don alfredo festeggia nella “sua” oliva gessi

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don alfredo festeggia nella “sua” oliva gessi
DON ALFREDO FESTEGGIA NELLA “SUA” OLIVA GESSI
Cinquant’anni di Sacerdozio per il missionario della diocesi di Tortona di ritorno dal Congo
Ha festeggiato la sua missione più bella, quella che lo lega a Dio da cinquant’anni, fra tanti volti amici di Oliva Gessi,
paese circondato dalle verdi colline oltrepadane, dove è nato ed ha vissuto per molti anni (fra l’altro nella stessa casa di
San Luigi Versiglia) prima di volare in Africa per portare il suo contributo alle popolazioni del Burundi e del Congo. Ha
festeggiato con lo stesso calice costruito da un cugino novantenne in occasione della prima Messa: quel cugino
Domenica 10 Ottobre era lì, in mezzo a centinaia di persone giunte anche da lontano per ringraziare Don Alfredo Ferrari:
“Ho cercato di seguire la linea del Vangelo - ha spiegato il sacerdote missionario - quando Gesù lascia i suoi discepoli sul
monte della Galilea e dice: andate e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo. Insegnando loro ad osservare tutte le cose che io ho comandato a voi. Ed ecco, io sono con voi tutti i
giorni sino alla fine del mondo”. Oliva Gessi per l’occasione si è vestita a festa, con striscioni di benvenuto a don Alfredo
appesi ad ogni angolo del paese, sui cancelli, agli ingressi delle abitazioni. La gente si è riversata tutta in piazza della
Chiesa e non si è lasciata certo intimorire dal forte vento che soffiava sulla zona: anzi quel vento ha contribuito ancor più
a diffondere nell’aria un canto di ringraziamento tipico del Congo, eseguito al ritmo dei tamburi dalla corale della
Parrocchia. Dove spiccavano due ragazze di colore che da qualche tempo hanno trovato casa a Santa Giuletta: sono
state costrette ad abbandonare quella terra che don Alfredo ha imparato a conoscere come le sue tasche, in trent’anni di
missione. Terra fatta di povertà, guerre, malattie (malnutrizione, diabete, tubercolosi, aids), violenze e soprusi per la
conquista del territorio. Una di queste due giovani ha perso i genitori durante l’incursione di guerriglieri nel villaggio in
cui vivevano. Don Alfredo ha voluto elogiare queste ragazze pubblicamente. E con lui tutti i sacerdoti presenti sul palco,
accanto al Vicario Generale Mons. Pier Giorgio Pruzzi, il quale ha letto il messaggio del Vescovo, Mons. Martino Canessa,
assente per altri impegni in diocesi.
“Sono stato un servo come tanti, un ministro del Signore come tanti - ha risposto don Alfredo -. Se si è riusciti a
realizzare qualcosa in Africa è perché c’era una retroguardia attiva e feconda. Sono le parrocchie, è la diocesi, è il centro
diocesano missionario ai tempi di Mons. Libero Meriggi ad aver dato un forte impulso al nostro operato. Fu lui infatti a
voler aprire la diocesi ai paesi del terzo mondo, a tenere i contatti con tanti missionari, con personale anche laico che
andava in questi paesi a dare una mano, ad essere là, ad accompagnare per mano queste chiese giovani”. Oggi sono in
molti a raccogliere l’eredità di Mons. Meriggi, gruppi che aiutano costantemente il mondo delle missioni come
l’associazione onlus Sos Bukavu che ha sede a Lungavilla: raccogliendo fondi attraverso diverse iniziative benefiche sul
territorio ha permesso la realizzazione del centro nutrizionale presso l’ospedale di Bukavu, inaugurato lo scorso 8 Maggio,
dove ogni giorno vengono curati oltre trecento bambini denutriti. Un altro tassello che va ad integrare il grande sforzo
compiuto da don Alfredo in tutti questi anni, culminato con la nascita della parrocchia Mater Dei, composta da una chiesa
artistica, scuole, centri culturali, luoghi d’incontro per chi vive sulla propria pelle situazioni di estremo disagio e povertà
ma è tanto ricco di fede interiore. E questa fede permette di superare tante brutture che si riscontrano in Congo, paese
ricco di risorse naturali, dal petrolio ai diamanti. E proprio per questo saccheggiato dai guerriglieri dei paesi più potenti
che lo circondano. Don Alfredo è sempre stato in prima fila, là dove vedeva minacciata la vita e la dignità umana della
sua gente. Ora che è tornato in Italia per curare un po’ anche il suo fisico la mente spesso finisce là in Africa, dove
sarebbe un suo grande desiderio poter tornare. Per il momento però si gode il meritato riposo nel paese che gli ha dato i
natali. E ringrazia il cielo per questo traguardo sacerdotale ricco di profondi significati.