capitolo 12 e appendice

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capitolo 12 e appendice
Cap. 12 – Programmazione specie Interesse Gestionale
12 – PROGRAMMAZIONE PER LE SPECIE DI INTERESSE GESTIONALE
La normativa vigente prevede che il controllo della fauna selvatica può essere attuato per la migliore gestione del patrimonio
zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico,
per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche (art. 41 L.R. 26/93). Tale controllo deve essere esercitato di norma
per mezzo di metodi ecologici o, in caso di inefficacia, attraverso piani di prelievo.
Le azioni di controllo della fauna selvatica non rientrano nell’ambito dell’attività venatoria e devono essere svolte da
personale incaricato sulla base di piani programmati e coordinati dalla Provincia.
I piani di prelievo della fauna sono attuabili esclusivamente dopo che sia stata verificata, da parte dell'I.N.F.S., l'inefficacia
dei metodi "ecologici" applicati.
Come strumenti di intervento impiegabili per il contenimento dei danni sulle attività produttive e/o al patrimonio faunistico si
individuano:
Metodi "ecologici":
- eliminazione delle discariche abusive di rifiuti e recinzione a prova di animale di quelle autorizzate;
- eliminazione delle operazioni di ripopolamento intese come massiccio rilascio di selvaggina allevata;
- controllo ed eliminazione delle discariche di rifiuti provenienti da allevamenti avicunicoli;
- interventi di prevenzione del danno;
- risarcimento monetario del danno;
- eventuale cattura e traslocazione dei capi in zone non soggette a rischio di danno.
Piani di prelievo:
- valutazione di inefficacia dei metodi "ecologici" da parte dell'I.N.F.S. nei termini stabiliti dallo stesso Istituto;
- impiego di tecniche di cattura o abbattimento aventi massima selettività ed efficacia e disturbo minimo per le
altre specie selvatiche.
Per alcune specie (nutria, cinghiale) sono in elaborazione dei piani di azione regionali, per uniformare le azioni delle varie
province.
12.1 - INDIRIZZI DI PROGRAMMAZIONE E REALIZZAZIONE DEI PIANI DI CONTROLLO DELLA FAUNA SELVATICA
I piani di controllo sono programmabili e attuabili nei seguenti casi:
1 .popolazioni selvatiche di specie provocanti danni alle attività produttive e/o al patrimonio faunistico;
2.popolazioni o individui di specie estranee alla fauna locale.
Nel primo caso l’obiettivo non può essere l’eradicazione ma deve essere la diminuzione localizzata della densità e/o
dell’areale di distribuzione, salvaguardando il ruolo ecologico di queste componenti della zoocenosi.
Nel secondo caso l’obiettivo può essere l’eradicazione dal territorio della provincia. Nel caso di individui fuggiti da
allevamenti l’obiettivo iniziale è la cattura e il conferimento presso centri di allevamento e/o recupero. Se invece la specie
alloctona è presente in popolamenti distribuiti sul territorio, l’obiettivo può essere l’eradicazione mediante piani di
abbattimento o di cattura e soppressione o la limitazione dell’areale di distribuzione entro limiti programmati.
Nel caso di interventi riferibili a popolazioni, il programma di intervento deve obbligatoriamente prevedere un’analisi delle
cause da cui derivano le problematiche, nonché indicatori di monitoraggio per verificare gli effetti delle azioni e la loro
eventuale correzione.
Condizione necessaria per l’intervento risulta l'accertamento e la quantificazione dei danni alle attività produttive e/o al
patrimonio faunistico.
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La predisposizione dei piani di controllo è subordinata ad una analisi della situazione faunistica e ambientale comprendente:
- indagine sulla consistenza e le caratteristiche della popolazione oggetto di intervento;
- indagine sull'entità dei danni provocati;
- indagine sulla situazione del territorio dell'area di intervento.
Nel piano di controllo devono essere previsti strumenti di monitoraggio per verificare il raggiungimento degli obiettivi preposti
e dell’efficacia delle soluzioni proposte.
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12.2 SPECIE AUTOCTONE
Lo schema di intervento per le specie autoctone può essere schematizzato nel seguente diagramma di flusso, che
esemplifica il processo decisionale per le azioni da intraprendere.
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Cinghiale
Il controllo dei popolamenti di ungulati è attualmente previsto per il Cinghiale, ad esclusione del limitato territorio in Penisola
Lariana dove è regolarmente cacciato in selezione. In questo Comprensorio l'obiettivo prioritario del controllo del Cinghiale è
il contenimento dell'impatto che esso esercita sulle attività agricole, tenendo conto della diversa gestione attuata nella
confinante provincia di Como.
Le eventuali immissioni clandestine, tipiche per questa specie, devono essere controllate dal personale della Polizia
provinciale, per evitarne l’incentivazione.
Il piano di controllo della specie è stato autorizzato in base alle prescrizioni ISPRA, con un piano triennale. Le azioni e le
metodologie per gli anni successivi andranno previste sulla base dei risultati ottenuti con il piano attuale.
Il monitoraggio dei risultati del piano di controllo e di riduzione dei danni verrà attuato mediante i seguenti indici:
Obiettivo
Indicatore
Unità di misura Frequenza
monitoraggio
Riduzione
dei N° di richieste di risarcimento
N°
Annuale
danni
Superficie interessata
ha
Annuale
N° di interventi con recinzioni / filo
N°
Annuale
pastore / ecc.
Interventi indiretti Superficie interessata
ha
Annuale
% di richieste di risarcimento in cui si è
%
Annuale
intervenuti
N° totale capi abbattuti
N°
Annuale
N° di giornate / uomo con
N°
Annuale
appostamento con carabina
Piano di Controllo N° di giornate / intervento con girata
N°
Annuale
% di interventi per tecnica di controllo
%
Annuale
% di richieste di risarcimento in cui si è
%
Annuale
intervenuti
di
L’eventuale autorizzazione di selecontrollori andrà prevista sulla base dei risultati del piano in corso.
Daino
Il daino è presente in alcuni allevamenti privati da dove riesce talvolta a fuggire. La cattura degli animali fuggiti è compito
principale del proprietario, che può essere coadiuvato dal personale della Polizia Provinciale. Le spese dell’intervento
saranno a carico del proprietario. Non si ritiene necessaria nessuna variazione a queste strategie nei prossimi anni.
Volpe
Per molte specie carnivore, la determinazione della densità è spesso difficile da ottenere se non con sforzi di
campionamento elevati, in particolare se vengono utilizzati i cosiddetti censimenti diretti, basati sull’avvistamento.
Per la volpe, uno dei censimenti diretti più utilizzati è il campionamento notturno su transetto, con l’ausilio di fari o della
termocamera. Questi censimenti possono essere effettuati in contemporanea a quelli delle lepri.
Tra i metodi indiretti i più sperimentati sono:
1) Conta del numero di tane occupate.
Viene suddiviso in due fasi: durante la stagione di inutilizzo, si individuano e mappano tutte le tane presenti in una certa
area; nella stagione riproduttiva si effettua il conteggio delle tane effettivamente utilizzate. Questo parametro
rappresenta un indice di abbondanza, non potendo estrapolare senza la conoscenza di altri parametri di popolazione, il
numero assoluto di individui presenti.
2) II conteggio delle tracce e/o delle feci su transetti definiti.
Viene effettuato su transetti prestabiliti, con terreno umido o preferibilmente innevato per il conteggio delle tracce, o in
qualsiasi condizione per il conteggio delle feci. Fornisce un indice di abbondanza.
3) II ritmo di frequentazione di stazioni odorifere.
Viene stimato il numero di individui presenti attraverso il conteggio delle tracce rilevate nei pressi di stazioni predisposte
con esche odorose lungo percorsi casuali di lunghezza proporzionale all'area da indagare. Le esche vengono poste a
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distanza di alcune centinaia di metri, al centro di una piccola superficie di terreno approntato in modo da facilitare la
lettura delle tracce; successivamente, per alcuni giorni, si procede al conteggio giornaliero delle tracce, avendo cura di
ripristinare il terreno attorno alle esche. Dopo un sufficiente numero di conteggi è possibile, con semplici formule,
calcolare il numero di individui presenti nell'area.
4) II numero di capi abbattuti
Rappresenta un indice della popolazione totale presente nell'area campione nel momento in cui è stato effettuato il
prelievo (Indice Cinegetico d'Abbondanza). È utile soprattutto per valutare la dinamica di una popolazione, se viene
mantenuto costante nel tempo lo sforzo di caccia. La raccolta e l'esame sanitario e biometrico delle volpi abbattute
possono inoltre fornire informazioni accessorie sulla biologia della specie e sulle caratteristiche della popolazione in un
determinato ambito territoriale (rapporto sessi e classi di età, regime alimentare, ecc.), che sono di grande interesse per
orientare le scelte gestionali.
