Ricerca applicata in corilicoltura

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Ricerca applicata in corilicoltura
Ricerca applicata
in corilicoltura
Pubblicazione a cura di :
Regione Piemonte - Assessorato Agricoltura, Tutela della fauna e della flora
Direzione Agricoltura
Settore Servizi di Sviluppo Agricolo
Coordinamento: Luisa Ricci
TORINO - FEBBRAIO 2009
CONSORZIO DI RICERCA SPERIMENTAZIONE E DIVULGAZIONE
PER L’ORTOFRUTTICOLTURA PIEMONTESE
La Regione Piemonte ha una grande tradizione nel settore corilicolo sia per
l'estensione della coltura sia per la produzione di elevata qualità che si presta non
solo al consumo fresco ma alla trasformazione.
Nell’ambito del programma regionale di ricerca, sperimentazione e
dimostrazione agricola sono stati affidati progetti di ricerca specifici per il settore
corilicolo al CReSO – Consorzio di Ricerca Sperimentazione e Divulgazione per
l’Ortofrutticoltura Piemontese che li ha realizzati in collaborazione con numerose
istituzioni scientifiche.
I
temi
di
ricerca
trattati
riguardano
vari
argomenti
come
la
micropropagazione, la potatura, la fertilizzazione e la difesa .
Si è quindi ritenuta utile una pubblicazione di presentazione dei risultati
ottenuti per metterli a disposizione dei tecnici e degli operatori del settore
augurandoci che possano trarre utili indicazioni per la propria attività.
Mino Taricco
Assessore all’Agricoltura
della Regione Piemonte
INDICE
Introduzione
pag.
2
Caratterizzazione climatica
pag.
3
Situazione fitosanitaria
pag.
6
pag.
8
pag.
17
pag.
26
pag.
45
pag.
70
Confronto dello sviluppo vegetativo e della produttività di piante di Tonda Gentile
delle Langhe ottenute da ceppaia e con tecniche di micropropagazione
Fertilizzazione del nocciolo: risultati di un’indagine quinquennale per
l’ottenimento di produzione di qualità
Ecosostenibilità della potatura meccanica del nocciolo e convenienza al recupero
delle biomasse prodotte
Monitoraggio della presenza del coleottero buprestide Agrilus viridis nei corileti
delle Langhe e studio sulla sua bioetolgia
Rilevamento di coreidi e pentatomidi nei corileti piemontesi e individuazione di
nuovi principi attivi insetticidi per la difesa delle nocciole dall’attività delle cimici
Introduzione
Il nocciolo è una specie importante per i tanti territori collinari del basso Piemonte (Alta Langa,
Roero e Monregalese), dell’Astigiano e dell’Alessandrino. Rappresenta una coltura chiave per il
territorio, in particolare in quelle zone dove non sussistono alternative colturali, se non
l’allevamento ovi-caprino o la silvicoltura.
L’interesse per la coltura del nocciolo in Piemonte è dimostrato dall’incremento delle superfici
corilicole (fonte dati ISTAT anni 2000-2007) e delle produzioni; il primato della superficie coltivata
a nocciolo lo detiene la provincia di Cuneo (Albese) con circa 7.700 ha coltivati.
La cultivar di riferimento è la Tonda Gentile delle Langhe che ha caratteristiche agronomiche di
rilievo quali il portamento eretto, un vigore vegetativo medio, epoche di fioritura maschile e
femminile precoci ed epoca di raccolta precoce (ultima decade di agosto – inizio di settembre). I
suoi numerosi pregi sono stati tutelati anche attraverso una specifica IGP riconosciuta dall’Unione
Europea e la sue caratteristiche qualitative sono sempre molto apprezzate dall’industria e
dall’artigianato dolciario.
La sezione corilicola del CReSO (Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l’Ortofrutticoltura
piemontese) che lega la propria attività di ricerca soprattutto alla Tonda Gentile delle Langhe,
svolge in gran parte il lavoro presso l’Azienda sperimentale “Nasio” di Cravanzana. L’attività
sperimentale è focalizzata , in particolare sui punti più importanti del percorso di qualità, curando
gli aspetti di gestione del suolo, della fertilizzazione fino alla difesa contro le avversità improntata
al più rigoroso rispetto dell’ambiente.
Le prove hanno durata pluriennale e i risultati ottenuti vengono puntualmente comunicati ai tecnici
dell’assistenza in modo che possano trasferirli alle aziende e agli operatori del settore.
L’attività sperimentale è negoziata con la Regione Piemonte (Programma di ricerca,
sperimentazione e dimostrazione agricola in frutticoltura e orticoltura – 2008) e annualmente
monitorata da un Comitato Tecnico composto da operatori del settore (tecnici, agricoltori)
incaricato di definire annualmente le prove da avviare, valutare i risultati della sperimentazione,
seguendo l’attività in campo nel corso della stagione.
In particolare le sperimentazioni attuate con l’attività negoziata riguardano:
-
Indagini conoscitive sugli aspetti di tecnica colturale del noccioleto idonei all’ottenimento di
un miglioramento qualitativo, costante nel tempo, della nocciola Tonda Gentile delle
Langhe;
-
Rilevamento dei principali fitofagi del nocciolo in Piemonte e definizione di strategie di
difesa.
2
Il processo di trasferimento dei risultati della ricerca avviene attraverso azioni divulgative quali
comunicazioni ai tecnici di base che partecipano al coordinamento tecnico, riunioni specifiche di
coordinamento settimanali o mensili a seconda del periodo, invio di bollettini di aggiornamento
fitosanitario vai mail o fax e comunicazioni ai corilicoltori attraverso “incontri divulgativi”.
Caratterizzazione climatica
Le attività della sezione corilicola sono svolte presso l’Azienda Sperimentale Nasio, situata nel
comune di Cravanzana (CN).
Le coordinate geografiche sono:44°34’32’’ latitudine Nord – 8° 8’12” longitudine Est.
L’azienda Nasio ha un’estensione di circa 12 ettari di cui 10 investiti a nocciolo e 2 a superficie
boschiva. L’azienda i cui terreni, di proprietà della Provincia di Cuneo, in precedenza sono stati
gestiti
dalla
Comunità
Montana
Alta
Langa
di
Bossolasco,
è
attualmente
gestita
dall’Organizzazione -Produttori Frutta a guscio ASCOPIEMONTE e il CReSO, in forza di un
accordo di sperimentazione, conduce 2 ettari di superficie per lo svolgimento delle prove
sperimentali.
La giacitura è pianeggiante, il terreno franco limoso a reazione sub alcalina, con altitudine media di
534 m s.l.m.
I dati meteo derivano dalla capannina elettronica gestita dal Servizio Agrometereologico della
Regione Piemonte (Foto1) e sono riportati nel prospetto riassuntivo (tabella 1) e nei grafici allegati
(grafico 1 e 2).
Foto 1 – Capannina meteo Cravanzana Az.Nasio
3
L’andamento climatico del 2008 è stato caratterizzato da precipitazioni superiori alla serie storica.
Riguardo alla loro distribuzione il grafico evidenzia che si sono concentrate maggiormente nei mesi
di aprile-giugno e di novembre-dicembre (dove si sono registrate soprattutto intense precipitazioni a
carattere nevoso) .
Le temperature medie dei mesi primaverili sono state inferiori alla media storica solo nei mesi di
aprile e maggio con un ritardo nella ripresa vegetativa delle piante. Durante i mesi estivi non si sono
invece registrate differenze tra le medie dell’anno e quelle della serie storica. Una riduzione più
brusca (quattro gradi centigradi in meno) si è avuta nel mese di dicembre dove si sono anche
verificate abbondanti nevicate e questo ha contribuito a ritardare l’inizio della fioritura maschile.
Mese
Medie mensili delle temperature
Min
Max
Gennaio
-0,5
7,2
Febbraio
-0,7
9,4
Marzo
2,5
12,7
Aprile
4,4
15,1
Maggio
9,8
19,7
Giugno
13,2
24,1
Luglio
14,6
26,8
Agosto
14,3
27,5
Settembre
10,3
21,6
Ottobre
7,5
17,9
Novembre
2,0
9,7
Dicembre
-4,7
3,2
Tabella 1 - Prospetto riassuntivo dati meteo mensili
4
Media
2,9
4,1
7,3
9,6
14,4
18,3
20,3
20,4
15,4
12,2
5,7
-1,0
2008
Precipitazioni (mm)
Piovosità
104,2
20,0
10,4
100,0
140,0
28,4
6,6
56,8
16,8
24,8
223,4
184,0
Andamento temperature medie mensili serie storica Vs 2008
25
20
15
10
5
T°media ' 06-07
e
br
e
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ic
D
ov
N
O
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M
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Se
-5
Fe
G
en
na
io
io
0
T°media 2008
Grafico 1 – Andamento temperature medie mensili
Stazione di Cravanzana:confronto piovosità serie storica e anno 2008
250
200
150
100
50
Lu
gl
io
A
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sto
Se
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m
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O
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M
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G
en
na
io
io
0
Precipitazioni (mm) 06-'07
Precipitazioni (mm) 2008
Grafico 2 – Andamento piovosità mensile
5
Situazione fitosanitaria
Le piogge verificatesi nei mesi di aprile-maggio, unitamente a temperature medie non elevate,
hanno contribuito a ritardare lo sviluppo vegetativo del nocciolo.
A partire dal mese di marzo si sono verificati i primi, intensi, attacchi di Phytoptus avellanae
(eriofide delle gemme) a carico di noccioleti sia giovani che vecchi (Foto 2), ma grazie ad interventi
insetticidi mirati nel periodo di migrazione sono stati tenuti sotto controllo.
Foto 2 – Gemma di nocciolo colpita da eriofide
A partire da aprile sono iniziati i monitoraggi in campo, con trappole cromotattiche,del ciclo di
sviluppo dell’ Agrilus viridis. E’ emerso un ritardo nello sfarfallamento degli adulti rispetto al 2007
imputabile ad un andamento primaverile piovoso e con temperature medie al di sotto della media
del periodo. Le prove di lotta con p.a. insetticidi per ora non sono in grado di fornire risultati
soddisfacenti anche per le difficoltà di monitoraggio degli sfarfallamenti degli adulti che dovranno
essere studiate approfonditamente negli anni a venire.
Minori problemi hanno creato le cimici G. acuteangulatus e Palomena prasina le cui popolazioni,
negli ultimi anni si sono notevolmente ridotte tanto da contenerne gli attacchi con singoli interventi
insetticidi eseguiti nel periodo in cui le nucule in formazione sono maggiormente sensibili
all’attività trofica degli eterotteri (indicativamente tra l’ultima decade di giugno e la prima
settimana di luglio).
Principi attivi autorizzati dai Disciplinari di Difesa integrata della Regione Piemonte
Nella tabella si riporta lo schema della Difesa Integrata Nocciolo con i principi attivi attualmente
autorizzati dalle norme tecniche della Regione Piemonte.
6
Cimici (Pentatomidi e
Coreidi)
(Gonocerus
acuteangulatus)(Palomena
prasina) ecc.
(Agrilu viridis)
Agrilo
(curculio nucum)
Cocciniglia
(Eulecanium coryli)
Balanino
FITOFAGI OCCASIONALI
Acaro delle gemme o
eriofide galligeno
(Phytocoptella avellanae)
FITOFAGI PRINCIPALI
Mal dello stacco
(Cytospora corylicola)
e altre malattie del legno
(Monostichella coryli)
CRITTOGAME
Gleosporiosi
AVVERSITA'
DIFESA INTEGRATA DEL NOCCIOLO
SOSTANZE ATTIVE E AUSILIARI
Negli impianti a rischio delle zone collinari o dove negli anni
precedenti sono stati segnalati danni, si consiglia il " frappage"nel
periodo maggio-luglio, applicando la soglia indicativa media di 2
individui per pianta.
Occorre valutare la presenza degli adulti adottando la tecnica dello
scuotimento
Soglia: Due individui per pianta su 5 piante ad ettaro, scelte nei
punti di maggior rischio. I trattamenti da effettuarsi al
raggiungimento della soglia, potranno essere limitati alle zone più
infestate.
Interventi agronomici:
Nei mesi estivi occorre individuare la presenza di rami infestati da larve
od ovature, al fine di procedere alla loro asportazione e distruzione nel
corso dell'inverno
Soglia: Presenza di scudetti sui campioni di legno prelevati nel
corso dell'inverno
7
Estratto di piretro;
Etofenprox;Bifentrin
(1);Lambdacialotrina (1)
Bifentrin
Olio minerale
E' necessario individuare, con opportuni controlli visivi, l'inizio della
migrazione dell'acaro dalle gemme infestate a quelle in formazione .
Zolfo; Olio minerale(1)
I trattamenti vanno effettuati nel momento della massima presenza
del fitofago.
Soglia: 15% di gemme infestate
Interventi agronomici:
(1);
durante la potatura invernale asportare e bruciare i rami colpiti
Prodotti rameici Mastici
Interventi chimici:
addizionati con prodotti fungicidi
E' opportuno proteggere con mastici o paste cicatrizzanti i tagli o le ferite
più ampie e profonde
I trattamenti sono da effettuarsi nei noccioleti situati in pianura o in Tiofanato metile
fondovalle o se vi sono state infezioni nell'anno precedente
CRITERI DI INTERVENTO
Contro questa avversità sono ammessi al massimo 2
trattamenti all'anno. (1) con Bifentrin e Lamdacialotrina non più
di 2 trattamenti complessivi sulla coltura indipendentemente
dall'avversità
Al massimo 1 trattamento all'anno contro l'avversità. Al
massimo 2 trattamenti sulla coltura indipendentemente
(2) Non impiegare dopo lo stadio di gemma gonfia
(1) E' ammesso l'utilizzo di formulazioni Xn di Idrossido di rame
rame
Un solo trattamento ad inizio autunno proma della caduta
foglie
LIMITAZIONI D'USO E NOTE
Confronto dello sviluppo vegetativo e della produttività di piante di Tonda
Gentile delle Langhe ottenute da ceppaia e con tecniche di micropropagazione
Nadia Valentini1, Giovanni Me1, Caviglione Mauro1, Roberto Botta1 Maria Corte2
1
Dipartimento di Colture arboree, Università di Torino,Via Leonardo da Vinci 44, 10095
Grugliasco (Torino)
2
CReSO - Consorzio di Ricerca, Sperimentazione e Divulgazione per l’Ortofrutticoltura
Piemontese, Cuneo
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Riassunto
Tra i metodi di propagazione vegetativa utilizzabili per il nocciolo, la moltiplicazione in vitro
riveste un certo interesse poiché consente di ottenere un elevato numero di piante in spazi e tempi
limitati e soprattutto perché le piante ottenute con tale metodo possono offrire la garanzia della
rispondenza varietale e clonale, nonché una maggior sicurezza fitosanitaria.
Lo scopo della ricerca condotta a partire dal 2001 è stato quello di confrontare lo sviluppo
vegetativo e la produttività di piante di Tonda Gentile delle Langhe ottenute da micropropagazione
con quelle ottenute da ceppaia. In entrambi i metodi di propagazione sono state utilizzate piante
madri del clone TO-MT5.
I risultati della sperimentazione hanno finora dimostrato che le piante ottenute in vitro sono in grado
di fornire prestazioni simili alle piante ottenute mediante ceppaia. Infatti non sono emerse
differenze statistiche significative per quanto riguarda l’attività vegetativa, l’attitudine pollonifera,
la velocità di messa a frutto e la produttività delle piante, così come per le caratteristiche
morfologiche e merceologiche delle nocciole.
________________________________________________________________________________
Introduzione
L’Italia è il secondo produttore mondiale di nocciole con una superficie investita di 69000 ha ed una
produzione annua di circa 124000 t. Le principali zone corilicole sono in Campania, Lazio,
Piemonte, Sicilia. In queste Regioni il nocciolo rappresenta un’apprezzabile fonte di ricchezza non
solo economica, ma anche ambientale.
In Piemonte, la produzione di nocciole è circa il 13% di quella nazionale e la cultivar più diffusa, la
“Tonda Gentile delle Langhe” (TGL), è dotata di caratteristiche tecnologiche ed organolettiche
superiori. Alla TGL è stato riconosciuto il marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta) e solo le
8
partite provviste del suddetto marchio hanno diritto alla denominazione “Nocciola Piemonte”.
La corilicoltura piemontese (foto1) è attualmente in fase di forte espansione (+30%, pari a 2.500 ha,
nel periodo 2000-2006, figura 1), in particolare negli ambienti collinari (ISTAT, 2008). In queste
aree, il nocciolo rappresenta una valida alternativa sostenibile all’abbandono dei terreni, grazie alla
sua adattabilità a suoli e climi diversi ed al basso input energetico richiesto per la sua coltura. A
questa congiuntura favorevole si contrappongono, tuttavia, una rapida diffusione della corilicoltura
in Europa orientale ed America Latina, con potenziali effetti di competizione. La coltura del
nocciolo in Italia richiede quindi la messa a punto di una serie di interventi tecnici capaci di
renderla più competitiva a livello internazionale.
Foto 1- Paesaggio corilicolo in Alta Langa
A fronte di una forte richiesta di materiale vivaistico sia in Piemonte, ove si prevede una espansione
degli impianti di oltre 2000 ettari nei prossimi anni, sia in altre aree italiane e internazionali, la
produzione vivaistica regionale risulta inadeguata a soddisfare la domanda ed è prevalentemente
basata sull’allevamento di polloni distaccati da piante non selezionate. Nonostante la qualità del
materiale commercializzato sia molto migliorata, grazie alle direttive dell’Unione Europea che
hanno definito i requisiti di commercializzazione del materiale di moltiplicazione delle piante da
frutto (recepite con DPR 697/97), è ancora possibile il rischio di eseguire impianti con materiale
non rispondente agli standard varietali. Il D.M. 24 luglio 2003 “Organizzazione del servizio
nazionale di certificazione volontaria del materiale di propagazione vegetale delle piante da frutto”
ha introdotto la possibilità di certificare la qualità del materiale vivaistico commercializzato
applicando norme tecniche specifiche per ogni specie. Per il nocciolo queste norme tecniche non
sono ancora state definite, nonostante l’importanza crescente del vivaismo corilicolo.
9
20000
18000
16000
14000
Superficie (ha)
Produzione (t)
Trend produzione
12000
10000
8000
6000
19
90
19
93
19
96
20
00
20
01
20
02
20
03
20
04
20
05
20
06
4000
Figura 1 – Andamento delle superfici e delle produzioni corilicole in Piemonte
Tra i metodi di propagazione vegetativa utilizzabili per il nocciolo, la moltiplicazione in vitro
riveste un certo interesse poiché consente di ottenere un elevato numero di piante in spazi e tempi
limitati (figura 2) e soprattutto perché le piante ottenute con tale metodo possono offrire la garanzia
della rispondenza varietale e clonale, nonché una maggior sicurezza fitosanitaria.
Pia nt a
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2 m es i
II° Fa se di a ccli ma ta zi one
4
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20-25 giorni
I° Fas e di ac cli ma ta zi one
Figura 2 - Metodologia utiliata per l'ottenimento di piante micropropagate in vitro
10
Lo scopo della ricerca condotta a partire dal 2001 è stato quello di confrontare lo sviluppo
vegetativo e la produttività di piante di Tonda Gentile delle Langhe ottenute da micropropagazione
con quelle ottenute da ceppaia (foto 2). In entrambi i metodi di propagazione sono state utilizzate
piante madri del clone TO-MT5.
Foto 2 - Vivaio di barbatelle di TGL ottenute da ceppaia
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Materiali e Metodi
L’impianto, eseguito nel 2001 con 50 barbatelle da ceppaia e 50 da micropropagazione, è a
ritocchino con sesti di 5m x 5m (foto 3). Le piante delle due tesi sono state sistemate a filari alterni.
Per il confronto statistico sono state scelte otto parcelle (4 per tesi) di tre piante ciascuna.
Nelle parcelle impiegate per la prova, sono stati eseguiti i seguenti rilievi:
•
percentuale di attecchimento dopo l’impianto (nel 2002);
•
altezza delle piante e incremento vegetativo;
•
numero di infiorescenze femminili, numero di infruttescenze dopo allegagione e numero di
infruttescenze e di nocciole a maturazione (periodo 2004-2006);
•
produzione per pianta (dal 2006);
•
caratteristiche dei frutti alla raccolta: peso e calibro della nocciola e del seme; resa dello
sgusciato; indice di rotondità del frutto; spessore del guscio; percentuale di nocciole vuote; distacco
del perisperma dal seme dopo tostatura a 160° C per 20’.
11
Foto 3 – Impianto di confronto tecniche di propagazione in Cravanzana (CN)
I dati ottenuti sono stati analizzati statisticamente (ANOVA).
Annualmente sono stati eseguiti i seguenti lavori di gestione dell’impianto varietale:
•
concimazione primaverile con fertilizzanti misto-organici e minerali;
•
fertilizzazione fogliare con microelementi (inizio estate);
•
trattamento insetticida con zolfo in polvere contro eriofide delle gemme (marzo);
•
controllo infestanti interfila con interventi di trinciatura meccanica;
•
controllo polloni con spollonatura chimica (a partire dal 2006);
•
concimazione autunnale con fertilizzanti minerali.
________________________________________________________________________________
Risultati della prova
Adattabilità alle condizioni di campo
Le piante in prova non hanno manifestato particolari difficoltà di attecchimento.
Le fallanze sono infatti risultate del 4% per le piante ottenute in vitro e del 2% per quelle da
ceppaia.
