Shanthi 2012 - Shanthi
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Shanthi 2012 - Shanthi
Anno XXVII n. 1 - Periodico semestrale dell’A.M.I. Spediz. In abbonamento postale art. 2 comma 20/c Legge 662/96 Filiale di Milano Aut. del Tribunale di Milano n. 730 del Registro Periodici 10.11.2000 1 2012 viaggi di solidarietà nelle terre degli uomini SHANTHI ereitnorf inimou ilged erret ellen iterges iggassap e iggaiv in distribuzione gratuita IN PRIMO PIANO 30° ANNIVERSARIO L’associazione allo specchio! Volontariato Testimonianze, opinioni, musica, cucina… Qui foto mosaico NUOVE GENERAZIONI Un’esperienza che fa diventare... grandi! EVENTI Festa di… compleanno SOSTEGNO A DISTANZA Cambiamogli la vita! IA M I 30 3 A N N ID IA M I 30 3 We are the world, we are the children We are the ones who make a brighter day so let’s start giving Sede Legale: via A. Moro 7 - 20090 Buccinasco (MI) Sede Operativa: via A. Manzoni 10/4 20090 Buccinasco (MI) tel 02 45701705 /fax 02 45708630 Codice Fiscale: 97018760153 Sito internet: http://www.amiweb.org La sede è aperta: mercoledì e venerdì sera L’AMI “Amici Missioni Indiane ONLUS” è un’associazione di volontariato nata nel 1982. È stata riconosciuta ufficialmente Ente Morale autorizzato all’attività nelle procedure di Adozione Internazionale con il Decreto del Ministero dell’Interno nr. 34/2000 del 06/09/2000 (cfr: http://www. amiweb.it/decrem97.htm oppure Gazzetta Ufficiale del 21/7/97 rif. n. 97A5684). L’AMI è stata fondata nel 1982 per iniziativa di un piccolo numero di famiglie adottive, allo scopo di inviare beni di prima necessità nelle Missioni Indiane gestite dalle Suore di Carità delle Sante B. Capitanio e V. Gerosa. Dopo i primi anni di attività, che hanno visto incrementarsi sensibilmente il numero dei soci, AMI ha riorganizzato la propria attività focalizzando le iniziative principalmente in tre settori: Chi Siamo ADOZIONE INTERNAZIONALE AMI è un ente autorizzato a svolgere tutte le attività nelle procedure di Adozione Internazionale, dall’accoglimento della coppia avente già il decreto di idoneità fino al completamento di tutto l’iter adottivo. [email protected] COOPERAZIONE INTERNAZIONALE AMI sviluppa progetti di cooperazione internazionale, da sola o con altre organizzazioni, attraverso l’invio di materiali (vestiario, medicinali ecc.) e di contributi finanziari per la costruzione e il mantenimento di asili, scuole, dispensari, case per la popolazione locale, implementazione di piccole attività produttive, sviluppo e realizzazione. Collabora in progetti co-finanziati dalla Commissione Adozioni Internazionali. [email protected] SOSTEGNO A DISTANZA AMI promuove e realizza il sostegno a distanza (comunemente chiamata adozione a distanza) di minori in stato di bisogno. L’obiettivo è di avvicinare famiglie, gruppi e singoli a bambini e bambine che necessitano di sostegno economico per proseguire gli studi nel proprio Paese; mediante interventi individuali di istruzione si pongono anche le basi per la crescita delle comunità locali. [email protected] Quote associative annuali: Socio ordinario: € 60,00 Socio sostenitore: € 5,00 (senza alcun limite) Sponsorizzazioni: € 180,00 Le nostre zone Bergamo: Castel San Giorgio (SA): Limena (PD): La Spezia: Mantova: Piacenza: Roma: Stiava (LU): 035.713916 081.951504 049.8848183 0187.701114 0376.245259 0523.896247 06.70453637 0584.970071 Modalità di versamento dei contributi Per bonifici relativi a: pagamento quote sociali, quote adozioni a distanza, donazioni, contributi per la realizzazione di progetti, ricavi mercatini e feste • C/C bancario intestato a: Amici Missioni Indiane ONLUS Deutsche Bank – Ag. D via Pirelli, Milano IBAN IT62 G031 0401 6040 0000 012 663 • C/C bancario intestato a: Amici Missioni Indiane ONLUS Banca Intesa San Paolo – Ag. 2140 via Pirelli, Milano IBAN IT54 N030 6909 5480 0000 8724 189 • C/C postale intestato a: Amici Missioni Indiane ONLUS Via A.Moro 7– 20090 Buccinasco (MI) n°Conto 20216206 • ABI 07601 • CAB 01600 • CIN P IBAN IT84 P076 0101 6000 0002 0216 206 Per bonifici relativi a: conferimento del mandato, quote referente estero, spese di traduzione e documenti, partecipazione a corsi pre o post adozione, e altro inerente l’adozione Internazionale contattate il Vostro referente in AMI. Anche io non la bevo! EDITORIALE AMI compie 30 anni nel 2012, anno del Forum mondiale dell’acqua di Paolo Tortiglione (gli Stati - che con meccanismi elettivi decidono obiettivi e modalità di perseguimento di fini per la gestione dei beni naturali – Stati Uniti, India, Francia, Cina e altri – la finanza e i soggetti finanziari – assicurazioni, banche, soggetti tecnocratici: gente che determina il prezzo e quanto deve valere un litro d’acqua per questo o quell’uso!), dall’altro chi invece non può che fare come stabilito dai primi: ovvero pagare e faticare o lottare o guerreggiare per avere diritto all’acqua. La retorica e le frasi fatte si sprecano. Dobbiamo berla tutta quando leggiamo la risoluzione dell’ONU 28.07.2010 (ovviamente scritta da chi detiene il potere sulle acque) che dice che l’acqua è un bene comune e che bisogna chiudere con discussioni ideologiche e passare a fatti concreti? (alla fine a dirlo sono gli stessi che si sono battuti contro il diritto naturale all’acqua potabile e alla sanificazione delle acque reflue). Nel Forum, sul piano di questa retorica, si senti- ranno invece proprio queste parole, di acqua come bene comune e di dare il via a soluzioni diverse e reali. Magari è vero. Però viene da chiedersi come mai, per limitarci all’Europa, se andiamo a vedere i voti a questa risoluzione su 27 stati europei ben 16 si sono astenuti (122 voti in totale e 41 astensioni, di solito ci si astiene in quanto contrari, no?). [email protected] SHANTHI In questo numero festeggiamo i 30 anni di AMI! Avrò modo di chiarire più nel dettaglio il mio pensiero circa il volontariato e AMI nell’articolo di primo piano. Però qui, in questo editoriale, vorrei soffermarmi su una questione che riguarda tutti, molto più probabilmente riguarderà i nostri figli e chi tra noi avrà la fortuna di vivere ancora molti anni. A Marsiglia si è svolto il “Forum mondiale dell’acqua”. Cari AMIci, il problema è complesso e tutti noi che abbiamo viaggiato e girato il mondo (specie in Africa-India e paesi da ormai 60 anni in perenne “via di sviluppo”) abbiamo visto come la questione degli approvvigionamenti idrici sia delicata e spesso la vera origine di morti, guerre, violenze, disordini, povertà ecc. Nessuno dei lettori di questo editoriale è preoccupato se stasera berrà o no, né si pone il problema se domani ci sarà o no l’acqua. Ultimamente il referendum svoltosi in Italia ha diviso i partiti politici ma ha visto oltre circa il 90% di voti a favore di un acqua pubblica, pulita, per tutti, a costo ragionevole. Ma di persone che non sanno cosa berranno stasera al mondo ce ne sono milioni e milioni (l’ONU stima 884 milioni e 1,5 milioni di bambini/anno morti per problemi legati all’acqua), e sono invece pochi, pochissimi, quelli che fanno di tutto per dissetare questa gente. Da tempo la partita si sta però facendo pesante, si combatte nelle retrovie e nei sottoboschi della politica e delle relazioni finanziarie, nei regolamenti e negli impianti spesso non adatti. Nonostante le Nazioni Unite abbiano approvato, quasi due anni fa, una risoluzione che riconosce il diritto all’acqua come diritto in sé, e nonostante in Italia, nel 2011, 28 milioni di cittadini si siano espressi in un referendum per l’acqua come bene comune, di strada da fare ce n’è ancora tanta. E se è impervia per noi, figuriamoci per i nostri fratelli ugandesi, o sudanesi o di molte regioni remote africane e non. Non è troppo azzardato semplificare e dire che al mondo ci sono due categorie di atteggiamenti riguardo all’acqua: da un lato chi detiene il potere 1 Chi c’era tra gli astenuti? Armenia, Australia, Austria, Bosnia, Botswana, Bulgaria, Canada, Croatia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Etiopia, Grecia, Guyana, Islanda (pensate un po’), Irlanda, Israele, Giappone, Kazakhstan, Kenya, Latvia, Lesotho, Lithuania, Lussemburgo, Malta, Olanda, New Zealand, Polonia, Korea, Moldavia, Romania, Slovacchia, Svezia, Trinidad e Tobago, Turchia, Ucraina, Inghilterra (leggere le ragioni !), Tanzania, USA (!), Zambia. L’Italia fortunatamente ha votato a favore! Ma la paura ed il timore, e la volontà di non berla (questa retorica) sta nel fatto che poi i fatti sono andati diversamente. Coloro a cui anni fa abbiamo donato un pozzo stanno ancora peggio di prima, non si vedono politiche concrete nel settore (per ciò che ne sappiamo) e inoltre la visione di mercato e di affari che si sta affacciando su un bene che dovrebbe essere “comune” si fa quantomeno sospetta (si parla di decine di migliaia di miliardi). Noi concordiamo con il Forum di Marsiglia. Alla data di scrittura di questo editoriale il Forum non si è concluso e i risultati 2012 non ancora pubblicati… ma riprendo ciò che venne fuori lo scorso anno: si tratta di affermare la condivisione della sovranità. SHANTHI La finanza e i mercati chiedono di lasciar fare ai costi e ai meccanismi economici. Noi, invece, con molti altri, sosteniamo (forse semplicisticamente, ma per il bene di tutti) che bisogna stabilire con assoluta e totale unità che l’acqua è elemento di pace e di coesione nella misura in cui si abbandonano i principi delle sovranità assolute e degli interessi di pochi. Facile? No. Possibile? Sì! 5xMILLE AMI – Amici Missioni Indiane – Onlus è inserita tra le organizzazioni di volontariato alle quali può essere destinato il cinque per mille dell’IRPEF. Il tuo sostegno consentirà di finanziare progetti di aiuto. Ricordati che per destinare il 5 per mille all’AMI basta apporre la propria firma sulla scheda e indicare il nostro codice fiscale 97018760153 La scelta di destinare il 5 per mille NON modifica l’importo dell’IRPEF dovuta. 2 Per inviare lettere, commenti, osservazioni… potete scrivere a [email protected] o all’indirizzo: A.M.I. Redazione Shanthi, Cascina Robbiolo, Via A.Moro, 7 20090 Buccinasco (MI) www.amiweb.it In questo numero... Viaggi di solidarietà nelle terre degli uomini Shanthi Frontiere Anno XXVII- n. 1 Periodico semestrale dell’A.M.I. Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c Legge 662/96 Filiale di Milano pag. 1 EDITORIALE Anche io non la bevo! di Paolo Tortiglione pag. 4 IN PRIMO PIANO VOLONTARIATO pag. 6 Un compleanno da festeggiare Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 730 del Registro Periodici 10.11.2000 pag. 7 pag. 8 Direttore responsabile: Paolo Tortiglione Redazione: Giovanni Bassi, Bruna Bellini, Emanuela Selvaggia Bertolone Feraboli, Fernando Copetti, Paola Foti, Fabiana Polese, Giovanni Quarticelli Hanno collaborato a questo numero: Bekele Bernardi, Lucio Broggi, Flavio Brognoli, Nirmala Caldana, Silvano Caldana, Cecilia Cremonesi, Marco di Marco, Francesca Freyrie, Stefania Garbi, Monica Giusti, Gruppo Manifestazioni di Milano, Luz Carmenza Gomez Lopez, Marinella Lotti Giada, Dinknesh Misuri, Pamela Pinto, Stefano Zoia, AMI Gruppo Veneto e AMI Gruppo Versilia Foto di copertina “All you need is...” © Elvio Fontana I versi sono tratti da “We are the world” di M. Jackson e L. Richie. Noi siamo il mondo, noi siamo i bambini/noi siamo quelli che un giorno porteranno la luce/quindi cominciamo a donare. Le vignette sono di Flavio Maracchia (pp. 4, 6, 7, 20, 31, 34) e di Giovanni Bassi (pp. 27, 28, 43). Il disegno di pagina 38 è di Federica Jossa. Grafica e impaginazione: Imagidea.it - 02.36551314 Stampa: T.R.E.G srl - Guardamiglio (LO) tel. 0377.452057 - [email protected] Sede A.M.I. e redazione Shanthi Cascina Robbiolo Via A. Moro, 7 20090 Buccinasco (MI) tel./fax 02.45708630 LETTERE & TESTIMONIANZE Un gesto di… egoismo? di Fabiana Polese La mia Luz di Dinknesh Misuri Auguri dalla Versilia di AMI Versilia di Silvano Caldana, Presidente AMI e genitore adottivo Dizionario Shanthi di Biancamaria Gismondi, responsabile dei Dizionari di Mondadori Education AMI nel mondo del volontariato di Paolo Tortiglione IN PRIMO PIANO VOLONTARIATO IN... VIAGGIO pag. 10 Frontiere e Shanthi: le due facce del volontariato… in cammino! di Marco di Marco, AMIco e viaggiatore consapevole e solidale pag. 12 pag. 16 pag. 18 pag. 24 IN PRIMO PIANO VOLONTARIATO IN COOPERAZIONE... I primi 30 anni di AMI in India di Flavio Brognoli, padre adottivo, cuoco per passione, è con AMI dal ‘94, è responsabile degli aiuti Un matrimonio ben riuscito! di L.Carmenza Gomez Lopez, avvocata e referente AMI per le adozioni in Colombia Il volontariato e il Brasile di Monica Giusti, avvocato civilista, collabora con AMI e si occupa di cooperazione internazionale Album di foto dall’Etiopia di Claudio Galbiati e Giacomo Freyrie, genitori adottivi e volontari AMI IN PRIMO PIANO VOLONTARIATO NELLE NUOVE GENERAZIONI pag. 20 Un’esperienza che fa diventare… grandi! di Francesca Freyrie, Nirmala Caldana, Bekele Bernardi, giovani speranze per il futuro di AMI! A TEMPO DI MUSICA pag. 31 “Nella vasca da bagno del tempo”: il Mahatma 1982 di Pamela Pinto, giovane musicista leccese IN PRIMO PIANO VOLONTARIATO IN CUCINA pag. 34 La cultura del cibo di Flavio Brognoli IN PRIMO PIANO VOLONTARIATO A SCUOLA pag. 36 A scuola in... Etiopia di Alessandra Gatti IN PRIMO PIANO VOLONTARIATO NEL RACCONTO pag. 38 La leggenda del colibrì EVENTI pag. 40 Feste, incontri e… gli appuntamenti di AMI, AMI - Veneto e AMI - Versilia pag. 42 Buon compleanno AMI! del Gruppo Manifestazioni di Milano pag. 44 Il volont(ami)o di Lucio Broggi – AMI Veneto, pag. 46 RECENSIONI Abbiamo scelto per voi Una musica che lascia il segno di Stefania Garbi SOSTEGNO A DISTANZA pag. 48 Cambiamogli la vita! di Rosella Marchetti, una delle responsabili SAD Etiopia pag. 49 Sostienimi di Cecilia Cremonesi, madre di due figli indiani, si occupa sin dal 1985 delle sponsorizzazioni AMI in India e successivamente in Bangladesh e Nigeria LETTERE & TESTIMONIANZE Dedichiamo questo spazio alle lettere e testimonianze inviate alla redazione. Accoglieremo segnalazioni di esperienze interessanti, in linea con gli obiettivi AMI, ma anche argomenti che riterrete importante segnalarci e brevi comunicazioni. [email protected] Un gesto di… egoismo? Parliamo di volontariato e di emozioni: vi proponiamo un punto di vista molto relativo, un modo, forse, per provocare una risposta o anche solo uno spunto per riflettere… SHANTHI A volte mi domando perché dedico una, piccola, parte del mio tempo al volontariato… non credo sia per un disinteressato slancio di generosità verso i miei simili. Anzi, sono sicura che, sotto sotto, ho cento motivazioni non esattamente nobili. E credo che sia così anche per molti altri. Ma qui parlo solo di me. Faccio la volontaria per sentirmi “buona”, per scacciare il senso di colpa che mi coglie quando capisco che, solo per caso, sono nata dalla parte “giusta” del mondo. Perché so che io, o mio figlio, potrei aver bisogno degli “altri”, a causa della povertà, della cattiva salute… Faccio la volontaria per sentirmi “brava”, utile a qualcuno, importante perché il mio impegno aiuta altre persone. 4 Faccio la volontaria per trovare le soddisfazioni che il lavoro, con i suoi mille vincoli e la legge del profitto, non riesce a darmi. Faccio la volontaria per restare in contatto con persone che hanno i miei stessi ideali e principi di vita. Per questo, credo, a volte mi sento frustrata, delusa da come alcune persone accolgono i miei gesti di “generosità”: se li avessi fatti davvero in maniera gratuita, non proverei queste sensazioni e invece… Quale rabbia provo quando mi sento dire “Beata te che puoi dedicarti a queste cose… io proprio non ho tempo, ma mi piacerebbe tanto!”. E dentro di me penso alle ore che tolgo a me stessa e, a volte, ai miei familiari: “Perché il tuo tempo dovrebbe essere più prezioso del mio? O pensi che io non abbia nulla da fare?” Anche peggio quando qualcuno critica il mio operato, magari senza aver mosso un dito: facile giudicare senza correre rischi… Pensieri ingiusti, cattivi… ma siamo esseri umani e non credo ci si debba sentire in colpa per provare queste emozioni. Forse la vera generosità è capire che non dedichiamo tempo ed energie al volontariato in maniera completamente disinteressata. Questo ci permetterebbe di affrontare le delusioni con consapevolezza e continuare, nonostante tutto, ad andare avanti. Credo che tutti gli esseri umani siano per natura egoisti, ma c’è chi pur di star bene ignora o addirittura calpesta gli altri, e chi invece fa il volontario… E questo fa la differenza. E per voi, che cosa vuol dire “fare volontariato”? Raccontatelo a Shanthi! Fabiana Polese La mia Luz Una sorella (o un fratello) spesso è il dono più bello che si possa fare a un figlio. E se poi è anche un po’ patata… è davvero perfetta! Luz è la mia patata di sorella ha quattro anni ma è una volpe. Come statura è normale, ha due antistress belli tondi nel viso, degli occhi supergalattici e una bocca mignon. I suoi capelli sono pochi, fini e sono di un castano scuro; le mani sono piccine e sembrano delle lune quando sono proprio piene. Come bambina è felice e gioca con tutti… la cosa che mi fa sorprendere è che pensa di già alla sua futura vita insieme a Gianni (il suo compagno di classe). È molto teatrale ed è comica, ma alcune volte è una “PATATALESSA”. Dinknesh Misuri AMI V Auguri dalla VERSILIA E RSILIA Per riassumere molto brevemente, nel corso di questi anni, soprattutto grazie al contributo volontario degli associati, come AMI Versilia-Toscana abbiamo seguito numerosi progetti, tra i quali la costruzione di sei scuole, di centri pediatrici e nutrizionali e raccolte di medicinali da inviare in Paesi con forti disagi. Abbiamo raggiunto oltre 900 sostegni a distanza (adozioni a distanza) e abbiamo accompagnato più di 80 famiglie nel loro percorso adottivo. Niente male per una “giovane 30enne”! Nonostante tutto questo “daffare” non potevamo, però, non inviare alla rivista un “biglietto di auguri” per tutti noi che facciamo parte di questa “fAMIglia”: buon… proseguimento! SHANTHI Carissimi AMIci, per questo numero non siamo riusciti a inviarVi il contributo di AMI-Versilia sul volontariato, come avremmo voluto fare. Ci spiace, ma siamo stati così impegnati con le diverse attività di volontariato da non trovare un attimo per riordinare le idee e le parole! Di cose in cantiere ce ne sono tante... ma, forse, lo scrivere non è il punto forte dell’AMI Versilia. 