cinema e missione
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CINEMA E MISSIONE Tema: INTERCULTURA Qui di seguito proponiamo una scheda di lettura di film e un elenco di titoli per approfondire alcune attuali tematiche di mondialità. SCHEDA DI LETTURA ANALISI TEMATICA Attraverso quali elementi il regista e lo sceneggiatore esprimono il punto di vista scelto per raccontare la storia? facendo attenzione all’uso dell’immagine, della fotografia, delle musiche, degli stili di recitazione e dei dialoghi si possono focalizzare le tematiche principali e le modalità attraverso le quali vengono espresse. i personaggi hanno un preciso linguaggio verbale e non verbale, compiono azioni e si relazionano agli altri con un proprio stile. Ci sono evoluzioni nella soggettività dei protagonisti e nelle loro relazioni con gli altri? Se sì, quali sono gli elementi della storia che fanno scattare il cambiamento? ANALISI PERSONALE E DI GRUPPO Come mi sono sentito guardando il film? Che emozioni ho provato? Cosa hanno provato gli altri attorno a me? Con chi mi sono identificato? Cosa avrei cambiato del film? Che finale gli avrei dato? Qual è la considerazione finale che ciascuno di noi vuole offrire al gruppo? Cosa possiamo ricavare dalla discussione di gruppo? GRAN TORINO Regia: Clint Eastwood Orig.: Stati Uniti (2008) Dur.: 116' Soggetto: Reduce della guerra di Corea e meccanico della Ford in pensione, Walt Kowalski, da poco vedovo, vive solo e mal sopporta di avere come vicini immigrati coreani e altri 'stranieri'. Una notte il più giovane di loro, Thao, cerca di rubargli la sua preziosa Ford modello Gran Torino. Il furto fallisce e il ragazzo, per decisione della famiglia si mette al suo servizio per una sorta di riparazione della colpa commessa. La burbera solitudine di Kowalski comincia a sciogliersi e, frequentando anche Sue, sorella di Thao, l'uomo capisce meglio le difficoltà di vita di quelle persone. In particolare il clima di violenza instaurato da una banda di altri immigrati, lo provoca più volte, fin quando decide di intervenire. Dopo aver letto le analisi mediche che certificano la sua malattia inguaribile, Walt affronta i teppisti che reagiscono sparando a raffica e lo uccidono. Subito dopo vengono arrestati. E nel quartiere torna la calma. Valutazione Pastorale: Sarà, come dice, l'ultimo film da lui interpretato? Se così fosse, resta un grande, memorabile passo d'addio. La parabola di Walt Kowalski, dal rifiuto verso tutto e tutti (per chi non compra 'americano') all'apertura, alla comprensione, alla coscienza di dover agire si snoda lungo un percorso che evita con puntiglio scivolate retoriche (la medaglia all'eroe di guerra) a vantaggio di una cronaca tesa e asciutta ma non per questo meno profonda. Il copione riesce ad arrivare alla soluzione del sacrificio finale senza assolutizzare il gesto, bilanciato dall'idea della morte comunque incombente causa malattia. E tuttavia la forza dell'esempio rimane, incisiva e incancellabile, aggrappata a quell'Ave Maria appena sussurrato sottovoce, prima di consegnarsi alle pallottole dei teppisti. Walt rappresenta 50 anni di vita e di storia americane, al pari di Eastwood stesso sempre pronto a gettare sul proprio Paese uno sguardo fatto di compassione e di pietà che sono i presupposti di una grande ammirazione. L'attore-regista compone un nuovo, palpitante ritratto, fatto di luci e ombre, di odio e di amore e, in sintesi, di convinta speranza per il futuro. Per questi motivi il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come raccomandabile, problematico e adatto per dibattiti. PER RIFLETTERE INSIEME: Anche nel peggiore essere umano c'è la possibilità della redenzione, del sacrificio della propria vita per gli altri: ne sei convinto? Chi c'è nel tuo quartiere che fai fatica ad accettare? Quali sono i tuoi pregiudizi nei suoi confronti? IL GIARDINO DEI LIMONI Regia: Eran Riklis Orig.: Israele/Francia/Germania (2008) Dur.: 106' Soggetto: Salma, vedova palestinese, vive nella striscia della Cisgiordania e si occupa del grande giardino di limoni lasciatole in eredità dal padre. Un giorno il ministro della Difesa israeliano