La nostra Rovereto: una città del dialogo

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La nostra Rovereto: una città del dialogo
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La nostra Rovereto:
una città del dialogo
Intervento del Sindaco
di
Andrea Miorandi
l'A
17 giugno 2010
Egregi Consiglieri,
tutto in questa splendida Sala ci invita a vivere con emozione e con il giusto rispetto
questo momento.
La Sala Consiliare è la prima piazza di Rovereto
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La Sala consiliare, possiamo ben dirlo, è il cuore istituzionale della città. Un cuore
pulsante e vivo. Un cuore - mi permetto di dirlo osservandovi uno ad uno - giovane e
maturo al tempo stesso, entusiasta di partecipare alla costruzione del futuro di tutti. Il
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cuore di uomini e di donne che hanno deciso di dedicare una parte della loro vita a un
impegno per la politica vera e concreta. Per questo a tutti voi va un grazie di cuore: il
mio grazie personale che si fa interprete di quello dell'intera comunità.
di
In questa Sala il dibattito politico costruisce il futuro della comunità: e ciò avviene
davanti ai cittadini, in modo aperto, trasparente. Come un tempo avveniva direttamente
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nei "fori" cittadini, nelle piazze. Mi piace pensare infatti che la Sala Consiliare nella quale
oggi celebriamo la prima giornata della nuova Legislatura comunale possa essere
considerata, a ben vedere, la prima e più importante "piazza" di Rovereto. E come in
tutte le piazze, qui si discute, si ragiona sul presente e sul futuro della città, si esprime la
voce di chi solitamente non ha voce.
Dibattito politico: costruzione di futuro: partecipazione dei cittadini. Eccola l'essenza
della democrazia, che qui, in questa Sala, è materia viva e pulsante.
La democrazia e i "fondamenti"
Ma che cos'è la democrazia? Non credo che la domanda sia retorica o scontata. Viviamo
un'epoca nella quale i "fondamenti" stessi della convivenza civile sono oggetto di
ragionamenti un po' confusi, quando non proprio messi in dubbio. Vale la pena riascoltare
le parole di un grande maestro di democrazia qual era Norberto Bobbio:
"Quando parliamo di democrazia, non ci riferiamo soltanto a un insieme di istituzioni, ma
indichiamo anche una generale concezione della vita. Nella democrazia siamo impegnati
non soltanto come cittadini aventi certi diritti e certi doveri, ma anche come uomini che
debbono ispirarsi a un certo modo di vivere e di comportarsi con se stessi e con gli altri".
Democrazia come modo di vivere la nostra vita. Con molta umiltà, ma anche con la
convinzione di esprimere il comune sentire della città. Mi impegnerò affinchè a Rovereto
si avverino sempre le condizioni minime indispensabili per garantire, per lo meno, un
"decente tasso di democrazia" ad ogni livello della vita amministrativa e civile. Credo che
alla fine sia questo l'obiettivo al tempo stesso più alto, ma anche più "basilare", di ogni
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amministrazione pubblica.
I nostri "fondamenti" sono tutti qui. E trovano espressione compiuta in quella Carta
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suprema che è la Costituzione, oggetto anch'essa a volte di dubbi o di ipotesi di
revisione, ma che deve invece rappresentare un orizzonte fermo, stabile, sicuro di ogni
nostra azione. Da lì, da quella Carta fondamentale discende non solo il postulato della
sovranità popolare e dell'uguaglianza di tutti i cittadini, ma anche il ruolo stesso delle
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autonomie comunali che noi oggi andiamo a celebrare con questa prima seduta consiliare.
L'eredità che oggi raccogliamo
Per fortuna Rovereto ha alle spalle una tradizione democratica salda e illustre, che
giustamente fa onore a questa città. Non mi riferisco solo alle figure storiche che qui
hanno fatto risuonare i loro grandi ideali. Il mio pensiero va anche, con molta gratitudine,
alle amministrazioni comunali più recenti, agli ultimi sindaci che mi hanno preceduto: è
grazie a loro, all'oculatezza e alla capacità di quelle amministrazioni, se oggi Rovereto
può vantare un buon tasso di benessere e di coesione sociale. A nome di tutti,
simbolicamente, ringrazio Guglielmo Valduga, che ha onorato il suo impegno dal primo
all'ultimo giorno, con la passione e con la tempra che gli vanno certamente riconosciute.
Fra tutte le figure illustri che hanno fatto grande Rovereto permettetemi però di citarne
una sola, non per sfoggio di erudizione, ma per una personale consonanza di ideali e di
valori: l'avvocato Angelo Bettini, eletto consigliere comunale nel 1922 e di cui ricorre fra
pochi giorni, il 28 giugno, l'anniversario del barbaro assassinio di matrice fascista. Con la
sua vita intensa, intessuta di ideali altissimi - una vita peraltro lontana da smanie di
protagonismo, condotta con l'umiltà che è propria delle grandi figure - con questa sua
esistenza limpida e coerente fino alla morte, Bettini ci ha lasciato una splendida
testimonianza di come davvero, come disse Bobbio, la democrazia è qualcosa che deve
stare dentro la nostra quotidianità, divenirne il faro sfolgorante.