Altezza delle piante
Le piante delle due tesi non presentano, al 7o anno dall’impianto, differenze statisticamente
significative nell’altezza (figura 3). L’incremento vegetativo percentuale tra il 2° ed il 7° anno è
risultato superiore nelle piante ottenute da micropropagazione (409%, con incrementi medi per anno
di 67 cm) rispetto a quello delle piante ottenute da ceppaia (323%, con incrementi medi per anno di
60 cm).
12
Altezza delle piante
450
400
2008
cm
350
2007
300
250
200
2006
2005
150
2004
100
2003
50
0
ceppaia
coltura in vitro
Figura 3 – Altezza delle piante e incrementi vegetativi annuali rilevati nel periodo 2003-2008
Attitudine pollonifera
Il numero di polloni prodotti dalle piante in prova è stato rilevato ad inizio agosto negli anni 20032004-2005. Non ci sono differenze significative tra le tesi in quanto le piante all’interno della stessa
tesi presentano una notevole disomogeneità per questo carattere (tabella 1).
Anno
Ceppaia
Coltura in vitro
2003
4,58 ± 0,96
6,00 ± 3,47
2004
10,21 ± 5,44
9,67 ± 3,62
2005
9,50 ± 3,16
13,54 ± 9,13
Tabella 1 – Numero medio di polloni e deviazione standard nelle tesi a confronto
Numero di infiorescenze femminili, di infruttescenze e percentuali di allegagione.
Nel periodo 2004-2006, per valutare la precocità di entrata in produzione delle piante, è stato
rilevato il numero di infiorescenze, di infruttescenze e di nocciole a maturità.
Nel 2004 l’allegagione è risultata molto ridotta (inferiore al 6%) in entrambe le tesi a causa della
giovane età delle piante. Nell’anno 2006, i valori di allegagione delle due tesi sono risultati simili
(circa 50%) e paragonabili a quelli medi dei noccioleti della zona.
Il numero medio di nocciole per pianta raccolto nel periodo 2004-2006 è riportato in figura 4.
Anche per questi dati non sono emerse differenze statisticamente significative tra le due tesi.
13
140
118,8
120
ceppaia
N. nocciole
100
96,4
coltura in vitro
80
60
40
20
10,5
14,1
5,4
8,4
0
2004
2005
2006
Figura 4 – Numero medio di nocciole/pianta raccolte nel periodo 2004-2006
Produzioni
I dati relativi alle produzioni sono stati rilevati a partire dal 2006.
Nel 2006 la produzione media per pianta è risultata pari a 237 g per le piante ottenute da ceppaia e
215 g per quelle ottenute da micropropagazione. Le produzioni cumulate del periodo 2006-2008
sono riportate in figura 5. Non sono emerse differenze significative tra le tesi.
Produzione 2006-2008
3500
3000
g/pianta
2500
1333
2008
2000
2007
2006
1500
1000
1509
1534
1495
ceppaia
coltura in vitro
500
0
Figura 5 - Produzione cumulata (g/pianta periodo 2006-2008) delle tesi a confronto
14
Caratteristiche dei frutti alla raccolta
I parametri rilevati sulle nocciole alla raccolta sono riportati in tabella 2. Le caratteristiche dei frutti
ottenuti dalle due tesi non presentano differenze statisticamente significative.
La percentuale di nocciole vuote è risultata elevata in entrambe le tesi poiché i campioni di nocciole
utilizzati per le analisi sono stati prelevati dalla produzione raccolta interamente da terra (nelle
nocciole raccolte meccanicamente i vuoti vengono per la maggior parte eliminati).
Le rese dello sgusciato sono da considerarsi come resa potenziale ovvero sono state calcolate
escludendo le nocciole vuote.
I dati ottenuti dalle analisi dei frutti sono in linea con quelli osservati nelle produzioni dei noccioleti
presenti nella zona.
Parametro
Ceppaia
Coltura in vitro
Peso nocciola (g)
2,43 ± 0,19
2,37 ± 0,13
Calibro nocciola (mm)
18,70 ± 0,57
18,49 ± 0,37
Indice rotondità
1,00 ± 0,04
0,97 ± 0,05
Spessore guscio (mm)
1,19 ± 0,09
1,22 ± 0,09
Peso seme (g)
1,14 ± 0,09
1,11 ± 0,08
Calibro seme (mm)
14,11 ± 0,98
13,82 ± 0,92
Resa sgusciato (%)
46,70 ± 1,59
46,48 ± 1,80
Nocciole vuote (%)
10,36 ± 7,39
6,92 ± 7,09
Pelabilità seme (%)
77,21 ± 7,70
78,66 ± 11,55
Tabella 2 – Principali caratteristiche dei frutti e dei semi (medie 2005-2008 ± deviazione standard)
________________________________________________________________________________
Conclusioni
I risultati della ricerca consentono di formulare alcune considerazioni:
le piante ottenute da micropropagazione non manifestano particolari difficoltà di attecchimento:
le fallanze sono infatti risultate del 4% mentre sono state del 2% nel caso della ceppaia;
le piante ottenute da coltura in vitro presentano uno sviluppo vegetativo di poco superiore a
quello delle piante ottenute da ceppaia, anche se non significativamente differente;
l’attitudine pollonifera delle piante è la stessa per le due tecniche di propagazione;
le prime produzioni significative (superiori a 1 kg/pianta) si sono ottenute nel 2007 al sesto
15
anno dall’impianto in entrambe le tesi, pertanto le piante hanno manifestato lo stesso
comportamento per quanto riguarda la velocità di messa a frutto;
la produzione cumulata per pianta è la stessa nelle due tesi, anche se riferita a soli tre anni;
le caratteristiche morfologiche e merceologiche delle nocciole non presentano differenze
significative tra le due tesi.
In definitiva, si può affermare che l’ottenimento di piante di nocciolo per micropropagazione può
costituire una valida alternativa ai sistemi tradizionali. La sperimentazione in corso ha finora
dimostrato che le piante ottenute in vitro sono in grado di fornire prestazioni simili alle piante
ottenute mediante ceppaia.
16
Fertilizzazione del nocciolo: risultati di un’indagine quinquennale per
l’ottenimento di produzioni di qualità
Maria Corte1 Roberto Botta2, Nadia Valentini2, Giovanni Me2, Daniela Ghirardello2
1
CReSO-Consorzio di Ricerca, Sperimentazione e Divulgazione per l’Ortofrutticoltura Piemontese,
Cuneo
2
Dipartimento di Colture arboree, Università di Torino,Via Leonardo da Vinci 44, 10095
Grugliasco (Torino)
________________________________________________________________________________
Riassunto
L’equilibrata concimazione del noccioleto è una pratica agronomica molto importante per
l’ottenimento di produzioni elevate, costanti e di buona qualità. Sono state impostate due prove
sperimentali con l’obiettivo di valutare l’effetto di concimi, dosi ed epoche di somministrazione
diversi sulla produttività e sulla qualità del frutto di Tonda Gentile delle Langhe. In una prima fase
della ricerca, durata 5 anni, si sono confrontati concimi organominerali e minerali complessi mentre
successivamente è stata avviata una prova, attualmente in corso, che valuta dosi e tempi di apporto
diversi.
Dallo studio sta emergendo l’importanza di una distribuzione frazionata dell’azoto (primaverile in
due tempi ed eventualmente autunnale) che consente una maggior efficienza di utilizzo da parte
della pianta. Per quanto riguarda gli apporti dei 3 elementi minerali principali, premesso che come
regola generale questi vanno definiti in base alle caratteristiche del suolo e agli asporti della coltura,
per produzioni intorno alle 2 t/ha si possono dare le seguenti indicazioni riferite all’ettaro: 80
kg/anno di azoto, 25-40 kg/anno di P2O5 e 60-80 kg/anno di K2O.
Infine, è importante sottolineare che l’impostazione di un piano di concimazione non può
prescindere dall’esecuzione periodica di analisi fogliari e del terreno, il cui costo è ampiamente
ripagato dal risparmio sui fertilizzanti e dalla produttività maggiore e più regolare del corileto.
________________________________________________________________________________
Introduzione
La concimazione è una delle pratiche agronomiche più importanti del noccioleto poiché consente di
mantenere il suolo in condizioni di buona fertilità, contribuisce a mantenere costanti le produzioni
17
di nocciole, soprattutto in una cultivar soggetta ad alternanza come la Tonda Gentile delle Langhe, e
può avere effetti positivi sulla qualità delle nocciole.
Tuttavia, la scelta dei prodotti da utilizzare, le dosi e l’epoca di somministrazione, vanno scelti
accuratamente sulla base delle esigenze della specie, considerando anche le condizioni pedoclimatiche della zona di coltivazione, l’età delle piante e l’entità delle produzioni.
Nel 2002 è stata avviata una prova di fertilizzazione con l’obiettivo di verificare gli effetti sulle
caratteristiche del suolo e sulla quantità e qualità delle produzioni dell’apporto di tipologie diverse
di fertilizzanti (minerali, organominerali e con N a cessione controllata). Si riportano i risultati
ottenuti dopo 5 anni di sperimentazione (periodo 2002-2006) dell’indagine svolta in un noccioleto
della cultivar Tonda Gentile delle Langhe.
Una seconda prova è stata avviata nel 2007, con l’obiettivo di valutare gli effetti sulla produttività e
sulla qualità delle nocciole della somministrazione frazionata e di diverse dosi di concime. La
sperimentazione, ancora in corso, consente di effettuare solo alcune considerazioni preliminari.
________________________________________________________________________________
Prova di concimazione con diversi tipi di fertilizzanti (2002-2006)
Materiali e metodi
Per la prova è stato utilizzato un noccioleto della cultivar Tonda Gentile delle Langhe ubicato
presso l'Azienda Nasio nel comune di Cravanzana (CN) (Foto 1). L’impianto era stato messo a
dimora nel 1995 con piante allevate a cespuglio e sesti di 6 x 5 m.
La prova prevedeva il confronto di 5 tipi di concime con una singola somministrazione primaverile:
Tesi A = Nitrophoska Perfekt (15-5-20 +0,02%B + 20%SO3 + 0,01% Zn) 115 unità N/ha;
Tesi B = Bonolivo (15-5-8 +10% SO3 + 0,1%B) 115 unità N/ha;
Tesi C = Fertilextra-Certaldo (12-5-14 +2% MgO) 90 unità N/ha;
Tesi D = Agrofert MBS (9,5-5-14,5 + 3% MgO + 0,05% B + 0,01% Cu + 0,5% Fe + 0,01% Zn) 80
unità di N/ha;
Tesi E = Nutex Slow (10-5-15 + 2% MgO + 30% SO3) 80 unità di N/ha.
18
Foto 1 – Distribuzione di fertilizzante con spandiconcime
Prima dell’inizio e alla fine della prova sono state eseguite le analisi chimiche del terreno.
Ogni anno, nel periodo 2002-2006, su tre ripetizioni di tre piante ciascuna per ogni tesi sono stati
eseguiti i seguenti rilievi:
-
contenuto di elementi minerali tramite analisi fogliare e confronto dei risultati con i valori di
riferimento di Westwood (1993);
-
peso delle produzioni;
-
caratteristiche morfologiche e merceologiche delle nocciole; su tre campioni di 100 nocciole
per ogni tesi sono stati valutati i principali parametri: peso e calibro della nocciola e del
seme, indice di rotondità, spessore del guscio, distacco del perisperma dal seme dopo
tostatura a 160° C per 20’, resa dello sgusciato, percentuale di nocciole vuote, avariate
(ammuffite, avvizzite) e semi doppi.
19
Risultati e discussione
Analisi del suolo
I risultati delle analisi eseguite prima dell’inizio della prova sono riportate in tabella 1. La tessitura
del suolo è franco sabbioso-argillosa con reazione alcalina.
Parametro
Valore
Livello
pH
8,24
Alcalino
S.O.
1,66%
Medio-basso
N totale
0,13%
Medio
CSC
12,3 meq/100g
Medio
Ca
2870 ppm
Medio-alto
Mg
60 ppm
Basso
K
162 ppm
Medio
P
15 ppm
Medio-basso
B
0,36 ppm
Medio
Fe
20,3 ppm
Medio
Mn
14,5 ppm
Medio
Cu
1,5 ppm
Medio
Zn
0,9 ppm
Medio
Tabella 1 – Principali caratteristiche del suolo prima dell’inizio della prova
Il terreno del noccioleto si presenta inizialmente dotato a livelli adeguati di tutti gli elementi
minerali, tranne il magnesio, e di sostanza organica (1,66%).
Considerando le modificazioni indotte dal fertilizzante al suolo, per le tesi A, C e D i valori di
sostanza organica (S.O.) sono scesi a livelli intorno all’1% e solo le tesi B ed E sono parse in grado
di mantenere le quantità iniziali (rispettivamente 1,6 e 1,8%). In tutte le tesi il contenuto di Mg è
sceso ulteriormente rispetto ai valori iniziali.
20
Analisi fogliari
Le analisi fogliari eseguite nel quinquennio di osservazioni hanno evidenziato buoni valori di N in
tutte le tesi a confronto (Figura 1), con una lieve flessione solo nel 2005.
3.0
2.5
I anno
N%
2.0
II anno
1.5
III anno
IV anno
1.0
V anno
0.5
0.0
TESI A
TESI B
TESI C
TESI D
TESI E
Figura 1 –Andamento del tenore fogliare di N (valore di riferimento: 2,2-2,5)
In generale, i livelli dei macro e micro elementi sono risultati adeguati in tutte le tesi, ad eccezione
del magnesio; le analisi del suolo hanno infatti dimostrato che tale elemento risulta essere carente
nel noccioleto oggetto della prova. Nel 3° anno di analisi (2004), in tutte le tesi è risultata una
sensibile riduzione del tenore di P e K (figura 2) e, tra i microelementi, di Fe, Mn e B. Tale
situazione è stata probabilmente generata dall’elevato carico produttivo. I valori sono infatti
rientrati nella media di riferimento negli anni successivi di indagine.
1.8
1.6
1.4
I anno
K%
1.2
II anno
1.0
III anno
0.8
IV anno
0.6
V anno
0.4
0.2
0.0
TESI A
TESI B
TESI C
TESI D
TESI E
Figura 2 –Andamento del tenore fogliare di K (valore di riferimento: 0,7-1,2)
21
Le concentrazioni di B, Cu e Zn sono risultate sempre comprese nei valori ritenuti ottimali per la
specie.
Quantità e qualità delle produzioni
I dati di produzione evidenziano modeste differenze tra le tesi (tabella 2) che non risultano
statisticamente significative. Anche per quanto riguarda le caratteristiche delle nocciole, la resa alla
sgusciatura (tabella 2) e la presenza di difetti (dati non presentati) non hanno mostrato differenze
statisticamente significative tra le tesi e sono stati influenzati più dall’andamento climatico
dall’annata che dal tipo di concimazione.
Produzione
Resa sgusciato
(kg/pianta)
(%)
A
5,7
44,5
B
5,0
44,7
C
5,4
44,7
D
5,0
44,8
E
5,3
45,4
Tesi
Tabella 2 – Rese e produzioni medie (2002-2006) osservate nelle cinque tesi
Con il presente lavoro si intendeva valutare l’effetto della somministrazione di diversi tipi di
fertilizzante su piante di nocciolo di un impianto sito in area tipica di coltivazione. A livello di
risposta della pianta, nei cinque anni di lavoro non si sono evidenziate differenze significative che
facciano propendere decisamente verso l’uno o verso l’altro concime utilizzato.
Si consiglia, in situazioni simili a quella presentata, di preferire concimi in grado di fornire humus
stabile, che mantenga o migliori la dotazione organica, e per i terreni alcalini, quelli dotati di
reazione acida o che apportino anidride solforica.
Prova di concimazione con somministrazioni frazionate
Materiali e metodi
La prova si è svolta in un noccioleto della cultivar Tonda Gentile delle Langhe ubicato presso
l'Azienda Moscone Carlo nel comune di Torre Bormida (CN). L’anno d'impianto è il 1997 e le
piante sono allevate a cespuglio, con sesti d'impianto di 5 x 5,3 m.
22
Nel primo anno di sperimentazione è stata eseguita in autunno una fertilizzazione organica
utilizzando 60 q a ettaro di compost (ammendante compostato misto) derivante da scarti alimentari
domestici 60% e scarti vegetali 40% (foto 2).
Foto 2 – Compost distribuito in autunno
Il noccioleto è stato suddiviso in 5 parcelle di due file ciascuna e su ogni parcella è stata eseguita la
fertilizzazione minerale impiegando i seguenti concimi:
-Nitrato ammonico (N 26%);
-Perfosfato semplice (P 9%);
-Solfato potassico (K 36%).
Le unità e l’epoca di distribuzione sono indicate in tabella 3.
TESI
FINE MARZO
FINE MAGGIO
AUTUNNO
A
80-40-80
B
40-40-80
40-0-0
C
30-40-80
30-0-0
20-0-0
D
40-40-80
40-0-0
20-0-0
E
40-40-80
40-0-40
Tabella 3 – Unità/ha di fertilizzante ed epoca di somministrazione
Per ogni tesi sono state considerate tre parcelle di tre piante ciascuna in cui sono stati eseguiti i
seguenti rilievi:
contenuto di elementi minerali della pianta (analisi fogliare);
23
peso della produzione;
numero di polloni (agosto).
Per tutte le tesi è stata effettuata l’analisi della qualità delle nocciole. Su un campione di 1 kg di
nocciole, sono stati valutati i seguenti parametri:
resa dello sgusciato;
presenza di nocciole vuote, avariate (ammuffite, avvizzite, cimiciate) e di semi doppi.
Inoltre, su tre campioni di 50 nocciole per ogni tesi sono stati valutati i principali parametri
carpologici: peso e calibro della nocciola e del seme, indice di rotondità, spessore del guscio,
distacco del perisperma dal seme dopo tostatura a 160° C per 20’.
________________________________________________________________________________
Conclusioni
Le prove eseguite mettono in evidenza l’importanza degli apporti organici, che devono essere
almeno biennali e affiancati da concimazioni minerali che tengano conto dei seguenti criteri
(produzioni di 20-25 q di nocciole):
-
gli apporti azotati indicativi si aggirano intorno agli 80 Kg/ha;
-
l’azoto va distribuito in due tempi, a marzo e a fine maggio-inizio giugno, una terza
somministrazione al termine dell’accrescimento vegetativo può essere valutata nelle annate
di maggior carico produttivo con rapporto 40:40:20;
-
per il fosforo si possono effettuare apporti annui di 25-40 unità di P2O5 per ha, tenendo
conto della dotazione del suolo, della sua tessitura e del pH.
-
le carenze di potassio possono favorire la presenza di nocciole vuote; gli apporti sono da
ponderare in base alle caratteristiche del terreno (dotazione, dilavamento..) e si possono
ritenere indicative quantità di 60-80 Kg/ha di K2O;
-
non paiono giustificate concimazioni con boro a meno che questo non scenda nel suolo al di
sotto degli 0,3 ppm e/o vi siano segni di carenze nelle analisi fogliari (<30 ppm).
Si sottolinea che le quantità riportate sono indicative e che solo la conoscenza delle caratteristiche
del suolo e dello stato nutrizionale della coltura possono guidare la concimazione razionale. E’
auspicabile quindi l’esecuzione periodica di analisi del terreno e fogliari. Il costo delle analisi è
ampiamente ripagato dal risparmio sui fertilizzanti e dalla produttività maggiore e più regolare del
corileto.
24
Ringraziamenti: la ricerca è stata finanziata dalla Comunità Montana “Alta Langa Montana” e dalla
Regione Piemonte Progetto 4 “Indagini conoscitive sugli aspetti di tecnica colturale del
noccioleto idonei all’ottenimento di un miglioramento qualitativo, costante nel tempo, della
nocciola Tonda Gentile delle Langhe”.
Si ringrazia anche l’azienda agricola Moscone Carlo per la collaborazione.
25
Ecosostenibilità della potatura meccanica del nocciolo e convenienza al recupero
delle biomasse prodotte
Virginia Ughini 1 , Claudio Sonnati 2 ,Gian Luca Malvicini 1, Alessandro Roversi 1, Gianni
Facciotto 3 , Sara Bergante 3
1
Istituto Fruttiviticoltura – Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica Sacro Cuore – Piacenza (PC)
2
CReSO – Consorzio di Ricerca, Sperimentazione e Divulgazione per l'Ortofrutticoltura Piemontese
3
CRA PLF - Unità di Ricerca per le Produzioni Legnose Fuori Foresta (ex-Istituto di
Sperimentazione per la Pioppicoltura) - Casale Monferrato (AL)
________________________________________________________________________________
Riassunto
La corilicoltura piemontese seppur in espansione, è ancora per la maggior parte costituita da
impianti vecchi, molti dei quali non potati da tempo, caratterizzati da piante con chiome che si
intersecano o di notevoli dimensioni. Inoltre, attualmente è costante la ricerca di fonti energetiche
alternative. Ecco l’importanza di prove sperimentali di potatura meccanica e/o manuale per
determinarne l’operatività, gli effetti sulla quantità e la qualità della produzione e per quantificare il
valore energetico dei residui di potatura e saggiare possibili soluzioni di filiera campo- utilizzatore
di biomassa. I risultati ottenuti dopo 3 anni di prove hanno evidenziato per la potatura meccanica la
convenienza ed i positivi riflessi di questa pratica su quantità e qualità delle produzioni. Inoltre i
residui di potatura del nocciolo per l’elevata potenzialità energetica si rivelano utili per un loro
utilizzo come combustibile.
________________________________________________________________________________
Scopo dell’indagine
Da tempo in Piemonte stanno evidenziandosi problematiche nel settore corilicolo che è sempre più
chiamato a raggiungere traguardi quantitativi, mantenendo sempre alta la qualità della produzione.
