Sistemi di comunicazione nelle istituzioni scolastiche e
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Sistemi di comunicazione nelle istituzioni scolastiche e
RiViSTA ••RIFORMA DELLE SUPERIORI•••• 1 Sistemi di comunicazione nelle istituzioni scolastiche e coinvolgimento degli interlocutori nei processi di controllo Giovanna RICCI Se si escludono i colloqui con le famiglie e le riunioni collegiali, gli istituti scolastici comunicano con gli stakeholder attraverso il POF, il sito web dell’istituto e la carta dei servizi. Qual è l’efficacia di tali strumenti? È possibile migliorare i sistemi di comunicazione delle scuole? In quale modo? A queste domande l’articolo qui di seguito proposto offre alcune approfondite risposte. 1. IL RUOLO DELLA COMUNICAZIONE L’autonomia di cui oggi sono dotate le istituzioni scolastiche e il contesto economico-sociale in cui sono inserite hanno imposto una profonda riflessione sui sistemi comunicativi utilizzati da ciascuna scuola, ridefinendo le finalità, i tempi e le modalità della comunicazione stessa. L’agire delle istituzioni scolastiche ha molteplici conseguenze sia in campo sociale, che nel tessuto produttivo giacché il progredire del benessere collettivo sostenibile 1 e la ripartizione della ricchezza a disposizione per ogni individuo è imprescindibilmente legato ai livelli di istruzione raggiunti dalle persone. In risposta all’accresciuto ruolo della scuola nella società, sempre più membri o rappresentanti dei diversi gruppi di stakeholder reclamano il diritto ad essere informati, consultati e coinvolti nei processi decisionali. Mentre in epoche oramai passate le comunicazioni rivolte tanto ai soggetti interni, quanto ai soggetti esterni, erano costituite prevalentemente da comunicazioni istituzionali, trasmesse seguendo canali unidirezionali, attualmente il concetto stesso di comunicazione si è evoluto fino a diventare una leva strategica 2 per la gestione dell’organizzazione scolastica La comunicazione non è più riducibile a una “pura e semplice” trasmissione, sia pure validamente effettuata, di informazioni; il comunicare assume il senso di condivisione di idee e valori al fine di assumere decisioni accettate da tutti i soggetti che, con diverse modalità, sono coinvolti nell’operatività dell’organizzazione 3. Un sistema comunicativo è, visto da una prospettiva strategica, un insieme complesso di attività con le quali più soggetti (o più istituzioni) si scambiano informazioni, mettono in comune idee e valori allo scopo di giungere a decisioni accettate e condivise nell’ottica della completa soddisfazione di tutti gli stakeholder. L’interazione comunicativa con i soggetti interni è indispensabile per permettere ai membri dell’organizzazione di comprendere le dinamiche evolutive e di adattarsi ad esse in modo che la struttura organizzativa sia in grado di reagire prontamente ai mutamenti del contesto ambientale. Strategia, struttura organizzativa e modalità di circolazione delle comunicazioni sono aspetti 1 Sostenibilità è « la capacità di una organizzazione (o società) di continuare, in maniera duratura nel tempo, le proprie attività, tenendo in debita considerazione l’impatto che queste ultime hanno sul capitale naturale, sociale e umano», ISEA – Institute of Social and Ethical Accountability 2 Tradizionalmente le comunicazioni interne riguardanti il funzionamento dell’organizzazione, rivolte ai dipendenti, assumevano la forma di “ordini di servizio”, mentre le comunicazioni esterne rivolte quasi esclusivamente alle famiglie degli studenti riguardavano esclusivamente valutazioni di profitto e/o disciplinari. A ciò si affiancava la comunicazione economica – finanziaria rivolta a rendicontare attraverso i bilanci la situazione economica e finanziaria dell’istituto scolastico. 