Con i jeans lo stupro diventa "consenziente"

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Con i jeans lo stupro diventa "consenziente"
La Cassazione ha annullato una condanna per violenza
sessuale: la ragazza non si era opposta con tutte le forze
Con i jeans lo stupro
diventa "consenziente"
Secondo i giudici "l'indumento non è sfilabile
senza la fattiva collaborazione di chi lo indossa"
di ANNALISA USAI
ROMA ­ Si era opposta o no con tutte le sue forze al
violentatore? Evidentemente no, visto che lo
stupratore era riuscito a sfilarle i jeans ­ indumento
che, come tutti sanno, non è sfilabile "senza la fattiva
collaborazione di chi lo porta". Dunque la ragazza "ci
stava", era "consenziente". Dunque non è stata
stuprata. Erano decenni che un concetto come
questo non circolava più nelle aule di giustizia. Ci ha
pensato la Cassazione a rinverdire il vecchio concetto
del "ci stava" in una sentenza con cui ha annullato la
condanna a due anni e dieci mesi decisa dalla corte
d'Appello di Potenza contro Carmine C., 45 anni,
istruttore di guida, portato in tribunale da una ragazza
di 18 anni, Rosa.
Rosa, quando il suo istruttore di guida la portò in una
stradina di campagna e la violentò, indossava i jeans.
Un indumento che, come scrivono i giudici della
Suprema Corte, "non si può sfilare nemmeno in parte
senza la fattiva collaborazione di chi lo porta". Lo
sanno tutti, scrivono ancora i giudici, è un "dato di
comune esperienza": è impossibile sfilare i jeans se la
vittime si oppone "con tutte le sue forze". Per cui,
evidentemente, Rosa non si è opposta con tutte le
sue forze. E infatti, scrivono i giudici della
Cassazione, "è illogico affermare che una ragazza
possa subire uno stupro, che è una grave offesa alla
persona, nel timore di patire altre ipotetiche e non
certo più gravi offese alla propria incolumità fisica".
Ah, Rosa. Ma perché non hai pensato a opporti con
tutte le tue forze all'istruttore di guida? Perché non ti
sei fermata a riflettere che se ti lasciavi sfilare i jeans i
giudici della Cassazione non avrebbero creduto alle
tue parole? Eppure la legge, la numero 66 del 15
febbraio 1996, parla chiaro: "Chiunque, con violenza
o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe
Appello contro la
"Sentenza che
offende" Le adesioni
dei lettori/6 Le adesioni
dei lettori/5 Le adesioni
dei lettori/4 Le adesioni
dei lettori/3 Le adesioni
dei lettori/2 Le adesioni
dei lettori/1 Parlano i giudici
della "sentenza
dei jeans" Rosa, violentata
tre volte "Sciopero della gonna"
a Montecitorio Una Corte in
mano ai maschi Con i jeans
non è stupro La legge contro
la violenza
sessuale DALL'ARCHIVIO
DI Repubblica.it
taluno a compiere o subire atti sessuali è punito con
la reclusione da cinque a dieci anni". Nessun articolo
della nuova legge sulla violenza sessuale fa alcun
cenno all'obbligo, per la donna violentata, di
"difendersi con tutte le forze"Íž nessun comma ritiene
che, in un processo per stupro, si possano usare
termini come "logico" o "illogico" per giudicare
l'eventuale atteggiamento passivo di una vittima di
violenza sessuale.
E' immaginabile, e anche augurabile, che questa
sentenza numero 1636 della Cassazione provochi
qualche reazione non del tutto benevola. Il passo
indietro, dal punto di vista della giurisprudenza, è
evidente. E stupisce che una passo indietro così
clamoroso sia stato fatto proprio dai giudici della
Suprema Corte, quegli stessi che in questi anni si
sono distinti ­ e hanno guadagnato titoli da prima
pagina ­ per sentenze di volta in volta giudicate
"rivoluzionarie" e "innovative per il costume": su
famiglia, adozione, educazione dei figli, adulterio,
droga... su tutto, ma non ancora sullo stupro. (10 febbraio 1999)
Cassazione: il
tribunale in
camera da letto