cinema e missione

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cinema e missione
CINEMA E MISSIONE
Tema: INTERCULTURA
Qui di seguito proponiamo una scheda di lettura di film e un elenco di titoli per approfondire alcune
attuali tematiche di mondialità.
SCHEDA DI LETTURA
ANALISI TEMATICA
Attraverso quali elementi il regista e lo sceneggiatore esprimono il punto di vista scelto per
raccontare la storia?
facendo attenzione all’uso dell’immagine, della fotografia, delle musiche, degli stili di recitazione e
dei dialoghi si possono focalizzare le tematiche principali e le modalità attraverso le quali vengono
espresse.
i personaggi hanno un preciso linguaggio verbale e non verbale, compiono azioni e si relazionano
agli altri con un proprio stile. Ci sono evoluzioni nella soggettività dei protagonisti e nelle loro
relazioni con gli altri? Se sì, quali sono gli elementi della storia che fanno scattare il cambiamento?
ANALISI PERSONALE E DI GRUPPO
 Come mi sono sentito guardando il film? Che emozioni ho provato?
 Cosa hanno provato gli altri attorno a me?
 Con chi mi sono identificato?
 Cosa avrei cambiato del film? Che finale gli avrei dato?
 Qual è la considerazione finale che ciascuno di noi vuole offrire al gruppo?
 Cosa possiamo ricavare dalla discussione di gruppo?
GRAN TORINO
Regia: Clint Eastwood
Orig.: Stati Uniti (2008)
Dur.: 116'
Soggetto: Reduce della guerra di Corea e meccanico della Ford in pensione, Walt Kowalski, da
poco vedovo, vive solo e mal sopporta di avere come vicini immigrati coreani e altri 'stranieri'. Una
notte il più giovane di loro, Thao, cerca di rubargli la sua preziosa Ford modello Gran Torino. Il
furto fallisce e il ragazzo, per decisione della famiglia si mette al suo servizio per una sorta di
riparazione della colpa commessa. La burbera solitudine di Kowalski comincia a sciogliersi e,
frequentando anche Sue, sorella di Thao, l'uomo capisce meglio le difficoltà di vita di quelle
persone. In particolare il clima di violenza instaurato da una banda di altri immigrati, lo provoca più
volte, fin quando decide di intervenire. Dopo aver letto le analisi mediche che certificano la sua
malattia inguaribile, Walt affronta i teppisti che reagiscono sparando a raffica e lo uccidono. Subito
dopo vengono arrestati. E nel quartiere torna la calma.
Valutazione Pastorale: Sarà, come dice, l'ultimo film da lui interpretato? Se così fosse, resta un
grande, memorabile passo d'addio. La parabola di Walt Kowalski, dal rifiuto verso tutto e tutti (per
chi non compra 'americano') all'apertura, alla comprensione, alla coscienza di dover agire si snoda
lungo un percorso che evita con puntiglio scivolate retoriche (la medaglia all'eroe di guerra) a
vantaggio di una cronaca tesa e asciutta ma non per questo meno profonda. Il copione riesce ad
arrivare alla soluzione del sacrificio finale senza assolutizzare il gesto, bilanciato dall'idea della
morte comunque incombente causa malattia. E tuttavia la forza dell'esempio rimane, incisiva e
incancellabile, aggrappata a quell'Ave Maria appena sussurrato sottovoce, prima di consegnarsi
alle pallottole dei teppisti. Walt rappresenta 50 anni di vita e di storia americane, al pari di
Eastwood stesso sempre pronto a gettare sul proprio Paese uno sguardo fatto di compassione e di
pietà che sono i presupposti di una grande ammirazione. L'attore-regista compone un nuovo,
palpitante ritratto, fatto di luci e ombre, di odio e di amore e, in sintesi, di convinta speranza per il
futuro. Per questi motivi il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come raccomandabile,
problematico e adatto per dibattiti.
PER RIFLETTERE INSIEME:
 Anche nel peggiore essere umano c'è la possibilità della redenzione, del sacrificio della
propria vita per gli altri: ne sei convinto?
 Chi c'è nel tuo quartiere che fai fatica ad accettare? Quali sono i tuoi pregiudizi nei suoi
confronti?
