fede e di amore che vi ha fatti eroi; vivete ed operate sempre
come se foste, ancora e sempre, i soldati del Grappa!".
Si conclude così una delle più sanguinose pagine della storia,
che dobbiamo ricordare al fine di non commettere gli stessi errori.
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Ossario monumentale
Per chiunque si trovasse nei pressi del Monte Grappa è doveroso fare una visita al Sacrario, per onorare i soldati caduti.
Migliaia sono i corpi sepolti e chissà quanti altri sono rimasti
nei campi di battaglia: questi hanno avuto la fortuna di poter
essere seppelliti con onore e commemorati giorno per giorno.
Alla fine del conflitto il Grappa è un gigantesco cimitero:
23.000 sono stati i morti, migliaia i feriti da ambo le parti. I resti di quella che fu la grande IV armata vengono inizialmente
tumulati in cimiteri provvisori: Valpiana, Col Calzeron, Pertica,
Mure, Meda, Coston e Cima Grappa.
Tale sistemazione non era però onorevole né duratura: sorse così l'idea di un unico grande cimitero a carattere monumentale.
Sulla cima già esisteva il sacello della Madonnina del Grappa:
la statua bronzea raffigurante Maria Ausiliatrice, installata sulla
cima nel 1901, era stata mutilata da una granata nemica nel
gennaio del '18. Restaurata, ma con i segni appariscenti delle
ferite, e decorata con la croce di guerra, essa ritornò sul Grappa
nel 1921.
81
Una prima sistemazione dei caduti nei pressi del sacello, in sei
rami di galleria confluenti a raggiera in una cripta centrale, per
una lunghezza di circa seicento metri, fu abbandonata per l'eccessiva umidità. Nel 1925 cominciarono perciò i lavori per la
costruzione dell'Ossario monumentale, inaugurato dieci anni
più tardi, il 22 settembre 1935, dal re Vittorio Emanuele III.
L'intera costruzione si adagia sul costone di vetta, con l'aspetto
di una fortezza. Nel corpo centrale del monumento sono custoditi i resti di 12.615 caduti, di cui 10.332 ignoti.
Le spoglie dei 2.283 caduti identificati sono disposte in ordine
alfabetico e custodite in loculi coperti da lastre di bronzo con
inciso il nome e le decorazioni al valor militare del caduto.
Quelle dei 10.332 ignoti sono raccolte in urne comuni di dimensioni maggiori, che si alternano alle tombe singole.
I cinque gironi sono collegati da un'ampia gradinata centrale a
cinque rampe, che dalla base del monumento porta alla sommità, dove sorge il piccolo artistico sacello, santuario della Madonnina dei Grappa. Tra il 4° e il 5° girone, in posizione centrale, alla sommità della monumentale scalea che adduce al vertice
del monumento, è la tomba del maresciallo d'Italia Gaetano
82
Giardino, che prima di morire (nel 1935) aveva espresso il desiderio di essere sepolto lassù tra i suoi soldati.
Dal piazzale del tempio si snoda la suggestiva Via Eroica, che
corre per 250 metri circa fino al portale Roma, donato dalla città eterna, tra due file di cippi in pietra che portano scolpiti a
grandi lettere i nomi delle località legate ai più famosi fatti
d'arme delle storiche battaglie dei Grappa.
L'osservatorio è stato ricavato sopra il portale Roma: dal terrazzo si ha modo di osservare l'ampio panorama circostante, in cui
si possono individuare i punti di maggiore interesse storico mediante l'ausilio di una planimetria in bronzo che ne riporta le
esatte indicazioni.
In un apposito settore, a nord est del Portale Roma, sono state
riunite le salme di 10.295 caduti austro-ungarici rinvenute nelle
zone circostanti. La sistemazione a loculi dei 295 caduti noti, su
due ripiani sovrapposti, è analoga a quella degli italiani. I diecimila caduti rimasti ignoti sono raccolti in due urne ai lati della
cappella centrale.
83
Dal piazzale antistante l'ossario comincia la galleria Vittorio
Emanuele III, un'immensa opera di fortificazione sotterranea i
cui numerosi condotti laterali portano alle caverne dov'erano
piazzati i cannoni, le mitragliatrici, i riflettori. Accanto all'entrata, la casermetta Milano, ora museo, con annessa una sala di
proiezione di documentari cinematografici d'epoca.
84
Note geografiche
sul Monte Grappa
Prima di leggere il libro fino a questo punto sarebbe stato corretto andare a vedere su una mappa dove si trovasse il Monte
Grappa, comunque metto di seguito una serie di importanti informazioni, per comprendere meglio la conformazione geografica del posto.
Monte (1779 m) delle Prealpi Venete.
Dalla vetta principale (chiamata La Grappa) prende nome di
massiccio del Grappa quel tratto delle Prealpi Venete che si innalza fra le valli del Brenta e del Cismon ad Ovest, del Piave a
Est, la pianura veneta a Sud e la spaccatura Arsiè-Feltrea Nord.
Isolato da ogni parte, il Grappa domina una grande cerchia di
monti e la distesa della pianura fino all'Adriatico. Per buona
parte dei lati Sud e Ovest, la base del massiccio è costituita da
un gradone dolomitico scosceso e spesso eroso, che sale fino a
circa 1000 m e sul quale si stende un penepiano a dossi tondeggianti; invece dal culmine centrale, molto spostato verso Sud,
costoni e valli discendono più dolcemente verso il solco feltrino
a Nord e un po' più accidentali verso il Piave a Est. La montagna, fin sui 1200 - 1400 m e dove il terreno non sia eccessivamente scosceso e roccioso, è in genere rivestita di prati popolati
di casere, di boschi e di macchie. Sopra a questo limite, i dossi
tondeggianti, battuti dal sole e dai venti, sono in genere brulli e
non offrono che pascoli naturali.
85
86
Minimuseo
Ho una grande passione per la Grande Guerra. Mi entusiasma
più delle altre perché è una guerra combattuta da soldati che
per la prima volta usavano armi mai viste prima. Questa opera
è nata per ricordare gli eroici soldati che hanno combattuto
questa guerra, senza distinzione fra alleati e nemici: tutti hanno combattuto gloriosamente.
Ho anche creato un piccolo museo, privato, che raccoglie molti oggetti trovati sul campo, in particolare sul Monte Grappa e
dintorni.
La ricerca è finalizzata a reperire oggetti che provengono direttamente dai campi di battaglia in modo da conservare questo patrimonio storico di oggetti che altrimenti andrebbero dispersi.
Principalmente i ritrovamenti li ho effettuati sul Monte Grappa, ma anche sull’Altipiano di Asiago. Nel museo però ci sono
anche alcuni oggetti che ho acquistato da un altro appassionato. In più ho comperato alcune delle più importanti medaglie
che ricordano questa guerra.
Fra gli oggetti bellici, come proiettili e spolette di bomba, appaiono anche strumenti da campo, come gavette, borracce e
posate, a testimoniare la vita di un soldato.
Per l’identificazione dei reperti mi sono servito dell’occhio esperto e delle conoscenze di Guido, ma anche di un riscontro
con alcuni libri.
Nelle pagine a fianco riporto alcune foto sugli oggetti
appartenenti al "minimuseo".
87
Da sinistra in alto:
borraccia italiana, scatoletta, coperchio di gavetta italiana.
In basso:
borraccia e gavetta austriaca, cucchiaio, due gavette austriache.
Da sinistra in alto:
filtri di maschera antigas, cinturone con alcuni proiettili.
In basso:
manico (in legno) di granata, frammenti di bombe, spolette,
frammento di elmetto.
88
Bacheca delle medaglie e dei proiettili.
Da sinistra in alto, medaglie:
commemorativa Guerra 1915-18, croce al valore militare, croce
al merito di guerra, commemorativa francese vittoria interalleata, croce commemorativa prima armata, volontario di guerra,
commemorativa unità d‟Italia, vedove di guerra, medaglia al
valore austriaca in argento e in bronzo, 1915-18(straniera).
