MIGRAZIONI

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MIGRAZIONI
N. 11/2017
martedì, 14 febbraio 2017
MIGRAZIONI
CI VOGLIONO L’INTELLIGENZA E IL CUORE
“Unire intelligenza e cuore per iniziare a costruire nuove comunità”.
Con questa esortazione il direttore generale della Fondazione
Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego, si è rivolto nei giorni
scorsi ai partecipanti al convegno dell’Ufficio diocesano Migrantes
di Benevento, sul tema della recente Giornata mondiale del
migrante e del rifugiato (“Migranti minorenni, vulnerabili e senza
voce”), citando i dati di un “popolo migrante” che rinnova Chiesa e
società civile. Negli ultimi anni, ha ricordato, “la Chiesa ha
promosso un’accoglienza diffusa sul territorio” con il progetto
Sprar, unitamente agli enti locali. “Il 90% dei minori accolti è
costituito da adolescenti, 17.500 sono ospitati in strutture”, ha ricordato Perego, evidenziando due “debolezze” del
sistema di accoglienza: la prima “è che molti ragazzi continuano il viaggio da soli, senza alcun sostegno, rischiando
la vita”, mentre il secondo problema “è la ricomparsa di veri e propri orfanotrofi, in cui alloggiano anche più di
cento ragazzi”. “Sono trentamila i minori accolti nelle nostre strutture ecclesiastiche – ha aggiunto Perego – che
poi diventati adulti lavorano nel settore tessile, nell’agricoltura e come badanti. I volti dei ragazzi ci devono
ricordare che anche i giovani italiani, spesso laureati, sono costretti a lasciare il nostro Paese”: 107mila gli italiani
che nel solo 2015 hanno lasciato il Paese alla volta dell’estero, “un dato che ci porta al 1960”.
“Deludono” gli interventi urgenti in materia d’immigrazione approvati dal Consiglio dei ministri recentemente, ha
aggiunto mons. Perego. Tra i motivi della delusione il “coniugare protezione internazionale e immigrazione
illegale, immigrazione e sicurezza”. Per il direttore dell’organismo pastorale della Cei, “si sognano centri di
rimpatrio in ogni regione funzionali a un rimpatrio più facile, ma in condizioni non chiare di tutela; mancano
completamente misure che riconoscano il valore premiale di percorsi di inserimento sociale e culturali avviati da
oltre un anno (neppure i lavori socialmente utili servono a questo), dimenticando il popolo sempre più numeroso di
diniegati; nessun accenno al servizio civile per i rifugiati; la semplificazione dei procedimenti di esame non significa
immediatamente capacità di riconoscere al meglio le storie dei richiedenti asilo e le forme migliori di protezioni”.
Nel frattempo dieci realtà cristiane che si occupano di migrazione, tra cui la Commissione degli episcopati della
Comunità europea (Comece), Caritas Europa, il servizio dei Gesuiti per i rifugiati, la Commissione cattolica
internazionale per le migrazioni (Icmc), hanno pubblicato nei giorni scorsi alcune osservazioni relative al Piano
d’azione per assistere gli Stati membri nell’integrazione dei cittadini di Stati terzi che risiedono legalmente nell’Ue,
proposto dalla Commissione europea nel giugno 2016. Se positiva è l’“intenzione dell’Ue di stabilire un quadro
politico comune”, si nota però che il piano non è “sufficientemente collegato alle altre misure legislative” recenti
della Commissione europea. “L’integrazione avrebbe dovuto essere una priorità” e “deve essere incoraggiata al di
là di questo piano d’azione”, considerandone “l’impatto immediato e le conseguenze a lungo termine”. Un elenco
di suggerimenti ruota attorno a tre indicazioni: “riconoscere il ruolo delle organizzazione di ispirazione religiosa e
di fede”, “strumento di coesione” finora “poco valorizzato”, con modalità concrete esemplificate nel documento;
“capitalizzare l’esperienza maturata dalla società civile”; “garantire l’effettiva implementazione in tutti gli ambiti
politici”, a partire dalle strategie anti-povertà, la protezione sociale, il mercato del lavoro e con iniziative e
strumenti che non creino “ambienti competitivi che generano una contrapposizione tra i migranti e gli altri
cittadini marginalizzati”.
Di questi giorni anche la dichiarazione congiunta sull’immigrazione elaborata dai membri del Consiglio europeo al
termine del vertice informale svoltosi oggi a Malta. Dai leader Ue pieno sostegno all’accordo Italia-Libia
sottoscritto per contenere l’afflusso dei migranti dalla Libia, oltre all’intenzione di rafforzare “le capacità di
rimpatrio dell’Ue, nel rispetto del diritto internazionale”.
In questo numero:
L’EUROPA APRE GLI OCCHI?