IL GIARDINO DEI LIMONI
Regia: Eran Riklis
Orig.: Israele/Francia/Germania (2008)
Dur.: 106'
Soggetto: Salma, vedova palestinese, vive nella striscia della Cisgiordania e si occupa del grande
giardino di limoni lasciatole in eredità dal padre. Un giorno il ministro della Difesa israeliano
compra la casa confinante per andarci ad abitare con la moglie. La squadra dei servizi segreti
(Mossad) comincia a predisporre le inevitabili misure di sicurezza a difesa del ministro, e tra queste
c'è l'ordine di abbattere gli alberi di limoni, troppo fitti e a rischio di possibile nascondiglio dei
cecchini. Salma si oppone, si affida ad un giovane avvocato, porta in tribunale il ministero della
Difesa, reagisce ad una prima sentenza sfavorevole, arriva alla Corte suprema israeliana. Mira, la
moglie del ministro, mostra di capirne le ragioni e solidarizza con lei. Gli alberi infine vengono tolti
ma il caso di Salma non é accaduto invano.
Valutazione Pastorale: Il tragico conflitto israelo/palestinese viene osservato in questo copione
da un punto di vista certemente insolito e originale. Un episodio 'piccolo' ma che diventa riflesso di
modi differenti di guardare la vita, la natura, l'ambiente. La ragion di Stato dei militari si scontra
con la ragione del buon senso, dell'equilibrio, della volontà di non interrompere i ritmi secolari della
natura come custodi dell'armonia generale. Lo sguardo di Riklis é infatti pacato, calmo, rasserenato
e affida agli occhi di Salma (e, più avanti, di Mira) il compito di mostrare decisione ma anche
intento collaborativo e di solidarietà. La dignità della persona e del luogo in cui vive sono la prima
cosa, e va salvaguardata con ogni mezzo, prima di fare ricorso alla paura e alle armi. Film intenso
e convincente che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile, problematico e
adatto per dibattiti.
PER RIFLETTERE INSIEME:
- La pace si costruisce con relazioni personali... quanto tempo diamo alle persone attorno a
noi?
- Quanta attenzione abbiamo nell’imparare i nomi, i problemi, le vicende della vita del nostro
prossimo?
VAI E VIVRAI
Regia: Radu Mihaileanu
Orig.: Belgio/Francia/Israele/Italia (2005)
Dur.: 145'
Soggetto: Durante la carestia che nel 1985 flagella l'Etiopia, Israele e Stati Uniti organizzano
l'operazione Mosé con l'obiettivo di far espatriare gli ebrei etiopi detti Falascià e condurli nella
Terra Promessa. Il piccolo etiope Schlomo viene spinto dalla madre a fingersi ebreo per uscire dal
Paese e salvarsi la vita. In Israele viene preso per orfano e adottato da Yoram e Yael, coppia
israeliana con due figli. Ma Schlomo fatica ad integrarsi nella cultura locale e mantiene sempre vivo
il desiderio di rivedere la madre. Cresciuto, conosce la coetanea ebrea Sarah che si innamora di
lui, ma insieme sperimenta anche momenti di razzismo a scuola e nella società. Trova conforto solo
nel maestro Qes Amhra che lo aiuta ad entrare in corrispondenza postale con la madre e al quale
confida la verità sulla propria storia. Quindi parte per Parigi per studiare medicina. Diventato
medico, si arruola, sperimenta gli orrori della guerra nei territori occupati, viene ferito gravemente.
Assistito dalla famiglia adottiva e da Sarah, si decide finalmente a sposarla. Ma quando le rivela di
non essere ebreo, la ragazza lo lascia. Solo grazie all'intervento di Yael, Sarah si convince a
cambiare idea e a tornare da lui. Ora il ragazzo diventato uomo può tornare in Etiopia per
riabbracciare la madre.
Valutazione Pastorale: Circa sette anni fa il regista rumeno Radu Mihaileanu si impose
all'attenzione internazionale con "Train de vie", storia amaramente comica di persone che per
sfuggire dai nazisti indossavano le loro divise. Dopo un titolo passato quasi sotto silenzio
("Ricchezza nazionale"), ecco l'autore di nuovo alle prese con una storia di popolazioni che
fuggono, che lasciano radici sicure per affrontarne altre che nascondono insidie e rischi. Questa
pagine riguardante gli ebrei etiopi é certo poco conosciuta e molto opportuna é la scelta di
riproporla, prendendo però poi a protagonista un personaggio che invece ebreo non é. Questo
punto di partenza consente al regista di dare il via ad un ampio e vibrante scenario
sociale/politico/religioso, dentro il quale trovano spazio le mille sfaccettature dei complessi
problemi in atto sullo scacchiere mediorientale. La famiglia lontana e la famiglia acquisita, l'essere
ebreo alla nascita e il 'diventarlo', la religione come pienezza di vita o come motivo di contrasto:
aspetti forti della storia, che si intrecciano con il 'fare memoria', con il ruolo dei singoli e dei gruppi,
con le lacerazioni dei sentimenti e delle attese. Un storia-denuncia, nella quale l'amore prevale sul
dolore, senza retorica e cone quilibrio. Forse 150' alla fine risultano tanti, ma il regista tocca con
giustezza le corde della sofferenza e della commozione e ci fa sentire partecipa di una comunità
più ampia e sopra ogni confine. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come
raccomadabile, problematico e adatto per dibattiti.
