Note linguistiche - Abbazia di Pulsano

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Note linguistiche - Abbazia di Pulsano
Note linguistiche sulla Domenica
“della venuta del Figlio dell’Uomo”
I del Tempo d’Avvento (anno A)
Letture: Is 2,1-5; Sal 121; Rm 13,11-14;
Mt 24,37-44:
(testo greco: Nestle-Aland 27)
(testo italiano: CEI 2008)
37 Ὥσπερ γὰρ αἱ ἡμέραι τοῦ Νῶε,
οὕτως ἔσται ἡ παρουσία τοῦ υἱοῦ τοῦ
ἀνθρώπου.
38 ὡς γὰρ ἦσαν ἐν ταῖς ἡμέραις ταῖς πρὸ τοῦ
κατακλυσμοῦ τρώγοντες καὶ πίνοντες,
γαμοῦντες καὶ γαμίζοντες, ἄχρι ἧς ἡμέρας
εἰσῆλθεν Νῶε εἰς τὴν κιβωτόν,
39 καὶ οὐκ ἔγνωσαν ἕως ἦλθεν ὁ
κατακλυσμὸς καὶ ἦρεν ἅπαντας,
οὕτως ἔσται καὶ ἡ παρουσία τοῦ υἱοῦ τοῦ
ἀνθρώπου.
40 τότε δύο ἔσονται ἐν τῷ ἀγρῷ, εἷς
παραλαμβάνεται καὶ εἷς ἀφίεται·
41 δύο ἀλήθουσαι ἐν τῷ μύλῳ, μία
παραλαμβάνεται καὶ μία ἀφίεται.
42 Γρηγορεῖτε οὖν, ὅτι οὐκ οἴδατε ποίᾳ
ἡμέρᾳ ὁ κύριος ὑμῶν ἔρχεται.
43 Ἐκεῖνο δὲ γινώσκετε ὅτι εἰ ᾔδει ὁ
οἰκοδεσπότης ποίᾳ φυλακῇ ὁ κλέπτης
ἔρχεται, ἐγρηγόρησεν ἂν καὶ οὐκ ἂν εἴασεν
διορυχθῆναι τὴν οἰκίαν αὐτοῦ.
44 διὰ τοῦτο καὶ ὑμεῖς γίνεσθε ἕτοιμοι, ὅτι ᾗ
οὐ δοκεῖτε ὥρᾳ ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου
ἔρχεται.
37 Come furono i giorni di Noè,
così
sarà la venuta del Figlio dell'uomo.
38 Infatti, come nei giorni che precedettero il
diluvio mangiavano e bevevano,
prendevano moglie e prendevano marito,
fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca,
39 e non si accorsero di nulla [non capirono]
finché venne il diluvio e travolse tutti:
così
sarà anche la venuta del Figlio dell'uomo.
40 Allora due uomini saranno nel campo:
uno verrà portato via e l'altro lasciato.
41 Due donne macineranno alla mola: una
verrà portata via e l'altra lasciata.
42 Vegliate dunque, perché non sapete in
quale giorno il Signore vostro verrà.
43 Cercate di capire questo: se il padrone di
casa sapesse a quale ora della notte viene il
ladro, veglierebbe e non si lascerebbe
scassinare la casa.
44 Perciò anche voi tenetevi pronti perché,
nell'ora che non immaginate, viene il Figlio
dell'uomo.
V. 37 παρουσία, parousìa: cominciamo la nostra analisi con questa parola, da cui
prende il nome il Tempo liturgico in entreremo Domenica. Il suo significato letterale
infatti, dal verbo πάρ-ειμι, pàr-eimi, è quello di ‘presenza, essere vicino’, da cui anche il
significato di ‘farsi vicino’ e quindi di ‘venuta’: da quest’ultima accezione la parola usata
per tradurla nella Bibbia latina, adventus, da cui appunto il nostro Avvento. La storia di
questo termine sintetizza pertanto tutto quello che c’è da dire sulla profondissima mistica
dell’Avvento, su cui qui non ci possiamo dilungare, ma che riassumiamo brevemente:
l’Avvento (adventus) del Signore non è solo un evento del passato (la Sua venuta nella
storia 2000 anni fa) né solo un evento lungi a venire (la Sua venuta al Giudizio universale)
ma è soprattutto la presenza (parousìa, ‘stare vicino’) del Signore che viene qui-per noiComunità monastica di Pulsano – Note linguistiche sulla I Domenica del Tempo d’Avvento (A) Pag.1/5
oggi: venuta quotidiana che riattualizza la Sua prima venuta e ci prepara alla Sua venuta
finale: tre venute, tre momenti di uno stesso Avvento che si fa presente nella parousìa.1
Vedremo come questa compresenza della venuta e della presenza, cuore della
mistica dell’Avvento, è anche il cuore del messaggio che la Domenica che viene, la
prossima, vuole trasmetterci. Non a caso quindi la locuzione οὕτως ἔσται ἡ παρουσία
τοῦ υἱοῦ τοῦ ἀνθρώπου, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo, torna ben due volte
nell’Evangelo di Domenica, al v. 37 e al v. 39b (nonché una terza volta, fuori lettura, in Mt
24,272, su cui torneremo dopo): questo è un classico esempio di inclusione letteraria, che
racchiude ai vv. 38-39a l’attività frenetica dell’uomo: “mangiavano e bevevano,
prendevano moglie e prendevano marito”. Sono due coppie di verbi che a loro volta
racchiudono le attività biologiche a cui l’uomo può ridursi laddove limita il proprio
orizzonte ai bisogni terreni: a questo riguardo notiamo dal punto di vista linguistico
l’imperfetto del verbo essere ἦσαν, èsan (scomparso nella traduzione) scelto da Luca per
sottolineare la continuità e la ripetizione con cui erano svolte quelle azioni: “erano/stavano
a mangiare, bere ecc.”; inoltre il verbo greco per mangiare, τρώγοντες, trògontes (v.38), è
un verbo marcato che indica qualcosa di più che il semplice nutrirsi: è il tuffarsi sul cibo3,
attività in cui si viene completamente assorbiti. L’esatto contrario del vegliare per la
venuta del figlio dell’Uomo!
