Obiettivi del seminario Contenuti del seminario Che cos`è la vita

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Obiettivi del seminario Contenuti del seminario Che cos`è la vita
Obiettivi del seminario
La vita quotidiana
tra vecchi e nuovi media.
Riflessioni su alcuni processi
di addomesticamento tecnologico.
Seminario nelle discipline sociologiche A.A. 2008-09
Docente: Giuseppina Pellegrino
Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica
Università della Calabria
[email protected] [email protected]
Contenuti del seminario
9 gennaio:
La vita quotidiana tra vecchi e nuovi media.
Riflessioni su alcuni processi di
addomesticamento tecnologico.
16 e 23 gennaio:
Media, sfera pubblica e memoria. Studi di caso
sugli spazi di formazione dei ricordi (dott.ssa
Olimpia Affuso)
Abitudine e routine
Struttura ripetitiva della vita quotidiana
Abitudine = condotta semiautomatica che
permette di spostare altrove il focus
dell’attenzione (e di sospendere il dubbio che
la realtà possa essere altrimenti da come è
ovvio pensarla);
Routine = sistemi di abitudini socialmente
condivise; rendono riconoscibili e prevedibili
le interazioni sociali.
Analizzare il rapporto tra tecnologia, media e vita
quotidiana come esempio paradigmatico delle
trasformazioni dell’interazione sociale nella società
contemporanea
Tecnologia (media): “punto di accesso” per la
comprensione di mutamenti e persistenze nei
processi di socializzazione, comunicazione,
rappresentazione ed elaborazione di significati
Analizzare gli spazi pubblici contemporanei a partire
dalla formazione dei ricordi e delle memorie comuni,
attraverso i concetti di sfera pubblica (Habermas) e
di evento mediale (Dayan e Katz)
Che cos’è la vita quotidiana?
Parole-chiave:
Dubbio
Abitudine
Esperienza
Senso comune
Dato-per-scontato
Routine
Rottura della routine
Il senso comune
Insieme di conoscenze, regole, abitudini e
convinzioni che sono i presupposti taciti del
nostro agire quotidiano;
Ciò che viene dato per scontato all’interno di
una cultura o cerchia sociale; ciò che ognuno
considera ovvio in una data comunità e in un
certo momento della storia;
Conoscenza è condivisa attraverso le routine
(Berger e Luckmann, La realtà come
costruzione sociale).
1
Soggettività ed esperienza
Tensione tra il sapere individuale
(esperienza, vissuto biografico) e il senso
comune ovvero “quello che ognuno pensa
che tutti pensino” (Jedlowski, 1994: 19).
La soggettività rimette in gioco (in questione)
il senso comune.
L’esperienza apre l’orizzonte del possibile,
attraverso l’esercizio del dubbio.
Il senso comune come memoria sociale:
il contributo di Hans G. Gadamer
Senso comune = insieme di istruzioni
pragmatiche (“che cosa è bene fare”)
(dimensione pratico-normativa);
Senso comune = insieme di istruzioni per
comprendere la realtà ed interpretare il
mondo; insieme di significati costituiti
intersoggettivamente attraverso il linguaggio
e radicati entro la tradizione linguistica di una
comunità
(dimensione cognitiva o pre-cognitiva)
Interpretazioni e tipizzazioni
Le interpretazioni sono basate su tipi
(rappresentazioni/classificazioni in base
alle quali il mondo sociale viene definito)
Le tipizzazioni sono riduzioni della
complessità del reale, attraverso le quali si
riconduce il particolare al generale e si
riconosce qualcosa come appartenente ad
una categoria
Le interazioni sociali e le routine sono rese
possibili dal fatto che tutti noi “tipizziamo”
Tre approcci teorici al “senso comune”
L’ermeneutica: il senso comune come
memoria sociale (Gadamer)
La fenomenologia: il senso comune come
dato per scontato (Schutz)
L’etnometodologia: il senso comune come
costruzione sociale (Garfinkel)
(Jedlowski, 1994)
Il senso comune come dato per scontato:
il contributo di Alfred Schütz
Senso comune = conoscenza ordinaria e tacita cui i
soggetti fanno ricorso nell’ambito della vita
quotidiana
Senso comune = tipo di conoscenza e di pensiero
che sospende il dubbio riguardo alla definizione
della realtà (capacità di non dubitare può essere a
sua volta sospesa se/quando ci fermiamo a
riflettere)
Senso comune = insieme di interpretazioni della
realtà condivise all’interno del mondo sociale.