PER RIFLETTERE INSIEME:
- Quale compassione senti nei riguardi di tanti migranti lontani dalla loro cultura madre?
- Come si potrebbe alleviare e risolvere il nodo delle differenze (culturali, generazionali,
religiose, ecc.)
LA RAGAZZA DELLE BALENE
Regia: Niki Caro
Orig.: Nuova Zelanda (2003)
Dur.: 104'
Soggetto: Racconta la leggenda che Paikea, capostipite del popolo Maori, raggiunse le coste
della Nuova Zelanda sul dorso di una balena. Oggi il figlio maggiore di Koro, anziano capo
Maori, subisce il dolore della morte della moglie e del figlio maschio al momento del parto.
Sopravvive la femmina, chiamata Pai, che cresce con i nonni, mentre il padre ben presto va in
Germania per rifarsi una vita. Pai viene a conoscenza della tradizione, sa che toccherebbe a lei
diventare il capo ma subito capisce che il suo essere femmina le preclude tale futuro. In particolare il
nonno, mentre comincia ad insegnare l'arte del combattimento con il bastone e le regole del
guerriero ad un gruppo di giovanissimi, impedisce a Pai di restare in mezzo al gruppo. Intanto dalle
acque dell'oceano un gruppo di balene si avvicina improvvisamente verso la spiaggia. Quando
alcune si arenano e rischiano di morire, Koro ritiene questo il segno negativo della imminente fine
della stirpe Maori. A questo punto Pai interviene, riesce a liberare la balena più grossa e con lei va
verso il mare aperto. Quando sembra ormai scomparsa, viene ripescata e ricoverata in ospedale.
Koro ammette l'errore del proprio pregiudizio.
Valutazione Pastorale: A guardarla nel suo lineare svolgimento, si fa presto a definirla una
storia d'avventura su uno sfondo ambientale ricco e suggestivo e a cogliere il tema principale nelle
difficoltà di crescita della bambina in un mondo ostile di adulti: un racconto di formazione con un
finale giustamente positivo che manda a casa contento lo spettatore. Se qualche aspetto più
interessante emerge e può imporre il copione all'attenzione di molti (superando i limiti stretti del
riferimento ai Maori), va cercato nei rapporti tra gruppo autoctono e tradizione, tra storia e
leggenda, tra regole rigide e mutamenti sociali. Ne deriva allora che le difficoltà di Pai diventano
metafora del disagio di un'appartenenza femminile che subisce il 'pregiudizio' del passato: un
pregiudizio che oggi si scontra con una contemporaneità più duttile e meno rigida. Come
salvaguardare allora la sostanza di regole secolari? Come affidare alle giovani generazioni il
mantenimento di una identità, nella quale un popolo si riconosce da sempre? Il mito dell'origine
diventa rifiuto e limite. Una forte volontà modifica schematismi astratti e offre nuovo volto alla
ritualità. Sono argomenti più universalmente validi proposti da un film che, dal punto di vista
pastorale, è da valutare come accettabile, e problematico.
PER RIFLETTERE INSIEME:
- Prova a cercare i tanti pregiudizi che ci portiamo addosso (di genere, di origini, di alleanze,
di religione, ecc.)
- E’ possibile vincerli? Come? Pai, la ragazza delle balene, è determinata e vince dopo una
lotta estrema. In quali lotte noi siamo coinvolti?
TEZA
Regia: Haile Gerima
Orig.: Etiopia/Germania/Francia (2008)
Dur.: 140'
Soggetto: Negli anni Settanta Anberber ha vissuto in Germania Ovest, studiando medicina e
partecipando ai movimenti politico/sociali seguiti al Sessantotto. Oggi eccolo tornare nella natia
Etiopia e trovare una situazione difficile da immaginare da lontano. Il Paese infatti é sotto il
repressivo regime marxista di Haile Mengistu, e la vita quotidiana sembra indirizzata a senso unico.
