I 128 anni di viaggio controcorrente di una torpedinera

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I 128 anni di viaggio controcorrente di una torpedinera
Verbigrazia... pensieri in libertà, con licenza de’ Superiori e privilegio
I 128 anni di viaggio controcorrente
di una torpedinera
Enrico Cernuschi e Mario Veronesi - Soci dei Gruppi di Savona e Pavia
Eppure...
Molti Lettori ricorderanno senz’altro un bell’articolo apparso su
queste stese pagine qualche mese fa (Marinai d’Italia Marzo
Aprile 2014 pag 12-13 Foto taroccate di Maurizio Brescia). Si parlava di una falsa torpediniera sul Ticino o, meglio, di un fotomontaggio risalente ai primi del Novecento e, per i mezzi dell’epoca,
pressoché di un capolavoro.
La storia, in due battute, è la seguente. Durante la crociera ANMI del 2013 un socio, poi diventato un vero amico, mi chiese, poco prima di un’escursione: “Lei è di Pavia? Ho a casa una cartolina che potrebbe interessarla”. L’immagine in questione, tratta
dalla sua importante raccolta di pezzi d’epoca, fu in seguito esaminata da Maurizio Brescia, senz’altro uno dei massimi esperti
navali del settore da questa parte del Mississippi, smontata, analizzata e, infine, classificata senza appello e senza lasciar adito a
dubbi di sorta, di un fotomontaggio come il successivo articolo dimostrò in tutta evidenza (vds pag 12 del numero di Marzo/Aprile
2014 di ”Marinai d’Italia”).
Restava soltanto una questione, piccola, insignificante e di nessun valore fotografico o iconografico, ma per me fondamentale.
Mino Milani, scrittore pavese di fama internazionale e maestro
prezioso, mi aveva detto, subito dopo l’arrivo a casa dell’ormai famosa cartolina: “Sì, so di una torpediniera arrivata a Pavia …”.
Mino è nato nel 1928 e la nave in questione doveva essere passata per il Ticino, al massimo, nel tardo Ottocento, ma non l’ho
mai sentito parlare a caso. Per quanto giornalista e romanziere, il
nostro è, in realtà, un cronista alto medievale che ha sbagliato
secolo e, come tale, è dispostissimo a farsi crocifiggere dagli invasori di turno, cimbri, longobardi o mongoli della 162ª Divisione
Turkestan che siano, pur di non smentire le proprie miniature
(sempre dipinte pazientemente a mano sugli incunaboli correnti)
con fatti meno che certi e provati.
L’evidenza era, però, incontrovertibile, quantomeno allo stato degli atti. Il Ticino, tuttavia, non è un corso d’acqua qualsiasi, ma un
qualcosa di magico. Non, intendiamoci, come certi culti politici,
improvvisati su due piedi davanti a folle rumorose e vocianti in
un’atmosfera, rispettabilissima, ma sempre rumorosa, di sagra
da paese. È un vecchio, saggio genio geloso delle proprie prerogative che agisce in carattere con la città e i suoi abitanti: silenzioso, cortese, tenace e inarrestabile. Il colpo di bacchetta è arrivato, puntuale, un venerdì, quando un altro di quei pavesi legati al mare da destini imprevedibili è venuto a trovarmi. Mario Veronesi, altro nome noto ai Lettori e massimo esperto storico in circolazione relativamente alla navigazione fluviale tra il Ticino, il Po
e i laghi. Con naturalezza mi disse, tra l’altro, di aver trovato, nel
corso delle proprie continue ricerche, la foto di una torpediniera
sul Ticino. “Si”, risposi automaticamente, “Quella del fotomontaggio del cartolaio …”. “No”, replicò sorridendo, “Questa è vista di poppa”. Mai sottovalutare Veronesi. Pavese fino alle midolla avrebbe dimostrato, senza alcun clamore e sempre sorridendo, ai dotti da Salamanca più e prima di Colombo che la terra era
tonda e navigabile una volta che gli fosse capitato di trovare e vagliare, con scrupolo e pazienza universitaria, le prove del caso.