“Pensare come al solito”
Nell’approccio schutziano, il senso comune è
una routine cognitiva, un atteggiamento
(“pensare come al solito”) per cui il dubbio
(che le cose possano essere tipizzate
diversamente, che si possa pensare/fare
altrimenti da come è ovvio pensare/fare)
viene sospeso: noi agiamo come se il mondo
fosse certo (accento di realtà)
2
Il senso comune come costruzione sociale:
il contributo di Harold Garfinkel
Etnometodologia: studio dei modi con cui i
soggetti danno senso alla propria esperienza
entro contesti culturalmente situati e
cooperano alla costruzione dell’universo
sociale in cui interagiscono
Focus dell’analisi è il dubbio: esso è sempre
pronto a riemergere (e così intacca le
certezze-credenze del senso comune) ed è
costantemente tenuto a bada, fugato dai
soggetti
Media e vita quotidiana
Le routine e le innovazioni di cui facciamo
esperienza nella vita quotidiana hanno una cruciale
relazione con tecnologie della comunicazione (ICT)
e con media più o meno nuovi che sono basati su
infrastrutture tecnologiche complesse (es. telefono,
televisione, telefono cellulare, Internet)
Diventa cruciale dunque analizzare il rapporto tra
questi apparati e le abitudini vecchie e nuove che
attorno ad essi si consolidano
Nuovi media, vecchie pratiche?
Il termine “nuovi media” presuppone una rottura con
il passato
I media costituiscono un sistema di relazioni di
interdipendenza fra vecchio e nuovo, fra tecnologie
preesistenti ed emergenti fra vecchie pratiche e
nuovi media, fra vecchi media e nuovi usi, fra nuovi
media e nuove pratiche
Cooperazione e conflitto tra media e pratiche d’uso
quotidiane
Vita quotidiana sempre più mediata da tecnologie
(artefatti ed infrastrutture)
Paradossi e rotture
L’etnometodologia tende a provocare situazioni
paradossali, entro cui le assunzioni di senso
comune sono “rotte” o “violate”: tale violazione mette
in evidenza la trama di presupposti impliciti ed
assunzioni tacite su cui la vita quotidiana si fonda
Il senso comune è una costruzione sociale,
risultante di accordi taciti continuamente rinnovati
attraverso i quali si definisce la situazione e si dà
stabilità al mondo
Il senso comune è un insieme di certezze che sono,
in ultima analisi, assunte come vere, dunque sono
delle credenze.
Tecnologie, oggetti, media
Le tecnologie sono sia oggetti materiali e simbolici, sia
tecnologie comunicative (si configurano come media
quando permettono di attivare e sperimentare specifiche
forme e pratiche comunicative)
Nell’approccio socio-costruzionista il rapporto tecnologiasocietà è inteso come dinamico e reciproco: non si può
comprendere l’una senza l’altra. La tecnologia non esiste
al di fuori delle relazioni sociali che la costruiscono
Fruizione delle tecnologie della comunicazione (ICT):
fornisce ai soggetti-utenti un repertorio di risorse
nell’ambito dell’agire quotidiano, per la costruzione
dell’identità individuale e di gruppo
Che cos’è l’addomesticamento
“Processo con cui il selvatico viene sia
domato sia coltivato”.
“Punto in cui la natura diventa cultura”.
“Processo con cui ci appropriamo delle cose,
le sottoponiamo al nostro controllo e
imprimiamo il nostro marchio su di esse”.
“Principio del consumo di massa in base al
quale i prodotti vengono preparati per il
mercato” (Roger Silverstone, Televisione e
vita quotidiana, il Mulino 2000: 291).
3
Addomesticamento e vita quotidiana
L’appropriazione delle cose descritta da Silverstone
ha luogo nella vita quotidiana, nella dimensione che
egli definisce “domesticità”.
L’appropriazione configura il consumo (di merci, di
oggetti, di testi) come processo partecipativo e
sociale centrale nella struttura della vita quotidiana.
L’addomesticamento ha anche a che fare con la
naturalizzazione di ciò che è dapprima selvatico.
(Silverstone, 2000)
Addomesticamento e tecnologia - 2
Ogni nuova tecnologia è oggetto di un
processo di appropriazione ed
addomesticamento, per il quale essa diviene
“data per scontata”, parte integrante della vita
quotidiana dei fruitori.