5 VOLONTARIATO COOPERAZIONE 3 Un compleanno da festeggiare 30 ANNI DI AMI di Silvano Caldana [email protected] Cari Soci, il 26 aprile 1982, a Milano presso lo Studio del Notaio Lebano, veniva costituta l’AMI - Amici Missioni Indiane. Da allora sono, dunque, trascorsi 30 anni. In questo lasso di tempo, grazie al lavoro e al sostegno di tutti Voi, l’Associazione è considerevolmente cresciuta e profondamente cambiata ma, nonostante i rilevanti mutamenti sociali intervenuti, è sempre rimasta fedele ai principi che avevano ispirato i fondatori. Soprattutto nell’ambito dell’Adozione Internazionale, dove troppo spesso la famiglia adottiva trasforma quella che dovrebbe essere la disponibilità all’accoglienza di un minore in difficoltà nell’esclusivo desiderio del completamento di un’esigenza personale, AMI è, e il mio augurio è che lo rimanga per sempre, immutata interprete di una corretta filosofia di approccio indirizzata alla protezione del minore. Sono stati 1023 i minori che in questi 30 anni hanno avuto accoglienza presso una famiglia che si è rivolta ad AMI per completare il percorso adottivo aderendo ai principi espressi. SHANTHI Anche nell’ambito del sostegno a distanza (sponsorizzazioni), nonostante i periodi di crisi economica e le, seppur sporadiche, occasioni nelle quali AMI non riesce a essere pun- 6 tuale come vorrebbe nell’invio delle notizie, la Vostra fiducia ha fatto sì che questa attività si sia considerevolmente incrementata e che un numero, ormai incalcolabile, di bambini abbia avuto un’opportunità per accedere a una vita più serena. Questa attività ha avuto un rilevante incremento, determinato sia dal Vostro costante impegno che dalla sempre maggiore capacità di accesso ai finanziamenti pubblici, anche nel settore della Cooperazione. Sono stati completati Progetti molto importanti e in diversi Paesi. Oggi esistono scuole e centri di accoglienza che con il contributo AMI hanno potuto crescere e prosperare, sempre con l’intento di rendersi disponibili verso quei bambini che necessitino di un sostegno per poter accedere a un futuro migliore. Oggi il mio augurio è che nei prossimi 30 anni AMI, e tutti noi che la sosteniamo e rappresentiamo, possa continuare nell’opera fin qui perseguita con le stesse motivazioni e perseveranza. Il Presidente Silvano Caldana Stato Patrimoniale e Rendiconto Gestionale 2011 Lo Stato Patrimoniale evidenzia un totale delle Attività pari a 1.284.550,88 euro (il corrispondente valore nel 2010 era pari a 1.085.559,79 euro). Dalla Gestione dell’associazione è risultato un Avanzo di Gestione pari 303.610,20 euro (il corrispondente valore nel 2010 era pari a 150.299,87 euro). Il dettaglio del bilancio sul prossimo numero e sul sito: www.amiweb.org. STATO PATRIMONIALE al 31-dic-2011 Totale attività 1.284.550,88 Totale passività 1.284.550,88 RENDICONTO GESTIONALE al 31-dic-2011 Totale oneri Avanzo gestione caratteristica 1.282.153,31 303.610,20 Totale proventi Disavanzo gestione caratteristica 1.585.763,51 0,00 DIZIONARIO SHANTHI, per andare oltre le parole Associazione, una parola come un’altra SHANTHI Tutte le parole nascondono un segreto. Perfino un termine comune, dal sapore un po’ algido e vagamente burocratico come associazione ci può sorprendere con un inatteso retrogusto caldo e profondo. Associazione viene da associare, a sua volta derivata dal latino socius, e fin qui niente di eccezionale. In latino, però, il significato principale di socius non era quello di “socio in affari”, il primo a cui pensiamo oggi, ma indicava piuttosto il “compagno”, l’“alleato”, quando non addirittura il “complice”. Si trovano tracce di questo termine in altre lingue indo-europee, come nel sanscrito arcaico dei Veda, i più antichi testi religiosi dell’India, ma anche qui ritroviamo il significato di “compagno”, parola con una forte carica affettiva. Alla luce di questo, potremmo ridefinire associazione non soltanto come un asettico “insieme di persone che si organizzano e operano per conseguire un fine comune”, ma come un “gruppo di amici e compagni che condividono speranze, fede e valori per realizzare in nome di essi un sogno comune”. Molto più coinvolgente, ma anche tanto più impegnativo. Biancamaria Gismondi 7 VOLONTARIATO AMI nel mondo del volontariato COOPERAZIONE 3 30 ANNI DI AMI di Paolo Tortiglione [email protected] A volte le cifre possono nascondere o forse raccontare storie emozionanti, commoventi, entusiasmanti. Paolo ci invita a leggerle nei volti di tutti gli AMIci che incontriamo nelle molteplici occasioni di “lavoro” comunitario in associazione. SHANTHI Questo numero è dedicato ai 30 anni di AMI. Siamo un’associazione di volontari. In 30 anni quanti volontari sono passati in AMI e hanno contribuito a fare di AMI ciò che è adesso? È possibile quantificare e quindi cercare di valutare questi contributi? Iniziamo con un po’ di dati più precisi e analizziamo che cos’è AMI in rapporto al mondo del volontariato in generale. 8 Le statistiche più o meno ufficiali sul volontariato dicono che una grande percentuale della popolazione adulta dedica parte del proprio tempo e delle professionalità ad aiutare o dedicarsi ad altri. Si tratta di un numero molto alto che conta donne, anziani e persone prevalentemente con titolo di studio inferiore che si dedicano maggiormente al volontariato socio-sanitario; i giovani si orientano invece soprattutto verso la protezione dell’ambiente, degli animali e verso gli aspetti culturali, mentre protezione civile e sport sono le tematiche che vedono più propensi gli uomini. Viceversa, le tematiche sul volontariato nell’ambito del disagio psicologico vedono più propense le donne. 3 Le fasce d’età maggiormente impegnate in attività gratuite di volontariato sono quelle che riguardano i giovani tra i 18 e i 19 anni (11,1%) e quelle relative a coloro che presumibilmente possono dedicare più tempo per tali attività e cioè tra i 55 e i 64 anni (11,9% per i 55-59enni e stessa percentuale per i 60-64enni). Sono in numero nettamente superiore, rispetto ai loro coetanei (5,7%), le ragazze di 14-17 anni (10,8%) che dedicano il proprio tempo per il prossimo e sono complessivamente di più le giovani donne (l’11,9% tra i 18 e i 19 anni) rispetto ai loro coetanei maschi (il 10,4% dei 1819enni). In età più avanzata sono in numero maggiore gli uomini che prestano la loro operosità altruistica (sono il 13,2% i 55-59enni e il 13,6% i 60-64enni) rispetto alle donne la cui attività rimane più costante nel tempo (10,6% per le 5559enni, 10,2% per le 60-64enni). Per ciò che riguarda le donazioni in denaro alle associazioni di volontariato i valori superano il 20% nelle fasce d’età tra i 55 ed i 64 anni (e con il 19,4% nella fascia dei 35-44 anni). La partecipazione ad attività di volontariato riguarda un numero maggiore di residenti del Nord (11,9%) mentre nel Centro tale quota scende all’8,5% e nel Mezzogiorno al 6%. Allo stesso modo la donazione in termini economici riguarda particolarmente il Nord (21,2%), di meno il Centro (18,1%) e il Sud (9,8%). 30 ANNI DI AMI Riporto i dati forniti da Eurispes che secondo una delle ultime stime ufficiali, che risale al 2010, fa “una stima dei volontari presenti nelle organizzazioni solidaristiche e che è, oggi, di circa 1.100.000 unità e la maggioranza dei membri vi opera fornendo il proprio apporto con continuità. A essi si aggiungono i quattro milioni di volontari che operano individualmente o in qualsiasi tipo di organizzazione e istituzione, in modo non continuativo. Le associazioni del Terzo settore sono quelle che nel corso del tempo hanno mantenuto invariata la loro rilevanza nel panorama delle istituzioni all’interno delle quali gli italiani dichiarano di svolgere attività di volontariato (45% circa dal 1997 al 2006). Per contro è calata considerevolmente la tendenza a prestare opera di solidarietà in modo informale (dal 32,5% del 1997 al 19% del 2006) mentre guadagnano terreno le parrocchie come centro di attrazione per il lavoro dei volontari (dal 33,3% del 1997 al 37,7% del 2006). I settori verso cui è rivolta l’azione del volontariato sono soprattutto la sanità (28%) e l’assistenza sociale (27,8%). Il volontariato rivolto alla tutela del bene comune complessivamente rappresenta il 28,6% delle attività svolte, operando nei settori della partecipazione civica (ambiente, cultura, istruzione ed educazione permanente, protezione civile, solidarietà internazionale)”. Le attività che ci sono da fare in AMI vanno dall’aiuto alle coppie in cerca di adozione, all’organizzazione delle attività per la raccolta di fondi per gli aiuti, all’orga- nizzazione della segreteria, alla gestione dei computer della sede e delle mille altre cose (inclusa questa rivista!) che ci sono da fare in una ONLUS che fa arrivare in Italia decine di bambini all’anno. Ovviamente nessuno è per sempre. Ci sono persone che hanno un entusiasmo per il volontariato che negli anni a volte è diminuito, a volte scemato, a volte cambiato, a volte ha preso una direzione diversa, a volte invece si è incrementato con la possibilità di nuove disponibilità di tempo. Sarebbe bello poter raccontare la storia di alcuni, di come l’aver dedicato il proprio tempo ad AMI può aver cambiato alcune cose, modificato la vita di alcuni e qualche rara volta potrebbe aver peggiorato la vita di altri. È la vita e la dinamicità di AMI come di tutte le altre ONLUS. Ma la vita sociale aiuta e l’alta dedizione e anche professionalità che ognuno ha dedicato ad AMI attingendo dal proprio patrimonio di esperienze sia lavorative che di vita, hanno contribuito a fare di AMI ciò che a oggi tutti i soci posso leggere. Scopo di Shanthi è appunto questo: farlo sapere! SHANTHI I numeri di Eurispes sono forse un po’ sterili, ma se ragionati fotografano un vissuto e un’enorme quantità di persone che cercano con il loro lavoro di migliorare lo stato di cose. In AMI, a oggi, possiamo festeggiare i 30 anni. In questo lungo periodo tutti i soci (e se ne possono contare decine e decine), fin dagli inizi, condividono questa passione. Una passione che va al di là di ogni appartenenza, credo o partito. … come l’aver dedicato il proprio tempo ad AMI può aver cambiato alcune cose… 9 VOLONTARIATO IN VIAGGIO 3 30 ANNI DI AMI di Marco di Marco [email protected] Frontiere e Shanthi: le due facce del volontariato… in cammino! Diamo voce ai nostri coinquilini: i viaggiatori di Frontiere, con i quali condividiamo non solo la rivista, ma anche progetti d’aiuto, ed esperienze. Con un grazie a tutti loro per essere degli ottimi… compagni di viaggio! SHANTHI Sono trascorsi ormai più di dieci anni da quando è cominciata la lunga avventura di ShanthiFrontiere, riviste “siamesi”. Quante volte abbiamo spiegato ai nostri interlocutori, stupiti ma anche incuriositi, il perché della singolare simmetria grafica con cui si presentavano le due testate! In effetti, Shanthi e Frontiere non volevano essere due realtà separate. Distinte sì, ma non separate, volevano sin dall’inizio offrire al lettore una lettura complementare delle stesse realtà, da due angolazioni, ognuna portatrice di un’esperienza diversa. Tanto complementari che in questi anni, una felice contaminazione portava, da una parte, il punto di vista della solidarietà – Shanthi – ad arricchirsi di elementi tipici del viaggiare e, dall’altra, il punto di vista del viaggiare – Frontiere – ad arricchirsi degli elementi tipici dell’agire solidale. Quando viaggi, spinto all’inizio dal desiderio di avventura, di conoscenza – vedere, incontrare, sperimentare – non puoi fare a meno di interrogarti sulla condizione esistenziale delle donne e degli uomini che incontri, sulla loro storia, sulla loro cultura, sul loro ambiente. 10 All’inizio conosci il mondo e impari ad amarlo visitandolo da “viaggiatore”. Il mondo delle etnie, delle tribù primitive. Le savane, i “big five”, i safari fotografici, i tramonti, le cascate, se pensiamo, per esempio, all’Africa. Ma nel viaggio si fanno incontri che man mano lasciano il segno: tutte occasioni per osservare, discutere, ricevere notizie e porre domande. E così, quasi senza accorgersene, si comincia a fare esperienza di un mondo forse meno “attraente”, ma non per questo meno coinvolgente. Aggiungi a tutto ciò gli effetti del cambiamento, con gli anni sempre più marcati: culture millenarie avviate a stemperarsi e a sparire nell’assimilazione agli stili di una modernità globalizzante, habitat naturali di grande bellezza sempre più compromessi, biodiversità in progressivo impoverimento. E poi, ancora, le guerre, il terrorismo e gli sconvolgimenti geopolitici che, se da una parte restringono sempre più gli spazi disponibili al viaggio, dall’altra portano a interrogarsi sulle responsabilità e sul ruolo, rispetto a queste dinamiche, del nostro Occidente in declino … Di fronte a questo scenario ti interroghi, con urgenza crescente, sul “che fare?”. Quando invece “fai solidarietà” e così agendo vieni a contatto con i problemi e le povertà di altri uomini, ti rendi conto di non poterti fermare a un approccio caritativo, benemerito di certo, ma sempre esterno e paternalistico. Vuoi sapere qualcosa di più delle donne e degli uomini a cui sono destinati i tuoi aiuti, vuoi scrutare nei loro volti e nella profondità del loro sguardo la ricchezza della storia e la vitalità della cultura che li ha accompagnati per secoli fino a questo incontro. E, insieme, sei trascinato a gettare il tuo sguardo sulle savane, le foreste, i fiumi, i cieli che hanno contribuito a forgiare le loro coscienze, a strutturare il loro universo simbolico e valoriale, ad alimentare la loro spiritualità. non solo per capire i problemi delle popolazioni, ma anche per identificare i referenti locali dei nostri progetti. L’intervento in Sud Sudan si presenta quindi come un laboratorio innovativo di nuove forme di solidarietà, in cui giocano un ruolo fondamentale il contatto diretto e la conoscenza. La dimensione del viaggio, insomma, arricchita di esperienze e di strumenti interpretativi all’altezza della situazione. Il nostro itinerario di cooperazione è così contrappuntato dal regolare ritorno, ogni anno con sempre nuovi amici, per verificare con loro il progredire dei progetti e la realizzazione delle opere e far sentire, attraverso la presenza fisica, come questi progetti siano frutto di una partecipazione sentita e non di un’asettica, per quanto benemerita, azione umanitaria. Da questi viaggi speriamo sempre che i nostri amici ritornino con un’immagine diversa dell’Africa. Pensiamo all’“altra Africa”, un continente poco conosciuto da noi. Che non si identifica con l’Africa esotica del nostro immaginario. E non si esaurisce nello scenario, pur reale e tragico, delle guerre, dell’AIDS, delle carestie. È l’Africa che faticosamente continua a vivere e a crescere contraddicendo tutte le analisi macroeconomiche. Ed è anche un nostro prezioso interlocutore, che ha molto da insegnarci e che, pur nella sua estrema povertà materiale, può darci un aiuto fondamentale per uscire dalla situazione di crisi che stiamo vivendo. Un rapporto di collaborazione e di autentica solidarietà con l’Africa – come pure con tutti i poveri e i “piccoli” della Terra – può aiutarci in maniera decisiva per riorganizzare la nostra società, la nostra economia, i nostri stili di vita, ispirandoli a una nuova concezione del mondo, dell’essere umano, dei rapporti tra gli esseri umani e del rapporto di questi con il mondo. SHANTHI Una tappa paradigmatica in questo nostro itinerario è stata quella del Sud Sudan, fino a pochi anni fa in guerra per la sua indipendenza. I lettori di Shanthi sono stati in questi anni ampiamente informati del nascere e progredire di progetti umanitari che, condivisi tra AMI, Argonauti Explorers e CCM (Comitato di Collaborazione Medica), hanno cercato di aiutare le popolazioni nella delicatissima fase di ricostruzione e poi di avvio all’indipendenza. Il nostro intervento, che di certo non dispone delle risorse materiali e finanziarie e dell’organizzazione che possono mettere in campo le grandi agenzie della cooperazione internazionale, ha però una sua specifica qualità: non è calato sulla testa delle popolazioni locali e non appare anonimo, ma si presenta come l’aiuto di amici, basato su un rapporto reciproco di fiducia. Corrisponde a precise richieste formulate dalle comunità locali, che noi finanziamo e poi loro, con orgoglio, gestiscono. Il fatto è che in Sud Sudan siamo arrivati con la passione del viaggiatore che spera di cogliere gli ultimi sprazzi di un’Africa antica. Questa passione ci ha aiutato a “leggere” la criticità del dopoguerra, e la combinazione di questi due aspetti – empatia e conoscenza – ci ha indotti a ritornare, con l’idea di attivare progetti di solidarietà che avessero una caratteristica fondamentale di continuità. Fondamentale, nel conseguente percorso, il sostegno materiale ed economico profuso da AMI, con un altrettanto impegno sul piano ideale. Anche se a un osservatore superficiale questi aiuti possono ancora apparire come una “goccia nel mare” rispetto alle dimensioni dell’area, alla drammatica complessità della situazione e alla fragilità degli equilibri scaturiti dalla proclamazione d’indipendenza, cionondimeno queste azioni hanno un grande pregio di concretezza: cercano una soluzione ai problemi reali di una comunità e mettono fisicamente in comunicazione chi aiuta con chi è aiutato. Di più: indicano una nuova strada a noi che, per “fare aiuti”, ci trovavamo a nostro agio nell’avere come interlocutori le esistenti organizzazioni di cooperazione e, soprattutto, i missionari italiani, che di questi aiuti ci garantivano una corretta gestione. Ma la presenza delle missioni sul territorio si va restringendo e, venuta meno la loro intermediazione, ci troviamo di fronte a una scelta obbligata: dobbiamo ricorrere a nuove forme di intermediazione culturale. Dobbiamo cioè ricercare nuovi interlocutori, questa volta locali, cui delegare il buon esito dei nostri aiuti. Una ricerca complessa, dove l’approccio antropologico sempre di più dovrà essere usato, 11 V O L O N TA R I AT O I primi 30 anni di AMI in India COOPERAZIONE 3 30 ANNI DI AMI di Flavio Brognoli [email protected] Ripercorriamo con Flavio, responsabile degli aiuti in AMI, la storia di un legame che è diventato di giorno in giorno, di progetto in progetto, sempre più forte e importante. SHANTHI Ho il compito, e anche l’onore, di raccontare ai nostri soci e sostenitori le attività, i progetti e gli aiuti che AMI ha realizzato nei suoi primi 30 anni di vita. Premetto che sono in AMI da oltre 17 anni, cioè da quando con mia moglie Augusta abbiamo presentato la domanda di adozione, e fin da subito, ho cercato di rendermi utile mettendo a disposizione il mio tempo e soprattutto la mia voglia di fare e di dare un contributo alle attività che a quel tempo organizzavamo per finanziare i micro progetti. Nel cercare di ricostruire questa attività ho dovuto chiedere aiuto a Silvano Brai, che ha qualche anno in più di permanenza all’interno dell’associazione e che, fondamentale, è la persona con la “memoria storica” di ciò che AMI ha fatto. In particolare in questo articolo parlerò dell’India che, oltre a seguire direttamente rispetto ai progetti, è il Paese in cui abbiamo realizzato i primi interventi ed è l’unico di cui possiamo dire: 30 anni fa a Vithyri abbiamo avviato il progetto dell’Holy Infant… 12 qualche modo evoluto anche il tipo di intervento fatto. Uno dei primi aiuti avviati è stato l’acquisto di una jeep che è molto importante per spostarsi a Vithyri, dove sorge l’Holy Infant, poiché le strade, allora come ora, erano sconnesse. Allo stesso periodo risale anche l’acquisto di un generatore che serviva soprattutto per sopperire alla mancanza di corrente elettrica che è ancor oggi abbastanza frequente. Seguirono poi la costruzione di un orfanotrofio a Peruvaial, sempre nel Kerala, la realizzazione di mini alloggi per anziani a Sellere, vicino a Calicut, e gli interventi sugli edifici scolastici come la riparazione del tetto della scuola, sempre a Vithyri: adesso la scuola è frequentata da oltre 1200 bambini e ragazzi dei villaggi della zona. Infatti la scuola, che all’inizio ospitava poco più di un centinaio di studenti, è stata ampliata nel 1990 grazie anche a un sostanzioso contributo di AMI; questo ha permesso di accogliere un numero sempre maggiore di studenti, fino a raggiungere il numero attuale. Partendo da questa premessa, e dai docu- Sempre in quell’anno ha avuto inizio uno menti di Silvano, comincio con l’elencare gli dei progetti comunitari con ASSEFA, che anaiuti che siamo stati in grado di realizzare in cora oggi è una delle organizzazioni con le questo periodo; vi accorgerete come, oltre quali collaboriamo: la realizzazione a Pattuad aumentare l’importo economico, si sia in mudì, in Tamil Nadu, di alcune piantagioni di tè che furono poi coltivate dalle famiglie del villaggio. È stata una delle prime esperienze di collaborazione e, ancora oggi, è un riferimento per l’implementazione delle “attività collettive”. Per alcuni anni AMI ha supportato questo progetto economicamente nelle varie fasi di ampliamento delle piantagioni e nella bonifica dei terreni. Sono stati fatti anche interventi di natura sanitaria, come la costruCon mia moglie Augusta e mia figlia Cicilia, all’inaugurazione della mini clinizione di alcuni dispensari negli ca nel Marakanam, cinque anni fa. slums di alcune località (Vathuru- thy, nei pressi di Cochin, e Payyoli, in Kerala). Gli slums sono assembramenti più o meno vasti di baracche e casupole, costruite per lo più con materiali di recupero, che sorgono alla periferia di grandi agglomerati urbani. Sono formalmente illegali e, di conseguenza, spesso in questi luoghi sono assenti le infrastrutture primarie (acqua potabile, eliminazione dei rifiuti, servizi di primo soccorso, distribuzione dell’elettricità e servizi igienici); per questo la costruzione di un dispensario è un servizio molto importante per le persone che ci vivono e che non possiedono praticamente nulla. A metà degli anni ‘90 i progetti si “sono arricchiti” di interventi come la costruzione, e il conseguente supporto, di una scuola per non vedenti a Kakinada in Andra Pradesh e la costruzione di una scuola per bambini diversamente abili a Kongorpilly in Tamil Nadu. Safe mother and child. Il progetto prevedeva l’aiuto a 250 donne per portare a termine la gravidanza in condizioni “normali” cioè garantendo loro almeno una visita medica mensile e, soprattutto, durante questo periodo avere un’alimentazione corretta (oltre a riso e patate, anche compresse di ferro e calcio). La missione che si chiama “Missions to the Nations”, è situata nella città di Kakinada (circa 400.000 abitanti), nello Stato dell’Andra-Pradesh. Il progetto è rivolto a tutte quelle donne che vivono sui marciapiedi, nelle strade e nelle stazioni ferroviarie, quindi in situazioni di estrema povertà, che peggiorano ulteriormente quando rimangono incinte. A causa della malnutrizione e delle condizioni di vita, queste donne, partoriscono bimbi decisamente sottopeso (circa 1000/1200 grammi) con un rischio altissimo di mortalità infantile: con questo in- L’Holy Infant Mary’s Girls, casa di accoglienza per ragazze senza famiglia realizzata con gli aiuti AMI. Verso la fine degli anni ‘90, e qui parlo per esperienza diretta, è stato avviato un progetto al quale sono particolarmente legato: il tervento di prevenzione AMI si è data l’obiettivo di permettere alle partorienti di portare a termine la gravidanza e aumentare la possibilità di sopravvivenza dei bambini. Questo progetto è attivo, e da noi sostenuto, ancora oggi: abbiamo potuto constatare che la mortalità infantile è notevolmente diminuita e che le condizioni igienico sanitarie sia delle mamme sia dei bambini è migliorata progressivamente. SHANTHI … AMI si pone l’obiettivo di permettere alle partorienti di portare a termine la gravidanza e aumentare la possibilità di sopravvivenza dei bambini. 