Essa, come è noto, è rappresentata praticamente solo da frutti delle cv Tonda Gentile delle Langhe
(TGL) ed è caratterizzata da una importante e ormai storica IGP. La corilicoltura Piemontese,
tuttavia, rivela ancora un’alta percentuale (50%) di vecchi impianti (ossia con più di 30 anni), molti
dei quali non potati da molto tempo e quindi con piante a densità ed intersecazione delle chiome
elevatissime. Un’ulteriore problematicità del settore è legata all’elevato costo della manodopera,
aspetto che, peraltro, riguarda buona parte del settore produttivo agricolo delle Regioni Italiane.
26
Perciò dal 1999 al 2005 sono state condotte prove sperimentali di potatura meccanica e/o manuale,
effettuate o meno con finanziamento regionale, che hanno evidenziato il ruolo importante della
potatura, soprattutto sulla qualità del prodotto. Comunque, da queste indagini sperimentali,
considerate preliminari, è scaturita la necessità di dover acquisire ampie conoscenze di base,
specifiche per la Tonda Gentile delle Langhe, sulla tecnica di potatura meccanica ed in particolare
sulle sue caratteristiche di operatività, nonché di quantificare nel tempo i possibili benefici della sua
applicazione sul corileto.
In questo periodo della nostra storia di consumatori di energia, risulta di grande interesse
l’individuazione di fonti energetiche alternative, perciò la biomassa prodotta con la potatura del
nocciolo potrebbe potenzialmente essere utilizzata a questo scopo. Tuttavia, prima della valutazione
del valore energetico intrinseco della biomassa ottenuta dalla potatura, vanno verificate soluzioni
operative per alcune fasi della filiera produttore-utilizzatore di biomassa. In particolare tale verifica
deve riguardare l’ operatività di macchine per l’asportazione dal campo dei residui legnosi.
Quindi dal 2006 la Regione Piemonte ha finanziato un’attività sperimentale triennale dal titolo
“Ecosostenibilità della potatura meccanica del nocciolo e convenienza al recupero delle
biomasse prodotte”. Con tale attività si intendeva verificare gli effetti della potatura meccanica e
manuale, effettuata in primavera o dopo la raccolta, sulla qualità e quantità delle produzioni
corilicole piemontesi e, al contempo, per accertare i vantaggi economici ed energetici derivanti
dalla raccolta della biomassa prodotta con la potatura del nocciolo.
________________________________________________________________________________
Materiali e metodi
Aziende interessate dalle prove
Volendo rispettare e conciliare i criteri di rappresentatività della realtà corilicola piemontese, in
termini agronomici e di caratteristiche pedo-climatiche, la scelta delle aziende presso cui effettuare
le prove risultava fondamentale. Perciò sono state scelte 4 aziende, site nelle Province di Cuneo ed
Asti, in ciascuna delle quali è stato individuato un corileto con piante di TGL da tempo non potate e
allevate a cespuglio. Dei 4 corileti, 3 erano nella fase di piena produzione (Sinio, Diano d’Alba e La
Morra); mentre il quarto (Calamandrana) era produttivo, ma più giovane rispetto ai precedenti. Ciò
per verificare le ipotesi sperimentali anche su impianti in cui non è ancora pressante la necessità del
ringiovanimento della chioma. In tutti i corileti la difesa è di tipo integrato, mentre gli interventi
cesori si limitano all’asportazione delle eventuali porzioni apicali rinsecchite ed alla eliminazione
dei polloni, quest’ultima operazione effettuata a mano in media ogni due anni. A completamento
della descrizione dei corileti si riportano ulteriori dati nella Tab.1.
27
Azienda
Andreis Chiara
d’impianto
(N °anni)
(m)
551
18
5x5
239
13
6x5
421
15
4x7
140
6
5x6
provincia
campo
(m s.l.m.)
(CN)
Baldizzone Pietro
impianto
Altitudine
Diano d’Alba
Stroppiana Dario
Sesto
Giacitura
Sinio (CN)
Olivero Lorenzo
Età
Comune e
leggera
pendenza
pianura
La Morra
leggera
(CN)
pendenza
Calamandrana
(AT)
pianura
Tab. 1. Sinossi delle principali caratteristiche delle aziende scelte per le prove di potatura.
Epoche interventi
Nel triennio 2006-08 gli interventi cesori sono stati effettuati (Tab. 2) in 2 distinti momenti del ciclo
vegeto-produttivo annuale cioè in primavera, all’inizio della ripresa vegetativa (marzo) nelle
aziende Andreis (Sinio) e Olivero (Diano d’Alba) e in autunno, cioè dopo la raccolta (settembre)
nelle aziende Stroppiana (La Morra) e Baldizzone (Calamandrana). Queste due epoche sono state
scelte perché tra loro molto diverse e coincidenti con periodi dell’anno in cui è ancora agevole
entrare in campo con mezzi pesanti.
Epoca
intervento
Anno effettuazione interventi
Tipo potatura
cesori
Azienda
2006
2007
Primavera
Andreis
Manuale
Olivero
Andreis
Meccanica
Olivero
Stroppiana
Autunno
Manuale
Baldizzone
Stroppiana
Meccanica
Baldizzone
Tab. 2. Epoche di intervento e tipi di potatura effettuate nel triennio 2006-2008
28
2008
Tesi di potatura
Le tesi a confronto per ogni epoca di intervento sono state:
-
potatura meccanica;
-
potatura manuale;
-
test non potato.
Tuttavia, nel 2008 è stato effettuato solo il confronto della potatura meccanica con il testimone (cfr.
Tab.2). Ogni tesi era costituita da 2-3 blocchi di piante (repliche) di 10-15 cespugli ciascuno.
In tutte le tesi di potatura (meccanica e manuale) con la potatura si voleva ridurre ed equilibrare le
dimensioni della chioma per consentirne l’illuminazione anche internamente.
Potatura meccanica. Gli interventi cesori meccanici hanno interessato in modo combinato la parete
verticale (hedging) e la parte superiore orizzontale della chioma (topping) facendo assumere al
filare un profilo prossimo alla siepe. Al riguardo è stato utilizzato un cantiere sperimentale
predisposto dalla Ditta BMV di Alba (CN). Il cantiere di taglio era costituito da:
-
una pompa, munita di serbatoio di recupero dell’olio idraulico, montata posteriormente al
trattore;
-
un blocco comandi, installato in prossimità del volante del trattore, utilizzato per lo spostamento
delle apparecchiature poste frontalmente al mezzo meccanico;
-
un castello telescopico su cui sono sistemati, fulcrati ed in successione, due bracci orientabili
rispetto al castello. Su ogni braccio sono rispettivamente posizionati dai 4 ai 6 strumenti di
taglio dei rami, in particolare dischi in ‘Widia’ di diametro variabile fra 400-500mm.
A seconda dell’orientamento che viene dato alle singole braccia l’operatrice può realizzare:
a)
l’asportazione della vegetazione laterale delle piante fino ad una altezza di 7 m (hedging)
con una inclinazione regolabile dell’intero asse di taglio di ± 20 ° rispetto all’asse verticale della
macchina;
b)
l’asportazione della vegetazione laterale delle piante fino ad una altezza di 5 m (hedging)
unitamente all’applicazione combinata di un taglio orizzontale di 2m della vegetazione in cima alla
chioma (topping). L’inclinazione massima raggiungibile dalla barra posta più in alto rispetto
all’asse verticale della macchina è pari a 90°.
La profondità dell’asportazione è stata di circa 80-100 cm per avere piante che dopo la potatura non
fossero più alte di 4-5m e non più larghe di 3-3,5m.
Potatura manuale. Per questo tipo di intervento cesorio, che ha interessato tutta la chioma della
pianta, è stato utilizzato un moto compressore carrellato della Ditta Campagnola (BO) su cui sono
state installate:
c)
n° 2 forbici (svettatoi) modello Campagnola F6 ad uncino, con asta di prolunga di 1,5m (Ø
29
taglio: 50mm);
d)
n° 1 forbice Campagnola ad impugnatura diretta.
Con la potatura manuale sono stati effettuati tagli di ritorno e asportazioni di branche per avere,
dopo tale intervento, cespugli di dimensioni simili a quelli potati a macchina.
Rilievi
Potatura come operazione colturale. Per ogni anno, azienda, tesi e replica sono stati rilevati al
momento degli interventi cesori ed immediatamente dopo, il tempo di esecuzione della potatura
(sec/pianta), il numero tagli/pianta distinti in base alla loro posizione (parte basale, parte mediana,
parte apicale) ed al diametro della superficie di taglio (inferiore od uguale a 5 cm e superiore a 5
cm).
Prove di raccolta e imballaggio della biomassa residuale. Nel triennio sono state valutate 11
diverse macchine (Tab. 3) per il condizionamento dei residui di potatura di cui 9 operanti la raccolta
e l’imballaggio dei residui legnosi in varie forme e dimensioni; mentre una operante la sola
trinciatura ed un’ulteriore tipica per lo sminuzzamento del legno ed il successivo interramento in
campo. Per ogni macchina, oltre a considerazioni generali riguardanti la propria operatività e
funzionalità, sono stati rilevati i tempi effettivi di lavoro e la capacità operativa ossia il diametro
massimo del potato imballato o triturato e le tonnellate di sostanza verde raccolta per ora di lavoro.
Successivamente, per alcuni tipi di balle di legno, stoccate sotto tettoia aperta ai lati, è stata
misurata la perdita di umidità nel tempo.
30
Data/e
Tipologia macchina
Ditta
Modello
effettuazione
prova
Biotrituratore-cippatore
Caravaggi
BIO 150
9 e16 ottobre 2007
Pressa-raccoglitrice
Lerda
L800
13 novembre 2007
Pressa-raccoglitrice
Lerda
L1100
13 novembre 2007
Rotopressa
Caeb
MP 400 S
04 aprile 2006
Rotopressa
Caeb
Quickpower 1230
Rotopressa
Lerda
Rotocamera T135
16 aprile 2008
Trincia
Becchio & Mandrile
Medium 2000
16 aprile 2008
Trincia-interratrice
Seppi
Midipierre Way
14 dicembre 2007
Trincia-raccoglitrice
Peruzzo
Cobra 1200 Collina
30 novembre 2007
Trincia-raccoglitrice
Becchio & Mandrile
BHS 1200
Trincia-raccoglitrice
Nobili
TRP 145-RT
30 marzo 2007
16 aprile 2008
12 aprile 2006
29 marzo 2007
20 aprile 2006
Tab. 3. Macchine utilizzate e date di effettuazione delle prove di condizionamento del legno di
potatura, nel triennio 2006 – 2008.
Aspetti quantitativi e qualitativi della biomassa prodotta. Sul legno potato, successivamente ad
ogni intervento cesorio meccanico o manuale, sono stati rilevati: il peso dei residui di potatura verde
prodotto da ogni singola pianta; la densità basale (calcolo su campioni di legno fresco); e la
percentuale di sostanza secca (dopo essiccazione in stufa a 105 °C fino a raggiungimento di peso
costante).
Influenza sulla quantità e qualità della produzione del corileto a seguito della potatura. Per ogni
azienda, tesi e replica si è provveduto al rilievo della produttività delle piante ed alla valutazione dei
principali tratti qualitativi carpo-merceologici (peso di nocciole e semi, resa commerciale e tecnica;
percentuali di semi sottocalibro, rancidi, bianconati, avvizziti, incidenza di danni da cimiciato,
balanino, muffa). In particolare questi tipi di rilievi hanno riguardato sia la produzione ottenuta
nella stagione produttiva immediatamente successiva agli interventi cesori, sia le produzioni delle
seguenti stagioni produttive. Ad oggi, pertanto sono state rilevate le produzioni riportate nello
schema sottostante in colore, mentre in grigio sono indicate quelle che minimante dovranno essere
rilevate nel 2009.
31
Aziende
Andreis
intervento
2006
Tipo potatura
2007
2008
Rilievi sulla produzione del
2006
Stroppiana Baldizzone Olivero
Autunno
Primavera
Epoca
Anno potatura
2007
2008
2007
2008
2008
meccanica
manuale
non potato (test)
meccanica
manuale
non potato (test)
meccanica
manuale
non potato (test)
meccanica
manuale
non potato (test)
Schema 1: Relazione fra le potature eseguite nel triennio e le produzioni controllate.
32
2009
Risultati
Potatura come operazione colturale
In Tab.4 sono riportati, per ogni epoca di intervento, tipo di potatura ed azienda, le medie triennali
dei tempi di potatura e le percentuali dei tagli grossi.. Per quanto riguarda i tempi si evidenzia
subito come in tutte le aziende considerate esista una notevole differenza tra i tempi della potatura
meccanica e quelli della potatura manuale. La prima, infatti risulta durare dal 1,2% all’1,8% di
quella manuale. Tale percentuale aumenta, raggiungendo valori dell’8-10% se si aggiungono ai
tempi veri e propri di taglio quelli “morti”, cioè necessari per mettere a terra i rami tagliati rimasti
accidentalmente sulla chioma, per posizionare la macchina, ed in alcuni casi anche il tempo per
l’effettuazione della spollonatura manuale biennale. Le differenze che si notano tra le aziende sono
sicuramente dovute alla differente età e conformazione dei cespugli. Tuttavia nella potatura
autunnale, sia manuale, sia meccanica, cioè quando la pianta possiede ancora il suo fogliame, i
tempi di potatura risultano sempre inferiori.
Il numero di tagli con diametro superiore a 5 cm risulta (Tab.4) sempre superiore nella potatura
manuale rispetto a quella meccanica, tranne che nel corileto di Baldizzone a Calamandrana, cioè
nell’impianto più giovane.
Epoca
interventi
Aziende
Tempi di potatura
Percentuale
(sec/pianta)
tagli grossi 1
Manuale Meccanica Manuale Meccanica
Primavera Andreis
3226
43
15,5
5,9
Olivero
2336
42
16,5
6,0
1935
26
46,6
25,9
2042
25
5,1
18,8
Autunno Stroppiana
Baldizzone
1
= con diametro superiore a 5cm
Tab. 4. Medie triennali dei tempi (sec/pianta) di effettuazione delle operazioni di taglio e delle
intensità dei tagli grossi (%), in funzione dell’epoca di intervento, del tipo di potatura e
dell’azienda.
Prove di raccolta e imballaggio della biomassa residuale
Per ciascuna delle macchine utilizzate in Tab. 5 sono riportate oltre alle caratteristiche tecniche
anche quelle di operatività rilevata nel corso delle prove di raccolta dei residui di potatura. Le
33
macchine testate non sono specifiche per la raccolta di residui di potatura di nocciolo, perciò tutte
hanno presentato problemi, dovuti soprattutto alla scarsa elasticità e/o alle elevate dimensioni dei
rami di questa specie. Inoltre, per effettuare tutte le prove di raccolta o di interramento, è stato
necessario andanare manualmente le ramaglie. In generale, comunque, i residui della potatura
meccanica, di diametro inferiore a 3-4 cm, hanno dato meno problemi all’imballaggio, mentre quelli
della potatura manuale, di grandi dimensioni (fino a 8 cm di diametro) sono stati raccolti solo in
parte e con difficoltà. Tra le macchine imballatrici, i migliori risultati - sia come operatività che
come prodotto finale e necessità di manodopera - sono stati ottenuti con Caeb MP 400 S, Caeb
Quikpower 1230 e Lerda Rotocamera T135, le quali producono imballaggi cilindrici di dimensioni
differenti (Tab.5). Per quanto riguarda la forma degli imballaggi, le balle cubiche o a
parallelepipedo rettangolare occupano in modo ottimale lo spazio e non sono eccessivamente
pesanti; mentre le balle cilindriche sono leggermente più difficili da gestire, soprattutto se grossa.
Data la difficoltà di raccolta di ramaglie molto grosse, sono state provate anche due trituratici.
Buoni risultati sono stati ottenuti con la trincia- interratrice Seppi anche se in realtà è una macchina
nata come spacca sassi. Anche con questa macchina però sono stati necessari due passaggi su ogni
andana, uno per triturare e uno per interrare. Il biotrituratore BIO150, ad alimentazione manuale, è
ottimo per prove parcellari di piccole dimensioni, ma visto il rendimento operativo (Tab.5),
sconsigliato nelle piantagioni commerciali.
Nel grafico di Fig.1 è riportato l’andamento della percentuale di umidità di balle stoccate sotto
tettoia aperta ai lati. In particolare la prova è stata fatta con balle prodotte con la potatura
primaverile (linea blu) e con la potatura autunnale dell’anno precedente (linea rosa) monitorando
periodicamente per 5 mesi il loro contenuto idrico. I trend di Fig.1 rivelano come il contenuto di
umidità sia relativamente stabile in estate e di poco superiore al 25%. Inoltre, per le balle ottenute
con il legno di potatura primaverile si nota per il periodo di stoccaggio considerato quasi un
dimezzamento della percentuale di umidità, dal 48% al 26% circa.
34
Dimensioni
Dimensioni
macchina (cm)
Ø
Imballo (cm)
Forma
Operatività
potature
Nome macchina
(t/h)
imballo
Lar
Lun
Alt
(cm)
-
-
-
-
8
0.1
108
-
-
-
-
8
1.5
-
-
-
-
-
-
10
1.6
183
220
120
-
-
-
-
15**
0.7
QUIKPOWER 1230
180
116
100
cilindrica
40
-
60
MP 400S
130
100
100
cilindrica
40
-
60
3.5
0.5 – 1.2
L800
150
139
rettangolare
30
35
45
3.5
0.5
220
cilindrica
135
122
3.5
2.9
139
rettangolare
120
35
45
3.5
1.3
0.9
0.7
1
<5
1.4
150
200
150
3.5
0.5
Lar
Lun
Alt
BIO 150
90
120
140
BHS 1200
120
95
MEDIUM 2000
215
MIDIPIERRE WAY*
ROTOCAMERA
T135
238
390
L1100
200
TRP 145-RT
171
118
85
Cobra Collina 1200
120
220
150
sacco
rettangolare
cassone
raccoglitore
0.5***
* Dato fornito dalla Ditta; il dato espresso in peso è quello rilevato in campo nelle parcelle sperimentali.
** Macchina specifica per la frantumazione di sassi. Le capacità di lavoro è riferita al lavoro effettuato sulle potature. Il diametro
massimo lavorabile è riferito invece al lavoro su sassi.
*** I due modelli proposti da Caeb hanno operatività simili. Tuttavia questo modello, innovativo, non ha più i difetti del precedente
(MP 400 S) ed ha come accessori un attrezzo che consente di trasportare le balle sulle capezzagne dell’appezzamento.
Tab.5. Caratteristiche tecniche e operatività delle macchine utilizzate nel triennio 2006 – 2008,
nelle prove di condizionamento del legno di potatura.
35
50
40
T °C
30
20
10
30
/0
3/
20
07
03
/0
4/
20
07
12
/0
4/
20
07
27
/0
4/
20
07
11
/0
5/
20
07
28
/0
5/
20
07
11
/0
6/
20
07
25
/0
6/
20
07
09
/0
7/
20
07
23
/0
7/
20
07
08
/0
7/
20
07
0
Fig. 1:
Andamento del contenuto di umidità (%) di balle ottenute con la potatura primaverile a
Sinio (linea blu) e con la potatura autunnale a La Morra (linea rosa), stoccate sotto tettoia
aperta ai lati nel periodo 31 marzo- 4 luglio 2007.
Aspetti quantitativi e qualitativi della biomassa prodotta
In ambito arboreo i residui di potatura costituiscono solitamente un problema gestionale perché
possono essere veicolo di infezioni di vario genere per la coltivazione in atto, anche se
frequentemente vengono triturati ed interrati. La raccolta e la vendita, oppure l’utilizzo diretto di tali
residui per fini energetici costituiscono una soluzione vantaggiosa, sia dal punto di vista ecologico
che economico. I risultati di produzione di biomassa (Kg/pianta e t/ha di biomassa secca) visibili in
Tab. 6, a parità di tipo di potatura ed epoca, risultano differenti tra le aziende. Ciò è
ragionevolmente dovuto al fatto che i noccioleti nei quali è stata testata la potatura hanno età e
spaziature differenti e sono siti
in ambienti che, seppur rappresentativi della corilicoltura
piemontese, sono tra loro diversi. In particolare dalla Tab.6 si evince come le maggiori produzioni
di biomassa, sia per la potatura manuale che per quella meccanica, sono state ottenute presso
l’azienda Olivero (23,14 e 11,34 Kg/pianta rispettivamente dalla potatura primaverile manuale e
meccanica) e Stroppiana (18,01 e11,65 Kg/pianta rispettivamente dalla potatura autunnale manuale
e meccanica). In ogni caso, la potatura manuale ha sempre fornito maggiori quantità di biomassa in
tutti gli anni in cui è stata messa a confronto con quella meccanica. Ciò perché la prima, seppur più
precisa nell’eliminare od accorciare branche ormai esaurite od eccessivamente dominanti, è anche
più intensiva rispetto a quella meccanica, sia che si intervenga in corileti relativamente maturi con
36
turni di potatura molto lunghi (aziende Andreis, Olivero e Stroppiana) sia che si intervenga in
corileti ancora giovani (Baldizzone).
La potatura manuale, tuttavia, richiede molto tempo e manodopera, perciò dopo queste indagini di
filiera “poto e riciclo”non sembra consigliabile, se non per particolari necessità (per esempio
quando l’operatività della macchina potatrice risultasse compromessa (es. per eccessiva pendenza
del corileto). Con la potatura manuale, inoltre, vengono eliminate anche branche intere o rami di
dimensioni troppo grandi, non adatti alla successiva raccolta meccanizzata.