3 La parola comunicare dal latino comunico, ha il significato di “mettere in comunione”; in questa accezione è intesa quindi come condivisione copyright 2012 © RCS Libri S.p.A. Milano - Tutti i diritti sono riservati - Anno scolastico 2012/2013 RiViSTA ••RIFORMA DELLE SUPERIORI•••• 1 interdipendenti e complementari: l’orientamento strategico definisce il modello organizzativo con cui operare, ma la condivisione delle scelte strategiche passa attraverso il sistema comunicativo consentendo il funzionamento dell’organizzazione 4. La comunicazione infatti garantisce la conoscenza dei compiti di ciascun individuo all’interno dell’organizzazione, degli obiettivi da perseguire e degli adempimenti da rispettare, consentendo il controllo dei risultati ottenuti; tuttavia il suo ruolo è anche quello (non certamente secondario) di motivare le persone, facendole sentire parte integrante dell’organizzazione. Considerando il decentramento decisionale e una crescente richiesta di professionalità da parte di tutti gli operatori scolastici, è importante realizzare all’interno dell’istituto scolastico un sistema comunicativo inteso non solo come strumento per trasmettere ordini di servizio e/o informazioni, coordinare e controllare il lavoro di segreteria e/o il regolare svolgimento dell’attività didattica, ma anche e soprattutto come sistema di ascolto indirizzato a migliorare le relazioni interne al fine di ottenere un clima cooperativo e stimolante 5. Non meno importante è la comunicazione che le istituzioni scolastiche rivolgono ai soggetti esterni e in particolare: − alle famiglie, per informare su molti aspetti, quali l’andamento disciplinare, il profitto conseguito nelle diverse discipline, le modalità di valutazione e i criteri seguiti, il regolamento interno dell’istituto, ecc. 6; le famiglie sono inoltre portatrici di interessi specifici, quali piani di studio personalizzati (nel caso di soggetti diversamente abili), o anche per orientare le scelte future nel passaggio da un ciclo all’altro dell’istruzione (orientamento scolastico) ecc.; − agli enti locali, alle Università e alle altre istituzioni presenti sul territorio, con cui la scuola è chiamata a “fare sistema”, per condividere le finalità dei progetti curricolari e/o extracurriculari e quantificarne la ricaduta, in termini di valore sociale, sulla collettività anche fine di legittimare il contributo loro richiesto 7. Nei loro confronti va attivata dunque una specifica forma di collaborazione, fatta di trasparenza e di costanza dei rapporti, elementi basilari per la concertazione delle politiche educative da attivare sul territorio; − alla società (intesa come collettività), che esprime una domanda sociale di informazioni sulla qualità del servizio istruzione e sui costi delle politiche educative in quanto il servizio dell’istruzione, oltre che con le tasse di iscrizione (in quanto servizio a domanda individuale), è finanziato anche e in gran parte con le imposte di ciascun contribuente. La società civile ha quindi quale esigenza informativa prioritaria il rapporto tra spesa e risultati qualitativi dell’istruzione e, più in generale gli effetti sociali dell’istruzione; − agli organi di revisione legale, per fornire le informazioni utili a esprimere i pareri di regolarità amministrativa - contabile e i giudizi loro richiesti dalle norme di legge; − ai fornitori di servizi (per esempio le società di autotrasporto) affinché siano in grado di instaurare rapporti con l’istituto scolastico volti a migliorare i tempi e la qualità dei servizi complessivamente offerti agli studenti. 4 Cfr Nelli R. (1994), La comunicazione interna nell’economia dell’azienda. Evoluzione, teoria, tecnica, Milano: Vita e Pensiero. 5 Gli studenti (e le loro famiglie) sono sia soggetti esterni, in quanto usufruiscono del servizio scolastico; sia soggetti interni perché attraverso i propri rappresentanti partecipano agli organi decisionali (Consiglio di istituto, consiglio di classe). 6 art. 1, comma 7 DPR 122 del 22 giugno 2009, Regolamento per la valutazione degli alunni 7 Stante il Regolamento sull’autonomia, le scuole concorrono con altri soggetti del territorio a progettare e realizzare attività di informazione e di orientamento per sostenere i giovani a scegliere i percorsi, anche integrati con la formazione professionale e il lavoro più rispondenti alle loro potenzialità e attitudini. Successivamente con il Dpr n. 257/2000, le scuole hanno avuto la possibilità di operare “in rete” nell’ambito di un sistema formativo integrato che, a livello locale, è costituito dall’insieme delle relazioni e delle azioni che i soggetti operanti nel campo dell’istruzione, della formazione professionale e dell’orientamento alle scelte lavorative, instaurano tra loro per arricchire e qualificare l’offerta formativa e consentire che le competenze