13 SHANTHI Con le donne e i bambini del progetto Safe Mother and Child. 14 Continuando negli anni ci siamo occupati anche delle emergenze, le cosidette catastrofi naturali, e siamo intervenuti in Gujarat, a sostegno della campagna lanciata dal CESVI in seguito a un terremoto che causò oltre 50.000 morti e oltre un milione di senzatetto. Abbiamo poi affrontato la tragedia dello tsunami che alla fine del 2004 devastò gran parte del sud est asiatico e nello specifico la fascia costiera che si affaccia sul Golfo del Bengala fino al Tamil Nadu. L’intervento realizzato si è sviluppato in fasi diverse: la prima ha riguardato l’emergenza che abbiamo affrontato con la collaborazione dell’associazione Shanthi, di Pondicherry. In un momento successivo, ci siamo messi in contatto con il diretto responsabile di ASSEFA, S. J. Loganathan, e abbiamo avviato un intervento che si protrae ancora oggi: seguendo le indicazioni di chi “vive” la realtà, abbiamo realizzato alcune infrastrutture sia nei villaggi costieri colpiti dalla tragedia dello tsunami sia nell’entroterra più prossimo. Inizialmente, sono stati intrapresi lavori di ricostruzione, fornendo i materiali richiesti agli abitanti dei villaggi. Con il programma di ripristino, sono state individuate alcune famiglie e messe sotto la protezione di ASSEFA attraverso gruppi femminili di mutuo aiuto. Sono gruppi ristretti, con un massimo di 20 membri (nel caso in cui più donne vogliano aderire, viene formato un nuovo gruppo); al momento, 4.057 persone (una per ogni famiglia) sono state integrate in 221 gruppi femminili di mutuo aiuto e sono state messe in contatto con istituti di micro finanza per disporre di crediti per attività per le generazioni future. Al momento, quasi mille bambini beneficiano di questi programmi educativi. Al momento, quasi mille bambini beneficiano di questi programmi educativi. Allo stesso modo, per fornire un’istruzione di qualità, sono stati avviati dei regolari corsi di studio. Inoltre, sono stati istituiti dei corsi serali nelle scuole statali dei villaggi, per fornire un’ulteriore istruzione ai bambini. Al momento, quasi mille bambini beneficiano di questi programmi educativi. E ancora… in collaborazione con AMI, ASSEFA ha fondato Centri di Gestione dello Stress per fornire supporto psicosociale alle donne e ai bambini di questa area. Sono state anche fondate mini cliniche e asili nei villaggi vicini nel Marakanam. La recente valutazione di questi villaggi rivela che, nelle comunità locali, sono soprattutto le donne e i bambini a essere vulnerabili alle malattie. Tra le diverse cause di ciò, la più importante è la mancanza di consapevolezza: la mancanza di adeguate cure pre e post natali da parte delle donne mette a rischio non solo la loro salute, ma anche quella del bambino. Il progetto avviato da AMI e ASSEFA mira a fornire servizi sanitari globali alle donne e ai bambini con il supporto di operatori sanitari qualificati sotto la guida di medici esperti. Nel periodo 2007/2010 è stata realizzata una struttura a Vithyri che accoglie circa 75 ragazze che frequentano la scuola e che risiedono all’interno dell’Holy Infant ed è fornita di camere, sale studio, cucina, mensa ecc. A Kakinada, con Paparao, in una scuola realizzata con ASSEFA. Per finire, è in corso d’opera la scuola di Kalna, vicino a Calcutta, di cui ho raccontato nel numero precedente, e che dà la possibilità alle ragazze della tribù Santal di accedere agli studi. Tutte queste attività abbiamo potuto realizzarle grazie al nostro impegno, ma anche grazie ai contributi economici di alcuni enti e società tra cui la Commissione Adozione Internazionale, i collaboratori di Novartis Farma e di altre aziende, i ragazzi delle scuole ai quali ho raccontato le mie esperienze e i nostri progetti e che si sono adoperati per dare un contributo o aiutare qualche lontano, ma vicino, coetaneo a proseguire gli studi, gli amici. E, infine, anche alcune amministrazioni comunali come quelle di Buccinasco, Corsico, Uboldo che durante lo tsunami del 2004 fecero delle donazioni con le quali contribuirono a realizzare ciò che abbiamo descritto. PROGETTI CHE AMI SEGUE IN INDIA Safe mother and child - Kakinada-Andra-Pradesh Progetto di aiuto alle donne dei villaggi per portare a termine la gravidanza. Alla nascita del bambino AMI si farà carico di sponsorizzare a distanza, almeno per alcuni anni, il neonato e la madre. Samadhana Bhavan Charitable Trust Panamaram - Wyanad - Kerala Holy Child School, Jewdhara-Kalna Diamo la possibilità di studiare la lingua inglese ai bambini poveri tribali, soprattutto alle ragazze. Progetto pilota per motivare e aumentare, tra le classi meno abbienti, la consapevolezza della necessità di educare i propri figli e in particolare le figlie femmine. Cuddalore - Tamil Nadu Fornitura servizi sanitari globali per donne e bambini. Holy Infant - Vithyri Accoglienza a circa 75 ragazze presso l’istituto e la scuola. SHANTHI Progetti di accoglienza di minori e delle loro famiglie. 15 V O L O N TA R I AT O Un matrimonio ben riuscito! COOPERAZIONE 3 30 ANNI DI AMI di Luz Carmenza Gomez Lopez [email protected] Un augurio davvero speciale ad AMI e a tutti i suoi soci da Carmenza e dalla Colombia. È nata quando molti di noi non sapevamo ancora che le nostre strade dovevano congiungersi. Eravamo sicuramente impegnati a educarci, a gioire gli anni di fresca giovinezza, forse anche un po’ spensierati, con l’orizzonte della vita che ci sorrideva. E a quel tempo molte cose dovevano ancora accadere: cose tristi, cose molto tristi, inimmaginabili, e cose belle, meravigliose, fino a diventare incredibilmente miracolose. E in molte di queste “cose belle”, l’AMI avrebbe giocato un ruolo importante. Per questo penso che l’AMI sia nata 30 anni fa dalla volontà di quel gruppo di persone che l’ha fondata; e penso a loro, non per scrutare in modo formale la storia, ma perché sono curiosa: mi domando (che bello poter far tornare indietro il tempo e vederlo!) che cosa loro provassero, che emozioni, quali speranze, quanti pensieri avessero, e infine immagino a come abbiano fatto a far nascere questo piccolo “figlio di missioni”, da portare in terre lontane. Ah! Quante cose! Quanti desideri! SHANTHI … portano vita e sostanza all’AMI di oggi e speranza all’AMI del futuro… 16 Quale miglior modo di festeggiare, anzi, commemorare, questo evento, se non ricordando e scrutando i pensieri, le emozioni e le intenzioni di quelle persone? E quale regalo migliore che il constatare che non si è mai perso di vista l’elemento fondamentale che ha fatto nascere AMI, poi lo ha fatto crescere e ora lo tiene in vita, robusto e solido: la persona. Per questa ragione AMI festeggia non il tempo passato, ma le persone passate e comunque attive nel suo seno. Festeggia le nuove generazioni che, dopo i primi fondatori, ancora oggi, nutrono l’associazione con i loro cuori, le loro emozioni, le loro speranze e i piccoli e grandi gesti e che, come se fossero sangue, portano vita e sostanza all’AMI di oggi e speranza all’AMI del futuro, facendola palpitare: in ogni battito un proposito e un impegno. È passata da “AMI bambina” ad “AMI adulta”, e ora anche “lei” si presenta trasformata dagli eventi. Dalle missioni in India, viaggia in altri continenti e in Paesi nuovi, con delle realtà diverse, con culture che la fanno ora africana, carioca o amerindia; che la innamorano con la musica, le danze, la gioia e i sorrisi, che oramai fanno parte di sé. E con la Colombia conta ormai dodici anni circa di amori. E voglio pensarla così: l’AMI, tramite i cuori delle centinaia di coppie e centinaia e centinaia di bambini, dagli occhi neri, capelli ricci, a mandorla, sorrisi aperti e sinceri, è la fidanzata perenne, e innamorata come il primo giorno, dell’India, il suo primo amore, dell’Etiopia, della Costa D’Avorio, del Brasile e della Colombia. Non è, quindi, difficile fare un resoconto e valutare le trasformazioni subite in 30 anni di storia. L’AMI si trasforma, ma, nel farlo, anche lei modifica, cambia e muta le realtà di tante altre persone. Per questo non si può parlare di storia senza segnalare le vite che AMI ha cambiato. Prima di tutto, le vite delle persone che decidono farne … soprattutto le vite delle persone che più hanno avuto bisogno di essere amati. parte, il futuro di tanti bambini, e le speranze di molti ragazzi. Sarebbe un’impresa difficile da compiere cercare di descrivere con dovizia di particolari le vite trasformate, ma a chi legge, sia madre, padre o figlio adottivo, basterà guardarsi dentro per conoscere la verità: le vite di centinaia di bambini, le vite di tanti adottanti, ma soprattutto le vite delle persone che più hanno avuto bisogno di essere amate. Per festeggiare, dunque, diamo un abbraccio e un bacio sincero ai nostri figli, a marito e moglie, ai soci che fanno vivere l’associazione e che continueranno a mantenerla attiva, perché loro sono l’AMI. Di trent’anni di AMI, dodici li abbiamo trascorsi mano nella mano con questa terra che evoca Colombo e nella quale rimarranno segni indelebili di ciò che abbiamo vissuto insieme, attraverso i progetti, le madri che hanno potuto tenere i propri bimbi, che ora lavorano e hanno la speranza di un futuro migliore; con famiglie che ora sono colombiane, che amano e conoscono questo Paese, difendendo e stimando le cose belle che hanno scoperto in esso e la sua cultura. Per tutto ciò, AUGURI AMI, AUGURI cuori palpitanti dell’AMI. Dalla vostra referente colombiana, Carmenza! PROGETTI CHE AMI SEGUE IN COLOMBIA “Cammino di Vita e Opportunità” Casa Maternal Rosa Virginia SHANTHI E la Colombia bacia l’AMI e tutti i suoi adottanti, adottati, soci e membri, perché con lei e in lei ha piantato questo meraviglioso seme che ancora oggi cresce e dà frutti, attraverso un lavoro che mira al bambino, che guarda al padre e alla madre, che cura all’adolescente. Perché non si potrà più parlare della storia del- le adozioni in Colombia, senza che si dica che c’era o, meglio, c’è, un ente che apre le braccia ai bambini, senza distinzione di sesso, di etnia o di condizione: anzi, le apre proprio a quelli che pongono delle condizioni, soprattutto “speciali”. Mantenimento 15 Ragazze Madri e loro figli. Progetto “TAGLIATELLE” Casa Maternal Rosa Virginia Costruzione in struttura esistente di un pastificio professionale. 17 V O L O N TA R I AT O Il volontariato e il Brasile COOPERAZIONE 3 30 ANNI DI AMI di Monica Giusti [email protected] Monica racconta la propria esperienza di volontaria AMI, seguendo “da vicino” i progetti del Brasile, uno dei Paesi di origine di tanti nostri figli. Un Paese dalle tante contraddizioni, ma che sa regalare emozioni molto forti. Non è facile spiegare cosa significa per me “fare volontariato”, anche perché sono entrata in questo mondo, ormai tredici anni fa, un po’ per caso e un po’ per una serie di coincidenze. Come succede spesso però, questa prima esperienza in Brasile, nel lontano 1998, ha cambiato la mia vita, il mio modo di vedere le cose, di rapportami con gli altri e con i nostri problemi di tutti i giorni. Ma per capire cosa significa, partiamo dalla parola “volontariato”. Questa deriva dal latino “voluntas”, sinonimo di libera volontà, scelta personale e implica il desiderio di offrire il proprio tempo, impegno, capacità e buona volontà per la realizzazione di diverse attività. SHANTHI … un popolo che ti accoglie a braccia aperte, con un grande cuore, gente semplice, ma sempre allegra. 18 Belle e importanti parole, che però non sono sufficienti a far capire cosa significhi veramente fare qualche cosa per gli altri. Io ho avuto e ho tuttora la fortuna di dedicare il mio tempo, le mie conoscenze e il mio impegno al Brasile, terra di grandi contrasti e contraddizioni, ma con un popolo che ti accoglie a braccia aperte, con un grande cuore, gente semplice, ma sempre allegra. Il Brasile, durante questi anni nei quali ho potuto frequentarlo, è cambiato molto ed è certamente migliorato. Dal 1995 al 2008 la povertà è diminuita, in termini assoluti, del 29%, tanto su scala nazionale che su quella statale (secondo i dati dell’istituto brasiliano di ricerche sociali e statistiche Ipea); tuttavia le cose non sono molto migliorate soprattutto nel ridurre quella che é chiamata “povertà estrema”, cioè quella che colpisce la fascia di popolazione che vive con circa 50 euro al mese. Il grande problema che si riscontra in questi ultimi anni in Brasile è la disuguaglianza sociale che deriva dalla distribuzione iniqua della ricchezza nella popolazione. Secondo uno studio condotto nei Paesi che compongono il gruppo del G20, il Brasile è il secondo Paese con più disuguaglianza. Un dato veramente vergognoso per questo colosso sudamericano, un Paese che si reputa democratico, avanzato ed è ricco di risorse naturali. Aggiungo che questa disuguaglianza non solo si vede, ma la si sente sulla pelle. In America Latina la ricchezza è concentrata nelle mani di una minoranza della popolazione. Si citano come cause principali la mancanza di accesso da parte della popolazione ai servizi basilari, come il trasporto e la salute, i salari bassi, la struttura fiscale ingiusta e la precarietà del sistema educativo. Da tutto ciò deriva il fatto che una grande fascia di popolazione ha ancora bisogno di molti aiuti per poter accedere ai servizi e ai diritti che per noi sono scontati, quali il diritto alla salute e all’istruzione, e che quindi oggi più che mai è importante conti- … volontariato significa conoscere persone, condividere... nuare gli interventi in questo Paese. In questi anni in cui ho potuto dedicare il mio tempo al Brasile, ho conosciuto molte persone, bambini, ragazzi, adolescenti e adulti dai quali ho ricevuto sorrisi, affetto, stima e la ricchezza più bella del mondo: l’amicizia. Volontariato significa conoscere persone, condividere un tratto del proprio cammino, completarsi scoprendo che da soli non siamo nulla e che per crescere è necessario confrontarsi con gli altri. È imparare che passione ed entusiasmo possono superare anche gli ostacoli più insormontabili. È capire che si riceve molto di più di quello che si dà. È ritrovarsi migliori e maturati senza essere invecchiati. PROGETTI CHE AMI SEGUE IN BRASILE Centro Comunitario Santo Antonio - Favela di Brotas – Salvador Centro educativo costruito completamente da AMI, accoglie circa 50 bambini in età scolare a 20 bambini dai 3 ai 5 anni. I bambini fanno attività di doposcuola, sostegno scolastico e attività ludiche come teatro, musica, cucito. AMI sostiene il centro pagando lo stipendio a due educatori della scuola e a una fonoaudiologa per una bambina sordo muta che frequenta il centro. Centro Comunitario P.e Frisotti – Favela di Canabrava – Salvador Centro educativo ristrutturato ed ampliato da AMI, accoglie circa 50 bambini in età scolare a 50 bambini dai 3 ai 5 anni. I bambini fanno attività di doposcuola, sostegno scolastico e attività ludiche come teatro, musica, disegno, capoeira. AMI sostiene il centro pagando lo stipendio a un educatore della scuola. Casa Lar – Favela di Mata Escura – Salvador Casa di accoglienza per ragazze madri minorenni. Funziona come una casa famiglia dove le giovani e i bambini possono vivere insieme sino alla maggiore età. AMI ha ristrutturato la casa e sostenuto il progetto allestendo la casa, pagando gli stipendi di psicologa e assistente sociale. Per il 2012 è previsto un intervento di ampliamento della casa dovuto all’aumento delle ragazze e dei bambini. AMI è intervenuta anni fa per costruire questa scuola agricola che nel corso degli anni è stata riconosciuta dallo Stato brasiliano ed è diventata un modello per le scuole di questo tipo. Dopo vari interventi, AMI è presente per sostenere gli alunni pagando il trasporto e la retta scolastica e con un progetto di microcredito che finanzia gli ex alunni della scuola affinché rimangano sul territorio e continuino la tradizione rurale. Ludocriarte – Brinquedoteca – Sao Sebastiao - Brasilia AMI sostiene questa ludoteca che accoglie bambini dai 3 ai 14 anni per svolgere attività ludiche e scolastiche. Sostegno a distanza: Rio de Janeiro - San Paolo AMI è presente in vari centri e scuole con il sostegno a distanza di tanti bambini SHANTHI EFA – Escola Familia Agricola – Porto Nacional – Tocantins 19 V O L O N TA R I AT O NUOVE GENERAZIONI 3 30 ANNI DI AMI di Francesca, Nirmala, Bekele SHANTHI [email protected] 20 Un’esperienza che fa diventare… grandi! Brasile: ovunque metti piede, incontri persone che hanno la capacità di trasmetterti calore. È questo il messaggio che ci arriva dai ragazzi che hanno vissuto un’esperienza di volontariato con AMI. L’esperienza di Francesca Fin da quando ero piccola ho sempre visto, nei miei genitori e nei miei nonni, persone che si dedicavano con passione e costanza alla cura dell’altro, andando a lavorare in un asilo di periferia, accompagnando gli anziani a far la spesa, operando per associazioni di volontari. Essendo circondata da queste diverse forme di volontariato, ho lentamente assorbito l’idea che non tutto deve essere fatto per denaro o per obbligo, ma che esiste anche la ricca