Se potessi rivederti

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Se potessi rivederti
LIBRO
IN ASSAGGIO
SE POTESSI
RIVEDERTI
DI MARC LÉVY
Il cercapersone di Lauren vibrava, la chiamavano dal Pronto Soccorso. Si
recò nella saletta degli infermieri e alzò la cornetta. Betty ringraziò il cielo che
lei fosse ancora li, la sala non si svuotava, c' era bisogno di rinforzi immediati.
«Scendo subito», disse Lauren riattaccando.
Prima di uscire dalla saletta, infilò nella tasca del camice il buffo gufo: la
bestiolina aveva bisogno di tutto il calore umano possibile, ora che aveva
perso la sua miglior amica.
Arthur non ne poteva più di quell'attesa, cercò il cellulare nella tasca destra
della giacca, ma la sua giacca non aveva più tasca destra. Gli occhi bendati,
cercò d'indovinare che ora fosse. Paul doveva essere furioso: Arthur
ricordava di aver già pensato prima che Paul si sarebbe infuriato, ma aveva
dimenticato perché. Si alzò e avanzò alla cieca verso il banco
dell'accettazione. Betty si precipitò.
«Lei è proprio impossibile!»
«Gli ospedali mi fanno orrore.»
«Be', dal momento che è qui, approfittiamone per riempire la scheda di
accettazione. È già stato qui?»
«Perche?» domandò Arthur di rimando, preoccupato, reggendosi al banco.
«Perche se i suoi dati sono già nel computer facciamo prima.»
Arthur rispose di no. Betty era una buona fisionomista e, nonostante la
benda sugli occhi, i lineamenti di quell'uomo le dicevano qualcosa. Che
l'avesse conosciuto altrove? Alla fine, però, poco le importava, aveva troppo
da fare per pensare a quello, adesso.
Arthur voleva tornarsene a casa, l'attesa era durata fin troppo e fece l'atto di
togliersi le bende.
«Voi siete oberati e io mi sento davvero bene», disse.
«Voglio andare a casa.»
Betty gli bloccò le mani senza tanti complimenti.
«Ci provi e vedrà!»
«Cosa rischio?» domandò Arthur, quasi divertito.
«Se insorgesse il minimo dolore tra i sei e i dodici mesi e nel caso che si
rendessero necessarie delle cure, può fare una croce sulla sua assicurazione!
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Se lei varca la soglia di questa sala, foss'anche per fumarsi una sigaretta
fuori, archivio la sua scheda dichiarando che lei ha rifiutato di fare un checkup. Qualora le venisse anche un semplice mal di denti, la sua compagnia
assicurativa la manderà a farsi benedire.»
«Io non fumo!» disse Arthur, posando il braccio sul banco.
«So che è angosciante non vedere, ma abbia pazienza, ecco il dottore, sta
uscendo dall'ascensore alle sue spalle.»
Lauren si accostò all'accettazione. Da quando aveva lasciato la stanza di
Marcia, non aveva più aperto bocca. Prese la scheda dalle mani
dell'infermiera e s'immerse nella lettura del rapporto del portantino, mentre
guidava Arthur verso la saletta numero 4. Tirò la tenda del box e lo aiutò a
stendersi sul letto. Non appena fu sdraiato, cominciò a sfasciarlo.
«Tenga gli occhi chiusi per il momento», disse.
Le poche parole, seppure pronunciate in tono calmissimo, erano bastate a
mandare il cuore in gola ad Arthur. Lauren tolse i due pezzi di garza e gli
sollevò le palpebre, inondandogli gli occhi di siero fisiologico.
«Sente male?»
«No.»
«Le sembra di avere qualche scheggia?»
«Niente di niente, questa fasciatura è stata un'idea del portantino, io non ho
proprio nulla.»
«Ha fatto bene, il portantino. Adesso può aprire gli occhi.»
Alcuni secondi furono necessari a dissipare il liquido. Quando la visione di
Arthur tornò netta, il suo cuore si mise a battere ancora più forte. L'augurio
che aveva espresso sulla tomba di Liti era appena stato esaudito.
«Tutto bene?» domandò Lauren, notando il pallore sul volto del paziente.
«Sì», rispose lui con un nodo in gola.
«Si rilassi!»
Lauren si chinò su Arthur per esaminare le cornee con una lente. Mentre
procedeva alla visita, i loro volti erano così vicini che le loro labbra quasi si
sfioravano.
«Negli occhi non c'è proprio nulla, ha avuto una bella fortuna!»
E Arthur non fece alcun commento...
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«Non ha perso conoscenza?»
«Non ancora, no!»
«Fa dell'umorismo?»
«Un vago tentativo.»
«Emicrania?»
«Nemmeno.»
Lauren passò la mano sotto la schiena di Arthur e palpò la spina dorsale.
«Nessun dolore?»
«Niente di niente.»
«Ha una bella ecchimosi al labbro. Apra la bocca!»
«È indispensabile?»
«Se glielo chiedo...»
Arthur eseguì. Lauren prese la lampadina.
«Ohilalà, qui ci vorranno almeno cinque punti...»
«Così tanti?»
«Facevo dell'umorismo anch'io. Degli sciacqui per quattro giorni dovrebbero
bastare.»
Disinfettò la ferita alla fronte e ne saldò i lembi con un gel. Poi aprì un
cassetto e lacerò la bustina di un cerotto che gli applicò sulla ferita.
«Ho preso un po' di peli del sopracciglio: passerà un brutto momento quando
si toglierà questo cerotto. Le altre sono scalfìtture, guariranno da sole. Le
prescrivo un antibiotico a largo spettro che dovrà prendere per qualche
giorno, a titolo preventivo.»
Arthur si abbottonò il polsino della camicia, si alzò a sedere e ringraziò
Lauren.
«Non abbia fretta», disse lei spingendolo contro il lettino.
«Devo misurarle la pressione.»
© 2005 Éditions Robert Laffont, Susanna Lea Associates
© 2006 Casa Editrice Corbaccio s.r.l.
Titolo originale: Vous revoir
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