2° fila:
caricatore di fucile pieno italiano, caricatori esauriti, caricatori
austriaci di fucile pieni.
3° fila:
due proiettili di pistola, bossoli di proiettili di mitragliatrice,
proiettili di fucile austriaci.
89
90
Grande Guerra
Cronologia
L'arciduca ereditario austroungarico Francesco Ferdinando viene assassinato a Sarajevo da uno
studente serbo.
28-6-1914
L'Austria dichiara guerra alla Serbia.
28-7-1914
La Russia appoggia la Serbia.
30-7-1914
La Germania entra in guerra contro
la Russia.
1-8-1914
La Germania dichiara guerra alla
Francia; l'Italia proclama la neutralità.
3-8-1914
La Gran Bretagna dichiara guerra
alla Germania.
4-8-1914
L'Austria dichiara guerra alla Russia.
6-8-1914
La Francia dichiara guerra all'Austria.
12-8-1914
Il Giappone dichiara guerra alla
Germania.
23-8-1914
I Tedeschi battono i Russi nella bat-
91
Settembre 1914
taglia dei laghi Masuri.
I Tedeschi vengono sconfitti nella
battaglia della Marna.
6/12-11-1914
Un sommergibile tedesco affonda il
"Lusitania" (USA).
7-5-1915
L'Italia entra in guerra contro l'Austria. Battaglia dell'Isonzo.
24-5-1915
I Russi perdono la Polonia e la Lituania.
Agosto - sett
1915
La Bulgaria appoggia gli Imperi
centrali.
5-10-1915
Offensive italiane capeggiate dal
generale Cadorna nella zona del
Carso.
Autunno 1915
Inizia la battaglia di Verdun: i Tedeschi non sfondano le linee francesi;
muoiono 700 000 soldati
21-2-1916
Strafexpedition austriaca contro l'Italia.
15-5-1916
Truppe italiane occupano Gorizia.
9-8-1916
L'Italia dichiara guerra alla Germania.
25-8-1916
La Romania entra in guerra a fianco
dell'Intesa.
27-8-1916
92
In Russia scoppiano tumulti popolari.
Abdicazione dello zar Nicola II.
Intervento degli USA.
8-3-1917
15-3-1917
6-4-1917
Tragica disfatta italiana di Caporetto.
24-10-1917
Il presidente americano Wilson formula un programma di pace in 14
punti.
8-1-1918
Pace di Brest-Litovsk tra Russia e
Germania: la Russia perde la Polonia orientale, le province baltiche,
l'Ucraina, la Finlandia e la Transcaucasia.
3-3-1918
I Tedeschi lanciano un'ultima offensiva sul fronte occidentale.
21-3-1918
I Tedeschi raggiungono la Marna,
dove sono fermati dai Francesi e dagli Americani.
30-3-1918
Gli Alleati liberano gran parte del
Belgio.
Ottobre 1918
Il generale Diaz sferra l'attacco decisivo all'Austria a Vittorio Veneto.
24-10-1918
La Cecoslovacchia si proclama indipendente.
28-10-1918
93
Tumulti rivoluzionari a Vienna : il
governo si dimette.
30-10-1918
L'Austria firma l'armistizio con l'Italia a Villa Giusti.
3-11-1918
L'imperatore della Germania Guglielmo II abdica: nasce la repubblica.
9-11-1918
A Vienna viene proclamata la repubblica.
94
12-11-1918
Imperi tra '800 e '900
Cronologia
La Compagnia di navigazione Rubattino acquista dall'Etiopia il porto di Assab, sul Mar
Rosso. In Egitto viene aperto il canale di
Suez.
1869
Esplorazione del Congo da parte di Stanley.
1874
Guerra della colonia inglese del Transvaal,
ricco di giacimenti diamantiferi, contro gli zulù.
1877
Rivolta dei Boeri del Transvaal contro la Gran
Bretagna.
1880
La Tunisia è protettorato francese
1881
Il governo italiano acquista dalla Compagnia
Rubattino la Baia di Assab. La Gran Bretagna
impone il suo protettorato sull'Egitto.
1882
Penetrazione francese nell'Alto Niger.
1883
Togo, Camerun e Africa del Sudovest diventano protettorati tedeschi. Nella conferenza di
Berlino le potenze europee si dividono l'Africa: il Congo diventa indipendente sotto il re
del Belgio.
1884
L'Italia comincia la penetrazione in Abissinia.
1885
95
Italia sconfitta a Dogali.
1887
Internazionalizzazione del canale di Suez.
1888
Con il trattato di Uccialli il ras Menelik, imperatore d'Etiopia, riconosce vari possedimenti all'Italia che occupa anche la Somalia. L'Inghilterra colonizza la Rhodesia.
1889
L'Italia fonda l'Eritrea.
1890
Menelik d'Etiopia respinge il protettorato italiano.
1893
Protettorato britannico sull'Uganda.
1894
Guerra fra Italia ed Etiopia.
1895
Disfatta di Adua: l'Italia riconosce la sovranità etiope, ma conserva Eritrea e Somalia. Il
Madagascar diventa francese.
1896
Trattato tra Francia ed Etiopia per i confini
della Somalia francese.
1897
Il Sudan è anglo-egiziano. Inizia la guerra anglo-boera nell'Africa del Sud.
1899
Gli inglesi occupano Pretoria.
1900
Sovranità britannica sugli Stati boeri.
1902
L'Egitto è zona d'influenza inglese, il Marocco francese.
1904
Prima crisi marocchina: contrasto franco-
1905
96
tedesco.
Autonomia del Transvaal e Orange.
1907
L'Italia dichiara guerra alla Turchia e occupa
la Libia. Seconda crisi marocchina: la Germania si assicura il Congo.
1911
Il Marocco è protettorato francese. L'Italia attacca la Turchia occupando Rodi e il Dodecaneso; la pace di Losanna le riconosce il dominio sulla Libia.
1912
97
98
Unificazione italiana
Cronologia
Il re di Sardegna dichiara
guerra all'Austria.
23-3-1848 I guerra
di indipendenza
I piemontesi vincono a Pastrengo.
30-4-1848
A Curtatone e Montanara
resistenza delle truppe volontarie contro l'Austria.
28-5-1848
Vittoria piemontese di
Goito.
30-5-1848
Vittoria austriaca di Custoza.
25-7-1848
Vittoria austriaca a Novara; abdicazione di Carlo
Alberto in favore di Vittorio Emanuele II.
23-3-1849
Armistizio di Vignale
(Novara).
24-3-1849
Pace di Milano.
6-8-1849
L'Austria dichiara guerra
al Regno di Sardegna.
26-4-1859 II guerra di indipendenza
Napoleone III è il comandante delle truppe franco-
99
14-5-1859
piemontesi.
Vittoria franco-piemontese
a Montebello.
20-5-1859
Garibaldi sconfigge l'Austria a San Fermo.
23-5-1859
Vittoria franco-piemontese
a Palestro.
31-5-1859
Vittoria franco-piemontese
a Magenta.
4-6-1859
I franco-piemontesi entrano a Milano.
8-6-1859
Sconfitta austriaca a Solferino e San Martino.
24-6-1859
Pace di Zurigo: la Lombardia entra nel Regno di
Sardegna.
10-11-1859
I Mille di Garibaldi si imbarcano da GenovaQuarto per Marsala.
5-5-1860
Garibaldi sconfigge i Borboni a Calatafimi
15-5-1860
Garibaldi sbarca in Calabria.
19-8-1860
Garibaldi entra a Napoli.
7-9-1860
100
A Castelfidardo l'esercito
piemontese sconfigge le
truppe pontificie.
18-9-1860
Vittoria garibaldina del
Volturno.
2-10-1860
Plebiscito sull'annessione
del Sud.