L’efficacia dei piani di controllo è un aspetto che va valutato con attenzione: osservando i dati disponibili relativi alle
campagne di abbattimento e controllo delle volpi, è emerso infatti che il numero di volpi abbattute rimane stabile per molti
anni nelle stesse aree a parità di sforzo (Boitani e Vinditti, 1988). Questo significa che la maggior parte dei piani non porta
ad una riduzione di densità per questo carnivoro.
In base allo schema proposto per le specie autoctone, la prima verifica va effettuata sulla base degli animali abbattuti
durante il periodo venatorio, in particolare andando a verificare lo sforzo compiuto. Quasi sempre, infatti, il numero di
animali è in funzione esclusivamente dello sforzo di caccia (giornate di caccia dedicate alla volpe), ma non della densità di
questo predatore. Questi aspetti sono stati messi in evidenza in maniera eclatante dal fallimento delle operazioni di controllo
effettuate in tutta Europa per contenere la diffusione della rabbia silvestre.
Nell’ottica dell’adaptive management (vedi capitolo 4) e in base allo schema sopra proposto, le indicazioni gestionali per
queste specie si possono riassumere nei seguenti punti:
- effettuazione di monitoraggi annuali su zone campione, con i metodi indicati sopra;
- valutazione degli abbattimenti effettuati durante la stagione venatoria;
- incentivazione di intervento durante il periodo venatorio nelle aree dove sono stimati i maggiori danni o in aree con
alta densità di prede;
- eliminazione dei lanci di selvaggina (lepri, fagiani) nelle aree di intervento per il controllo della volpe;
- valutazione annuale (mediante monitoraggio) delle variazioni di densità nelle aree dove avvengono gli
abbattimenti.
Il piano di controllo può essere effettuato nel caso di situazioni locali di evidente pregio naturalistico, che possano
giustificare uno sforzo supplementare di abbattimento. Anche in questo caso, comunque, deve essere affiancato al piano di
controllo un sistema di monitoraggio dei risultati, atto a verificare il raggiungimento degli obiettivi preposti (aumento delle
specie preda, diminuzione dei danni segnalati, diminuzione della densità del predatore, ecc.)
Dove sono segnalati casi eccessivi di predazione andrà effettuato un monitoraggio della situazione ambientale,
intervenendo con miglioramenti ambientali atti ad aumentare la copertura arbustiva del territorio (per esempio, aumento dei
roveti o mantenimento di una fascia di incolti a margine dei coltivi).
Corvidi
Come per la Volpe, anche i corvidi sono oggetto di campagne di controllo in varie zone d’Italia. Le poche analisi effettuate
su questi interventi non sembrano averne confermata l’efficacia, rispetto agli obiettivi ecologici preposti (Bogliani et al.
1994). Come per la volpe, infatti, il sistema sociale di queste specie, con la conpresenza nella popolazioni di coppie
territoriali e di gruppi di individui non riproduttori che possono supplire all’uccisione dei riproduttori, porta ad un’estrema
resilienza della popolazione agli interventi di controllo, vanificando nella maggior parte dei casi i risultati che si vogliono
ottenere, se non in presenza di uno sforzo elevatissimo.
In Provincia di Lecco è in fase di attuazione un primo piano triennale di controllo, effettuato mediante abbattimento ai
dormitori (solo il primo anno) e posizionamento di gabbie Larsen.
La mancanza di dati raccolti in maniera scientifica rende comunque opinabili le affrettate conclusioni raggiunte sul ruolo
ecologico di queste specie.
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La prima verifica riguarda il numero di individui presenti sul territorio, che spesso viene desunto erroneamente in base ai
dormitori invernali.
I censimenti della Cornacchia grigia e della Gazza sono effettuabili secondo le seguenti modalità:
- la valutazione della densità dei nidificanti è ottenuta mediante il conteggio dei nidi, ottenibile in inverno (alberi
senza foglie) e con la successiva verifica dell’occupazione del territorio in primavera;
- la valutazione dell’uso del territorio da parte delle specie può essere fatta mediante transetti lineari (indici
chilometrici d’abbondanza), sia in estate che in inverno;
- vanno poi individuati i dormitori invernali (spesso di grandi dimensioni), nonché le dinamiche di dispersione verso le
aree di pastura giornaliere.
Nell’ottica dell’adaptive management (vedi capitolo 4) e in base allo schema sopra proposto, le indicazioni gestionali per
queste specie si possono riassumere nei seguenti punti:
- effettuazione di monitoraggi annuali su zone campione (estivi ed invernali);
- monitoraggio annuale dei danni provocati dai corvidi;
- individuazione delle zone di maggior impatto, su cui intervenire;
- sperimentazione di modalità idonee di dissuasione o di altri metodi indiretti di limitazione dei danni;
- eliminazione dei lanci di selvaggina (lepri, fagiani) nelle aree di intervento per il controllo della cornacchia grigia;
- valutazione degli abbattimenti effettuati durante la stagione venatoria, con verifica dei risultati ottenuti;
- incentivazione di intervento durante il periodo venatorio nelle aree dove sono rilevati i danni.
Come per la volpe, il piano di controllo può essere effettuato nel caso di situazioni locali di evidente situazione di squilibrio,
che possano giustificare uno sforzo supplementare di cattura (mediante trappola Larsen), al di fuori del periodo venatorio.
Anche in questo caso, comunque, deve essere affiancato al piano di controllo un sistema di monitoraggio dei risultati, atto a
verificare il raggiungimento degli obiettivi preposti (aumento delle specie preda, diminuzione dei danni segnalati,
diminuzione della densità del predatore, ecc.).
Il monitoraggio dei risultati del piano di controllo e di riduzione dei danni verrà attuato mediante i seguenti indici:
Obiettivo
Indicatore
Unità di misura Frequenza
monitoraggio
Riduzione
dei N° di richieste di risarcimento
N°
Annuale
danni
Superficie interessata
ha
Annuale
N° di interventi con uso di sostanze
N°
Annuale
repellenti
Interventi indiretti Superficie interessata
ha
Annuale
% di richieste di risarcimento in cui si è
%
Annuale
intervenuti
N° totale capi abbattuti
N°
Annuale
N° di giornate / uomo per controllo su
N°
Annuale
dormitori
Piano di Controllo N° di giornate / gabbia per controllo
N°
Annuale
% di interventi per tecnica di controllo
%
Annuale
% di richieste di risarcimento in cui si è
%
Annuale
intervenuti
di
Nelle attività di controllo non potrà essere utilizzato l’abbattimento dei soggetti al nido e l’uso di esche avvelenate.
Dove sono segnalati casi eccessivi di predazione andrà effettuato un monitoraggio della situazione ambientale,
intervenendo con miglioramenti ambientali atti ad aumentare la copertura arbustiva del territorio (per esempio, aumento dei
roveti o dei pruneti).
Uccelli ittiofagi
L’aumento di alcune specie di uccelli ittiofagi (Svasso maggiore, Cormorano, Airone cenerino) ha portato a situazioni
conflittuali con i pescatori. L’effetto della predazione, come per gli altri casi indicati sopra, è tutt’altro che definibile e spesso
si sovrappone ad altre situazioni causate da una gestione ambientale impropria, particolarmente diffusa sui corsi d’acqua.
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Inoltre, i miglioramenti ambientali in questi casi (come la creazione di strutture atte al rifugio del pesce), sono difficilmente
realizzabili.
La diffusione geografica degli ittiofagi e la facilità di spostamento (specialmente durante il periodo invernale) rende del tutto
inefficace un piano di controllo locale.
Come detto sopra, per le altre specie predatrici, è più efficace limitare i danni in maniera puntiforme, individuando le zone di
pregio, per concentrare gli interventi ed ottenere un maggior rapporto costi/benefici, sia economico che ecologico.
In base allo schema sopra proposto, le indicazioni gestionali per queste specie si possono riassumere nei seguenti punti:
- continuazione dei monitoraggio annuali (International Waterbirds Census);
- individuazione delle aree di maggior impatto;
- sperimentazione di modalità idonee di dissuasione o di altri metodi indiretti di limitazione dei danni (compresi i
miglioramenti ambientali finalizzati a creare zone di rifugio per il pesce);
- verifica dell’efficacia degli interventi effettuati.
Un piano di controllo per questa specie è in fase di attuazione da alcuni anni.
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12.3 SPECIE ALLOCTONE
Lo schema di intervento per le specie alloctone può essere schematizzato nel seguente diagramma di flusso.