Questa, infatti, è la forza della provincia rispetto a tutte le sofisticate metropoli del pianeta e ai cosiddetti intellettuali in genere.
Non dare mai nulla per scontato e muoversi sempre con la serena coscienza che qualsiasi impresa è possibile, basta soltanto lavorarci sopra con dedizione e costanza, in omaggio al principio
universale in base al quale la gara non è del veloce, ma del forte.
Il resto è stato facile. Lo studio della foto ha permesso di identificare l’unità, ovvero la Regia Torpediniera Aquila (prima del nome), da 35 tonnellate in carico normale e varata a Londra nel
1881. Armata l’anno successivo fu assegnata, durante i primi anni di servizio, a Spezia per alcuni cicli di prove. Nel 1886 fu trasferita a Venezia e inviata, l’anno successivo, al comando dell’allora
sottotenente di vascello Paolo Marzolo, lungo il Po e il Ticino fino,
appunto, a Pavia, per scopi promozionali.
Una volta scoperto l’anno è emersa infine, grazie all’emeroteca
del quotidiano locale, La Provincia pavese (ancora oggi, puntualmente, in edicola dal 1879), la cronaca di quella navigazione e di
quella visita, remota ma evidentemente non trascurabile visto
che il passaparola l’ha puntualmente tramandata attraverso tre
secoli spingendo addirittura un anonimo cartolaio sprovvisto di
foto autentiche, di fabbricarne, con perizia, una ad hoc a memento di quelle giornate. Per la verità è doveroso aggiungere che la
silurante in parola era stata ribattezzata, nel 1886, 23 T, ma le cronache preferirono utilizzare, per celebrare quella visita così insolita, il vecchio nome, francamente più bello.
L’immagine
La foto è stata scattata nei presso del Vecchio Ponte Coperto di
Pavia, risalente all’epoca dei romani e, in seguito, dei Visconti e
simbolo della città. Continuò a esistere e a collegare le sponde
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Marinai d’Italia Agosto/Settembre 2015
del Ticino fino al settembre 1944, quando fu attaccato, per la prima volta, dai quadrimotori statunitensi causando gravi perdite
umane, ancora oggi non dimenticate. Ci vollero cinque incursioni per farlo crollare. Nel dopoguerra un referendum cittadino stabilì di ricostruirlo com’era e dov’era, tale e quale al campanile di
San Marco crollato improvvisamente nel 1902. Un baluardo proteggeva l’entrata del ponte e una vasta spianata compariva appena oltrepassata la Porta Salara, dove le lavandaie stendevano,
a primavera, quelli che sembravano dei ridenti festoni di biancheria.
Proprio su quella spianata secolare è ormeggiata la torpediniera.
Si trattava, in verità, dell’approdo, da sempre, delle barche che
trasportavano il sale. I natanti pavesi percorsero per più di mille
anni questa via d’acqua assieme ai veneziani e ai comacchiesi.
Le navi portavano a Pavia il sale riparandolo dall’umidità mediante un pagliolato ben connesso sul fondo dell’imbarcazione.
Sembra inoltre che, anticamente, questo su stesso tratto della riva del fiume sorgesse un’asta usata per punire i bestemmiatori. Il
colpevole veniva chiuso in un cestone di vimini e calato, senza
troppi complimenti, nel Ticino. Il numero dei tuffi era direttamente proporzionale alla gravità delle parole pronunciate.
Oltrepassata la Porta Salara sorgevano le modeste abitazioni di
quella povera parte della città, realizzate o addossate lungo le
antiche fortificazioni medioevali. In seguito i bastioni furono abbattuti e il piazzale acquistò il respiro e la luminosità odierne,
aprendo ai pavesi la vista sul loro fiume.
