Obiettivi del seminario Contenuti del seminario Che cos`è la vita
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Obiettivi del seminario Contenuti del seminario Che cos`è la vita
Obiettivi del seminario La vita quotidiana tra vecchi e nuovi media. Riflessioni su alcuni processi di addomesticamento tecnologico. Seminario nelle discipline sociologiche A.A. 2008-09 Docente: Giuseppina Pellegrino Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica Università della Calabria [email protected] [email protected] Contenuti del seminario 9 gennaio: La vita quotidiana tra vecchi e nuovi media. Riflessioni su alcuni processi di addomesticamento tecnologico. 16 e 23 gennaio: Media, sfera pubblica e memoria. Studi di caso sugli spazi di formazione dei ricordi (dott.ssa Olimpia Affuso) Abitudine e routine Struttura ripetitiva della vita quotidiana Abitudine = condotta semiautomatica che permette di spostare altrove il focus dell’attenzione (e di sospendere il dubbio che la realtà possa essere altrimenti da come è ovvio pensarla); Routine = sistemi di abitudini socialmente condivise; rendono riconoscibili e prevedibili le interazioni sociali. Analizzare il rapporto tra tecnologia, media e vita quotidiana come esempio paradigmatico delle trasformazioni dell’interazione sociale nella società contemporanea Tecnologia (media): “punto di accesso” per la comprensione di mutamenti e persistenze nei processi di socializzazione, comunicazione, rappresentazione ed elaborazione di significati Analizzare gli spazi pubblici contemporanei a partire dalla formazione dei ricordi e delle memorie comuni, attraverso i concetti di sfera pubblica (Habermas) e di evento mediale (Dayan e Katz) Che cos’è la vita quotidiana? Parole-chiave: Dubbio Abitudine Esperienza Senso comune Dato-per-scontato Routine Rottura della routine Il senso comune Insieme di conoscenze, regole, abitudini e convinzioni che sono i presupposti taciti del nostro agire quotidiano; Ciò che viene dato per scontato all’interno di una cultura o cerchia sociale; ciò che ognuno considera ovvio in una data comunità e in un certo momento della storia; Conoscenza è condivisa attraverso le routine (Berger e Luckmann, La realtà come costruzione sociale). 1 Soggettività ed esperienza Tensione tra il sapere individuale (esperienza, vissuto biografico) e il senso comune ovvero “quello che ognuno pensa che tutti pensino” (Jedlowski, 1994: 19). La soggettività rimette in gioco (in questione) il senso comune. L’esperienza apre l’orizzonte del possibile, attraverso l’esercizio del dubbio. Il senso comune come memoria sociale: il contributo di Hans G. Gadamer Senso comune = insieme di istruzioni pragmatiche (“che cosa è bene fare”) (dimensione pratico-normativa); Senso comune = insieme di istruzioni per comprendere la realtà ed interpretare il mondo; insieme di significati costituiti intersoggettivamente attraverso il linguaggio e radicati entro la tradizione linguistica di una comunità (dimensione cognitiva o pre-cognitiva) Interpretazioni e tipizzazioni Le interpretazioni sono basate su tipi (rappresentazioni/classificazioni in base alle quali il mondo sociale viene definito) Le tipizzazioni sono riduzioni della complessità del reale, attraverso le quali si riconduce il particolare al generale e si riconosce qualcosa come appartenente ad una categoria Le interazioni sociali e le routine sono rese possibili dal fatto che tutti noi “tipizziamo” Tre approcci teorici al “senso comune” L’ermeneutica: il senso comune come memoria sociale (Gadamer) La fenomenologia: il senso comune come dato per scontato (Schutz) L’etnometodologia: il senso comune come costruzione sociale (Garfinkel) (Jedlowski, 1994) Il senso comune come dato per scontato: il contributo di Alfred Schütz Senso comune = conoscenza ordinaria e tacita cui i soggetti fanno ricorso nell’ambito della vita quotidiana Senso comune = tipo di conoscenza e di pensiero che sospende il dubbio riguardo alla definizione della realtà (capacità di non dubitare può essere a sua volta sospesa se/quando ci fermiamo a riflettere) Senso comune = insieme di interpretazioni della realtà condivise all’interno del mondo sociale. “Pensare come al solito” Nell’approccio schutziano, il senso comune è una routine cognitiva, un atteggiamento (“pensare come al solito”) per cui il dubbio (che le cose possano essere tipizzate diversamente, che si possa pensare/fare altrimenti da come è ovvio pensare/fare) viene sospeso: noi agiamo come se il mondo fosse certo (accento di realtà) 2 Il senso comune come costruzione sociale: il contributo di Harold Garfinkel Etnometodologia: studio dei modi con cui i soggetti danno senso alla propria esperienza entro contesti culturalmente situati e cooperano alla costruzione dell’universo sociale in cui interagiscono Focus dell’analisi è il dubbio: esso è sempre pronto a riemergere (e così intacca le certezze-credenze del senso comune) ed è costantemente tenuto a bada, fugato dai soggetti Media e vita quotidiana Le routine e le innovazioni di cui facciamo esperienza nella vita quotidiana hanno una cruciale relazione con tecnologie della comunicazione (ICT) e con media più o meno nuovi che sono basati su infrastrutture tecnologiche complesse (es. telefono, televisione, telefono cellulare, Internet) Diventa cruciale dunque analizzare il rapporto tra questi apparati e le abitudini vecchie e nuove che attorno ad essi si consolidano Nuovi media, vecchie pratiche? Il termine “nuovi media” presuppone una rottura con il passato I media costituiscono un sistema di relazioni di interdipendenza fra vecchio e nuovo, fra tecnologie preesistenti ed emergenti fra vecchie pratiche e nuovi media, fra vecchi media e nuovi usi, fra nuovi media e nuove pratiche Cooperazione e conflitto tra media e pratiche d’uso quotidiane Vita quotidiana sempre più mediata da tecnologie (artefatti ed infrastrutture) Paradossi e rotture L’etnometodologia tende a provocare situazioni paradossali, entro cui le assunzioni di senso comune sono “rotte” o “violate”: tale violazione mette in evidenza la trama di presupposti impliciti ed assunzioni tacite su cui la vita quotidiana si fonda Il senso comune è una costruzione sociale, risultante di accordi taciti continuamente rinnovati attraverso i quali si definisce la situazione e si dà stabilità al mondo Il senso comune è un insieme di certezze che sono, in ultima analisi, assunte come vere, dunque sono delle credenze. Tecnologie, oggetti, media Le tecnologie sono sia oggetti materiali e simbolici, sia tecnologie comunicative (si configurano come media quando permettono di attivare e sperimentare specifiche forme e pratiche comunicative) Nell’approccio socio-costruzionista il rapporto tecnologiasocietà è inteso come dinamico e reciproco: non si può comprendere l’una senza l’altra. La tecnologia non esiste al di fuori delle relazioni sociali che la costruiscono Fruizione delle tecnologie della comunicazione (ICT): fornisce ai soggetti-utenti un repertorio di risorse nell’ambito dell’agire quotidiano, per la costruzione dell’identità individuale e di gruppo Che cos’è l’addomesticamento “Processo con cui il selvatico viene sia domato sia coltivato”. “Punto in cui la natura diventa cultura”. “Processo con cui ci appropriamo delle cose, le sottoponiamo al nostro controllo e imprimiamo il nostro marchio su di esse”. “Principio del consumo di massa in base al quale i prodotti vengono preparati per il mercato” (Roger Silverstone, Televisione e vita quotidiana, il Mulino 2000: 291). 3 Addomesticamento e vita quotidiana L’appropriazione delle cose descritta da Silverstone ha luogo nella vita quotidiana, nella dimensione che egli definisce “domesticità”. L’appropriazione configura il consumo (di merci, di oggetti, di testi) come processo partecipativo e sociale centrale nella struttura della vita quotidiana. L’addomesticamento ha anche a che fare con la naturalizzazione di ciò che è dapprima selvatico. (Silverstone, 2000) Addomesticamento e tecnologia - 2 Ogni nuova tecnologia è oggetto di un processo di appropriazione ed addomesticamento, per il quale essa diviene “data per scontata”, parte integrante della vita quotidiana dei