semplicità di un impegno preso nei confronti di un’altra persona. Dal canto mio, gli scout sono stati la forma di servizio che ho vissuto sulla mia pelle fin da piccola; piano piano mi hanno insegnato cosa vuol dire mettere il proprio tempo a disposizione degli altri, cosa vuol dire farlo con costanza, cosa vuol dire dare un significato concreto e continuativo alle relazioni umane. Un anno, quasi per caso, si è configurata la possibilità di andare in Brasile a fare un po’ di volontariato con Nirmala, mia coetanea, e Monica Giusti, a Salvador de Bahia. L’idea subito mi ha attirato. Così nell’estate del 2007 sono partita, impreparata e coraggiosa, ma senza alcuna aspettativa. Infatti sapevo che sarei andata a vedere alcuni progetti di sviluppo nelle favelas, che avrei visto zone periferiche, però digitando Brasile su internet avevo trovato in primo piano immagini di spiagge mozzafiato, squadre di calcio, e paesaggi stupendi; non sapevo proprio cosa aspettarmi. Infatti atterrare a Salvador de Bahia è stato come atterrare su un altro pianeta. Ricordo bene la prima sera, durante il viaggio in macchina che ci portava dall’aeroporto alla favela di Mata Escura, di aver visto strade a sei corsie, cani randagi, palme, pulmini con le persone appese fuori, luci di locali sfavillanti, chiazze buie dove si intravedeva solo qualche lampione, il mare, le colline, la boscaglia e i centri commerciali. Era un panorama surreale, difficile da capire. Faceva caldo. Era umido. C’era silenzio. Era solo l’inizio. Dopo un arrivo ricco di interrogativi, la mattina successiva, io e Nirmala, sempre ovviamente al seguito di Monica, siamo partite per andare alla Escola Famiglia Agricola del Tocantins (una nota geografica: il Tocantins è un piccolo stato che si trova nel centro del Brasile). Se Salvador mi aveva stupito perché c’erano tante cose, non sempre accostate in modo coerente, il Tocantins mi ha stupito perché non c’era niente. Per raggiungere questa zona, abbiamo fatto un viaggio di ventidue ore in pullman, vedendo non più di dieci casupole, piccole, e ovviamente, campi da calcio disseminati qua e là. Durante il tragitto, ai lati della strada c’erano prati aridi, arbusti, montagne, e orizzonti lontani, veramente lontani, lontanissimi. Ricordo che quando veniva la notte si aveva la sensazione di essere avvolti dalle stelle, senza il disturbo di luci artificiali, senza rumori. La Escola Famiglia Agricola è una struttura che ospita gli studenti permettendo loro di svolgere sia attività scolastiche che attività agricole. Dopo questo vagare per pa- norami sterminati, arrivando alla scuola si aveva la sensazione approdare a un’isola sulla terra, un’oasi accogliente che, con il rosso della terra dei campi da calcio e il verde brillante di campi coltivati, spezzava la monotonia di un ambiente secco e asciutto. Lì abbiamo avuto il primo vero contatto con ragazzi della nostra età. Parlando con loro era impossibile non rimanere stupiti. Tanti raccontavano che venivano da lontano, e vivevano nella scuola per studiare a settimane alterne, per tornare a casa dalla famiglia. Ricordo bene che a causa della stanchezza fisica e mentale causata dal viaggio, le mie capacità comunicative erano veramente ridotte. Però i ragazzi brasiliani sembravano non dare alcun peso a questo mio handicap. Loro parlavano, ripetevano infinite volte ciò che non capivo, cercavano di imparare parole italiane, chiedevano aiuto a fare i compiti di inglese, chiedevano di Laura Pausini, cantavano con la chitarra, alla sera giocavamo con loro a calcio a piedi nudi. SHANTHI Ovviamente ballavano benissimo la capoeira, ed erano felici di esibirsi per noi. La quotidianità era scandita in modo chiarissimo; al mattino si studiava, poi c’era il pranzo dove ordinatamente i ragazzi si mettevano in coda, si facevano riempire il piatto di riso, insalata, fagioli, per poi sedersi in maniera disciplinata ai tavoli. Nel pomeriggio pulivano tutta la struttura; quando c’erano serate speciali si divertivano. Nessuno diceva loro cosa fare, ognuno sapeva cosa doveva fare e lo faceva in modo autonomo, consapevole del suo essere necessario per il funzionamento di quella piccola comunità. Sembra scontato, ma nella nostra società non funziona sempre così, soprattutto se i soggetti in questione sono quattordicenni. Mi ricordo che era stato difficilissimo trovare un ruolo alla Escola Famiglia Agricola; era difficile perché c’era un clima sociale e culturale a cui io, che fino a due giorni prima stavo vivendo una frizzante estate milanese, non ero abituata. Erano ragazzi semplici. Semplicissimi. A vederli da fuori sembravano sereni, in realtà sono convinta che non tutti lo fosse- ro. Sorridevano, e mi chiedevo quali storie si nascondessero nei loro occhi scuri. Probabilmente storie speciali, storie lontane. Il ritorno a Salvador de Bahia, nella movimentata favelas di Mata Escura era stato un grande sollievo. Mi piaceva vedere tante facce, sentire le voci, vedere tante persone che entravano e uscivano dai negozi, che correvano per le strade, che vociavano in modo disordinato. Se dovessi definire Mata Escura in una parola la definirei indubbiamente frenetica, nessuno stava fermo, tutti camminavano, qualcuno correva. Mi piaceva. Il contatto con la realtà umana di questo ambiente è avvenuto frequentando la scuola di Arte e Lavoro. Facevamo un corso di scultura; ovviamente gli studenti che la frequentavano, nonostante fossero ben più piccoli di me, erano artisti formidabili, ai miei occhi facevano dei capolavori. Loro erano coinvolgenti per davvero, attraverso la loro arte raccontavano la loro vita, i loro interessi, le loro aspirazioni. Chi disegnava una casa per ricchi, chi faceva un mosaico per una chiesa, chi faceva la statua di una sirena. Ognuno metteva la massima cura nel suo piccolo capolavoro, andava alla ricerca degli strumenti necessari, si faceva aiutare dal maestro, andava avanti a ritoccare un singolo dettaglio per interi pomeriggi. Il fatto di fare insieme questa attività creava un terreno di conversazione molto fertile, molto pratico, non c’era bisogno di parlare tanto, ci si osservava, si prendeva spunto uno dall’altro e ci si scambiavano idee. Per questo motivo fare con loro un’attività concreta mi ha permesso di stringere un rapporto significativo, ricordo che pochi giorni dopo ci si chiamava per nome salutandosi per strada. Questi ragazzi di città erano incredibilmente curiosi, volevano 21 SHANTHI 22 conoscere tanto di noi, chiedevano il perché di questo viaggio, chi ce l’aveva pagato, come avevamo conosciuto Monica, che famiglie avevamo in Italia, cosa studiavamo, se saremmo ritornate l’anno dopo. Loro erano, nel vero senso della parola, simpatici, erano divertenti, facevano battute che noi ovviamente capivamo poco, erano esibizionisti creativi della loro capacità di fare arte, gli piaceva essere protagonisti. Questo aspetto di accoglienza culturale era in tensione con la descrizione che i ragazzi stessi facevano della favela come un luogo pericoloso, in cui stare molto attenti soprattutto di sera. D’altronde, questo non ha fatto che riconfermare tutte le impressioni della prima sera, ossia che il Brasile è una terra di contraddizioni, di incongruenze, di inspiegabilità. È un luogo dove, attorno a un centro storico bellissimo, circondato da una coltre di grattacieli e ville, ci sono le favelas, dove le persone vivono in case senza luce, all’interno delle quali c’è la televisione, e magari non c’è il bagno. Dove gli adulti lamentano la mancanza di soldi, ma possiedono cellulari all’avanguardia. Dove i ragazzi sognano di diventare presidente e non sanno qual è la capitale del Brasile. Niente sembra seguire la scala logica delle necessità a cui siamo abituati. L’esperienza di Nirmala Io sono stata in Brasile due volte, tutte e due per un mese; la prima ho vistato la E.F.A in Tocantins e a Matescura “la Scuola Di Arte e Lavoro” in Salvador de in portoghese abbiamo capito come funzionava il tutto. La giornata nella Brinquedoteca si svolgeva in due turni: alla mattina arrivavano i bambini piccoli fino ai 5 anni, nel primo pomeriggio i bambini di età superiore ai 5 anni e il giorno seguente il contrario. Ogni ragazzo durante le due rotazioni seguiva un gruppo di bambini, insegnando loro i colori, la magia, come lavarsi i denti e come comportarsi con gli altri. Ognuno di noi si organizzava al meglio. I nostri occhi erano sempre vigili, ma ci siamo divertiti come matti. Io sono rimasta impressionata dall’amore che c’è tra quelle mura, non ho mai sentito qualche ragazzo sgridare un bambino… “la pazienza è la virtù dei forti”. Ci siamo impegnati molto sempre per accontentare i bambini tra giochi e risate. Abbiamo sperimentato nuove pietanze, abbiamo fatto nuove amicizie e soprattutto abbiamo arricchito le giornate di questi bambini. Noi ragazzi italiani abbiamo tenuto una lezione sull’Italia, su dove fosse situata, che cosa si mangiasse e le particolarità italiane come “la pizza”. I bambini ci hanno riempito di domande, ma faticavamo a rispondere a causa del poco allenamento con il portoghese. Io mi sono innamorata di questo Paese, provo un sentimento così grande che ci tornerei ogni anno se potessi. Coinvolgerei amici a conoscere questo amore per il Brasile. In quei giorni siamo stati a Brasilia, una città enorme che si espande in lungo e in largo, è Bahia. La seconda volta mi sono recata là insieme a Douglas e Bruno, due ragazzi brasiliani adottati molti anni fa; insieme a loro ho visitato la Brinquedoteca di Sao Sebatiao nelle vicinanze di Brasilia, la capitale Brasilia, EFA e Matescura nuovamente e Sao Paolo. In ogni posto noi ragazzi, avevamo sempre un punto riferimento. Paolo Chirola a Sao Sebastiao, Monica Giusti EFA e Matescura e Manoela Goldoni in Sao Paolo. Le prime settimane siamo stati a Sao Sebastiao in questa Brinquedoteca che è stata costruita, ideata, per togliere il maggior numero di bambini dalla strada. Infatti la zona in cui sorge questo asilo non è molto sicura; grazie alla Brinquedoteca i bambini hanno l’opportunità di crescere in maniera diversa, con degli insegnamenti corretti per loro stessi e per gli altri. Così che gli adulti non si servano più di loro per scopi negativi. In questo asilo abbiamo incontrato i ragazzi che si occupavano dei bambini, è nata subito complicità tra di noi, non è stato difficile entrare nel gruppo; tra gesti e qualche parolina Questa varietà umana con cui sono venuta a contatto, ha fatto sì che questo viaggio sia stato arricchente, nel senso che, passando del tempo coi ragazzi è entrata dentro di me una realtà che prima non c’era. Credo di aver ricevuto durante quel mese, una serie di stimoli decisamente superiore alla norma. Occhi, sorrisi, sapori, colori, strade, lampioni, fili elettrici, bambini, donne, profumi, panorami, cisterne, mare, montagne, mattoni, capanne, campi da calcio: tutto ha suscitato in me sensazioni che si sono impresse in modo indelebile, ed è sempre bello ricordarle per vedere quanto c’è di diverso nel mondo e di valido nell’uomo. visitato; l’ospitalità è il primo atteggiamento che ho notato. Queste esperienze incrementano la mia personalità; poche persone hanno la possibilità di vedere una realtà totalmente diversa. Convivere con persone che dedicano la propria vita per gli altri è una lezione di vita importante. Il Brasile è un Paese che ti emoziona sempre. Le persone hanno meno pregiudizi e comunicano molto con il corpo, a differenza degli occidentali che ormai vivono seguendo il pensiero comune e non più con la propria testa; ma nonostante questo la gente ormai non crede più agli altri. Concludo questo articolo affermando che devo assolutamente tornarci! L’esperienza di Bekele Nell’estate 2010 ho vissuto una delle più costruttive esperienze di vita, ho avuto la fortuna di aiutare e collaborare con l’AMI nei progetti di aiuto al Brasile. In questo viaggio, ho potuto toccare la situazione difficile che circonda questa bellissima terra, ma anche la volontà di affrancarsene, questo è possibile grazie anche al sostegno di AMI e dei suoi volontari che cercano di sostenere le basi per una futura autonomia. Questa premessa è necessaria per capire come mai un ragazzo italiano si trovasse nelle scuole della periferia di Salvador de Bahia; le periferie brasiliane si chiamano favelas ed è proprio qui che ho cercato, nel mio piccolo, di dare il mio aiuto; esattamente nelle favelas di Brotas e Canabrava dove l’AMI ha fondato due scuole per l’infanzia con lo scopo, come già detto, di istruire i bambini e toglierli da una situazione di degrado. Il mio primo impatto, devo essere franco, è stato devastante nonostante la preparazione psicologica perché non mi stancherò mai di dirlo, un conto è sentirlo e vederlo dalla televisione di casa, e un altro è “esserci dentro”. Dopo un breve momento di disagio sono riuscito a vedere oltre la povertà e le situazioni difficili e ho potuto notare la vita e la cultura del Brasile. I miei primi giorni di lavoro li ho svolti a San Antonio, una scuola AMI ubicata nella favela di Brotas; la scuola, terminata e battezzata, al mio arrivo era l’unica struttura dove i bambini potevano essere accolti. Qui ho giocato, imparato, mangiato e sono cresciuto con loro; ogni bambino aveva alle spalle una situazione differente, ma tutti accomunati da tanta vita. I giorni successivi ho frequentato anche la favela di Canabrava, un’altra scuola finanziata da AMI; qui la struttura doveva essere ancora ultimata, ma era perfettamente funzionate, tanto da avere tantissime richieste di iscrizione. Qui mi ha colpito molto la responsabile, Dona Sofia, una donna di mezza età con un amore incondizionato verso i bambini che, pur di toglierli dalla strada, era disposta a sfidare chiunque ed è grata dell’aiuto che riceve per proseguire il suo scopo e, sue testuali parole, ringrazia l’Italia e gli italiani. Un altro luogo dove ho potuto fare volontariato è stata la scuola Ilha di Marè, situata in un’isola nella baia di Salvador. Abbiamo portato libri e costruito una biblioteca con l’aiuto della gente del posto che comprendeva la possibilità che andava formandosi. Serberò per sempre questa bellissima esperienza, credo che se la rifacessi porterei con me un qualcosa in più, ogni età insegna qualcosa. Sono partito con lo scopo di maturare personalmente, in buona fede, ma egoisticamente personale, non so se ci sono riuscito, ma ho potuto dare il mio contributo, questo ha superato ogni mia aspettativa e mi ha reso una persona migliore. SHANTHI una città molto dispersiva, talmente grande che sembra deserta. Molti palazzi sono distanti tra loro. Mi ricorderò sempre l’opera della mano aperta e della mano chiusa. La capitale non ha acceso l’interesse come gli altri luoghi, forse perché ho visto poca attività. Dopo Brasilia siamo partiti per andare a Sao Paolo, dove ci ha aspettato Manoela Goldoni responsabile del Brasile. Una persona magnifica di una dolcezza sconfinata, già dalla voce si percepisce quanto sia grande il suo cuore, il suo accento portoghese mi piace moltissimo. Io mi ricorderò sempre l’ospitalità e la gentilezza che abbiamo ricevuto. Nei giorni seguenti abbiamo girato molto per Sao Paolo: siamo stati dei turisti. Sono stata davvero bene in qualunque posto che abbiamo 23 V O L O N TA R I AT O IN COOPERAZIONE 3 30 ANNI DI AMI di Claudio Galbiati [email protected] Album di foto dall’Etiopia: cronaca di un viaggio. Un’interessante cronaca di viaggio alla scoperta dei luoghi in cui opera AMI, ricco di emozioni, dettagli e sguardi su una cultura che conosciamo sempre meglio. È novembre, fuori è fresco ed umido, c’è buio, la notte si avvicina e comincia a piovere. La pianura d’autunno è così, fredda e umida proprio come nel migliore dei clichè… è la pianura padana ed è da qui, tra le luci e i riscaldamenti accesi che inizia il nostro viaggio. SHANTHI Andremo in un altro altipiano, in Africa, e per la precisione in Etiopia. È un vecchio aereo della compagnia Etiope che ci porterà verso sud, in un viaggio di alcune ore per buona parte parallelo al grande fiume Nilo. Il fiume scorre sotto i nostri piedi lento; lento come sembra il viaggio, ma forse è l’ansia di arrivare che te lo fa sembrare più lungo della realtà. La notte sta volando via e si vede l’alba, allora siamo quasi arrivati? Guardo l’orologio e sì, tra pochi minuti atterriamo … non ho dormito niente, ma non ho sonno. Dall’oblò si vede la pianura, poche case, poi la periferia di una città, una città forse un po’ disordinata ma che sembra molto estesa. Atterriamo: siamo ad Addis Abeba. È mattino presto, circa le sei, ma c’è già trafico 24 Le lavagne della scuola di Derara. e gente che si muove, sale su autobus improvvisati fatti da minivan bianchi con un autista e un weyala (come lo chiamano qui) che prende i soldi e chiede la destinazione: assomigliano ai taxi collettivi, che trovi in altre città africane come in Tanzania. Mi sembra il mezzo più utilizzato, perché di autobus pubblici se ne vedono pochi e sembrano malconci. Chissà dove vanno tutte queste persone, ... cerco di immaginarmi che lavoro fanno, come passano la giornata, come vivono. Queste domande mi accompagneranno in tutti gli incontri che faremo in questo viaggio. Il traffico è sempre più intenso, o meglio le poche strade sono caotiche, piene di vecchi furgoni e auto che cercano di muoversi tra chi attraversa a piedi o semplicemente cammina sul ciglio della strada perché non ci sono marciapiedi. Passiamo da vie con palazzi in cemento armato dall’aspetto moderno dove si vedono insegne di negozi e uffici, vicino a zone con case di fortuna dove le strade sono di fango. Piano piano ci muoviamo, chiedo quanto costa la benzina, sono curioso, faccio due conti… costa quasi come in Italia, ma se pensiamo che lo stipendio medio, a chi va bene, qui è di 300 dollari, è uno sproposito. Mi guardo in giro, osservo le persone intente a vendere qualcosa, ma non capisco cosa, contrattano ma senza quell’energia che trovi nei mercati del nord Africa. Difficilmente senti urlare o vedi confusione in giro. La strada diventa più larga, è un grande viale che conduce in una piazza molto grande con delle bandiere e degli edifici moderni che si affacciano su due lati. Proseguiamo e la strada va leggermente in salita, fino a diventare stretta e non asfaltata. L’auto si ferma di fronte ad grosso cancello di ferro. Ci vengono ad aprire. stituiti o almeno di materassi nuovi. Provo a immaginarmi la notte in questa stanza, piena di bambini con le loro paure e i loro sogni, ma mi devo svegliare subito, stiamo scendendo a vedere la cucina. Con tanta buona volontà e passione c’è una cuoca che prepara il pranzo. Subito ci salta all’occhio lo stato dei fornelli. La cuoca ci dice che con quello che hanno preparare ogni pranzo e cena diventa un’impresa; chissà cosa mangiano oggi? Proseguiamo, andiamo a vedere le classi. I banchi e le panche sono disposte una di fronte all’altro, ci spiegheranno che è la sistemazione più pratica per far stare più bambini nella stessa classe e sarebbero necessari dei nuovi banchi. Usciamo, fuori ora c’è un bel sole caldo, nel cortile dietro i bambini giocano e corrono sorridenti...che bello vederli così, chissà che gioco stanno facendo?. Sì, dobbiamo cercare di fare il possibile per aiutare l’istituto con le cose che ci hanno chiesto, ci congediamo con un sorriso della responsabile e un’implicita promessa nella nostra testa di far fronte alla lista delle necessità che ci hanno mostrato. È stato un inizio di giornata molto emotivo, ma il programma ci riserverà altrettanti momenti intensi. Saliamo in auto giusto in tempo per evitare un improvviso scroscio di pioggia, breve ma molto intenso. In un attimo dai lati della strada scendono piccoli fiumi di fango, fermiamo l’auto perché dobbiamo aspettare due funzionari del distretto Gulele Sub-City che ci accompagneranno a parlare con alcune famiglie che hanno ottenuto il sostegno di AMI. Arriviamo nella zona di Gulele, a nord di Addis. Ha appena smesso di piovere. L’aria è umida e densa, ci addentriamo a piedi nelle stradine tra le varie casette. Sono tutte costruite da SHANTHI Siamo arrivati all’istituto Kiebebe Tsehay: la nostra prima meta. Gli edifici sono costruiti in una zona alta della città e furono donati alcuni anni fa con lo scopo di creare un istituto statale per il ricovero dei minori della città di Addis. È qui che la polizia inizialmente porta i minori. Una delle responsabili ci dice che arrivano qui mediamente dieci bambini al giorno e che ora trovano ospitalità cento bimbi di varie età. Ma è arrivato il momento di entrare: per quanto ti possa immaginare, per quanto tu possa guardare fotografie o video, non può mai essere come trovarsi di fronte i bambini. Entriamo nel salone e subito ci vengono incontro… rimango rigido, mi sento come una statua, incapace di muovermi, con lo stomaco che si rivolta e gli occhi che si gonfiano e non so cosa dire o meglio vorrei raccontare tante cose, ma non riesco: loro sono lì attorno alle mie caviglie che guardano con occhi che sembrano di angelo, come lo sono quelli di tutti i bambini. Non puoi fare a meno di immaginarti un futuro per loro, devi farlo, devi sperarlo, se no cosa serve quello che facciamo? “ehi, ehi!” la responsabile ci chiama a proseguire la nostra visita. Guardo quei bambini e con gli occhi faccio una fotografia che porterò sempre con me, una di quelle che non serve stampare, perché non è fatta di colori e forme, ma di emozioni; la metto lì, assieme alle altre importanti. Proseguiamo, con il senso di frustrazione che ti fa dire che il mondo è ingiusto e con la consapevolezza lucida che non potranno cambiare drasticamente le cose, ma questa è benzina che brucia dentro. Saliamo le scale e ci troviamo nelle stanze da letto dei bambini, una serie di lettini uno vicino all’altro, i più grandi dormono nei letti a castello, è tutto pulito e ben tenuto, ma i letti sono messi piuttosto male e sicuramente avrebbero bisogno di essere so- L’inaugurazione e la posa della prima pietra della scuola di Derara. 