La gente ripresa dal fotografo a bordo e nei pressi della nave appartiene senz’altro a una giornata di festa. Si tratta, con ogni pro-
Regia Torpediniera Aquila (poi 23 T)
Costruita nel cantiere Thornycroft di Chiswick
(Londra) e varata nel novembre 1881
Dislocamento 35 t in carico normale
Lunghezza fuori tutto 29,18 m; larghezza 3,28 m;
immersione 1,47 m
Apparato motore a vapore, 430 HP; 1 elica
Velocità massima 20 nodi
Autonomia 600 miglia a 9 nodi
Combustibile 7 tonnellate di carbone
Armamento due tubi lanciasiluri prodieri da 356 mm;
1 cannone-revolver a due canne da 25 mm
Equipaggio 1 ufficiale e 10 tra sottufficiali e marinai
Progettata per essere imbarcata e messa a mare
da grandi unità mediante bighi da carico.
Imbarcata sul piroscafo Marie il 30 dicembre 1881
assieme alla gemella Gabbiano per essere
trasportata a Spezia.
Presa formalmente in carico dalla Regia Marina
l’anno successivo.
Trasferita a Venezia nel 1886 e, nel 1888,
ad Ancona per poi tornare, nel 1890, in laguna.
Radiata l’11 ottobre 1907 continuò a servire,
fino al 1946, a Venezia come pirobarca
(caratteristica P.E. 44)
babilità, specialmente per i civili sulla torpediniera, di borghesi o,
comunque, di persone che, per quell’occasione importante, hanno indossato l’abito buono, È facile immaginare le domande tecniche che subissarono, in quei giorni, ufficiali, sottufficiali, graduati e marinai, senza trascurare, naturalmente, gli argomenti
mondani o, addirittura, frivoli. Il comandante e l’equipaggio, d’altra parte, erano consapevoli che lo scopo di quella missione, per
una volta lontana dal mare, ma non di meno impegnativa, consisteva proprio nel sollevare la legittima curiosità e il conseguente
entusiasmo degli abitanti. Portare la bandiera della Regia Marina
all’interno, dove esisteva tanta gente che non aveva mai visto il
mare, né tantomeno un’unità da guerra. Altra gente è ritratta sulla spianata, in attesa a sua volta di salire. Lo sguardo di un signore, comodamente seduto lungo la riva del fiume, contempla la nave con evidente curiosità; è facile immaginare la sua incredulità
nel vedere ormeggiata quella modernissima unità al Ponte coperto, il “Vecchio ponte” del 1351 realizzato riprendendo elementi
dei tempi del suo predecessore dei tempi dì’Augusto.
Un’ultima osservazione: la torpediniera è ”pavesata”. Il ”Gran
Pavese” è un’espressione universale nata proprio in quel preciso tratto del fiume ripreso in quest’immagine. La tradizione narra,
infatti, che in occasione dalle antiche, dure lotte combattute tra il
Ducato di Milano e la Serenissima Repubblica di Venezia per il
controllo delle vie d’acqua padane, il “capitano dei navigli” Pasino degli Eustachi, ammiraglio della flotta dei Visconti, sconfisse i
veneziani sul Po, nei pressi di Brescello. Correva l’anno 1431 e in
segno di vittoria tutti i colori furono issati in piena vista.
Conclusione
Gli autori di queste righe non sanno se dietro questa vicenda esiste, o meno, una morale. Una crociera, una serata in compagnia,
un collezionista piemontese di cartoline, un romanziere pavese
geloso cultore e custode della propria città, un altro pavese prestato al mare e un periodico, uno dei due autori di queste pagine
che è nato lo stesso giorno, 30 dicembre, in cui l’Aquila incominciò la propria avventura italiana e che ha sposato una ragazza di
Stradella, nell’Oltrepo, e un periodico, il nostro, disposto a tutto
pur di aggiungere una tessera in più, per quanto piccola, alla storia della nostra Marina. Tutto scorre, ma l’acqua del Ticino è davvero capace di percorrere dei giri veramente strani, anche se
mai casuali.
nnn
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