Intervista a Massimo Moriconi

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Intervista a Massimo Moriconi
Questo libro rappresenta il coronamento di una lunga e gloriosa carriera didattica: raccontaci come nasce un'opera così completa ed ambiziosa.
«Come molti musicisti, f i n dall'età d i ventidue anni ho
insegnato privatamente ed i n alcune scuole, ma sempre senza un
metodo preciso e senza pormi troppe domande. Con La nascita
de1l'U.M. ho avuto la più grande opportunità didattica della mia
vita; per La prima volta, infatti, mi sono trovato d i fronte a l proprietario d i una scuola [Ivano Cassella] che mi chiedeva d i organizzare seriamente ed i n completa Libertà un programma d i studi
per il basso elettrico. Coadiuvato dalla presenza d i alcuni validi
colleghi, m i sono posto il problema d i creare una rigorosa impostazione didattica a l corso, i n modo da affrontare gli argomenti
principali della musica i n maniera graduale e completa. Nelle
scuole d i musica moderna non esiste, infatti, un programma vero
e proprio ben organizzato come nei conservatori, e anche se
ormai sono tantissime le pubblicazioni i n commercio, queste
sono spesso dei "brodi concentrati" che parlano d i t u t t o ma
senza approfondire e senza permettere all'allievo d i assimilare
gradualmente i concetti d i base, generando spesso solo gran
confusione. Questi due libri sono quindi il frutto dell'esperienza
accumulata i n questi sette-otto anni d'insegnamento e d i contatt o continuo con g l i allievi de1l'U.M. e del quotidiano lavoro
d'aggiornamento e modifica. Ora finalmente ho raggiunto una
forma che rispetta fedelmente il mio modo d i vedere Lo studio
del basso elettrico e mai come oggi sono consapevole dell'enorme responsabilità che grava sulle spalle d i un insegnante e degli
enormi danni che si possono creare ad un allievo con una didattica sbagliata ed incosciente.))
ComP strutturato il libro?
« I l libro è strutturato i n tre parti. Nella prima parte,
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"Armonia", sono affrontate le triadi, l'armonizzazione della scala
maggiore e delle scale minori, Le scale esatonali e diminuite, ecc.
ma i n una maniera molto pratica: creando linee d i basso sulle
sigle, studiando dei riff i n vari stili, analizzando degli standard
famosi. Si studia quindi sì la teoria, ma applicandola immediatamente sullo strumento. Ogni esercizio d i questa sezione è, infatti, corredato da una base minus-one, i n modo che l'allievo, partendo dai miei patterns per capire i n che direzione andare, possa
poi affrontare l'esercizio a modo suo, cominciando così a costruire i n maniera divertente un proprio stile, una propria personalità.
I n questa maniera le informazioni sono sempre assimilate e filtrate senza mai essere subite.
La seconda sezione, "Tecnica", contiene degli esercizi per la resistenza ed il controllo, coordinati progressivamente con gli argomenti studiati nella parte armonica. Questi sono presentati con
molte varianti d i dinamiche, accenti, eccetera, una prassi già
applicata nei metodi per il conservatorio, che permette d i vedere
ogni esercizio sempre i n maniera diversa, rendendolo così molto
più musicale.
La terza parte, "Lettura", è volutamente stampata i n forma manoscritta, sia quella ritmica sia quella melodica, per abituarsi a
leggere i n questo formato, che è quello che capita più spesso d i
incontrare nelle situazioni professionali. Molte delle partiture
contenute i n questa sezione, provengono dai turni che ho fatto
i n studio nella mia carriera, dando così allo studente un'idea
molto veritiera del tipo d i Lavoro che dovrà affrontare.))
Questo libro nasce come ausilio didattico delle tue lezioni: che
consigli ti ?enti di dare a chi ne affronterà da solo lo studio
«E una domanda molto difficile poiché è sicuramente
indispensabile la mia presenza per capire bene certi argomenti.