La densità basale del legno di nocciolo ottenuta (Tab.6) è piuttosto elevata e ciò gli conferisce
caratteristiche vantaggiose per la combustione e la produzione di energia. Il contenuto di sostanza
secca rilevato sui rami tagliati varia dal 50 al 72% circa in base al periodo di potatura, all’età delle
piante e al periodo trascorso a terra prima delle prove di raccolta. Di conseguenza anche il potere
calorifico del materiale raccolto varia tra 2,45 KWh/Kg e 3,15 KWh/Kg, corrispondenti
rispettivamente a 0,219 e 0,282 Kg di petrolio equivalente.
Autunno
Primavera
Epoca
interventi Tipo potatura
Manuale
Meccanica
Manuale
Meccanica
Aziende
Andreis
Olivero
Media
Andreis
Olivero
Media
Stroppiana
Baldizzone
Media
Stroppiana
Baldizzone
Media
Peso secco legno
potatura
(kg/pianta)
10,77
23,14
16,955
9,21
11,34
10,275
18,01
6,40
12,205
11,65
4,18
7,915
Biomassa secca
(t/Ha)
5,03
8,56
6,795
4,02
4,07
4,045
6,43
2,33
4,380
4,15
1,61
2,880
S.S. (%)
53,45
50,35
51,900
53,75
50,77
52,260
64,50
67,35
65,925
71,90
66,13
69,015
Densità basale
(g/cm3)
0,48
0,48
0,480
0,48
0,48
0,480
0,48
0,51
0,495
0,48
0,49
0,485
Tab. 6. Aspetti quantitativi e qualitativi della biomassa prodotta, in funzione dell’epoca di
intervento, del tipo di potatura e dell’azienda (media triennale).
Influenza sulla quantità e qualità della produzione del corileto a seguito della potatura
Produttività - Prove di potatura primaverile. Per entrambi i corileti considerati (Andreis e Olivero),
per tutti gli anni nei quali è stata effettua la potatura primaverile, al momento della successiva
raccolta, si osserva un drastico calo produttivo, così come appare dalla Tab.7.
Ciò specialmente per la potatura manuale, poiché l’asportazione di materiale verde e, quindi, di
formazioni a frutto, è relativamente abbondante e comunque maggiore di quella derivante dalla
potatura meccanica.
Nei 2 anni successivi a quelli della potatura stessa, che in Tab. 7 sono relativi alle piante potate nel
37
2006, si osserva generalmente un recupero produttivo piuttosto consistente delle piante potate
meccanicamente. Per le piante potate nel 2007, invece, tale recupero non sembra verificarsi, ma si
può ritenere, sulla scorta di nostri precedenti lavori e di quanto verificato per le piante potate nel
2006, che esso si verifichi negli anni successivi.
Olivero
Andreis
Aziende
Anno potatura
2006
Tipo potatura
2007
2008
Rilievi sulla produzione del
2006
2007
2008
2007
2008
2008
Manuale
3.7
4.4
7.1
06 08
15.2
1.0
5.5
07 08
6.5
-
Meccanica
8.4
3.2
7.7
19.3
0.8
5.3
6.1
2.2
Non potato (Test)
8.2
2.5
6.4
17.1
2.5
6.4
8.9
6.4
Manuale
4.2
6.0
9.5
19.7
2.9
5.1
8.0
-
Meccanica
10.0
7.3
7.4
24.7
2.4
4.3
6.7
3.2
Non potato (Test)
9.7
6.1
4.9
20.7
6.1
4.9
11.0
4.9
Tab. 7. Produzione media (kg/pianta) in funzione dell’azienda, del tipo di potatura, dell’anno di
potatura e di quello dei rilievi, di piante di nocciolo potate ad inizio germogliamento
(primavera).
Produttività-Prove di potatura autunnale. Per entrambe le aziende considerate (Baldizzone e
Stroppiana), la potatura effettuata dopo la raccolta del 2006, ha mostrato (Tab.8) di influenzare
negativamente la produzione dell’anno successivo.
Così come già osservato per la potatura primaverile, il maggior calo produttivo si verifica per la
potatura manuale rispetto a quella meccanica. Ancora una volta ciò si deve imputare alla maggior
asportazione di massa vegetale e, quindi, di formazioni a frutto che si ottiene con la potatura
manuale.
Nel 2008, cioè dopo 2 stagioni produttive, si assiste solo ad un modesto “recupero” produttivo per
le piante sottoposte a potatura meccanica. Per quelle sottoposte a potatura manuale, si osserva
ancora un certo calo produttivo rispetto al test.
Per le piante sottoposte a potatura autunnale dopo la raccolta del 2007, si osserva (cfr. Tab.8) un
sensibilissimo calo produttivo rispetto al test ed in particolare per l’azienda Stroppiana, per
entrambi i tipi di potatura.
38
Anno potatura
2006
Aziende
Tipo potatura
Rilievi sulla produzione del
2007
Stroppiana
Baldizzone
2007
2008
2007
Manuale
0.6
5.6
07-08
6.2
Meccanica
1.3
7.8
9.1
1.7
Non potato (Test)
4.4
6.4
10.8
6.4
Manuale
2.4
4.9
7.3
3.5
Meccanica
3.0
5.7
8.7
3.3
Non potato (Test)
5.4
5.3
10.7
5.3
1.1
Tab. 8. Produzione media (kg/pianta) in funzione dell’azienda, del tipo di potatura, dell’anno di
potatura e di quello dei rilievi, di piante di nocciolo potate in post-raccolta (autunno).
Resa allo sgusciato-Prove di potatura primaverile. Così come appare dalla Tab. 9, la resa allo
sgusciato aumenta nello stesso anno (2006) di effettuazione della potatura: incrementa
sensibilmente rispetto al test (40,94%) solo per l’azienda Andreis, tanto per la potatura manuale
(46,07%), quanto per quella meccanica (44,32%). Ciò non si verifica, invece, per l’azienda Olivero.
Nell’anno successivo a quello della potatura primaverile, la resa allo sgusciato incrementa solo per
l’azienda Olivero (cfr. Tab. 9). Dai rilievi del 2008, ossia la 3a stagione produttiva dopo la potatura
primaverile, appare chiaramente come la potatura, tanto manuale quanto meccanica in entrambe le
aziende, incrementi sensibilmente i valori di questo parametro.
Per le piante potate nella primavera del 2007, i valori di questo parametro aumentano tanto
nell’anno stesso della potatura quanto in quello successivo, per entrambi tipi di potatura
nell’azienda Olivero. Per l’azienda Andreis, invece, un sensibile incremento di questo parametro si
osserva solo nel 2° anno dopo quello di potatura.
39
Aziende
Anno potatura
2006
Tipo potatura
2007
Rilievi sulla produzione del
2006
2007
2008
media
2007
2008
Andreis
06-08
Olivero
2008
media
2008
07-08
Manuale
46.07
44.21
44.49
44.92
44.80
47.97
46.39
-
Meccanica
44.32
45.08
45.13
44.84
43.50
45.62
44.56
47.06
Non potato (Test)
40.94
45.37
43.54
43.28
45.37
43.54
44.46
43.54
Manuale
48.82
49.91
48.79
49.17
48.92
49.08
49.00
-
Meccanica
49.68
49.11
47.22
48.67
48.29
47.88
48.09
46.82
Non potato (Test)
48.99
46.21
46.84
47.35
46.21
46.84
46.53
46.84
Tab.9. Resa allo sgusciato (%) in funzione dell’azienda, del tipo di potatura, dell’anno di potatura e
di quello dei rilievi, di piante di nocciolo potate ad inizio germogliamento (primavera).
Resa allo sgusciato-Prove di potatura autunnale. L’influenza della potatura autunnale sui valori
della resa allo sgusciato, risulta (cfr. Tab. 10) del tutto indifferente per i rilievi tanto di 1 anno
quanto di 2 dopo l’effettuazione della potatura. Anche per le piante potate nell’autunno 2007, i dati
produttivi della prima raccolta dopo la potatura non mostrano alcun sensibile e chiara influenza
sulla resa allo sgusciato.
Anno potatura
2006
Aziende
Stroppiana
Baldizzone
Tipo potatura
2007
Rilievi sulla produzione del
2007
2008
media
Manuale
45.09
47.18
07-08
46.14 45.81
Meccanica
47.55
48.18
47.87 46.56
Non potato (Test)
47.41
46.06
46.79 46.06
Manuale
48.29
48.04
48.17 45.94
Meccanica
47.90
46.68
47.29 46.70
Non potato (Test)
48.42
47.38
47.90 47.38
2007
Tab.10. Resa allo sgusciato (%) in funzione dell’azienda, del tipo di potatura, dell’anno di potatura
e di quello dei rilievi, di piante di nocciolo potate in post-raccolta (autunno).
40
Difetti della nocciola e della mandorla. I risultati delle analisi carpo-merceologiche condotte su
campioni di nocciole dopo la sgusciatura hanno generalmente evidenziato che:
-
la percentuale di nocciole vuote risulta generalmente molto scarsa (tra 1% e poco meno del 5%)
e non mostra alcuna chiara relazione con il tipo di potatura, né con l’azienda, né con l’anno dei
rilievi.
-
Questo può ricondursi alla circostanza che la presenza di nocciole vuote è spesso riconducibile a
carenze nutrizionali e/o a turbative nella biologia fiorale;
-
la percentuale di cimiciato mostra una sensibile influenza dovuta all’azienda, ossia
dall’effettuazione o meno di specifici interventi insetticidi. Il tipo di potatura (manuale o
meccanica), l’anno di effettuazione e quello dei rilievi, con poche eccezioni, non mostrano
alcuna particolare influenza sui valori percentuali di questo difetto;
-
gli altri difetti della mandorla ossia ammuffito, avvizzito, doppie, marce, sottocalibro ed
ulteriori difetti (non riconducibili a quelli precedenti), sono dell’ordine di poche unità percento
(avvizzite e doppie), inferiori all’1% (marce e ulteriori danni) o addirittura molto meno
(ammuffite).
Il totale delle nocciole danneggiate è generalmente molto superiore per il test rispetto a quello delle
tesi potate e questa cosa spiega la maggior percentuale di mandorle sane ottenute specialmente con
la potatura primaverile.
Percentuale di mandorle sane (ossia senza alcun tipo di difetto)- prove di potatura primaverile.
La potatura effettuata nella primavera del 2006 mostra (cfr. Tab. 11), di influenzare positivamente
la percentuale di mandorle sane, sin dalla prima stagione produttiva dopo i tagli e nel biennio
successivo. Lo stesso vale le piante potate nel 2007 per le quali l’effetto positivo della potatura
sull’incremento della percentuale di mandorle sane si manifesta già dall’anno della potatura stessa e
soprattutto in quello successivo. Benché sempre positiva, l’influenza della potatura sui valori di
questo parametro risulta piuttosto variabile con l’anno, con l’azienda e con il tipo di potatura.
41
Olivero
Andreis
Aziende
Anno potatura
2006
Tipo potatura
2007
2008
Rilievi sulla produzione del
2006
2007
2008
media
2007
2008
media
2008
Manuale
80.49
92.78
86.53
06-08
86.60
96.59
92.67
07-08
94.63
-
Meccanica
82.23
94.48
89.06
88.59
94.77
88.33
91.55
89.74
Non potato (Test)
45.16
92.06
82.88
73.37
92.06
82.88
87.47
82.88
Manuale
98.31
98.99
98.50
98.60
97.81
96.98
97.40
-
Meccanica
98.32
98.50
95.23
97.35
95.71
93.44
94.58
92.84
Non potato (Test)
96.25
92.88
91.33
93.49
92.88
91.35
92.12
91.33
Tab. 11. Mandorle sane (%) in funzione dell’azienda, del tipo di potatura, dell’anno di potatura e di
quello dei rilievi, di piante di nocciolo potate ad inizio germogliamento (primavera).
Percentuale di mandorle sane - Prove di potatura autunnale. L’effettuazione della potatura dopo
la raccolta (cfr. Tab. 12) mostra di avere scarsa o addirittura nessuna influenza sulla percentuale di
mandorle sane della produzione della successiva stagione produttiva, tanto per le aziende quanto per
i 2 diversi tipi di potatura.
Anno potatura
2006
Aziende
Tipo potatura
Rilievi sulla produzione del
2007
2008
media
2007
95.13
96.35
07-08
95.74
96.61
97.98
98.94
98.46
97.95
Non potato (Test)
97.47
96.96
97.22
96.96
Manuale
98.99
97.43
98.21
94.41
Meccanica
97.74
95.43
96.59
93.81
Non potato (Test)
97.68
96.15
96.92
96.15
Manuale
Stroppiana Meccanica
Baldizzone
2007
Tab.12. Mandorle sane (%) in funzione dell’azienda, del tipo di potatura, dell’anno di potatura e di
quello dei rilievi, di piante di nocciolo potate in post-raccolta (autunno).
42
Conclusioni
E’ applicabile la potatura meccanica al cespuglio del nocciolo?
Relativamente al tipo di potatura, i risultati sin qui ottenuti evidenziano chiaramente (al di là
dell’aspetto economico) la superiorità della potatura meccanica rispetto a quella manuale.
Inoltre, sembra ben dimostrata la possibilità di potare meccanicamente i tipici corileti di TGL a
cespuglio. Ciò quantomeno con il tipo di potatrice e di cantiere qui utilizzato. Con il solo taglio
laterale lungo il filare (hedging) e quello alla sommità del cespuglio (topping) si ottiene un siepe
anche di notevoli dimensioni. Ciò a differenza della potatura manuale che tendendo a svuotare ed
abbassare le piante, comunque ne mantiene la ben distinta forma a cespuglio. Le branche di piante
potate, nel recente passato, in occasione di forti eventi nevosi, inoltre, si sono rivelate più flessibili e
resistenti.
I dati forniti sulla tempistica per le operazioni di taglio vero e proprio dal cantiere sperimentale
utilizzato nella prova, anche se aumentati per l’aggiunta dei tempi necessari ad operazioni
complementari e tempi morti, fanno stimare che per la potatura meccanica, pur non disponendo
attualmente di altri tipi di potatrici concepite specificatamente per il nocciolo, si impieghi per pianta
il 10% del tempo impiegato per la realizzazione della potatura manuale.
Dal punto di vista dell’epoca di effettuazione della potatura, risulta abbastanza chiaramente che i
risultati migliori si ottengono con la potatura primaverile, anziché con quella autunnale.
La possibilità qui verificata di condizionamento della biomassa prodotta lascia intravvedere
soluzioni per il suo riutilizzo direttamente in azienda (cippato) oppure venduta come balle, anche di
piccole dimensioni. Questo soprattutto con la potatura meccanica con cui si ottengono residui
facilmente imballabili. In pochi mesi, inoltre, le balle stoccate anche in modo posticcio raggiungono
il contenuto di umidità ideale per il loro utilizzo in caldaie.
Quanto è “interessante il recupero a fini energetici della biomassa prodotta?
Come verificato, la quantità di biomassa prodotta con la potatura meccanica è inferiore a quella
manuale; ciononostante le caratteristiche energetiche dei due materiali di risulta sono praticamente
uguali. In particolare i buoni valori di densità basale rendono tale biomassa molto interessante per
l’utilizzo come combustibile, alla pari o meglio di altre fonti attualmente disponibili di legno di
potatura (es. castagno e ceduo di incolti).
43
Quanto la potatura influenza gli aspetti quantitativi e qualitativi della produzione ?
La potatura manuale quanto quella meccanica del nocciolo provoca cali produttivi talvolta piuttosto
pesanti che, tuttavia, vengono facilmente compensati dalla maggior produzione che la potatura
induce nelle piante negli anni successivi alla sua effettuazione.
In molti casi, dal punto di vista qualitativo la potatura, soprattutto quella primaverile, induce un
sensibile incremento nella resa allo sgusciato già dall’anno stesso della potatura. Inoltre, a causa
della riduzione della percentuale di difetti della “mandorla”, nelle piante potate aumenta
sensibilmente la percentuale di “mandorle” sane e quindi totalmente utilizzabili dall’industria
trasformatrice.
Ovviamente, ed infine, considerando i pochi anni di rilievi, il ciclo poliennale delle specie arboree,
l’alternanza di fruttificazione e le diverse forme di allevamento del nocciolo, la numerosità dei
cantieri di raccolta e/o interramento dei residui di potatura potenzialmente saggiabili, sarebbe
(finanziamenti permettendo !!) certamente utile poter prolungare queste indagini e progettarne
ulteriori per fornire risposte operative sempre più dettagliate e specifiche.
Ringraziamenti
Nel corso del triennio il gruppo di lavoro si è avvalso della preziosa collaborazione dei Tecnici
corilicoli Andrea Ferrero, Mario Benotto, Giancarlo Gonella e Federica Pola (tutti della Coldiretti di
Cuneo) e del Tecnico Antonio Marino dell’Unione Provinciale Agricoltori di Cuneo.
44
Monitoraggio della presenza del coleottero buprestide Agrilus viridis nei corileti
delle Langhe e studio sulla sua bioetologia
Maria Corte1, Silvia Moraglio2, Claudio Sonnati1, Luciana Tavella2
1
CReSO – Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l’Ortofrutticoltura piemontese.
2
Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agro-Forestali (DiVaPRA), sez. di
Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente “Carlo Vidano”, Università degli Studi di Torino.
____________________________________________________________________
Riassunto
A seguito della segnalazione di gravi attacchi di agrilo, con conseguente disseccamento di branche o
intere piante di nocciolo nell’areale delle Langhe, nel 2006 sono state avviate indagini bioetologiche
su questi xilofagi al fine di impostare strategie di difesa efficaci ed ecocompatibili. Nel triennio di
ricerca sono state identificate le specie di Agrilus presenti nei corileti piemontesi. Tra le otto specie
catturate con trappole cromotattiche, alcune anche in grandi quantità, responsabile dei recenti danni
agli impianti di nocciolo è comunque risultato A. viridis, che è stato pressoché l’unica specie ad
essere sfarfallata dalle branche poste in allevamento e ad essere raccolta su nocciolo mediante
scuotimento della chioma. Anche le ovature osservate sulle piante attaccate in questi anni sono da
attribuirsi a questa specie. Di conseguenza l’imenottero Oobius zahaikevitshi sfarfallato dalle
ovature prelevate in campo può essere considerato parassitoide oofago di A. viridis. L’attività di
parassitizzazione svolta dal parassitoide non sembra tuttavia sufficiente, da sola, a contenere
efficacemente i danni. Pertanto sono state condotte prove di lotta al fine di saggiare l’unico principio
attivo attualmente registrato su nocciolo contro A. viridis, che sinora non è apparso molto efficace.
Oltre che dalla scarsità dei prodotti registrati sulla coltura, la lotta chimica è resa particolarmente
difficoltosa dalla scalarità degli sfarfallamenti e dalla localizzazione delle larve all’interno dei rami.
Sono pertanto necessarie ulteriori indagini per migliorare la tecnica di campionamento e per
saggiare altre molecole, ad esempio spinosad risultato efficace nei confronti di un altro buprestide
su drupacee. Inoltre sono attualmente in corso di determinazione gli imenotteri sfarfallati insieme ad
A. viridis e ad altri coleotteri dalle branche di nocciolo poste in allevamento, tra cui potrebbero
trovarsi specie in grado di parassitizzare le larve dell’agrilo.
45
Introduzione
Negli ultimi anni in molti noccioleti delle Langhe (provincia di Cuneo) sono stati osservati
improvvisi e frequenti disseccamenti di intere branche (fig. 1), che hanno spesso causato la morte
della pianta.
Figura 1 - Ingiallimenti a carico della chioma di nocciolo causati dagli attacchi di agrilo.
Su queste branche sono stati rilevati ovature e fori di sfarfallamento riconducibili a coleotteri
buprestidi del genere Agrilus. Infatti in Agrilus spp. le uova sono generalmente deposte in gruppetti
ricoperte da un secreto protettivo, mentre i fori operati dagli adulti durante lo sfarfallamento
presentano una caratteristica forma a mezzaluna.
Già in passato, negli anni ’70, sui noccioli nella stessa area erano stati segnalati attacchi simili,
attribuiti alla specie Agrilus viridis (L.) (Ciampolini e Ugolini, 1975; Pellegrino e Mozzone, 1985).
Gli studi condotti da questi autori in Piemonte hanno mostrato che il fitofago compie una
generazione all’anno con sfarfallamento degli adulti in maggio e giugno e ovideposizione circa dalla
seconda metà di maggio fino alla metà di luglio. La maggior parte delle ovature era osservata sulle
branche, ad un’altezza compresa tra 1 e 2 m dal terreno, nelle porzioni più esposte al sole. Le uova
erano deposte in gruppi, su due o tre livelli sovrapposti in modo che ogni uovo rimanesse a contatto
della corteccia almeno all’apice, e coperte con un secreto emesso dalla femmina che le avvolgeva
completamente e, indurendosi all’aria, le fissava alla corteccia. Dopo pochi giorni le larve
penetravano direttamente nella corteccia e scavavano nel legno una galleria che tendeva a divenire
serpentina (fig. 2); spesso la traccia era visibile anche dall’esterno per la reazione di rigonfiamento
della pianta (fig. 3). La larva scavava in profondità fino a raggiungere la zona del cambio, proprio
così provocava i maggiori danni alla pianta, interrompendo il flusso linfatico di molti vasi e
causando il disseccamento della porzione di pertica soprastante. In seguito superava l’inverno in
46
diapausa in una celletta a circa 5-10 mm sotto la corteccia per sfarfallare la primavera successiva.
Gli adulti si nutrivano frugalmente di piccole porzioni di lembo fogliare del nocciolo.
Figura 2 - Larva svernante di agrilo in pertica di nocciolo.
Figura 3 - Pertica di nocciolo con evidenti segni dell’attacco di agrilo.