La nostra Rovereto, città del dialogo
Non è questo il momento per la presentazione del nostro programma di governo - mio e
apposita
del
Consiglio,
come
da
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dell'ottima squadra che lo ha costruito assieme a me. Il tema merita senz'altro una seduta
statuto.
Rinvio
dunque
a
quell'occasione
l'approfondimento del programma. Oggi mi preme soprattutto ragionare con voi, ad alta
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voce, sul ruolo del Consiglio, sul rapporto dialettico che si dovrà instaurare con l'organo
esecutivo e sulla natura stessa di questo rapporto.
In campagna elettorale ho ripetuto spesso un concetto-chiave che mi sta molto a cuore:
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"Sarò il sindaco del dialogo" dicevo. Non voleva essere solo uno slogan. Sarà, ve lo posso
annunciare fin d'ora, il marchio stesso di tutto il mio mandato. Se posso permettermi di
utilizzare un termine preso dalla cultura aziendale da cui provengo, "dialogo" sarà il mio
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"brand".
Occorre però specificare bene cosa intendo con questa parola. Sicuramente non è un
impegno facile: dialogo presuppone fatica, impegno costante, capacità di seguire strade
non banali.
Per dialogare occorre, prima di tutto, "ascoltare": ascoltare tutti davvero, recepire le
voci anche più deboli che si esprimono non qui dentro, ma fuori dal Palazzo.
In secondo luogo, "dialogo" significa "negoziare", trovare un punto di incontro fra
posizioni differenti - a volte anche molto differenti. Coniugare visioni diverse in una
sintesi che non deve essere uno scialbo "compromesso", ma una "contaminazione" ricca
e feconda.
Per questo, dialogare non significa "volèmose bene", marciare compatti tutti nella stessa
direzione senza dissenso. Al contrario: dialogare significa manifestare dissenso. Chi
dialoga è sempre un "portatore di dissenso". Guai se non fosse così. Nella tradizione
ebraica esiste un precetto molto semplice, quanto sorprendente: una decisione non può
essere presa "all'unanimità", occorre che vi sia almeno un voto di dissenso. L'unanimità
rivela un tasso di democrazia piuttosto scarso. In democrazia è normale, è giusto, è
necessario che il dissenso trovi spazio e componga i processi decisionali.
Quarto: dialogo è partecipazione. Non si dialoga senza incontrarsi. Oggi lo si può fare
anche virtualmente, grazie alle nuove tecnologie. Ma il senso non cambia. Una società di
individui singoli isolati è una società che non dialoga. Occorre perciò garantire, a tutti i
livelli, la possibilità prima di tutto di "incontrarsi", di prendere parte alla vita sociale e
istituzionale.
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Ho bene in testa il percorso che dovremo intraprendere per dare corpo e sostanza a
questo "dialogo" con la città. Saranno sostanzialmente tre i punti di quello che potremmo
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chiamare il "Progetto Dialogo":
1. Il coinvolgimento dei cittadini. Il cuore vero di questo progetto sarà l'Urban Center,
ovvero un luogo che sarà individuato nel centro della città, di facile e libero accesso per
tutti, nel quale i cittadini potranno informarsi sui grandi progetti strategici, interloquire
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direttamente con l'Amministrazione, essere ascoltati e dare il proprio sostanziale
contributo di idee e di impegno.
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2. L'innovazione. Occorre perseguire strade non tradizionali per arrivare a dialogare con
tutti, per raccogliere la voce di tutti. E dico questo mentre so che questa seduta
consiliare viene seguita su Internet grazie alla web cam del gruppo di PartecipAzione
Cittadini di Rovereto. Li ringrazio per la possibilità che offrono alla cittadinanza, ma nel
contempo li rassicuro sul fatto che, fin da subito, è mia intenzione percorrere queste
stesse strade.
3. L'apertura al mondo. Non possiamo limitarci a dialogare solo per conto nostro. Il
mondo è letteralmente nelle nostre case ormai, ogni giorno. E se vogliamo che Rovereto
diventi una città di respiro europeo, dobbiamo dare vita - noi per primi, perchè no? - a
un network, a una rete di rapporti con omologhe istituzioni di città simili alla nostra
sparse nel continente o nel mondo, per uno scambio virtuoso di buone pratiche, di
esperienze e di progetti.