I n questo libro però ho cercato d i parlare molto, d i mettere
l
diversi esercizi suonati, di fare molti esempi scritti, sempre sforzandomi d'essere più chiaro possibile proprio per risolvere questo
problema. A chi si appresta a studiare da solo questi Libri consiglio, prima di tutto, di non saltare nemmeno una riga. I o faccio
Lezione a dei professionisti e molto spesso inizio proprio dalle
prime pagine perché, anche se alcuni argomenti si conoscono
già, è importante capire bene questo nuovo approccio creativo e
non geometrico a l basso elettrico che costringe sempre a pensare
mentre si suona. Ricordatevi poi di studiare t u t t i i giorni e di
non accontentarvi mai delle soluzioni proposte dal Libro; cercate
sempre di creare delle vostre alternative, questo e solo questo
permette d i diventare dei musicisti originali e non dei cloni.
Infine, tenete a mente che non c'è solo Lo studio alla base di un
bravo musicista, ma anche l'esperienza e La pratica. A t a l proposito mi viene i n mente quel famoso aneddoto Zen:
"Allievo: Maestro ho passato tutta la vita a studiare i vostri Libri!
Maestro: Ma così non hai avuto iltempo di imparare niente!"
Come insegnante, quali sono le domande che ti sono rivolte più
spesso e quali sono le maggiori carenze che riscontri nella
nuova generazione di studenti?
((10faccio tre o quattro seminari a l mese, insegno i n
tre scuole e privatamente, quindi gran parte del mio tempo è
dedicata alla didattica e questo mi permette di incontrare centinaia di bassisti e non solo, poiché ultimamente ho cominciato ad
occuparmi di Laboratori d'improwisazione. La domanda che mi
viene rivolta più spesso è come si fa a pensare tutte le note mentre si suona, o come si fa a non essere ripetitivi nelle proprie
esecuzioni. Iloroblema di fondo è che
il basso è uno strumento che permett e L'utilizzo delle geometrie, quindi
molti studenti diventano succubi di
questo sistema meccanico di suonare;
così quando t u li costringi ad evitare
gli automatismi, non riescono più a
pensare. Le triadi ad esempio sono un
argomento molto semplice per tutti,
ma se t u cambi la visione geometrica
dell'arpeggio e cominci a pensare
nota per nota, tutto diventa più difficile. Joe Pass diceva per provocazione: "La musica i n fondo è solo triadi
maggiori e minori". Per capire questa
frase basta pensare alla scala diminuita semitono - tono, che è un argomento avanzato, eppure può essere
pensato come la combinazione d i
quattro triadi maggiori a distanza di
terza minore. I n sintesi, studiare un
argomento basilare con le geometrie
vuol dire privarsi della possibilità di
capire più facilmente gli argomenti
complessi. Bisogna quindi ricominciare da capo e, se non si è fatto prima,
studiare a fondo gli elementi più semplici ed imparare a combinarli e manipolarli i n maniera creativa. Questo è
un a l t r o problema degli s t u d e n t i
d'oggi: sono continuamente bombardati da una grossa quantità d'informazioni, che accettano senza capire e
senza analizzare. Bisogna cercare
sempre di fare nostri gli insegnamenti
ricevuti e personalizzarli, altrimenti
rischiamo di suonare t u t t i allo stesso
modo. E proprio la creatività e la capacità di combinazione, che permette
a Tony Levin di fare con un basso a
tre corde quello che un altro non fa
con uno a dodici corde.»
Che tipo di studi hai fatto e come
credi sia cambiato il modo di studiare rispetto ai tuoi tempi?
«Ai miei tempi non se studiava se sonava! Tutti i musicisti
che hanno fatto la storia della musica
non studiavano ma suonavano tanto,
...