Conferme, novità e nodi irrisolti dopo Malta
Gianni Borsa
Il premier italiano Gentiloni ha presentato ai capi di Stato e di governo l'accordo con Tripoli inteso a
frenare i flussi attraverso il Mediterraneo. Via libera dal Consiglio Ue, ma restano sul tavolo
parecchie perplessità e problemi da affrontare. Sembra però che almeno questa volta i Ventotto
abbiano compreso che il fenomeno migratorio riguarda tutti, non solo gli Stati mediterranei e,
soprattutto, che in gioco ci sono vite umane
ACCOGLIENZA
Il welfare non è più sufficiente
“Come Chiesa noi difendiamo la cultura dell’accoglienza. In ogni volto che bussa alla nostra porta
noi riconosciamo il volto di Cristo”. A dirlo è il direttore Migrantes e vice direttore della Caritas della
diocesi di Benevento, don Sergio Rossetti, dopo che il sindaco di Vitulano, un comune di tremila
abitanti del Sannio, ha deciso, attraverso un’ordinanza, di dire no all’arrivo di altri profughi
chiudendo la strada di accesso al centro di accoglienza. Successivamente, dopo una trattativa con il
prefetto per la riduzione del numero degli arrivi, ha liberato l’accesso alla struttura chiusa poi dalla
Prefettura
ALCUNI DATI
Reinsediamenti e ricollocazioni
Nei due mesi trascorsi dallo scorso 8 dicembre gli Stati membri Ue “hanno continuato ad aumentare
gli sforzi di reinsediamento, offrendo finora canali di accesso legali e sicuri a 13.968 persone. Anche
per quanto riguarda le ricollocazioni si è confermata una tendenza generalmente positiva, con 3.813
ricollocazioni in più, nel periodo di riferimento, e un picco mensile (1.926) raggiunto nel mese di
dicembre, il più elevato mai registrato. In tutto sono state ricollocate finora 11.966 persone”. I dati
vengono proposti oggi dalla Commissione europea, con un tono eccessivamente ottimistico rispetto
alle centinaia di migliaia di profughi sbarcati in questi anni sulle coste italiane e greche
FRIGENTI (AICS)
“Raccontare le storie che il pubblico vede poco”
“Serve una narrativa diversa” nel raccontare le migrazioni di massa, le diaspore. “Raccontando le
storie che il pubblico vede poco”; “mostrando che nella stragrande maggioranza dei casi i migranti
contribuiscono alla nostra economia, pagano i contributi previdenziali, depositano i risparmi in
banca, acquistano e usano servizi in Italia e quando hanno successo diventano loro stessi piccoli
businessmen che magari danno lavoro tra gli altri anche agli italiani”. Ne è convinta Laura Frigenti,
direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), parlando all’Agenzia Dire in
un’intervista in occasione di un incontro tenutosi alla Camera dei deputati, promosso dal Centro
italiano per la pace in Medio Oriente (Cipmo)
GIRO (VICEMINISTRO)
Diaspore e organizzazioni migranti
“Le diaspore africane sono il legame che aiuta a mettere a punto interventi mirati ed efficaci a partire
dalle esigenze dei Paesi di origine dei flussi migratori”. Lo sottolinea Mario Giro, viceministro degli
Affari esteri e della cooperazione internazionale, in una videointervista all’Agenzia Dire a margine di
un incontro promosso alla Camera dei deputati dal Centro italiano per la pace in Medio Oriente
(Cipmo), su “Migrazione, inclusione, co-sviluppo: il ruolo delle diaspore med-africane”
SUMMIT MALTA
La rotta del Mediterraneo centrale
Questa mattina “i 28 capi di Stato o di governo dell’Ue affronteranno la dimensione esterna della
migrazione. La discussione dovrebbe essere incentrata sulla rotta del Mediterraneo centrale e la
Libia”. La sessione pomeridiana “sarà l’occasione per i 27 leader”, Regno Unito “autoescluso”, “di
preparare l’imminente 60º anniversario dei Trattati di Roma che si celebrerà il 25 marzo”
RAIMONDI (CINI)
“Preoccupazione per gestione Ue dei flussi”
“Le ong aderenti al Cini sono fortemente preoccupate dall’approccio securitario volto al controllo
delle frontiere esterne dell’Unione Europea, condiviso e supportato dagli Stati membri per una
gestione dei flussi migratori basata principalmente, se non esclusivamente, su sicurezza, controllo
dei confini, rimpatri, respingimenti e quote di ingresso”. Lo afferma Antonio Raimondi, portavoce del
Coordinamento italiano ong internazionali (Cini), alla vigilia dell’incontro nel quale a Malta i 28 capi
di Stato e di governo dei membri dell’Unione europea discuteranno di migrazioni, in particolare della
rotta del Mediterraneo centrale e della Libia
ARGENTINA
“Gli stranieri necessari per la società”
Il dibattito sui migranti infiamma anche l’Argentina, dove si comincia a parlare di una legislazione più