Il ruolo del Consiglio
Da questo Consiglio mi aspetto l'espressione di un dialogo vero, forte, anche aspro e
combattivo come deve essere un dialogo autentico. Non chiedo, ma esigo da parte vostra
un controllo attento, severo, puntiglioso di tutto ciò che la Giunta e il sottoscritto
andranno a elaborare, progettare e comunicare nei prossimi mesi. Il Consiglio non è solo
l'organo politico-amministrativo, ma anche il giusto e indispensabile "contrappeso" al
potere esecutivo. Intendo chiarire, fin da subito, che mi aspetto che esercitiate questa
prerogativa fino in fondo, senza sconti e senza timori reverenziali. Qui dentro si fa il bene
della città. Qui dentro si fa politica, ma nella sua accezione più nobile, come "servizio
alla polis, alla città".
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Ci aspettano mesi molto intensi, probabilmente molto aspri. Più la posta in palio è alta e
più deve salire il livello dello scontro dialettico. La nostra posta è rappresentata da un
insieme di progetti strategici, che compongono il nostro programma di governo. Ed è qui,
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in questa Sala, che quei progetti verranno discussi, se necessario smontati e rimontati. E'
questa l'officina della città. Sarete voi a condividere con me la responsabilità, ma anche
l'onore, di dare vita alle grandi strategie per la Rovereto che verrà. Per questo,
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garantisco che il passaggio in quest'aula non sarà niente affatto formale, ma sostanziale.
Non un rito da espletare: ma un momento alto di discussione, di scontro, e infine di
sintesi. Voi avete avuto dai cittadini un mandato preciso in questo senso e io intendo
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garantirvi la piena possibilità di esercitarlo, fino in fondo: la volontà amministrativa della
città si formerà qui dentro, in questa Sala. Non sarà l'espressione della macchina
burocratica, nè il frutto di riunioni chiuse e riservate alla sola maggioranza. Qui dentro,
non altrove. Ci metto la mia faccia e la mia firma. Come dicevo in campagna elettorale:
"sinceramente Miorandi".
Per questo, intendo anche recuperare pienamente il ruolo e i compiti delle Commissioni
Consiliari, come luogo delle istruttorie, nelle quali avviene l'incontro fra i consiglieri e i
tecnici comunali. E farò in modo che questo dialogo possa avvenire sempre con la
massima disponibilità nei vostri confronti da parte di tutta la macchina burocratica.
Interverrò, se necessario, con opportuni provvedimenti per facilitare questo dialogo,
qualora se ne dovesse ravvisare la necessità. Ma conoscendo le qualità umane e
professionali dei nostri tecnici comunali non dubito che il dialogo sarà sempre proficuo e
arricchente per tutti.
Da voi, cari Consiglieri di maggioranza e di opposizione, mi aspetto però anche che vi
facciate davvero portatori delle istanze e dei bisogni di tutta la città. Quando in queste
settimane parlavo di portare la politica "fuori dal Palazzo" intendevo appunto attivarci,
noi tutti, in una operazione ascolto che sappia rappresentare qui dentro anche le voci che
solitamente non riescono a farsi sentire.
Un esempio concreto: intendo discutere con voi la necessità di compilare una speciale
agenda di sedute e di audizioni del Consiglio comunale con le grandi realtà istituzionali,
sociali, civili, culturali di questa città. Una serie di faccia-a-faccia che deve servire a
portare qui dentro davvero quella "città che corre" di cui ho parlato molto in queste
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settimane, della Rovereto che fa, che pensa e che produce.
Una città che guarda al futuro
So perfettamente, lo so fin d'ora, che tutto questo comporterà una dialettica molto
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accesa, vibrante, anche aspra. Lo so e me lo auguro. Ma ripeto: la posta in palio è molto
alta, è il futuro di questa città dei prossimi cinque o dieci anni. E' ciò che lasceremo ai
di
nostri figli.
Vi guardo e non posso fare a meno di considerare come Rovereto abbia saputo, ancora
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una volta, premiare la passione e chi ci mette la propria faccia in quello che fa.
Questa è una città che non esclude: abbiamo rappresentata in consiglio anche una fetta
di quelle "nuove cittadinanze" che spesso non ascoltiamo, che teniamo fuori dalla porta
del Palazzo.
Questa è una città che guarda al futuro: lo testimonia la presenza di molti giovani.
Decidere di farsi rappresentare da loro significa fare una forte scommessa sul proprio
futuro, e su quello delle nuove generazioni. Non è vero che i giovani sono disamorati
della politica e che non hanno più voglia di impegnarsi in prima persona. Non a Rovereto,
almeno.
Questa infine è una città che ascolta chi ha esperienza e maturità: qui dentro abbiamo
una buona presenza di consiglieri che conoscono ormai molto bene la macchina comunale
e che fanno politica da molti più anni del sottoscritto. Li ascolterò molto volentieri, con
grande rispetto. Sono sicuro che ne ricaverò consigli e osservazioni preziosissime.
A tutti voi ancora un grazie che mi nasce, credetemi, dal profondo del cuore. E un
augurio, che ricavo da uno scritto di Antoine de Saint Exupery e che vi giro, in chiusura
di questo discorso, come viatico beneaugurale per il nostro cammino comune:
"Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e
impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito."
l'A
di
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Grazie e buon lavoro a tutti!