sviluppando così l'orecchio, l'istinto e la creatività. I n realtà ho
cominciato a studiare negli ultimi dieci anni; a trent'anni, infatti, avevo già suonato con tutti gli americani approdati i n Italia,
accumulando un'enorme esperienza che ho poi rianalizzato a
posteriori. Questo approccio istintivo non sarebbe possibile oggi
perché il mondo della musica è cambiato. Con l'avvento del click
e i n generale delle macchine oggi è richiesta sempre una maggiore preparazione e professionalità ai musicisti. Ildifficile è riuscire a conciliare la meccanicità che è necessaria oggi, con La
musicalità istintiva tipica della vecchia generazione. Oggi un
ragazzo di vent'anni è sicuramente condizionato dall'ambiente
che Lo circonda, è portato quindi a studiare i n maniera rigorosa,
ma molto spesso fredda e concentrata solo sull'aspetto tecnico; il
compito di noi over-40 è quello d i far capire com'era vissuta
prima la musica e di far apprezzare ai giovani quel modo di suonare alla Luce delle nuove conquiste. E per questo che studiare da
soli oggi è molto difficile, poiché si corre il rischio di prendere
una direzione sbagliata. Uno dei maggiori pericoli è quello di
perdere di vista il vero ruolo del basso elettrico. Per carità, non
ho nulla contro i bassi a settanta corde, va benissimo, ma non
bisogna mai dimenticare Le origini dello strumento che si suona:
è l'errore più grave.))
Ti ricordi qualche aneddoto particolare dell'inizio della tuo
carriera di didatta?
((All'inizio avevo paura di far Lezione e mi dicevo "mo'
che me invento la prossima volta!". A volte venivano dei bassisti
che suonavano cose velocissime, anche più d i me, quindi mi
dovevo sforzare di trovare un'im~ostazione diversa che non si basasse
solo sulla tecnica. Scoprii, infatti,
che quando gli chiedevo di suonare
le stesse cose a metà della velocità
si perdevano completamente: avevo
trovato la chiave giusta per affrontare il problema. M i ricordo una
volta che entrai i n una scuola per
tenere un seminario: sembrava un
nido di vespe, tutti suonavano tremila note a l secondo. Così mi siedo
e chiedo di suonarmi un blues nei
q u a t t r o tasti: f u u n massacro!
Dopodiché chiesi Loro di suonare un
pezzo che conoscevano bene, ma
con il metronomo fissato a sessanta: non si sentiva "volare una mosca". Questo per dire che spesso le
cose che sembrano p i ù semplici
sono le più difficili da fare, ma questo si capisce solo entrando i n contatto con altri musicisti e confrontandosi assieme.))
Quali sono le capacità che prediligi
in un ollievo?
((L'avvenenza fisica
no scherzo,
sicuramente le doti umane. L'umiltà
prima di tutto e sicuramente ilfatto
di sentirmi stimato, che non vuol
dire idolatrato, ma semplicemente
che, mentre sto spiegando uno non
deve suonare il basso o farsi i fatti
suoi. Le doti musicali le percepisco
invece a feeling. Quando faccio le
audizioni, infatti, e sento per la prima volta un ragazzo, capisco subito
a pelle se farà questo mestiere oppure no. A prescindere dalla sua
preparazione, riesco a percepire
l'istinto animalesco di chi è portato
per Lo strumento. Infine una dote
fondamentale è che uno studi: ai
privati più di due lezioni consecutive le faccio solo se studiano, perché
nell'insegnare voglio avere soddisfazione, e più uno si impegna, più io
mi diverto. Poco importa se all'inizio si sbaglia tutto: l'essenziale è
...
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costruire un dialogo, uno scambio e avere sempre La voglia d i
dare ilmassimo.))
Credi che la predisposizione sia un elemento essenziale per iniziare a studiare il basso, o chiunque, guidato nella maniera
opportuna, può raggiungere ottimi risultati?
«No, per raggiungere ottimi risultati bisogna avere delle doti naturali, però guidati nella maniera opportuna sicurament e si arriva prima ai propri obiettivi. Nessuno potrà mai insegnarti ad essere un musicista originale. Gli artisti i o non li ho mai
fabbricati, me L i sono trovati davanti; li ho solo aiutati a sviluppare prima Le proprie capacità innate.))
Tu, oltre ad essere direttore della facoltà di basso delL'Università della Musica di Roma, sei anche il responsabile
didattico di tutti i corsi. Parlaci di come funziona questa scuola, di come sono organizzate le lezioni e di quali sono gli insegnanti che collaborano con te.