fruitori. L’addomesticamento è un processo attraverso il quale gli oggetti (inclusi gli artefatti tecnologici) vengono “coltivati”, “accolti” e “curati” (processo affettivo). Il processo di addomesticamento Prospettiva di analisi sviluppata da Roger Silverstone e Leslie Haddon nei primi anni ’90 Secondo tale prospettiva la tecnologia si integra nella vita quotidiana dei soggetti in un processo a tappe che parte dal momento dell’acquisto e del possesso della tecnologia (appropriazione), procede attraverso la sua oggettivazione (esibizione e collocazione degli oggetti nello spazio materiale), si dipana nell’uso (incorporazione) sotto forma di integrazione temporale nelle routine quotidiane, e ricollega la tecnologia al mondo esterno attraverso una conversione (in forma di conversazione e scambio dei significati attribuiti alla tecnologia stessa) Addomesticamento e tecnologia - 1 Gli artefatti tecnologici sono soggetti ad un processo di appropriazione che li rende “meno selvatici”, ovvero dati per scontati e “naturali”. Nell’approccio sociotecnologico (tecnologia come costruzione sociale) la naturalizzazione delle tecnologie viene definita “chiusura” o “stabilizzazione”: un artefatto è temporaneamente stabilizzato quando i significati e le interpretazioni ad esso attribuiti (che sono dotati di una certa flessibilità) vengono “fissati” e “stabiliti” dai gruppi sociali rilevanti (Bijker, 1995) Utenti e tecnologie Utenti e tecnologie stanno tra loro in una connessione reciproca: gli utenti contribuiscono a “modellare” la tecnologia attraverso pratiche di resistenza e innovazione, partecipano ai sistemi tecnologici e se ne appropriano (simbolicamente e materialmente) in maniera creativa Appropriarsi di una tecnologia chiama in causa l’identità personale, l’appartenenza a gruppi sociali vecchi e nuovi (off e on line), l’elaborazione di relazioni sociali che sono sia sostitutive sia integrative rispetto alla rete di relazioni preesistente/consolidata Ancora sull’addomesticamento In quanto prospettiva analitica, il processo di addomesticamento distingue fasi che nella pratica concreta e quotidiana sono spesso sovrapposte e sfumate Centralità dell’unità domestica e della famiglia (limiti ed applicabilità del modello ad altri contesti) Il processo costituisce un ponte tra l’ambito domestico e privato della fruizione tecnologica (corrispondente alle fasi di oggettivazione/incorporazione) e gli usi pubblici o al confine con il mondo esterno all’unità domestica (appropriazione e conversione) Il processo di addomesticamento può quindi essere riletto come una forma attraverso la quale i significati simbolici e le pratiche di comunicazione relative ad una tecnologia si spostano da ambiti pubblici ad ambiti privati, costituendo risorse specifiche all’interno dei processi di socializzazione e di costruzione dell’identità 4 Un nuovo medium: il telefono e la comunicazione mobile Telefono e telefonia mobile oggetti di ricerca “trascurati” nella storia dei media e nella sociologia della comunicazione, nonostante la loro diffusione e pervasività Crescente corpus di ricerche empiriche nell’ultimo decennio Popolarità del telefono mobile (“cellulare” o “telefonino”) nel contesto italiano, primo medium per la soddisfazione d’uso (VI Rapporto Censis sulla comunicazione, 2006) Categorie in divenire - 1 La comunicazione mobile chiama in causa alcune dimensioni concettuali fondamentali per l’analisi sociologica Il rapporto pubblico-privato nella comunicazione (regolazione sociale, convenzione e appropriatezza, gestione dell’ interazione in co-presenza e telepresenza) Usi evidenziano strategie informali di gestione del confine pubblico-privato e la ricerca di uno spazio di privacy nel pubblico, comunicando disponibilità/indisponibilità relazionale La distinzione pubblico-privato diviene più sfumata (cellulare si inserisce nella zona di confine) Categorie in divenire - 3 Sorveglianza: non descrive in questo caso (comunicazione mobile) il rapporto tra individui e organizzazioni né forme di controllo dello Stato sul cittadino; piuttosto nella