compra la casa confinante per andarci ad abitare con la moglie. La squadra dei servizi segreti (Mossad) comincia a predisporre le inevitabili misure di sicurezza a difesa del ministro, e tra queste c'è l'ordine di abbattere gli alberi di limoni, troppo fitti e a rischio di possibile nascondiglio dei cecchini. Salma si oppone, si affida ad un giovane avvocato, porta in tribunale il ministero della Difesa, reagisce ad una prima sentenza sfavorevole, arriva alla Corte suprema israeliana. Mira, la moglie del ministro, mostra di capirne le ragioni e solidarizza con lei. Gli alberi infine vengono tolti ma il caso di Salma non é accaduto invano. Valutazione Pastorale: Il tragico conflitto israelo/palestinese viene osservato in questo copione da un punto di vista certemente insolito e originale. Un episodio 'piccolo' ma che diventa riflesso di modi differenti di guardare la vita, la natura, l'ambiente. La ragion di Stato dei militari si scontra con la ragione del buon senso, dell'equilibrio, della volontà di non interrompere i ritmi secolari della natura come custodi dell'armonia generale. Lo sguardo di Riklis é infatti pacato, calmo, rasserenato e affida agli occhi di Salma (e, più avanti, di Mira) il compito di mostrare decisione ma anche intento collaborativo e di solidarietà. La dignità della persona e del luogo in cui vive sono la prima cosa, e va salvaguardata con ogni mezzo, prima di fare ricorso alla paura e alle armi. Film intenso e convincente che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile, problematico e adatto per dibattiti. PER RIFLETTERE INSIEME: - La pace si costruisce con relazioni personali... quanto tempo diamo alle persone attorno a noi? - Quanta attenzione abbiamo nell’imparare i nomi, i problemi, le vicende della vita del nostro prossimo? VAI E VIVRAI Regia: Radu Mihaileanu Orig.: Belgio/Francia/Israele/Italia (2005) Dur.: 145' Soggetto: Durante la carestia che nel 1985 flagella l'Etiopia, Israele e Stati Uniti organizzano l'operazione Mosé con l'obiettivo di far espatriare gli ebrei etiopi detti Falascià e condurli nella Terra Promessa. Il piccolo etiope Schlomo viene spinto dalla madre a fingersi ebreo per uscire dal Paese e salvarsi la vita. In Israele viene preso per orfano e adottato da Yoram e Yael, coppia israeliana con due figli. Ma Schlomo fatica ad integrarsi nella cultura locale e mantiene sempre vivo il desiderio di rivedere la madre. Cresciuto, conosce la coetanea ebrea Sarah che si innamora di lui, ma insieme sperimenta anche momenti di razzismo a scuola e nella società. Trova conforto solo nel maestro Qes Amhra che lo aiuta ad entrare in corrispondenza postale con la madre e al quale confida la verità sulla propria storia. Quindi parte per Parigi per studiare medicina. Diventato medico, si arruola, sperimenta gli orrori della guerra nei territori occupati, viene ferito gravemente. Assistito dalla famiglia adottiva e da Sarah, si decide finalmente a sposarla. Ma quando le rivela di non essere ebreo, la ragazza lo lascia. Solo grazie all'intervento di Yael, Sarah si convince a cambiare idea e a tornare da lui. Ora il ragazzo diventato uomo può tornare in Etiopia per riabbracciare la madre. Valutazione Pastorale: Circa sette anni fa il regista rumeno Radu Mihaileanu si impose all'attenzione internazionale con "Train de vie", storia amaramente comica di persone che per sfuggire dai nazisti indossavano le loro divise. Dopo un titolo passato quasi sotto silenzio ("Ricchezza nazionale"), ecco l'autore di nuovo alle prese con una storia di popolazioni che fuggono, che lasciano radici sicure per affrontarne altre che nascondono insidie e rischi. Questa pagine riguardante gli ebrei etiopi é certo poco conosciuta e molto opportuna é la scelta di riproporla, prendendo però poi a protagonista un personaggio che invece ebreo non é. Questo punto di partenza consente al regista di dare il via ad un ampio e vibrante scenario sociale/politico/religioso, dentro il quale trovano spazio le mille sfaccettature dei complessi problemi in atto sullo scacchiere mediorientale. La famiglia lontana e la famiglia acquisita, l'essere ebreo alla nascita e il 'diventarlo', la religione come pienezza di vita o come motivo di contrasto: aspetti forti della storia, che si intrecciano con il 'fare memoria', con il ruolo dei singoli e dei gruppi, con le lacerazioni dei sentimenti e delle attese. Un storia-denuncia, nella quale l'amore prevale sul dolore, senza retorica e cone quilibrio. Forse 150' alla fine risultano tanti, ma il regista tocca con giustezza le corde della sofferenza e della commozione e ci fa sentire partecipa di una comunità più ampia e sopra ogni confine. