Esternalità

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Esternalità
Esternalità
(Cap. 32 libro di Hey)
Mio Prologo
Il mondo è caratterizzato dalla scarsità di beni. Estremizzando, ci sono due modi attraverso cui le
Società moderne possono coordinare le loro azioni nella gestione delle risorse scarse:
COMANDO
Si ha quando qualcuno “dirige e coordina” le azioni degli altri: Economia di Comando.
REGOLE
Il coordinamento avviene attraverso la competizione e la proprietà privata: Economia di Mercato.
La competizione gratifica (coi profitti) chi è efficiente e punisce (col fallimento) chi non lo è. Questi
del mercato sono “incentivi dal basso” - avvengono in modo decentralizzato - e i prezzi sono un
segnale della scarsità dei beni. Questo segnale è fondamentale nel processo di coordinamento: se c’è
troppa richiesta di un bene, la legge della domanda ne fa aumentare il prezzo, stemperando la tensione.
Prezzi come segnali (si tratta di argomenti di Economia Politica I):
Il prezzo (p) di un bene contiene - e, quindi, fornisce - l’informazione a produttori e consumatori circa i
costi di produzione e le condizioni della domanda. In effetti, l’economia di mercato decentralizzata e
con agenti walrasiani conduce a risultati socialmente desiderabili (a certe condizioni):
1) Siccome la domanda di beni da parte dei consumatori riflette le loro preferenze, i prezzi dei
beni riflettono la desiderabilità sociale del bene in questione.
2) Siccome il costo marginale di ogni unità prodotta/venduta riflette il costo sociale di produrla,
allora, se cm=p, i prezzi riflettono il fatto che la società desidera pagare quel costo di
produzione per soddisfare le proprie preferenze.
Senz’acqua non si può vivere, senza diamanti, invece, sì.
Perché il consumatore è disposto a pagare prezzi maggiori per i diamanti?
Sotto certe condizioni, dunque, il mercato è un meccanismo allocativo che funziona bene. Ma non
sempre ci sono le condizioni perché la mano invisibile conduca, dal basso, a risultati validi per la
collettività.
Come noto, il fallimento del mercato si ha quando (riflettete sugli effetti anche sui prezzi):



Manca la concorrenza (cf. Corso di Economia I),
Ci sono esternalità (ce ne occupiamo ora),
Ci sono rendimenti crescenti (è nel libro di Bowles ma non ce ne occuperemo).
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Introduzione e definizioni
Nel paradigma standard l’Uomo walrasiano non considera gli effetti delle proprie azioni
sugli altri individui. In certi casi, invece, dovrebbe.
Definizione generica:
Un’esternalità di consumo si verifica quando il consumo del bene da parte di un agente
influenza - in modo positivo o negativo - il livello di utilità di un altro individuo.
Un’esternalità di produzione si verifica quando l’attività di produzione di un agente
influenza - in modo positivo o negativo – il livello di utilità di un'altra persona.
Sempre in generale:
l’esternalità è connessa alla tipologia del bene: l'esternalità si produce perché qualcosa di
utile e scarso (l’aria, lo spazio in centro città,…) non risulta proprietà di alcuna persona.
Sia l'aria che lo spazio in centro città sono di tutti, quindi di nessuno. Per questo ognuno
ne “abusa” e non considera le conseguenze che il suo atto può avere sugli altri.
Queste considerazioni generiche ci danno un’idea del fenomeno. Tuttavia esse sono,
appunto, generiche. E’ invece oltremodo importante qualificare meglio. In particolare,
necessita puntualizzare tre elementi cruciali nell’analisi – e, soprattutto, per
l’esistenza - dell’esternalità:
1. L’assenza di un mercato in cui fare scambi:
ai fini della presenza di esternalità, l’attività di consumo o produzione di un individuo
NON deve essere influenzata “all’interno del mercato”. Cioè, il problema è quello del
consumo di un bene senza che per tale bene esista un mercato. Cioè, non deve
esistere un mercato in cui gli agenti coinvolti possono accordarsi/coordinarsi per
compensare l'effetto di quell’attività. Insomma manca l’elemento allocativo.
2. L’assenza della volontà di favorire/danneggiare:
la carità fatta intenzionalmente non è esternalità (positiva), tenere il volume della
radio altissimo al fine di molestare il vicino antipatico non è esternalità (negativa).
Fare danni o favori a terzi perché tali danni o favori ci provocano del piacere NON è
un’esternalità: infatti, ad esempio, fare volontariamente meno danno al vicino riduce
la mia allegria, quindi non vi è nessun guadagno di utilità/efficienza.
3. La definizione di esternalità implica un giudizio soggettivo:
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ciò che rappresenta una esternalità negativa/positiva per qualcuno, non
necessariamente lo è per qualcun altro.
ESEMPI.
Esternalità di consumo negativa:
(1) il fastidioso telefonino di un uomo d’affari che squilla in continuazione durante un
viaggio in treno disturbando tutti gli altri passeggeri;
(2) il teenager che disturba tutto il vicinato con il rumore assordante del suo scooter;
(3) gli studenti che con il loro party svegliano l’intero vicinato alle 3 del mattino;
(4) un pub affollato di turisti proprio quando vorresti restare da solo a farti una birretta in
tutta tranquillità.