L’addomesticamento è un processo
attraverso il quale gli oggetti (inclusi gli
artefatti tecnologici) vengono “coltivati”,
“accolti” e “curati” (processo affettivo).
Il processo di addomesticamento
Prospettiva di analisi sviluppata da Roger Silverstone e
Leslie Haddon nei primi anni ’90
Secondo tale prospettiva la tecnologia si integra nella
vita quotidiana dei soggetti in un processo a tappe che
parte dal momento dell’acquisto e del possesso della
tecnologia (appropriazione), procede attraverso la sua
oggettivazione (esibizione e collocazione degli oggetti
nello spazio materiale), si dipana nell’uso
(incorporazione) sotto forma di integrazione temporale
nelle routine quotidiane, e ricollega la tecnologia al
mondo esterno attraverso una conversione (in forma di
conversazione e scambio dei significati attribuiti alla
tecnologia stessa)
Addomesticamento e tecnologia - 1
Gli artefatti tecnologici sono soggetti ad un processo
di appropriazione che li rende “meno selvatici”,
ovvero dati per scontati e “naturali”.
Nell’approccio sociotecnologico (tecnologia come
costruzione sociale) la naturalizzazione delle
tecnologie viene definita “chiusura” o
“stabilizzazione”: un artefatto è temporaneamente
stabilizzato quando i significati e le interpretazioni ad
esso attribuiti (che sono dotati di una certa
flessibilità) vengono “fissati” e “stabiliti” dai gruppi
sociali rilevanti (Bijker, 1995)
Utenti e tecnologie
Utenti e tecnologie stanno tra loro in una
connessione reciproca: gli utenti contribuiscono a
“modellare” la tecnologia attraverso pratiche di
resistenza e innovazione, partecipano ai sistemi
tecnologici e se ne appropriano (simbolicamente e
materialmente) in maniera creativa
Appropriarsi di una tecnologia chiama in causa
l’identità personale, l’appartenenza a gruppi sociali
vecchi e nuovi (off e on line), l’elaborazione di
relazioni sociali che sono sia sostitutive sia
integrative rispetto alla rete di relazioni
preesistente/consolidata
Ancora sull’addomesticamento
In quanto prospettiva analitica, il processo di addomesticamento
distingue fasi che nella pratica concreta e quotidiana sono
spesso sovrapposte e sfumate
Centralità dell’unità domestica e della famiglia (limiti ed
applicabilità del modello ad altri contesti)
Il processo costituisce un ponte tra l’ambito domestico e privato
della fruizione tecnologica (corrispondente alle fasi di
oggettivazione/incorporazione) e gli usi pubblici o al confine con il
mondo esterno all’unità domestica (appropriazione e
conversione)
Il processo di addomesticamento può quindi essere riletto come
una forma attraverso la quale i significati simbolici e le pratiche di
comunicazione relative ad una tecnologia si spostano da ambiti
pubblici ad ambiti privati, costituendo risorse specifiche all’interno
dei processi di socializzazione e di costruzione dell’identità
4
Un nuovo medium: il telefono e la
comunicazione mobile
Telefono e telefonia mobile oggetti di ricerca
“trascurati” nella storia dei media e nella
sociologia della comunicazione, nonostante
la loro diffusione e pervasività
Crescente corpus di ricerche empiriche
nell’ultimo decennio
Popolarità del telefono mobile (“cellulare” o
“telefonino”) nel contesto italiano, primo
medium per la soddisfazione d’uso (VI
Rapporto Censis sulla comunicazione, 2006)
Categorie in divenire - 1
La comunicazione mobile chiama in causa alcune
dimensioni concettuali fondamentali per l’analisi
sociologica
Il rapporto pubblico-privato nella comunicazione
(regolazione sociale, convenzione e appropriatezza,
gestione dell’ interazione in co-presenza e telepresenza)
Usi evidenziano strategie informali di gestione del
confine pubblico-privato e la ricerca di uno spazio di
privacy nel pubblico, comunicando
disponibilità/indisponibilità relazionale
La distinzione pubblico-privato diviene più sfumata
(cellulare si inserisce nella zona di confine)
Categorie in divenire - 3
Sorveglianza: non descrive in questo caso
(comunicazione mobile) il rapporto tra individui e
organizzazioni né forme di controllo dello Stato sul
cittadino; piuttosto nella comunicazione mobile si
cerca di stabilire una fiducia reciproca con
l’interlocutore ed anche una trasparenza nella
relazione (monitoraggio del luogo e dell’attività
implica una raccolta di informazioni “abitudinaria”
che si colloca entro un sistema di aspettative
reciproche tra soggetti che si conoscono e sono in
relazioni di intimità/familiarità)
Comunicazione e mobilità
Telefono mobile: medium svincolato dallo spazio
Mobilità di persone, oggetti, informazione e
immagini come categoria chiave della sociologia
nell’era globale (Urry)
Telefono mobile è mobile a diversi livelli, ma il
concetto di mobilità va contestualizzato rispetto a
categorie “tradizionali” di mobiilità
Oggetto trasparente (quotidiano) e in continua
evoluzione (es. camera phone, iPhone etc.)
