Le città non sono fatte di abitazioni, ma di abitanti

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Le città non sono fatte di abitazioni, ma di abitanti
L’Huffington Post
22 novembre 2014
Le città non sono fatte di
abitazioni, ma di abitanti
Stefano Boeri
"Le città non sono fatte di abitazioni, ma di abitanti", c'è scritto sul sito di DAR-casa, una delle
cooperative a proprietà indivisa che hanno meglio operato nell'edilizia sociale a Milano.
Dovremmo scrivercela nel pensiero questa frase.
Le occupazioni, gli inquilini morosi, l'abbandono, gli sgomberi, le porte sprangate...non devono
essere gestiti solo come un problema di spazi e vani: da liberare o da riassegnare.
In Italia ci sono più appartamenti che famiglie; e più vani che abitanti.
Ci sono decine di migliaia di appartamenti di Edilizia Residenziale Pubblica vuoti (e altre migliaia
occupati abusivamente) e 700mila cittadini in lista di attesa; con la media attuale ci vorrebbero 1000
anni per farli entrare tutti nell'abitazione a cui hanno diritto.
In Italia ci sono decine di migliaia di persone (soprattutto giovani) che non rientrano nei parametri
ERP ma non riescono ad accedere al mercato libero. E centinaia di migliaia di appartamenti e uffici
privati vuoti, perché sfitti e invenduti.
Ma questi paradossi non si risolvono solo con l'efficienza di chi amministra e con la forza legittima
degli sgomberi. Non basta, da solo, un piano per gestire meglio la contabilità e le procedure di
assegnazione degli ex IACP (oggi Aler); e neppure - bisogna saperlo - è sufficiente una politica di
ripristino della legalità che eviti, finalmente, che la fragilità di chi occupa le case ERP annulli i
diritti ad abitare dei cittadini in lista di attesa, spesso ancora più fragili.
Serve per la casa lo stesso ribaltamento di paradigma che si è fatto per il lavoro, quando
l'attenzione delle politiche pubbliche si è spostata: dal posto di lavoro alla vita di chi lavora.
Quello che serve oggi è una politica per la casa che sposti l'attenzione: dagli spazi da abitare agli abitanti e alle loro vite.
Serve un intervento coordinato - città per città - che coordini i progetti di recupero e riequilibrio del
patrimonio ERP, con il potenziamento dei progetti di Social Housing (che affittano al doppio
dell'ERP e alle metà del mercato libero) e con le politiche per reimmettere sul mercato delle
abitazioni a basso costo le migliaia di appartamenti e uffici privati vuoti.
E per far questo, servono nelle grandi città Agenzie della Casa che affrontino con una visione
integrata il problema dell'abitare.
Coinvolgendo gli enti locali, le banche e il mondo dei piccoli proprietari privati. Agenzie per la
Casa con una regia pubblica, che uniscano le politiche sulla casa a quelle sui servizi sociali e sulla
cultura. Che orientino ogni intervento secondo una visione integrata dei problemi di quel
territorio. E che si affidino per questi alle cooperative e i soggetti del privato sociale; i soli che
sanno come intervenire nella vita degli inquilini delle abitazioni popolari; come sostenerli
nell'accesso ai servizi di quartiere (asili, centri anziani, ma anche biblioteche di condominio...) e
nella ricerca di un lavoro; come accompagnarne le scelte di mobilità; come aiutarli ad uscire dalla
morosità o dall'illegalità.
Le città non sono fatte di abitazioni, ma di abitanti.