21-10-1860
Incontro tra Garibaldi e
Vittorio Emanuele II vicino a Caserta.
26-10-1860
Proclamazione del Regno
d'Italia.
17-3-1861
Trattato di alleanza tra Italia e Prussica.
8-4-1866 III guerra di indipendenza
La Prussia entra in guerra
con l'Austria.
14-6-1866
Sconfitta dell'Italia a Custoza.
24-6-1866
L'Italia ottiene il Veneto.
3-7-1866
Sconfitta navale dell'Italia
a Lissa.
20-7-1866
Vittoria dei Garibaldini a
Bezzecca.
21-7-1866
Pace di Vienna.
3-10-1866
101
Breccia di Porta Pia: Roma capitale d'Italia.
102
20-9-1870
Reduci Grande Guerra
(di Alessandro Vanni, Rimini 12/03/05)
Onore ai Cavalieri di Vittorio Veneto: hanno superato i cento
anni di vita, attraversato tre secoli di storia, sopravvissuto agli
assalti alla baionetta ed ai gas asfissianti. Sono gli ultimi reduci della “Grande Guerra”, sono i combattenti dell’Isonzo, del
Piave e del Grappa, luoghi che loro possono raccontare, mentre le nostre generazioni li hanno conosciuti solo dai libri di
storia. Tra di loro, oltre ad un solo “veterano” della classe
1897, ci sono i reduci della classe 1898, che hanno vissuto la
disfatta di Caporetto; i “ragazzi del 1899”, chiamati alle armi
nel 1917 ed inviati sul Piave e sul Grappa per fermare
l’avanzata nemica dopo lo sfondamento del fronte dell’Isonzo;
infine la classe 1900, arruolata nel 1918 e che, ad eccezione
dei volontari, non è stata mandata in prima linea. “Tutti eroi!
O il Piave o tutti accoppati!”, recita una famosa frase scritta
dopo Caporetto su un muro nella campagna veneta.
Torniamo ad oggi: nel 1998 i Cavalieri di Vittorio Veneto erano 1700, di cui circa 600 “ragazzi del ’99”; nel 2003 erano 140,
di cui 18 residenti all‟estero; oggi ne sono rimasti pochi…
Infatti al 31 dicembre 2004, secondo il censimento del Ministero del Tesoro, che paga loro una piccola pensione, i Cavalieri di
Vittorio Veneto ancora viventi risultavano essere 56, di cui 5
donne e 8 residenti all‟estero; sempre a questa data, ma secondo
il censimento dell‟Associazione Nazionale “Cavalieri
dell‟Ordine di Vittorio Veneto” (dati Direzioni Provinciali del
Tesoro), i cavalieri erano invece 44, di cui 5 donne e 6 residenti
all‟estero. Ma oggi tra i reduci di quest‟ultimo censimento mi
risulta che una decina non ci sono più.
103
Svolgendo una ricerca personale, grazie anche ad alcune segnalazioni di G. Alunni, finora sono riuscito a trovare notizia di
una trentina di reduci della Guerra 1915-18, che dovrebbero essere tuttora in vita (dati non ufficiali). Questi sono i loro nomi,
con data di nascita e provincia di residenza:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
RAVA Luigi
Ravenna
ROFFINELLA Secondo
Asti
SARROCCO Italo
L‟Aquila
BONOMINI Paolo
Brescia
CONSIGLI Avellino
Perugia
BORRONI Delfino
Milano
OSSINO Cirino
Siracusa
CHIARELLO Francesco
Crotone
DI NARDO Antonio
Rieti
AGAZZI Alberto
Piacenza
MONNI Marino
Milano
COSTANZO Pasquale
Napoli
PAOLONI Romolo
Roma
104
09-09-1897
03-05-1898
11-05-1898
22-05-1898
05-07-1898
23-08-1898
04-09-1898
05-11-1898
10-11-1898
30-01-1899
02-05-1899
21-05-1899
30-05-1899
14.
15.
16.
17.
18.
19.
20.
21.
22.
23.
24.
25.
26.
27.
BARNI Arnaldo
Pistoia
GILLARDUZZI Teofilo
Belluno
ZEMA Carmelo
Reggio Calabria
DI SANTO Benedetto
Benevento
SARAVALLE Ido Giorgetto
Milano
CAMILLO Angelo Michele
Isernia
DE CRISTOFARO Domenico
Avellino
FURONI Mario
Modena
CARTA Giovanni Antonio
Sassari
SEPE Giuseppe
Latina
DAL MASO Evaristo
San Paolo (Brasile)
SINI Francesco
Nuoro
BOEDDU Luca
Nuoro
DENARO Giuseppe
Roma
02-06-1899
06-09-1899
17-09-1899
26-09-1899
16-11-1899
18-11-1899
21-11-1899
23-11-1899
28-12-1899
classe 1899
classe 1899
classe 1899
classe 1899
13-10-1900
Poi ci sono quei soldati classe 1900 che, arruolati nel 1918, non
hanno combattuto in trincea o non sono stati inviati in zona di
guerra, e non risultano come Cavalieri di Vittorio Veneto nel
censimento del Ministero del Tesoro, tra i quali ci sono:
105
28.
29.
30.
31.
DISASTRI Luigi
Torino
MICHELETTI Pietro
Pesaro-Urbino
SERIOLI Battista
Brescia
BERTOLAMI Carmelo
Messina
14-06-1900
18-10-1900
26-11-1900
08-12-1900
Preciso inoltre che GILLARDUZZI Teofilo è un reduce molto
particolare, in quanto è forse l‟ultimo combattente dell‟esercito
austro-ungarico vivente in Italia (segnalazione di M. Casarola),
l‟unico che può raccontare il Piave dall‟altra sponda.
Si deve registrare che recentemente sono purtroppo scomparsi i
cavalieri BARBERO Luigi (classe 1899, +Torino 08-02-05),
SANTO Ambulo (classe 1900, +Palermo 06-02-05),
ALFANO Carmine (classe 1896, +Napoli 05-02-05),
ORELLI Carlo (classe 1894, +Roma 22-01-05), MELE Giovanni (classe 1900, +Frosinone 19-12-04), CAPONI Florio
(classe 1899, +Roma 05-12-04), BACCIU Giuseppe (classe
1899, +Sassari dic-04)… poi l‟elenco è tristemente lungo.
Prego chiunque avesse notizie e/o richieste in merito a reduci
della Grande Guerra di contattarmi direttamente, sperando così
di potere completare questa ricerca che sto svolgendo con grande passione e profonda ammirazione.
Alessandro Vanni
Via San Giuliano, 79
47900 RIMINI
Tel 0541/53430 (ore serali)
E.mail: [email protected]
106
Inni e canti
La vita di un soldato non era sicuramente una delle migliori,
anzi forse la peggiore fra molte, ma per rallegrarsi intonavano
i seguenti inni e canti. Attraverso alcuni di questi si possono
anche ricostruire alcune vicende delle abitudini di un soldato.
Naturalmente l’ideale sarebbe sentirle dal vivo, ma si può provare un’emozione simile trovando le canzoni registrate; alcune
si trovano su cd, cassette o internet.
Bersagliere ha cento penne
Bersaglier ha cento penne,
ma l'alpin ne ha una sola,
un po' più lunga, un po' più mora,
sol l'alpin la può portar.
Quando scende la notte nera
Tutti dormono alla pieve,
ma con la faccia giù nella neve
sol l'alpin non può dormir.
E sui monti vien giù la neve,
la tormenta dell'inverno,
ma se venisse anche l'inferno,
sol l'alpin riman lassù.
Se dall'alto dirupo cade,
confortate i vostri cuori,
perché se cade va tra i fiori
non gl'importa di morir.