47
In Italia risultano presenti 49 specie appartenenti al genere Agrilus; fra queste cinque sono state
segnalate su nocciolo (Curletti et al., 2003). Il genere Agrilus, le cui specie si nutrono a spese di
numerose latifoglie, attacca solitamente piante già deperienti. Infatti un periodo di prolungata siccità
può causare, aumentando il numero di piante in stress idrico e quindi appetibili per gli xilofagi, un
improvviso incremento della popolazione dei buprestidi (Ohgushi, 1978). In particolare proprio la
siccità viene citata da Heering (1956) come fattore scatenante la pullulazione di A. viridis. Di
conseguenza, con l’aumento di femmine ovideponenti, è possibile osservare l’inizio di massicce
ovideposizioni anche su piante vigorose, che a causa dell’attacco entrano in stress, permettendo così
sopravvivenza e sviluppo delle larve (Ohgushi, 1978). L’andamento climatico verificatosi negli
ultimi anni in Piemonte, caratterizzato da lunghi periodi di siccità durante l’estate, potrebbe quindi
spiegare l’improvviso aggravarsi degli attacchi di buprestidi, come già rilevato negli anni ’70
(Ciampolini e Ugolini, 1975).
La lotta chimica contro l’agrilo in corileto è resa particolarmente difficoltosa dalla scalarità degli
sfarfallamenti e dalla localizzazione delle larve all’interno dei rami oltre che dal numero esiguo di
prodotti registrati sulla coltura. Pertanto, al fine di impostare metodi di lotta razionali che non
interferiscano con l’entomofauna utile, particolarmente abbondante ed attiva nell’agroecosistema
corileto, nel triennio 2006-2008 sono state avviate indagini per:
identificare le specie di Agrilus presenti nell’area corilicola piemontese e responsabili dei
gravi attacchi al nocciolo;
accertarne il ciclo biologico, in particolare l’epoca di sfarfallamento e di ovideposizione;
monitorare la presenza degli adulti e l’entità di attacco nei corileti;
valutare la presenza e l’attività di contenimento svolta da eventuali parassitoidi oofagi e a
carico delle larve.
Per quest’ultimo obiettivo occorre precisare che la presenza di un parassitoide a carico delle uova di
A. viridis, probabilmente appartenente al genere Ooencyrtus, era già stata segnalata in Piemonte
(Ciampolini e Ugolini, 1975), mancava tuttavia uno studio più approfondito sulla sua distribuzione e
sulla sua efficacia.
_______________________________________________________________________________
Materiali e metodi
Localizzazione
I rilievi sono stati condotti nell’area corilicola delle Langhe (CN) in impianti con evidenti attacchi di
buprestidi, in particolare in due appezzamenti a Bossolasco e Cravanzana nel 2006 e in quattro
appezzamenti a Bosia, Bossolasco, Camerana e Cravanzana nel 2007 e nel 2008. Gli impianti di
nocciolo, varietà Tonda Gentile delle Langhe (TGL), presentavano le seguenti caratteristiche:
48
-
noccioleto situato a Bosia: anno di impianto 1993, sesto di impianto 65m e forma di
allevamento a cespuglio;
-
noccioleto situato a Bossolasco: anno di impianto 1999, sesto di impianto 55m e forma di
allevamento a cespuglio;
-
noccioleto situato a Camerana: anno di impianto 2000, sesto di impianto 55m e forma di
allevamento a cespuglio;
-
noccioleto situato a Cravanzana: anno di impianto 1975, sesto di impianto 65m e forma di
allevamento a cespuglio.
Indagini 2006
Attività di campo
Monitoraggio degli adulti di Agrilus spp. All’interno dei noccioleti situati a Bossolasco e
Cravanzana sono state individuate pertiche con evidenti segni di attacco dell’agrilo su cui, a fine
aprile, sono stati collocati isolatori a forma di manica in rete antiafidi 1610 (ditta Artes Politecnica,
Schio, VI). Le maniche sono state chiuse ai due lati e fissate alle branche a mezzo di filo animato;
poi, il ramo è stato avvolto con nastro biadesivo per catturare gli adulti sfarfallati che fossero riusciti
a fuoriuscire dall’isolatore (fig. 4). Con cadenza settimanale, nel periodo compreso tra l’inizio di
maggio e l’inizio di luglio, all’interno degli otto isolatori posti per appezzamento, sono stati eseguiti
monitoraggi per rilevare l’epoca di sfarfallamento degli adulti. Inoltre, in ciascuno dei due
noccioleti sono state collocate sostituite ogni 15 giorni quattro trappole cromotattiche adesive di
color giallo (fig. 4) con lo scopo di verificare se gli adulti sfarfallati dalle pertiche potessero, in
qualche misura, essere attirati e catturati dalle trappole.
Figura 4 – Isolatore e trappola cromotattica gialla
per rilevare lo sfarfallamento dell’agrilo in campo.
49
Raccolta delle ovature di Agrilus spp. Nel mese di luglio, in ciascun noccioleto su dieci piante
colpite sono state raccolte ovature di agrilo scelte in modo casuale su tre rami dopo averne accertato
il grado di attacco. Le ovature, prelevate insieme a un piccola porzione di corteccia, sono state poste
in provette di vetro chiuse con tappo di cotone inumidito per mantenere un’idonea umidità durante il
trasporto. Il materiale è stato quindi trasferito nei laboratori del DiVaPRA Entomologia.
Attività di laboratorio
Allevamento delle ovature di Agrilus spp. e rilievo dei parassitoidi oofagi. Le ovature raccolte in
campo sono state poste in allevamento in cella climatica (T 24±1°C e UR 65±5%) e sono state
controllate sino alla nascita delle larve e/o allo sfarfallamento di parassitoidi oofagi. I parassitoidi
ottenuti sono stati conservati in etanolo 70%v e inviati al Dott. E. Guerrieri dell’Istituto per la
Protezione delle Piante del CNR di Portici (NA) per la determinazione specifica.
Indagini 2007
Attività di campo
Monitoraggio degli adulti di Agrilus spp. All’interno dei quattro noccioleti indagati sono state
individuate pertiche con evidenti segni di attacco dell’agrilo; a fine aprile, su queste pertiche sono
stati posti dieci isolatori in rete antiafidi per appezzamento con le modalità descritte nel 2006. Con
cadenza settimanale, nel periodo compreso tra l’inizio di maggio e la metà di agosto, sono stati
eseguiti controlli all’interno degli isolatori per rilevare gli sfarfallamenti degli adulti. Dalla metà di
maggio, su dieci piante colpite per appezzamento sono state anche collocate dieci trappole
cromotattiche adesive di color giallo. Le trappole, sostituite ogni due settimane, sono state trasferite
nei laboratori del DiVaPRA Entomologia dove sono state conservate in congelatore (T=-20°C) in
attesa di essere ulteriormente esaminate per il conteggio e la determinazione delle specie di agrilo.
Prova di lotta in campo. Nell’appezzamento di Cravanzana, sono stati eseguiti due trattamenti
insetticidi: uno il 23 maggio a base di lambda-cyhalothrin (f.c. Karate Xpress, Syngenta) alla dose di
etichetta di 170ml/hl, specificamente contro l’agrilo; uno il 24 giugno a base di endosulfan (f.c.
Evolution, Makhteshim Chemical Works) alla dose di etichetta di 250ml/hl, eseguito contro le
cimici. Per valutare l’efficacia degli interventi sono state precedentemente collocate ulteriori venti
trappole nell’appezzamento e venti trappole in un noccioleto adiacente (testimone non trattato). In
entrambi i noccioleti le trappole sono state controllate settimanalmente e sostituite quindicinalmente
sino all’inizio di agosto.
Raccolta delle ovature di Agrilus spp. Come preliminarmente effettuato nel 2006, ovature di agrilo
sono state raccolte con cadenza quindicinale nei corileti indagati nel 2007. Le ovature sono state
50
prelevate casualmente dalle branche più colpite di ogni corileto, poste in provette di plastica chiuse
con tappo di cotone inumidito e trasferite nei laboratori del DiVaPRA Entomologia.
Prova di lotta sulle ovature. Nel 2007 è stata effettuata una prova di lotta sulle ovature, spennellando
con thiacloprid puro (f.c. Calypso, Bayer CropScience) il 11 giugno 13 ovature nel corileto di
Cravanzana e il 14 giugno 33 ovature nel corileto di Bossolasco. Lo stesso prodotto è stato utilizzato
in soluzione alla dose di etichetta (25ml/hl) il 20 giugno su 18 ovature nel corileto di Bossolasco.
Dopo il trattamento le ovature sono state raccolte e trasferite nei laboratori del DiVaPRA
Entomologia per verificarne la schiusura.
Rilevamento dell’andamento climatico. Nell’areale indagato sono state rilevate da maggio ad agosto
temperatura (T) e umidità relativa (UR) posizionando negli appezzamenti di Bosia e Bossolasco, sui
rami dei cespugli, rilevatori Hobo H8 Pro series (Elcam, Milano). A metà agosto i rilevatori sono
stati rimossi e i dati meteorologici raccolti sono stati elaborati.
Attività di laboratorio
Determinazione degli adulti di Agrilus spp. Tutti gli adulti di Agrilus spp. catturati con le trappole
cromotattiche sono stati staccati dal supporto adesivo utilizzando appositi solventi e conservati in
etanolo 70%v. Successivamente, gli individui sono stati determinati a livello specifico mediante
confronto con le chiavi di Curletti et al. (2003) e con il supporto del Dott. G. Curletti del Museo
Civico di Storia Naturale di Carmagnola (TO).
Allevamento delle ovature di Agrilus spp. e rilievo dei parassitoidi oofagi. In laboratorio le ovature
prelevate in campo sono state separate e poste singolarmente in allevamento in provette di vetro
chiuse con un tappo di cotone periodicamente inumidito. Tutte le provette sono state messe in cella
climatica (T 24±1°C e UR 65±5%). Con cadenza bisettimanale (ogni tre-quattro giorni) sono stati
effettuati controlli per rilevare la nascita di larve di agrilo e/o lo sfarfallamento di parassitoidi
oofagi. Le larve neonate sono state semplicemente conteggiate, mentre i parassitoidi, oltre ad essere
conteggiati, sono stati mantenuti in allevamento in cella climatica (T 24±1°C e UR 65±5%) per
rilevarne la longevità. Come già nel 2006, i parassitoidi oofagi sfarfallati dalle ovature sono stati
conservati in etanolo 70%v e, in parte, inviati al Dott. E. Guerrieri dell’Istituto per la Protezione
delle Piante del CNR di Portici (NA) per la determinazione specifica.
Le 54 ovature trattate con thiacloprid in campo sono state poste in allevamento come sopra descritto
e controllate con cadenza bisettimanale per conteggiare le larve neonate. Al termine, nel mese di
settembre, tutte le ovature sono state osservate al microscopio per verificare all’interno delle singole
uova la presenza di larve di agrilo o di adulti del parassitoide non fuoriusciti.
51
Indagini 2008
Attività di campo
Monitoraggio degli adulti di Agrilus spp. Dall’inizio di aprile fino alla metà di ottobre, in ciascun
corileto sono state collocate su piante colpite dieci trappole cromotattiche adesive di color giallo,
che sono state controllate per conteggiare gli adulti catturati e sostituite con cadenza settimanale.
Inoltre, grazie alla preziosa collaborazione dei tecnici di base, i campionamenti sono stati eseguiti
anche in altri appezzamenti mediante scuotimento delle branche su telo e impiego di trappole
cromotattiche sostituite ogni 15 giorni. Tutte le trappole rimosse sono state poi trasferite nei
laboratori del DiVaPRA Entomologia, dove sono state conservate in congelatore (T=-20°C) in
attesa di essere ulteriormente esaminate per il conteggio e la determinazione delle specie di agrilo.
Anche gli adulti catturati mediante scuotimento sono stati trasferiti nei laboratori del DIVaPRA
Entomologia dove sono stati esaminati per la determinazione specifica e della sex ratio.
Raccolta delle larve di Agrilus spp. mediante prelievo di branche. Nei quattro noccioleti in
primavera si è provveduto a raccogliere dagli scarti di potatura porzioni di pertiche con residui di
ovature di agrilo. Nell’appezzamento di Bossolasco è stata inoltre prelevata un’intera pianta,
comprensiva di apparato radicale, con evidenti segni di attacco. Le pertiche e la pianta intera sono
state tagliate in pezzi di 60cm di lunghezza massima e trasferite presso i laboratori del DiVaPRA
Entomologia, dove sono state poste in allevamento in scatole di cartone al fine di rilevare l’inizio
dello sfarfallamento degli adulti oltre all’eventuale sfarfallamento di parassitoidi a carico delle
larve.
Raccolta delle ovature di Agrilus spp. All’interno di ciascun noccioleto indagato il 17 marzo sono
state individuate cinque piante con presenza di ovature di agrilo. Su ogni pianta due branche sono
state ripulite dalle ovature degli anni precedenti con carta vetro per la lunghezza di 1m e
contrassegnate con nastro segnaletico. Con cadenza settimanale, è stato eseguito sulle pertiche
segnate un controllo per rilevare la presenza di ovature appena deposte e individuare così il periodo
di ovideposizione. Le ovature sono state quindi prelevate come effettuato nel 2006-2007. Ovature
sono state raccolte anche in un appezzamento situato nella stessa area corilicola, nel comune di
Cortemilia, a seguito di un attacco particolarmente grave. Tutte le ovature sono state trasferite nei
laboratori del DiVaPRA Entomologia, dove sono state messe in allevamento in condizioni di
temperatura e umidità controllate sino alla schiusura delle uova e/o allo sfarfallamento di
parassitoidi oofagi.
Prova di lotta in pieno campo. Contemporaneamente all’attività di monitoraggio è stata impostata
una prova di difesa in pieno campo impiegando molecole di sintesi autorizzate all’uso su nocciolo.
In un noccioleto di TGL, sito nel comune di Castino (CN), anno di impianto 1989 e sesto di
52
impianto 65m, sono state delimitate tre parcelle costituite da tre file per un totale di 100 piante
ciascuna. Il 26 giugno è stato eseguito un campionamento mediante scuotimento di tre semichiome
per fila per parcella per verificare l’entità della popolazione di Agrilus spp. prima del trattamento. Il
2 luglio è stato effettuato l’intervento insetticida utilizzando l’apparecchiatura aziendale (volume
d’acqua 10hl/ha). Nelle parcelle sono state distribuite le s.a. di seguito elencate con i relativi
formulati commerciali e dosi di impiego:
1. testimone non trattato;
2. thiacloprid (f.c. Calypso, Bayer CropScience - 25 ml/hl);
3. endosulfan (f.c. Evolution, Makhteshim Chemical Works -190 ml/hl);
A seguito del trattamento insetticida è stato ripetuto il campionamento con le modalità sopra
riportate in due date successive, il 9 e il 17 luglio.
Introduzione di piante trappola. Poiché in bibliografia la specie A. viridis, principale indiziata dei
danni sul nocciolo, è segnalata svilupparsi anche su altre piante ospiti appartenenti alle famiglie
delle Salicaceae, Rosaceae, Tiliaceae, Ulmaceae ed Anacardiaceae (Ciampolini e Ugolini, 1975), è
stata saggiata l’attrattività per le femmine ovideponenti di altre piante. In particolare, il 18 aprile nel
noccioleto di Bossolasco sono stati messi a dimora sei piantoni di Salix alba L., collocati in fila
vicino a piante molto colpite e irrigati saltuariamente per creare condizioni di stress che
contribuissero a renderli più appetibili per le femmine in fase di ovideposizione. Durante i
sopralluoghi settimanali, è stata verificata la presenza di ovideposizioni anche sulla corteccia dei
piantoni di S. alba.
Rilevamento dell’andamento climatico. Nell’areale indagato, sono state rilevate durante la stagione
temperatura media (T) e umidità relativa (UR) utilizzando, dove possibile, le capannine
meteorologiche della Regione Piemonte situate nelle vicinanze o in alternativa posizionando negli
appezzamenti rilevatori Hobo H8 Pro series (Elcam, Milano). Al termine i rilevatori sono stati
rimossi e i dati meteorologici raccolti sono stati elaborati.
Attività di laboratorio
Determinazione degli adulti di Agrilus spp. Gli adulti di Agrilus spp. catturati con le trappole
cromotattiche sono stati staccati dal supporto adesivo utilizzando appositi solventi e, così come
quelli raccolti mediante scuotimento, sono stati conservati in etanolo 70%v. Successivamente, gli
individui sono stati determinati a livello specifico mediante confronto con le chiavi di Curletti et al.
(2003).
Allevamento delle larve di Agrilus spp. e rilievo dei parassitoidi larvali. Le porzioni delle pertiche e
della pianta prelevate in campo sono state poste, separatamente per località e posizione (parte
ipogea nell’intera pianta, parte epigea mediana e apicale), in scatole di cartone collocate
53
nell’arboreto del DiVaPRA Entomologia. In ogni scatola sono stati praticati due fori ove inserire
provette di plastica trasparente per raccogliere gli adulti degli insetti appena sfarfallati, attirati dalla
luce del sole. Gli individui così ottenuti sono stati raccolti e separati. Gli adulti del genere Agrilus
sono stati posti in allevamento per verificarne longevità e attività di ovideposizione, poi sono stati
determinati a livello specifico mediante confronto con le chiavi di Curletti et al. (2003). Il resto del
materiale è stato suddiviso secondo l’ordine di appartenenza e conservato in etanolo 70%v. In
particolare gli imenotteri sono in corso di ulteriore separazione e identificazione per rilevare
eventuali parassitoidi delle larve di agrilo.
Allevamento delle ovature di Agrilus spp. e rilievo dei parassitoidi oofagi. Come nel 2006-2007, in
laboratorio le ovature prelevate in campo sono state separate e poste singolarmente in allevamento.
Con cadenza bisettimanale sono stati effettuati controlli per rilevare la nascita di larve di agrilo e/o
lo sfarfallamento di parassitoidi oofagi. Le larve neonate sono state semplicemente conteggiate,
mentre i parassitoidi, oltre ad essere conteggiati, sono stati mantenuti in allevamento in cella
climatica per rilevarne la longevità. I parassitoidi sono stati poi conservati in etanolo 70%v e
confrontati con gli individui determinati dal Dott. E. Guerrieri dell’Istituto per la Protezione delle
Piante del CNR di Portici (NA).
Allevamento degli adulti di Agrilus spp. e monitoraggio dell’ovideposizione. Gli adulti di Agrilus
spp. emersi dalle branche raccolte in campo sono stati messi in allevamento in gabbie di plexiglas.
Gli allevamenti sono stati approvvigionati con rametti freschi di nocciolo, posti in vasetti con acqua
e periodicamente sostituiti, essendo gli adulti essenzialmente fillofagi. Settimanalmente le ovature
deposte all’interno delle gabbie sono state conteggiate e, quando possibile, sono state poste in
allevamento per rilevarne la schiusura. Alcune ovature sono state inoltre utilizzate per una prova di
parassitizzazione: i parassitoidi oofagi sfarfallati dalle ovature raccolte in campo sono stati posti in
allevamento con le ovature deposte dalle femmine in cattività (quindi sicuramente non
parassitizzate). Sono state quindi osservate l’attività dei parassitoidi e la nascita delle larve di agrilo.
_______________________________________________________________________________
Risultati e discussione
Indagine 2006
Monitoraggio degli adulti di Agrilus spp. I risultati del monitoraggio effettuato nei corileti di
Bossolasco e Cravanzana sono riportati nella tabella 1. Adulti sfarfallati sono stati rilevati
all’interno degli isolatori dal 19 al 30 maggio e con le trappole dal 30 maggio al 27 giugno. Nel
noccioleto di Bossolasco il 27 maggio è stato effettuato un trattamento a base di endosulfan che ha
54
mostrato una certa efficacia anche nei confronti dell’agrilo: i due adulti rinvenuti all’interno degli
isolatori il 30 maggio erano morti.
Data
Bossolasco
tipo cattura
isolatore
isolatore
isolatore
n. adulti
2
1
3
Cravanzana
tipo cattura
isolatore
19-22 maggio
25 maggio
30 maggio
trappola
9 giugno
trappola
16-19 giugno
trappola
27 giugno
trappola
2
Tabella 1 – Adulti di Agrilus spp. sfarfallati negli isolatori e catturati
gialle nei corileti indagati nel 2006.
n. adulti
2
1
1
5
con trappole cromo tattiche
Raccolta e allevamento delle ovature e rilievo dei parassitoidi oofagi.In entrambi i noccioleti sono
state rinvenute ovature di agrilo. Da quelle raccolte e poste in allevamento in laboratorio sono
emersi sia larve di agrilo che adulti di un parassitoide oofago, l’imenottero encirtide Oobius
zahaikevitshi Trjapitzin. La presenza di un parassitoide a carico delle uova di A. viridis, attribuito al
genere Ooencyrtus, era già stata segnalata nei corileti piemontesi con valori di parassitizzazione pari
a 60% (Ciampolini e Ugolini (1975). Soltanto 23 delle 115 ovature raccolte nel 2006 (20%) sono
risultate parassitizzate da O. zahaikevitshi (tabella 2). Occorre però precisare che in questo primo
anno di indagine da 71 ovature (62%) non sono state osservate emergenze nè di larve di agrilo nè di
adulti di parassitoidi.
Ovature
ovature da cui sono emersi
ovature non schiuse
raccolte
larve di Agrilus spp.
adulti del parassitoide
n.
n.
%
n.
%
n.
%
115
21
18,3
23
20,0
71
61,7
Tabella 2 – Ovature di Agrilus spp. raccolte in campo e poste in allevamento nel 2006.