25 SHANTHI Associazione donne Bishoftu, cerimonia del caffè. 26 chi ci abita, spesso con elementi di fortuna e nell’aria si sente l’odore della legna bruciata. La prima visita la facciamo in casa di una donna, che vive con la mamma cieca, e come attività vende i biglietti della lotteria. Ci racconta come ogni mattina si alzi molto presto per andare a comprare i biglietti, che dovrà cercare di vendere per recuperare i soldi spesi e avere un piccolo guadagno che, unito al sostegno di AMI, le permetterà di fare andare a scuola i figli ed è questa la cosa che più le interessa e lo racconta con un orgoglio e una dignità che non si riescono a descrivere con le parole. Proseguiamo all’interno del quartiere e incontriamo, in casa, una donna che lavora facendo la enjera da rivendere a ristoranti e alberghi. Ci mostra la piccola cucina e ci accoglie in una casa piccola, semplice ma che trasmette la dolcezza e la determinazione che questa signora ha nell’affrontare le difficoltà della vita. Ancora una volta è la possibilità di far studiare i figli il motore della quotidianità… solo pochi minuti per avere la sensazione di trovarsi di fronte a una famiglia modesta, ma che ha tanti sogni e speranze per il futuro ed è una bella sensazione. Un caloroso saluto e siamo già sui viottoli che si snodano da una casa all’altra, in mezzo a case costruite con semplicità tra cui corrono e giocano, arriviamo a casa di una famiglia che ci sta aspettando al gran completo. Il padre ci racconta di come vivono alla giornata grazie alla vendita di candele votive che lui stesso fabbrica e ci vuole mostrare come fa. L’orgoglio di quello che ognuno fa è un elemento sempre tangibile e che ci ha insegnato a pensare e guardare le cose con una luce un po’ diversa. La luce di una candela a volte è più luminosa di un moderno schermo di computer e questa cosa ci ha raccontato in cinque minuti la storia di una famiglia dove il futuro dei figli rappresenta la speranza per un futuro migliore. Il mio personale album di foto si arricchisce ancora. Camminiamo tra gli sguardi curiosi, tra le case e arriviamo da una donna che fabbrica delle borse con le regge di plastica rotte che va a prendere all’alba al mercato. Le sue mani sono come di cuoio, dure, consumate dal lavoro sulla plastica dura e tagliente delle regge. Lei in modo sapiente le intreccia e abbina i vari colori: il risultato sono delle borse che vende per un euro e che decideremo di portare con noi e che ogni coppia AMI dovrebbe avere per fare la spesa. Io la uso e ogni volta che ci metto dentro qualcosa penso al lavoro che è stato fatto e soprattutto a cosa rappresenta per quella donna: indipendenza e autostima. A volte ho visto fior fiore di consulenti cercare di spiegare questi termini in corsi per manager. Bene, credetemi: bastava guardare quella donna per capire che faccia hanno e che occhi hanno questi concetti. Sulla strada verso la macchina incontriamo anche un signore disabile, che di lavoro lucida le scarpe e grazie al contributo AMI può far studiare i figli: è per strada a lavorare, viene verso di noi, ma c’è un cliente che arriva e lo salutiamo solo velocemente, ci guarda e senza parlare capiamo che ci manda un abbraccio: miracoli degli occhi! Siamo di nuovo in auto, ora c’è meno traffico, torniamo verso l’albergo per la notte. È stata una giornata lunga e intensa, spero di dormire, ma non ho sonno, provo a scrivere gli appunti di viaggio, magari mi addormento, ma niente, vengono fuori sempre le foto di oggi e rivivo le sensazioni provate, provo a fare ordine usando la parte razionale del cervello, ma quell’altra è più forte. Non puoi controllarla, forse dormo, vedo la luce: è mattina. Di buonora ci muoviamo per andare alla “casa protetta” del Gelgela. Qui vengono ospitati i bimbi affetti da HIV ed epatite. Arriviamo attraverso una strada molto dissestata e di fronte a noi c’è un cancello di ferro attraverso cui non si vede nulla. Ci fanno entrare attraverso una porticina e dentro troviamo i bambini disposti su due file che ci cantano una canzone. Noi passiamo in mezzo e loro agitano dei fiori, sono vestiti per la festa che hanno preparato: oh no! non so se riesco a passare in mezzo. Ancora una volta le gambe si bloccano per l’emozione. Visitiamo la struttura e i lavori che i bambini hanno fatto per l’occasione. Assieme a noi ci sono diverse autorità locali che sono coinvolte nel sostegno a questa casa un po’ speciale e visitiamo la struttura. Tutto è molto ordinato e c’è un aria famigliare, questi bambini hanno già avuto la sfortuna di ritrovarsi con una malattia più grande di quanto loro, e anche io per la verità, riescano a comprendere ed è giusto che vivano più serenamente possibile. Il sostegno che chiedono ad AMI è importante ma dobbiamo cercare di fare del nostro meglio, perché loro già lo fanno ogni giorno. Preparano una grande festa con una grande pagnotta soffice e gustosa e altre bontà preparate dalla cuoca della casa, le gustiamo con piacere, ma gli occhi sono tutti per quegli angioletti oggi vestiti di bianco e color crema che giocano nel giardino. Potresti stare lì tutto il giorno a guardarli giocare e immaginare per ognuno una storia… ma dobbiamo proseguire, il nostro viaggio prevede di andare all’Almaz. Per arrivare all’istituto Almaz riprendiamo l’auto e ci rimettiamo nel traffico di Addis. Ci sono diverse salite e discese in questa città, non avevo ancora ragionato sulla geografia della città e solo quando tornerò a casa, con l’aiuto di un atlante, realizzerò che Addis è una città che ha un dislivello tra il quartiere più “basso” e quello più “alto” di quasi 700 m e che sorge ai piedi di una montagna. Che siamo già su un altipiano a più di 2000 m me ne sono accorto subito dal fiato corto. Eccoci all’Almaz. Entriamo e ci accoglie la signora Almaz, colei che ha voluto, creato e gestisce la struttura. La guardo con un’aria ammirata e ascoltiamo il suo resoconto delle attività. Nel frattempo i bambini ci chiedono dei loro genitori, sì perché qualcuno di loro li ha già incontrati perché hanno fatto il primo viaggio, altri sono SHANTHI 27 tranquilli a guardare una piccola televisione in una stanza. Entriamo e scherziamo un po’ con loro. Hanno tutti un viso sereno, ma chissà cosa gli frulla nella testa... Ancora una volta staremmo lì per ore, ma è l’ora del pranzo. Saremo ospiti della signora Almaz: bene, qui potrei scrivere un’intera pagina sui buonissimi piatti che ci ha preparato, ma ve li lascio immaginare solo dicendovi che l’enjera era semplicemente fantastica e la varietà degli ingredienti mi ha stupito. Infine una menzione speciale merita la birra casalinga, non fermentata, che qui ritroveremo in altre varianti più volte durante il viaggio. Salutiamo i bambini, ma non ci fermiamo troppo perché altrimenti diventa impossibile non volerli abbracciare tutti e così ritorniamo all’auto. SHANTHI Ci spostiamo nella zona di Bishoftu. Bishoftu sorge a circa 50 km a sud della capitale ed è in una zona vulcanica. La zona ha avuto dei momenti difficili soprattutto quando furono chiuse le basi militari, con conseguente disoccupazione per molti uomini. Ora 28 l’amministrazione sta cercando di sviluppare il turismo legato ai laghi vulcanici della zona, infatti ci sono diversi alberghi e residence. Arriviamo al tramonto e dopo una breve cena ci rifugiamo in camera con i nostri pensieri e le nostre fotografie che portiamo dentro. Al mattino c’è un’aria più fresca e tersa rispetto ad Addis. Ci mettiamo in auto per raggiungere un Kebelè del distretto. Lì ci aspetta un’associazione di donne che ha deciso di dare il proprio contributo all’economia famigliare in modo concreto, infatti si sono autotassate per creare un fondo e far partire un’attività di commercio. Sono in 49 e hanno raccolto 10.000 bir (circa 400 €). Ci accolgono in una grande sala dove ci preparano il caffè etiope mentre raccontano la loro attività e come sono organizzate. Altro che riunioni di marketing con videoproiettore e computer! Qui sì che si parla concretamente di come impostare e gestire un’attività! Mi stanno insegnando come essere gentili e misurati non vuol dire non essere determinati. Prendo appunti perché sto imparando e voglio ricordarmi bene le cose che ci dicono. Sono giustamente molto orgogliose di quanto hanno già fatto, ma hanno la necessità di un piccolo finanziamento per poter completare ciò che hanno in mente. Intanto il caffè è tostato ed è pronto. Buonissimo. Non lontano da qui c’è la scuola di Derara dove AMI si è impegnata nella costruzione di un nuovo edificio. Qui gli studenti hanno preparato una festa per ringraziare AMI. Ci accolgono cantando, non capiamo le parole, ma sappiano che sono bellissime e ancora una volta fatico a tenere gli occhi limpidi. Vediamo gli studenti davanti alle classi colorate e molto modeste, senza veri banchi, con lavagne rotte e con i muri malconci. Questo mi fa pensare che tutto questo non è giusto, ma soprattutto mi fa arrabbiare pensare ad alcuni studenti che incontro al mattino fuori da scuola di mio figlio e qui mi fermo, perché non è di questo che vi voglio raccontare. Il nostro Presidente posa la pietra con una cerimonia solenne e visitiamo il cantiere poi le famiglie degli studenti preparano una festa per ringraziarci e per festeggiare quello che stiamo facendo assieme, eh sì!, assieme, perché il 20% del finanziamento viene dai sacrifici delle famiglie dei ragazzi. Qui studiano circa 1500 studenti in 11 classi e per far posto a tutti fanno vura, “che bravi!” mi viene da dire spontaneamente. Certo che avrebbero bisogno di qualche pc nuovo, sarebbe bello trovargli qualche pc portatile per sostituire quelli rotti. Intanto fuori stanno preparando la cerimonia di diploma per questi studenti e uno a uno ricevono il diploma. Anche noi consegnamo alcuni diplomi agli studenti e in questo caso mi sa che è più emozionato chi consegna il diploma di chi lo riceve! È una giornata di festa serena ed allegra. Sì, anche questa è una fotografia che porterò nel mio specialissimo album. Al termine della cerimonia passiamo dall’associazione delle donne del Kebelè 07 che ci raccontano come hanno organizzato un’attività commerciale di vendita di caffè e the e grazie al lavoro fatto sono riuscite a comprare un frigorifero e altre piccole attrezzature, ma ci sono voluti ben 4 anni! Ora sono in 20 donne a occuparsi di questa piccola attività, che però rappresenta non solo una fonte di guadagno, ma anche una via per dimostrare alla società le loro capacità. Ci congedano con un pranzo SHANTHI due turni. Vengono premiati alcuni studenti, ma si vede che tutti hanno la consapevolezza di avere l’opportunità di fare qualcosa di speciale, rispetto ad altri loro coetanei della zona, ovvero? andare a scuola. Ancora una volta io mi sento imbarazzato se penso all’atteggiamento di alcuni nostri ragazzi nei confronti della scuola. Ora ci spostiamo verso il Kebelè 07, ma lungo la strada vediamo una piccola scuola costruita con delle pareti di lamiera. Qui le famiglie chiedono un aiuto per poter costruire una scuola vera per i figli. Non possiamo impegnarci su tutto ma vorremmo poterlo fare, così carichiamo il nostro fardello di pensieri, preoccupazioni ed emozioni con un altro pezzetto. Arriviamo al Kebelè 07. Qui AMI ha realizzato una sala computer, una biblioteca e grazie anche all’allacciamento a Internet, sono stati organizzati dei corsi sull’uso del pc. Alcuni studenti fanno la presentazione del loro progetto di studio. Rimango a bocca aperta per la bra- 29 semplice e delizioso. Il nostro viaggio volge al termine. È arrivato il momento di tornare ad Addis e di “tirare le somme” di quanto abbiamo visto. La cosa più facile è quella di tirare le somme con i numeri dei progetti. Un pochino più difficile è tirare le somme sugli impegni presi e le cose da fare, più difficile sarà far quadrare i conti, ma molto più difficile e personale è tirare le somme delle emozioni che abbiamo vissuto in questo viaggio. Ora ognuno mette in gioco la propria coscien- za e le proprie emozioni e trova in quanto AMI fa quotidianamente il riflesso di tutti quegli sguardi che abbiamo incontrato in questo viaggio. L’aereo è sulla pista, fuori c’è buio proprio come quando siamo partiti, ma qui mi sembra più buio. Stiamo decollando, sentiamo le ruote che si staccano dalla pista, non guardo fuori dal finestrino, non serve… ho già nostalgia di quelle emozioni e allora chiudo gli occhi e guardo le mie foto. Arrivederci. PROGETTI CHE AMI SEGUE IN ETIOPIA di Giacomo Freyrie Istituto Almaz - Addis Abeba Con Almaz collaboriamo da tanto tempo e abbiamo aiutato l’istituto nel suo complesso, per la gestione degli edifici e del personale, il sostegno dei bambini, il cibo e tutte le spese della quotidianità. Istituto Gelgela - Addis Abeba Con il Gelgela seguiamo il progetto della Casa di accoglienza per i bambini sieropositivi. È un distaccamento del Gelgela principale: qui sono alloggiati una ventina di bambini affetti da HIV o epatite, e possono essere seguiti, curati e frequentare la scuola grazie ai fondi del progetto AMI. Istituto Kibebe Tsehaye - Addis Abeba È un istituto pubblico di Addis Abeba dove le autorità portano di frequente bambini trovati in stato di abbandono nelle strade della capitale etiope. Sostegno a distanza - Addis Abeba Sponsorizzazioni con la municipalità di Addis Abeba: quest’anno ci è stato chiesto di salire a 120 bambini seguiti. Si tratta di sponsorizzazioni che ci erano state chieste in blocco dalle autorità; come AMI abbiamo deciso di farcene carico, indipendentemente dal fatto che si trovino o meno i relativi sponsor. Si tratta di famiglie che senza quest’aiuto difficilmente potrebbero mandare i figli a scuola, per la grave situazione di bisogno. Purtroppo sappiamo benissimo che il momento non è dei più favorevoli, ma se riuscissimo a trovare chi si faccia carico di queste adozioni a distanza, potremmo incrementare il numero di bambini che beneficiano di questo aiuto. Scuole di Fonko e Lereba Suor Hirut e le Suore della Provvidenza: anche qui una collaborazione che viene da lontano, nel tempo, e che continua a svilupparsi. Purtroppo i bisogni sono tanti, ma qualcosa siamo riusciti a fare (v.p. 48). SHANTHI Bishoftu - Kebele 30 Ricordo il nostro smarrimento la prima volta davanti agli edifici della scuola di Biftu e le aule dove studiavano i ragazzi, e la richiesta di un nostro intervento perché li aiutassimo nella indispensabile e improrogabile ristrutturazione. Da allora a Bishoftu siamo stati diverse volte e ogni volta insieme alla verifica dei progetti in corso, si raccolgono sempre nuove richieste. Ma vi posso assicurare che c’è ancora moltissimo da fare, davvero sono ingenti i fondi necessari, il materiale da inviare, per dare soprattutto ai giovani di Bishoftu una possibilità in più. Una cosa molto bella è il coinvolgimento di tutti, dai ragazzi, alle famiglie, dalle associazioni di donne agli sponsor locali, e questa è forse la migliore garanzia per la “sostenibilità” nel tempo dei nostri interventi. Ricordo solo, brevemente, che abbiamo ristrutturato con i fondi AMI e con la partecipazione di sponsor locali, la scuola di Biftu, e attualmente è in corso una ristrutturazione integrale di un’altra scuola, quella di Derara. Abbiamo mandato diversi computer per la creazione di un Centro Giovani, presso locali pubblici, fornendo una connessione internet. Approfitto per segnalare che ci è stato chiesto di mandare altri personal computer, e per questione di spese di trasporto vorremmo trovare dei portatili da mandare, ne serviranno una decina: chi si fa avanti a dare una mano nel reperirli? E poi ancora aiutiamo un’associazione di donne che si sono organizzate autonomamente per autofinanziarsi dei microprogetti. E infine è stata costruita e ristrutturata una biblioteca, sempre destinata ai giovani della zona. “Nella vasca da bagno del tempo”: il Mahatma 1982 Fuor dell’opera si è capolavori La musica accompagna da sempre gioie e dolori, partenze e addii… Era il 1982 quando AMI è nata. Quale musica ha accompagnato quest’evento? Una carrellata insieme a una giovane musicista leccese, nata anche lei nel 1982. Un’immersione “a mollo” nei ricordi intatti della musica anni ottanta, classe 1982, sull’onda del pezzo della giovane cantautrice Erica Mou, Nella vasca da bagno del tempo, ultima rivelazione del Festival di Sanremo 2012. Un’immersione “giovane”, ma non troppo, che vede accanto a sé il jukebox, l’uso del walkman, che vive l’annuncio entusiasta del compact disc da parte della Philips, mettendo in commercio il primo cd musicale The Visitors degli Abba, e la “nomina” del computer quale macchina dell’anno sulla rivista Time, profetizzando il cambiamento della nostra vita. Chi è vissuto in quegli anni non può non ricordare il famoso lBM 5150, il primo personal computer di concezione moderna al quale segue il primo Macintosh. Il futuro è arrivato, ma il presente appartiene A TEMPO DI MUSICA 3 30 ANNI DI AMI di Pamela Pinto [email protected] al “mitico” Commodore 64, il modello più venduto della storia, diventato oggetto cult così come il videogame. Nell’aria una galassia, una “grande anima”, così vasta da risultare paradossalmente inesplorata da gran parte degli stessi adolescenti, un’esplosione di correnti, di stili e di personaggi carismatici che hanno determinato una certa varietà di gusto e una frammentazione estetica anche nel pubblico. Il 1982 è l’anno della “seconda invasione britannica”, il cui complesso leader e artefice è da ritrovarsi nel filone musicale definito come New Romantic, i Duran Duran dei primi anni ottanta, cresciuti con David Bowie e i Roxy Music. Una “rivoluzione-invasione” in contrapposizione con quella