“Chi ha avuto paura, vede di più” Laboratorio di Comunicazione
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“Chi ha avuto paura, vede di più” Laboratorio di Comunicazione
“Chi ha avuto paura, vede di più” Laboratorio di Comunicazione Sociale FQTS Puglia 2013 di Stefania Cardo Il laboratorio di Comunicazione Sociale di terra di Puglia ha cercato di individuare le motivazione del perché, raccontare una storia del sociale, potesse essere un potente mezzo di cambiamento. Sin da subito i partecipanti si sono confrontati sulle caratteristiche che rendono una storia sociale. La visione di video documentari che riflettessero storie già raccontate, ha agevolato il confronto, anche, grazie alle esercitazioni svolte durante le ore di laboratorio, che hanno permesso a tutti di comprendere come costruire e realizzare un prodotto mediaticamente apprezzabile e che rispondesse ai nuovi bisogni del pubblico bombardato dai filmati della televisione e dalla rete. Il percorso di analisi di storie, esperienze, vissuti, ha portato l’aula a cercare delle definizioni nuove sulla comunicazione sociale e a sintetizzare in una traccia fortemente condivisa, il senso profondo del nostro agire: la comunicazione sociale è sovversiva perché introduce temi nuovi e di rottura rispetto al passato. La tecnica analizzata e poi, utilizzata è stata quella dello storytelling o arte di raccontare storie, tecnica di comunicazione praticata in vari ambiti. La consapevolezza è insita nel fatto stesso che si desidera raccontare, cioè costruire nuovi modelli, nuovi punti di vista, diventare coinvolgenti per il carico umano e sociale, talvolta drammatico che esprime, ma anche di valori che insegna la stessa rappresentata. Le storie hanno il potere di raccontare e costruire la realtà, Il laboratorio formato da 12 allievi si è diviso in gruppi ( per appartenenza territoriale ) ed ha iniziato ad incontrare sui propri territori i protagonisti di storie del sociale. L’obiettivo del gruppo di lavoro ha previsto la realizzazione di un video documentario di comunicazione sociale - fortemente sovversivo - capace di raggiungere persone lontane dal Terzo Settore (TS), coinvolgendole in prima persona, stimolandone riflessione e cambiamento culturale. Prima di avventurarsi nella storia scelta, sono stati effettuati numerosi incontri attraverso focus group, in altre realtà pugliesi ed in particolare hanno fortemente coinvolto i componenti del laboratorio con esperienze di associazioni operanti soprattutto nella città di Taranto. In particolare almeno due storie hanno interessato il laboratorio, una riguardante il recupero sociale di un ex detenuto con un vissuto familiare pieno di conflittualità e disagio e il ruolo svolto da un’associazione tarantina nel recupero di diseredati e nullatenenti. Dopo aver effettuato più incontri sulla storia da raccontare, i componenti del laboratorio si sono confrontati apertamente e con grande partecipazione, la scelta definitiva ha riguardato una storia più intensa socialmente e che ha nella sua traccia una caratterizzazione sociale più sovversiva e originale rispetto alle altre. Infatti il video documentario ha come protagonista Alfredo, con immagini e racconti girati sia nel Centro Diurno della Cooperativa PHOENIX che per strada nella città di Rutigliano (BA). Gli utenti della cooperativa sono persone con disagio psichiatrico di varia tipologia. La scelta è stata determinata dalla tipologia degli interventi e dalle strategie terapeutiche adottate per il recupero sociale di Alfredo: attraverso una radio web “Radio onda attiva” e successivamente attraverso una Web TV “TV 22”, ha potuto realizzare il suo sogno, quello di diventare il presentatore di una trasmissione sportiva dedicata al calcio che si chiama “Calciomania”. La storia di Alfredo è emblematica di un sociale problematico che disconosce ciò che non risponde ai canoni della cosiddetta normalità, ma è anche la storia di un sociale che si attiva per includere e non stigmatizzare chi, affetto da patologia psichiatrica, spesso viene emarginato o ignorato o peggio ancora