Indagine 2007
Monitoraggio degli adulti di Agrilus spp. A differenza di quanto rilevato nel 2006, non sono stati
rinvenuti adulti negli isolatori collocati sulle pertiche colpite, pertanto non è stato possibile
confermare nel 2007 l’epoca di sfarfallamento. Adulti di Agrilus spp. sono stati invece catturati già
con le trappole poste in campo nella prima decade di maggio (tabella 3).
Corileto
n. di adulti catturati
maggio
giugno
luglio
Bosia
7
37
20
Bossolasco 18
55
42
Camerana
30
50
23
Cravanzana 70
28
21
Tabella 3 – Adulti di Agrilus spp. catturati con trappole cromotattiche gialle nei corileti indagati nel
2007.
55
Le catture sono poi proseguite per tutto il periodo di osservazione: adulti sono stati rilevati anche
sulle ultime trappole collocate nella prima metà di agosto. Complessivamente sono state rinvenute
sette specie (tabella 4).
genus Agrilus Curtis
subgenus Anambus Thomson
2007
A. sulcicollis Lacordaire
A. angustulus (Illiger)
x
A. graminis Gory et Laporte
x
A. derasofasciatus Lacordaire x
A. olivicolor Kiesenwetter
x
A. convexicollis Redtembacher x
Tabella 4 – Specie di Agrilus catturate con
2007 e nel 2008.
2008 subgenus Agrilus s.str.
x
A. viridis (Linnaeus)
x
A. cuprescens Menetries
x
x
x
2007 2008
x
x
x
trappole cromotattiche gialle nei corileti indagati nel
Di queste, A. convexicollis Redtembacher e A. cuprescens Menetries, soltanto con un esemplare, e
A. derasofasciatus Lacordaire, con sei esemplari, possono essere ritenute una presenza sporadica su
nocciolo. Al contrario le altre quattro specie, A. angustulus (Illiger), A. graminis Gory et Laporte, A.
olivicolor Kiesenwetter e A. viridis, sono segnalate riprodursi e svilupparsi su nocciolo, oltre che su
svariate altre latifoglie, come castagno, faggio, betulla, quercia (Curletti et al., 2003). A. olivicolor è
risultata la specie più abbondante, predominante in tutti i corileti indagati (tabella 5). A. viridis è
stato raccolto in maggiori quantità (25% sul totale) nel noccioleto di Bossolasco, mentre A.
angustulus (24,6%) e A. graminis (15,6%) sono stati rilevati soprattutto nel corileto di Camerana
(tabella 5).
Specie
n. di adulti catturati
Bosia
Bossolasco Camerana
Cravanzana Cravanzana totale
trattato
non trattato
0
1
30
1
0
32
A. a ngust ul us
A. graminis
5
4
19
0
0
28
A. derasofasciatus
0
3
1
3
2
9
A. olivicolor
48
70
61
72
57
308
A. convexicollis
0
0
1
0
0
1
A. viridis
2
26
9
1
1
39
A. cuprescens
0
0
1
0
0
1
totale
55
104
122
77
60
418
trappole osservate
40
54
48
101
70
313
Tabella 5 – Adulti di ciascuna specie di Agrilus catturati con trappole cromotattiche gialle nei
corileti indagati nel 2007.
Prova di lotta in campo. Nel noccioleto di Cravanzana (trattato) l’intervento a base di lambdachyalothrin effettuato il 23 maggio ha mostrato una scarsa efficacia sugli adulti di agrilo. La
settimana successiva sono stati rinvenuti ancora molti adulti sulle trappole cromotattiche. Il
trattamento a base di endosulfan effettuato contro le cimici ha invece mostrato efficacia anche nei
56
confronti dell’agrilo: infatti non sono state effettuate catture di adulti sulle trappole cromotattiche
per circa venti giorni, al contrario di quanto osservato nell’appezzamento confinante non trattato. Va
ricordato però che l’autorizzazione all’impiego di endosulfan è stata revocata.
Raccolta e allevamento delle ovature e rilievo dei parassitoidi oofagi. Nei noccioleti indagati, le
ovature di agrilo sono state rinvenute già nel corso del primo sopralluogo a fine maggio. In totale,
sono state raccolte in campo e poste in allevamento in laboratorio 305 ovature. Da queste sono nate
numerose larve di Agrilus spp. e sfarfallati adulti del parassitoide oofago O. zahaikevitshi. I risultati
ottenuti mediante l’allevamento delle ovature sono riportati nelle tabelle 6-7 e nelle figure 5-8. Per
facilitare la lettura i dati sono stati divisi in quattro gruppi identificati da una data rappresentativa
della decade in cui le ovature sono state raccolte. I dati relativi alle ovature raccolte nei due corileti
di Cravanzana non sono stati riportati per l’eccessiva scarsità di materiale reperito.
160
agrilo
140
parassitoidi
120
100
80
60
40
20
/8
/8
/8
20
16
8
12
8
8/
/7
/7
/7
/7
/7
/7
4/
31
27
23
19
15
7
11
7
7/
/6
/6
/6
/6
3/
29
25
21
17
6
/6
6
9/
13
6
5/
/5
1/
28
24
/5
0
Figura 5 – Numero di larve di Agrilus spp. e di adulti del parassitoide O. zahaikevitshi
complessivamente ottenuti dalle 305 ovature raccolte in campo nel 2007.
Dalla tabella 6 emerge come sia possibile ottenere da una stessa ovatura sia larve di Agrilus spp.
che adulti del parassitoide oofago. La parassitizzazione può quindi non interessare tutte le uova
all’interno dell’ovatura; l’efficacia dell’azione del parassitoide è stata perciò calcolata come
percentuale di adulti sfarfallati sul totale di individui ottenuti (larve di Agrilus spp. e adulti del
parassitoide) (figure 6-8).
57
Corileto/data
n. ovature
% ovature
solo agrilo solo parass.
entrambi non schiuse
Bosia
25/5
14
86
0
0
14
5/6
100
68
2
7
23
15/6
26
54
4
12
31
25/6
18
33
6
6
56
Bossolasco
25/5
33
41
3
33
23
5/6
19
42
11
11
37
15/6
22
50
0
18
32
25/6
27
19
26
4
52
Camerana
25/5
9
44
44
11
0
5/6
5
0
40
0
60
15/6
11
27
9
18
45
25/6
15
27
27
0
47
Tabella 6 – Percentuali di ovature sul totale raccolto nei corileti indagati nel 2007 da cui sono stati
ottenuti larve di Agrilus spp. o adulti di O. zahaikevitshi o entrambi oppure né larve né
adulti.
100
90
80
agrilo
70
parassitoidi
%
60
50
81
100
95
93
5
7
5/6
15/6
40
30
20
10
19
0
25/5
25/6
Figura 6 – Percentuale di larve di Agrilus spp. e adulti del parassitoide O. zahaikevitshi sul totale di
individui ottenuti dalle 158 ovature raccolte nel corileto di Bosia nel 2007.
58
100
90
agrilo
80
46
parassitoidi
70
75
%
60
76
81
50
40
30
54
20
25
10
19
24
5/6
15/6
0
25/5
25/6
Figura 7 – Percentuale di larve di Agrilus spp. e adulti del parassitoide O. zahaikevitshi sul totale di
individui ottenuti dalle 107 ovature raccolte nel corileto di Bossolasco nel 2007.
100
90
agrilo
80
70
47
55
parassitoidi
67
%
60
100
50
40
30
20
53
45
33
10
0
25/5
5/6
15/6
25/6
Figura 8 – Percentuale di larve di Agrilus spp. e adulti del parassitoide O. zahaikevitshi sul totale di
individui ottenuti dalle 40 ovature raccolte nel corileto di Camerana nel 2007.
Come riportato nella tabella 7 mediamente i parassitoidi impiegano più tempo a sfarfallare rispetto
alla schiusura delle uova, cioè lo sviluppo preimmaginale del parassitoide richiede più giorni
rispetto allo sviluppo embrionale di Agrilus spp. Infatti dalle ovature sono state ottenute le prime
larve già a fine maggio, mentre i parassitoidi hanno cominciato a sfarfallare soltanto da metà giugno
(figura 5).
59
N. medio di giorni
dalla raccolta in
dal primo all’ultimo
dall’ultima larva al
campo al primo
individuo nella stessa
primo parassitoide
individuo
ovatura
nella stessa ovatura
Nascita larve di
11
3
14
Agrilus spp.
(min 2, max 24)
(min 1, max 13)
(min 4, max 24)
Sfarfallamento adulti
22
5
del parassitoide
(min 3, max 36)
(min 1, max 11)
Tabella 7 – Intervallo (numero di giorni) intercorso fra la raccolta delle ovature in campo e
l’emergenza di larve di Agrilus spp. e adulti di O. zahaikevitshi in laboratorio nel 2007.
Il parassitoide è però già attivo in campo a fine maggio-inizio giugno: gli adulti ottenuti in giugno
sono infatti sfarfallati dalle prime ovature raccolte (figure 7 e 8). In allevamento gli adulti di O.
zahaikevitshi hanno mostrato una longevità media di 19 giorni; tuttavia alcuni individui sono
sopravvissuti sino a 60 giorni.
L’entità di parassitizzazione (calcolata sul totale di individui ottenuti) è stata bassa nel noccioleto di
Bosia, con un valore massimo pari a 19% per le ovature raccolte a fine giugno (figura 6), maggiore
nei noccioleti di Bossolasco (figura 7) e Camerana (figura 8), con valori compresi rispettivamente
tra 19% e 54% e tra 33% e 100%
I risultati della prova di lotta sulle ovature sono riportati in tabella 8. In complesso il thiacloprid ha
mostrato una buona efficacia nei confronti delle larve di Agrilus spp., maggiore somministrando il
prodotto tal quale rispetto al prodotto in soluzione acquosa. È tuttavia importante sottolineare come
il thiacloprid in entrambe le somministrazioni non sia risultato selettivo nei confronti del
parassitoide.
larve di Agrilus spp.
adulti del parassitoide
n.
% mortalità
n.
% mortalità
thiacloprid puro
92
93
49
100
thiacloprid in soluzione 27
63
40
65
testimone
37
16
38
39
Tabella 8 – Mortalità percentuale sul totale (n.) di larve di Agrilus spp. e di adulti di O.
zahaikevitshi nelle ovature trattate con thiacloprid e in ovature non trattate raccolte
nello stesso periodo nel 2007.
Trattamento
Rilevamento dell’andamento climatico. I dati relativi a temperatura e umidità relativa rilevati nei
corileti di Bosia e Bossolasco sono riportati nella tabella 9.
60
Mese
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto
Bosia
T media (°C)
16,2
16,7
18,0
18,3
UR media (%)
71,9
85,7
65,3
78,0
Bossolasco
T media (°C)
17,0
17,6
22,1
19,3
UR media (%)
74,7
82,5
51,2
71,1
Tabella 9 – Temperatura (T) e umidità relativa (UR) medie rilevate nei corileti di Bosia e
Bossolasco nel 2007.
Indagine del 2008
Monitoraggio degli adulti di Agrilus spp. I risultati del monitoraggio degli adulti effettuato mediante
trappole cromotattiche nei quattro corileti oggetto delle indagini sono riportati nelle tabelle 4 e 10.
Specie
numero di adulti catturati
Bosia
Bossolasco Camerana Cravanzana totale
A. sulcicollis
1
1
A. angustulus
15
1
16
A. graminis
1
2
3
A. derasofasciatus
2
2
2
6
A. olivicolor
48
5
23
76
A. viridis
6
6
4
16
totale
57
16
15
30
118
trappole osservate 180
230
120
160
690
Tabella 10 – Numero di adulti di ciascuna specie di Agrilus catturati con trappole cromotattiche
gialle nei corileti indagati nel 2008.
I risultati del monitoraggio effettuato dai tecnici di base in altri corileti mediante scuotimento delle
branche e impiego di trappole cromotattiche sono riportati nelle tabella 11. In tutti i corileti sia
quelli indagati nel biennio 2007-2008 sia quelli seguiti dall’assistenza tecnica, con le trappole
cromotattiche sono state catturate diverse specie di Agrilus, tra cui la più numerosa è risultata, come
nel 2007, A. olivicolor. Mediante scuotimento di branche di nocciolo invece sono stati raccolti
soltanto adulti di A. viridis, ad eccezione di un adulto di A. olivicolor catturato a Castino il 17 luglio
(non riportato in tabella 11).
61
numero di adulti catturati
trappole
scuotimento
A. viridis
A. olivicolor
A. derasofasciatus
A. viridis
Albaretto Torre 0
0
0
n.r.
Barbaresco
0
0
0
n.r.
Borgomale
n.r.
n.r.
n.r.
7
Bosia
0
0
0
4
Canelli
0
4
1
n.r.
Carrù
0
1
0
53
Castino
1
0
0
9
Cortemilia
n.r.
n.r.
n.r.
1
Cossano
0
0
0
n.r.
Cravanzana
n.r.
n.r.
n.r.
28
Feisoglio
n.r.
n.r.
n.r.
5
Lequio Berria
n.r.
n.r.
n.r.
3
Perletto
n.r.
n.r.
n.r.
3
Piozzo
n.r.
n.r.
n.r.
3
Sinio
n.r.
n.r.
n.r.
2
Torre Bormida 3
0
1
n.r.
Tabella 11 – Numero di adulti delle specie di Agrilus catturati con trappole cromotattiche gialle e
mediante scuotimento delle branche nei corileti seguiti dal servizio tecnico nel 2008.
Località
Le due tecniche di monitoraggio mostrano quindi risultati molto differenti, che potrebbero essere
riconducibili alla distribuzione spaziale delle due specie. Infatti, in un’indagine condotta
recentemente in Svizzera, volta a verificare la distribuzione degli insetti xilofagi all’interno della
chioma, la quasi totalità degli adulti di A. viridis è stata rinvenuta nella parte alta, mentre gli adulti
di A. olivicolor sono stati catturati principalmente a media altezza (Wermelinger et al., 2007). Le
trappole nei corileti indagati nel 2007-2008 erano collocate circa a 1,5m dal suolo, dove si trova
presumibilmente A. olivicolor. Con lo scuotimento vengono invece coinvolte le parti più flessibili
delle branche, compresa quindi la parte più alta della chioma, dove pare insediarsi di preferenza A.
viridis.
Raccolta e allevamento delle ovature e rilievo dei parassitoidi oofagi. I controlli periodici effettuati
sulle branche pulite in primavera hanno permesso di rilevare l’entità di ovideposizione nel corso
della stagione. Il numero totale di ovature raccolte su ciascuna pianta è riportato in tabella 12. È
possibile notare come gli attacchi del buprestide non siano uniformemente distribuiti all’interno dei
singoli corileti, ma siano più concentrati su alcune piante, probabilmente quelle che si trovano in
situazione di maggiore stress, causato da fattori differenti.
Dalle ovature in allevamento, raccolte sia nei quattro corileti oggetto di osservazione sia nel corileto
colpito a Cortemilia, sono emersi parassitoidi appartenenti sempre alla stessa specie O.
zahaikevitshi. Questo dato conferma la naturale presenza e attività del parassitoide nell’areale
62
corilicolo considerato. L’entità di parassitizzazione, calcolata come numero di oofagi sfarfallati sul
numero complessivo di uova schiuse, è risultata pari a 35%. Inoltre il 15% delle ovature poste in
allevamento è risultato interessato dall’attività del parassitoide.
Corileto
numero di ovature raccolte
pianta 1
pianta 2
pianta 3
pianta 4
pianta 5
totale
Bosia
11
2
4
18
0
35
Bossolasco
8
1
0
1
8
18
Camerana
3
0
6
0
0
9
Cravanzana
0
0
2
0
0
2
Tabella 12 – Numero di ovature raccolte sulle porzioni di branca nei corileti indagati nel 2008.
Allevamento delle larve e rilievo dei parassitoidi larvali. In figura 9 sono riportati gli sfarfallamenti
di adulti di Agrilus spp. dalle branche di nocciolo poste in allevamento. Come già osservato negli
anni precedenti, gli sfarfallamenti sono stati molto scalari e sono proseguiti in modo continuativo
per circa un mese, a partire dal 26 maggio fino al 25 giugno.
12
11
10
8
6
6
6
5
4
4
3
2
1
1
1
0
0
0
16 giu
1
13 giu
2
0
0
27 giu
25 giu
23 giu
20 giu
18 giu
11 giu
9 giu
6 giu
4 giu
2 giu
30 mag
28 mag
26 mag
23 mag
0
Figura 9 – Sfarfallamento adulti di Agrilus spp. dalle branche prelevate in campo nel 2008.
Sono stati ottenuti in totale 42 individui, appartenenti tre alla specie A. angustulus e i restanti 39 alla
specie A. viridis (tabella 13). Tuttavia gli adulti di A. angustulus sono sfarfallati soltanto dalle
branche prelevate nel corileto di Bosia, da cui comunque è stato ottenuto anche il maggior numero
di adulti di A. viridis.
Da questi dati emerge che A. viridis è la principale specie a cui per il momento attribuire i danni agli
impianti di nocciolo verificatisi negli ultimi anni. Ad eccezione di tre adulti di A. angustulus,
nessuna delle altre specie catturate in campo è sfarfallata dalle branche di nocciolo poste in
allevamento. Si può preliminarmente ipotizzare che le altre specie, anche se segnalate su nocciolo,
siano meno aggressive di A. viridis.
63
n. di adulti sfarfallati
A. angustulus
A. viridis
totale
totale
femmine
maschi
Bosia
3
27
9
18
Bossolasco
9
2
7
Camerana
1
1
Cravanzana
2
2
Tabella 13 – Numero complessivo degli adulti delle specie di Agrilus sfarfallati dalle branche
prelevate nei corileti indagati nel 2008.
Corileto
Dalle branche in allevamento sono stati ottenuti anche altri coleotteri ma soprattutto numerosi
imenotteri (complessivamente 451) appartenenti a diverse famiglie, tra cui ad esempio icneumonidi,
braconidi, eulofidi, eupelmidi e pteromalidi. In queste famiglie sono segnalate in bibliografia specie
in grado di parassitizzare larve di buprestidi, se non anche di specie del genere Agrilus. Fra gli altri
coleotteri potrebbero invece trovarsi ospiti dei parassitoidi non riconducibili al genere Agrilus.
Il numero di imenotteri sfarfallati dalle branche di ciascuna località è stato rilevante soprattutto se
paragonato con il numero di Agrilus spp. e di altri coleotteri. Naturalmente fra questo imenotteri
sono compresi anche parassitoidi di altri insetti presenti sulle branche poste in allevamento quali ad
esempio cocciniglie e ditteri. Data la mole di materiale ottenuto negli allevamenti, per ora gli
esemplari sono stati esaminati, conteggiati, separati per famiglia e in parte inviati agli specialisti dei
diversi gruppi per la determinazione specifica. In attesa dell’identificazione, non è ancora possibile
ipotizzare il ruolo svolto da questi parassitoidi nel contrastare le infestazioni di Agrilus spp.
Allevamento degli adulti e monitoraggio dell’ovideposizione. In tabella 14 è riportato il numero di
ovature deposte in allevamento dagli adulti sfarfallati dalle branche di Bosia e Bossolasco.
Località di provenienza 19/6
25/6
30/6
7/7
14/7
21/7
28/7
Bosia
0
19
24
16
25
13
1
Bossolasco
0
8
6
5
3
0
2
totale
0
27
30
21
28
13
3
Tabella 14 – Numero di ovature deposte settimanalmente dalle femmine di A. viridis in
allevamento nel 2008.
totale
98
24
122
Le femmine di entrambe le località hanno deposto in media 11 ovature e 33 uova ciascuna, poiché
in cattività le ovature contenevano in media 3 uova (figura 10). Anche l’ovideposizione, come gli
sfarfallamenti, è stata molto scalare: ha avuto inizio circa un mese dopo i primi sfarfallamenti ed è
proseguita con andamento piuttosto costante dalla seconda metà di giugno alla seconda metà di
luglio circa.
64
Figura 10 - Femmina di A. viridis nell’atto di ovideporre in cattività.
Dalle ovature messe in allevamento in cella climatica purtroppo non sono nate molte larve,
probabilmente per le condizioni ambientali e il substrato di ovideposizione non ottimali. Anche
l’esposizione di alcune delle ovature ad adulti del parassitoide oofago sfarfallati dalle ovature
raccolte in campo non ha avuto successo, probabilmente a causa delle condizioni di ovideposizione
oltre alla difficoltà di determinare il sesso dei parassitoidi oofagi in vivo.
Le ovature ottenute nell’allevamento sono risultate del tutto simili a quelle osservate sulle branche
di nocciolo in campo, caratterizzate da uova embricate ricoperte da un secreto avvolgente a forma di
cupola. Sono state rilevate differenze solo per il minor numero di uova presente in ciascuna ovatura,
dato spesso osservabile anche per altre specie in condizioni di cattività.
Rilevamento dell’andamento climatico. I dati relativi a temperatura, umidità relativa e piovosità,
ove possibile, rilevati nei corileti di Bosia, Bossolasco, Camerana e Cravanzana sono riportati nelle
tabelle 15 e 16. Il differente periodo di acquisizione dei dati meteorologici è legato alla durata del
monitoraggio con trappole eseguito nei quattro corileti. Infatti le trappole non venivano più
sostituite quando per due controlli successivi non erano più osservate catture di adulti.
65
Mese
T media (°C) UR media(%) PG(mm)
Aprile
9,6
70,9
100,0
Maggio 14,4
75,7
140,0
Giugno 18,3
76,1
28,4
Luglio
20,3
72,2
6,6
Agosto 20,3
72,4
56,8
Tabella 15 – Temperatura (T) e umidità relativa (UR) medie e piovosità mensile(PG) rilevate dalla
stazione meteo di Cravanzana nel 2008. Fonte dati Servizio Agrometereologico
Regione Piemonte.