acquisite in un settore o in un dato ambito possano essere trasferite in altri settori o ambiti. copyright 2012 © RCS Libri S.p.A. Milano - Tutti i diritti sono riservati - Anno scolastico 2012/2013 RiViSTA ••RIFORMA DELLE SUPERIORI•••• 1 RIFERIMENTI NORMATIVI SULL’ATTIVITÀ COMUNICATIVA DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE Il nuovo ruolo assegnato alla comunicazione delle Amministrazioni pubbliche è sottolineato anche dalle numerose leggi in materia, tra le quali: • la legge 150/2000 – Disciplina delle attività di informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni – che individua con chiarezza quali sono le attività di informazione e di comunicazione istituzionale che devono essere poste in essere da tutte le Amministrazioni pubbliche e, quindi anche dagli istituti scolastici, distinguendo, all’interno delle attività di comunicazione tra comunicazione interna, comunicazione ai mass media e comunicazione esterna, rivolta ai cittadini 8. La stessa legge chiarisce le finalità cui devono rispondere l’attività di informazione e comunicazione 9, quali il far conoscere, illustrandole, le disposizioni normative, al fine di facilitarne l’applicazione; illustrare le attività poste in essere dalle istituzioni e le modalità del loro funzionamento; favorire, promuovendone la conoscenza, l’accesso ai servizi pubblici; promuovere conoscenze allargate e approfondite su temi di rilevante interesse pubblico e sociale; favorire processi interni di semplificazione delle procedure e di trasparenza amministrativa; promuovere l’immagine delle amministrazioni italiane in Europa e nel resto del mondo, conferendo conoscenza e visibilità ad eventi importanti. • La Direttiva del Ministro per la funzione pubblica del 6 febbraio 2002 che, ponendo l’accento sul ruolo strategico della comunicazione, sottolinea con enfasi la necessità di realizzare un sistema di flussi comunicativi interni finalizzato sia a migliorare la qualità dei servizi e l’efficienza organizzativa, sia a sviluppare tra gli operatori del settore pubblico il senso di appartenenza alla funzione svolta e il coinvolgimento nel processo di cambiamento in corso nell’Amministrazione 10. Stante a tale Direttiva «una buona comunicazione interna fondata su un ampia circolazione delle informazioni sulle attività e sui processi lavorativi e il pieno coinvolgimento del personale nei progetti di cambiamento organizzativo, consente di costruire meglio l’identità dell’Amministrazione, favorisce la crescita di un senso di appartenenza positivo alla dimensione del lavoro pubblico e contribuisce a porre su nuove basi l’immagine della sfera pubblica» • La Direttiva del Ministro per la Funzione Pubblica del 24/3/2004 che ha posto quale orientamento strategico sottostante all’attività di tutte le Amministrazioni pubbliche la customer satisfaction, considerata quale filosofia gestionale che permette all’Ente di uscire dall’autoreferenzialità, di conoscere e comprendere i bisogni dei cittadini/utenti e di rilevare presso gli stessi il livello di gradimento dei servizi erogati. Con riguardo alla scuola, durante l’audizione del 28 giugno 2006 presso la VII commissione cultura, scienza e istruzione della camera dei deputati, Giuseppe Fioroni, all’epoca ministro del MIUR, ha affermato con decisione la necessità di improntare i sistemi comunicativi in ambito scolastico basati sull’ascolto, sulla condivisione e sull’informazione ai vari pubblici cui l’istituzione si rivolge. 8 La finalità e l’ambito di applicazione della legge sono definite all’art. 1, capo 1, dove sono indicati i principi generali; come si legge « le attività di informazione e di comunicazione delle Pubbliche amministrazioni sono finalizzate ad attuare i principi che regolano la trasparenza e l’efficacia dell’azione amministrativa». Viene quindi evidenziata la distinzione tra informazione e comunicazione, distinzione, tuttavia, effettuata in base ai destinatari ma non chiaramente definita rispetto alle attività proprie e ai contenuti dell’una e dell’altra. 9 Art. 1, comma 5, legge 150/ 2000. 