Scoiattolo grigio
L’attuale distribuzione dello Scoiattolo grigio si restringe alla zona meridionale della provincia. Dagli anni delle prime
immissioni, la specie non ha mostrato una tendenza all’espansione, forse a causa della frammentazione delle aree boschive
e dei giardini privati della zona di rilascio. Negli ultimi anni, la reintroduzione dello Scoiattolo rosso nelle stesse zone ha
mostrato un successo notevole, con espansione della popolazione in aree nuove e con buone densità.
Nel 2012 è iniziato un programma di monitoraggio e controllo regionale su questa specie.
Gli obiettivi gestionali per questa specie si possono riassumere nei seguenti punti:
- monitoraggio di dettaglio delle presenze;
- analisi delle possibili linee di espansione e previsione della futura dinamica della popolazione;
- assistenza ai programmi regionali di eradicazione o di altri metodi di intervento atti a limitare la possibilità di
espansione della popolazione e i possibili danni alle popolazioni di Scoiattolo rosso.
Nutria
La distribuzione della Nutria deriva dalla fuga, accidentale o voluta, di esemplari dagli allevamenti impiantati per lo
sfruttamento della pelliccia (il castorino). La presenza in provincia di Lecco è limitata a pochi esemplari, anche se è già stato
rilevato qualche nucleo riproduttivo. La Nutria può provocare danni alle coltivazioni agricole e alle canalizzazioni.
Le popolazioni possono essere limitate da inverni particolarmente rigidi e dai predatori, quali la Volpe, che può predare gli
esemplari giovani.
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Vista la scarsa presenza sul nostro territorio, una limitazione di questa specie è fattibile, anche se è probabile che l’arrivo di
nuovi esemplari in dispersione dalla pianura renda impossibile l’eradicazione di questa specie.
Gli obiettivi gestionali per questa specie si limitano quindi ai seguenti tre punti:
- monitoraggio delle presenze e, in particolare, dei nuclei riproduttivi;
- posa, rifornimento e controllo delle gabbie-trappola nelle aree di presenza di nuclei riproduttivi;
- analisi dei costi/benefici delle azioni di controllo, in base ai danni segnalati e/o monitorati.
Sulla base di questi principi è in fase di elaborazione un piano di controllo della specie, in collaborazione con il Parco
Regionale “Adda Nord”, in accordo con le linee guida regionali sulla specie.
12.4 SPECIE DOMESTICHE RINSELVATICHITE
Animali di affezione
La legge regionale 16 del 20 luglio 2006 incarica i Comuni e le Unità sanitarie locali della gestione degli animali di affezione.
Alcune specie possono creare nuclei o individui con caratteristiche selvatiche, che possono provocare impatti
sull’ecosistema.
Per queste specie, obiettivo prioritario agli interventi, in collaborazione con i Comuni, le ASL e le associazioni di protezione
della natura e venatorie è il monitoraggio e la conoscenza della dimensione del fenomeno.
In questa categoria può essere inserito il monitoraggio e delle colonie feline e dei cani randagi, in collaborazione con i
comuni. Il monitoraggio dovrà anche verificare lo status dell’animale in riferimento allo stadio di rinselvatichimento:
- cani e gatti randagi (stray dogs & cats), cioè animali abbandonati o che stanno per periodi, più o meno lunghi,
lontano dal contatto con l’uomo. Sono stati comunque gatti domestici, almeno nelle prime fasi della loro vita, e poi
abbandonati. Possono essere facilmente “riaddomesticati” e adottati dall’uomo;
- cani e gatti inselvatichiti (feral dogs & cats), cioè animali che sono ritornati allo stato selvatico, oppure nati in natura
(oppure appartenenti alla seconda generazione di gatti randagi). Non sono domestici (anzi, generalmente sono
difficilmente riaddomesticabili) e non idonei alla convivenza stretta con l’uomo. Vivono spesso in colonie o in gruppi
indipendenti.
Il programma di intervento prevede:
- individuazione delle popolazioni di specie domestiche rinselvatichite presenti sul territorio provinciale;
- individuazione di modalità di monitoraggio, per verificare lo status e la dinamica;
- valutazione di impatto sulle altre specie di fauna selvatica e/o sulle attività produttive.
Nei casi in cui vengano rilevate situazioni tali da rendere opportuni interventi specifici di controllo si prevede:
- delimitazione delle aree di intervento;
- interventi di controllo e contenimento, in particolare attraverso campagne di sterilizzazione;
- verifica dei risultati dell'intervento.
Piccione domestico
Le problematiche connesse alla gestione del Piccione domestico sono particolarmente complesse, vista la contiguità nel
tempo di questa specie all’interno dell’ecosistema “umano”, allevata anche a scopo ornamentale ed alimentare nelle aree
agricole.
Anche per questa specie, comunque, vanno valutate le dinamiche e, in particolare, i complessi movimenti effettuati tra le
zone urbanizzate e quelle agricole. Spesso, infatti, l’abbattimento o la dissuasione effettuate in un’area vanno a peggiorare
gli impatti sull’altra.
Gli interventi di controllo sono spesso difficili, in quanto si situano quasi sempre nelle vicinanze se non all’interno di aree
urbanizzate. Inoltre, la notevole mobilità e facilità di spostamento di questa specie non permette un intervento efficace su
grandi aree; una possibile mitigazione è l’intervento mirato sulle aree problematiche, da effettuare mediante catture con
trappole.
Sulla base di questi principi è in fase di elaborazione un piano di controllo da sottoporre all’autorizzazione dell’ISPRA.
Il programma di intervento prevede:
- individuazione delle zone di maggior impatto, sia all’interno delle zone urbanizzate che in quelle agricole;
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individuazione di modalità di monitoraggio, in particolare per verificare gli spostamenti di questa specie tra le varie
aree di attrazione;
valutazione della fattibilità degli interventi di dissuasione, degli interventi di ostacolo alla posa e nidificazione, con
valutazione degli effetti sulle altre specie;
verifica e sperimentazione di metodi di intervento in zone urbanizzate, in collaborazione con i comuni interessati;
valutazione dell’efficacia dei piani di controllo effettuati in zona agricola.
Cap. 13 – Piano Miglioramenti Ambientali
13 - PIANO DEI MIGLIORAMENTI AMBIENTALI
NeI piano dei miglioramenti ambientali vengono individuati gli indirizzi per la programmazione e la realizzazione pratica degli
interventi, differenziati a seconda della vocazionalità dei diversi comprensori, nonché della dinamica in atto per quanto
riguarda i cambiamenti ambientali (vedi cap. 3). Questi interventi devono essere finalizzati al ripristino o alla creazione di
condizioni ambientali adeguate allo sviluppo della fauna selvatica, in grado di favorire la mitigazione dei fattori di mortalità e
di disturbo. Sono state seguite, per questo aspetto, le linee guida dell’I.N.F.S. / I.S.P.R.A.
Per le indicazioni di dettaglio si veda il piano dei miglioramenti ambientali in vigore, i documenti tecnici
dell’I.S.P.R.A. (Lucifero e Genghini, 2007; Genghini, 1994; Spagnesi e Toso, 1991) e i documenti tecnici
di convegni sull’argomento (Miglioramenti ambientali a fini faunistici, Provincia di Treno, 2002; Atti
convegno nazionale sui miglioramenti ambientali, Provincia di Vercelli, 1999).
13.1 INDIRIZZI
PER LA PROGRAMMAZIONE E LA RELIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO
AMBIENTALE
Gli indirizzi per la programmazione degli interventi di miglioramento ambientale vengono espressi sia in funzione delle
specifiche caratteristiche ambientali e, in particolare dei diversi habitat, sia tenendo conto delle esigenze ecologiche delle
specie faunistiche obiettivo prevalente degli interventi.
Le principali tipologie di miglioramento ambientale di interesse faunistico vengono individuate come segue (Genghini, 1994):
a) creazione o ripristino di radure all'interno di complessi forestali allo scopo di favorire l'alimentazione degli ungulati
e della fauna tipica alpina;
b) governo del bosco differenziato, in particolare con orientamento verso l’alto fusto, specie nelle zone vocazionali
per il Gallo cedrone;
c) coltivazione, impianto o ripristino di siepi, arbusteti e piante arboree allo scopo di favorire l'alimentazione, la
nidificazione e il rifugio della fauna selvatica, in particolare nell’area con più elevata vocazione agricola;
d) creazione o ripristino di zone umide;
e) coltivazioni a perdere allo scopo di aumentare le disponibilità trofiche naturali;
f) creazione di aree a set-aside, in particolare nell’area planiziale della provincia, allo scopo di favorire il rifugio e
l’alimentazione di parecchie specie.