comunicazione mobile si cerca di stabilire una fiducia reciproca con l’interlocutore ed anche una trasparenza nella relazione (monitoraggio del luogo e dell’attività implica una raccolta di informazioni “abitudinaria” che si colloca entro un sistema di aspettative reciproche tra soggetti che si conoscono e sono in relazioni di intimità/familiarità) Comunicazione e mobilità Telefono mobile: medium svincolato dallo spazio Mobilità di persone, oggetti, informazione e immagini come categoria chiave della sociologia nell’era globale (Urry) Telefono mobile è mobile a diversi livelli, ma il concetto di mobilità va contestualizzato rispetto a categorie “tradizionali” di mobiilità Oggetto trasparente (quotidiano) e in continua evoluzione (es. camera phone, iPhone etc.) Categorie in divenire - 2 Interazione sociale: la comunicazione orale mobile mescola la co- e la tele-presenza ridefinendo potere e priorità dei partecipanti al processo comunicativo (comunicazione remota può essere più importante di quella in presenza) strutturando nuovi rituali (“dove sei?” vs “come stai?” o “chi parla?”) Coordinate spazio-temporali: il mezzo è potenzialmente ubiquo (accessibile da qualsiasi luogo in ogni momento) ovvero il telefono mobile collega non luoghi ma individui svincolati da un preciso setting spaziale. Nelle pratiche d’uso, tuttavia, le informazioni sullo spazio continuano a definire fortemente la comunicazione mobile Telefonia mobile “orientata al tempo” e al suo utilizzo strategico (coordinazione just in time, sincronizzazione last minute) sia in termini intensivi (cellulare permette di ottimizzrare i tempi morti) sia estensivi (connessione permanente “invade” i tempi della riflessione e della pausa) Dalle categorie alle pratiche di comunicazione Rispetto alle categorie che la comunicazione mobile mette in discussione, che cosa mostrano le ricerche sul campo? Come gli utenti si relazionano al telefono mobile e lo integrano nella loro vita quotidiana? In quali direzioni l’azione degli utenti modella socialmente la tecnologia mobile? 5 I giovani e il telefonino: un caso esemplare di social shaping of technology (Scifo, 2005) Adolescenti e giovani: gruppo sociale che nella fase di diffusione del telefonino (dal 1997 in poi in Italia) ha contribuito maggiormente al suo modellamento e alla sua trasformazione in senso innovativo Il telefonino si configura, nella fruizione giovanile, come medium nuovo rispetto alle logiche e alle pratiche d’uso degli adulti (es. “squilli” e sms) Il telefonino come “testo”: gli sms E’ l’utenza giovanile (non solo in Italia) a cogliere per prima le potenzialità comunicative del servizio di short messaging, al punto che esso si configura come la modalità centrale di comunicare tra i giovani (medium di socializzazione e interazione all’interno del gruppo dei pari) Centralità della “vista” e del “tatto” nella fruizione del telefonino: non più un telefono ma un display e una tastiera che trasformano l’oggetto in qualcosa di diverso; un oggetto talvolta silenzioso, da guardare (verifica della ricezione di sms/squilli), talvolta simile ad un pager (insieme di segnali sonori di “avviso”) Spazi e tempi della fruizione del medium Gli spazi della vita quotidiana (scuola, abitazione familiare e spazi sociali pubblici) sono intrecciati alla fruizione del medium in modo variabile. La fruizione temporale vede invece la costruzione di un palinsesto delle pratiche comunicative mobili molto legato alla routine delle attività quotidiane piuttosto che svincolato dalla temporalità Nella ricerca in questione, il telefonino sembra innestarsi nelle routine della vita quotidiana in senso integrativo-emancipatorio (“accompagna” la routine e ne cambia alcune caratteristiche) più che trasformare radicalmente le abitudini e le coordinate spazio-temporali La prima “generazione mobile” Adolescenti che hanno vissuto la fase di diffusione del telefonino (a partire dal 1997 fino al 1999-2000) Gruppo sociale rilevante (Bijker, 1995) che reinterpreta significativamente la “flessibilità interpretativa” del telefonino come artefatto