Il sogno di Anberber di utilizzare le competenze acquisite in Europa per migliorare le condizioni di
salute degli etiopi si infrange contro la realtà di una giunta militare che usa gli scienziati per scopi
politici. I ricordi del passato si confondono con il presente e per Anberbere si prospetta una difficile
decisione da prendere: restare e resistere, o tornare ai luoghi della giovinezza.
Valutazione Pastorale: Nato in Etiopia nel 1946, attento ascoltatore da piccolo delle storie
tramandate dai genitori e dai nonni, studente in California, professore a Washington, Haile Gerima
compone con "Teza" un affresco tanto lucido quanto amaro degli ultimi 40 anni di vita etiope. Gli
strumenti razionali e scientifici dell'intellettuale si dimostrano insufficienti al momento del tanto atteso
ritorno. In patria la realtà ha bisogno di altri tipi di intervento. Attraverso Anberber, Gerima ammette
un fallimento: che non è tanto quello dell'africano emigrato in Europa per migliorarsi quanto quello
di una Europa che per lunghi anni ha spacciato utopie per traguardi facili da realizzare e validi per
tutti. Certamente non facile da approcciare per l'intensità e la durata (140'), il film merita tuttavia
molta attenzione per l'originalità e il coraggio della realizzazione. Dal punto di vista pastorale, é
da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.
PER RIFLETTERE INSIEME:
 Condividi l’idea dell’Europa presentata nel film? Cosa pensi debba cambiare? In che modo?
VERSO L’EDEN
Regia: Costa Gavras
Orig.: Francia/Italia/Grecia (2009)
Dur.: 110'
Soggetto: Il giovane Elias, in fuga da un Paese imprecisato su un barcone di fortuna, arriva in un
villaggio vacanze sulle coste della Grecia. Qui entra in contatto con un prestigiatore francese, che
lo fa partecipare a qualche spettacolo e poi gli dice di raggiungerlo a Parigi. La capitale diventa
così il traguardo di Elias, appena fuggito dal villaggio. Con vari mezzi di fortuna, il ragazzo
attraversa ex Jugoslavia, Italia, Svizzera, Francia. Arriva finalmente a Parigi, riesce a rintracciare il
prestigiatore, che sembra riconoscerlo ma si limita a salutarlo per poi sparire. Anche Elias, deluso,
si rimette in cammino dentro la grande metropoli.
Valutazione Pastorale: " 'Verso l'Eden' -dice Costa Gavras- prova a dar voce al percorso, al
vagare, alla storia di coloro che ieri fummo noi stessi alla ricerca di un tetto. La storia di Elias non é
quella di Ulisse, né quella di Jean Claude (lo sceneggiatore...), né la mia. Ma io mi riconosco in
Elias, questo straniero che non mi è estraneo...". E' una bella dichiarazione, questa del veterano
Costa Gavras (76 anni, nato in Grecia nel 1933), che ben si adatta allo stile spoglio e quasi
indifeso scelto per il copione. Il cammino di Elias é descritto con toni quasi sempre leggeri e
stranianti, mai decisamente drammatici. Eppure con tratti lievi, il regista mette in campo non solo il
suo essere dalla parte del fuggitivo ma anche le forti contraddizioni di un'Europa divisa tra slanci di
solidarietà e pericoli di chiusura mentale e culturale. Un film in più momenti quasi muto: a parlare
sono i gesti, gli atteggiamenti, gli sguardi. Basta poco a volte per stare dalla parte dei più indifesi.
Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per
dibattiti.
PER RIFLETTERE INSIEME:
 Condividi l’idea dell’Europa presentata nel film? Cosa pensi debba cambiare? In che modo?
IL VENTO FA IL SUO GIRO
Regia: Giorgio Diritti
Orig.: Italia (2005)
Dur.: 110'
Soggetto: Nel paesino di Chersogno (Alta Val Maira, Alpi piemontesi) arriva il francese Philip,
intenzionato a stabilirsi lì dai Pirenei con al seguito la famiglia (moglie e tre figli piccoli), un gregge
di capre e un'attività di produzione di formaggi. L'iniziale diffidenza si trasforma in un cordiale
benvenuto da parte del sindaco e di tutti gli abitanti. Philippe comincia a lavorare, ma con il
passare del tempo la situazione precipita. I locali cominciano a protestare: le capre invadono terreni
altrui, e i formaggi sono invisi a più d'uno. Così la convivenza comincia a diventare difficile, e
infine impossibile. Due capre vengono uccise, il matto del paese muore. Dopo i funerali, Philippe e
la sua famiglia lasciano Chersogno.