13.2 TIPOLOGIE AMBIENTALI E TIPI DI INTERVENTO
Aree boscate
Una grande porzione delle aree boscate in provincia è governato a ceduo, in particolare nella fascia altitudinale
caratterizzata dalla dominanza del Carpino nero, in associazione con altre latifoglie quali castagno, rovere, frassino, orniello,
aceri e, nelle aree più aride, la roverella. Molte di queste aree sono attualmente abbandonate o poco sfruttate, con una
chiusura sempre maggiore dello strato arbustivo.
In questa fase è opportuno creare chiari e radure, in particolare nelle aree a maggior vocazione per il Capriolo e il Fagiano
di monte. Nelle aree sfruttate per il taglio, invece, va considerata la possibilità di passare ad un ceduo composto, lasciando
ad ogni turno di ceduazione un certo numero di matricine dell'età di quello precedente.
Sia in questi boschi che in quelli più strutturati, come le faggete e le zone a conifera, andranno anche lasciate un buon
numero di piante deperienti o morte, per favorire la presenza e la nidificazione dei picchi, nonché i roost dei chirotteri
arboricoli. In questi boschi va favorito lo sviluppo del fase matura, per rendere idoneo l’habitat ad un possibile ritorno del
Gallo cedrone. Per questa specie, così come per il Fagiano di monte, è importante favorire la presenza di un ricco
sottobosco, salvaguardando le specie arbustive con bacche, anche mediante la regolamentazione della raccolta.
Nelle aree sottoposte a taglio vanno salvaguardate le piante più vecchie, con buchi che forniscono rifugio a parecchie
specie. Nel caso di un taglio ceduo di grande estensione, con la distruzione delle piante di maggiori dimensioni, nei primi
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Cap. 13 – Piano Miglioramenti Ambientali
anni le zone di rifugio per la fauna andranno incrementate mediante la posa di cassette nido (sia per uccelli che per
chirotteri).
Le operazioni di “pulizia” del bosco devono essere evitate nei boschi maturi. Nei boschi più aperti, dopo gli interventi di
taglio, vanno effettuate a rotazione, avendo cura di mantenere comunque delle cataste cumulate all’interno dell’area, in
modo da fornire zone di rifugio per i piccoli mammiferi e per alcuni passeriformi. In ogni caso non vanno eliminati gli arbusti
con bacche. Gli arbusti non vanno comunque mai eliminati completamente su grandi aree, per la loro importante funzione
trofica e di rifugio.
Boschi marginali, boschetti e piante isolate
Questa categoria ambientale si trova nelle zone planiziali della provincia, all’interno della matrice agricola. Sono
estremamente importanti sia come aree di rifugio per la fauna selvatica che come zone di connessione tra ambienti naturali.
Questi ambienti marginali sono spesso danneggiati dall’incuria dovuta ad incendi delle “sterpaglie” o ai lavori agricoli e a
movimenti di terra. Vanno invece preservati e incrementati, favorendo nel contempo la loro evoluzione a strutture più
complesse (con strato arboricolo, arbustivo ed erbaceo con buone estensioni e ben interconnessi). Si dovrebbe quindi
prevedere una fascia di protezione di alcuni metri, in modo da salvaguardare la parte più esterna da possibili
danneggiamenti, prevedendo degli incentivi per il mancato reddito delle aree salvaguardate.
Messa a dimora di piante arboree ed arbustive da frutto
Nelle aree in fase di colonizzazione da parte della vegetazione arbustiva, diffusi soprattutto nella collina e montagna,
possono essere colonizzati da specie arboree autoctone pioniere, ma anche da specie alloctone infestanti, quali Robinia e
Ailanto. Nelle fasi iniziali il popolamento arbustivo e arboreo si presenta spesso povero o del tutto privo di essenze eduli:
andrebbe quindi integrato con la piantagione di specie quali biancospini, prugnoli, sorbi, ciliegi, ecc.. Le piante vanno poste
a dimora a macchie irregolari, alternando piccoli gruppi o alberi isolati a piccole radure, e in numero contenuto (non più di 4500 per ettaro), al fine di consentire comunque il processo di colonizzazione naturale da parte della vegetazione spontanea.
Impianto di siepi
L’agricoltura moderna ha reso sempre più uniforme il paesaggio agricolo, facendo scomparire le siepi che delimitavano gli
appezzamenti. Le siepi costituiscono invece un importante habitat, fornendo rifugio e alimentazione a parecchie specie
animali. Ne dovrà essere invece incentivata la presenza, nella aree planiziali e, in parte, nei fondovalle, dove maggiore è
l’uniformità ambientale. L’impianto di nuove siepi interpoderali dovrà favorire la presenza di specie con essenze eduli, quali
biancospini o rovi. In alcuni casi si potrà lasciare all’evoluzione naturale, mantenendo esclusivamente una fascia di rispetto.
Mantenimento di pascoli e radure
L’aumento della superficie boscata degli ultimi anni, a causa dell’abbandono delle attività agricole e del pascolo nelle zone
montane, rende necessaria un’incentivazione all’apertura di radure e al mantenimento di pascoli. Questo può avvenire sia
mediante il taglio meccanico degli arbusti, salvaguardando quelli con bacche come i sorbi, o mediante l’incentivazione del
pascolo leggero, senza grandi greggi. In ogni caso, le attività andrebbero ritardate verso la fine del periodo riproduttivo, in
modo da evitare danni sia diretti che indiretti (facilità di individuazione del nido da parte dei predatori), per le specie che
nidificano a terra.
Set-aside e colture a perdere
Il set-aside è stato favorito da misure agricole comunitarie; per la provincia di Lecco questi interventi possono essere previsti
nelle zone planiziali, dove maggiore è il grado di artificializzazione degli habitat. Nelle zone a maggior vocazione per la lepre
andrebbe inoltre prevista la semina di colture a perdere, in particolare nella stagione autunnale e invernale (per esempio di
cereali autunno vernini). Anche il mantenimento delle stoppie nel periodo invernale favorisce questa specie.
L’impianto di cereali autunno vernini è un’attività idonea anche per favorire lo svernamento della Coturnice.
Nelle colture a perdere non deve essere previsto né diserbo né l’utilizzo di pesticidi, in modo da favorire la presenza di una
ricca fauna invertebrata, utile soprattutto per l’alimentazione dei pulcini di varie specie di uccelli.
444
Cap. 13 – Piano Miglioramenti Ambientali
Interventi sulle attività agricole
La meccanizzazione dell’agricoltura ha portato ad un aumento degli incidenti con la fauna selvatica durante le operazioni di
sfalcio. Questi incidenti riguardano in particolare lepri, caprioli o la distruzione dei nidi delle allodole o dell’Albanella minore
(che non nidifica più in provincia). Parte di questi incidenti possono essere evitati mediante la collocazione di catene o altri
dispositivi meccanici davanti alla barra di taglio, in modo da spaventare e far spostare la fauna immediatamente prima del
taglio. Anche la strategia di taglio, partendo dal centro verso l’esterno, favorisce il rifugio degli animali nelle aree limitrofe
che dovrebbero mantenere fasce di naturalità (siepi) come rifugio. Nel caso non fossero presenti le siepi andrebbe
comunque mantenuto non sfalciato il perimetro esterno del campo, anche per solo un metro, in modo da fornire un’idonea
fascia di rifugio.
Anche durante l’erpicatura è importante utilizzare i dispositivi meccanici per spaventare la fauna prima del passaggio
dell’attrezzo agricolo.
Più complessa la problematica dei nidi: se infatti non è possibile identificare quelli di minor dimensione, quelli di maggior
dimensione, come quelli dei rapaci, possono essere salvaguardati lasciando un’area non sfalciata nei loro dintorni. Anche il
posticipo dello sfalcio di alcune settimane nel primo primo periodo della primavera può servire per salvaguardare la
nidificazione di alcune specie di piccole dimensioni. In alternativa, andrebbero fatti i primi sfalci mantenendo le lame più alte
(circa 10 cm) dal suolo, in modo da risparmiare alcune nidificazioni.
Zone umide
La provincia di Lecco è caratterizzata dalla presenza di parecchie zone umide, in particolare in vicinanza dei fiumi e dei
laghi. Alcune paludi soffrono però di fenomeni di interramento ed evoluzione verso aree boscate. In questo caso è
necessario mantenere la circolazione dell’acqua all’interno, mediante rimozione del materiale vegetale accumulato.
Nelle zone umide di maggior estensione va previsto il mantenimento di una strutturazione da zone più invase dall’acqua,
con l’apertura di chiari, fino al bosco igrofilo a ontano nero.