Mese
Bosia
Bossolasco
Camerana
T media
(°C)
UR media (%) T media (°C) UR media (%) T media (°C) UR media (%)
Aprile
11,5
78,7
10,0
75,2
10,0
70,6
Maggio
15,1
85,4
13,9
86,3
15,3
80,8
Giugno
20,6
77,1
16,9
85,1
18,5
77,1
Luglio
20,3
78,5
19,5
78,5
22,7
71,5
Agosto
n.p.
n.p.
19,7
77,2
20,9
71,0
Settembre 15,3
80,4
14,8
80,9
/
/
Ottobre
/
/
12,6
83,9
/
/
Tabella 16 – Temperatura e umidità relativa medie rilevate nei corileti di Bosia, Bossolasco e
Camerana nel 2008.
Il ritardo nell’inizio dello sfarfallamento nel 2008, rispetto a quanto osservato nel 2007 (metà
maggio), è da attribuirsi alle condizioni meteorologiche che hanno caratterizzato il periodo aprilemaggio, cioè temperature medie basse e precipitazioni elevate (240 mm di pioggia caduti
complessivamente nel bimestre) (tabelle 9, 15 e 16), che hanno rallentato lo sviluppo vegetativo
delle piante e di conseguenza anche il ciclo dell’insetto. Tuttavia, nonostante l’elevata piovosità, che
poteva contribuire a ridurre le condizioni di stress idrico delle piante e quindi anche l’attrattività nei
confronti dell’agrilo, gli attacchi sono proseguiti e nel periodo estivo 2008 sono comparsi gli
ingiallimenti tipici delle chiome delle piante colpite dal fitofago.
Prova di lotta insetticida in pieno campo. Nell’appezzamento sede della prova di lotta, nel
campionamento effettuato prima del trattamento è stato catturato un solo adulto di agrilo nella
parcella testimone. Nonostante il basso livello di catture è stato comunque eseguito l’intervento
insetticida poiché, in base all’esperienza dell’anno precedente, alcune molecole (ad esempio
endosulfan) avevano mostrato un effetto positivo per quanto riguarda il contenimento degli adulti in
fase di volo. Infatti nell’appezzamento trattato con endosulfan nel 2007 le trappole cromotattiche
non avevano catturato adulti per due settimane dopo il trattamento. Tuttavia restano ancora molti
punti da chiarire per impostare un’efficace programma di difesa chimica, fra cui quello di definire
corrette metodologie di monitoraggio degli sfarfallamenti degli adulti di agrilo.
66
Introduzione di piante trappola. L’individuazione di piante fortemente attrattive per A. viridis e la
loro successiva introduzione nell’agroecosistema possono costituire un metodo di difesa alternativo
alla lotta chimica di difficile applicazione. Gli astoni di S. alba, utilizzati appunto come piante
trappola per attirare le femmine ovideponenti, verranno prelevate dal campo a fine inverno, prima
dello sfarfallamento degli adulti, e trasferite in laboratorio dove saranno posti in allevamento. Il
riconoscimento sistematico degli adulti neosfarfallati di Agrilus spp. fornirà un’indicazione circa
l’attrattività di S. alba nei confronti del fitofago. Infatti, nel caso in cui dagli astoni sfarfallassero
solo adulti di A. viridis, nel prossimo anno si potrebbe valutare di utilizzarli, anche in maggior
numero, in noccioleti infestati per confrontare l’intensità di ovideposizione su nocciolo e salice
bianco.
________________________________________________________________________________
Conclusioni
Le indagini condotte nel triennio hanno permesso di identificare le specie di Agrilus presenti nei
corileti delle Langhe e di valutare il loro effettivo ruolo nei danni agli impianti di nocciolo segnalati
negli ultimi anni. A. viridis risulta l’unica specie a cui per il momento possono essere attribuiti i
gravi attacchi osservati a carico delle piante. Nessuna delle altre specie catturate in campo, ad
eccezione di tre adulti di A. angustulus, è infatti sfarfallata dalle branche di nocciolo poste in
allevamento. Si può preliminarmente ipotizzare che le altre specie, anche se segnalate su nocciolo,
siano meno aggressive di A. viridis e che la loro presenza non rappresenti quindi attualmente un
pericolo per gli impianti. Molte specie di buprestidi non sono infatti in grado di attaccare piante
ancora in vita, seppur deperienti, ma si sviluppano solo a carico di piante morienti o già morte
(Evans et al., 2004).
Dai risultati sinora ottenuti emerge anche che il campionamento di A. viridis in corileto deve essere
effettuato esclusivamente mediante scuotimento delle branche; infatti le trappole cromotattiche
hanno mostrato di catturare grandi quantità di adulti delle altre specie, difficilmente riconoscibili a
un rapido esame macroscopico da A. viridis.
Anche le numerose ovature rinvenute in campo sulle branche possono essere al momento attribuite
alla specie A. viridis. Sono infatti del tutto simili a quelle ottenute in cattività dalle femmine
sfarfallate dalle branche colpite.
Come già anticipato il contenimento delle popolazioni di agrilo attraverso la lotta chimica risulta
difficoltoso a causa della scalarità degli sfarfallamenti e dell’ovideposizione oltre che alla scarsità di
molecole attive a disposizione. Il trattamento effettuato nel corileto di Cravanzana nel 2007
utilizzando lambda-cyhalothrin, l’unica sostanza attiva attualmente registrata contro questo
xilofago, non ha mostrato particolare efficacia. Al contrario il trattamento a base di endosulfan
67
eseguito nello stesso anno contro le cimici nel corileto di Bossolasco ha mostrato di avere effetto
anche sugli adulti di agrilo. Tuttavia, a seguito dell’applicazione della Direttiva CE 91/414,
l’autorizzazione all’impiego di endosulfan è stata revocata. Diventa pertanto necessario individuare
altre sostanze attive che siano efficaci per il contenimento dell’agrilo. Particolarmente interessanti al
riguardo sono prove effettuate in Puglia nel biennio 2005-2006 utilizzando spinosad per il controllo
su drupacee di adulti del buprestide Capnodis tenebrionis (L.) (Marannino et al., 2007). La sostanza
attiva, già autorizzata all’uso su nocciolo, ha mostrato buona efficacia e persistenza nei confronti del
capnode e andrebbe quindi saggiata anche nei confronti di A. viridis, appartenente, seppur a un altro
genere, alla stessa famiglia. Nelle prove di lotta, oltre all’efficacia delle molecole sarà però
importante non trascurare gli effetti collaterali ai fini del mantenimento, per quanto possibile,
dell’equilibrio relativamente stabile che caratterizza l’agroecosistema corileto, dovuto a una
particolare abbondanza di limitatori naturali.
L’importanza di questo equilibrio nell’areale corilicolo è stata confermata dal rilevamento del
parassitoide oofago O. zahaikevitshi, che apre prospettive per il contenimento biologico di A. viridis
attraverso l’attività dei limitatori naturalmente presenti in campo. Le indagini condotte nel triennio
hanno confermato l’attività e la diffusione nei corileti dell’imenottero, tuttavia l’entità di
parassitizzazione raggiunta non sembra, da sola, sufficiente a contenere efficacemente le
popolazioni di agrilo. Maggiormente efficace potrebbe essere l’attività svolta dai parassitoidi larvali,
visto l’elevato numero di imenotteri sfarfallati dalle branche poste in allevamento nel 2008
attualmente in corso di determinazione.
Per impostare una strategia di difesa efficace e a basso impatto ambientale, meriterà proseguire le
indagini allo scopo di:
-
determinare l’efficacia di contenimento svolta complessivamente dai parassitoidi oofagi e
larvali e studiarne la bioetologia ai fini di salvaguardarne e incrementarne l’attività in
corileto;
-
individuare piante fortemente attrattive per A. viridis in vista di un loro impiego quali piante
trappola per contenerne gli attacchi su nocciolo;
-
verificare l’efficacia nei confronti di A. viridis degli insetticidi registrati sul nocciolo e
definire il periodo più opportuno in cui effettuare gli interventi;
-
valutare l’impatto dei principi attivi saggiati sull’artropodofauna utile abbondante
nell’agroecosistema corileto.
68
Ringraziamenti
Si ringraziano per la collaborazione:
-
-
le aziende agricole
i tecnici di base
Bertone Pierpaolo
Cravanzana,
Busca Marco
Bosia,
Gabutti Renato
Cravanzana,
Grosso Franco
Bossolasco,
Moretto Enzo
Camerana,
Benotto Mario
Coldiretti Cuneo,
Curti Roberto
Coldiretti Cuneo
Dimatteo Daniele
Coldiretti Asti
Ferrero Andrea
Coldiretti Cuneo
Gonella Giancarlo
Coldiretti Cuneo
Marino Antonio
Unione Provinciale Agricoltori Cuneo
Pola Federica
Coldiretti Cuneo
Un particolare ringraziamento per l’aiuto nella determinazione delle specie va a Giancarlo Curletti
per i buprestidi, Emilio Guerrieri per i parassitoidi oofagi, Paolo Navone per i parassitoidi larvali.
69
Rilevamento di coreidi e pentatomidi nei corileti piemontesi e individuazione di
nuovi principi attivi insetticidi per la difesa delle nocciole dall’attività delle
cimici
Silvia Moraglio1, Maria Corte2, Loredana Guidone1, Claudio Sonnati2, Luciana Tavella1
1
Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agro-Forestali (Di.Va.P.R.A.), sez. di
Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente “Carlo Vidano”, Università degli Studi di Torino.
2
CReSO – Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l’Ortofrutticoltura piemontese
________________________________________________________________________________
Riassunto
A seguito della revisione europea in materia di classificazione di agrofarmaci (Direttiva CE
91/414), negli ultimi anni è stata revocata l’autorizzazione all’impiego di alcuni prodotti utilizzati
con successo per la lotta alle cimici del nocciolo. Nel quadriennio 2005-2008 sono state pertanto
saggiate l’efficacia e la persistenza di molecole tradizionalmente impiegate e di recente
introduzione mediante prove di laboratorio, semi-campo e campo. Inoltre sono stati condotti rilievi
per accertare l’entità e la distribuzione delle popolazioni di cimici nell’areale piemontese, a distanza
di un decennio dalle segnalazioni dei gravi danni alla produzione corilicola.
Tra le molecole saggiate, i piretroidi hanno mostrato la maggiore efficacia in termini sia di mortalità
sia di contenimento del danno; oltre alla tossicità, alcune molecole hanno infatti esplicato un effetto
repellente, in grado di preservare la qualità della produzione, che dovrà essere ulteriormente
verificato. Questi principi attivi sembrano quindi rappresentare una validi alternativa ai prodotti a
cui è stata revocata l’autorizzazione all’uso, sebbene non sia stata sinora individuata una molecola
che abbia efficacia e persistenza paragonabili a endosulfan. Inoltre sarà necessario accertare anche
l’impatto ambientale dei piretroidi, non selettivi nei confronti dell’artropodofauna utile, valutando il
loro effetto sulle popolazioni dei limitatori naturali particolarmente abbondanti nei corileti.
Nel biennio 2006-2007, nell’areale corilicolo piemontese le popolazioni di cimici sono risultate
notevolmente ridotte, ben al di sotto della soglia di danno in molti appezzamenti. Le cause
potrebbero essere ricondotte sia al verificarsi di condizioni climatiche sfavorevoli a questi fitofagi,
sia a un’influenza dei ripetuti trattamenti a base di endosulfan effettuati negli ultimi anni. Gli attuali
cambiamenti climatici, insieme alla revisione degli agrofarmaci, non permettono quindi di escludere
la possibilità che un’improvvisa pullulazione di questi fitofagi possa ripetersi in futuro, rendendo
necessaria l’attuazione di interventi chimici.
70
Introduzione
Alla fine degli anni ’90, a seguito di un consistente accrescimento delle popolazioni, le cimici
(Heteroptera: Coreidae e Pentatomidae) (fig. 1) sono divenute in Piemonte i principali fitofagi del
nocciolo, in grado di compromettere la qualità delle produzioni causando il danno comunemente
noto come cimiciato (fig. 2) e, di conseguenza, di influire negativamente sul reddito aziendale.
Figura 1 – Cimici su nocciolo.
Figura 2 – Nocciole cimiciate.
Tra le cimici rinvenute più frequentemente nei corileti, la specie Gonocerus acuteangulatus (Goeze)
è risultata la più dannosa (Tavella et al., 2001a; 2001b; 2002). Indagini condotte nel biennio 20002001 hanno mostrato che le nocciole sono più suscettibili alle punture di nutrizione delle cimici a
partire dalla metà del mese di giugno, in corrispondenza con l’accrescimento del seme, e per tutto il
71
mese di luglio (Tavella et al., 2003). L'individuazione del periodo in cui gli insetti provocano il
danno è un elemento utile ma non sufficiente per impostare adeguati programmi di lotta contro
questi fitofagi, senza inoltre compromettere il naturale equilibrio dell’agroecosistema noccioleto.
A partire dal 2005 sono state quindi avviate prove sperimentali in laboratorio, semi-campo e campo
con lo scopo di valutare l’efficacia insetticida e la persistenza di diversi formulati commerciali
tradizionalmente impiegati contro le cimici del nocciolo e in particolare contro G. acuteangulatus.
Occorre ricordare che, in seguito alla revisione europea in materia di classificazione di agrofarmaci
(Direttiva CE 91/414), l’impiego di molte sostanze attive, tra cui quelle utilizzate per la lotta alle
cimici, è stato vietato a partire dal 2008. Proprio per questo, si rendono necessarie ulteriori prove al
fine di verificare l’efficacia e la persistenza delle molecole di recente introduzione in vista di un
loro impiego per contenere le infestazioni delle cimici e di conseguenza il cimiciato.
________________________________________________________________________________
Materiali e metodi
Durante il quadriennio di sperimentazione (2005-2008) i vari principi attivi (p.a.) sono stati saggiati
con il protocollo sperimentale descritto in Guidone e Tavella (2007) e di seguito riportato, così da
poter confrontare i risultati ottenuti nei diversi anni e costituire un archivio dei dati relativi a
efficacia e persistenza dei diversi prodotti.
Raccolta e allevamenti massali di G. acuteangulatus
Gli individui di coreidi necessari per le prove sono stati prelevati dagli allevamenti massali condotti
presso il DiVaPRA Entomologia a partire da adulti catturati in differenti aree corilicole piemontesi
(fig. 3). Gli allevamenti sono stati allestiti in gabbie di plexiglas e rete di nylon, all’interno delle
quali sono state poste piantine di bosso, e approvvigionati con nocciole che venivano
periodicamente sostituite. Gli allevamenti sono stati mantenuti nella serra sperimentale del
DiVaPRA Entomologia in condizioni di temperatura e umidità relativa controllate.
72
Figura 3 – Ninfa di G. acuteangulatus.
Prove di lotta in laboratorio
Nel triennio 2005-2007 sono state eseguite prove in laboratorio per valutare la tossicità diretta di
alcuni p.a. utilizzabili per la lotta alle cimici. Tutte le prove sono state condotte in capsule di Petri
( 135 mm). Per ciascun formulato saggiato le capsule sono state trattate con 1 ml di soluzione
acquosa del prodotto alla dose massima di etichetta. Per il testimone non trattato le capsule sono
state trattate con acqua. In ciascuna capsula, non appena asciutta, sono stati introdotti ninfe (3 per
capsula in 5 capsule per tesi nel 2005-2006) o adulti di G. acuteangulatus (2 per capsula in 7
capsule per tesi nel 2007) con due nocciole e una provetta contenente acqua come nutrimento e
umidità rispettivamente (fig. 4).
Figura 4 – Prove di lotta in laboratorio con ninfe di G. acuteangulatus.
Le capsule venivano conservate in camere climatizzate, con temperatura di 24±1°C, umidità relativa
di 75±5% e fotoperiodo pari a luce:buio 16:8. Per accertare la mortalità delle cimici sono stati
eseguiti controlli a distanza di 1, 24, 48 e 72 ore dall’introduzione degli individui nelle capsule.
73
Sono stati saggiati i seguenti p.a:
Anno 2005
•
endosulfan (f.c. Selner, Europhyto - dose 190 ml/hl)
•
malathion (f.c. Smart, Bayer CropScience - dose 250 ml/hl)
•
piretro (f.c. Biopiren Plus, Intrachem Italia - dose 150 ml/hl)
•
piretro+rotenone (f.c. Show, SerBios - dose 600ml/hl)
•
spinosad (f.c. Laser, Dow Agrosciences - dose 30 ml/hl)
•
thiacloprid (f.c. Calypso, Bayer CropScience - dose 25 ml/hl)
Anno 2006
•
endosulfan (f.c. Selner, Europhyto T.S.A.) (dose 190 ml/hl)
•
piretro+rotenone (f.c. Show, Serbios) (dose di etichetta 600 ml/hl)
•
spinosad (f.c. Laser, Dow Agrosciences) (dose di etichetta 30 ml/hl)
•
thiacloprid (f.c. Calypso, Bayer Cropscience) (dose 25 ml/hl)
Anno 2007
•
bifenthrin (f.c. Brigata Flo, Sipcam - 100 ml/hl)
•
deltamethrin (f.c. Decis Jet, Bayer CropScience - 80 ml/hl)
•
etofenprox (f.c. Trebon Star, Sipcam - 100 ml/hl)
•
fenitrothion (f.c. Fenitrofast, Cerexagri - 300 ml/hl).
Prove di lotta in semi-campo e campo
Localizzazione. Le prove in semi-campo e campo sono state eseguite nell’areale corilicolo delle
Langhe (CN), in particolare in appezzamenti situati nei comuni di Cravanzana e Rocchetta Belbo,
dove in passato erano stati riportati danni alla produzione causati dalle pullulazioni di coreidi e
pentatomidi (dallo 0,7% al 7% di cimiciato).
Esecuzione delle prove. L’appezzamento sede della prova è stato suddiviso in parcelle di 2 o 3 file
di piante ciascuna, a seconda delle dimensioni dell’impianto. Nell’appezzamento le parcelle erano
in numero di una per p.a. saggiato più una come testimone non trattato. Per delimitare le parcelle
sulle piante di bordo sono stati appesi nastri segnaletici al fine di rendere facilmente riconoscibile al
proprietario l’area in cui non eseguire trattamenti insetticidi.
I p.a. saggiati sono di seguito elencati:
Anno 2005
•
endosulfan (f.c. Selner, Europhyto - 190 ml/hl)
•
piretro+rotenone (f.c. Show, SerBios - 600 ml/hl)
•
spinosad (f.c. Laser, Dow Agrosciences - 30 ml/hl),
74
•
thiacloprid (f.c. Calypso, Bayer CropScience - 25 ml/hl)
Anno 2006
•
diazinone (f.c. Knox Out, Cerexagri - 300 ml/hl)
•
endosulfan (f.c. Evolution, Makhteshim Again - 150 ml/hl)
•
fenitrothion (f.c. Fenitrofast, Cerexagri - 250 ml/hl);
•
thiacloprid (f.c. Calypso, Bayer CropScience - 25 ml/hl)
Anno 2007
•
bifenthrin (f.c. Brigata Flo, Sipcam - 100 ml/hl)
•
deltamethrin (f.c. Decis Jet, Bayer CropScience - 80 ml/hl)
•
etofenprox (f.c. Trebon Star, Sipcam - 100 ml/hl)
•
fenitrothion (f.c. Fenitrofast, Cerexagri - 300 ml/hl)
•
piretro + rotenone (f.c. Show, Serbios -700 ml/hl)
Anno 2008
•
bifenthrin (f.c. Brigata Flo, Sipcam - 140 ml/hl)
•
endosulfan (f.c. Evolution, Makhteshim Chemical Works – 265ml/hl)
•
etofenprox (f.c. Trebon Star, Sipcam - 140 ml/hl)
•
lambda-cyhalothrin (f.c. Karate with Zeon technology , Syngenta – 35ml/hl).
Per valutare l’efficacia dei diversi p.a. in condizioni di semi-campo, nello stesso giorno in cui
veniva eseguito il trattamento, sulla fila interna di ciascuna parcella venivano montati sette isolatori
su rami portanti almeno quattro infruttescenze. Gli isolatori, numerati in ordine progressivo,
venivano chiusi alle due estremità e poi legati con filo animato al ramo soprastante, per impedire
che il peso piegasse o spezzasse lo stesso ramo (fig. 5). All’interno di ciascuno erano quindi
introdotti due adulti di cimice. Al fine di valutare la tossicità dei formulati sono stati poi eseguiti
controlli della mortalità a distanza di 1, 3 e 7 giorni dall’introduzione delle cimici.
75
Figura 5 – Isolatore su nocciolo impiegato nelle prove di lotta in semi-campo.
Per verificare la persistenza dei p.a. sono state effettuate introduzioni successive a diversi intervalli
dal trattamento, eseguendo nuovamente controlli della mortalità dopo 3 e 7 giorni dall’introduzione
delle cimici.
Esame delle nocciole alla raccolta. Al termine delle prove in semi-campo e campo, gli isolatori sono
stati smontati e rimossi. I frutti presenti all’interno di ciascun isolatore sono stati prelevati e
conservati separatamente in sacchetti di rete. Campioni di nocciole sono stati raccolti anche da terra,
precisamente sei campioni da 50 frutti in ciascuna parcella, sempre conservati in sacchetti di rete.
Tutte le nocciole sono state poi trasferite in laboratorio dove sono state sgusciate e sezionate per
verificare l’entità di cimiciato.