Valutazione Pastorale: Giorgio Diritti, bolognese, si é formato nell'ambito dell'istituto Ipotesi
Cinema coordinato da Ermanno Olmi, ha realizzato numerosi documentari, produzioni editoriali e
televisive. Questo, realizzato nel 2005, è il suo primo lungometraggio, visto e premiato in una
trentina di festival in giro per il mondo e certamente meritevole di larga diffusione. Merito principale
è quello di affrontare una storia collocata in un piccolissimo e ristretto ambito geografico e di farne
farne occasione per una riflessione ampia, profonda, senza confini di spazio o di tempo.
L'accoglienza verso uno che "non si conosce" comincia come sensazione di crescita e di scambio e
scivola poi nell'involuzione del sospetto, nella decisione di respingere, di isolarsi, di rifiutare il
cambiamento. La denuncia di questo amaro percorso, che interpella tutta la nostra capacità di
decidere se essere migliori o peggiori, va di pari passo con la radiografia di un contesto geografico
di intangibile bellezza. Secondo l'insegnamento di Olmi, il paesaggio diventa tutt'uno con l'uomo
che vi abita, ma l'equilibrio naturale deve riflettersi in quello del lavoro quotidiano. Una osmosi tra
cielo e terra che prevale su divisioni e diffidenze. Girato in gran parte in lingua occitana locale (con
i sottotitoli necessari alla comprensione), il film vive nell'occhio indagatore di una regia che sa
essere fortemente 'vera' e insieme costruire gli elementi di un copione di finzione. Un bell'esemoio di
cinema italiano innovativo e film che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile,
realistico e adatto per dibattiti.
PER RIFLETTERE INSIEME:
- Quale è il rapporto che il tuo paese, vive con chi “non si conosce”?
GIU’ AL NORD
Regia: Dany Boon
Orig.: Francia (2008)
Dur.: 106'
Soggetto: Ha tentato di truccare un concorso a proprio favore e ora per punizione Philippe,
funzionario delle poste, si vede trasferito dal Sud sl Nord-Pas de Calais della Francia. Gli abitanti
dove arriva sono detti gli Ch'tis, gente che parla un dialetto quasi incomprensibile e sopravvive in
un luogo gelido e con poca luce. Lasciata a casa moglie e figlioletto, Philippe si installa nel nuovo
ufficio, e ben presto si ritrova in un ambiente accogliente e caloroso, con i colleghi che fanno di
tutto per farlo sentire a proprio agio. All'inizio Philippe mente alla moglie, e quando lei lo va a
trovare lui architetta una serie di situazione per farla scappare subito. Va diversamente però, e
ancora una volta una bugia ha tradito l'ingenuo funzionario. Quando arriva il nuovo trasferimento,
il giorno dei saluti é fatto di baci, abbracci, pianti di commozione.
Valutazione Pastorale: E' divertente, spigliata, simpatica questa commedia, campione d'incassi
in Francia. Certo fuori dai contesti naturali, si fatica ad apprezzare esattamente i motivi di frizione,
gli equivoci, le beffe. Se il ritmo tiene, e si resrta coinvolti, è perchè oltre alla comicità ci sono
intelligenza e buon gusto, capacità di osservare problemi e difficoltà con occhio arguto e misurato.
Un bel film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come accettabile, e nell'insieme brillante.
PER RIFLETTERE INSIEME:
- Quali pregiudizi nutri verso persone che abitano in altri territori della tua stessa nazione?
IL SAPORE DELLA CILIEGIA
Regia: Abbas Kiarostami
Anno di uscita: 1997
Dur.: 95'
Soggetto: Un automobile bianca attraversa un paesaggio di periferia urbana fatto di colline
polverose. Al volante c’è un uomo sui cinquant’anni, il signor Badii, che ha deciso di uccidersi e sta
cercando qualcuno disponibile a copri-re di terra la tomba che si è scavato, o a riaccompagnarlo a
casa, nell’ipotesi di un ripensamento. Badii incontra varie persone: un giovane soldato curdo si
spaventa e scappa; un seminarista afgano cerca di dissuaderlo ma poi desi-ste. Infine un anziano
che lavora al museo di storia naturale lo segue più a lungo, gli ricorda le bellezze della vita, il
sapore delle ciliege, la luna, la pioggia, ma alla fine accetta di aiutarlo e si danno appuntamento
per la matti-na dopo. Il suicidio non arriva, e il signor Badii rimane ad osservare se stesso per quello
che poteva succedere e non è successo.