Andranno previsti tagli a rotazione dei canneti (in particolare i fragmiteti) in modo da mantenere la struttura idonea alla
nidificazione di molte specie acquatiche, come gli acrocefali o il Tarabusino. Le zone più arretrate del canneto andranno
invece mantenute abbastanza libere dagli arbusti che tendono a ricostituire il bosco umido. Il canneto più asciutto è infatti
importante per la nidificazione di specie come la Cannaiola verdognola e l’Airone rosso. Nella fascia più arretrata, dove
compaiono le essenze arboree, va favorita la presenza di ontano nero e salici.
La creazione di nuove zone umide, in particolare di piccola estensione, può essere utile come area riproduttiva per gli anfibi,
in particolare se non viene consentita l’immissione di fauna ittica. Queste aree andrebbero create nella zona planiziale
agricola.
445
Cap. 13 – Piano Miglioramenti Ambientali
13.3 PIANIFICAZIONE E MONITORAGGIO DEGLI INTERVENTI
La programmazione degli interventi di miglioramento ambientale viene lasciata generalmente ai Comprensori alpini e
all’Ambito. La gestione logistica delle persone, a carico dei comprensori, è infatti uno degli aspetti più delicati di questi
interventi. Da questo punto di vista sarà utile verificare il numero, la tipologia e la localizzazione degli interventi di
miglioramento ambientale, anche al fine di monitorarne gli effetti.
Dovrà essere data priorità agli interventi previsti per le specie più a rischio e, in particolare, quanto previsto nel paragrafo
11.4
Assieme agli interventi andranno programmati anche dei monitoraggi per verificare se la fauna oggetto dell’intervento abbia
degli effettivi benefici e, in caso negativo, prevedere cambiamenti nella strategia di questi interventi.
446
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Appendici
B- CHECK-LIST DEI VERTEBRATI TERRESTRI
=
La tassonomia segue la check-list del Ministero dell’Ambiente
Viene inoltre indicata la fenologia, per uccelli (con modifiche se ci sono differenze tra situazione provinciale e quella
regionale) e pipistrelli, lo status di conservazione (RED list) sulla base delle categorie IUCN (revisione del 2001), descritte
nello schema sotto:
=
Le categorie sono:
EX = specie estinta
EW = specie estinta in natura
CR = in pericolo critico
EN = in pericolo
VU = vulnerabile
NT = minacciato, o in pericolo nel vicino futuro
LC = di minor preoccupazione
DD = mancanza di dati per la valutazione
NE = non ancora valutato
Nel caso in cui la situazione in provincia presenti diversità di status rispetto a alla Red List nazionale si è riportata in una
colonna a parte lo status della specie per la provincia.
453
Appendici
Anfibi presenti in Provincia di Lecco.
NOME ITALIANO
NOME SCIENTIFICO
RED LIST /
Direttiva
RED LIST NOTE
provinciale
Salamandra alpina
Salamandra atra
VU
DD
Possibile presenza in zone di confine
Sondrio – Bergamo – da verificare
Salamandra pezzata
Salamandra
salamandra
Mesotriton alpestris
DD
Segnalazioni storiche – probabilmente
estinto
Tritone alpino
Tritone crestato italiano
Tritone punteggiato
Ululone a ventre giallo
Rospo comune
Rospo smeraldino
Raganella italiana
Rana agile
Rana di Lataste
Rana dei fossi
Rana verde minore
Triturus carnifex
Triturus vulgaris
Bombina variegata
Bufo bufo
Bufo viridis
Hyla intermedia
Rana dalmatina
Rana latastei
Rana synklepton
esculenta
Rana lessonae
Rana temporaria
Rana temporaria
All.II
LC / All.II
NT
NT
VU
EN / All.II
EN
Ibrido stabilizzato tra Rana verde minore e
Rana verde maggiore.
Praticamente impossibile da distinguere da
Rana dei fossi
LC
Rettili presenti in Provincia di Lecco.
NOME ITALIANO
NOME SCIENTIFICO
RED
RED LIST
provinciale
LIST /
Direttiva
NOTE
Testuggine palustre
Emys orbicularis
VU /
All.II
Testuggine palustre
dalla orecchie rosse
Orbettino
Ramarro occidentale
Lucertola muraiola
Lucertola campestre
Lucertola vivipara
Biacco
Colubro liscio
Saettone
Biscia dal collare
Natrice tassellata
Vipera comune
Marasso
Trachemys scripta
Vecchie segnalazioni da verificare - Brivio /
Sartirana
Specie alloctona – varie immissioni abusive
454
Anguis fragilis
Lacerta bilineata
Podarcis muralis
Podarcis siculus
Zootoca vivipara
Coluber viridiflavus
Coronella austriaca
Elaphe longissima
Natrix natrix
Natrix tessellata
Vipera aspis
Vipera berus
EX
LC
DD
LC
NT
Possibile presenza in zone di pianura
Appendici
Uccelli presenti in Provincia di Lecco. La categoria RED LIST provinciale è riferita alla nidificazione.
NOME ITALIANO
NOME
SCIENTIFICO
FENOLOGIA
Oca granaiola
Oca lombardella
Oca lombardella
minore
Oca selvatica
Oca colombaccio
Cigno reale
Cigno minore
Anser fabalis
Anser albifrons
Anser erythropus
M, W irr
M, (W)
A?
A.II
A.II
1 / A.I
Anser anser
Branta bernicla
Cygnus olor
Cygnus
columbianus
Cygnus cygnus
Tadorna ferruginea
Tadorna tadorna
Anas strepera
Anas penelope
Anas platyrhynchos
Anas clypeata
Anas acuta
Anas querquedula
M irr (reg?), (W)
M irr (A?), (W)
S, B, M, W
A (M irr?), W
A.II
3w / A.II
A.II
3w / A.I
M irr, (W)
A (M irr?), (W)
M irr (reg?), (W)
M, W parz
M, W parz
M, W, S, B
M, W parz
M, W irr
M, B irr, W irr
A.I
3 / A.I
M, W
M, B irr, (W)
M, W, B reg?
M, W parz, B reg?
M, W
M, W parz
M irr, (W), B irr
Orco marino
Orchetto marino
Moretta codona
Quattrocchi
Pesciaiola
Smergo maggiore
Anas crecca
Netta rufina
Aythya ferina
Aythya nyroca
Aythya fuligula
Aythya marila
Somateria
mollissima
Melanitta fusca
Melanitta nigra
Clangula hyemalis
Bucephala clangula
Mergellus albellus
Mergus merganser
Smergo minore
Coturnice
Mergus serrator
Alectoris graeca
M, W irr
M, W irr
M irr, W irr
M, W
M irr, W irr
M, (W) (W parz?),
B irr?
M, W irr
S, B
Pernice rossa
Alectoris rufa
SB? (ripopolato)
Starna
Perdix perdix
SB? (ripopolato)
Quaglia
Quaglia
giapponese
Fagiano
Coturnix coturnix
Coturnix japonica
M, B, (W irr)
SB? (ripopolato)
Gallo cedrone
Fagiano di monte
Tetrao urogallus
Tetrao tetrix
S?, B?, W parz
S, B
Francolino di
monte
Pernice bianca
Bonasa bonasia
S, B
LC
NT
A.I / A.II
3 / A.I /
A.II
A.I / A.II
Lagopus mutus
VU
CR
A.II
Strolaga minore
Strolaga mezzana
Strolaga maggiore
Tuffetto
Gavia stellata
Gavia arctica
Gavia immer
Tachybaptus
ruficollis
Podiceps grisegena
Podiceps cristatus
Podiceps nigricollis
Ciconia nigra
Ciconia ciconia
S?, B reg?, W
parz
M, W parz
M, W
(M irr?), (W)
S parz, B, M, W
Cigno selvatico
Casarca
Volpoca
Canapiglia
Fischione
Germano reale
Mestolone
Codone
Marzaiola
Alzavola
Fistione turco
Moriglione
Moretta tabaccata
Moretta
Moretta grigia
Edredone
Svasso collorosso
Svasso maggiore
Svasso piccolo
Cicogna nera
Cicogna bianca
RED
LIST
NOTE
RED LIST SPEC /
provinciale Direttiva
EN
CR
NC
EN
NE
VU
VU
EN
EN
VU
CR
CR
EN
VU
VU
VU
VU
A.II
A.II
2 / A.II
1 / A.I
3 / A.II
3w / A.II
A.II
NE
LC
3 / A.II
A.II
A.II
A.II
3 / A.I
A.II
VU
EN
EX
(sottosp.
italica)
LR
VU
nidificante da cattività
nidificante da cattività
scappata da cattività?
