Un avventura segreta

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Un avventura segreta
UN AVVENTURA SEGRETA
Ricordo sin da quando ero bambino e cominciavo a comprendere le cose dei grandi ero molto
appassionato dai racconti di caccia. Infatti mio padre era un appassionato della caccia alla lepre ed
al fagiano che con i suoi racconti e le sue prede ad uno ad uno aveva entusiasmato tutti e tre i
fratelli. Santino che era il più grande sin dall'età di 8 anni accompagnava sempre mio padre nelle
sue battute di caccia. Quando tornava, anche seppur stanco, era sempre sorridente e pieno
d'entusiasmo, si sedeva e mi raccontava cosa era accaduto e quante lepri avevano cacciato. Quasi
ogni fine settimana, nel periodo della apertura della caccia, loro partivano per l'avventura di caccia.
Si perchè era sempre un'avventura quando si addentravano nelle campagne nei pressi di Tahruna,
vicino alle famose montagne. Mio padre da buon meccanico aveva messo insieme, da due Jeep
Willy residuati della guerra, una vero ed efficiente fuoristrada che nulla fermava sul deserto pietroso
dell'interno della Libia, ricordo anche che con la stessa Jeep la domenica ci portava tutti a fare un
giro sul lungomare a gustarci quella brezza marina del mare nostruum. Come ho detto dovetti
aspettare sino all'eta' di 9 anni perchè mio padre con l'assenso di mia madre mi portasse con se nella
prima battuta di caccia della mia vita. La notte precedente non riuscivo a dormire tanto ero
contento. Mio fratello Carlo, anche lui appassionato, ma già "veterano", piu' grande di me di due
anni, invece dormiva come un ghiro nel suo letto della nostra comune cameretta. Ad una cert'ora il
sonno sopravvenne e ricordo che fui svegliato da uno scossone, era mio fratello Santino, che
scuotendomi cercava di svegliarmi. Saltai subito dal letto, corsi in bagno a lavarmi, uno spintone a
mio fratello Carlo, che come al solito anche quando doveva andare a caccia si aggiustava il ciuffo,
alla Tony Renis, e si incantava ad adularsi davanti allo specchio. Lui era sempre ben vestito, ben
tirato, un monte di vaselina sui capelli che luccicavano e tanto Old Spice sul viso e sulle braccia.
Giunti sul posto prestabilito, parcheggiata l'auto in uno spiazzo fuori strada, mi padre ci disse di
scendere e di seguirlo perchè gia' cominciava la battuta di caccia. Dopo aver seguito mio padre in
fila indiana, come tre oche che seguono la madre, ed esserci fermati, quasi immobili ad ogni cenno
del passaggio di una lepre, che prima d'allora non avevo mai visto viva, cominciai a sentire la
stanchezza. Mi avvicinai a mio padre e gli dissi che ero stanco e che avrei preferito tornare a
riposare sull'auto. Mio padre mi guardò, quello sguardo significava tutto: stai attento, non
combinare guai e non toccare nulla. Mise la mano in tasca, tiro fuori le chiavi dell'auto e me la
porse. Con le chiavi in mio possesso mi sentivo padrone del mondo, non vedevo l'ora di sedermi al
posto di guida dell'auto e pretendere di guidare, la stanchezza tutta d'un tratto era svanita. Avevo
provato gia altre volte con la complicità di Carlo a guidare la Jeep, quando mio padre faceva il
pisolino dopo pranzo. La Jeep era robusta e poi le piccole ammaccature che gli avevamo procurato
non si notavano poi tanto. Giunto alla vettura, aprii la portiera dal lato guida e mi sedetti
abbracciando quasi il volante. Mi fratello Carlo non mi aveva seguito, aveva deciso di rimanere con
mio padre e Santino continuando nella battuta di caccia. Mi guardai attorno, non c'era nessuno,
introdussi la chiave e tirai il pomello dell'accensione. Il motore si avviò, la macchina prese subito a
muoversi e di li a pochi metri si tuffo col muso dentro un fosso, hups!!! Mi ero scordato di pigiare
la frizione e metterla in folle prima di avviare il motore.
L'avevo combinata grossa, già pensavo a cosa mi sarebbe successo, mio padre mi avrebbe preso a
fucilate, faccio per dire. Scesi dall'auto e vidi che le ruote anteriori erano tutte dentro al fosso, allora
cercai di andare davanti e spingere con tutta la mia forza. mentre cosi facevo sentii un rumore mi
voltai e vidi un contadino che teneva alle redini un cammello e mi guardava ridendo. ero già fuori di
me figuriamoci se stavo li a farmi prendere in giro da quel contadino. Ma poi mi venne un' idea e
chiesi a quell'uomo di aiutarmi a tirare fuori l'auto con il cammello. Cosi fu e poco dopo aver legato
una corda alle staffe del paraurti posteriore riuscimmo a trarre la vettura fuori dal fosso. Lo
ringraziai e lui si allontanò salutandomi. Sono stato davvero fortunato. Quando i cacciatori, si fa per
dire, ritornarono dalla battuta di caccia non si accorsero di nulla perchè nel frattempo avevo pulito
il fronte dell'auto da tutta la sabbia che si era attaccata durante l'impatto. Quella fu
la mia prima avventura di caccia che mai scordero' perchè ho rischiato grosso. Nessuno seppe
niente, nessuno si accorse e per timore di ricatti non dissi nulla ai miei fratelli. Era un segreto che
mi sono tenuto dentro per quasi 50 anni, peccato avrei potuto raccontarlo almeno ai miei fratelli,
Santino e Carlo che purtroppo non sono più qui con me.
Questa storia e dedicata alla vita meravigliosa ed avventurosa dei miei due fratelli.
Gianfranco Ventre