107
Monte Canino
Non ti ricordi quel mese d'Aprile
Quel lungo treno che andava al confine
Che trasportavano migliaia degli alpini
Su-su correte: é l'ora di partir
Dopo tre giorni di strada ferrata
Ed altri due di lungo cammino
Siamo arrivati sul Monte Canino
E col sereno ci tocca riposar
Se avete fame guardate lontano
Se avete sete la tazza alla mano
se avete sete la tazza alla mano
che ci rinfresca: la neve ci sarà
108
Figli di nessuno
Figli di nessuno,
che noi siam…
fra le rocce noi viviam,
ci disprezza ognuno
perché laceri noi siam.
Ma se c’è qualcuno
che ci sappia comandar
e dominar, figli di nessuno
che noi siam anche a
digiuno sappiam lottar.
Hop dué, hop dué.
Noi siamo nati chissà
quando, chissà dove.
Allevati dalla pura
carità, senza padre
senza madre, senza un nome
noi viviamo come uccelli
in libertà. Hop dué, hop dué.
Noi viviamo fra I boschi
e sugli alti monti e
dagli aquilotti ci
facciamo ammirar.
Le ragazze d’oggi giorno
son smorfiose son scontrose,
appena nate si dan subito da far,
cercan tizio, cercan caio
mille cose in quantità.
Hop dué, hop dué.
Figli di nessuno…
109
O signore delle cime
Dio del cielo, signore delle cime
un nostro amico hai chiesto alla montagna
ma ti preghiamo,
ma ti preghiamo,
su nel paradiso, su nel paradiso, lascialo andare
per le tue montagne.
Santa Maria Signora della neve,
copri col bianco soffice mantello,
il nostro amico, il nostro fratello,
su nel paradiso, su nel paradiso, lascialo andare
per le tue montagne.
110
Il testamento del capitano
Il Capitano della compagnia
si l'è ferito e sta per morir..!
E manda a dire ai suoi Alpini
perché lo vengano a ritrovar.
I suoi Alpini che manda a dire
che non han scarpe per camminar…
"O con le scarpe o senza scarpe
i miei Alpini li voglio qua …
" Cosa comanda, sior Capitano
che noi adesso semo arrivà …"
E io comando che il mio corpo
in cinque pezzi sia taglià:
il primo pezzo a mia Patria
Il secondo pezzo al Battaglion
Il terzo pezzo alla mia mamma
che si ricordi del suo figliol !
Il quarto pezzo alla mia bella
che si ricordi del suo primo amor!
L'ultimo pezzo alle montagne
che lo fioriscano di rose e fior…!
111
Bombardano Cortina
Bombardano Cortina
dicono che gettano fiori
nemici traditori
E' giunta l'ora subito fora dovete andar !
E' giunta l'ora subito fora dovete andar !
E proseguendo poi
per val Costeana
tutti sulla Tofana
su quella vetta la baionetta si tirerà !
112
La tradotta
La tradotta che parte da Torino,
a Milano non si ferma più,
ma la va diretta al Piave,
cimitero della gioventù.
Siam partiti, siam partiti
In ventisette, solo in cinque
Siam tornati qua e gli altri
Ventidue son rimasti tutti a S. Donà.
A Nervesa, a Nervesa c'è una
Croce, mio fratello è sepolto la
Io ci ho scritto su Ninetto,
che la mamma lo ritroverà.
Cara suora, cara suora son
Ferito a domani non arrivo più
Se non c'è qui la mia mamma
Un bel fiore me lo porti tu.
113
Trentatré
Dai fidi tetti del villaggio
i bravi alpini son partiti;
mostran la forza ed il coraggio
nei loro volti franchi e arditi.
Son dell'Alpe i bei cadetti,
nella robusta giovinezza
dai loro baldi e forti petti
spira un'indomita fierezza.
O, valore alpin,
difendi sempre la frontiera,
e là sui confin
tien sempre alta la bandiera.
Sentinella, all'erta
per il suol nostro italiano,
dove amor sorride
e più benigno irradia il sol.
Là tra le selve e i burroni,
là tra nebbie fredde e il gelo,
piantan con forza i loro picconi
le vie rendon più brevi.
E quando il sole brucia e scalda
le cime e le profondità,
il fiero Alpino scruta e guarda,
pronto a dare i "Chi va là?"
O, valore alpin,
difendi sempre la frontiera,
e là sui confin
tien sempre alta la bandiera.
Sentinella, all'erta
per il suol nostro italiano,
dove amor sorride
e più benigno irradia il sol.
114
Stelutis alpinis
Se tu vens cà sù ta' cretis
là che lôr mi àn soterât,
al è un splàz plen di stelutis;
dal miò sanc l'è stât bagnât...
Par segnâl, une crosute
jè scolpide lì tal cret;
fra che' stelis 'nàs l'erbute,
sot di lor jo dùar cujet.
Ciol, su ciol, une stelute
che ricuardi il nestri ben:
tu 'i darâs 'ne bussadute
e po' plàtile in tal sen.
Quant' che a ciase tu sês sole
e di cûr tu preis par me,
il miò spirt ator ti svole:
jo e la stele 'o sin cun te.
Ma 'ne dì quant che la vuere
a' sara un lontan ricùard
tal to cûr, dulà ch'al jere
stele e amôr, dut sara muart.
Restarà par me che stele
che 'l miò sanc a là nudrit
par che lusi simpri biele
su l'Italie a l'infinit.
115
Motorizzati a piè
Ai primi di novembre
Nessun se l'aspettava
La cartolina bianca
Mi tocca di partire.
Motorizzati a piè,
la penna sul cappel,
lo zaino affardellato,
l'alpin l'è sempre quel.
E partiremo allor
Con la tristezza in cor,
lasciando la morosa
con gli altri a far l'amor.
E vegnarà quel dì
Che canterem così:
finita l'è sta naja
a casa ritornar.
Motorizzati a piè,
la penna sul cappel,
lo zaino affardellato,
l'alpin l'è sempre quel.
116
Monte Nero
Spunta l'alba del 15 Giugno
comincia il fuoco dell'artiglieria
Il 3° alpini è sulla via
Monte Nero a conquistar
Monte Nero Monte Rosso
traditore della vita mia
Ho lasciato la mamma mia
per venirti a conquistar
per venirti a conquistare
ho perduto tanti compagni
tutti giovani sui vent'anni
la loro vita non torna piu'.
Colonnello che piangeva
a veder tanto macello
fatti coraggio alpino bello
che l'onor sarà per te.
117
Dove sei stato mio bell’alpino?
Dove sei stato mio bell'alpino?
Dove sei stato mio bell'alpino,
che ti ha cangià colore?
L'è stata l'aria dell'Ortigara
l'è stata l'aria dell'Ortigara,
chi mi ha cangià colore.
E' stato il fumo della mitraglia
è stato il fumo della mitraglia,
chi mi ha cangià colore.
Ma i tuoi colori ritorneranno
ma i tuoi colori ritorneranno,
questa sera a fare l'amore.
118
La bandiera tricolore
E la bandiera di tre colori
Sempre è stata la più bella:
noi vogliamo sempre quella
noi vogliam la libertà
e la bandiera gialla e nera
qui ha finito di regnare,
la bandiera gialla e nera
qui ha finit di regnare
tutti uniti in un sol patto,
stretti intorno alla bandiera,
griderem mattina e sera:
viva, viva i tre color!
119
Era una notte che pioveva
Era una notte che pioveva
e tirava un forte vento
Immaginatevi che grande tormento
per un alpino che sta a vegliar
A mezzanotte arriva il cambio
accompagnato dal capoposto
O sentinella torna al tuo posto
sotto la tenda a riposar
Quando fui stato nella mia tenda
sentii un rumore giù nella valle
120
Ta-pum
Venti giorni sull'Ortigara
senza il cambio per dismontar
Ta-pum tap-pum ta-pum
ta-pum ta-pum
Quando poi ti discendi al piano
battaglione non hai più soldà
Ta-pum tap-pum ta-pum
ta-pum ta-pum
Ho lasciato la mamma mia
l'ho lasciata per fare il soldà
Ta-pum tap-pum ta-pum
ta-pum ta-pum
Dietro il ponte un cimitero
cimitero di noi soldà
Ta-pum tap-pum ta-pum
ta-pum ta-pum
Cimitero di noi soldati
forse un giorno ti vengo a trovar
Ta-pum tap-pum ta-pum
ta-pum ta-pum ta-ta
121
Sul cappello
Sul cappello che noi portiamo
c'è una lunga penna nera
che a noi serve da bandiera
su pei monti a guerreggiar.