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come raccomadabile, problematico e adatto per dibattiti. PER RIFLETTERE INSIEME: - Quale compassione senti nei riguardi di tanti migranti lontani dalla loro cultura madre? - Come si potrebbe alleviare e risolvere il nodo delle differenze (culturali, generazionali, religiose, ecc.) LA RAGAZZA DELLE BALENE Regia: Niki Caro Orig.: Nuova Zelanda (2003) Dur.: 104' Soggetto: Racconta la leggenda che Paikea, capostipite del popolo Maori, raggiunse le coste della Nuova Zelanda sul dorso di una balena. Oggi il figlio maggiore di Koro, anziano capo Maori, subisce il dolore della morte della moglie e del figlio maschio al momento del parto. Sopravvive la femmina, chiamata Pai, che cresce con i nonni, mentre il padre ben presto va in Germania per rifarsi una vita. Pai viene a conoscenza della tradizione, sa che toccherebbe a lei diventare il capo ma subito capisce che il suo essere femmina le preclude tale futuro. In particolare il nonno, mentre comincia ad insegnare l'arte del combattimento con il bastone e le regole del guerriero ad un gruppo di giovanissimi, impedisce a Pai di restare in mezzo al gruppo. Intanto dalle acque dell'oceano un gruppo di balene si avvicina improvvisamente verso la spiaggia. Quando alcune si arenano e rischiano di morire, Koro ritiene questo il segno negativo della imminente fine della stirpe Maori. A questo punto Pai interviene, riesce a liberare la balena più grossa e con lei va verso il mare aperto. Quando sembra ormai scomparsa, viene ripescata e ricoverata in ospedale. Koro ammette l'errore del proprio pregiudizio. Valutazione Pastorale: A guardarla nel suo lineare svolgimento, si fa presto a definirla una storia d'avventura su uno sfondo ambientale ricco e suggestivo e a cogliere il tema principale nelle difficoltà di crescita della bambina in un mondo ostile di adulti: un racconto di formazione con un finale giustamente positivo che manda a casa contento lo spettatore. Se qualche aspetto più interessante emerge e può imporre il copione all'attenzione di molti (superando i limiti stretti del riferimento ai Maori), va cercato nei rapporti tra gruppo autoctono e tradizione, tra storia e leggenda, tra regole rigide e mutamenti sociali. Ne deriva allora che le difficoltà di Pai diventano metafora del disagio di un'appartenenza femminile che subisce il 'pregiudizio' del passato: un pregiudizio che oggi si scontra con una contemporaneità più duttile e meno rigida. Come salvaguardare allora la sostanza di regole secolari? Come affidare alle giovani generazioni il mantenimento di una identità, nella quale un popolo si riconosce da sempre? Il mito dell'origine diventa rifiuto e limite. Una forte volontà modifica schematismi astratti e offre nuovo volto alla ritualità. Sono argomenti più universalmente validi proposti da un film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come accettabile, e problematico. PER RIFLETTERE INSIEME: - Prova a cercare i tanti pregiudizi che ci portiamo addosso (di genere, di origini, di alleanze, di religione, ecc.) - E’ possibile vincerli? Come? Pai, la ragazza delle balene, è determinata e vince dopo una lotta estrema. In quali lotte noi siamo coinvolti? TEZA Regia: Haile Gerima Orig.: Etiopia/Germania/Francia (2008) Dur.: 140' Soggetto: Negli anni Settanta Anberber ha vissuto in Germania Ovest, studiando medicina e partecipando ai movimenti politico/sociali seguiti al Sessantotto. Oggi eccolo tornare nella natia Etiopia e trovare una situazione difficile da immaginare da lontano. Il Paese infatti é sotto il repressivo regime marxista di Haile Mengistu, e