10 Direttiva del Ministro per la funzione pubblica del 6 febbraio 2002 – Attività di comunicazione nella Pubblica Amministrazione. copyright 2012 © RCS Libri S.p.A. Milano - Tutti i diritti sono riservati - Anno scolastico 2012/2013 RiViSTA ••RIFORMA DELLE SUPERIORI•••• 1 Malgrado le disposizioni legislative che spingono verso forme comunicative orientate alla partecipazione di tutti gli stakeholder siano in vigore oramai da circa un decennio, l’integrazione dei flussi informativi /comunicativi nelle Istituzioni scolastiche presenta ancora numerose carenze dovute principalmente alla difficoltà di distinguere tra attività di informazione istituzionale (che comprende le informazioni derivanti dagli obblighi legislativi sottostanti all’erogazione di un servizio pubblico) e attività di comunicazione, intesa come condivisione di scelte inerenti al servizio erogato. Ciò si riflette sulle politiche di comunicazione rendendo il relativo piano di comunicazione quanto mai incerto e incompleto sia dal punto di vista della definizione delle modalità di ascolto degli stakeholder, sia dal punto di vista della verifica circa l’efficacia stessa delle comunicazioni (monitoraggio circa il grado di coinvolgimento degli interlocutori sociali, portatori di interessi nell’istituzione scolastica). L’integrazione della produzione delle informazioni con la comunicazione delle stesse è un processo quanto mai complesso che unisce le aree oggetto di comunicazione (comunicazioni istituzionali, comunicazioni inerenti al servizio e comunicazioni che gli stakeholder si attendono di ricevere) con la gestione dei relativi flussi comunicativi; tuttavia per legittimare ciò che la scuola fa, l’elemento ancor più difficile da realizzare è il coinvolgimento attivo e la vera condivisione delle scelte tra tutti i portatori di interessi. All’interno dell’istituto scolastico e all’esterno, tra la scuola e gli altri soggetti che partecipano al suo operare, in pratica, si dovrebbero instaurare canali comunicativi sia verticali, di pura e semplice trasmissione di messaggi, sia orizzontali, orientati alla creazione di rapporti collaborativi per il raggiungimento di finalità comuni. Un modello comunicativo così delineato presuppone un cambiamento di mentalità degli operatori scolastici, i quali dovrebbero modificare il proprio comportamento orientandolo all’ascolto degli stakeholder e alla comprensione delle loro aspettative. 2. I SISTEMI COMUNICATIVI ATTUALMENTE IMPLEMENTATI Allo stato attuale, fatta eccezione per i colloqui con le famiglie e le riunioni collegiali, gli istituti scolastici assolvono alle esigenze informative/comunicative degli stakeholder principalmente attraverso il POF, il sito web dell’istituto e la carta dei servizi. Si tratta di informazioni relative all’offerta formativa e al servizio fornito, indirizzate prioritariamente agli studenti e alle loro famiglie. Tali strumenti tuttavia, pur se utili dal punto di vista prettamente informativo, appaiono scarsamente efficaci dal punto di vista più propriamente comunicativo. 1. Nel settore dell’istruzione le informazioni sono asimmetriche. Il settore dell’istruzione è caratterizzato da un contesto economico che la dottrina definisce quasi mercato 11; “mercato” perché gli studenti (e le loro famiglie) sono liberi di scegliere l’istituto scolastico nel quale iscriversi (o iscrivere il proprio figlio) e ciò crea una competizione; “quasi “ perché tali scelte sono condizionate, più che sui prezzi del servizio offerto (le tasse di iscrizione, pressoché indifferenziate tra un istituto e l’altro), da altri meccanismi, quali la qualità dell’offerta formativa, che però può essere giudicata solamente a posteriori, cioè dopo aver usufruito del servizio, creando così asimmetrie nel mercato dell’istruzione 12. Si tratta di veri e propri fallimenti di mercato che possono essere evitati soltanto se si verificano le seguenti condizioni: 11 Per approfondimenti sul concetto di quasi mercato dell’istruzione, vedi, tra gli altri: T. AGASISTI(2009), “I quasi mercati nel settore dell’istruzione:gli aspetti teorici e l’esperienza inglese”, in Verso un (quasi) mercato dell’istruzione? Riflessioni, esperienze e proposte per il sistema scolastico italiano. A cura di T. AGASISTI (2009), Milano: Quaderni Fondazione per la Sussidiarietà; E. CREMA FELICI e G. CITTADINI (2006), Verso l’economia dell’istruzione, Roma: Armando editore. 