Evviva evviva il reggimento
Evviva evviva il Corpo degli Alpin.
Su pei monti che noi andremo
pianteremo l'accampamento,
brinderemo al reggimento:
Viva il Corpo degli Alpin.
Su pei monti che noi saliremo
coglieremo stelle alpine
per portarle alle bambine
farle piangere e sospirar.
Farle piangere e sospirare
nel pensare ai bellì alpini
che tra i ghiacci e le slavine
van sui monti a guerreggiar.
122
La canzone del Grappa
Monte Grappa tu sei la mia Patria,
sovra a te il nostro sole risplende,
a te mira chi spera ed attende
i fratelli che a guardia vi stan.
Contro a te già s'infranse il nemico
che all'Italia tendeva lo sguardo
non si passa un cotal baluardo
affidato ad italici cuor.
Monte Grappa tu sei la mia Patria,
Sei la stella che addita il cammino,
sei la gloria, il volere, il destino,
che all'Italia ci fa ritornar.
Le tue cime fur sempre vietate
per il piè dell'odiato straniero.
dei tuoi fianchi egli ignora il sentiero
che pugnando più volte tentò.
Qual la candida neve che al vento
ti ricopre di splendido ammanto
tu sei puro ed invitto con vanto
che il nemico non lasci passar.
Monte Grappa tu sei la mia Patria,
O montagna per noi tu sei sacra,
giù di lì scenderanno le schiere
che irrompenti a spiegate bandiere
l'invasore dovranno scacciar.
Ed i giorni del nostro servaggio
che scontammo mordendo nel freno
in un forte avvenir sereno
noi presto vedremo mutar.
Monte Grappa tu sei la mia Patria,
……..
123
Inno di Oberdan
Impugna le bombe d’Orsini,
prepara il pugnale alla mano,
a morte l’austriaco sovrano!
Noi vogliamo la libertà.
A morte Franx! Viva Oberdan!
Vogliamo spezzare per sempre
La dura servile catena;
a morte gli Asburgo – Lorena!
Noi vogliamo la libertà.
A morte Franx! Viva Oberdan!
Vogliamo gridar: Viva l’Italia!
Vogliamo al dolore uno sfogo!
Squassiamo l’austriaco giogo,
Noi vogliamo la libertà.
A morte Franx! Viva Oberdan!
Sul nodo che il collo ti serra
Giuriamo “faremo vendetta”!,
fratelli, già l’ora s’affretta
in cui riavrem la libertà
A morte Franx! Viva Oberdan!
Vogliamo schiacciar sotto il piede
L’odiata austriaca insegna;
già l’ora è vicina e segna
la degna fine di Franx Josèph!
A morte Franx! Viva Oberdan!
Già fiere, superbe, s’avanzano
Impavide le itale squadre.
Ivan non t’invocammo, o madre,
o Italia, noi torniamo a te!
A morte Franx! Viva Oberdan!
124
La leggenda del Piave
Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava per raggiunger la frontiera
e far contro il nemico una barriera...
Muti passaron quella notte i fanti:
tacere bisognava andare avanti.
S'udiva intanto dalle amate sponde,
sommesso e lieve il mormorio dell’onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero.
Il Piave mormorò: Non passa lo straniero!
Ma in una notte trista si parlò di un fosco evento
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento.
Ahi, quanta gente ha vista venir giù lasciare il tetto,
poi che il nemico irruppe a Caporetto!
Profughi ovunque! Dai lontani monti,
venivano a gremir tutti i suoi ponti.
S'udiva allor dalle violate sponde
sommesso e tristo il mormorar dell'onde
Come un singhiozzo, in quell'autunno nero,
il Piave mormorò; ritorna lo straniero!
E ritornò il nemico: per l'orgoglio e per la fame
volea sfogare tutte le sue brame...
Vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora
sfamarsi, e tripudiare come allora!
- No - disse il Piave - No - dissero i fanti mai più il nemico faccia un passo avanti!
125
Si vide il Piave rigonfiar le sponde!
E come i fanti, combattevan l'onde...
Rosso di sangue del nemico altero,
il Piave comandò: Indietro, và, straniero!
Indietreggiò il nemico fino a Trieste, fino a Trento
E la Vittoria sciolse l'ali al vento!
Fu sacro il patto antico: tra le schiere: furon visti
risorgere Oberdan, Sauro, Battisti
!Infranse, alfin, l'italico valore
la forche e l'armi dell'impiccatore!
Sicure l’Alpi, libere le sponde
Si tacque il Piave, si placaron l’onde.
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
La Pace non trovò né oppressi né stranieri!
126
Monte Pasubio
Sulla strada del Monte Pasubio
Bom borombom.
Lenta sale una lunga colonna
Bom borombom.
L'è la marcia di chi non torna
di chi si ferma a morir lassù.
Ma gli Alpini non hanno paura
Bom borombom.
Sulla cima del Monte Pasubio
Bom borombom
Soto i enti che ze 'na miniera
Bom borombom.
Son gli Alpini che scava e che spera
di tornare a trovar l'amor.
Ma gli Alpini non hanno paura
Bom borombom.
Sulla strada del Monte Pasubio
Bom borombom
è rimasta soltanto una croce
Bom borombom.
Non si sente mai più una voce,
ma solo il vento che bacia i fior.
Ma gli Alpini non hanno paura
Bom borombom, bom borombom,
bomborombà.
127
La montanara
Lassù sulle montagne tra boschi e valli d'or
tra l'aspre rupi eccheggia un cantico d'amor
La montanara, si sente cantare
cantiam la montanara e chi non la sa
La montanara, si sente cantare
cantiam la montanara e chi non la sa
Lassù sui monti dai ripidi d'argento
una capanna cosparsa di più
era la piccola dolce dimora
di Soreghina la figlia del sol
La figlia del sol.
128
Chi per la Patria muor…
Aspra del militar
Benché la vita,
al lampo dell’acciar
gioia l’invita.
Chi per la patria muor
Vissuto è assai;
la fronda dell’allor
non muore mai.
Piuttosto ce languir
Per lunghi affanni,
è meglio morir
sul fior degli anni.
Chi muor e dar non sa
Di gloria un segno
Alle future età,
di fama è indegno.
129
Inno di Mameli
Fratelli d’Italia
L’Italia s’è desta,
dell’elmo di Scipio
s’è cinta la testa.
Dov’è la vittoria?
Le porga la chioma
Che schiava di Roma
Iddio la creò.
Uniamo, amiamoci
L’unione e l’amore
Rivelano ai popoli
Le vie del Signore.
Giuriamo, far libero
Il suolo natio;
uniti, per Dio!
Chi vincer ci può?
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte
siam pronti alla morte
l’Italia chiamò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte
siam pronti alla morte
l’Italia chiamò.
Noi fummo da secoli
Calpesti e derisi,
perché non siam popolo,
perché siam divisi,
raccoltaci un’unica
bandiera, una speme;
di fonderci insieme
già l’ora suonò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte
siam pronti alla morte
l’Italia chiamò.
Dall’Alpe a Sicilia
Ovunque è Legnano
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il cuore e la mano.
I bimbi, d’Italia
Si chiaman Balilla,
il suon d’ogni squilla
i Vespri suonò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte
l’Italia chiamò.
130
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte
l’Italia chiamò.
Evviva l’Italia!
Dal sonno s’è desta,
s’è cinta la testa.
Dov’è la vittoria?