Categorie in divenire - 2
Interazione sociale: la comunicazione orale mobile mescola la
co- e la tele-presenza ridefinendo potere e priorità dei
partecipanti al processo comunicativo (comunicazione remota
può essere più importante di quella in presenza) strutturando
nuovi rituali (“dove sei?” vs “come stai?” o “chi parla?”)
Coordinate spazio-temporali: il mezzo è potenzialmente
ubiquo (accessibile da qualsiasi luogo in ogni momento) ovvero il
telefono mobile collega non luoghi ma individui svincolati da un
preciso setting spaziale. Nelle pratiche d’uso, tuttavia, le
informazioni sullo spazio continuano a definire fortemente la
comunicazione mobile
Telefonia mobile “orientata al tempo” e al suo utilizzo strategico
(coordinazione just in time, sincronizzazione last minute) sia in
termini intensivi (cellulare permette di ottimizzrare i tempi morti)
sia estensivi (connessione permanente “invade” i tempi della
riflessione e della pausa)
Dalle categorie alle pratiche di
comunicazione
Rispetto alle categorie che la comunicazione
mobile mette in discussione, che cosa
mostrano le ricerche sul campo?
Come gli utenti si relazionano al telefono
mobile e lo integrano nella loro vita
quotidiana?
In quali direzioni l’azione degli utenti modella
socialmente la tecnologia mobile?
5
I giovani e il telefonino: un caso esemplare
di social shaping of technology (Scifo, 2005)
Adolescenti e giovani: gruppo sociale che
nella fase di diffusione del telefonino (dal
1997 in poi in Italia) ha contribuito
maggiormente al suo modellamento e alla
sua trasformazione in senso innovativo
Il telefonino si configura, nella fruizione
giovanile, come medium nuovo rispetto alle
logiche e alle pratiche d’uso degli adulti (es.
“squilli” e sms)
Il telefonino come “testo”: gli sms
E’ l’utenza giovanile (non solo in Italia) a cogliere
per prima le potenzialità comunicative del servizio di
short messaging, al punto che esso si configura
come la modalità centrale di comunicare tra i giovani
(medium di socializzazione e interazione all’interno
del gruppo dei pari)
Centralità della “vista” e del “tatto” nella fruizione del
telefonino: non più un telefono ma un display e una
tastiera che trasformano l’oggetto in qualcosa di
diverso; un oggetto talvolta silenzioso, da guardare
(verifica della ricezione di sms/squilli), talvolta simile
ad un pager (insieme di segnali sonori di “avviso”)
Spazi e tempi della fruizione del medium
Gli spazi della vita quotidiana (scuola, abitazione
familiare e spazi sociali pubblici) sono intrecciati alla
fruizione del medium in modo variabile.