12 L’istruzione può essere considerata un bene experience good la cui qualità può essere giudicata solo dopo averne usufruito. Questo crea asimmetrie informative tra gli studenti e gli istituti scolastici. copyright 2012 © RCS Libri S.p.A. Milano - Tutti i diritti sono riservati - Anno scolastico 2012/2013 RiViSTA ••RIFORMA DELLE SUPERIORI•••• 1 − la concorrenza diventa “perfetta”, ossia si smantellano le situazioni di oligopolio locale (poche scuole presenti su uno stesso territorio), evento però non auspicabile da molteplici punti di vista; − le informazioni, oltre che complete e affidabili, diventano simmetriche, cosa di impossibile realizzazione per molti aspetti della vita scolastica. 2. Il POF indica le intenzioni e i programmi ma non sempre informa sui risultati precedenti, non consentendo quindi il controllo su quanto realizzato 13. Il rischio intrinseco nella predisposizione di tale documento che si manifesta è quello di considerarlo un mero adempimento burocratico/amministrativo, o ancor peggio uno strumento di marketing per catturare iscritti. Inoltre, pur partendo da un’analisi (anche ben sviluppata) del contesto ambientale, la dimensione partecipativa, quando esiste, coinvolge quasi esclusivamente i soggetti interni (gli insegnanti). Peraltro essendo la stesura di tale documento affidata di fatto a un ristretto gruppo di docenti delegati dal Dirigente scolastico (e non potrebbe essere altrimenti per ragioni operative), si potrebbe verificare il rischio che, per una serie di meccanismi difficilmente quantificabili (non accettazione della leadership del gruppo cui è affidata la realizzazione materiale del piano, incomprensioni, scarsa attitudine alla comunicazione), di fatto non tutti gli insegnanti siano realmente coinvolti in prima persona. La votazione del collegio dei docenti garantisce solo ex post l’accettazione, ma non la “vera condivisione”, degli obiettivi e delle azioni che si intendono intraprendere la quale dovrebbe essere frutto di un coinvolgimento ex ante, fatto di indagini interne (questionari, incontri, dibattiti) tendenti a verificare le aspettative di tutto il personale dell’istituto. Resta comunque il mancato coinvolgimento degli interlocutori esterni: analizzando i POF presenti nei siti web degli istituti scolastici si constata che, raramente, essi contengono meccanismi che consentono l’interazione e, a testimonianza della scarsa cultura alla comunicazione, è quasi del tutto assente il piano di comunicazione che la scuola intende adottare, né tantomeno sono presenti riferimenti circa le modalità utilizzate per coinvolgere gli interlocutori sociali esterni. Riguardo ai siti web, l’efficacia della comunicazione, intesa come coinvolgimento e condivisione di scelte, è quanto mai limitata, sia perché l’utilizzo di internet da parte delle famiglie italiane non è in realtà così diffuso come si immagina, sia perché anche in questo strumento comunicativo è quasi assente l’ascolto degli stakeholder. Secondo uno studio Censis pubblicato nel 2012, gli italiani on line rappresentano il 62,1% ma i portali web d’informazione sono usati soltanto dal 33%; tuttavia i mezzi di comunicazione maggiormente utilizzati restano di gran lunga la televisione (98,3% della popolazione), la radio (83,9% della popolazione) e il telefono cellulare (usati dall’81, 8% degli italiani). 13 F. De Anna , Autonomia scolastica e rendicontazione sociale. Dal POF al bilancio sociale, Franco Angeli, Milano 2005 copyright 2012 © RCS Libri S.p.A. Milano - Tutti i diritti sono riservati - Anno scolastico 2012/2013 RiViSTA ••RIFORMA DELLE SUPERIORI•••• 1 Televisione Radio Telefoni cellulari Internet Libri (almeno un libro l'anno) Quotidiani 0,00% 20,00% 40,00% 60,00% 80,00% 100,00% 120,00% Il 75,4% di chi accede a internet ritiene che esista il rischio che la propria privacy possa essere violata sul web e il 54,3% richiede normative che prevedano sanzioni e la rimozione dei contenuti web sgraditi. Si è ribadito in più occasioni che la comunicazione, mette in contatto la scuola e la famiglia, per far sì che le strategie vengano condivise anche attraverso la possibilità di utilizzare il web quale strumento per esprimere opinioni, pareri, proposte da inviare alla scuola, ma quanti sono i siti che permettono realmente questa interazione? E quanto è diffusa la “cultura dell’ascolto” nelle istituzioni scolastiche? Una ricerca promossa dall'Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia "Siti