tecnologico nella fase della sua diffusione iniziale (artefatto “in divenire”) Ricerca basata su campione di 26 studenti e studentesse di liceo (14-18 anni) Tecniche utilizzate: metodologia qualitativa (interviste in profondità, diari d’uso) Dalla comunicazione orale a quella visiva e sonora Le pratiche comunicative privilegiate dagli adolescenti (sms/squilli) riconfigurano il telefonino come un medium non solo per la comunicazione orale (telefono fisso) ma anche per quella visiva (sms) e sonora (squilli) Le telefonate hanno un ruolo specifico e “secondario” nelle pratiche di fruizione rispetto agli sms/squilli (sono destinate prevalentemente alla famiglia piuttosto che al gruppo dei pari) Spazi e pratiche comunicative mobili L’uso del cellulare sotto forma di sms/squilli è prevalente a scuola e in casa; sotto forma di telefono fuori casa (micro-coordinamento, emergenza) Più che svincolare la comunicazione dal luogo, nell’esperienza dei giovani intervistati il cellulare riradica e ri-struttura il senso del luogo, consentendo di emanciparsi e di mantenere i contatti con il gruppo dei pari stando a casa, ed usando da casa una tecnologia mobile (contraddizione tra potenzialità mobile/comunicazione itinerante e uso stanziale del telefonino, cfr. convergenza/sostituzione fisso-mobile) 6 Mappare i significati degli usi – 1 Quali sono i significati attribuiti alle pratiche comunicative mobili dagli adolescenti intervistati? Le due principali pratiche d’uso verso il gruppo dei pari sono gli squilli e gli sms Mappa dei significati degli squilli: - natura strumentale (risparmio e resistenza) - atto di metacomunicazione (rinvio ad un codice interno e condiviso) che può avere un significato espressivo-relazionale (presenza/affetto); una funzione fàtica (di mantenimento del contatto); una funzione strumentale (verifica-conferma); un significato ancorato alla situazione; una funzione ludica/intrattenimento (gioco); gesto rituale (es. squillo della “buona notte” – galateo comunicativo improntato all’obbligo sociale della reciprocità che porta a nuovi codici interpretativi e comportamentali) Mappare i significati degli usi – 2 Mappa dei significati degli sms: - natura economica (maggiore controllo del credito) - socializzazione virtuale/chat (funzione espressivo-relazionale, emancipazione dell’adolescente, comunicazione asincrona) - standardizzazione linguistica vs significato emozionale (cancellazione vs archiviazione dei messaggi) - significato strumentale (coordinamento preventivo, coordinamento just in time, coordinamento finalizzato alla socializzazione mediata ovvero che rinvia ad altri media) - chiacchiera/gioco (natura dialogico-conversazionale dei messaggi di testo) - chiacchiera/gossip/scambio epistolare (aggiornamento sul gruppo e relazioni a distanza) Oralità scritta e innovazione di codice Il cellulare come oggetto materiale e simbolico Sms costruiscono un nuovo codice in parte mutuato dalle chat line (abbreviazioni, segni grafici, accostamento, emoticonsm forme animate) Nuovo codice condiviso alimenta intimità/solidarietà all’interno del gruppo dei pari e rende possibile controllare i confini del gruppo stesso Sms reinterpretano vecchie pratiche attraverso un nuovo medium Relazioni con l’oggetto Atteggiamento espressivo-affettivo (il telefonino è oggetto di un processo di antropomorfizzazione, diventa “un amico”, assume attributi “umani”) Atteggiamento pragmatico-strumentale (il telefonino ha un valore funzionale e d’uso strettamente pertinente alla comunicazione, legato all’utilità e non all’estetica) Cellulare oggetto “di moda”: segna l’appartenenza ad un gruppo e ne rafforza l’identità Alta sensibilità dei giovani intervistati ai fattori di marca, di prezzo e di design/accessori (cover, loghi e suonerie come strumento di differenziazione/personalizzazione dell’oggetto) Telefonino come accessorio di moda (portabilità/indossabilità, protesi del corpo, apparecchio d’uso quotidiano) Evoluzioni tecniche e nuovi usi: il camera phone e l’MMS Fotografia digitale “da cellulare” e comunicazione visiva wireless