Le porga la chioma
Dell’elmo di Scipio
Che schiava di Roma
Iddio la chiamò
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte
l’Italia chiamò.
Son giunchi che piegano
Le spade vendute;
già l’aquila d’Austria
le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia
Il sangue polacco
Bevè col cosacco
Ma il cor le bruciò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte
siam pronti alla morte
l’Italia chiamò.
131
132
La legge
del buon recuperante
Per chi volesse andare alla ricerca di reperti, come ho fatto io,
metto qui di seguito una legge creata appositamente per la
Grande Guerra. Leggere attentamente gli articoli può risultare
noioso, ma è un dovere, anche morale.
Legge 7 marzo 2001, n. 78
"Tutela del patrimonio storico della Prima guerra
mondiale"
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 75 del 30 marzo 2001
Art. 1.
(Principi generali)
1. La Repubblica riconosce il valore storico e culturale delle vestigia della Prima guerra mondiale.
2. Lo Stato e le regioni, nell‟ambito delle rispettive competenze,
promuovono la ricognizione, la catalogazione, la manutenzione, il
restauro, la gestione e la valorizzazione delle vestigia relative a entrambe le parti del conflitto e in particolare di:
a) forti, fortificazioni permanenti e altri edifici e manufatti militari;
b) fortificazioni campali, trincee, gallerie, camminamenti, strade
e sentieri militari;
c) cippi, monumenti, stemmi, graffiti, lapidi, iscrizioni e tabernacoli;
d) reperti mobili e cimeli;
e) archivi documentali e fotografici pubblici e privati;
f) ogni altro residuato avente diretta relazione con le operazioni
belliche.
133
3. Per le finalità di cui al comma 2 lo Stato e le regioni possono
avvalersi di associazioni di volontariato, combattentistiche o d‟arma.
4. La Repubblica promuove, particolarmente nella ricorrenza del 4
novembre, la riflessione storica sulla Prima guerra mondiale e sul suo
significato per il raggiungimento dell‟unità nazionale.
5. Gli interventi di alterazione delle caratteristiche materiali e storiche delle cose di cui al comma 2 sono vietati.
6. Alle cose di cui al comma 2, lettera c), si applica l‟articolo 51
del testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, approvato con decreto legislativo 29 ottobre 1999,
n. 490, di seguito denominato «testo unico».
Art. 2.
(Soggetti autorizzati ad effettuare gli interventi)
1. Possono provvedere direttamente agli interventi di ricognizione,
catalogazione, manutenzione, restauro, gestione e valorizzazione delle cose di cui all‟articolo 1, in conformità alla presente legge e alle
leggi regionali:
a) i privati in forma singola o associata, compresi comunanze,
regole, comitati e associazioni anche non riconosciute;
b) i comuni, le province, gli enti parco, altri enti pubblici e i loro
consorzi;
c) le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;
d) lo Stato.
2. L‟autorizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali
per gli interventi sulle cose di cui all‟articolo 1 è richiesta solo quando si tratti di cose assoggettate alla tutela di cui al Titolo I del testo
unico. Restano tuttavia fermi il potere di cui all‟articolo 28, comma
2, del testo unico, le competenze in materia di tutela paesistica, nonchè le competenze del Ministero della difesa e del Ministero delle finanze.
3. I soggetti, pubblici o privati, che intendano provvedere agli interventi di manutenzione, restauro, gestione e valorizzazione delle
cose di cui all‟articolo 1 debbono darne comunicazione, corredata di
progetto esecutivo e di atto di assenso del titolare del bene, almeno
due mesi prima dell‟inizio delle opere, alla Soprintendenza competente per territorio.
134
Art. 3.
(Compiti dello Stato)
1. Lo Stato:
a) promuove, coordina e, ove necessario, realizza direttamente
gli interventi di cui all‟articolo 2, comma 1;
b) promuove la collaborazione con gli Stati le cui forze armate
operarono sul fronte italiano o con gli Stati loro successori ai fini degli interventi di cui all‟articolo 2, comma 1;
c) può promuovere o concorrere agli interventi di cui
all‟articolo 2, comma 1, che si svolgono fuori del territorio nazionale.
Art. 4.
(Competenze del Ministero per i beni e le attività culturali)
1. In attuazione dell‟articolo 3, il Ministero per i beni e le attività
culturali, nei limiti delle risorse destinate a tali finalità:
a) promuove la ricognizione e la catalogazione, gli studi, le ricerche e la redazione di cartografia tematica relativamente alle cose
di cui all‟articolo 1;
b) definisce i criteri tecnico-scientifici per la realizzazione degli
interventi di cui all‟articolo 2, comma 1;
c) individua le priorità, tenuto conto delle iniziative già adottate
dagli altri soggetti di cui all‟articolo 2, comma 1;
d) realizza direttamente gli interventi individuati come prioritari,
preferibilmente ove manchino o risultino inadeguate le iniziative degli altri soggetti di cui all‟articolo 2, comma 1;
e) può finanziare le iniziative degli altri soggetti di cui
all‟articolo 2, comma 1, tenuto conto delle priorità individuate ai sensi della lettera c) del presente comma e con le modalità di cui
all‟articolo 8;
f) cura un programma di tutela e valorizzazione degli archivi
pubblici, ivi compresi quelli militari, nonché di quelli privati, al fine
di assicurarne la più ampia fruizione, anche attraverso prestiti e mostre itineranti, promuovendo fra l‟altro il recupero e la conservazione,
anche in copia, della documentazione storica;
g) vigila sull‟attuazione degli interventi e in particolare su quelli
finanziati dallo Stato, anche avvalendosi di ispettori onorari.
135
2. È istituito, presso il Ministero per i beni e le attività culturali, il
Comitato tecnico-scientifico speciale per il patrimonio storico della
Prima guerra mondiale.
3. Il Comitato è nominato con decreto del Ministro per i beni e le
attività culturali, che ne disciplina altresì il funzionamento, escludendo la corresponsione di compensi ai componenti del Comitato stesso.
4. Il Comitato esprime pareri e formula proposte ai Ministeri per i
beni e le attività culturali, degli affari esteri e della difesa per quanto
attiene all‟attuazione della presente legge. In particolare, esprime parere obbligatorio sugli obiettivi annuali definiti dai citati Ministeri
con riferimento all‟attuazione della legge stessa.
5. Il Comitato definisce:
a) i criteri tecnico-scientifici di cui al comma 1, lettera b);
b) le priorità di cui al comma 1, lettera c);
c) i criteri per l‟assegnazione dei finanziamenti di cui al comma
1, lettera e);
d) il programma di cui al comma 1, lettera f).
6. L‟istituzione e il funzionamento del Comitato non comportano
nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
Art. 5.
(Competenze del Ministero della difesa)
1. Il Ministero della difesa, nei limiti delle risorse destinate a tali
finalità:
a) può realizzare direttamente gli interventi di cui all‟articolo 2,
comma 1, o concorrere alla loro realizzazione, in particolare mediante l‟impiego delle Truppe alpine;
b) cura gli archivi storici militari e collabora con il Ministero per
i beni e le attività culturali nell‟attuazione del programma di cui
all‟articolo 4, comma 1, lettera f). A tal fine, fra gli obiettivi
dell‟Ufficio storico dello Stato maggiore dell‟Esercito ha carattere di
priorità la catalogazione informatica delle fonti della Prima guerra
mondiale, negli archivi centrali e in quelli periferici.
Art. 6.
(Competenze del Ministero degli affari esteri)
136
1. Nei limiti delle risorse destinate a tali finalità, il Ministero degli
affari esteri, in collaborazione con il Ministero per i beni e le attività
culturali e il Ministero della difesa, promuove e coordina:
a) la partecipazione degli Stati le cui forze armate operarono sul
fronte italiano o degli Stati loro successori alle iniziative di cui
all‟articolo 1;
b) la partecipazione dell‟Italia alle analoghe iniziative all‟estero;
c) la cooperazione di Amministrazioni dello Stato, Università,
enti pubblici e soggetti privati con soggetti stranieri per la ricerca storica sulla Prima guerra mondiale.