avvenuta quindici anni prima, che aveva visto al suo ingresso band all’avanguardia come The Beatles e The Stones; un’invasione con la quale si fa riferimento ad artisti e band britanniche che riuscirono a scalare le vette in classifiche statunitensi, solitamente chiuse alla musica proveniente dall’estero. Gruppi come ABC, Depeche Mode, The Human League, Orchestral Manoeuvres in the Dark e Spandau Ballet, per citarne solo pochissimi, ci hanno presentato un suono New Pop che ha sconvolto l’egemonia del mainstream pop-rock. SHANTHI È il 30 novembre e, mentre l’anticonformista, ribelle e affascinante Patti Smith, madrina della new wave, sposatasi con Fred «Sonic» Smith, chitarrista in quegli anni degli MC5, è pronta ad abbandonare le scene per dedicarsi alla sua famiglia dopo la nascita del figlio, Michael Jackson pubblica il suo sesto album, Thriller, destinato a segnare la storia raggiungendo la vetta sulla Bilboard 200 Chart e restando nella top 10 per 80 settimane, in classifica per ben 122. Il secondo album classificato, Back in Black del grup- 31 po hard-rock AC/DC, infatti, ne raggiunge poco più di 50 milioni. Inoltre, i singoli estratti dall’album, (e nel frattempo viene in mente il celebre Moonwalk, la famosa “camminata all’indietro” che l’artista lanciò sulle note di Billie Jean durante l’esibizione al 25° anniversario della Motown) vennero accompagnati da video innovativi che mutarono il concetto di video fino allora conosciuto e furono destinati al successo internazionale anche grazie alla neonata MTV americana, una rete televisiva, finanziata dalla Warner Communication e da American Express, che permetteva ad artisti come Jackson e Madonna, quest’ultima all’epoca in “pulpito” per l’uscita del suo primo singolo d’esordio Everybody, di sperimentare nuove strategie di comunicazione per la scalata alla musica mondiale. Il videoclip si apprestava a diventare il primo veicolo di diffusione musicale per milioni di giovani e la televisione era una vetrina che permetteva di promuovere la figura fisica dell’artista, la sua personalità, le sue abilità attoriali e, sebbene la radio fosse il riferimento principale della musica e del suo commercio, ormai si dedicava molto più tempo alla TV e si vedevano gli stessi filmati in discoteche, nei locali pubblici e nelle videocassette. SHANTHI Non c’è dubbio che uno dei sistemi più lontani dal “centro” di quella galassia, e per 32 questo sistemi più oscuri e sconosciuti, sia stato proprio quello della sperimentazione elettroacustica. I suoi “connotati celesti” sono consultabili su riviste distribuite in abbonamento, nella mail list, in negozi specializzati che vendono per corrispondenza, nei piccoli locali in cui i musicisti suonano davanti a qualche decina di spettatori, non di più. Tutte realtà che esistono, ma che vengono, spesso, ignorate solo perché seppellite dal gran rumore dei media. Nonostante ciò, pare, però, che confrontarsi con una platea ristretta non fosse un problema. Steven Stapleton, anzi, unico responsabile dell’album Homotopy to Marie (1982), firmato Nurse with Wound, in un’intervista cita Morton Feldam in quanto questi aveva dichiarato di aver raggiunto il più alto grado di concentrazione lavorativa proprio nel periodo della sua vita musicale più tranquillo, ovvero quando la sua attività era priva di condizionamenti e ignorata dagli stessi familiari. Homotopy to Marie è il simbolo che ne racchiude l’esempio estremo, con risultati che fanno pensare a Kurt Schwitters e a John Cage. Una musica totale, piena di spettacolo, non etichettabile, frutto di una sana pazzia artistica e di un talento fuori dal comune, in cui l’artista è “artifex”, macchina creatrice. Non c’è esempio che regga meglio di Frank Zappa, definito l’alchimista, il genio iconoclasta, una mente libera, indipendente, nemica del falso moralismo e della droga, un musicista assolutamente fuori da ogni regola che, come ha scritto Tom Waits, a proposito di The yellow Shark, ha composto musica con “... angeli quali Elmore James alla sua sinistra e Igor Stravinsky alla sua destra affidando ruoli e funzioni agli strumenti con le più folli regole”. Una “tappa” da percorrere quella di Zappa; le sue influenze, da Stravinsky a Varèse, sono così evidenti da interessare il contemporaneo compositore e direttore d’orchestra Pierre Boulez, che commissionerà a Frank un pezzo per la sua orchestra da camera, l’Ensamble Intercontemporain. Ne risulterà The Perfect Stranger, un brano visionario che “vanta” composizioni eseguite sul Synclavier, costosissima macchina musicale all’avanguardia dell’epoca. È tempo del post-punk, del dark, dell’elettronica, aree della poliedrica musica new wave che si influenzano, a volte si allontanano per elaborare o rielaborare un suono che può comprendere gli infiniti spunti prodotti dal rock degli anni 60-70; risale al 1982 English Settleman degli XTC, completamento del trittico con Drums and wires del ’79 e Black sea dell’ ’80. … nascono opere che fuori da ogni etichetta sono capolavori… sound partenopeo moderno. È l’ora degli Appunti di viaggio di Conte, di E già di Battisti edito dalla Numero Uno, i cui testi, per la prima volta non firmati Mogol, portano il nome della moglie del cantante Grazia Letizia Veronesi, e segnano il passaggio definitivo a sonorità completamente elettroniche. Ancora “classe ‘82” l’Arca di Noè di Battiato e il brano Un’estate al mare, scritto dallo stesso Battiato, inciso e portato da Giuni Russo al Festivalbar con successo. Da Miguel Bosè con Bravi ragazzi alla famosa Non sono una signora della leggendaria Loredana Bertè, sul palco vestita da sposa. Un doveroso ricordo a un musicista che, con grande rammarico, ci ha recentemente lasciato; lo avevamo visto nel febbraio scorso in compagnia del giovane cantautore Pierdavide Carone: Lucio Dalla. Il suo concerto live “saluta” l’ultimo anno in Rai (RaiDue) per il festival che lascerà il timone alla Fininvest su Canale5 e poi su Italia1 fino a trasformarsi in una trasmissione musicale lunga dodici puntate che accompagneranno tutta l’estate. Estate 1982, un’estate ricca del binario Spagna-Italia, con il pallone italiano nel cuore del mondo e una realtà ancora da scoprire. Il 1982 è come un grande universo e, parafrasando il grande Woody Allen, potremmo affermare che siccome l’universo è in espansione, ciascun linguaggio si allontana sempre un po’ di più da chi gli sta di fianco per trovare un modo più personale di esprimersi. Un’arte fuori dall’opera, in quanto ci è dentro, ma con in mente un cerchio che non è quello della fama, ma dell’esprimere il proprio essere nel tempo. SHANTHI Nascono opere che fuori da ogni etichetta sono capolavori, cavalcate verso il nulla dell’esistenza, supporti di malinconica efficacia. Sull’onda, ancora, di questo criss-crossed landscape 1982 si colloca Pornography di Robert Smith e dei suoi Cure, capolavoro del dark “alltimes” e disco in grado di esprimere una sincera e spontanea poetica rock, “sganciata” da qualsiasi banale imitazione di modelli esistenti sul mercato. Nel giugno dell’82 i Litfiba vincono la seconda edizione dell’Italian Festival Rock di Bologna: esce il primo EP autoprodotto Guerra, un misto di punk e post-punk. Così, mentre nel mondo si varcavano gli ascolti di A broken frame dei Depeche Mode, Piero Pelù declamava i primi versi a Satana gettandosi dal palco sulla folla in rituale sacrificio di un oggetto qualsiasi distrutto, Vasco Rossi presentava Vado al Massimo al 32° Festival della canzone italiana con un “finale della scena” che vedeva “protagonista” il memorabile microfono in tasca. Un anno memorabile quello di Sanremo 1982: Riccardo Fogli al primo posto con Storie di tutti i giorni, al secondo un Albano e Romina ancora insieme per conquistare 28 voti, a fronte dei 32 del primo classificato, con il brano Felicità, ma soprattutto il significativo riconoscimento da parte dei giornalisti a Mia Martini per E non finisce mica il cielo scritto da Ivano Fossati. È, ancora, l’anno della terza edizione di Fantastico e del primo grande vero maxishow di Canale 5: Premiatissima ‘82. La direzione è affidata a Davide Rampello e a Valerio Lazarov, regista ispano-rumeno, specializzato nell’uso degli effetti elettronici, già sperimentati con successo in spettacoli come Tilt con Stefania Rotolo e Lady Magic con Ornella Vanoni. Carosone registrava il suo ultimo disco Carosone ‘82 e Pino Daniele con Bella ‘Mbriana descriveva i difficili albori degli anni 80 a Napoli presentandosi come una raffinata anticipazione del world jazz. Un album di stampo internazionale seppur con gli immancabili riferimenti alla musica latina e al 33 V O L O N TA R I AT O IN CUCINA 3 30 ANNI DI AMI di Flavio Brognoli [email protected] La cultura del cibo Il cibo come elemento culturale, fondamentale per i nostri figli, per mantenere un legame con il loro Paese di origine, e per noi genitori, per conoscere e avvicinarci alle loro tradizioni e ai sapori. Più volte durante questi anni mi è capitato di sentire qualche mamma o papà dire “Non mangiare il pollo che è troppo speziato, è meglio la cotoletta…” oppure di ascoltare, davanti ai figli provenienti da Paesi noti in AMI, frasi del tipo “Ma è immangiabile, chissà come faranno a mangiare così speziato”. Mi “rattrista” questa scarsa sensibilità: per rispetto verso il Paese in cui sono nati i nostri figli, sarebbe importante documentarsi sul perché in un certo Paese si mangia in quel modo, poiché il cibo dovrebbe essere considerato come elemento culturale. Quest’affermazione è confermata dal fatto che, pur essendo onnivoro, l’uomo non si nutre degli stessi cibi in tutti i luoghi; lo scegliere alcuni tipi di alimenti invece di altri ha quindi un’origine culturale. La determinazione della scelta è dettata da molteplici fattori che possiamo riepilogare … consumare un piatto legato al proprio Paese contribuisce ad affermare l’identità del bimbo e della sua provenienza… SHANTHI CHICKEN TIKKA 34 Ingredienti (per 4 persone): 700 g di pollo disossato, 60 ml di yogurt semplice, 20 g di pasta di zenzero, 20 g di pasta d’aglio, 2 g di polvere di cumino, 1 g di curcumina, 2 g di peperoncino, 5 g di polvere di cardamomo, 15 ml di succo di limone, 5 g di polvere di coriandolo, 30 g di farina, 75 ml di olio, 8 stecconi di legno, sale. La ricetta. Tagliate il pollo in cubetti di 2 cm circa, mescolate tutte le spezie con lo yogurt e fate marinare il pollo nella mistura per almeno 4 ore. Mettete gli stecconi a bagno nell’acqua per una decina di minuti e appoggiate il pollo sugli stecconi a una distanza di almeno 1 cm. Riscaldate il forno a 180° e arrostite per circa 15 minuti o finché non è cotto, ungendo una volta con dell’olio. Tenete una vaschetta sotto per raccogliere il grasso. nelle componenti ambientali, religiose e geografiche che sono la base della cultura di quel Paese. Dover partire dal luogo in cui si è nati non significa solo partire dall’India e venire in Italia, vi è anche un cambiamento nell’ambiente che ci circonda, un allontanamento dalle persone con le quali si erano instaurati rapporti affettivi importanti e il passaggio da una cultura, la propria, a un’altra. In questo processo di cambiamento, che già di per se è destabilizzante, soprattutto pensando a un bimbo di 5 o 8 anni, sono importanti alcuni elementi che noi possiamo dare loro e sicuramente il cibo è uno di questi: consumare un piatto legato al proprio Paese contribuisce in qualche modo ad affermare l’identità del bimbo e della sua provenienza. Infine, voglio ricordare che il cibo, e il pasto in generale, è un’azione che coinvolge tutta la famiglia ed è quindi un momento d’incontro tra le due, o più, culture diverse: qui si ottiene una sorta d’integrazione (a tavola) e di “contaminazione culinaria”. Ciò avviene non solo a livello del gusto, ma coinvolge tutti e cinque i sensi. Il cibo, in definitiva, contribuisce a lenire i traumi psicologici derivanti dall’abbando- no del Paese d’origine, della società, della famiglia e degli affetti, affiancando gli elementi culturali più evidenti e immediati quali lingua e religione e, in alcuni casi, agendo da trait d’union tra questi. Il cibo è, di fatto, un’esperienza immediatamente percepibile, non ha bisogno di mediazioni per essere compreso: non devo conoscere l’hindi per assaporare un piatto indiano tanto quanto non bisogna essere italiani per apprezzare la cucina mediterranea. L’incontro tra culture può avvenire, allora, anche grazie allo scambio culinario, che da un lato agisce da catalizzatore per un’integrazione che si rende sempre più necessaria, dall’altro opera come mediatore, moderando quei conflitti e quegli attriti che sorgono dall’incomprensione, dall’eccessiva diversità e dalla paura dell’altro. Concludo sostenendo che il cibo ricopre “un ruolo d’identità” essendo espressione della cultura di un popolo così come lo sono l’arte, la letteratura, la lingua, la religione e gli aspetti di costume. RISO PULAO La ricetta. Lavate e pulite le verdure, tagliatele a pezzetti e cuocetele a vapore per 5/6 minuti. Lavate il riso, mettetelo in una padella con una cipolla tritata finemente e aggiungete mezzo litro di acqua (il doppio circa del peso del riso), facendo cuocere il riso per assorbimento. Nel frattempo, scaldate il ghee in una padella con il cumino. Quando comincia a dorare aggiungete, mescolando, lo zenzero, il pepe, i chiodi di garofano, le foglie di alloro e la cannella. Mescolate bene e aggiungete il riso cotto, le verdure, l’uva passa e gli anacardi. Se volete, potete gratinare in forno per 4/5 minuti e poi aggiungere le foglie di coriandolo. SHANTHI Ingredienti (per 4 persone): 250 g di riso basmati, 1 cucchiaino di sale, 50 g di ghee (burro chiarificato), ½ litro d’acqua, 150 g di piselli, 150 g di carote, 150 g di fagiolini, alcuni grani di pepe nero, alcuni semi di finocchio leggermente schiacciati, 5 chiodi di garofano, 5 semi di cardamomo, 5 foglie di alloro, 3 pezzetti di cannella, 30 g di uva passa ammollata, 50 g di anacardi tritati grossolanamente, 1 cucchiaino di cumino in polvere, 1 pezzetto di zenzero grattuggiato (o un cucchiaino se è in polvere), alcune foglie di coriandolo per guarnire. 35 V O L O N TA R I AT O A SCUOLA 3 30 ANNI DI AMI di Alessandra Gatti [email protected] A scuola… in Etiopia Alessandra, volontaria per… studio, ci racconta com’è organizzato il sistema scolastico etiope. Un’esperienza di vita per lei, utile a noi per capire meglio la situazione da cui provengono tanti dei nostri figli e ragazzi del SAD. SHANTHI Per arricchire il mio curriculum di studi in scienze politiche, in particolare rispetto alla cooperazione internazionale, ambito a cui sono particolarmente interessata, nel febbraio del 2011 mi sono recata per tre mesi a Gassa Chare, in Etiopia per lavorare in un progetto gestito da una onlus italiana in un piccolo paese del Dawro Konta. Durante questi tre mesi il mio compito è stato quello di gestire una scuola materna. Ho così potuto fare un’esperienze pratica di volontariato in un ambito di cooperazione internazionale e rendermi conto della situazione reale in cui si viene a operare. L’esperienza mi è servita non solo a fare una valutazione del servizio scolastico etiope, di cui relazionerò qui di seguito, ma soprattutto per crescere come persona. Ho conosciuto gente “strana”, nel senso di diversa da me e dalle persone che frequento abitualmente; ho imparato ad adattarmi un po’ a tutto, anche a piccoli disagi che qui, in Italia, mi sembravano insopportabili; ho soprattutto fatto ordine nelle priorità della mia vita: che peso debba avere l’università, l’impegno politico rispetto alla famiglia, agli affetti… 36 È un’esperienza che mi è piaciuta molto, che reputo positiva e che rifarei, ma solo per un breve periodo di tempo: al momento… ho altre priorità! Il sistema scolastico etiope La scuola si trova a Gassa Chare, un villaggio di 4.500 persone nel sud ovest dell’Etiopia, all’interno di una provincia che gli stessi etiopi considerano povera e inospitale. Durante questo periodo ho avuto modo di conoscere il mondo della scuola etiope a partire dall’asilo fino all’università. Innanzitutto bisogna sapere che la scuola etiope è divisa in dodici gradi a cui si aggiungono tre gradi di scuola materna. Il ruolo della scuola materna è diverso da quello che intendiamo in Italia poiché i tre anni di materna, indicativamente dai quattro ai sette anni, prevedono delle vere e proprie lezioni di amarico, matematica e, se possibile, inglese. Il primo livello di scuola in senso stretto è quello della Primary School, che prevede otto classi. I bambini iniziano la scuola ai sette anni. A quattordici anni passano alla scuola superiore, High School, che prevede due anni di corso. Per coloro che scelgono di continuare a studiare sono previsti altri due anni di Preparatory School di introduzione o all’università o al mondo del lavoro. La dimensione delle classi non è fissa, spesso però sono molto numerose. Sono molto frequentati i primi gradi, ma la carenza di aule e di professori fa sì che tutte le classi siano molto affollate. Normalmente sono previsti dai trenta ai quaranta ragazzi. Alla fine dell’anno viene consegnata una pagella ai ragazzi. Durante la Primary School la valutazione è complessiva e viene analizzato tutto il rendimento del ragazzo. Durante la High School e la Preparatory School è invece prevista una valutazione per materia. Alla fine della High School è previsto un esame nazionale per valutare le conoscenze del ragazzo. Questo esame, paragonabile alla maturità, è molto importante. L’istruzione nelle zone rurali, risente di problemi maggiori rispetto alle zone più avanzate e, soprattutto, ad Addis Abeba. I ragazzi hanno grandi difficoltà a reperire persino i libri su cui prepararsi. L’iscrizione a scuola non è obbligatoria ed è possibile posticipare l’iscrizione di un figlio alla Primary School ritardandone il percorso di studi. A influenzare la scelta sull’età a cui mandare i figli a scuola concorrono la condizione economica, la volontà dei genitori e i risultati dei ragazzi. Per questo motivo le classi non sono uniformi. È inoltre possibile interrompere il proprio percorso di studi e riprenderlo successivamente, anche se questo comporta una spesa aggiuntiva per la famiglia. Per questo la scuola materna è vissuta come un “primo ciclo delle elementari” in cui i bambini imparano a leggere e a scrivere così da essere pronti alla scuola primaria per rimandarne l’ingresso agli anni successivi e poter, nel frattempo, aiutare i genitori sul lavoro. Il livello di istruzione in generale è piuttosto basso, soprattutto nelle zone rurali come il Dauwro, in particolare per quel che riguarda la lingua inglese. Diversi testi sono disponibili solo in lingua inglese rendendo l’apprendimento molto complesso. Anche il livello dei docenti non è molto alto, soprattutto per quanto riguarda l’inglese. … si crea una disparità fra chi desidera studiare e chi invece viene semplicemente “lasciato indietro”… L’organizzazione scolastica non prevede un vero e proprio programma né un registro delle lezioni, per cui è molto difficile capire cosa viene effettivamente insegnato ai ragazzi. I docenti vengono trasferiti molto spesso, per cui è difficile creare una continuità di insegnamento. Il salario dei docenti è basso, per cui non vengono incentivati a continuare la professione nè a migliorare le loro attività. Non esistono libri di testo per la Primary School, ma solo quaderni. Le biblioteche delle scuole sono generalmente poco fornite e si basano su donazioni estemporanee. Il materiale utilizzato dai docenti prevede alcuni cartelloni che si tramandano da un anno all’altro usati in comune nella scuola. I genitori vengono coinvolti discretamente nelle attività delle scuole. Alla fine di ogni semestre i genitori sono convocati per parlare dell’andamento del ragazzo. Inoltre esiste un comitato dei genitori in ogni scuola che fa proposte e dà suggerimenti per migliorare la scuola. Complessivamente si può dire che l’istruzione in Etiopia ha molti problemi, a partire da una scarsa considerazione da parte dello Stato e dei cittadini e da una bassa preparazione degli insegnanti, fino a una grande mancanza di fondi. SHANTHI Il vero problema della scuola etiope è la totale disparità nella preparazione: questa disparità dipende innanzitutto da questioni economiche che impongono la scelta fra una scuola pubblica o privata. Esistono, infatti, scuole sia pubbliche sia private di tutti i livelli. In secondo luogo esistono delle differenze dovute alla collocazione geografica, infatti le tre grandi città offrono possibilità che le altre province non hanno. In ultimo, sono forti le differenze all’interno delle stesse classi: gli studenti non sono stimolati a studiare e si crea perciò una forte disparità fra chi desidera studiare e chi invece, meno motivato, viene semplicemente “lascia- to indietro”. Un’ultima disparità è quella tra maschi e femmine, dato che le seconde hanno il compito, durante l’orario scolastico, di badare anche a diverse mansioni “extra” come provvedere alla cucina o fare le pulizie. 