viene privato anche degli affetti più cari. Il punto di vista che abbiamo adottato è che le modalità della comunicazione attraversano trasversalmente il sociale e appaiono addirittura sovversive, in quanto il mondo della Tv o della radio, ha stereotipi prestabiliti in cui la bellezza e la perfezione psico-fisica, ne alimentano il modus-vivendi. Invece la comunicazione e il fascino esercitato da “22TV”, rompono gli schemi, gli stereotipi, la routine, si impongono all’attenzione dell’opinione pubblica con tutta la sua originalità e genuinità. Porta sul palcoscenico questioni, temi, contenuti con i suoi punti di vista e con i suoi volti. Coinvolge attori che non hanno mai trovato cittadinanza, esercita una influenza sul sociale e ne rimarca le sue peculiarità. E la web tv realizzata dai malati di mente contamina e pone al centro l’uomo con tutte le sue debolezze, ma anche la sua ricchezza di motivazioni e di passioni che nessuno può fermare. Porta fuori, tutto quello che ci aiuta ad arrivare al grande pubblico, per infrangere stereotipi con i quali non vogliamo più convivere. Determinante per la scelta fatta dall’aula è stato il primo incontro con Alfredo, ( ne sono stati fatti altri tre informali) con la psicologa e un operatore della web TV. E’ sembrato importante trattare un tema ostico ma che si pone all’attenzione con leggerezza, con grande umanità, con professionalità, che fa risaltare il grande lavoro che viene effettuato dagli operatori della cooperativa e dai volontari che in essa danno un fondamentale contributo. Promuovere prima una radio e poi una tv web. Un potente mezzo, che bypassa il sistema autoprotettivo, della resistenza interno e lo orienta verso l’esterno. Uno strumento che comunica il messaggio nudo e crudo, ma anche del benessere registrato dagli utenti, al grande pubblico. TV WEB “22tv” (il cui nome è frutto di una precisa ricerca, in quanto, il numero ventidue è nella tombola napoletana, il numero della follia), una modalità scelta per neutralizzare o ridimensionare lo stigma , che rappresenta il problema da superare, anche socialmente. I partecipanti al laboratorio dopo l’incontro con Alfredo hanno sottolineato il potente messaggio e l’emozione che ha coinvolto l’aula quando hanno compreso che Alfredo era un utente della cooperativa, protagonista di una storia incredibile. Il passaggio nel tempo della narrazione dal passato al presente, e del soggetto dalla terza persona alla prima, ha avuto l’effetto di uno shock, è stato come un risveglio improvviso. La storia narrata in aula irrompe nel presente degli astanti. Questa considerazione ha permesso che gli stessi comprendessero la potenza della storia sociale, raccontata in prima persona. Quando dal racconto della psicologa si è passati al tecnico, l’atteggiamento dell’aula era di ascolto, di confronto verbale ed informativo. Quando è intervenuto il protagonista, la storia ha fatto irruzione nel presente, ed allora l’ascoltatore è stato catturato e ha provato emozioni forti e ha scoperto che si parlava di qualcosa di: presente, esistente, reale. Questa simulazione creata volutamente con l’aula, ha di fatto spiegato la potenza del racconto, di una storia del sociale. L’ aula si è messa in gioco. Potremmo dire - secondo l’analisi maturata dell’aula - che la scommessa della comunicazione sociale consiste (o dovrebbe consistere) in questo: nell’aiutare le persone a cui è rivolta a compiere questo salto a transitare dall’informazione all’esperienza. A cambiare il punto di vista. La storia di Alfredo sarà raccontata attraverso un video-documentario stile narrativo, un live della sua esistenza, uno spaccato sulla sua vita, di presa diretta su una giornata tipo di Alfredo. Nulla di costruito, molto reale, documentario vero ma raccontato con l'occhio della telecamera, proprio di quel mondo che Alfredo si è conquistato giorno dopo giorno con fatica e sfidando se stesso. La produzione è stata interamente realizzata. Il laboratorio è al lavoro per completare il video-documentario con la post-produzione e la verifica finale della storia raccontata.