Immessa per scopi
venatori
immessa per scopi
venatori
3 / A.II
A.II
EX
EN
nidificazioni irregolari
Poncia
A.II
2 / A.I /
A.II
EX (sottosp. 3 / A.II
italica)
Phasianus colchicus SB (ripopolato)
M, W
S parz, B, M, W
M, W
M?
M
3 / A.II
A.II
A.II
3 / A.II
3 / A.II
3 / A.II
scappata da cattività
Alloctona, immessa
per scopi venatori
Alloctono, immesso
per scopi venatori
nidificante confine
3 / A.I
3 / A.I
A.I
NV
NE
LC
2 / A.I
2 / A.I
455
Appendici
NOME ITALIANO
NOME
SCIENTIFICO
FENOLOGIA
Cormorano
Phalacrocorax
carbo
M, W, E
EN
Tarabuso
Botaurus stellaris
M, E parz, B?
EN
DD
3 / A.I
Tarabusino
Airone cenerino
Airone rosso
Airone bianco
maggiore
Garzetta
Ixobrychus minutus
Ardea cinerea
Ardea purpurea
Ardea alba
M, B
S parz, B, M, W
M, B
M irr, W irr (reg?)
LC
LC
LC
NV
LC
3 / A.I
Egretta garzetta
M
Airone guardabuoi
Bubulcus ibis
M irr, W?
VU
Sgarza ciuffetto
Nitticora
Ardeola ralloides
Nycticorax
nycticorax
M, B
M
VU
Ibis sacro
Threskiornis
aethiopicus
Pandion haliaetus
Pernis apivorus
Milvus milvus
Milvus migrans
Haliaeetus albicilla
Gypaetus barbatus
Gyps fulvus
Circaetus gallicus
A
M, (W) irr, B ex?
M, B
M irr, (W)
M, B
A, W irr?
A
A
M, B
EX
VU
EN
VU
Falco di palude
Albanella reale
Albanella pallida
Albanella minore
Sparviere
Astore
Poiana
Poiana calzata
Aquila anatraia
minore
Aquila anatraia
maggiore
Aquila reale
Gheppio
Falco cuculo
Smeriglio
Lodolaio
Pellegrino
Circus aeruginosus
Circus cyaneus
Circus macrourus
Circus pygargus
Accipiter nisus
Accipiter gentilis
Buteo buteo
Buteo lagopus
Aquila pomarina
M, B, (W)
M, W
A, M irr?
M, B?
S, B, M, W parz
S?, B?, M irr
S, B, M, W parz
M irr, W irr
A
Aquila clanga
M irr, (W)
Aquila chrysaetos
Falco tinnunculus
Falco vespertinus
Falco columbarius
Falco subbuteo
Falco peregrinus
Re di quaglie
Porciglione
Schiribilla
Schiribilla grigiata
Voltolino
Gallinella d'acqua
Folaga
Gru
Occhione
Crex crex
Rallus aquaticus
Porzana parva
Porzana pusilla
Porzana porzana
Gallinula chloropus
Fulica atra
Grus grus
Burhinus
oedicnemus
Vanellus vanellus
Pluvialis squatarola
Pluvialis apricaria
S, B, M irr
S, B, M, W parz
M
M, W irr
M, B
S, B, M irr (reg?),
W irr
M, B reg?
M, W, S, B
M
M
M
S, B, M, W
M, W, S, B
M
M
Falco pescatore
Falco pecchiaiolo
Nibbio reale
Nibbio bruno
Aquila di mare
Gipeto
Grifone
Biancone
Pavoncella
Pivieressa
Piviere dorato
456
M, W, B
M irr
M
RED
LIST
NOTE
RED LIST SPEC /
provinciale Direttiva
3 / A.I
A.I
A.I
3 / A.I
3 / A.I
NT
3 / A.I
A.I
2 / A.I
3 / A.I
EX
EX
EN
EX
EX
DD
3 / A.I
3 / A.I
3
EN
EX
VU
VU
VU
potrebbe iniziare a
nidificare anche a
Lecco
potrebbe iniziare a
nidificare anche a
Lecco
NT
3 / A.I
EX
LC
VU
A.I
2
1
VU
VU
VU
VU
VU
NT
EN
LC
CR
NE
EN
EN
LC
DD
3 / A.I
3
3 / A.I
A.I
A.I
1 / A.I
A.II
A.I
3 / A.I
A.I
A.II
A.II
3 / A.I
2 / A.II
A.II
A.II
potrebbe iniziare a
nidificare anche a
Lecco
svernante e in
migrazione nelle
province vicine
potrebbe iniziare a
nidificare anche a
Lecco
Alloctono, occasionali
presenze
Reintrodotto sulle Alpi
Sporadici avvistamenti
nidificante BG-BS-VA;
avvistamenti in
provincia
Appendici
NOME ITALIANO
NOME
SCIENTIFICO
FENOLOGIA
Fratino
Charadrius
alexandrinus
Charadrius hiaticula
Charadrius dubius
Charadrius
morinellus
Haematopus
ostralegus
Himantopus
himantopus
Recurvirostra
avosetta
Actitis hypoleucos
Tringa ochropus
Tringa erythropus
Tringa nebularia
Tringa stagnatilis
Tringa glareola
M irr
LC
M
M, B
M, B?
NE
LC
CR
M irr, (W) irr
EN
A.II
M
LC
A.I
M irr
LC
A.I
M, B?
M, W irr
M
M
M irr
M
VU
3
M
M
EN
Corriere grosso
Corriere piccolo
Piviere tortolino
Beccaccia di mare
Cavaliere d'Italia
Avocetta
Piro piro piccolo
Piro piro culbianco
Totano moro
Pantana
Albastrello
Piro piro
boschereccio
Pettegola
Chiurlo piccolo
Tringa totanus
Numenius
phaeopus
Chiurlo
Numenius arquata
Pittima reale
Limosa limosa
Pittima minore
Limosa lapponica
Voltapietre
Arenaria interpres
Piovanello tridattilo Calidris alba
Gambecchio
Calidris minuta
Gambecchio nano Calidris temminckii
Piovanello
Calidris alpina
pancianera
Piovanello
Calidris ferruginea
Gambecchio
Limicola falcinellus
frullino
Combattente
Philomachus
pugnax
Frullino
Lymnocriptes
minimus
Beccaccino
Gallinago gallinago
Beccaccia
Scolapax rusticola
Gabbiano tridattilo Rissa tridactyla
Gabbiano di
Xema sabini
Sabine
Gabbiano comune Chroicocephalus
ridibundus
Gabbianello
Hydrocoloeus
minutus
Gabbiano corallino Ichthyaetus
melanocephalus
Gavina
Larus canus
Gabbiano reale
Larus argentatus
nordico
Gabbiano reale
Larus cachinnans
pontico
Gabbiano reale
Larus michahellis
mediterraneo
Zafferano
Larus fuscus
Fraticello
Sternula albifrons
Sterna zampenere Gelochelidon
nilotica
Sterna maggiore
Hydroprogne caspia
Mignattino
Chlidonias niger
Mignattino
Chlidonias
alibianche
leucopterus
RED
LIST
NOTE
RED LIST SPEC /
provinciale Direttiva
3 / A.I
DD
DD
A.I
3 / A.II
A.II
3 / A.I
2 / A.II
A.II
M
M
M irr
M irr
M irr
M
M irr
M, (W)
2 / A.II
2 / A.II
A.I / A.II
3
M
M irr
3
M
2 / A.I /
A.II
3 / A.II
M, W parz
M, W parz
M, W parz
M irr, (W)
A
M, W, E
3 / A.II
3 / A.II
lago di Garlate, 2005
VU
M, W parz
A?