La fruizione temporale vede invece la costruzione di
un palinsesto delle pratiche comunicative mobili
molto legato alla routine delle attività quotidiane
piuttosto che svincolato dalla temporalità
Nella ricerca in questione, il telefonino sembra
innestarsi nelle routine della vita quotidiana in senso
integrativo-emancipatorio (“accompagna” la routine
e ne cambia alcune caratteristiche) più che
trasformare radicalmente le abitudini e le coordinate
spazio-temporali
La prima “generazione mobile”
Adolescenti che hanno vissuto la fase di diffusione
del telefonino (a partire dal 1997 fino al 1999-2000)
Gruppo sociale rilevante (Bijker, 1995) che
reinterpreta significativamente la “flessibilità
interpretativa” del telefonino come artefatto
tecnologico nella fase della sua diffusione iniziale
(artefatto “in divenire”)
Ricerca basata su campione di 26 studenti e
studentesse di liceo (14-18 anni)
Tecniche utilizzate: metodologia qualitativa
(interviste in profondità, diari d’uso)
Dalla comunicazione orale a quella visiva e
sonora
Le pratiche comunicative privilegiate dagli
adolescenti (sms/squilli) riconfigurano il
telefonino come un medium non solo per la
comunicazione orale (telefono fisso) ma anche
per quella visiva (sms) e sonora (squilli)
Le telefonate hanno un ruolo specifico e
“secondario” nelle pratiche di fruizione rispetto
agli sms/squilli (sono destinate prevalentemente
alla famiglia piuttosto che al gruppo dei pari)
Spazi e pratiche comunicative mobili
L’uso del cellulare sotto forma di sms/squilli è
prevalente a scuola e in casa; sotto forma di
telefono fuori casa (micro-coordinamento,
emergenza)
Più che svincolare la comunicazione dal luogo,
nell’esperienza dei giovani intervistati il cellulare riradica e ri-struttura il senso del luogo, consentendo
di emanciparsi e di mantenere i contatti con il
gruppo dei pari stando a casa, ed usando da casa
una tecnologia mobile (contraddizione tra
potenzialità mobile/comunicazione itinerante e uso
stanziale del telefonino, cfr.
convergenza/sostituzione fisso-mobile)
6
Mappare i significati degli usi – 1
Quali sono i significati attribuiti alle pratiche comunicative mobili
dagli adolescenti intervistati?
Le due principali pratiche d’uso verso il gruppo dei pari sono gli
squilli e gli sms
Mappa dei significati degli squilli:
- natura strumentale (risparmio e resistenza)
- atto di metacomunicazione (rinvio ad un codice interno e
condiviso) che può avere un significato espressivo-relazionale
(presenza/affetto); una funzione fàtica (di mantenimento del
contatto); una funzione strumentale (verifica-conferma); un
significato ancorato alla situazione; una funzione
ludica/intrattenimento (gioco); gesto rituale (es. squillo della
“buona notte” – galateo comunicativo improntato all’obbligo
sociale della reciprocità che porta a nuovi codici interpretativi e
comportamentali)
Mappare i significati degli usi – 2
Mappa dei significati degli sms:
- natura economica (maggiore controllo del credito)
- socializzazione virtuale/chat (funzione espressivo-relazionale,
emancipazione dell’adolescente, comunicazione asincrona)
- standardizzazione linguistica vs significato emozionale
(cancellazione vs archiviazione dei messaggi)
- significato strumentale (coordinamento preventivo, coordinamento
just in time, coordinamento finalizzato alla socializzazione
mediata ovvero che rinvia ad altri media)
- chiacchiera/gioco (natura dialogico-conversazionale dei messaggi
di testo)
- chiacchiera/gossip/scambio epistolare (aggiornamento sul gruppo
e relazioni a distanza)
Oralità scritta e innovazione di codice
Il cellulare come oggetto materiale e
simbolico
Sms costruiscono un nuovo codice in parte
mutuato dalle chat line (abbreviazioni, segni
grafici, accostamento, emoticonsm forme
animate)
Nuovo codice condiviso alimenta
intimità/solidarietà all’interno del gruppo dei
pari e rende possibile controllare i confini del
gruppo stesso
Sms reinterpretano vecchie pratiche
attraverso un nuovo medium
Relazioni con l’oggetto
Atteggiamento espressivo-affettivo (il
telefonino è oggetto di un processo di
antropomorfizzazione, diventa “un amico”,
assume attributi “umani”)
Atteggiamento pragmatico-strumentale (il
telefonino ha un valore funzionale e d’uso
strettamente pertinente alla comunicazione,
legato all’utilità e non all’estetica)
Cellulare oggetto “di moda”: segna
l’appartenenza ad un gruppo e ne rafforza
l’identità
Alta sensibilità dei giovani intervistati ai fattori di
marca, di prezzo e di design/accessori (cover,