In ognuno di questi casi, qualcuno sta traendo utilità da un “qualcosa” che è fastidioso
per altri. Il fatto è che non esiste alcun mercato per quel “qualcosa”.
Esternalità di consumo positiva:
(1) la bella ragazza (o il bel ragazzo) che vi trasmette piacere immediato per il semplice
fatto di vederla/o passeggiare per strada;
(2) un bel giardino condominiale;
(3) l’opera che potete ascoltare dallo stereo dei vicini di casa la domenica pomeriggio;
(4) l’uomo d’affari che avete ascoltato parlare al telefonino durante il vostro viaggio in
treno e del quale potete prendervi gioco con i vostri amici la sera dopo.
Come detto, il segno della esternalità dipende dai gusti personali: ad es., la bella ragazza
(o il bel ragazzo) che passeggia per strada potrebbe rendervi gelosi perché è bella/o.
Inoltre, ricordo, la bellona non lo deve fare apposta. Deve essere inconsapevole.
Ovviamente, è poco probabile che chi subisce queste esternalità positive se ne lamenti.
Esternalità di produzione negativa:
- che influenza l’utilità di altri individui
l’inquinamento atmosferico prodotto da una fabbrica nelle vicinanze di un centro abitato
(vi siete mai fermati vicino ai prosciuttifici di Modena? Beh, non fatelo! Per non dire dei
casi ILVA, Eternit…).
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- che influenza la produzione di un altro bene
un esempio è l’inquinamento atmosferico prodotto da una fabbrica che danneggia il
raccolto delle vicine aziende agricole.
Si possono verificare anche esternalità di produzione positive, ma più raramente.
A conclusione della nostra analisi dovreste essere in grado di:
(1) definire un’esternalità;
(2) spiegare perché le esternalità hanno effetti negativi sul funzionamento e
sull’efficienza dei mercati;
(3) elencare le possibili soluzioni al problema delle esternalità;
(4) discutere perché potrebbe essere difficile trovare una soluzione.
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Esternalità di consumo
Al fine di semplificare l’esposizione, utilizziamo il semplice esempio di vita vissuta che
ci racconta Hey nel suo libro.
Hey ammette di non essere un fan della musica ad alto volume, specialmente se ad
ascoltarla sono altre persone.
Quando abitava nel centro storico di Bari, uno dei suoi vicini pensava che l’ascolto della
musica commerciale ad altissimo volume fosse di suo gradimento. Tutto il giorno tutti i
giorni.
Così, Hey ha chiesto aiuto agli altri vicini e poi ai Carabinieri. Sempre senza successo.
La lettura di questa storia nell’ottica del nostro Corso è la seguente:
 Il vicino di casa preferisce ascoltare musica ad altissimo volume e l’utilità
dell’ascolto è crescente rispetto al volume di ascolto (fino ad un certo punto:
anche i DJ hanno un limite!).
 Hey ne risulta danneggiato.
 Non esiste alcun mercato per lo scambio del bene “musica ad alto volume”.
La previsione di una legislazione ad hoc può risolvere il problema delle esternalità.
Ma l’applicazione di provvedimenti restrittivi specifici è molto problematica:
 E’ possibile emanare una legge per ogni possibile esternalità?
 La Legge è in grado di specificare in maniera esauriente tutti i possibili tipi di
esternalità senza suscitare discussioni infinite sull’interpretazione della
normativa?
 Vale la pena portare in tribunale le dispute relative ad ogni tipo di esternalità?
 Una legislazione di questo tipo sarebbe efficiente?
E’ praticamente impossibile fornire una risposta definitiva a tutte queste domande.
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Concentriamo la nostra attenzione sull’ultimo di questi quesiti e, come economisti,
domandiamoci:
1. Sarebbe efficiente proibire l’ascolto della musica ad alto volume a qualsiasi ora
solo perché un burbero professore di economia la trova fastidiosa?
2. Sarebbe efficiente permettere il contrario e lasciare che chiunque possa ascoltare
musica a qualsiasi ora e a qualsiasi volume?
Il problema fondamentale è che alcuni preferiscono ascoltare musica ad alto volume,
mentre altri la detestano. People are different: come si può accontentare tutti?
Questo è un problema anche perché, come anticipato, manca un mercato nel quale
scambiare il bene “musica ad alto volume”.
Infatti, il meccanismo di mercato riesce a risolvere il conflitto che si crea quando si
fronteggiano due posizioni opposte, quelle di chi domanda e quelle di chi offre.
Se vi piace il diritto privato, pensate a che cos’è un contratto di compravendita:
ci sono due attori, un oggetto di scambio e un corrispettivo.
Non ci vedete il classico grafico della domanda e offerta studiato in Micro di base?
Tornando al citato problema condominiale di Hey, domandiamoci:
Cosa accadrebbe se esistesse un mercato del bene “musica ad alto volume”?
Quali caratteristiche dovrebbe avere questo mercato?
I partecipanti al mercato sarebbero Hey e il suo vicino di casa, cioè gli unici ad essere
coinvolti nello scambio del bene “musica ad alto volume”.
Con due soli agenti, possiamo costruire una scatola di Edgeworth per rappresentare lo
scambio del bene “musica ad alto volume” tra di loro.