scolastici, accessibilità e comunicazione web", effettuata tra ottobre 2007 e febbraio 2008 e rivolta a tutte le istituzioni scolastiche lombarde, segnala che il 57,59% dei siti scolastici è statico, il 29,23% è statico con contenuti dinamici in alcune pagine, l’11,44% è costruito utilizzando CMS open source e l’1,74% è realizzato con CMS commerciali. Il sito è nella stragrande maggioranza (82,44%) costruito da personale interno della scuola; l'inserimento delle informazioni è prevalentemente affidato ad una sola persona nel 56,50% dei casi. Nel 36,70% delle scuole ci si affida a un gruppo formato dalle 2 alle 5 persone, mentre solo nel 6,8% dei casi ci si affida a un team consistente, formato da oltre 5 persone. Tale circostanza costituisce fattore di rischio riguardo alla tempestività della comunicazione e all’aggiornamento del sito stesso. Composizione gruppo redazionale del sito web Composizione gruppo % scuole 1 sola persona 56,5% Da 2 a 5 persone 36,7% Oltre 5 persone 6,8% Fonte: Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, Siti scolastici, accessibilità e comunicazione web. Una ricerca tra le scuole lombarde, gennaio 2008 Per quanto riguarda i contenuti presenti si nota una generale attenzione nel fornire informazioni sulle caratteristiche generali della scuola (il 97,8% pubblica il Piano dell’Offerta Formativa e l’80,9% i regolamenti interni); alcune informazioni di pubblica utilità, quali l’organigramma, copyright 2012 © RCS Libri S.p.A. Milano - Tutti i diritti sono riservati - Anno scolastico 2012/2013 RiViSTA ••RIFORMA DELLE SUPERIORI•••• 1 l’orario di segreteria e delle lezioni sono resi disponibili in apposite aree immediatamente riconoscibili. Contenuti dei siti scolastici 120 100 80 60 40 20 or ne w ar s io le zi on i m od ul i ci rc ol ar i re gi ve st ro rb al el i et ra tro ss ni eg co na st am pa P or O ar F io or do ar ce io nt se i gr et er re go ia la m or en ga ti ni gr am m a 0 Fonte: nostre elaborazioni su dati dell’Ufficio scolastico per la Lombardia,Siti scolastici, accessibilità e comunicazione web. Una ricerca tra le scuole lombarde, gennaio 2008 Meno sviluppate appaiono le aree dedicate ai servizi alle famiglie e/o ai docenti, quali la modulistica da scaricare o da compilare on line, la documentazione relativa a circolari e a verbali o resoconti di riunioni e attività, il registro elettronico e la presenza di specifiche aree riservate. Anche la possibilità di effettuare comunicazioni interattive attraverso il web è ancora limitata: forum di discussione, blog, newsletter, piattaforme di e-learning, diffusione delle informazioni mediante feed rss, esperienze di scrittura cooperativa (wiki) sono tuttora utilizzati in percentuale decisamente modesta (nel grafico è l’ultimo piccolissimo rettangolo). Inoltre l’utilizzo del web quale principale canale di comunicazione, se da un lato presenta gli indubbi vantaggi (economicità e velocità della comunicazione), è però problematico nella sua gestione; esso deve essere costruito in maniera tale che le informazioni ricercate siano facilmente rintracciabili e, soprattutto, deve essere costantemente aggiornato. Nella realtà spesso si verifica che, non avendo le risorse necessarie (abbiamo constatato nel grafico precedente che nella maggior parte delle scuole esaminate l’aggiornamento è affidato a una sola persona), i siti vengono aggiornati con periodicità non rispondenti all’immediatezza richiesta dagli utilizzatori; inoltre a volte è difficoltoso rintracciare l’informazione desiderata perché il sito è “caotico”, in altri casi la pesantezza, dovuta all’eccessivo uso di immagini, link, documenti presenti, rende la procedura di accesso estremamente lenta e/o ingestibile dai personal computer utilizzati da utenti esterni quali le famiglie. E’ comunque vero che utilizzare il web quale canale di accesso alle informazioni implica una spesa che viene trasferita sull’utente del servizio poiché, laddove il messaggio non può essere letto esclusivamente “a video”, perché magari richiede maggiore attenzione, è l’utilizzatore che si deve accollare i costi della stampa. Anche per il personale interno all’istituto scolastico l’utilizzo delle procedure informatiche non sempre presenta tutti i vantaggi che a prima vista sembrano innegabili. In molte realtà scolastiche le risorse