Rilevamento delle popolazioni di cimici in corileti delle Langhe
Nel biennio 2006-2007 sono stati condotti campionamenti nel comprensorio corilicolo delle Langhe
per rilevare presenza e distribuzione delle specie di cimici, precisamente in tre appezzamenti:
-
corileto situato a Murazzano, varietà Tonda Gentile delle Langhe (TGL), anno di impianto
1999, sesto di impianto 55m e forma di allevamento a cespuglio;
-
corileto situato a Cravanzana, varietà TGL, anno di impianto 1995, sesto di impianto 65m e
forma di allevamento a vaso cespugliato;
-
corileto situato a Castelnuovo Bormida, varietà TGL, anno di impianto 1998, sesto di impianto
55m e forma di allevamento a cespuglio.
Nel 2007 il corileto di Castelnuovo Bormida è stato sostituito da:
-
corileto situato a Bosia, varietà TGL, anno di impianto 1993, sesto di impianto 65m e forma di
76
allevamento a cespuglio.
In ciascun appezzamento, ogni dieci giorni a partire da metà maggio sino a fine luglio, nelle prime
ore del mattino sono stati eseguiti i campionamenti mediante lo scuotimento della semichioma di sei
piante, tre piante per fila, su un telo collocato nell’interfilare sottostante la proiezione delle
semichiome medesime. Al termine dello scuotimento il materiale raccolto nel telo era posto in
sacchetto di polietilene, separato per data e località di campionamento, e trasferito in laboratorio,
dove si procedeva alla separazione, al conteggio e all’identificazione degli individui catturati.
Al momento della raccolta, in ogni corileto indagato sono stati prelevati cinque campioni di 50 frutti
ciascuno; i campioni così prelevati sono stati trasferiti in laboratorio dove le nocciole sono state
sgusciate, divise in quattro parti e osservate attentamente per rilevare le alterazioni al seme dovute
all’attività trofica delle cimici.
________________________________________________________________________________
Risultati e discussione
Valutazione della tossicità diretta su cimici in prove di laboratorio
Anno 2005
Le prove condotte in laboratorio hanno mostrato una buona efficacia insetticida nei confronti delle
ninfe di G. acuteangulatus per tutti i p.a. saggiati, ad eccezione dello spinosad (tab. 1). In
particolare malathion e thiacloprid hanno raggiunto una mortalità pari a 100% già dopo 24 ore
dall’introduzione. Molto efficaci sono comunque risultati dopo 72 ore anche endosulfan (mortalità
pari a 100%), la miscela piretro+rotenone (mortalità pari a 93%) e piretro (mortalità pari a 80%).
p.a.
f.c.
dose
n. ninfe
% mortalità dopo
(ml/hl)
introdotte
24 ore
48 ore
72 ore
testimone
---
---
15
0,0
0,0
0,0
endosulfan
Selner
190
15
66,7
93,3
100,0
malathion
Smart EW
250
15
100,0
---
---
piretro
Biopiren Plus
150
15
60,0
66,7
80,0
piretro + rotenone Show
600
15
73,3
80,0
93,3
rotenone
Bioroten
300
15
6,7
40,0
60,0
spinosad
Laser
30
15
13,3
20,0
33,3
thiacloprid
Calypso
25
15
100,0
---
---
Tabella 1 – Mortalità percentuale cumulata rilevata 24, 48 e 72 ore dopo l’introduzione delle ninfe
di G. acuteangulatus nelle capsule trattate in laboratorio nel 2005.
77
Anno 2006
Sono state confermate sia l’efficacia dei p.a. thiacloprid, endosulfan e piretro+rotenone in miscela
sia l’inefficacia del p.a. spinosad. In particolare thiacloprid e piretro+rotenone hanno raggiunto una
mortalità pari al 100% rispettivamente dopo 24 e 72 ore dall’introduzione, mentre endosufan ha
raggiunto una mortalità pari a 93% dopo 48 ore (fig. 6).
piretro+rotenone
thiacloprid
spinosad
testimone
endosulfan (Selner)
100.0
% mortalità
80.0
60.0
40.0
20.0
0.0
1h
24h
48h
72h
Figura 6 - Mortalità percentuale cumulata rilevata 1, 24, 48 e 72 ore dopo l’introduzione delle ninfe
di G. acuteangulatus nelle capsule trattate in laboratorio nel 2006.
Anno 2007
Tutti i p.a. saggiati sono risultati efficaci nei confronti di G. acuteangulatus (fig. 7). I p.a.
etofenprox e deltamethrin hanno mostrato un elevato potere abbattente raggiungendo mortalità
rispettivamente pari a 79% e 93% già un’ora dopo l’introduzione. A distanza di 24 ore
dall’introduzione non è stata più rilevata alcuna differenza tra i p.a. utilizzati, in quanto tutti hanno
mostrato un’elevata tossicità causando una mortalità pari a 100%.
78
100
93
testimone
bifenthrin
90
79
80
deltamethrin
etofenprox
mortalità %
70
fenitrothion
60
50
40
30
20
10
14
0
0
1h
24h
48h
Figura 7 - Mortalità percentuale cumulata rilevata 1, 24, 48 ore dopo l’introduzione degli adulti di
G. acuteangulatus nelle capsule trattate in laboratorio nel 2007.
Valutazione della tossicità e persistenza dei p.a. in semi-campo
Anno 2005
Introduzione degli insetti immediatamente dopo il trattamento. I p.a. spinosad e endosulfan hanno
confermato i risultati ottenuti nelle prove di laboratorio, raggiungendo dopo 8 giorni una mortalità
rispettivamente nulla e pari a 88% (fig. 8). È da considerare invece la minor efficacia mostrata in
semi-campo da thiacloprid e da piretro+rotenone che hanno raggiunto dopo una settimana mortalità
esigue, pari rispettivamente a 38% e 13%.
Introduzione degli insetti una settimana dopo il trattamento. Negli isolatori delle tesi che hanno
mostrato una maggior efficacia, cioé endosulfan e thiacloprid, è stata effettuata una seconda
introduzione di cimici una settimana dopo il trattamento (fig. 8). Il thiacloprid, oltre a una scarsa
efficacia, già rilevata con la prima introduzione, ha mostrato anche una scarsa persistenza d’azione,
provocando una mortalità pari a 13% degli insetti. Al contrario, endosulfan ha causato una mortalità
pari a 50%, manifestando quindi una certa persistenza.
79
100
90
mortalità %
testimone
88
endosulfan
80
piretro+rotenone
70
spinosad
thiacloprid
60
50
50
38
40
30
20
10
13
0
13
0
0
0
T0
T1
Figura 8 - Mortalità percentuale degli adulti di G. acuteangulatus introdotti immediatamente (T0) e
una settimana (T1) dopo il trattamento nelle prove di semi-campo condotte a Cravanzana nel 2005.
Anno 2006
Introduzione degli insetti immediatamente dopo il trattamento. La tossicità è stata riferita alla
mortalità rilevata dopo 8 giorni (fig. 9). Tra i p.a. saggiati endosulfan ha confermato di essere il più
efficace nei riguardi del coreide con una mortalità pari a 90%, seguito da fenitrothion (mortalità pari
a 80%). Thiacloprid e diazinone, rispettivamente con una mortalità pari a 30% e a 20%, non hanno
invece mostrato un’efficacia soddisfacente, a conferma per il primo p.a. di quanto già osservato nel
2006.
Introduzione degli insetti una settimana dopo il trattamento. La persistenza è stata saggiata per i due
p.a. più efficaci endosulfan e fenitrothion che hanno mostrato entrambi una discreta tossicità
rispettivamente con una mortalità pari a 50 e 60% (fig. 9).
testimone
100
90
90
diazinone
80
endosulfan
80
fenitrothion
mortalità %
70
60
60
thiacloprid
50
50
40
30
30
20
20
20
10
10
0
T0
T1
Figura 9 - Mortalità percentuale degli adulti di G. acuteangulatus introdotti immediatamente (T0) e
una settimana (T1) dopo il trattamento nelle prove di semi-campo condotte a Cravanzana nel 2006.
80
Anno 2007
Introduzione degli insetti immediatamente dopo il trattamento. Il p.a. più efficace nei riguardi del
coreide è risultato essere deltamethrin, p.a. peraltro non ancora registrato su nocciolo, che ha
causato una mortalità pari a 93% e 100% rispettivamente dopo 2 e 7 giorni dall’introduzione,
mostrando anche un alto potere abbattente (fig. 10). Anche l’altro piretroide saggiato bifenthrin ha
manifestato un’elevata efficacia e un buon potere abbattente (mortalità pari a 71% e 86% dopo 2 e 7
giorni rispettivamente). Buona tossicità ha ancora mostrato il p.a. etofenprox con una mortalità pari
a 50% dopo 2 giorni e 57% dopo 7 giorni. É da considerare invece la scarsa efficacia del
fenitrothion che ha provocato una mortalità del 14%, pari a quella del testimone, dopo 2 giorni e
soltanto del 36% dopo 7 giorni, a differenza di quanto rilevato nella prova di semi-campo condotta
nel 2006, dove la mortalità era stata pari a 80%. Infine si conferma la scarsa efficacia della miscela
piretro+rotenone con 7% e 36% di mortalità rispettivamente dopo 2 e 7 giorni.
testimone
100
100
bifenthrin
86
90
deltamethrin
etofenprox
80
fenitrothion
mortalità %
70
piretro+rotenone
57
60
50
36
40
30
36
21
20
10
0
T0
1
Figura 10 – Mortalità percentuale degli adulti di G. acuteangulatus introdotti immediatamente
dopo il trattamento (T0) nelle prove di semi-campo condotte a Cravanzana nel 2007.
Anno 2008
Introduzione degli insetti immediatamente dopo il trattamento. Tutte i p.a. saggiati sono risultati
efficaci, con valori di mortalità compresi tra 86% e 100% (fig. 11). Un discreto potere abbattente è
stato osservato già un giorno dopo l’introduzione per i due piretroidi bifenthrin (mortalità pari a
71%) e lambda-cyhalothrin (mortalità pari a 64%).
Introduzione degli insetti una settimana dopo il trattamento. Per quanto riguarda invece la
persistenza sono state rilevate differenze notevoli fra i p.a. a confronto (fig. 11). Endosulfan e
lambda-cyhalotrin hanno mostrato una tossicità ancora elevata una settimana dopo il trattamento
81
raggiungendo entrambi mortalità pari a 92% 7 giorni dopo l’introduzione degli insetti. Al contrario
gli altri p.a. hanno causato una mortalità compresa tra 31% e 50%. Vista l’alta mortalità provocata
da endosulfan e lambda-cyhalotrin la loro persistenza è stata ulteriormente saggiata con una
seconda introduzione due settimane dopo il trattamento.
Introduzione degli insetti due settimane dopo il trattamento. Sia endosulfan che lambda-cyhalotrin
hanno mostrato buona persistenza d’azione anche due settimane dopo il trattamento, provocando
mortalità rispettivamente pari a 64% e 79%, rispetto al testimone non trattato con mortalità pari a
21% (fig. 11).
testimone
100 100
bifenthrin
100
93
92
92
endosulfan
86
90
lambda-cyhalothrin
64
70
mortalità %
etofenprox
79
80
60
50
50
42
40
31
30
21
20
10
7
0
T0
T1
T2
Figura 11 – Mortalità percentuale degli adulti di G. acuteangulatus introdotti immediatamente
(T0), una settimana (T1) e due settimane (T2) dopo il trattamento nelle prove di semi-campo
condotte a Rocchetta Belbo nel 2008.
Esame delle nocciole alla raccolta
Anni 2005-2006
Nel biennio 2005-2006 dall’esame delle nocciole raccolte negli isolatori non sono emerse differenze
significative per quanto concerne l’entità del cimiciato nelle tesi a confronto, in particolare nel 2006
nessun seme, né tra quelli prelevati negli isolatori né tra quelli raccolti a terra, mostrava le
alterazioni tipiche causate dalle punture di nutrizione delle cimici.
Anno 2007
Dall’esame dei frutti raccolti all’interno degli isolatori nel 2007 è emerso come i due piretroidi
saggiati, che avevano mostrato la maggior tossicità nelle prove di semi-campo nei confronti di G.
acuteangulatus, siano risultati al contempo i più efficaci anche nel contenimento del danno (tab. 2).
Negli isolatori delle parcelle trattate con i due piretroidi non sono stati rilevati frutti cimiciati. Fra i
due p.a. però deltamethrin non è ancora registrato per trattamenti sul nocciolo, mentre bifentrin ha
82
ottenuto un’estensione di etichetta proprio nel 2007. Nonostante la presenza di cimiciato in alcune
tesi, non sono tuttavia emerse differenze statisticamente significative fra le tesi. È da rilevare
peraltro come nella tesi trattata con la miscela piretro+rotenone il danno sia stato addirittura
maggiore rispetto a quello osservato nella tesi testimone non trattato.
Nei campioni raccolti a terra nelle tesi a confronto, a conferma della scarsa presenza di cimici
all’interno del corileto, non sono stati osservati più di 2 frutti colpiti su 250 raccolti per parcella;
non è stato quindi possibile mettere in evidenza eventuali differenze di efficacia in pieno campo tra
i diversi formulati (tab. 2).
isolatori
p.a.
campo
%
%
%
sane
cimiciate vuote
%
%
avvizzite sane
%
%
%
cimiciate vuote
avvizzite
testimone
83,78
6,76
4,05
5,41
94,40
0,40
3,20
2,00
bifenthrin
84,00
0,00
8,00
8,00
97,20
0,40
2,40
0,00
deltamethrin
84,72
0,00
4,17
11,11
99,20
0,40
0,00
0,40
etofenprox
67,86
3,57
7,14
21,43
98,00
0,00
1,20
0,80
fenitrothion
78,75
7,50
5,00
8,75
97,60
0,40
1,60
0,40
piretro + rotenone
68,85
22,95
6,56
1,64
98,40
0,80
0,80
0,00
Tabella 2 – Percentuali medie di nocciole sane, cimiciate e con altri difetti nei campioni prelevati
all’interno degli isolatori e raccolti a terra nella prova di semi-campo condotta a
Cravanzana nel 2007.
Anno 2008
Anche nella sperimentazione condotta nel 2008, dall’esame dei campioni raccolti a terra in ciascuna
parcella è emersa una bassa incidenza di cimiciato, con un valore pari a 1% nel testimone, sempre a
testimonianza di una scarsissima presenza di cimici nel corileto (tab. 3). Nei campioni raccolti
all’interno degli isolatori è stato invece possibile notare una riduzione del danno rispetto al
testimone, soprattutto nelle parcelle trattate con bifenthrin ed endosulfan (tab. 3). Occorre però
tener conto del fatto che le cimici hanno stazionato all’interno degli isolatori per tempi diversi in
relazione alla tesi, precisamente:
•
testimone per 31 giorni;
•
bifenthrin per 14 giorni;
•
etofenprox per 14 giorni;
•
endolsulfan per 31 giorni;
•
lamda-cyhalothrin per 21 giorni.
83
p.a.
isolatori
campo
%
%
sane
testimone
bifenthrin
%
%
%
cimiciate vuote
abortite
sane
cimiciate vuote
abortite
17,46
49,27
0,00
27,61
92,00
1,00
6,67
0,00
34,72
0,00
6,57
30,93
97,67
0,33
0,00
0,67
endosulfan 83,90
1,19
5,27
7,78
97,33
0,67
2,00
0,00
etofenprox 69,48
9,43
10,22
10,86
99,00
0,67
0,33
0,00
16,94
5,56
11,67
90,67
0,67
8,67
0,00
lambda-
63,98
%
%
%
cyhalothrin
Tabella 3 – Percentuali medie di nocciole sane, cimiciate e con altri difetti nei campioni prelevati
all’interno degli isolatori e raccolti a terra nella prova di semi-campo condotta a
Rocchetta Belbo nel 2008.
A parità di tempo (31 giorni) endolsulfan ha quindi dimostrato di contenere efficacemente i danni
provocati dalle cimici con 1% di semi cimiciati contro 49% del testimone nono trattato. Pur con una
presenza di cimici per un tempo inferiore (rispettivamente 21 e 14 giorni), lambda-cyhalothrin ed
etofenprox non sono stati in grado di ridurre altrettanto efficacemente il danno: infatti le percentuali
di semi cimiciati, rispettivamente 17% e 9%, sono state abbastanza elevate. Buona riduzione del
cimiciato ha invece mostrato bifenthrin, capace di contenere totalmente il danno all’interno degli
isolatori ove le cimici avevano stazionato per 14 giorni.
Rilevamento delle popolazioni di cimici in corileti delle Langhe
In entrambi gli anni 2006-2007 è stata rinvenuta una quantità di cimici estremamente esigua,
compresa fra 10 e 20 individui raccolti complessivamente nell’intera stagione in tutti i corileti.
Anche il danno rilevato sui campioni di nocciole prelevati negli appezzamenti indagati è sempre
stato al di sotto della soglia di danno, non superando, se presente, valori pari a 1%. La riduzione
delle popolazioni osservata nel comprensorio corilicolo piemontese non ha quindi permesso
un’adeguata valutazione dell’attività delle molecole in pieno campo.
________________________________________________________________________________
Conclusioni
Rispetto alla fine degli anni ’90 le popolazioni di cimici nei corileti piemontesi sono notevolmente
ridotte come emerso sia nelle prove di lotta in campo sia nei campionamenti svolti nel biennio
2006-2007. La scarsità di cimici rilevata e di conseguenza la bassa incidenza di danno potrebbero
essere imputabili a condizioni climatiche avverse (periodi secchi alternati ad altri con elevata
piovosità come avvenuto nel 2008) che potrebbero aver influenzano negativamente il ciclo
84
biologico di questi insetti. Potrebbero tuttavia aver influito anche i ripetuti trattamenti effettuati
negli ultimi anni con prodotti altamente tossici nei confronti delle cimici, come quelli a base di
endosulfan, la cui formulazione microincapsulata, inserita anche nei disciplinari regionali di difesa
integrata, garantiva maggiore efficacia e persistenza in campo. Gli attuali cambiamenti climatici,
insieme alla revisione degli agrofarmaci in corso, non permettono quindi di escludere la possibilità
che un’improvvisa pullulazione di questi fitofagi possa ripetersi in futuro nel comprensorio
corilicolo piemontese. La sperimentazione condotta nel periodo 2005-2008 ha consentito, di volta in
volta, di valutare le caratteristiche dei vari formulati che potrebbero essere utilizzati in caso di
pesanti infestazioni.
In particolare nei diversi anni i p.a. che hanno mostrato maggiore efficacia nelle prove di semicampo sono stati endosulfan, bifenthrin, deltamethrin, lambda-cyhalothrin ed etofenprox.
Quest’ultimo, già saggiato in passato in campo (Michelatti et al., 2003), ha tuttavia mostrato
un’efficacia non costante nei diversi anni, come fenitrothion, mentre diazinone, piretro+rotenone,
spinosad e thiacloprid non hanno fornito risultati soddisfacenti. I piretroidi hanno quindi mostrato la
maggior tossicità nei riguardi degli adulti di G. acuteangulatus; inoltre bifenthrin e deltamethrin
sono apparsi efficaci anche nel contenimento del cimiciato, diversamente da lambda-cyhalothrin ed
etofenprox. Tra questi lambda-cyhalothrin è tuttavia il p.a. che ha mostrato una maggiore
persistenza d’azione, paragonabile a quella di endosulfan. Non è stata però saggiata la persistenza di
deltamethrin, che non è stato sinora autorizzato all’uso su nocciolo.
Dalle prove eseguite è emerso quindi come tra i p.a. saggiati bifenthrin e lambda-cyhalothrin siano
quelli che attualmente potrebbero rappresentare una possibile alternativa a endosulfan, il primo per
il potere abbattente e l’elevato contenimento del danno e il secondo per la persistenza. Entrambi
risultano però carenti almeno in un aspetto nei confronti di endosulfan, dimostratosi ancora il p.a.
più efficace in termini sia di attività e persistenza sia di riduzione del cimiciato. Per il futuro merita
tuttavia verificare il presumibile effetto di repellenza esplicato da bifenthrin che potrebbe supplire
alla sua scarsa persistenza. Inoltre ulteriori indagini sulla persistenza e sugli effetti collaterali
potrebbero essere condotte nei confronti di deltamethrin, ai fini di una sua estensione di impiego sul
nocciolo.
Nella valutazione dell’efficacia dei p.a. occorre però non trascurare l’effetto dei trattamenti
sull’artropodofauna utile, che nell’agroecosistema corileto, fortunatamente ancora caratterizzato
dalla presenza di numerose specie di limitatori naturali, svolge un ruolo fondamentale nel
mantenimento degli equilibri naturali. In effetti è noto come i piretroidi siano poco selettivi nei
confronti di acari e insetti predatori e parassitoidi. Pertanto sarà importante verificare l’impatto dei
p.a. risultati più efficaci nei confronti delle cimici anche sui principali gruppi di nemici naturali
85
presenti in corileto.
La revisione della normativa europea in materia di agrofarmaci (Dir. CEE 91/414) sta cambiando il
panorama della difesa del nocciolo e di molte altre colture, e molti p.a. finora impiegati sono stati
revocati o hanno subito restrizioni d’impiego pertanto, negli anni a venire, sarà importante
proseguire la sperimentazione alla ricerca di p.a. efficaci contro le cimici e a basso impatto
ambientale.
________________________________________________________________________________
Ringraziamenti
Si ringrazia per la collaborazione l’azienda agricola Buffa Silvio di Rocchetta Belbo (CN).
86
87
Consorzio di Ricerca Sperimentazione e Divulgazione
per l’Ortofrutticoltura Piemontese
Centro Sperimentale Corilicolo (Az. Nasio) Cravanzana
Centro Sperimentale Corilicolo
Referente: Dott.ssa Maria Corte
Cell. 335/8143030
Piazza Oberto, 1 – 12060 BOSSOLASCO
Az. Sperimentale Nasio –CRAVANZANA
[email protected]
88