Urgono a questo punto due richiami di Micro:
1) l’importanza degli scambi
2) la scatola di Edgeworth
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L’importanza degli scambi
Lo scambio volontario tra persone è fonte di enormi benefici: dato che è volontario lo si
fa perché esso aumenta l’utilità di tutti i partecipanti.
L’esigenza dello scambio deriva dalla diversità nelle Preferenze (gusti, bisogni,…) e
nelle risorse (tempo, denaro, capitale umano,…).
Fossimo tutti uguali non ci sarebbe incentivo allo scambio.
Fossimo quasi tutti uguali i partecipanti allo scambio sarebbero pochi e le probabilità di
trovare uno scambio conveniente si assottigliano (mercati sottili).
Fossimo diversi allora lo scambio evita di doverci accontentare di quello che possiamo
fare da soli.
In effetti, siamo diversi e il mercato (lo scambio) è andato, non sorprendentemente, nella
direzione della specializzazione:
ciascuno produce quello che gli riesce meglio e consuma quello che preferisce di più.
L’attività di scambio non è un fatto naturale,
è un fatto sociale che riflette l’ingegno organizzativo della specie umana.
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La scatola di Edgeworth
(Hey, Cap. 8)
Consideriamo un’economia concorrenziale di puro scambio (cioè il prodotto è esogeno)
con due soli individui (A e B) e due soli beni (il bene 1 e il bene 2).
A e B posseggono determinate dotazioni iniziali dei beni 1 e 2 e devono decidere se
consumare in modo autarchico tali dotazioni oppure se è più conveniente intraprendere
scambi reciprocamente vantaggiosi.
Qui ci occupiamo di verificare sotto quali condizioni l’attività di scambio può produrre
vantaggi per entrambe le parti e in che modo scambi di questo tipo possono essere
incentivati.
Elementi cruciali sono: la forma delle preferenze individuali, le dotazioni iniziali.
Assumiamo dunque che A abbia preferenze di tipo Cobb-Douglas.
Questa espressione può essere riscritta in forma logaritmica:
Il parametro a è indicativo dell’importanza che il consumo di un bene riveste per
l’individuo relativamente al consumo dell’altro bene.
Cioè, a è il parametro che governa il SMS. Nella forma logaritmica si vede bene che a è
il peso attribuito al bene 1 e (1-a) è il peso attribuito al bene 2 (somma pesi=1=>media).
Per fare un grafico, assumiamo che:
a = 0.7 Ciò implica che A dà più peso a, cioè preferisce, q1 a q2.
A ha una dotazione iniziale di
22 unità del bene 1
92 unità del bene 2
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Quanto sopra implica delle CI della forma rappresentata nella figura 8.1, dove la
dotazione iniziale (22, 92) è indicata con la lettera E. Come atteso, in figura si nota
anche che, per rimanere indifferente, A deve avere più di un’unità del bene 2 per
rinunciare ad una unità del bene 1.
Detto dell’agente A, veniamo alle dotazioni iniziali e preferenze dell’agente B.
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Per mettere le preferenze di A e di B nello stesso grafico, Edgeworth ribalta il grafico
delle curve di preferenza di B: il punto d’origine (0,0) va dunque nel vertice opposto, le
ascisse (q1) saranno in alto e le ordinate (q2) a destra:
In questa nuovo grafico delle preferenze di B, rispetto alla nuova origine si ha che:
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la dotazione iniziale di q1 si colloca ad una distanza orizzontale di 128
la dotazione iniziale di q2 si colloca ad una distanza verticale di 8.
La soddisfazione di B aumenta andando sempre più a sinistra e in basso nel diagramma:
CI sempre più basse e a sinistra sono caratterizzate da livelli maggiori di utilità.
Dunque, partendo dalla CI di E, a B piacerebbe spostarsi in basso e a sinistra.
Dato che A inizia con 22 unità di bene 1 e 92 unità di bene 2, mentre B ne possiede
rispettivamente 128 e 8 unità, le quantità totali dei due beni inizialmente disponibili ai
due individui sono rispettivamente 150(=22+128) e 100(=92+8).
Come RIPARTIRE il consumo delle 150 unità di q1 e delle 100 di q2 tra A e B?
Una risposta la dà il MECCANISMO ALLOCATIVO DEL MERCATO (poi ci
domanderemo se è efficiente e/o giusto).
Lo strumento per analizzare questo problema di allocazione è la scatola di Edgeworth.
Infatti abbiamo ribaltato il grafico di B proprio per poterlo mettere insieme a quello di A
nella citata scatola (anche se, in realtà, la scatola è un quadrato).
Al fine di costruire questo diagramma a scatola, sovrapponiamo i due grafici 8.1 e 8.3,
in maniera tale che le dotazioni iniziali (E) di A e B coincidano:
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La lunghezza dell’asse orizzontale della scatola è esattamente pari alla dotazione
complessiva del bene 1 disponibile ai due individui (150 unità).
L’altezza della scatola è esattamente pari alla quantità totale di bene 2 (100 unità).
Le dimensioni della scatola Edgeworth sono determinate dalla quantità totale dei beni
disponibile per la “società”.
Ogni punto del diagramma indica una particolare allocazione dei due beni tra i due
individui. Vediamo alcuni punti notevoli della distribuzione:
1) il punto E indica l’allocazione/distribuzione iniziale
2) l’origine in basso a sinistra (0,0) rappresenta un’allocazione estrema: B si
appropria della quantità totale di entrambi i beni, mentre A non ottiene nulla.