la vita quotidiana sembra indirizzata a senso unico. Il sogno di Anberber di utilizzare le competenze acquisite in Europa per migliorare le condizioni di salute degli etiopi si infrange contro la realtà di una giunta militare che usa gli scienziati per scopi politici. I ricordi del passato si confondono con il presente e per Anberbere si prospetta una difficile decisione da prendere: restare e resistere, o tornare ai luoghi della giovinezza. Valutazione Pastorale: Nato in Etiopia nel 1946, attento ascoltatore da piccolo delle storie tramandate dai genitori e dai nonni, studente in California, professore a Washington, Haile Gerima compone con "Teza" un affresco tanto lucido quanto amaro degli ultimi 40 anni di vita etiope. Gli strumenti razionali e scientifici dell'intellettuale si dimostrano insufficienti al momento del tanto atteso ritorno. In patria la realtà ha bisogno di altri tipi di intervento. Attraverso Anberber, Gerima ammette un fallimento: che non è tanto quello dell'africano emigrato in Europa per migliorarsi quanto quello di una Europa che per lunghi anni ha spacciato utopie per traguardi facili da realizzare e validi per tutti. Certamente non facile da approcciare per l'intensità e la durata (140'), il film merita tuttavia molta attenzione per l'originalità e il coraggio della realizzazione. Dal punto di vista pastorale, é da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti. PER RIFLETTERE INSIEME: Condividi l’idea dell’Europa presentata nel film? Cosa pensi debba cambiare? In che modo? VERSO L’EDEN Regia: Costa Gavras Orig.: Francia/Italia/Grecia (2009) Dur.: 110' Soggetto: Il giovane Elias, in fuga da un Paese imprecisato su un barcone di fortuna, arriva in un villaggio vacanze sulle coste della Grecia. Qui entra in contatto con un prestigiatore francese, che lo fa partecipare a qualche spettacolo e poi gli dice di raggiungerlo a Parigi. La capitale diventa così il traguardo di Elias, appena fuggito dal villaggio. Con vari mezzi di fortuna, il ragazzo attraversa ex Jugoslavia, Italia, Svizzera, Francia. Arriva finalmente a Parigi, riesce a rintracciare il prestigiatore, che sembra riconoscerlo ma si limita a salutarlo per poi sparire. Anche Elias, deluso, si rimette in cammino dentro la grande metropoli. Valutazione Pastorale: " 'Verso l'Eden' -dice Costa Gavras- prova a dar voce al percorso, al vagare, alla storia di coloro che ieri fummo noi stessi alla ricerca di un tetto. La storia di Elias non é quella di Ulisse, né quella di Jean Claude (lo sceneggiatore...), né la mia. Ma io mi riconosco in Elias, questo straniero che non mi è estraneo...". E' una bella dichiarazione, questa del veterano Costa Gavras (76 anni, nato in Grecia nel 1933), che ben si adatta allo stile spoglio e quasi indifeso scelto per il copione. Il cammino di Elias é descritto con toni quasi sempre leggeri e stranianti, mai decisamente drammatici. Eppure con tratti lievi, il regista mette in campo non solo il suo essere dalla parte del fuggitivo ma anche le forti contraddizioni di un'Europa divisa tra slanci di solidarietà e pericoli di chiusura mentale e culturale. Un film in più momenti quasi muto: a parlare sono i gesti, gli atteggiamenti, gli sguardi. Basta poco a volte per stare dalla parte dei più indifesi. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti. PER RIFLETTERE INSIEME: Condividi l’idea dell’Europa presentata nel film? Cosa pensi debba cambiare? In che modo? IL VENTO FA IL SUO GIRO Regia: Giorgio Diritti Orig.: Italia (2005) Dur.: 110' Soggetto: Nel paesino di Chersogno (Alta Val Maira, Alpi piemontesi) arriva il francese Philip, intenzionato a stabilirsi lì dai Pirenei con al seguito la famiglia (moglie e tre figli piccoli), un gregge di capre e un'attività di produzione di formaggi. L'iniziale diffidenza si trasforma in un cordiale benvenuto da parte del sindaco e di tutti gli abitanti. Philippe comincia a lavorare, ma con il passare del tempo la situazione precipita. I locali cominciano a protestare: le capre invadono terreni altrui, e i formaggi sono invisi a più d'uno. Così la convivenza comincia a diventare difficile, e infine impossibile. Due