37 V O L O N TA R I AT O TI RACCONTO 3 30 ANNI DI AMI SHANTHI Leggenda africana 38 La leggenda del colibrì Il racconto di questo numero è liberamente tratto da una leggenda africana: ci è sembrato particolarmente adatto per spiegare ai nostri figli, che cosa vorrebbe fare AMI (e le persone che dedicano tempo e risorse a questa organizzazione), giorno dopo giorno… E magari aiuterà anche alcuni “grandi” a capire! Ai piccoli colibrì, che ancora non sapevano volare, la foresta vista dal nido sembrava un mondo tranquillo e felice. Trascorrevano tutto il giorno ad attendere la mamma che portava nel loro becco una pappa dolce dolce. E così crescevano e diventavano grandi. Un giorno videro lontano brillare una luce spaventosa: - Cos’è? Cos’è? Pigolarono. L’uccellina provò un po’ d’angoscia, ma per non spaventare i suoi piccoli fece finta di niente e disse loro di non preoccuparsi perché era molto, molto lontano e non riguardava il loro albero. Con il passare dei giorni, però, la luce non scompariva e mamma colibrì si sentiva sempre più in ansia perciò decise di volare proprio in quella luminosa direzione. Fu così che scoprì che al di là del fiume divampava un terribile incendio. Il suo nido era al sicuro, fortunatamente, perché si trovava sull’altra riva, ma vedeva tanti animali, piccoli e grandi, scappare terrorizzati e abbandonare le loro tane. Quella sera, tornata dai suoi piccoli, provò una grande tristezza per tutte quelle creature, piante e animali, che rischiavano la propria vita al di là del fiume. Così il giorno dopo diede un bacio ai suoi pulcini, raccomandò loro di fare i bravi e di restare tranquilli durante il giorno perché la loro mamma sarebbe tornata tardi: doveva fare una cosa davvero importante. Così l’uccellina andò al fiume, raccolse nel suo becco quanta più acqua poteva, si diresse al limitare dell’incendio, e vi gettò sopra l’acqua. Quindi tornò nuovamente al fiume. Lì, un grosso elefante, vedendola, si mise a ridere e a prenderla in giro: - Cosa credi di fare con quelle poche gocce? – le chiese – Neppure io posso far alcunchè contro il fuoco, e sono ben più potente di te! E detto ciò, si voltò e se ne andò dondolando, mentra l’uccellina gli rispondeva timidamente: - Beh, io faccio la mia parte… La colibrì fece la spola tra il fiume e l’incendio due, tre, quattro volte… poi vide che il sole stava per tramontare, succhiò un po’ di polline dai fiori vicini e tornò al suo nido. Qui i piccoli stavano pigolando e litigando. La mamma diede loro da mangiare e li coccolò finchè non si addormentarono. Ma il giorno seguente l’incendio stava ancora divampando all’orizzonte e così mamma colibrì affidò di nuovo i suoi piccoli a un vicino per tornare al fiume. - Ma che sperate di fare, mia cara? – disse il vecchio marabù – Perdete il vostro tempo, non potete certo spegnere da sola un incendio! - Che volete, gentile vicino – rispose lei – io intanto, faccio la mia parte! E volò via, ma solo dopo aver baciato tutti i suoi piccoli. Ma quando il terzo giorno fece per ripartire verso la luce, i pulcini cominciarono a protestare vivacemente: - Ma così ci trascuri! E poi ci porti poco da mangiare… Stavano facendo solo capricci, perché non avevano affatto sofferto la fame. - Piccini miei, disse allora la colibrì, non sono certo contenta di lasciarvi qui da soli tanto tempo… ma che altro potrei fare? Mentre voi dormite tranquilli nel vostro nido, laggiù tante creature come noi sono minacciate dall’incendio. - Ma tu cosa puoi fare, mamma? Il fuoco è immenso, lo vediamo fin da qui... - E allora? Anche io devo fare la mia parte, per quanto modesta. - Ma sei tutta sola! Gli altri animali della foresta non fanno nulla… - Peccato…, sospirò l’uccellina, speriamo che presto capiscano quanto è importante l’aiuto di tutti. Vedete, piccoli miei, continuò mamma colibrì, ognuno di noi, da solo, può fare ben poco. Persino il leone, il re della foresta, non può spegnere un incendio se nessuno l’aiuta. Ma se tutti noi ci dessimo un po’ da fare, ognuno per quel che può, anche con poche gocce alla volta, potremmo persino spegnere il fuoco! E dopo aver dato un piccolo colpo di becco sulla testa dei suoi piccoli volò via promettendo di tornare presto. La sera mamma colibrì trovò ad attenderla quattro pulcini… cresciuti: giocavano tranquilli tra di loro, il nido in ordine, curiosi di sentirla raccontare dell’incendio. - Ma voi, piuttosto, cosa avete fatto, piccoli miei, che siete così allegri? – chiese lei. - Sapessi, esclamarono loro in coro, abbiamo visto una cosa bellissima: una splendida farfalla coloratissima; ha fatto mille giri intorno al nostro nido, quasi volesse giocare con noi. Che bello che esistano simili creature! SHANTHI Anche quel giorno il piccolo uccello rovesciò tante minuscole gocce d’acqua sulle braci dei tronchi incendiati. Una scintilla che stava per colpire una farfalla, venne spenta proprio da una di quelle goccioline. Leggera, la farfalla fuggì via felice. 39 V O L O N TA R I AT O EVENTI AMI 3 30 ANNI DI AMI Feste, incontri e... Come e dove “incontrare” AMI 2012: AMI compie 30 anni: ci auguriamo di festeggiare tutti insieme questo bell’anniversario. [email protected] AMI Milano 21 aprile Cascina Robbiolo (Buccinasco-MI) Seminario AMI per le coppie in attesa. Saremo presenti con il ristoro e il mercatino 26-27 maggio Cascina Fagnana (Buccinasco-MI) Festa dell’associazione con pranzo per festeggiare il 30° di AMI, lotteria, grande mercatino con caipirinha. Per informazioni e iscrizioni scrivete alla mail del gruppo manifestazioni: [email protected]. Attenzione: Menù etnico Riso pulao Chicken tikka e e zenzero) Aloo gobi (sformatino di patate, cavolfior cchi pista e ella Bavarese alla cann Il menù etnico verrà servito su piatto (dolce a parte) unico SHANTHI Menù Italiano 40 Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti i soci AMI! Date la vostra disponibilità quanto prima alla mail del gruppo manifestazioni: sarà un’esperienza arricchente… e non solo per le casse dei progetti di cooperazione internazionale AMI! zucchine Mezze penne con crema di zafferano e rini odo pom e la ruco con Roast beef Bavarese allo yogurt e pistacchi Menù Bambini Mezze penne con pomodoro e basilico prezzemolate Fettine di pollo al limone con patate Budino al cioccolato Prezzi menù comprensivi di acqua: € 14,00 Menù Italiano e Etnico € 10,00 bini Menù Bam 26 giugno Oratorio San Carlo (via Bettinetti 60 Rho) Festa d’estate - Presso l’oratorio San Carlo pranzo, musica e danze popolari sudamericane. 30 settembre Cascina Robbiolo (Buccinasco-MI) Festa d’autunno AMI V E NETO [email protected] AMI Veneto 28 aprile Sala Barchessina (Limena - PD) dalle 10 alle 12 Incontro a tema: Incontro con il pediatra: la preparazione, il viaggio, la permanenza all’estero e il rientro in Italia 12 maggio Sala Barchessina (Comune di Limena - PD) dalle 10 alle 12 Incontro a tema: Né troppo vicini, né troppo lontani. Diventare genitori di un bambino che ha subito un abuso 22 giugno Locali parrocchiali (Campagnola di Brugine) dalle 20 Cena di solidarietà a sostegno dei progetti di cooperazione internazionale di AMI onlus. Aperta a tutti… soci, simpatizzanti, amici! AMI V Segnatevi le date… vi aspettiamo numerosi! E RSILIA AMI Versilia Potete trovare le attività di AMI Versilia consultando il sito! [email protected] SHANTHI 41 V O L O N TA R I AT O M A N I F E S TA M I 3 30 ANNI DI AMI Gruppo Manifestazioni di Milano [email protected] Buon compleanno AMI! Alcune riflessioni in questa speciale occasione da parte di chi si occupa con costanza e passione di organizzare le occasioni d’incontro per tutti i soci e gli amici di AMI. Quest’anno AMI festeggia un importante traguardo: i suoi primi 30 anni di vita e di attività. Anche noi del Gruppo Manifestazioni vogliano ricordare questo anniversario e lo faremo durante tutte le manifestazioni e iniziative che proporremo nel corso dell’anno. Cogliamo l’occasione per riflettere e condividere con tutti gli amici di AMI, Amici Missioni Indiane, alcune riflessioni sulle motivazioni del ritrovarsi insieme a fare festa, a partire dal nome stesso, e del supporto all’associazione anche dando la propria disponibilità e “tirandosi su le maniche” nelle occasioni di incontro. Amici: un’amicizia si coltiva anche nell’in- SHANTHI contrarsi e nel frequentarsi, nel supportarsi e nel condividere i momenti di gioia e anche quelli di tristezza e difficoltà. È per questo che nel corso dell’anno proponiamo momenti di festa in cui ritrovarsi in un ambiente piacevole, in cui incontrare persone e amici che hanno percorso una strada comune, quella dell’adozione, e con le quali potersi confrontare sulle difficoltà e le gioie di questa avventura. Sono momenti in cui anche i nostri figli possono riconoscersi come appartenenti a una famiglia più grande, dove possono anch’essi capire di 42 non essere soli e gustare la bellezza di ritrovare altri bambini e ragazzi che hanno il loro stesso colore di pelle, la stessa origine e la stessa triste storia con il lieto fine. Questo dovrebbe essere il senso e il motivo del fare festa e delle manifestazioni che vengono organizzate, anche con notevoli sforzi organizzativi. È per questo che in occasione delle feste chiediamo a tutti la disponibilità a dare una mano nell’organizzazione: allestimento della festa (spazi, mercatino, zona ristoro), presenza al banco vendita (mercatino o bar/ristoro), pulizie e riordino; anche i figli più grandicelli possono aiutare – anzi sono ben accetti – e quelli più piccoli trovano sempre altri bambini con cui giocare mentre gli adulti “lavorano”. L’evento più atteso per noi di Milano sarà la tradizionale Festa dell’Associazione che si svolgerà il 26 e 27 maggio nell’ambito della “Festa delle Associazioni” organizzata dal comune di Buccinasco. Il programma prevede per AMI la presenza entrambi i giorni a partire da sabato 26 nel pomeriggio con il nostro grande mercatino e la nostra griglia, proseguirà domenica 27 con il PRANZO etnico, la caipirinha e l’estrazione della sottoscrizione a premi al termine della giornata. Saranno due giornate piene di eventi, infatti assieme a noi ci saranno altre associazioni del territorio con tante iniziative per i piccoli (laboratori e spettacoli) e per i grandi; con musica il sabato pomeriggio e uno spettacolo con attori di Zelig-off la sera. Ci potremo cimentare con arti marziali o balli di gruppo, oppure stare semplicemente all’ombra a riposare con una bibita fresca, ma lo faremo insieme con lo spirito che anima AMI. Indiane: l’attività di AMI è iniziata 30 anni fa proprio in India. Per ricordarne le origini il pranzo del 27 maggio prevede nel menù etnico un piatto indiano - Riso pulao con chicken aloo gobi (sformatino di patate, cavolfiore e zenzero) – oltre a un menù italiano e un menu per bambini. Il costo sarà di 14,00 € per gli adulti (menù etnico o italiano) e di 10,00 € per il menù bambini. Per poter organizzare al meglio questo pranzo vi preghiamo di comunicare la vostra presenza e il menù prescelto alla nostra mail entro il 25 maggio. Abbiamo anche bisogno di una mano per la preparazione della sala dove si svolgerà il pranzo, per servire ai tavoli e per lavare e pulire al termine della mangiata. Riceverete una mail con le indicazioni dei turni previsti a cui vi invitiamo a rispondere con entusiasmo: a nessuno è chiesto “di pelare le patate” ma se c’è qualcuno che è bravo o esperto in cucina e vuole collaborare con il nostro team di cuochi può segnalare la propria disponibilità e sarà accontentato! Sarete puntualmente avvisati di tutte le nostre iniziative tramite mail. Se non ricevete le nostre comunicazioni o per qualsiasi altra informazione riguardante le manifestazioni di Milano scrivete a: [email protected] e comunicarci il vostro indirizzo, anche nel caso di cambiamenti, così potete essere sempre aggiornati! Sottoiscrizione a premi 2012 – Estrazione domenica 27 maggio ore 18.00 1 TV Samsung LED 32” HD ready USB 2 Buono Decatlhon da 100,00 € 3 DVD portatile 4 Fotocamera Nikon Lite-Touch Zoom 130ED 5 Orologio Sector da uomo 6 Collana di perle 7 Ricarica iTunes da 50,00 € 8 Segreteria telefonica 9 cassetta di vini cantine Daglio 10 Diario Digitale e altri fantastici premi!!! SHANTHI Missioni: scopo di AMI è quello di favorire la solidarietà, sia con iniziative locali, che attraverso gli interscambi con altri Paesi, operando in particolare a favore dei minori in difficoltà; così leggiamo aprendo il sito di AMI. Per sostenere i diversi progetti nei Paesi in via di sviluppo, è necessario reperire i finanziamenti attraverso diversi canali e sponsor. Anche noi del Gruppo Manifestazioni cerchiamo di dare il nostro piccolo contributo devolvendo tutti i ricavi delle feste a questo scopo. Uno dei maggiori introiti è dato dalla SOTTOSCRIZIONE A PREMI che annualmente organizziamo. Per il 2012 abbiamo previsto dei bellissimi premi e ognuno di noi è chiamato a collaborare semplicemente vendendo qualche biglietto. Non riteniamo difficile fare ciò: tutti conosciamo almeno 25 persone alle quali vendere un biglietto (nonni, zii, vicini di casa, compagni di scuola, colleghi). Non abbiate paura di mandare i vostri figli in giro per la via o il palazzo con il blocchetto in mano: per loro è una grande gioia, si sentono partecipi della famiglia AMI e sanno di fare qualcosa di grande e importante per bambini, ragazzi e mamme meno fortunati di loro. Forse molti di noi con il passare del tempo, da quando nelle nostre case è arrivato un figlio da lontano, si sono dimenticati della loro storia, del loro passato, delle difficoltà che hanno dovuto affrontare e che ora altri bambini e ragazzi, meno fortunati di loro, stanno vivendo. Noi del gruppo Manifestazioni rimaniamo sempre molto delusi, e anche increduli, quando ci tornano le buste o i blocchetti dell’estrazione invenduti… non riusciamo a comprendere perché non si riesca a vendere (o comperare) 25 biglietti; l’impressione che talvolta ne riceviamo, è che alle coppie non importi più nulla di AMI dopo che ha svolto il suo compito di dare un figlio e ce ne rammarichiamo poiché AMI vorrebbe essere sempre la grande famiglia che accoglie tutte le famiglie che grazie a Lei si sono formate. Se non avete ricevuto il blocchetto dell’estrazione a premi 2012, potete scrivere a [email protected] e vi verrà subito inviato. L’importante, per una buona riuscita, è comunicare entro il sabato 26 maggio l’elenco dei biglietti venduti: non serve farci pervenire la matrice e il ricavato può essere consegnato anche in occasione dei diversi gruppi di attesa e post-adozione o inviato tramite bonifico bancario. 43 V O L O N TA R I AT O M A N I F E S TA M I 3 Il volont(AMI)o, questo sconosciuto 30 ANNI DI AMI di Lucio Broggi [email protected] Un simpatico ritratto dell’attività di volontariato all’interno dell’associazione che ci arriva dal Veneto. SHANTHI Qualche tempo fa ho ricevuto una mail che mi “invitava volontariamente” a scrivere qualche riga per il “nostro” periodico SHANTHI-FRONTIERE…! Il tema è quello del Volontariato, visto che AMI proprio quest’anno festeggia i 30 anni di attività e che si è appena concluso (2011) l’anno Europeo del volontariato… E cosa scrivere su un tema tanto importante quanto l’attività che AMI ormai da molti anni svolge praticamente in tutto mondo? Proprio grazie alla figura dei suoi VolontAMI ! Un grande plauso va al gruppo di famiglie che nel lontano 1982 costituì l’associazione, gruppo che negli anni è aumentato considerevolmente e mai ha fatto mancare quel calore che chi è via via entrato a far parte di questa grande fAMIglia, ha sentito sulla propria “pelle”. Ma andiamo per punti... La realtà del gruppo volontAMI del Veneto è molto eterogenea e comprende persone che si sono avvicinate ad AMI essenzialmente per un motivo: dare un’opportunità a bambine e bambini di vivere in una famiglia ! Le strade che hanno portato decine di cop- 44 pie ad avvicinarsi ad AMI sono delle più disparate. Strade fatte di paure, di angosce, di ricerca di se stessi, di ricerca di coppia, di ricerca di una parola di conforto o di un gesto di accoglienza, perché come noi tutti sappiamo la strada dell’adozione è una strada difficile, tortuosa, che ti mette alla prova, che crea aspettative, ma che alla fine ripaga di tutti gli sforzi ! Ma è una “prova” che deve essere condivisa, che deve essere vista come una “scelta” di vita e che deve essere ogni giorno semplicemente “vissuta” ! Ed è a questo punto che entrano in campo i VolontAMI. Persone comuni che decidono di dedicare il loro tempo a far sì che questo progetto di vita sia condiviso con gli altri: essere punto di riferimento per chi si è messo in “cammino” da poco, trovare il modo di donare, a chi ne abbia bisogno, anche solamente un gesto o una parola di sostegno. C’è chi fa il proprio turno in sede nei giorni/serate di apertura al pubblico, c’è chi dà la propria disponibilità nell’organizzazione di eventi, incontri o feste, chi gestisce gli incontri informativi (cioè incontra quelle coppie spaesate che vogliono sapere chi è AMI e cosa fa), chi aiuta in segreteria a “sistemare” le carte e a tenerle in ordine, chi si occupa di far girare le informazioni alle coppie, chi si preoccupa di gestire il sostegno a distanza, chi si occupa di gestire e preparare i documenti per i Paesi esteri, chi semplicemente organizza gli altri per fare il proprio compito, chi organizza i mercatini, chi tiene i conti in ordine o chi fa il nonno AMI (volontario)!! Va detto, per onor di crona- ca, che la figura del volontario (almeno in Veneto) si può distinguere in 3 sottotipi: Volontario obbligato in attesa: abita nel raggio di circa 30 Km dalla sede e viene invitato da Rossella (la nostra Psico) “caldamente” a dare una mano con la frase del tipo: “... non è che magari, visto che abitate qui vicino, potreste dare una mano in sede?”