Art. 7.
(Competenze delle regioni)
1. Le regioni a statuto ordinario, nelle materie di loro competenza
ai sensi dell‟articolo 117 della Costituzione e in quelle loro delegate
dalla legislazione vigente:
a) promuovono e coordinano gli interventi di cui all‟articolo 2,
comma 1, svolti da privati e enti locali, tenendo conto delle priorità e
assicurando la conformità ai criteri tecnico-scientifici definiti ai sensi
dell‟articolo 4, favorendo in particolare la creazione e la gestione di
percorsi storico-didattici e lo svolgimento di attività formative e didattiche;
b) possono concorrere al finanziamento degli interventi di cui
alla lettera a);
c) disciplinano con legge l‟attività della raccolta di reperti mobili, fermo restando quanto previsto dagli articoli 9 e 10.
2. Le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e
di Bolzano perseguono le finalità della presente legge nell‟ambito
delle competenze ad esse spettanti ai sensi dei rispettivi Statuti e delle
relative norme di attuazione. A tal fine i finanziamenti alle stesse
spettanti sono assegnati ai sensi dell‟articolo 5 della legge 30 novembre 1989, n. 386.
Art. 8.
(Finanziamento statale degli interventi)
1. I soggetti di cui all‟articolo 2, comma 1, lettere a), b) e c), possono essere ammessi a contributi statali per gli interventi di cui allo
stesso comma.
137
2. I soggetti interessati debbono presentare alla Soprintendenza
competente per territorio:
a) il progetto esecutivo corredato di piano finanziario, con l‟atto
di assenso del titolare del bene;
b) una relazione tecnica dettagliata sulle procedure di conservazione e restauro dei manufatti e delle opere oggetto dell‟intervento e
sulla conformità ai criteri tecnico-scientifici di cui all‟articolo 4,
comma 1, lettera b), con un programma temporale dei lavori;
c) l‟indicazione nominativa del direttore responsabile dei lavori.
3. Il Ministero per i beni e le attività culturali, nei limiti delle risorse destinate a tale finalità, dispone la concessione del contributo entro
tre mesi dal ricevimento della domanda, sentiti il Ministero della difesa e l‟amministrazione demaniale competente. A tal fine tiene conto delle priorità di cui all‟articolo 4, nonché del complesso delle richieste presentate e dei contributi già erogati al richiedente da altri
soggetti pubblici.
Art. 9.
(Reperti mobili e cimeli)
Soppresso
Soppresso
1. Chiunque possieda o rivenga reperti mobili o cimeli relativi al
fronte terrestre della Prima guerra mondiale di notevole valore storico
o documentario, ovvero possieda collezioni o raccolte dei citati reperti o cimeli deve darne comunicazione al sindaco del comune nel cui
territorio si trovano, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge o dalla data del ritrovamento, indicandone
la natura, la quantità e, ove nota, la provenienza.
Art. 10.
(Sanzioni)
1. Chiunque esegua interventi di modifica, di restauro o di manutenzione sulle cose di cui all‟articolo 1, comma 2, lettere a), b), c) ed
e), senza provvedere a quanto previsto dall‟articolo 2, comma 3, è
punito, salvo che il fatto costituisca reato, con la sanzione amministrativa da lire cinque milioni a lire cinquanta milioni.
2. Qualora dagli interventi indicati al comma 1 derivi la perdita o il
danneggiamento irreparabile delle cose ovvero in caso di esecuzione
138
di interventi di alterazione delle loro caratteristiche materiali o storiche si applica, salvo che il fatto costituisca diverso reato, la pena
dell‟arresto da sei mesi a un anno e l‟ammenda da lire un milione a
lire cinquanta milioni.
3. Chiunque non ottemperi alle prescrizioni previste dall‟articolo 9
è punito con la sanzione amministrativa da lire cinquecentomila a lire
un milione.
Art. 11.
(Norme di spesa e finali)
1. Per l‟attuazione della presente legge è autorizzata la spesa di lire
330 milioni annue a decorrere dal 2001.
2. Per l‟attuazione degli interventi previsti dalla presente legge è
autorizzata per l‟anno 2000 la spesa di lire un miliardo.
3. Per l‟attuazione del comma 4 è autorizzato un limite di impegno
quindicennale pari a lire un miliardo annue a decorrere dall‟anno
2001.
4. I soggetti di cui all‟articolo 2, comma 1, lettere b) e c), sono autorizzati a contrarre mutui nell‟anno 2001, con onere a carico del bilancio dello Stato, nei limiti di cui al comma 3. Si applica l‟articolo 8,
comma 2. Con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali
sono determinati criteri e modalità per l‟attuazione del presente
comma, compresi la rendicontazione da parte dei soggetti beneficiari
e i controlli.
5. Le funzioni di cui agli articoli 3, 4, 5 e 6 sono esercitate nei limiti delle risorse di cui al presente articolo.
6. In sede di prima applicazione della presente legge, le risorse disponibili sono assegnate prioritariamente dal Ministero per i beni e le
attività culturali ai progetti già predisposti e relativi alle zone di guerra più direttamente interessate dagli eventi bellici del 1916-1917 sugli altopiani vicentini.
Art. 12.
(Copertura finanziaria)
1. All‟onere derivante dall‟attuazione dell‟articolo 11, comma 1,
pari a lire 330 milioni annue a decorrere dal 2001, si provvede, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del
bilancio triennale 2001-2003, nell‟ambito dell‟unità previsionale di
139
base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del
Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica
per l‟anno 2001, allo scopo parzialmente utilizzando
l‟accantonamento relativo al Ministero per i beni e le attività culturali.
2. All‟onere derivante dall‟attuazione dell‟articolo 11, commi 2 e
3, pari a lire un miliardo per ciascuno degli anni dal 2000 al 2015, si
provvede:
a) per l‟anno 2000, mediante corrispondente riduzione dello
stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2000-2002,
nell‟ambito dell‟unità previsionale di base di conto capitale «Fondo
speciale» dello stato di previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica per l‟anno 2000, allo scopo
parzialmente utilizzando l‟accantonamento relativo al Ministero per i
beni e le attività culturali;
b) a decorrere dall‟anno 2001, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 20012003, nell‟ambito dell‟unità previsionale di base di conto capitale
«Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero del tesoro,
del bilancio e della programmazione economica per l‟anno 2001, allo
scopo parzialmente utilizzando l‟accantonamento relativo al Ministero per i beni e le attività culturali.
3. Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti
variazioni di bilancio.
Art. 13.
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
140
L’autore
Sono nato il 27 Dicembre 1988 a Bagno a Ripoli (FI),
dove vivo tuttora con la mia famiglia.
Adesso faccio le superiori al Gobetti, liceo scientifico.
La mia passione è nata attraverso un mio amico, con cui
vado a fare le ricerche sul Grappa. A natale mi sono fatto regalare il metal – detector, ma è comunque sempre più difficile
trovare qualcosa, gli anni passano…
Ho scritto questo libro dopo aver pubblicato un sito
internet per unire il mio amor di patria con la mia passione per
le tecnologie e mi sembra che sia venuto un buon lavoro.
Consiglio molto la lettura di libri che parlino della
Grande Guerra, ma non libri di storia che spieghino i fatti, i
libri belli che ti aprono il cuore e la mente sono quelli di autori
che hanno combattuto e che sanno cosa è veramente la guerra.
Da questi testi si possono capire i pensieri e le sensazioni
che potevano passare nella mente di un soldato, mentre stava
in trincea:
- la paura, respinta dall’alcool
- la tensione, combattuta fumando
- il coraggio, fermato dalle fucilate
- il desiderio, soprattutto, che finisse la guerra.