sono davvero scarse e i computer non sempre possono essere messi a disposizione di tutti i dipendenti. Per esempio i docenti non dispongono di postazioni computerizzate dedicate al loro esclusivo uso, sia pure per ragioni di servizio (come accedere al sito della scuola per leggere il calendario degli impegni, inserire voti nel registro on line e/o quant’altro rientra dei propri doveri professionali), per cui sono costretti a “portarsi il lavoro a casa”. La tavola di seguito presentata, riassume le principali aree di rischio derivanti dall’utilizzo di mezzi informatici. copyright 2012 © RCS Libri S.p.A. Milano - Tutti i diritti sono riservati - Anno scolastico 2012/2013 RiViSTA ••RIFORMA DELLE SUPERIORI•••• 1 Aree di rischio relative all’utilizzo di mezzi informatici Uso delle ICT Soggetti interni Informazioni non aggiornate. Non chiara distinzione tra comunicazioni istituzionali (obblighi di servizio) e altre Comunicazioni istituzionali e di comunicazioni informative. servizio Trasferimento dei costi di stampa sugli utenti Comunicazioni attese Soggetti esterni Ridondanza delle informazioni, difficoltà di accesso al sito web. Informazioni non aggiornate. Linguaggio burocratico e poco comprensibile. Messaggi relativi alle valutazioni (voti) non completamente espressivi dei progressi, successi/insuccessi cognitivi dello studente. Trasferimento dei costi di stampa sugli utenti. Selezione delle informazioni Scarse possibilità di interazione, presenti nel sito non sempre esclusione sociale, non rispetto di consona alle attese; scarse pari opportunità nell’accesso tra possibilità di interazione. alla rete. 3. LO STAKEHOLDER ENGAGEMENT NELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE Il coinvolgimento degli interlocutori sociali, sicuramente difficile da realizzare, è tuttavia indispensabile per far raggiungere all’organizzazione dell’istituto scolastico una posizione di eccellenza (leadership nel territorio). Nella logica del controllo, indirizzato al miglioramento continuo dei risultati, tale coinvolgimento ha quale presupposto la comprensione dei bisogni sia del territorio esterno dove la scuola è inserita, sia del personale interno. Solo dopo aver individuato quali sono le aspettative degli stakeholder è possibile definire gli obiettivi da realizzare e le azioni da intraprendere, definendo degli specifici indicatori di outcame idonei a misurare il grado di realizzazione delle attese di ciascuno. Molte scuole hanno intrapreso il cammino della qualità (e della sua certificazione), tale cammino potrebbe proseguire adottando sistemi orientati alla qualità anche sul piano della comunicazione, sia interna che esterna, come suggerita dallo standard AA 1000 SES dell’ISEA (Institute of social and ethical accountability) Avendo come riferimento l’istruzione secondaria superiore e il sistema formativo integrato a cui appartiene, ascoltare le esigenze degli stakeholder “finali”, che costituiscono la domanda di diplomati, quali l’università (o altre agenzie formative) e le imprese (o enti pubblici), non significa assecondare (o asservire) gli interessi di soggetti (privati o pubblici). La scuola è, e deve restare, autonoma dal punto di vista delle libertà di insegnamento e dei metodi didattici. Nella logica “comunicativa” l’interazione con tali soggetti ha lo scopo di stabilire percorsi comuni, rispondenti tanto alle esigenze educative e alle scelte didattiche proprie della scuola, quanto alle aspettative di chi “utilizza” le energie intellettuali, i saperi, le abilità e il “saper essere” cittadini dei diplomati, nonché, primariamente, a quelle degli studenti stessi le cui attese si concretizzano nell’ottenere dalla scuola la preparazione culturale e professionale valida per essere inseriti in ambienti lavorativi e/o per proseguire gli studi. Appare quindi indispensabile che, tanto dal punto di vista delle abilità, quando dal punto di vista contenutistico, nello sviluppo delle discipline, si seguano piani di studio coerenti con le esigenze del territorio. Rispetto agli anni passati, oggi il rapporto scuola – università è molto migliorato: numerosi sono i progetti che, soprattutto nell’ambito dell’attività di orientamento, vengono condotti in comune attraverso la compartecipazione delle due diverse istituzioni, importanti sono anche le molteplici