severa, con l’obiettivo dichiarato, riporta l’agenzia Aica, di proteggere il paese contro la criminalità
proveniente da paesi stranieri. Un deputato argentino, Alfredo Ormedo, ha proposto di costruire un
muro alla frontiera con la Bolivia. Di fronte a tale dibattito la Commissione episcopale per le
migrazioni e il turismo ha emesso ieri un comunicato intitolato “Stigmatizzazione del migrante?”, nel
quale lancia l’allarme su una visione che sta avanzando non solo nel mondo politico ma anche nella
società
COMMISSIONE UE
“Spazio Schengen: ancora tre mesi di controllo”
“Nonostante la graduale stabilizzazione della situazione e l’attuazione di una serie di misure
proposte dalla Commissione per migliorare la gestione delle frontiere esterne e proteggere lo spazio
Schengen”, la Commissione Ue “ritiene che non siano ancora pienamente soddisfatte le condizioni
della tabella di marcia ‘Ritorno a Schengen’ che consentono di ritornare al normale funzionamento
dello spazio Schengen”. Così si è espressa la Commissione europea, raccomandando al Consiglio
di autorizzare gli Stati membri “a mantenere per un ulteriore periodo di tre mesi i controlli
temporanei in vigore presso determinate frontiere interne Schengen”, e precisamente in Austria,
Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia
COMMISSIONE UE
“Carenze nel controllo alle frontiere”
In vista del Consiglio europeo straordinario del 3 febbraio a Malta (due i punti in agenda: migrazioni
e dopo-Brexit), la Commissione europea ha stilato anche un bilancio dei progressi compiuti e “di ciò
che resta da fare per rendere pienamente operativa la nuova Agenzia europea della guardia di
frontiera e costiera”. Gli aspetti del fenomeno migratorio sono molteplici: sicurezza delle frontiere,
salvataggio vite in mare, accoglienza e integrazione rifugiati, diritto di asilo, “redistribuzione” dei
migranti in chiave di solidarietà verso i Paesi Ue che si affacciano sul Mediterraneo…
COMMISSIONE UE
“Punto primo: salvare vite umane”
Numerose le proposte avanzate dalla Commissione sul versante migrazioni in vista del Consiglio
europeo del 3 febbraio. Per comprendere la portata delle azioni individuate occorre fare riferimento
all’Agenda europea sulla migrazione e sui lavori iniziati nell’ambito del quadro di partenariato che
“mira a rafforzare la cooperazione con i Paesi partner” dell’Africa. Si tratta di un pacchetto di
interventi operativi sul campo, di finanziamenti, di azioni di taglio politico e diplomatico
COMMISSIONE UE
“Gestire i flussi”
“Troppi ancora muoiono nel Mediterraneo. Abbiamo intrapreso azioni per far fronte a questa
situazione ma dobbiamo fare di più”. La Commissione Ue presenta “le possibili azioni a breve e
medio termine per affrontare i flussi verso e dall’Africa settentrionale. Anzitutto è necessaria la
stabilità della Libia e della regione nel suo insieme”. Jean-Claude Juncker, capo dell’Esecutivo,
precisa alcuni aspetti delle proposte avanzate ieri dal collegio dei commissari “sulle modalità per
gestire meglio la migrazione e salvare vite lungo la rotta del Mediterraneo centrale”; tali proposte
costituiscono uno strumento di discussione per il Consiglio europeo straordinario nei giorni scorsi a
Malta
MUSCAT (UE)
“Crisi umanitaria alle porte…”
Gli Stati Ue “balbettano” sulla risposta alle migrazioni, anziché “condividere le responsabilità e gli
oneri”. I Paesi mediterranei “sono stati lasciati soli per troppi anni. La soluzione al problema non
viene da qualche soldo in più, ma da una risposta solidale”. E la solidarietà “è al cuore dell’Europa
come l’avevano pensata le madri fondatrici e i padri fondatori”. Joseph Muscat, premier maltese, da
Strasburgo richiama l’Unione europea a fare, solidalmente, la propria parte per rispondere alla
gigantesca sfida delle migrazioni, per la quale indica la possibilità di replicare “l’essenza del patto
con la Turchia”, “per far fronte alle reti criminali e alla tratta”, per salvare vite umane, per proteggere
l’Europa”
RIFUGIATI
Sfida a più dimensioni
Thomas Jansen
Il pressante movimento migratorio dall'Africa e dall'Asia verso il Vecchio continente è l'eredità che il
2016 consegna al nuovo anno. I responsabili delle istituzioni dell’Unione e degli Stati membri stanno
cercando risposte praticabili seppure con passo esitante e registrando molti "muri" e chiusure. A
comprometterne il successo è il fatto che vari governi nazionali rifiutano un’equa ripartizione degli
oneri connessi con l’arrivo di profughi, coi rispettivi background culturali, linguistici e tradizionali. Ma
la soluzione può arrivare solo da un'azione comune