modificano l’artefatto e i codici interpretativi, estetici ed esperienziali della comunicazione mobile Camera phone: “ibrido” tecnologico (nuove funzionalità legate a vecchi media, processi di “rimediazione” e re-interpretazione del vecchio medium (fotografia) e del nuovo (cellulare) Analogie/differenze e continuità/discontinuità tra media e pratiche comunicative 7 Analogie/differenze: camera phone e macchina fotografica Relazione di sostituzione: il camera phone sostituisce la macchina fotografica in ogni circostanza/situazione d’uso Relazione di complementarità:il camera phone sostituisce la macchina fotografica in particolari circostanze/situazioni d’uso Motivazione pragmatico-strumentale (comodità/utilità), legata al cellulare come medium personale e alla possibilità di “catturare ricordi” any time anywhere Ri-localizzazione dell’esperienza Cellulare diventa album fotografico “mobile” che àncora e ridefinisce l’identità del suo possessoreautore Il camera phone diventa una risorsa per relazionarsi e scambiare/condividere le proprie esperienze o storie di vita all’interno del gruppo dei pari, sia nei contesti di interazione faccia a faccia, sia in quelli di interazione remota (invio/ricezione di MMS) Gli MMS costituiscono una risorsa linguistica, alternativa sostitutiva rispetto all’SMS o alla telefonata (linguaggio iconico finalizzato al coordinamento, all’informazione, alla risoluzione di problemi specifici) Per finire: i media come fonti di senso e le memorie comuni I media ci dicono non che cosa pensare ma “intorno a quali temi pensare qualcosa” (teoria dell’agenda setting): questo elemento costituisce un tessuto di presupposti impliciti e condivisi perché comunicazione e interpretazione abbiano luogo. I contenuti veicolati attraverso i diversi generi mediali (informazione, fiction, intrattenimento, infotainment) costituiscono patrimonio collettivo, sono memorie comuni (tutti conoscono le stesse cose in quanto sono esposti ai medesimi messaggi) Dialettica fotografia-telefonia Possibilità di scambiare sincronicamente le fotografie scattate sul cellulare Memoria e archiviazione delle immagini (costruzione e condivisione della memoria sociale attraverso il nuovo medium) Ibridazione tra le due pratiche e i due media (fotografia e telefonia) riconfigura entrambi MMS: definiscono una pratica comunicativa di scambio e relazione, ed una pratica fotografica finalizzata alla memoria Nuove ibridazioni: Internet mobile Si possono osservare altre forme di interazione tra media vecchi e nuovi che mutano gli usi e le funzionalità del telefonino La diffusione delle reti wireless (senza fili) e la possibilità di accederle attraverso il telefonino riconfigura anche la fruizione di Internet come rete non più centrata sul personal computer ma potenzialmente accessibile attraverso un medium molto più diffuso ed economico come il cellulare NB: gli stessi modelli classici di personal computer si stanno spostando nella direzione di una maggiore trasportabilità, mobilità e maneggevolezza (cfr. laptop e mini-notebook) Autoreferenzialità e mediatizzazione estesa Memoria comune basata su eventi mediali (veicolati dai media ma spesso costruiti mediaticamente) che esercitano una funzione di vincolo, trascendendo la frammentazione dei diversi gruppi/cerchie sociali. Media = sistema articolato su più mezzi e istituzioni, attraverso i quali i discorsi/contenuti/notizie/narrazioni vengono riprodotti (autoreferenzialità). Dei contenuti/generi mediali (notizie, fiction etc.) si parla anche nelle conversazioni quotidiane (mediatizzazione estesa, J.B. Thompson). La memoria comune di ciò che i media veicolano sostiene la comunicazione, è contenuto di un riconoscimento reciproco tra soggetti/fruitori/gruppi sociali appartenenti ad uno specifico pubblico 8 Riferimenti bibliografici Jedlowski P. (1994), Il sapere dell’esperienza. Milano: Il Saggiatore Silverstone, R. (2000). Televisione e vita quotidiana. Bologna: il Mulino Scifo, B. (2005) Culture mobili. Ricerche sull’adozione giovanile della telefonia cellulare. Milano: Vita e Pensiero. 9