occasioni di confronto e gli inviti alla partecipazione di eventi, convegni, seminari che l’università copyright 2012 © RCS Libri S.p.A. Milano - Tutti i diritti sono riservati - Anno scolastico 2012/2013 RiViSTA ••RIFORMA DELLE SUPERIORI•••• 1 invia alla scuola. Resta, a mio avviso, quel “salto di qualità”, che consentirebbe di valutare se e in quale misura le due istituzioni hanno soddisfatto le aspettative degli studenti destinatari dei numerosi progetti /percorsi /interventi di apprendimento attivati. Si tratta, a mio avviso, di modificare i modelli di ascolto orientandoli verso la logica propria delle stakeholder engagement, favorendo primariamente il diritto di ciascuno a essere ascoltato (principio dell’inclusività). Questo vuol significare che prima di attivare un’iniziativa comune occorre chiedersi se i destinatari (studenti e/o insegnanti) ne avvertono la necessità (utilità del progetto), se tutti i partecipanti sono realmente coinvolti e condividono le scelte del progetto 14. Diventa allora compito di entrambe le organizzazioni definire le modalità di coinvolgimento degli interlocutori, utilizzando tecniche che possono andare da quelle di microlivello (cioè su specifiche 14 Lo Standard AA1000 identifica lo stakeholder engagement con il postulato dell’ inclusività, ossia il diritto di ciascuno a essere ascoltato; tale postulato è declinato nei principi di rilevanza (richiede la conoscenza degli stakeholder e delle loro aspettative), completezza (prevede la comprensione delle aspettative degli stakeholder, dei loro punti di vista, bisogni e percezioni associate a tematiche complete) e rispondenza (si deve rispondere coerentemente alle aspettative e alle preoccupazioni concrete espresse dagli stakeholder copyright 2012 © RCS Libri S.p.A. Milano - Tutti i diritti sono riservati - Anno scolastico 2012/2013 RiViSTA ••RIFORMA DELLE SUPERIORI•••• 1 questioni che riguardano l’organizzazione e una singola categoria di stakeholder, per esempio solo gli insegnanti) a quello di macrolivello, su questioni di maggiore rilevanza sociale che riguardano una pluralità di stakeholder. Ai fini del controllo indirizzato al miglioramento continuo, è altresì importante definire indicatori espressivi del grado di coinvolgimento realizzato (misurazione del coinvolgimento). Occorrerebbe, in sostanza, passare da un sistema informativo in cui l’università (o gli altri enti) inviano messaggi contenenti inviti di partecipazione a iniziative e progetti già “predisposti” a un modello comunicativo basato sulla condivisione già in fase di programmazione del progetto (o iniziativa). Adattando le linee dell’AA 1000 SES alle istituzioni scolastiche, il processo da seguire potrebbe essere articolato nelle seguenti fasi: − definizione di un piano di ascolto finalizzato alla comprensione delle necessità degli stakeholder, da attuare attraverso questionari, colloqui (formali o informali) con tutti gli interessati (studenti e insegnanti di entrambe le istituzioni); − definizione dei mezzi di coinvolgimento (internet, video conferenza, interazione diretta) e delle modalità di coinvolgimento (focus group, convegni, forum on line, partecipazione a riunioni collegiali); − verifica del grado di coinvolgimento, dell’interesse dimostrato e della motivazione a portare avanti l’iniziativa in modo attivo (sondaggio sulla collaborazione che i singoli soggetto sono disposti ad offrire); − verifica, dopo aver eventualmente realizzato l’iniziativa, del grado di soddisfacimento delle aspettative degli stakeholder, dando “voce” a ciascuno di loro (questionari finalizzati a misurare il rapporto tra le attese e quanto ciascuno sente di aver ricevuto). Andando oltre l’attività progettuale, tale modello potrebbe essere applicato anche nella progettazione curriculare delle singole discipline che, fermi restando i vincoli delle Linee guida, potrebbe essere svolta tenendo in considerazione le aspettative sia delle università, sia delle imprese (quale preparazione, in termini di abilità, si attendono che gli studenti delle medie superiori ricevano). La modalità di coinvolgimento, forse provocatoria, potrebbe consistere nell’apertura alle riunioni di dipartimento di tali soggetti esterni. copyright 2012 © RCS Libri S.p.A. Milano - Tutti i diritti sono riservati - Anno scolastico 2012/2013