Infatti, il punto (0,0) di B è per costruzione quello opposto (in alto a destra)
3) l’origine degli assi in alto a destra (150, 100), rappresenta un’allocazione estrema
ma opposta: A consuma tutto e B non consuma nulla
4) il punto (75, 50) rappresenta un’allocazione equanime. I due beni vengono
ripartiti in parti uguali tra A e B: entrambi consumano 75 unità di q1 e 50 di q2
(infatti, ad esempio, 150/2=75).
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Gli altri punti del diagramma rappresentano tutte le altre possibili allocazioni di
consumo date le quantità totali dei due beni.
A questo punto dobbiamo domandarci:
A quali condizioni i due individui, partendo dall’allocazione iniziale E, reputano
conveniente raggiungere un’altra allocazione delle risorse disponibili attraverso lo
scambio?
LOGICA DELLE AZIONI WALRASIANE:
A desidera spostarsi verso allocazioni a destra della CI passante per la dotazione
iniziale;
B preferisce spostarsi verso allocazioni che si trovano a sinistra della curva di
indifferenza passante per E.
Osservando la figura 8.4 notiamo che, partendo da E, esiste un’area del diagramma
dove entrambi gli individui trovano conveniente spostarsi.
Vediamo la dinamica delle azioni in modo più preciso definendo la (importante)
Curva dei Contratti.
Nella scatola si vede che esistono dei punti di tangenza tra le CI di A e B.
Congiungendo tutti questi punti, otteniamo la curva dei contratti:
la curva dei contratti è il luogo dei punti in cui non è possibile migliorare la
situazione di uno due individui senza peggiorare quella dell’altro.
Perché?
Quali sono le proprietà della curva dei contratti?
Rispondiamo graficando la curva dei contratti:
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Guardando la Fig. 8.5, consideriamo una qualsiasi delle curve di indifferenza (blu) di A
e chiediamoci: Quale dei punti appartenenti a questa curva viene preferito da B?.
Risposta: Il punto è quello in corrispondenza del quale la CI di A è tangente alla CI di B.
Invero, questa CI di B tangente a quella di A presa come riferimento ha due notevoli
caratteristiche:
1) è tangente => è la più bassa possibile => è la più preferita da B (dato il vincolo di
della CI di A);
2) essa appartiene alla curva dei contratti (cf. punto precedente).
Per simmetria si può concludere la stessa cosa considerando una qualsiasi delle CI di B.
Pertanto, la curva dei contratti è il luogo dei punti Pareto efficienti, nel senso che
tutte le allocazioni ad essa appartenenti sono tali da massimizzare l’utilità di ciascuno
dei due individui per ogni livello di utilità dell’altro.
Notiamo che (se possibile), i walrasiani scambieranno fino al raggiungimento della
curva dei contratti indipendentemente dalla posizione dell’allocazione iniziale.
Infatti, tutte le allocazioni al di fuori della curva dei contratti sono P-inefficienti.
Pertanto, gli scambi non si fermeranno fintantoché essi non abbiano condotto la società
su uno dei punti della curva dei contratti: fermarsi prima vorrebbe dire che qualcuno
potrebbe stare meglio senza che questo miglioramento incida negativamente sull’utilità
di qualcun altro.
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Torniamo all’esternalità.
Per semplicità, definiamo il vicino rumoroso “il giovane” e Hey “il vecchio”.
I fattori chiave del nostro esempio sono la musica ad alto volume e la moneta (che Hey
sarebbe stato disposto a pagare per ottenere una diminuzione del volume, nel caso il
giovane avesse il diritto di ascoltare la musica ad alto volume).
Assumiamo che la persona più giovane abbia preferenze di tipo standard su musica ad
alto volume e moneta: per la persona più giovane musica ad alto volume e moneta sono
due beni.
Assumiamo poi che la quantità del bene “musica ad alto volume” possa essere misurata
su una scala da 0 a 100. L’utilità della persona più giovane è crescente nel livello di
rumorosità, fino ad un certo punto che, presumibilmente, rappresenta il volume al quale
la ascolta effettivamente.
Ovviamente, è estremamente complesso esplicitare con esattezza la funzione di utilità
della persona più giovane. Il nostro esempio, comunque, può servirsi di una funzione di
utilità in forma implicita, senza esplicitare alcuna forma funzionale.
Assumiamo che le preferenze della persona più giovane siano descritte dalle curve di
indifferenza della figura 32.1.
La quantità di moneta è rappresentata sull’asse delle ascisse e il volume della musica su
quello delle ordinate.
Per ipotesi, le curve di indifferenza sono convesse:
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tanto minore è la dotazione di moneta, tanto meno il giovane è disposto a pagare per
ascoltare la musica ad un volume più alto (tanto più sono povero, tanto maggiore è
l’utilità marginale della moneta, tanto meno sono disposto a spendere=cedere moneta).
Notate: le CI diventano verticali quando il volume delle musica è pari a 100. Questo è il
limite di rumorosità accettato dalla persona più giovane. Alzare il volume oltre sarebbe
troppo anche per lui.