capre vengono uccise, il matto del paese muore. Dopo i funerali, Philippe e la sua famiglia lasciano Chersogno. Valutazione Pastorale: Giorgio Diritti, bolognese, si é formato nell'ambito dell'istituto Ipotesi Cinema coordinato da Ermanno Olmi, ha realizzato numerosi documentari, produzioni editoriali e televisive. Questo, realizzato nel 2005, è il suo primo lungometraggio, visto e premiato in una trentina di festival in giro per il mondo e certamente meritevole di larga diffusione. Merito principale è quello di affrontare una storia collocata in un piccolissimo e ristretto ambito geografico e di farne farne occasione per una riflessione ampia, profonda, senza confini di spazio o di tempo. L'accoglienza verso uno che "non si conosce" comincia come sensazione di crescita e di scambio e scivola poi nell'involuzione del sospetto, nella decisione di respingere, di isolarsi, di rifiutare il cambiamento. La denuncia di questo amaro percorso, che interpella tutta la nostra capacità di decidere se essere migliori o peggiori, va di pari passo con la radiografia di un contesto geografico di intangibile bellezza. Secondo l'insegnamento di Olmi, il paesaggio diventa tutt'uno con l'uomo che vi abita, ma l'equilibrio naturale deve riflettersi in quello del lavoro quotidiano. Una osmosi tra cielo e terra che prevale su divisioni e diffidenze. Girato in gran parte in lingua occitana locale (con i sottotitoli necessari alla comprensione), il film vive nell'occhio indagatore di una regia che sa essere fortemente 'vera' e insieme costruire gli elementi di un copione di finzione. Un bell'esemoio di cinema italiano innovativo e film che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile, realistico e adatto per dibattiti. PER RIFLETTERE INSIEME: - Quale è il rapporto che il tuo paese, vive con chi “non si conosce”? GIU’ AL NORD Regia: Dany Boon Orig.: Francia (2008) Dur.: 106' Soggetto: Ha tentato di truccare un concorso a proprio favore e ora per punizione Philippe, funzionario delle poste, si vede trasferito dal Sud sl Nord-Pas de Calais della Francia. Gli abitanti dove arriva sono detti gli Ch'tis, gente che parla un dialetto quasi incomprensibile e sopravvive in un luogo gelido e con poca luce. Lasciata a casa moglie e figlioletto, Philippe si installa nel nuovo ufficio, e ben presto si ritrova in un ambiente accogliente e caloroso, con i colleghi che fanno di tutto per farlo sentire a proprio agio. All'inizio Philippe mente alla moglie, e quando lei lo va a trovare lui architetta una serie di situazione per farla scappare subito. Va diversamente però, e ancora una volta una bugia ha tradito l'ingenuo funzionario. Quando arriva il nuovo trasferimento, il giorno dei saluti é fatto di baci, abbracci, pianti di commozione. Valutazione Pastorale: E' divertente, spigliata, simpatica questa commedia, campione d'incassi in Francia. Certo fuori dai contesti naturali, si fatica ad apprezzare esattamente i motivi di frizione, gli equivoci, le beffe. Se il ritmo tiene, e si resrta coinvolti, è perchè oltre alla comicità ci sono intelligenza e buon gusto, capacità di osservare problemi e difficoltà con occhio arguto e misurato. Un bel film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come accettabile, e nell'insieme brillante. PER RIFLETTERE INSIEME: - Quali pregiudizi nutri verso persone che abitano in altri territori della tua stessa nazione? IL SAPORE DELLA CILIEGIA Regia: Abbas Kiarostami Anno di uscita: 1997 Dur.: 95' Soggetto: Un automobile bianca attraversa un paesaggio di periferia urbana fatto di colline polverose. Al volante c’è un uomo sui cinquant’anni, il signor Badii, che ha deciso di uccidersi e sta cercando qualcuno disponibile a copri-re di terra la tomba che si è scavato, o a riaccompagnarlo a casa, nell’ipotesi di un ripensamento. Badii incontra varie persone: un giovane soldato curdo si spaventa e scappa; un seminarista afgano cerca di dissuaderlo ma poi desi-ste. Infine un anziano che lavora al museo di storia naturale lo segue più a lungo, gli ricorda le bellezze della vita, il sapore delle ciliege, la luna, la pioggia, ma alla fine accetta di aiutarlo e si danno