«IL corso d i basso de1l'U.M. è molto articolato ed è
sicuramente difficile descriverlo i n poche parole, quindi consiglio
agli interessati di mettersi i n contatto direttamente con La segreteria. I n breve sono cinque anni, di cui i primi tre formativi sono
divisi i n tre materie: armonia, Lettura e tecnica. I L quarto e quint o anno sono invece più specializzati poiché L'allievo ha raggiunt o una sua consapevolezza che gli permette d i scegliere gli insegnanti, gli argomenti e gli stili che Lo interessano d i più: jazz,
Latin, pop, eccetera. Questi corsi sono coadiuvati dalla Lezioni
collettive di teoria e dai vari Laboratori: basso e chitarra il primo
anno, basso e batteria il secondo anno, pratica di sala il terzo,
per permettere agli allievi di suonare quanto più possibile riproducendo le reali situazioni Lavorative. Gli insegnanti sono t u t t i
degli s t i m a t i professionisti; i n primis abbiamo Gianfranco
Gullotto, Luca Pirozzi ed Andrea Avena che mi accompagnano f i n
dagli esordi. A questi si sono aggiunti il bravissimo Marco
Siniscalco, Carlo Zaratti (un bassista specializzato nella salsa) e
gli ex allievi Patti, Rosatelli, Saracini. I L segreto d i questa scuola
è che si basa su d i un solido programma didattico, preparato nei
minimi dettaqli e che quindi funziona sempre a l meglio, a prescindere dalla presenza d i questo o quell'insegnante.»-
Per iscriversi bisogna avere una preparazione di base o si può
essere anche alla prime armi?
«Per me se uno parte da zero è meglio, perché affrontare una nuova didattica dopo aver accumulato per anni abitudi-
n i sbagliate è molto difficile. Esistono dei corsi base che servono
da preparazione per L'iscrizione a l primo anno.))
Attualmente
locale?
vivi anche a Milano. Insegni in qualche struttura
«Sì. A Milano, oltre che privatamente, insegno da due
anni i n una piccola scuola a Gallarate: il Centro Espressione Musica. Qui c'è una atmosfera molto serena ed ho quindici allievi
molto volenterosi; ogni mese organizziamo dei divertentissimi
concerti-lezione i n un Locale adiacente.))
I l tempo dedicato a questi libri e alla didattica in generale
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come credi abbia contribuito alla tua formazione di musicista?
«La mia formazione d i musicista si è definita quando
avevo venticinque/trentranni, ma L'insegnamento m i ha sicuramente aiutato ad essere più tranquillo quando suono. Mentre prima ero solo istinto, oggi ho sicuramente un rsndimento più
costante i n ogni tipo d i situazione. Per preparare questi Libri ho
dovuto scavare a fondo nel mio modo di suonare, specialmente
dal punto di vista solistico, e questo mi ha dato molta sicurezza
nelle mie capacità.))
Come sei riuscito a conciliare I'insegnamento con una carriera
musicale intensissima d'impegni?
«In questo sono stato un po' fortunato nella mia vita, e
anche se sempre quello che si semina si raccoglie, alcune situazioni mi hanno aiutato. Quando ho iniziato a rifiutare i Lavori i n
RAI, cominciando ad avere il sentore che La qualità della musica
i n televisione sarebbe scaduta terribilmente, ho cominciato a
crearmi delle situazioni alternative impegnandomi nell'insegnamento e nei concerti. Questo mio impegno nella didattica è stato
reso possibile dal fatto che ho sempre rifiutato d i fare tournée,
non perché Le consideri inutili, anzi sono un'ottima scuola, ma i n
questa maniera non sono mai stato assorbito per tanti mesi dallo
stesso lavoro, rimanendo così Libero di suonare con tante persone diverse e-di insegnare seguendo gli allievi i n maniera costante
e regolare. E inutile negare che i o sono un tipo un po' insofferente, e quando suono due sere di seguito La stessa musica con
gli stessi musicisti comincio a sentire La mancanza d i stimoli; i n
fondo quindi ho solo seguito la mia indole. L'unico artista con
cui vado i n tournée è Fabio Concato, poiché è uno dei pochi che
Lascia spazio ai musicisti e che ti permette di suonare i n maniera
diversa tutte Le sere.))
Una delle caratteristiche che rende speciale lo studiare con te è
che oltre ad essere un esperto didatta hai anche una incredibile carriera alle spalle. Mi ricordo ore ed ore ad ascoltare i tuoi
aneddoti che mi hanno poi enormemente aiutato in tante
situazioni professionali. Ritieni importante questo utilizzo
delle esperienze vissute per la crescita musicale di un ragazzo?