E le preferenze della persona più anziana? La musica ad alto volume rappresenta un
“male” per la persona più anziana: maggiore è il volume, minore è il suo livello di
soddisfazione. Pertanto la persona più anziana ha preferenze opposte rispetto al giovane.
Chiamiamo la situazione preferita dalla persona anziana “pace e tranquillità”. Più
precisamente, la situazione di “pace e tranquillità” aumenta al diminuire del volume
della musica ascoltata dal vicino.
La persona anziana preferisce una situazione di silenzio assoluto, ovvero, il valore di
100 sulla scala del bene “pace e tranquillità”.
La persona anziana ha un valore 0 di “pace e tranquillità” quando il giovane ascolta la
musica al volume che il giovane ritiene il massimo possibile per lui.
Le preferenze della persona più anziana sono descritte dalle CI della figura 32.2.
In questa figura, le curve di indifferenza diventano verticali per un valore di “pace e
tranquillità” pari a 100: nella situazione di silenzio assoluto, la persona più anziana è
soddisfatta al 100% (dal punto di visto della tranquillità).
Anche in questo caso, ipotizziamo curve di indifferenza convesse.
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La scatola può essere costruita nel modo usuale perché le due variabili “pace e
tranquillità” e “musica ad alto volume” sono l’una l’opposto dell’altra.
Quali sono le dotazioni iniziali dei due individui?
Moneta (ascisse): entrambi hanno una dotazione di moneta pari a 100 (=> ascissa
massima=200).
Altra Variabile (ordinate): la persona più anziana ha una dotazione di “pace e
tranquillità” pari a 100 meno il volume al quale la persona più giovane ascolta la musica
(=> ordinata massima=100: è un gioco a somma 100).
Osserviamo la scatola di Edgeworth della figura 32.4.
Interpretazione del diagramma:
Ascisse=da sinistra a destra misuriamo la quantità di moneta detenuta dal più giovane,
Ascisse=da destra a sinistra quella detenuta dalla persona più anziana.
Ordinate=volume della musica a partire dal basso
Ordinate=quantità di “pace e tranquillità” a partire dall’alto.
Ogni punto del diagramma indica
i)
ii)
una diversa allocazione tra i due individui delle 200 unità di moneta e
il volume al quale viene ascoltata la musica.
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Se il volume della musica è “50” la persona più anziana ottiene un livello medio di
“pace e tranquillità”.
Se il volume della musica è nullo, la persona più giovane non ascolta la musica e
l’anziano ottiene il 100% di “pace e tranquillità”.
Per un valore di 100 sull’asse delle ordinate il giovane ascolta la musica al massimo
volume possibile e l’anziano ha 0 di “pace e tranquillità”.
Particolarità della scatola di Edgeworth applicata all’analisi delle esternalità:
 la quantità rappresentata lungo l’asse delle ascisse viene ripartita tra i due
individui;
 la variabile misurata lungo l’asse delle ordinate non viene ripartita: viene
“consumata” nella stessa quantità dai due individui (da ciò deriva il problema
dell’esternalità).
Osservando la figura precedente, l’economista conclude che lo scambio concorrenziale
conduce ad un’allocazione appartenente alla curva dei contratti, la cui posizione è facile
da individuare nel nostro esempio.
Ma da quale allocazione iniziale partono la persona più giovane e la persona più
anziana?
E’ questo, in parte, il problema dell’esternalità che ci rimanda al ruolo delle istituzioni
quali, in questo caso, la Legge, i Diritti di Proprietà (di fare e di non fare) e i Carabinieri.
Precisazione importante: In Economia si parla di “property rights” la cui traduzione letterale in italiano
è fuorviante: essi non sono solo i diritti di proprietà, cioè i “diritti di possedere”, sono anche i “diritti di
fare o di non fare” qualche cosa (es. il biglietto aereo mi dà il diritto di viaggiare)
Vediamo due casi opposti.
Iniziamo con l’assumere che il giovane creda di avere il diritto di ascoltare la musica
al volume che preferisce.
Di conseguenza, la sua dotazione iniziale è il punto E (in alto a livello 100) nella
seguente figura 32.7.
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A partire da questa allocazione iniziale, lo scambio permette di raggiungere
l’allocazione efficiente indicata con X nella figura 32.7.
Dato il punto di allocazione iniziale la persona più anziana cede moneta alla persona più
giovane, ricevendo in cambio la riduzione del volume della musica.
La persona più giovane non ascolta più al volume desiderato, ma viene compensato da
una quantità aggiuntiva di moneta.
La persona più anziana migliora il proprio benessere, ottenendo una riduzione del
volume di ascolto della musica.
Naturalmente l’accordo sopra raggiunto vale solo se la persona anziana accetta che si
parta dal punto E. Infatti E non è un punto preferito dall’anziano (anche se potrebbe
essere imposto ex lege).
Caso opposto: non ci sono leggi che dicono di partire da E e la persona più anziana è
convinta di avere il diritto ad una totale “pace e tranquillità”.
L’anziano, dunque, crede che sia appropriato partire dall’allocazione iniziale indicata
con F, ovviamente nella parte più bassa della figura 32.9:
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A partire dal punto F, lo scambio conduce all’allocazione efficiente indicata con Y nella
figura 32.9.
La persona più anziana accetta un volume più alto, in cambio di una certa quantità
addizionale di moneta.