Da un episodio del libro “Un anno sull’Altipiano”, che
consiglio molto, si può anche capire che l’alcool era davvero
considerato l’unico modo per combattere e per continuare a
sopportare quello strazio:
“Egli mi accolse molto gentilmente e mi offrì un bicchierino di
cognac. - Molte grazie, - dissi, - non bevo liquori. - Non beve
liquori? - mi chiese, preoccupato, il tenente colonnello. Tirò dal
141
taschino della giubba un taccuino e scrisse: <Conosciuto tenente astemio in liquori. 5 giugno 1916 >”.
Questo libro fa, veramente, sentire il dovere di ricordare
i soldati deceduti combattendo, perché “Sol chi non lascia eredità d‟affetti poca gioia ha dell‟urna” (Ugo Foscolo, Dei sepolcri). Io penso che essi ci abbiano lasciato una grande eredità e
per questo vanno venerati, per farli continuare a vivere almeno nelle nostro cuore.
Questi sono soldati che hanno dato il loro sangue per la
patria e hanno vissuto esperienze terribili: “per due notti, arditi
volontari, riuscirono a far brillare parecchi tubi di gelatina aprendo varchi nei reticolati”; solo l’un percento di quegli arditi
volontari ritornava a combattere, i rimanenti… morivano. E se
ogni battaglia porta momenti difficili, “di tutti i momenti della
guerra quello precedente l‟assalto era il più terribile. Pronti per
l‟assalto! L‟assalto! Dove si andava? Si abbandonavano i ripari
e si usciva. Chi non ha conosciuto quegli istanti non ha conosciuto la guerra”. Così Emilio Lussu racconta i momenti più
duri della Grande Guerra come l’aveva vissuta quale ufficiale
della Brigata Sassari, della Sardegna. Questa in un primo periodo, fino al maggio 1916, rimase sul Carso; dopo Caporetto,
fu mandata sul Monte Zebio nei Sette comuni dell’Altopiano di
Asiago, dove essa si dissanguò completamente cercando di
spezzare la resistenza austriaca.
Quando alcuni mesi fa andai sul Monte Zebio, c’era appena stato il ritrovo dell’attuale Brigata Sassari che ha allestito un cimitero in onore dei caduti (ma senza salme). Ebbene
dopo aver letto questo libro, i nomi che leggevo sulle croci mi
sembravano di miei fratelli e mi piangeva il cuore al pensiero
che erano morti per noi, per creare l’Italia in cui viviamo adesso.
142
Storia fotografica della
Grande Guerra
Non ci sono didascalie perché davanti a
certe immagini le parole sono inutili…
(145) Gli Eroi – primipiani
(155) Gli Eroi – reparti
(159) I mezzi
(165) La posta
(169) Il vero volto della guerra
Desidero ringraziare Roberto Bobbio,
per la gentile concessione di tutte le foto di questa sezione.
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Gli Eroi – primipiani
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Gli Eroi – reparti
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I mezzi
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La posta
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166
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168
Il vero volto della
guerra
Prima di vedere queste immagini pensate
a cosa sia per voi la guerra…
Dopo averle viste pensateci di nuovo.
Le foto che seguono sono atroci,
non so se è giusto mostrarle.
Io so solo che questa è una delle verità della guerra.
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Non c’è filosofia che spieghi l’accaduto,
ormai è passato,
ma va ricordato per sempre…
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176
Bibliografia
Qui ho voluto non solo dare un elenco delle pubblicazioni utilizzate per il presente lavoro, ma anche fornire una guida ad
una bibliografia più ampia ed aggiornata di quella ripetitiva
che spesso riempie qualche pagina in fondo alle opere che si
occupano degli aspetti – anche militari – della Grande Guerra.
Questo soprattutto per segnalare il quadro di riferimento entro
il quale ho lavorato e dare quindi utili indicazioni di strumenti
per la ricerca.
-
-
EINZ VON LICHER, ALESSANDRO MASSIGNAN,
MARCELLO MALTAURO, L‟invasione del Grappa, Gino
Rossato Editore, 1993
ANTONIO F. CELOTTO, Monte Grappa / 1900 – 2000 Testimonianze di un secolo, Giovanni Battagini Editore, 2001
PIERO BERNARDINI, Zona di guerra, Nardini Editore,
1976
Millennium – Panorama, DeAgostini, 2003
Omnia – Panorama, DeAgostini, 2003
Shaumann, La Grande Guerra 1915 / 18, Ghedina & Bassotti
Editori, 1988
24 Maggio 1915, Edizioni Europer, 1965
Sui campi delle dodici battaglie, Edizioni della Laguna, 2003
MARIO ISNENGHI, La Grande Guerra, Giunti / Collana
XX secolo, 2002
NICOLA LABANCA, Caporetto / Storia di una disfatta,
giunti / Collana XX secolo
EMILIO LUSSU, Un anno sull‟Altipiano, Einaudi Tascabili,
1945 / 2000
MARTIN GILBART, La Grande storia della Prima Guerra
Mondiali, volume 1 / 2, il Giornale / Biblioteca Storica, 1994
FORTUNATO MINNITI, Il Piave, il Mulino / L‟identità Italiana, 2000
177
-
-
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-
-
La prima Guerra Mondiale / Le strategie del Generale Cadorna, S. Di Fraia Editore / Memorie di guerra, 2001
CURZIO MALAPARTE, Viva Caporetto! La rivolta dei santi maledetti, Vallecchi, 1995
TULLIO LIBER, UGO LEITEMPEGHER, ANDREA
KOZLOVIC, 1914 – 1918 / La Grande Guerra sugli altipiani
di …, Gino Rossato Editore
Guida al museo della Grande Guerra / per non dimentcae,
2002
FRANCO DI TONDO, La Prim Guerra Mondiale / la ricerca,
Loscher Editore Torino, 1966
ALBERTO TAGLIATI e CARLA BORDIGNON, La guerra
dei Padri, Cino del Duca – Le Edizioni Mondiali S.p.a., 1964
SIRO OFFELLI, Le armi e gli equipaggiamenti dell‟esercito
austro – ungarico dal 1914 al 1918, volume 1 / 2, Gino Rossato Editore, 2002
NEVIO MANTOAN, Armi ed equipaggiamenti dell‟esercito
italiano nella Grande Guerra / 1915 – 1918, Gino Rossato
Editore, 1996
J. H. J. ANDRIESSEN, Fotografie della Prima Guerra Mondiale, idea Libri, 2003
GD SHEFFIED, Storia fotografica della prima guerra
mondiale, Vallardi J. G., 1993
FREDRIC MANNING (soldato semplice 19022), Fino
all‟ultimo uomo, Piemme, 2004
ERMES AURELIO ROSA – LUDOVIC LOMMI (a cura di
RUGGERO DAL MOLIN), Gli Arditi sul Grappa, Itinera,
2003
ANDREA DE BERNARDIN, Da sotto la Marmolada, Gaspari editore, 2004
WWW.CIMEETRINCEE.IT
LUCIANO VIAZZI - PIETRO ROBBIATI, Gli Alpini dal
Rombon all‟Ortigara, Nordpress, 1988
QUINTO ANTONELLI – DONATELLA SEGATA, Kriegsnotizen - la Grande Guerra nei diari austriaci, Archivio della scrittura popolare, 2004
178
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MAX WILD, Avventure di guerra sul fronte est, Marangoni,
1932
PIETRO FERRARI, Vita di guerra e di prigionia, Mursia,
2004
DAVID STEVENSON, La prima guerra mondiale, Corriere
della Sera, 2004
GIANLUCA FORMICHI, Storia illustrata della prima guerra
mondiale, Giunti, 1999
BEPE PELLEGRINON, Le montagne del destino –
1915/1917, Nuovi sentieri editore, 1986
179
180
III edizione
Maggio 2005
Versione smart
Stampato in proprio
La prima edizione risale al dicembre 2003
La seconda al dicembre 2004
181