A.II
3 / A.I
VU
M, W
M irr, W
A.I
2 / A.II
A.II
M irr, W
S, B, M, W, E
A.II
M, W parz
M
M irr
VU
EN
M irr
M
M
NV
CR
CR
A.II
3 / A.I
3 / A.I
3 / A.I
3 / A.I
457
Appendici
NOME ITALIANO
NOME
SCIENTIFICO
FENOLOGIA
Mignattino
piombato
Sterna comune
Beccapesci
Chlidonias hybrida
M
EN
3 / A.I
Sterna hirundo
Thalasseus
sandvicensis
Stercorarius skua
M
M irr
LC
VU
A.I
2 / A.I
Stercorario
maggiore
Stercorario
mezzano
Labbo
Stercorarius
pomarinus
Stercorarius
parasiticus
Labbo codalunga
Stercorarius
longicaudus
Colombo torraiolo / Columba livia var
Colombo di città
domestica
Colombella
Columba oenas
Colombaccio
Columba palumbus
Tortora selvatica
Streptopelia turtur
Tortora dal collare Streptopelia
decaocto
Cuculo dal ciuffo
Clamator glandarius
Cuculo
Cuculus canorus
Barbagianni
Tyto alba
Assiolo
Otus scops
Gufo reale
Bubo bubo
Civetta nana
Glaucidium
passerinum
Civetta
Athene noctua
Allocco
Strix aluco
Gufo comune
Asio otus
Gufo di palude
Asio flammeus
Civetta capogrosso Aegolius funereus
Succiacapre
Caprimulgus
europaeus
Rondone maggiore Apus melba
Rondone
Apus apus
Rondone pallido
Apus pallidus
Martin pescatore
Alcedo atthis
Gruccione
Merops apiaster
Ghiandaia marina
Upupa
Torcicollo
Picchio rosso
minore
Picchio rosso
maggiore
Picchio nero
Picchio verde
Averla piccola
Averla maggiore
Averla cenerina
Averla capirossa
Rigogolo
Ghiandaia
Gazza
Nocciolaia
M irr
M irr
M irr
S, B
M, W parz, B ?
M, W, S parz, B
M, B
S, B, M irr
CR
M irr
M, B
S, B, M irr
M, B
S, B, M irr
S?, B?, M irr?
CR
S, B, M irr, W parz
S, B, M irr
M, W, S parz, B
M
S, B, M irr
M, B
M, B, (W) irr
M, B
M, B?
M, W, S, B
M, B?
M?
M, B
M, B
SB?, M?
Dendrocopos major
S, B, M
S, B, M irr
S, B, M irr
M, B
M, W parz
M, B?
M, B?
M, B
S, B, M irr
S, B, M irr, (W)
S, B, M irr
Taccola
Dryocopus martius
Picus viridis
Lanius collurio
Lanius excubitor
Lanius minor
Lanius senator
Oriolus oriolus
Garrulus glandarius
Pica pica
Nucifraga
caryocatactes
Pyrrhocorax
graculus
Corvus monedula
Corvo
Cornacchia nera
Cornacchia grigia
Corvus frugilegus
Corvus corone
Corvus cornix
458
NOTE
RED LIST SPEC /
provinciale Direttiva
A
Coracias garrulus
Upupa epops
Jynx torquilla
Dendrocopos minor
Gracchio alpino
RED
LIST
S, B, M irr
S?, B?, M irr
(reg?)
M, W
S, B, M, W
S, B, M, W
EX?
DD
LC
LC
VU
VU
NT
NT
A.II
A.II
3 / A.II
A.II
3
2
3 / A.I
A.I
3
LC
NE
LC
LC
NT
3 / A.I
A.I
2 / A.I
LC
LC
LC
3 / A.I
3
EN
DD
2 / A.I
3
3
LC
LC
LR
NE
EN
LC
A.I
2
3 / A.I
3
2 / A.I
2
A.II
A.II
LC
A.II
A.II
A.II
A.II
segnalazioni confine
BG
Appendici
NOME ITALIANO
NOME
SCIENTIFICO
FENOLOGIA
Corvo imperiale
Calandra
Corvus corax
Melanocorypha
calandra
Calandrella
brachydactyla
Galerida cristata
Alauda arvensis
Lullula arborea
Eremophila alpestris
Riparia riparia
Ptyonoprogne
rupestris
Hirundo rustica
Delichon urbicum
Poecile palustris
Poecile montanus
S, B, M irr
A
Calandrella
Cappellaccia
Allodola
Tottavilla
Allodola golagialla
Topino
Rondine montana
Rondine
Balestruccio
Cincia bigia
Cincia bigia
alpestre
Cincia mora
Cincia dal ciuffo
Cinciallegra
Cinciarella
Pendolino
Codibugnolo
Picchio muratore
Picchio muraiolo
Rampichino
alpestre
Rampichino
Scricciolo
Merlo acquaiolo
Regolo
Fiorrancino
Usignolo di fiume
Lui' grosso
Lui' piccolo
Lui' bianco
Lui' verde
Canapino
Canapino
maggiore
Forapaglie
castagnolo
Pagliarolo
Forapaglie
Cannaiola
Cannaiola
verdognola
Cannareccione
Forapaglie
macchiettato
Salciaiola
Beccamoschino
Capinera
DD
DD
S, B, M irr
S, B, M, W
S, B, M, W
M, W, S, B
S, B, M, W
S, B, M irr
S, B, M, W
S, B
A.I
palude Brivio, 2005
3 / A.I
segnalazioni anni '8090 - BG
3
3 / A.II
2 / A.I
3
M, B
M, B
S, B, M, W
S, B
Certhia
brachydactyla
Troglodytes
troglodytes
Cinclus cinclus
Locustella
luscinioides
Cisticola juncidis
Sylvia atricapilla
LC
S, B, M irr
S, B, M, W
M, B?, W parz
A (M irr?)
M, B?
M, B, S parz
S, B, M, W
S, B
Acrocephalus
melanopogon
Acrocephalus
paludicola
Acrocephalus
schoenobaenus
Acrocephalus
scirpaceus
Acrocephalus
palustris
Acrocephalus
arundinaceus
Locustella naevia
NOTE
RED LIST SPEC /
provinciale Direttiva
A?
Periparus ater
Lophophanes
cristatus
Parus major
Cyanistes caeruleus
Remiz pendulinus
Aegithalos caudatus
Sitta europaea
Tichodroma muraria
Certhia familiaris
Regulus regulus
Regulus ignicapillus
Cettia cetti
Phylloscopus
trochilus
Phylloscopus
collybita
Phylloscopus bonelli
Phylloscopus
sibilatrix
Hippolais polyglotta
Hippolais icterina
RED
LIST
3
3
3
2
LC
S, B, M, W
S, B, M irr (reg?),
W
S, B, M, W
S parz, B, M, W
S, B, M irr (reg?)
M
VU
S parz, B, M, W
M, B
M, B
2
2
M, B
M
M(irr?)
VU
M (irr?)
M, B?
A.I
1 / A.I
CR
M, B
M, B
M, B
M
M, B?
S, B, M irr (reg?)
S, B, M, W
459
Appendici
NOME ITALIANO
NOME
SCIENTIFICO
Beccafico
Bigia padovana
Bigia grossa
Sterpazzola
Bigiarella
Magnanina
Sterpazzolina
Occhiocotto
Sylvia borin
Sylvia nisoria
Sylvia hortensis
Sylvia communis
Sylvia curruca
Sylvia undata
Sylvia cantillans
Sylvia
melanocephala
Pigliamosche
Muscicapa striata
Calandro maggiore Anthus
novaeseelandiae
(richardi)
Calandro
Anthus campestris
Prispolone
Anthus trivialis
Pispola
Anthus pratensis
Pispola golarossa Anthus cervinus
Spioncello alpino
Anthus spinoletta
Cutrettola
Motacilla flava
Ballerina gialla
Motacilla cinerea
Ballerina bianca
Motacilla alba
Beccofrusone
Bombycilla garrulus
Passera scopaiola Prunella modularis
Sordone
Prunella collaris
Pettirosso
Erithacus rubecula
Usignolo
Luscinia
megarhynchos
Pettazzurro
Luscinia svecica
Codirosso
Phoenicurus
spazzacamino
ochruros
Codirosso
Phoenicurus
phoenicurus
Stiaccino
Saxicola rubetra
Saltimpalo
Saxicola torquata
Culbianco
Oenanthe oenanthe
Monachella
Oenanthe hispanica
Codirossone
Monticola saxatilis
Passero solitario
Monticola solitarius
Merlo dal collare
Turdus torquatus
Merlo
Turdus merula
Cesena
Turdus pilaris
Tordo bottaccio
Turdus philomelos
Tordo sassello
Turdus iliacus
Tordela
Turdus viscivorus
Balia dal collare
Ficedula albicollis
Balia nera
Ficedula hypoleuca
Storno
Sturnus vulgaris
Storno rosa
Sturnus roseus
Passera
Passer domesticus
oltremontana
Passera d'Italia
Passer d. italiae
Passera mattugia
Passera lagia
Fringuello alpino
Fringuello
Peppola
Verzellino
Venturone
Verdone
Cardellino
Lucherino
Fanello
460
Passer montanus
Petronia petronia
Montifringilla nivalis
Fringilla coelebs
Fringilla
montifringilla
Serinus serinus
Serinus citrinella
Carduelis chloris
Carduelis carduelis
Carduelis spinus
Carduelis cannabina
FENOLOGIA
M, B
M, B?