Il giovane cede una certa quantità di moneta in cambio della (compra la) possibilità di
ascoltare la musica ad un volume più alto.
Cosa succede se non c’è scambio?
In questo caso, vengono raggiunte le allocazioni E (se la persona più giovane può
ascoltare la musica ad alto volume) o F (se la persona più anziana ha il diritto al
silenzio).
Nessuna delle due allocazioni è efficiente: né E né F appartiene alla curva dei contratti:
lo scambio competitivo è dunque in grado di condurre ad un’allocazione sulla
curva dei contratti e quindi di eliminare l’inefficienza causata dall’esternalità.
E’ bene precisare che viene eliminata l’inefficienza causata dall’esternalità, ma non
l’esternalità in sé perché essa è dovuta alle diverse preferenze dei due soggetti.
Problema: se è vero che lo scambio può risolvere il problema dell’esternalità, è anche
vero che lo scambio necessita di un mercato.
Infatti, per svolgere un ragionamento da economisti abbiamo fatto in modo di ipotizzare
l’esistenza di un mercato nel quale potesse svolgersi lo scambio tra Hey e il giovane.
Ma non sempre è possibile creare/istituire un “mercato assente”. I mercati non esistono
da soli. Solo quando sono profittevoli vengono “prodotti” e “organizzati” dagli agenti.
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I problemi non si esauriscono con l’assenza dei mercati.
Anche se il vicino di Hey accettasse il ragionamento svolto finora potrebbe comunque
pensare che, siccome ha un diritto di proprietà - e cioè “il diritto a fare rumore” - allora
ha anche il potere di determinazione del prezzo (come ad Haifa i genitori hanno
pensato che la multa aveva creato il mercato “fare tardi” e il pagamento gli dava il
“diritto di fare tardi”).
Similmente anche Hey potrebbe pensare che, avendo un diritto di proprietà - e cioè il
diritto al silenzio - allora Hey potrebbe pensare di avere il potere di determinazione del
prezzo.
In entrambi i casi si finisce in un punto al di fuori della curva dei contratti e, quindi, ad
un risultato inefficiente.
Più in generale, senza una legge che stabilisca e faccia rispettare i diritti di
proprietà, lo scambio non è possibile.
Nonostante questi problemi (che poi affronteremo studiando il libro di Bowles), il punto
di vista dell’economista standard è comunque utile ad individuare i possibili risultati
efficienti dello scambio.
Un modo alternativo per ristabilire l’efficienza del mercato è tassare l’individuo
responsabile dell’esternalità.
Anche qui, però, il problema è che va individuato il responsabile dell’esternalità: chi ha
diritto a fare che cosa?
Nel nostro esempio, se il responsabile dell’esternalità fosse la persona più giovane,
costui andrebbe tassato proporzionalmente al volume al quale ascolta la musica.
Se l’aliquota della tassa è decisa in maniera adeguata (lo studieremo nella lezione sulla
tassazione), il suo vincolo di bilancio passerebbe per il punto di dotazione iniziale con la
conseguenza che il giovane sceglierebbe un punto appartenente alla curva dei contratti e
il gettito della tassa verrebbe trasferito all’anziano.
Questo trasferimento non è necessario poiché l’intento della tassa è solo quello di
determinare un’allocazione sopra la curva dei contratti, i.e. si è solo interessati a
ristabilire l’efficienza di mercato.
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Ma anche la soluzione della tassa non è priva di limiti, dimostrandosi di difficile
applicazione pratica.
Nella pratica di tutti i giorni, difficilmente si creano mercati dei diritti o tasse ad hoc per
risolvere problemi tipo quelli qui descritti.
Di solito vengono adottate soluzioni più semplici:
ESEMPI
(1) divieto di ascolto della musica ad alto volume in determinate fasce orarie
(2) il divieto di fumare nei locali pubblici;
(3) i limiti alle emissione inquinanti;
(4) i divieti di disturbo della quiete pubblica.
Di solito, ovviamente, questi divieti sono accompagnati alla previsione di sanzioni
pecuniarie per i trasgressori.
Per le esternalità minori, invece, è più comune appellarsi al “senso civico”, con inviti del
tipo “usate il vostro telefonino nel rispetto degli altri”.
Viceversa, le esternalità di produzione hanno effetti economici di maggior rilievo delle
esternalità di consumo e, di conseguenza, ricevono maggiore attenzione da parte del
legislatore. Vediamo meglio.
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Esternalità di produzione
Assumiamo che un’acciaieria scarichi i propri rifiuti industriali in un fiume in prossimità
del quale si trova un’impresa ittica. L’acciaieria inquina le acque del fiume dove opera
l’impresa ittica, danneggiandone l’attività di pesca.
Cerchiamo di essere più precisi descrivendo meglio gli agenti economici in gioco.
ACCIAIERIA
Assumiamo che l’acciaieria produca il proprio output (acciaio) impiegando gli input
“lavoro” (L) e “inquinamento”:
data una certa quantità di lavoro, maggiore è l’inquinamento, maggiore è la quantità di
acciaio prodotta dall’impresa
Allo stesso modo, la riduzione dell’inquinamento può avvenire solo a costo di una
contrazione della produzione di acciaio.