«E vero, i o uso spessissimo gli aneddoti, perché studiare solamente a volte non basta. Mi capita a volte d i fare Lezione
parlando, senza toccare lo strumento, e pure gli allievi sono felicissimi perché lo considerano molto costruttivo. La musica non è
fatta solo di dita o di scale, ma anche d i concetti e d i sensazioni
che devono essere vissute.
disco come Leader per La
Ricordi, Boss I n The Sky, con Biriaco e Pierannunzi; un disco d i
jazz che hanno avuto i n pochi: io, mia nonna, mia zia, t u e
Victor Bach, un arrangiatore famoso i n quel periodo che avevo
conosciuto i n una trasmissione r a d i o f o n i c a d e l Maestro
Pregadio. Nel 1983 mi chiamò perché doveva arrangiare il nuovo
disco di Mina e mi chiese se volevo suonarci. Inutile dire che La
paura era sovrastata solo dalla gioia d i poter suonare con una
così grande artista. Così sono partito per Lugano per registrare il
suo disco. Sono passati quindici anni e ancora oggi, ogni anno,
parto per fare il suo nuovo disco. Fra me e Lei si è creato subito
>
.
un feeling pazzesco: Lei diceva che si
emozionava a sentirmi suonare e i o
m i emozionavo a sentirla cantare.
Negli anni è nata una magica alchimia, un'unione d i quelle che riesci a
dirti tutto, senza neanche guardarti.
Lei è così: o ti stronca subito o ti
ama subito senza compromessi. Con
l e i h o i n d u b b i a m e n t e passato i
momenti musicali più intensi della
mia vita ed ogni volta è un'esperienza irripetibile, che mi emoziona sempre come il primo giorno.))
A quale altra collaborazione t i sent i pam'colarmente legato?
«Ci ho oensato soesso... mi verrebbe da dire Chet Baker poiché con lui' ho vissuto settimane intensissime; Lee Konitz che è veramente uno che ti scava dentro e
scopre il meglio di te; o t u t t i gli altri americani con cui ho suonato e che mi hanno insegnato a vivere i n maniera veramente
intensa La musica, ma per Massimo Moriconi nato a Roma - San
Saba, sicuramente Le emozioni più grandi sono state i Lavori italiani: Mina, Luttazzi, l'orchestra della RAI, Concato, eccetera. I o
amo infinitamente il jazz, è una musica meravigliosa, ma ho Le
mie radici nella musica italiana.))
Quali sono i bassisti che t i hanno maggiormente influenzato?
« I miei due i d o l i sono stati Stanley Clarke e Niels
Henning-0rsted Pedersen. Poi, finite Le cotte, ho cominciato ad
apprezzare t u t t i quanti ed ho iniziato a capire i Legami che ci
sono fra di Loro. Ad esempio ascoltavo Jaco, poi capivo che era
legato a Rocco Prestia, che a sua volta era legato a James
Jamerson e così via. Ho cominciato quindi a costruirmi una cultura storica del mio strumento e a scoprire i vari stili. All'inizio
però quando arrivò Stanley Clarke ero impazzito, f u il primo ad
avere un i m p a t t o incredibile su t u t t i i musicisti, già prima
dell'awento di Jaco, e a tutt'oggi è sempre un modello indiscusso per Le nuove generazioni: chi non lo cita fra Le sue influenze!
A prescindere da quello che suona e da come Lo suona, sarà sempre riconoscibile per il suo stile personalissimo e per questo può
essere affiancato a musicisti immortali come Paul McCartney o
Carlos Santana. La ~ersonalitàè fondamentale nella vita come
nella musica. ~ u a n d 8accendi La radio, e sentendo una sola nota
riconosci un musicista, come accade con Carlos Santana, quello è
il massimo che si può raggiungere.))
Se dovessi scegliere i tre riff di basso a cui sei più legato affettivamente, quali sarebbero?