appuntamento per la matti-na dopo. Il suicidio non arriva, e il signor Badii rimane ad osservare se stesso per quello che poteva succedere e non è successo. Valutazione Pastorale: Film lento e meditato, di difficile lettura perchè costruito su un linguaggio aspro, riflesso di una cultura iraniana densa di simboli sconosciuti al pubblico occidentale. Eppure film imporante, perchè centrato su un tema universale come quello del contrasto vita-morte, attraverso un viaggio doloroso su un terreno impervio. La dimensione geografica della periferia di Teheran diventa metafora di una situazione interiore dell’a-nima, della ricerca di una libertà che diventi equilibrio fisico e spirituale. Può lasciare perplessi la ripetitività dell’azione, l’insistenza con cui si gira attorno alla situazione esposta fin dall’inizio, il dialogo scarno, un certo compiaci-mento estetizzante, un sensazione di fatalismo incombente. Ma la sostanza è quella della proposta di tematiche serie e impegnative (la morte come momento mistico e ineluttabile) secondo un’ottica culturale che fa del film un importante veicolo di conoscenza e di scambio di idee. Alcuni motivi dunque rendono il film, dal punto di vista pastorale, discutibile, ma non tol-gono valore al suo taglio d’insieme molto problematico e adatto a dibattiti. UNA STORIA VERA Regia: David Lynch Orig.: Stati Uniti/Francia (1999) Dur.: 111' Soggetto: Nell'estate del 1994 a Laurens, piccolo centro agricolo dell'Iowa, Alvin Stright, 73 anni, vive con la figlia Rose, leggermente ritardata. Anche Alvin non sta tanto bene, il medico gli consiglia esami e medicine che lui però rifiuta. In una quotidianità un po' statica, arriva la notizia che Lyle, fratello di Alvin,ha avuto un infarto. Alvin e Lyle non si vedono da dieci anni a motivo di vecchi rancori reciproci. Ma ora Alvin sente il bisogno di rivedere il fratello per riconciliarsi con lui. Deciso ad andare a casa di lui,e non avendo la patente, sceglie un vecchio tosaerbe e, alla velocità di 5 miglia all'ora, si dirige verso Zion, nel Wisconsin, a 317 miglia di distanza. Il viaggio é punteggiato da varie circostanze. Incontrata una ragazza che fa l'autostop, parla con lei delle emozioni provate quando sono nati i suoi figli. Dopo cinque settimane, il tosaerbe si ferma per problemi meccanici. Allora Alvin trova aiuto presso una famiglia del luogo che lo accoglie con calore. Invitato a proseguire in macchina, rifiuta, torna sulla strada e finalmente arriva a destinazione. Si ferma al cimitero, incontra un sacerdote che conosce Lyle e gli spiega che ora vuole fare pace con lui. Quindi raggiunge la casa del fratello. Quando lo sente, Lyle esce, i due siedono di fronte, non parlano, guardano verso il cielo e le stelle. Valutazione Pastorale: L'episodio é autentico. Mary Sweeney, che poi ha partecipato alla scrittura del copione, aveva letto sul New York Times la notizia e si era appassionata alla storia di Alvin. Certamente l'ambientazione tutta 'in esterni', all'aperto, permette di mantenere una giusta dose di realismo e opportuni tocchi di concretezza. Ma poi, nella sua sostanza più profonda, anche in questa occasione il viaggio si colora di altri significati, diventa momento di verifica con se stessi, spinta ad un bilancio delle cose fatte, ansia di conquistare il 'buono' che è stato finora rifiutato. Finora fattosi conoscere per titoli improntati solo all'eccesso e alla provocazione, Lynch scrive qui una storia delicata e dolente, una lirica sommessa e timida ma di straordinaria forza comunicativa. Attraverso un viaggio come pellegrinaggio, lo sguardo di Alvin si posa disincantato sulla realtà, riuscendo a coglierne tutti i limpidi contorni: l'importanza del perdono, dell'espiazione, della riconciliazione, della vita che si rinnova dentro la natura. Denso di valori mai sbandierati o gridati (i rischi del guadagno illecito, l'accoglienza verso lo 'straniero), il film scorre su un percorso che dal dolore tocca la sensazione della felicità. E di qualche verità più profonda. Dal punto di vista pastorale, il film é molto positivo, da valutare come raccomandabile, e poetico nel suo svolgimento complessivo.