Di conseguenza, “lavoro” e “inquinamento” possono essere interpretati come i due input
dell’acciaieria e l’acciaio come il suo unico output.
Vi va bene che l’inquinamento sia visto come un input?
Invero, è più naturale pensare che:
maggiore è l’acciaio prodotto => maggiore è l’inquinamento prodotto.
Cioè, sembra più ovvio pensare all’inquinamento come ad un output.
Questo problema è rilevante e grava su molta della letteratura riguardante le esternalità.
Tuttavia seguiamo il ragionamento di Hey che è utile per scopi didattici.
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Il processo produttivo in questione è rappresentato da una mappa di isoquanti, la cui
forma specifica dipende dalla tecnologia adottata dall’impresa, ma che in generale
appare come nella figura 32.12.
La quantità di lavoro impiegata dall’impresa è rappresentata lungo l’asse delle ascisse,
mentre il livello di inquinamento (pollution) viene misurato lungo l’asse delle ordinate
su una scala da 0 a 100. Per ipotesi, cioè, 100 è il massimo livello di inquinamento.
Ogni curva rappresenta un isoquanto e, al solito, isoquanti più alti indicano livelli di
output crescenti.
Se NON pagasse per inquinare (ovvero se l’inquinamento fosse un input gratuito),
l’acciaieria sceglierebbe una combinazione di lavoro e inquinamento in alto nel
diagramma, dove il livello di inquinamento è uguale a 100. E’ gratis: perché fermarmi?
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IMPRESA ITTICA
Output=pesce;
Input=lavoro e l’acqua del fiume.
L’impresa ittica preferisce che l’acqua del fiume sia limpida: per ogni livello di lavoro
impiegato, più è pulita l’acqua del fiume, maggiore è la quantità di pesce.
La tecnologia dell’impresa ittica è rappresentata dalla mappa di isoquanti della figura
32.13.
La quantità di lavoro è rappresentata lungo l’asse delle ascisse.
L’input “acqua pulita” è misurato lungo quello delle ordinate:
 nell’origine degli assi l’inquinamento è massimo, l’acqua è putrida e supponiamo
che, se l’inquinamento è 100, l’impresa ittica non riesce a produrre nulla;
 al valore 100 l’acqua del fiume è limpidissima e i pesci abbondano.
Isoquanti sempre più lontani dall’origine degli assi, indicano quantità crescenti di pesce:
infatti, come detto, per dato livello di lavoro, meno inquinate sono le acque del fiume,
maggiore è la quantità di pesce.
Mettiamo insieme le due aziende nella scatola di Edgeworth (figura 32.19)
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La lunghezza della scatola di Edgeworth rappresenta la quantità totale di lavoro
impiegata dalle due imprese (supponiamo che entrambe abbiano 100 dipendenti =>200).
L’altezza della scatola di Edgeworth misura il livello di inquinamento e la limpidezza
dell’acqua del fiume (che sono “beni” opposti come musica e silenzio nell’esempio
iniziale). Ovviamente, basse ordinate=basso inquinamento=alta limpidezza e viceversa.
Al solito, notiamo che le imprese:
possono “ripartirsi” le ascisse i.e. la quantità totale di lavoro
“consumano” la stessa quantità della variabile “bene/male” rappresentata sulle ordinate.
Descritto il mercato e la scatola, vediamo che succede in due situazioni estreme.
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Ipotesi 1: l’acciaieria ha il diritto di inquinare quanto vuole
Per ogni possibile ripartizione del lavoro tra le due imprese, l’acciaieria inquinerà 100.
L’acciaieria, infatti, non deve pagare per inquinare perché non esiste alcun
mercato/prezzo per l’inquinamento.
Da questa dotazione dei property rights deriva, dunque, un’allocazione inefficiente
denominata “E” in figura. D’altronde, come si vede, nessuno dei punti più alti nella
scatola di Edgeworth appartiene alla curva dei contratti. Nei vertici (0,0) una delle due
imprese scompare: avrebbe input nulli.
Ipotesi 2: l’ impresa ittica ha il diritto di avere acqua perfettamente pulita:
la stessa logica di prima vuole che si starebbe nel punto “F” della scatola.
Insomma, senza scambi la soluzione sarebbe inefficiente.
Che succede, invece, se si potessero scambiare inquinamento vs limpidezza?
Partendo da uno (sono alternativi) di questi punti inefficienti le due nostre imprese
iniziano lo scambio concorrenziale che:
produce l’allocazione Y se si parte dall’allocazione iniziale F
produce l’allocazione X se si parte dall’allocazione iniziale E.
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Pertanto, se si riuscisse a stabilire un sistema di assegnazione dei diritti di proprietà e se
esistesse il relativo mercato, allora l’inefficienza causata dall’esternalità verrebbe
eliminata attraverso il semplice funzionamento del mercato.
Il Governo, dunque, potrebbe intervenire emettendo “PERMESSI NEGOZIABILI”.
(questo sistema è adottato in alcuni settori dell’economia degli Stati Uniti).
Nel nostro esempio, si emetterebbero un numero fisso di permessi negoziali di
inquinamento.
Il nome è veramente brutto: “permesso ad inquinare” e i disinformati, per non dire
ignoranti, griderebbero: ecco, gli economisti vogliono vendere l’aria che respiriamo.