. La coppia che ha dato mandato da 10 giorni si guarda bene dal negarsi, accetta di buon grado e rimane a dare una mano almeno fino alla famigerata “partenza”, rendendosi disponibile a fare qualsiasi cosa. (... magari i me ciama prima e i me fa partire prima!!!) Si tratta della maggior parte dei volontari che dedicano il loro tempo fin tanto che di tempo ne hanno. Volontario obbligato passionale: si tratta dello zoccolo duro, di chi crede che AMI non sia solo l’anagramma di Amici Missio- SHANTHI Volontario obbligato che non riesce a dire di no: in genere quando si torna con i/il proprio cuccioli/o, viene un “tantino” meno la propria disponibilità di tempo da dedicare all’AMI (… ma per una giustissima causa) e si sceglie di darsi anima e corpo a quello per cui si è entrati in associazione: aumentare la propria famiglia. Cosi vi è una regola (non scritta ma usata) che chi ritorna viene lasciato “tranquillo” per 3-4 mesi dopo di che si lascia la decisione se continuare il proprio compito (nel frattempo lasciato in consegna a qualcuno subentrato a dare una mano), magari con modi e tempi più consoni. Si tratta di volontari che continuano a dare una mano anche dopo il loro rientro (magari sacrificando un tantino moglie e/o marito, ma non il loro cucciolo) che valutano che quello che hanno ricevuto da chi li ha preceduti non lo hanno ancora “restituito” pienamente. ni Indiane e che nonostante il tempo passi (e con lui le difficoltà) hanno fatto dell’associazione uno… ”stile di vita”. Sono sempre disponibili a “pensare” nella direzione dell’associazione, si trovano anche fuori le mura della sede per condividere o discutere o semplicemente cercano di dare corpo alle idee che si sentono di proporre alle fAMIglie, ai bambini, a chi può avere bisogno di sostegno. Si tratta di volontari che, aiutati dalla propria famiglia (occorre specificarlo), si dedicano con volontà a quello che ha cambiato loro la vita! Tutte queste figure, con le loro peculiarità, con le loro dinamiche, con le loro diverse capacità, sono essenziali affinchè un’associazione come AMI riesca non solo ad occuparsi di adozione, ma anche a essere presente nel mondo come aiuto e sostegno laddove ci possa essere bisogno. È proprio questo intreccio di persone, di emozioni, di sensazioni che ti porta a scegliere AMI come tua “casa” e “riparo”. Sono molte le coppie con cui nel corso degli anni (dal lontano 2005) ho avuto modo di parlare e non c’è stato nessuno (me compreso) che in qualche accenno di discorso non abbia dato luce al fatto che una volta entrati in AMI e conosciute le persone che vi “ronzavano” attorno ci si sia sentiti “confortati” o “rasserenati”: questo perché lo spirito, soprattutto lo spirito di condivisione, ha sempre fatto da collante. Ecco la “nostra” differenza… ecco la nostra associazione. Un grazie a tutti di cuore: un grazie per tutto quello che ognuno di noi riesce a dare agli altri senza pretendere nulla in cambio! Un grazie ai nostri figli per quello che ogni giorno ci danno… magari grazie al lavoro fatto da qualche VolontAMIo! 45 RECENSIONI [email protected] Abbiamo scelto per voi Libri e musica dal… vivo! Speciale per voi, per impegnare con piacere e intelligenza i (pochi) momenti liberi della vostra vita! Ballare sulle nuvole di Vanina Starfoff Edizioni Kalandra editore Il libro visto con gli occhi della mamma Una storia di sogni e cambiamenti. Il sogno di una bimba che sta con il naso all’insù, con lo sguardo perso nel cielo e la speranza di riuscire un giorno a ballare nelle nuvole. E il cambiamento di un piccolo paese di campagna che piano piano cresce fino a diventare città: le case, una volta lontane, crescono una a fianco all’altra e quando finisce lo spazio una sotto all’altra, portando verso l’alto quelle che già esistono. La bimba sognatrice ora ha nuovi vicini. Matteo il suonatore di bongo, Teresa la cantante, Ulisse il venditore di aquiloni e via via tanti altri, costruiscono la loro casa sotto la sua e la portano sempre più in alto. Finché un giorno la bimba si trova dove per tanto tempo ha sognato di essere, lassù, in mezzo alle nuvole. Una vista da mozzare il fiato. Ma la bimba si accorge che la felicità non sta nel volteggiare tra l’ovatta del cielo ma nel vivere tra la gente, uguale o diversa che sia, in mezzo ai suoni, ai colori e alla bellezza dello stare insieme. Un libro poetico, in cui i veri protagonisti sono i disegni: esplosioni di colore a tutta pagina, con un tratto semplice, pieno e vivace. Il libro visto con gli occhi della bimba Mi piace perché ci sono poche parole e quando lo leggo con la mamma possiamo usare la nostra fantasia. La Ferocia della Capra Viaggio in India tra bici e bus SHANTHI di Marco Zuccari Edizioni Il Ponte Vecchio - Cesena 46 È il diario di un viaggio, ma non è solo un diario. È una visione incantata e disincantata dell’India vista da cinque compagni ardimentosi che registrano emozioni, impressioni, aneddoti, incontri, avventure vissute. L’osservatorio inconsueto è a bordo di biciclette e bus, lungo i millequattrocento chilometri del percorso da Varanasi a Nuova Delhi, passando per Jaipur. Un’esperienza unica, un viaggio straordinario narrato con scrittura filante e immagini fotografiche dell’autore. “… parte con un titolo pieno di sarcasmo, esordisce con l’ironia sorniona di chi crede di andare a fare una gitarella sul Po e poi si trova in India e questa ironia prosegue ovunque, ma diventa il vassoio su cui vengono serviti tanti piccoli scrigni”. Marco Zuccari è di Domodossola, ma vive in Brianza. È partner in un’azienda di informatica e, a tempo perso, scrittore. Ama viaggiare, fotografare e ha un ineguagliabile talento naturale nell’imbarcarsi in imprese fisiche superiori alle sue forze, meglio se in compagnia di amici che di forze ne hanno più di lui. Caratteristica peculiare: è odiato ferocemente dalle capre. Marinella Lotti Giada Una musica che lascia il segno Stefania Garbi, una mamma entusiasta ha partecipato con le proprie figlie a un concerto dei Negrita e ce ne parla da vera… “groupie”! Un consiglio da non trascurare… Dannato Vivere Tour - Negrita A pochi mesi dall’uscita del loro nuovo lavoro “Dannato Vivere” atteso dai fans dopo due anni di silenzio, i Negrita hanno spopolato nell’ultimo tour invernale riempiendo in sei date le più grandi location del centro-nord Italia e così, per la gioia dei fans hanno deciso di proseguire il loro cammino con un tour estivo che comprenderà tutta l’Italia isole comprese. Chi segue questo gruppo dall’esordio del 1994 non può che esserne orgoglioso… finalmente è arrivato il successo tanto agognato per quello che a mio avviso è uno dei pochi gruppi italiani musicalmente preparati che non ha improntato il proprio successo su musiche orecchiabili e tormentoni estivi, ma che spesso e volentieri ha trattato argomenti spesso giudicati scomodi. Noti al grande pubblico per la collaborazione con il trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo che li ha scelti per le colonne sonore dei film “Tre uomini e una gamba” e “Così è la vita” , i Negrita hanno da sempre legato la loro immagine anche a eventi dallo sfondo sociale/umanitario, raccogliendo fondi e aiutando personalmente “sul campo”. I loro viaggi oltre che arricchirli spiritualmente hanno anche arricchito il loro sound per la felicità di tutti noi. Ma dove danno il meglio di loro stessi è proprio sul palco. I loro concerti sono seguiti da fans di tutte le generazioni: dal ragazzino al quarantenne che in quelle occasioni si ritrova a diventare ragazzino a sua volta, ballando, saltando, cantando a squarciagola le canzoni che li hanno accompagnati nelle varie fasi della loro vita. I loro testi sono poesie che lasciano il segno. Ascoltandoli non si può non farsi catapultare nel loro mondo e non si può smettere di ascoltarli. Un’ultima cosa… quello che li caratterizza e che piace molto al pubblico è la loro complicità, sono un gruppo di amici cresciuti insieme che condividono una grande passione. Grazie alle nuove tecnologie sono riusciti a farsi conoscere meglio da chi li segue sul loro blog, su facebook, su twitter, piattaforme attraverso le quali si raccontano al loro pubblico, interagendo con esso, rispondendo personalmente ai vari post, pubblicando foto inedite e loro video, abbattendo così il “muro” che spesso si crea tra artista e fan, rendendosi ancora più “accessibili” e facendosi apprezzare per la loro umiltà e simpatia. SHANTHI Per le date previste per l’estate 2012 consultate il sito www.negrita.com 47 SOSTEGNO A DISTANZA (ADOZIONI A DISTANZA) SHANTHI di Rosella Marchetti [email protected] 48 Cambiamogli la vita! Osserviamo un po’ più da vicino dove “vanno a finire” le quote versate per il SAD e in particolare viaggiamo fino in Etiopia, un Paese povero, dove però la generosità e la professionalità delle persone che ci lavorano è davvero… ricca! Il SaD (Sostegno a Distanza) in Etiopia ultimamente sta interagendo sempre più con i numerosi progetti AMI in questo Paese, tanto bello quanto povero. Purtroppo, in questo momento di maggior bisogno, la preoccupazione per la crisi che la nostra economia sta affrontando compromette notevolmente la nostra disponibilità a privarci di una somma (180,00 euro annui, anche frazionabili in più rate) che certo per noi è un sacrificio, ma che può cambiare la vita a coloro ai quali è destinata. Tramite il nostro referente, sig. Fekede Tefera, sosteniamo 63 ragazzi di Addis Abeba, in collaborazione con l’istituito Almaz. Inoltre sosteniamo 100 ragazzi di famiglie indigenti del quartiere Gulele, segnalatici dai servizi sociali. Da molti anni AMI collabora anche con la Congregazione delle Sorelle della Divina Provvidenza per l’infanzia abbandonata, che in Etiopia ha sette missioni; il loro scopo primario è aiutare i bambini per sostenere la comunità. In Etiopia, il 45,7% della popolazione è costituito da bambini e adolescenti. L’accesso all’istruzione è scarso in tutto il Paese, frequenta le elementari solo il 51% degli aventi diritto, mentre solo un 15% frequenta le scuole secondarie. Nelle zone rurali, dove si vive di un’agricoltura di sussistenza, queste percentuali calano drasticamente: frequenta la scuola primaria solamente il 16% dei bambini. In aggiunta, solamente il 22% della popolazione ha accesso all’acqua potabile. In questo contesto opera suor Hirut Tadesse Mekonnen, con la quale recentemente siamo maggiormente in contatto. Suor Hirut gestisce le scuole di Fonko e Lereba (due villaggi alla periferia di Hossana, 230 chilometri a sud-ovest di Addis Abeba), che AMI ha contribuito a costruire. In questi giorni sta per entrare definitivamente in funzione il pozzo di Fonko, che sarà sfruttato da tutta la popolazione, realizzato con il contributo di alcune associazioni e grazie all’intervento di AMI per l’installazione dell’energia elettrica. Suor Hirut, che si è laureata in Italia in Scienze dell’educazione e progettazione pedagogica, ha formato lei stessa gli insegnanti delle scuole: infaticabile e determinata, dedica particolare attenzione all’istruzione dei bambini. La scuola di Fonko ha circa 400 piccoli alunni. A ciascuno di loro viene offerto gratuitamente anche il pasto principale, e grazie a questo i genitori sono incentivati a mandare i propri figli a scuola. Oltre all’istruzione, suor Hirut ha programmato altri tipi di interventi: stimolare gli adulti ad acquisire competenze per migliorare la qualità dei loro prodotti e di conseguenza ricavare dalla vendita il necessario per i bisogni primari e provvedere all’edificazione e alla ristrutturazione di abitazioni (tukul). Un altro dei suoi obiettivi è l’integrazione dei Fuga, un’etnia di minoranza, un tempo abili artigiani della creta. Oggi la moderna tecnologia, che ha sostituito i classici utensili, ha avuto un pesantissimo impatto sulla loro economia, e si ritrovano a vivere ai margini della società: più del 99% dei Fuga non ha un’istruzione. La gestione delle scuole viene pagata con le donazioni che le suore ricevono dalla Fondazione Fondiaria Sai. Suor Hirut in pochi anni ha ottenuto risultati notevoli, ma molte sono ancora le cose da fare, noi di AMI ci siamo impegnati a trovare sostenitori per i bimbi della scuola di Fonko. Il corner del sostegno a distanza è sempre presente alle feste AMI. Vi aspettiamo! Sostienimi Sin dai primi anni, l’AMI ha pensato che il sostegno a distanza (adozione a distanza) di bambini e ragazzi per sostenerli negli studi potesse costituire un valido strumento per favorire un loro progresso autonomo. Nelle realtà in cui operiamo cerchiamo di realizzare un progetto individuale, di studio o di formazione professionale, che favorisca, nel medio termine, l’inserimento nella realtà sociale e professionale locale e contemporaneamente diventino risorse per la stessa collettività. L’AMI segue attualmente circa 3.700 giovani. Come effettuare un sostegno a distanza? Come primo passo, la persona o famiglia che desidera fare un sostegno a distanza (sostenitori) contatta l’Associazione e dà comunicazione della propria disponibilità. Il passo successivo è l’invio da parte nostra di una scheda informativa del ragazzo/a individuato/a anche tenendo conto delle eventuali indicazioni di chi effettua il SaD circa il Paese (India, Brasile, Etiopia, ecc), l’età e il sesso. Solo dopo aver ricevuto la scheda il sostenitore invierà il contributo di 180 € annui, in una o più rate, con le modalità contenute nei documenti spediti assieme alla scheda. Eventuali eccedenze rispetto alla quota saranno comunque inviate al ragazzo/a. Da parte AMI vengono trattenuti 15 €: circa la metà serve a coprire le spese di gestione delle adozioni a distanza, l’altra metà per finanziare progetti e interventi di aiuto in loco. La cifra è sufficiente in generale per gli studi primari, mentre gli studi secondari assorbono interamente la cifra, in quanto comportano il soggiorno in college o l’iscrizione a scuole private. Una o due volte all’anno riceviamo notizie sulla salute e sull’andamento scolastico dei ragazzi, che vengono distribuite ai sostenitori. A seconda dell’età del ragazzo/a sarà possibile una corrispondenza diretta più frequente. Non è esclusa la possibilità di visitare sul luogo i giovani sostenuti e le realtà in cui vivono. La durata del sostegno a distanza è legata caso per caso alle esigenze del ragazzo/a, alla sua età e al tipo di studi; di regola essa è pludi Cecilia Cremonesi riennale anche se il sostenitore [email protected] può decidere di interromperla, così come le Missioni possono trovarsi nella condizione di terminarla quando non sono più in grado di seguire il ragazzo/a. Nel caso di interruzione del sostegno chiediamo di essere informati tempestivamente in modo da consentire l’abbinamento del ragazzo/a a un nuovo sostenitore. Dove operiamo? INDIA La presenza maggiore è negli Stati del Kerala e Tamil Nadu, dove, in collaborazione con le Suore di Maria Bambina, seguiamo circa 2.200 bambini in una trentina di località. Alcuni sono orfani e vivono presso le Suore, molti appartengono a famiglie povere e frequentano la scuola della Missione o hanno contatti coi piccoli dispensari che le Suore gestiscono in zone rurali o negli slum delle città. Ancora nel Tamil Nadu, a Pondicherry un centinaio di bambine/ragazze è seguito per l’asilo, il doposcuola e l’apprendimento dell’inglese. La nostra presenza nel continente indiano si estende anche ad altri Stati: Karnataka (India Sud-Occidentale): sostegno di una missione di suore nel distretto del Dharward che accoglie soprattutto ragazze povere. SHANTHI Grazie al tuo contributo un mondo diverso sarà possibile! SOSTEGNO A DISTANZA (ADOZIONI A DISTANZA) 49 I nostri punti di contatto Sede AMI e redazione SHANTHI: Cascina Robbiolo - via Aldo Moro, 7 20090 Buccinasco (MI) Tel 02 45701705 Fax 02 45708630 (apertura: mercoledì e venerdì sera) Le nostre zone Bergamo: 035-713916 Castel San Giorgio (SA): 081-951504 Limena (PD): 049-8848183 La Spezia: 0187-701114 Mantova: 0376-245259 Piacenza: 0523-896247 Roma: 06-70453637 Stiava (LU): 0584-970071 SITO INTERNET: http://www.amiweb.org SHANTHI Bihar (India Nord-Orientale): sostegno di ragazze della comunità tribale dei Santals, una comunità antica ed emarginata; si consente loro di studiare, cercando al contempo di valorizzarne la tradizione culturale. West Bengala (India Orientale): sosteniamo a distanza ragazzi in età scolare, orfani o appartenenti a famiglie povere degli slum di Calcutta. Orissa (India Nord-Orientale): nel villaggio di Jubaguda, in una zona sperduta circondata da alte montagne, sorge il Jeevan Yyoti Hostel che accoglie un centinaio di bambine che studiano dalla prima alla settima classe. Un piccolo dispensario fornisce le prime cure mediche alla popolazione, malnutrita e affetta da molte malattie. 50 BANGLADESH In questo stato, tra i più poveri al mondo, le Suore del Cuore Immacolato di Maria Regina gestiscono piccoli dispensari e centri dove le donne possono imparare taglio e cucito, per sostentare le loro famiglie. In tre villaggi abbiamo in corso circa 340 adozioni a distanza. BRASILE Rio de Janeiro: la baixada fluminense è una zona periferica tra le più violente del mondo; qui il sostegno a distanza assume il significato di una prevenzione, togliendo molti ragazzi dalla strada. Aiutiamo quattro gruppi di ragazzi: il primo frequenta la “Escola Nossa Senhora Aparecida”, una piccola scuola per i più poveri; il secondo è alla casa-asilo Sao Judas Tadeu di Heliopolis, dove i bambini passano la giornata; il terzo è quello dell’asilo di Xavantes, uno dei barios più miserabili e degradati della zona; il quarto è legato alla comunità di base di Sao Francisco de Assis. Due maestre seguono bambini e famiglie. Sempre nell’area di Rio, il Centro Arminda Marques segue i ragazzi nelle attività di dopo scuola, con le stesse finalità. San Paolo: nella Parrocchia periferica di Sao Filipe Neri, dei missionari italiani ci segnalano casi di bambini e ragazzi da sostenere negli studi. Per lo più hanno famiglie povere o disgregate. Abaetetuba (Stato del Parà): tramite un centro della “Pastorale dell’Infanzia”, organismo della Conferenza Episcopale Brasiliana (Cnbb), AMI ha iniziato l’adozione a distanza di 40 bambini con l’aiuto di un volontario italiano. ETIOPIA Nei dintorni di Addis Abeba, in collaborazione con le Suore della Divina Provvidenza di Piacenza, abbiamo in corso duecento sostegni a distanza presso un asilo e una scuola che assistono i bambini ma anche la popolazione dei quartieri più poveri, che risente ancora gli effetti devastanti della guerra e della siccità. Recentemente abbiamo avviato altre 60 SaD in Addis Abeba collaborando con l’Istituto Almaz. Con il Comune di Addis Abeba è stato avviato, nel 2006, un programma di sostegno di oltre 120 bambini e ragazzi che frequentano le scuole pubbliche. NIGERIA A Ngugo, nello Stato di Imo, dal 1988 le “Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue” gestiscono, con una ventina di suore, una scuola materna e una elementare. Di recente è stato costruito un orfanotrofio, la “Hope House”, che ospita tra gli altri bambini orfani di genitori vittime dell’AIDS. GUATEMALA A Chacaltè, a 40 km dalla costa del Pacifico, è sorta una struttura polivalente che ospita 400 ragazzi che sono assistiti nello studio. La struttura, nata grazie all’impegno di Padre De Leon, di volontari locali e di un gruppo di universitari di La Spezia, si fa carico anche dell’assistenza sanitaria alla popolazione. COSTA D’AVORIO Tanda – Bandoukou: tramite l’Istituto Ravasco Suore della Congregazione figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, abbiamo finanziato corsi di alfabetizzazione in 12 villaggi in queste due aree. Tabagne: tramite l’Istituto Ravasco Suore della Congregazione figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria sosteniamo gli studi superiori di 30 ragazze. ALBANIA A Scutari, tramite l’Istituto Ravasco Suore della Congregazione figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria sosteniamo gli studi di 20 adolescenti. ... e a breve: TOGO! Modalità di versamento dei contributi Per bonifici relativi a: pagamento quote sociali, quote adozioni a distanza, donazioni, contributi per la realizzazione di progetti, ricavi mercatini e/o feste C/C bancario intestato: Amici Missioni Indiane ONLUS Intesa Sanpaolo – Ag. 1907 via Pirelli, Milano IBAN IT54 N030 6909 5480 0000 8724 189 C/C postale intestato: Amici Missioni Indiane ONLUS Via A.Moro 7 – 20090 Buccinasco (MI) n°Conto 20216206 ABI 07601 CAB 01600 CIN P IBAN IT84 P076 0101 6000 0002 0216 206 SHANTHI C/C bancario intestato: Amici Missioni Indiane ONLUS Deutsche Bank – Ag. D via Pirelli, Milano IBAN IT62 G031 0401 6040 0000 012 663 51