loghi e suonerie come strumento di
differenziazione/personalizzazione dell’oggetto)
Telefonino come accessorio di moda
(portabilità/indossabilità, protesi del corpo,
apparecchio d’uso quotidiano)
Evoluzioni tecniche e nuovi usi: il camera
phone e l’MMS
Fotografia digitale “da cellulare” e comunicazione
visiva wireless modificano l’artefatto e i codici
interpretativi, estetici ed esperienziali della
comunicazione mobile
Camera phone: “ibrido” tecnologico (nuove
funzionalità legate a vecchi media, processi di “rimediazione” e re-interpretazione del vecchio
medium (fotografia) e del nuovo (cellulare)
Analogie/differenze e continuità/discontinuità tra
media e pratiche comunicative
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Analogie/differenze: camera phone e
macchina fotografica
Relazione di sostituzione: il camera phone
sostituisce la macchina fotografica in ogni
circostanza/situazione d’uso
Relazione di complementarità:il camera
phone sostituisce la macchina fotografica in
particolari circostanze/situazioni d’uso
Motivazione pragmatico-strumentale
(comodità/utilità), legata al cellulare come
medium personale e alla possibilità di
“catturare ricordi” any time anywhere
Ri-localizzazione dell’esperienza
Cellulare diventa album fotografico “mobile” che
àncora e ridefinisce l’identità del suo possessoreautore
Il camera phone diventa una risorsa per relazionarsi
e scambiare/condividere le proprie esperienze o
storie di vita all’interno del gruppo dei pari, sia nei
contesti di interazione faccia a faccia, sia in quelli di
interazione remota (invio/ricezione di MMS)
Gli MMS costituiscono una risorsa linguistica,
alternativa sostitutiva rispetto all’SMS o alla
telefonata (linguaggio iconico finalizzato al
coordinamento, all’informazione, alla risoluzione di
problemi specifici)
Per finire: i media come fonti di senso
e le memorie comuni
I media ci dicono non che cosa pensare ma “intorno
a quali temi pensare qualcosa” (teoria dell’agenda
setting): questo elemento costituisce un tessuto di
presupposti impliciti e condivisi perché
comunicazione e interpretazione abbiano luogo.
I contenuti veicolati attraverso i diversi generi
mediali (informazione, fiction, intrattenimento,
infotainment) costituiscono patrimonio collettivo,
sono memorie comuni (tutti conoscono le stesse
cose in quanto sono esposti ai medesimi messaggi)
Dialettica fotografia-telefonia
Possibilità di scambiare sincronicamente le
fotografie scattate sul cellulare
Memoria e archiviazione delle immagini
(costruzione e condivisione della memoria
sociale attraverso il nuovo medium)
Ibridazione tra le due pratiche e i due media
(fotografia e telefonia) riconfigura entrambi
MMS: definiscono una pratica comunicativa
di scambio e relazione, ed una pratica
fotografica finalizzata alla memoria
Nuove ibridazioni: Internet mobile
Si possono osservare altre forme di interazione tra
media vecchi e nuovi che mutano gli usi e le
funzionalità del telefonino
La diffusione delle reti wireless (senza fili) e la
possibilità di accederle attraverso il telefonino
riconfigura anche la fruizione di Internet come rete
non più centrata sul personal computer ma
potenzialmente accessibile attraverso un medium
molto più diffuso ed economico come il cellulare
NB: gli stessi modelli classici di personal computer
si stanno spostando nella direzione di una maggiore
trasportabilità, mobilità e maneggevolezza (cfr.
laptop e mini-notebook)
Autoreferenzialità e mediatizzazione estesa
Memoria comune basata su eventi mediali (veicolati dai
media ma spesso costruiti mediaticamente) che
esercitano una funzione di vincolo, trascendendo la
frammentazione dei diversi gruppi/cerchie sociali.
Media = sistema articolato su più mezzi e istituzioni,
attraverso i quali i discorsi/contenuti/notizie/narrazioni
vengono riprodotti (autoreferenzialità).
Dei contenuti/generi mediali (notizie, fiction etc.) si parla
anche nelle conversazioni quotidiane (mediatizzazione
estesa, J.B. Thompson).
La memoria comune di ciò che i media veicolano
sostiene la comunicazione, è contenuto di un
riconoscimento reciproco tra soggetti/fruitori/gruppi
sociali appartenenti ad uno specifico pubblico
8
Riferimenti bibliografici
Jedlowski P. (1994), Il sapere dell’esperienza. Milano: Il
Saggiatore
Silverstone, R. (2000). Televisione e vita quotidiana.
Bologna: il Mulino
Scifo, B. (2005) Culture mobili. Ricerche sull’adozione
giovanile della telefonia cellulare. Milano: Vita e
Pensiero.
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