Cerchiamo di farci un’idea di come funzionano questi permessi al di là – anzi – al di
sopra delle ideologie e degli a priori che troppo spesso conducono a decisioni sbagliate.
Supponiamo che il Governo sia in grado di valutare esattamente il livello di
inquinamento causato dalle imprese di un’industria (ok, è discutibile. Ma, appunto, se ne
dovrebbe discutere senza pregiudizi).
In questo caso, per conseguire un obiettivo di qualità ambientale, il Governo può
emettere permessi negoziali di inquinamento in numero pari al massimo livello di
inquinamento socialmente accettabile per distribuirli poi alle imprese dell’industria in
questione.
A partire da questa allocazione iniziale, lo scambio competitivo dei permessi ne
determina l’allocazione efficiente tra le imprese dell’industria.
La logica è la solita, quindi passiamo subito alla scatola di Edgeworth:
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Ascisse: il solito lavoro (qui non è importante, ma solo per spiegare vi dico che la retta
verticale indica che si suppone che le due imprese abbiano la stessa dotazione iniziale di
lavoro).
Ordinate: numero totale di permessi negoziabili allocati dal governo (prima c’era un non
meglio identificato “livello di inquinamento”).
Sappiamo (anche grazie a R. Coase) che lo scambio competitivo di permessi negoziabili
tra le due imprese conduce ad un’allocazione appartenente alla curva dei contratti (al
solito disegnata in giallo nella figura 32.20) indipendentemente dalla posizione
dell’allocazione iniziale:
Teorema di Coase (1960): se i
costi di
transazione(=negoziazione)
sono
sufficientemente bassi, la contrattazione tra gli agenti porterà a soluzioni P-efficienti
anche in presenza di esternalità e a prescindere da chi detenga inizialmente i diritti
legali.
Coase vinse il Nobel per l’Economia nel 1991 per “la scoperta e la spiegazione
dell'importanza che i costi di transazione e i diritti di proprietà hanno nella struttura
istituzionale e nel funzionamento dell'economia”.
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Lo scambio competitivo è dunque in grado di eliminare ogni inefficienza dal mercato.
Certo, come già notato, con gli scambi si raggiungerebbe l’efficienza senza eliminare
l’esternalità.
Ma l’alternativa di impedire qualunque produzione inquinante sarebbe, anche dal punto
di vista della collettività, una soluzione peggiore (non si produce, non si lavora,…):
bisogna salvaguardare sia il Benessere Individuale che la Natura.
Notiamo, infine, che l’assegnazione dei diritti di proprietà:
 non influenza l’efficienza del risultato dello scambio concorrenziale – perché
comunque si finisce sulla curva dei contratti;
 influenza la conseguente distribuzione dei surplus tra le imprese – perché essa
dipende dal punto della curva dei contratti in cui si va a finire.
ALTRE DUE SOLUZIONI AI PROBLEMI LEGATI ALL’ESTERNALITA’.
1) TASSAZIONE
Abbiamo già accennato alla tassazione della musica/silenzio e i discorsi qui si ripetono.
Il governo può tassare l’impresa inquinatrice, trasferendo il gettito della tassa
all’impresa che subisce gli effetti negativi dell’inquinamento. Però, la tassazione non
rappresenta necessariamente una soluzione al problema dell’inefficienza:
1) L’entità della tassa andrebbe calcolata in modo tale da garantire che venga
raggiunta un’allocazione appartenente alla curva dei contratti.
2) Dovrebbe essere quantificato esattamente anche il livello di inquinamento causato
dall’acciaieria.
E’ chiaro che entrambe le valutazioni sono costose e difficili.
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2) LE DUE IMPRESE SI FONDONO
Cosa succederebbe se le due imprese fossero libere e decidessero di fondersi in una
unica impresa? Risp: Aumenterebbe il profitto totale.
Infatti, dato che con produzioni separate le due imprese raggiungono un’allocazione al
di fuori della curva dei contratti, la somma dei profitti delle due imprese con processi
produttivi separati è sempre minore del profitto dell’impresa integrata poiché la fusione
“internalizza” l’esternalità. E l’impresa walrasiana lo fa sempre in modo efficiente.
Di conseguenza, esiste un forte incentivo alla fusione per le due imprese e, così facendo,
ad internalizzare, sempre via Mercato, l’esternalità di produzione.
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Sintesi e Conclusioni
Abbiamo definito il concetto di diritto di proprietà e di esternalità.
Abbiamo visto come in assenza di
 un mercato per le esternalità,
 un sistema di assegnazione dei diritti di proprietà,
 adeguati strumenti di correzione,
la presenza (involontaria) di un’esternalità è causa di inefficienza.
Laddove possibile, nella pratica vengono adottate alcune semplici misure extra
legislative, regole di convivenza civile, per recuperare l’efficienza dello scambio
competitivo.
Ma non sempre è possibile.
D’altronde, per esternalità con effetti economici limitati e difficilmente definibili è quasi
impossibile fornire una soluzione economica.
Detto ciò, per esternalità con effetti socio-economici di maggior rilievo, una soluzione
economica andrebbe cercata, trovata e implementata.
Un valido metodo di risolvere gli effetti dell’esternalità è internalizzarla, cioè fare
in modo che gli agenti ne tengano conto nelle loro massimizzazioni vincolate.
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