«IL primo r i f f d i basso che mi sono studiato è stato
"Soul Sacrifice" di Santana, poi "Hey Joe" d i Hendrix, un capolavoro! Infine "In A Gadda Da Vida" degli I r o n ButterFLy. Senza
dimenticare sicuramente t u t t i gli splendidi riff d i Jack Bruce e
Paul McCartney.))
Hai pubblicato tre dischi da solista. A quando il prossimo?
«Sto cominciando a pensarci. Dopo cinque video didattici, decine d i Libri e cd minus-one più La rubrica mensile su
Chitarre, adesso basta; ho da studiare anch'io una vita intera con
tutto il materiale che ho scritto! Ora quindi mi dedicherò a l mio
nuovo disco poiché sto cambiando modo di suonare. Sto scrivendo molti brani per basso solo, sempre con influenze jazzistiche,
ma con una spiccata vena melodica. Forse La nascita delle mie
figlie mi ha riportato un po' alle filastrocche e alle melodie più
semplici. Sto cercando quindi il modo d i farmi capire da tutti,
senza rinunciare alla qualità ed evitando d i stupire a t u t t i i costi.
Chi Lo sa... staremo a vedere.))
Dopo i famosi video didattìci Volando sempre più i n basso e
Un basso i n più, hai pubblicato con Maurizio Dei Lazzareiti e
Franco Ventura Seduzione ritmica volume I e II; vuoi parlarcene?
((Purtroppo questo video non è molto conosciuto poiché secondo me non è stato promozionato adeguatamente, invece è molto interessante e riguarda una grossa fascia d i musicisti.
L'idea del video è quella di affrontare, davanti alle telecamere, Le
discussioni che tre musicisti come noi, che hanno Lavorato per
anni assieme nelle sale di registrazione, hanno ripetuto tante
volte. Non si parla quindi di scale o di sostituzioni, ma delle problematiche che più spesso si incontrano quando si fa musica
insieme: suonare sul tempo, L'attinenza stilistica eccetera, i n un
modo dissacrante e scanzonato come lo è una chiacchierata fra
amici. La grossa novità è che insieme ai video e alle partiture,
sono allegati due cd minus-one, su cui applicare i consigli appresi nelle Lezioni.))
Con che formazione possiamo venirti a vedere in giro per
L'Italia?
«Ho un mio trio con Max Furian alla batteria, ma suoniamo principalmente nei dintorni d i Milano. Questo t r i o m i
piace molto perché ci divertiamo a suonare d i tutto, i n piena
libertà e il pubblico apprezza molto i nostri concerti. Prima di
divertire gli altri, devi divertire t e stesso.))
Hai in progetto un libro sulL'improvvisazionejazzistica?
«Ho accumulato tantissimo materiale suli'improvvisazione, ma mi viene paura solo a guardarlo, perché devo nordinarLo tutto. Certamente non ho inventato niente d i nuovo, ma ho
cercato d i elaborare un sistema pratico ed intuitivo per avvicinarsi all'improvvisazione i n maniera consapevole, senza beccarsi le
frasi fatte. Sicuramente quando sarà pronto e ci saranno Le condizioni giuste Lo pubblicherò.))
Infine, che consiglio vuoi lasciare ai ragazzi che hanno intenzione di intraprendere la dijficile carriera del bassista?
«Oggi come oggi è molto difficile fare il bassista, è un
Lavoro molto particolare, e La musica si sta sempre più svuotando
d'umanità. I o mi sento come un artigiano, con La sua bottega d i
un antico mestiere, che ora impara i trucchi ai suoi ragazzi. Certo
non mi sento d i consigliare a nessuno di intraprendere questa
difficile strada, ma se uno è veramente convinto, posso solo dire
di essere il più umile possibile e d i strisciare di fronte alla musica, di non pensare mai di essere arrivato, d i cercare sempre di
imparare da tutti. Infine posso consigliare d i vivere La musica ad
ampio raggio e senza paraocchi, d i ascoltare un brano analizzando t u t t i gli elementi che lo compongono e non soltanto ilgiro di
basso e d'avere grande rispetto del passato, perché t u t t i i musicisti forti di adesso sanno suonare un blues o "Satin Doll". Bisogna
conoscere sempre bene le proprie radici poiché, non si può
costruire un palazzo partendo dal tetto.))
Mario Guarini
I
l