Valutazione Pastorale: Film lento e meditato, di difficile lettura perchè costruito su un linguaggio
aspro, riflesso di una cultura iraniana densa di simboli sconosciuti al pubblico occidentale. Eppure
film imporante, perchè centrato su un tema universale come quello del contrasto vita-morte, attraverso un viaggio doloroso su un terreno impervio. La dimensione geografica della periferia di
Teheran diventa metafora di una situazione interiore dell’a-nima, della ricerca di una libertà che
diventi equilibrio fisico e spirituale. Può lasciare perplessi la ripetitività dell’azione, l’insistenza con
cui si gira attorno alla situazione esposta fin dall’inizio, il dialogo scarno, un certo compiaci-mento
estetizzante, un sensazione di fatalismo incombente. Ma la sostanza è quella della proposta di
tematiche serie e impegnative (la morte come momento mistico e ineluttabile) secondo un’ottica
culturale che fa del film un importante veicolo di conoscenza e di scambio di idee. Alcuni motivi
dunque rendono il film, dal punto di vista pastorale, discutibile, ma non tol-gono valore al suo taglio
d’insieme molto problematico e adatto a dibattiti.
UNA STORIA VERA
Regia: David Lynch
Orig.: Stati Uniti/Francia (1999)
Dur.: 111'
Soggetto: Nell'estate del 1994 a Laurens, piccolo centro agricolo dell'Iowa, Alvin Stright, 73 anni,
vive con la figlia Rose, leggermente ritardata. Anche Alvin non sta tanto bene, il medico gli
consiglia esami e medicine che lui però rifiuta. In una quotidianità un po' statica, arriva la notizia
che Lyle, fratello di Alvin,ha avuto un infarto. Alvin e Lyle non si vedono da dieci anni a motivo di
vecchi rancori reciproci. Ma ora Alvin sente il bisogno di rivedere il fratello per riconciliarsi con lui.
Deciso ad andare a casa di lui,e non avendo la patente, sceglie un vecchio tosaerbe e, alla velocità
di 5 miglia all'ora, si dirige verso Zion, nel Wisconsin, a 317 miglia di distanza. Il viaggio é
punteggiato da varie circostanze. Incontrata una ragazza che fa l'autostop, parla con lei delle
emozioni provate quando sono nati i suoi figli. Dopo cinque settimane, il tosaerbe si ferma per
problemi meccanici. Allora Alvin trova aiuto presso una famiglia del luogo che lo accoglie con
calore. Invitato a proseguire in macchina, rifiuta, torna sulla strada e finalmente arriva a
destinazione. Si ferma al cimitero, incontra un sacerdote che conosce Lyle e gli spiega che ora vuole
fare pace con lui. Quindi raggiunge la casa del fratello. Quando lo sente, Lyle esce, i due siedono
di fronte, non parlano, guardano verso il cielo e le stelle.
Valutazione Pastorale: L'episodio é autentico. Mary Sweeney, che poi ha partecipato alla
scrittura del copione, aveva letto sul New York Times la notizia e si era appassionata alla storia di
Alvin. Certamente l'ambientazione tutta 'in esterni', all'aperto, permette di mantenere una giusta
dose di realismo e opportuni tocchi di concretezza. Ma poi, nella sua sostanza più profonda, anche
in questa occasione il viaggio si colora di altri significati, diventa momento di verifica con se stessi,
spinta ad un bilancio delle cose fatte, ansia di conquistare il 'buono' che è stato finora rifiutato.
Finora fattosi conoscere per titoli improntati solo all'eccesso e alla provocazione, Lynch scrive qui
una storia delicata e dolente, una lirica sommessa e timida ma di straordinaria forza comunicativa.
Attraverso un viaggio come pellegrinaggio, lo sguardo di Alvin si posa disincantato sulla realtà,
riuscendo a coglierne tutti i limpidi contorni: l'importanza del perdono, dell'espiazione, della
riconciliazione, della vita che si rinnova dentro la natura. Denso di valori mai sbandierati o gridati (i
rischi del guadagno illecito, l'accoglienza verso lo 'straniero), il film scorre su un percorso che dal
dolore tocca la sensazione della felicità. E di qualche verità più profonda. Dal punto di vista
pastorale, il film é molto positivo, da valutare come raccomandabile, e poetico nel suo svolgimento
complessivo.