M, B?
M, B
M, B
M irr, (W)
M, B?
S, B, M irr (reg?)
RED
LIST
LC
EN
NOTE
RED LIST SPEC /
provinciale Direttiva
A.I
3
2 / A.I
M, B
M irr
3
M, B
M, B
M, W
M
M, S, B, W
M, B
S, B, M, W
S, B, M, W
M irr, W irr
M, B, W
S, B, M, W
S, B, M, W
M, B
3 / A.I
M
M, B, W parz
NE
NE
M, B
M, B
S parz, B, M, W
M, B
M
M, B
S parz, B, M
M, B, W parz
S, B, M, W
M, W, B?
M, B, W parz
M, W parz
S, B, M, W
M, B?
M
S, B, M, W
M irr
M irr, W?
S, B, M irr (reg?),
W
S, B, M, W
M irr
S, B, M irr
S, B, M, W
M, W
S, B, M, W parz
M irr, W irr
S, B, M, W parz
S, B, M, W
M, W, B?
M, W, S parz, B
A.I
2
3
VU
LC
NE
LC
3
3
A.II
A.II
A.II
A.II
A.II
A.I
3 / A.II
3
3
LC
NE
LC
VU
2
Appendici
NOME ITALIANO
NOME
SCIENTIFICO
Organetto
Carduelis flammea
Crociere
Loxia curvirostra
Ciuffolotto scarlatto Carpodacus
erythrinus
Ciuffolotto
Pyrrhula pyrrhula
Frosone
Coccothraustes
coccothraustes
Zigolo di Lapponia Calcarius
lapponicus
Zigolo delle nevi
Plectrophenax
nivalis
Zigolo golarossa
Emberiza
leucocephalos
Zigolo giallo
Emberiza citrinella
Zigolo nero
Emberiza cirlus
Zigolo muciatto
Emberiza cia
Zigolo minore
Emberiza pusilla
Ortolano
Emberiza hortulana
Migliarino di palude Emberiza
schoeniclus
Strillozzo
Miliaria calandra
FENOLOGIA
RED
LIST
NOTE
RED LIST SPEC /
provinciale Direttiva
S, B, M irr, (W)
S, B, M, W
M irr (reg?), (W)
S, B, M, W
M, W parz, B
LC
M, W irr
M, W parz
M irr (reg?)
M, B, W
S parz, B, M, (W)
S parz, B, M, W
M, B
S, B, M, W
3
LC
S, B, M, W
NT
2 / A.I
DD
2
Alloctoni, potrebbero nidificare
NOME ITALIANO
NOME SCIENTIFICO
FENOLOGIA
NOTE
Ibis sacro
Anatra sposa
Threskiornis aethiopicus
Aix sponsa
S?, M?, W?, E?
S?, B?
Anatra mandarina
Aix galericulata
S?, B?
Anatra sposa
Aix sponsa
S?, B?
Anatra mandarina
Aix galericulata
S?, B?
Tortora domestica
Streptopelia roseogrisea var
domestica
Psittacula krameri
Myiopsitta monachus
S?, B?
segnalato a BG
tenute in cattività, non
naturalizzata
tenute in cattività, non
naturalizzata
tenute in cattività, non
naturalizzata
tenute in cattività, non
naturalizzata
verificare status (possib.
Rinaturalizzazione?)
nidificante BG
nidificante BG
Parrocchetto dal collare
Parrocchetto monaco
S,B? (introdotto)
S,B? (introdotto)
461
Appendici
Mammiferi (Chirotteri esclusi) presenti in Provincia di Lecco.
NOME ITALIANO
NOME SCIENTIFICO
Riccio europeo
Toporagno nano
Toporagno comune
Toporagno alpino
Toporagno d'acqua
Toporagno acquatico di
Miller
Crocidura a ventre
bianco
Crocidura minore
Talpa europea
Talpa cieca
Coniglio selvatico
Lepre comune
Lepre bianca
Scoiattolo comune
Marmotta
Quercino
Ghiro
Moscardino
Erinaceus europaeus
Sorex minutus
Sorex araneus
Sorex alpinus
Neomys fodiens
Neomys anomalus
Arvicola rossastra
Arvicola terrestre
Arvicola campestre
Arvicola sotterranea
Arvicola di Fatio
Arvicola di Savi
Arvicola delle nevi
Topo selvatico a dorso
striato
Topo selvatico a collo
giallo
Topo selvatico alpino
Topo selvatico
Topolino delle risaie
Topo domestico
Ratto nero
Ratto delle chiaviche
Orso bruno
Lupo
Volpe
Tasso
Ermellino
Donnola
Puzzola
Faina
Martora
Lontra
Lince
Gatto selvatico
Cinghiale
Cervo
Capriolo
Stambecco delle Alpi
Camoscio delle Alpi
462
RED LIST /
Direttiva
RED LIST NOTE
provinciale
DD
verificare zona montana della provincia
Crocidura leucodon
Crocidura suaveolens
Talpa europaea
Talpa caeca
Oryctolagus cuniculus
Lepus europaeus
Lepus timidus
Sciurus vulgaris
Marmota marmota
Eliomys quercinus
Glis glis
Muscardinus
avellanarius
Clethrionomys
glareolus
Arvicola terrestris
Microtus arvalis
Microtus subterraneus
Microtus multiplex
Microtus savii
Chionomys nivalis
Apodemus agrarius
verificare zone nord provincia
CR
DD
zone confine BG/SO?
Da verificare
Da verificare
DD
Alcune segnalazioni da verificare
DD
Presenza da verificare
DD
Alcune segnalazioni ( laghi briantei) da
verificare
Apodemus flavicollis
Apodemus alpicola
Apodemus sylvaticus
Micromys minutus
Mus domesticus
Rattus rattus
Rattus norvegicus
Ursus arctos
Canis lupus
Vulpes vulpes
Meles meles
Mustela erminea
Mustela nivalis
Mustela putorius
Martes foina
Martes martes
Lutra lutra
Lynx lynx
Felis silvestris
Sus scrofa
Cervus elaphus
Capreolus capreolus
Capra ibex
Rupicapra rupicapra
EX / All.II
EX
EX
alcune segnalazioni orobie BG
EX
Probabilmente estinta
DD
EX
EX
EX
Appendici
Chirotteri presenti in Provincia di Lecco.
NOME ITALIANO
NOME SCIENTIFICO
FENOLOGIA RED
LIST
Rinolofo maggiore
Barbastello comune
Rhinolophus ferrumequinum
Barbastella barbastellus
S
S? / M?
Serotino comune
Pipistrello di Savi
Vespertilio di Bechstein
Eptesicus serotinus
Hypsugo savii
Myotis bechsteinii
S
S
S
Vespertilio di Capaccini
Myotis capaccinii
S / Mc
Vespertilio di Daubenton
Vespertilio smarginato
Vespertilio maggiore
Myotis daubentonii
Myotis emarginatus
Myotis myotis
S / Mc
S
M
Vespertilio mustacchino
Vespertilio di Natterer
Nottola di Leisler
Nottola comune
Pipistrello albolimbato
Pipistrello di Nathusius
Pipistrello nano
Orecchione bruno
Orecchione grigio
Orecchione alpino
Serotino bicolore
Myotis mystacinus
Myotis nattereri
Nyctalus leisleri
Nyctalus noctula
Pipistrellus kuhlii
Pipistrellus nathusii
Pipistrellus pipistrellus
Plecotus auritus
Plecotus austriacus
Plecotus macrobullaris
Vespertilio murinus
S/M
S
M
M
S
M
S
S
S
S
S/M
Miniottero di Schreiber
Molosso di Cestoni
Miniopterus schreibersii
Tadarida teniotis
S/M
S / Mc
All.II
EN /
All.II
All.II
NOTE
segnalato Montevecchia (batdetector) – da verificare
prob. Presente
segnalato per Brivio e Pusiano
(bat-detector) / verificare
EN /
All.II
All.II
All.II
segnalazioni lago di Como (CO)
segnalazioni lago di Como (CO) e
bassa Valtellina - SO
EN
prob. Presente
All.II
segnalata Montevecchia (batdetector)
nessun dato
segnalata Montevecchia (batdetector);
Non si esclude la presenza di altre specie (es. Serotino bicolore), ma in mancanza di indagini specifiche si preferisce
elencare i più probabili. Tutti i pipistrelli, ad eccezione del genere Pipistrellus, possono essere considerati in pericolo, a
causa delle modifiche ambientali (comprese le ristrutturazioni delle abitazioni), dell’uso di pesticidi e insetticidi, ecc..
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