Figlio dell’uomo, υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου, huiòs toù anthròpou: soffermiamoci ora su
quest’espressione, che troviamo 3 volte nella pericope (vv. 37.39.43) e ben 30 volte in
Matteo: e tutte le volte in cui compare è sempre sulla bocca di Gesù. E’ infatti il modo
prediletto dal Signore per parlare di sé stesso (per cui invece non usa mai, ad esempio, il
I Padri ci illuminano sul molteplice significato della venuta del Signore:
• Sul nesso venuta nella carne/venuta quotidiana leggi S.Bernardo Abate, Discorso I per
l’Avvento, 9-10: “In realtà, come è venuto una volta, visibile nella carne, a operare la
salvezza sulla terra, ora viene ogni giorno in modo spirituale e invisibile, a salvare le
singole anime come sta scritto: “Il nostro respiro è l’Unto del Signore” (Lam 4,20)”.
• Sul nesso venuta finale/venuta quotidiana leggi S.Pascasio Radberto, Commento al Vangelo di
Matteo 2,24: “Noi dobbiamo sempre tener presente al pensiero la duplice venuta di Cristo:
l’una quando apparirà e dovremo render conto di tutte le nostre azioni; l’altra di ogni
giorno, quando egli visita di continuo le nostre coscienze e viene a noi affinché al suo arrivo
ci troviamo preparati.”
• Riassume infine Pietro di Blois, Sull’Avvento, Sermone III: “Vi sono tre Venute del Signore, la
prima nella carne, la seconda nell'anima, la terza con il giudizio. La prima Venuta fu
dunque umile e nascosta, la seconda è misteriosa e piena d'amore, la terza sarà risplendente
e terribile. Nella sua prima Venuta, Cristo è stato giudicato dagli uomini con ingiustizia;
nella seconda, ci rende giusti mediante la sua grazia; nella terza, giudicherà tutte le cose
con equità: Agnello nella prima Venuta, Leone nell'Ultima, Amico pieno di tenerezza nella
seconda”
2 Mt 24:27 Infatti, come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del
Figlio dell'uomo; ὥσπερ γὰρ ἡ ἀστραπὴ ἐξέρχεται ἀπὸ ἀνατολῶν καὶ φαίνεται ἕως δυσμῶν,
οὕτως ἔσται ἡ παρουσία τοῦ υἱοῦ τοῦ ἀνθρώπου·
3 Non a caso è questo il verbo usato insistentemente da Gesù in Gv 6,54-58 per indicare quel
mangiare la Sua carne che porta alla comunione con Lui e con la vita eterna, che tanto scandalizzò i
suoi discepoli!
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termine Cristo!): la locuzione ricalca in greco l’ebraico bar ‘enàsh ‘figlio dell’uomo’ che vuol
dire semplicemente ‘uomo’, e con questo senso è usato spessissimo in tutto l’AT: anche nel
celebre passo apocalittico di Daniele dove il figlio dell’uomo è visto in visione dal profeta
assimilato a una figura divina.4
Proprio quest’utilizzo teofanico del termine da parte Daniale ha fatto sì che Gesù
potesse trovare nel ‘figlio dell’uomo’ l’unica espressione biblica in grado di esprimere,
anche se imperfettamente, il fatto inaudito dell’Uomo-Dio. Gesù infatti usa l’espressione
riferita a sé stesso sia per indicare la propria umanità5 sia la propria divinità. Quest’ultima
emerge con forza, come nell’Evangelo di questa Domenica, quando il Figlio dell’Uomo è
messo in relazione alla Sua venuta finale. A questo proposito non è certamente fuori luogo
rilevare, visto che entriamo in Tempo d’Avvento, che essenziale del Figlio dell’Uomo è
propriamente il venire. Il Figlio dell’uomo è colui che viene: è accompagnato da questo
verbo in almeno 10 delle 30 attestazioni in cui l’espressione appare in Matteo (di cui un
esempio che abbiamo sotto gli occhi è il v. 44: “nell'ora che non immaginate, viene
(ἔρχεται, èrchetai) il Figlio dell'uomo”).
Proseguendo, al v. 39 troviamo la parola ἔγνωσαν6,ègnosan la cui traduzione
letterale non è ‘(non) si accorsero di nulla’, ma (non) capirono. Se traduciamo in questo
modo ci accorgiamo del nesso fondamentale col v. 43 dove sulle labbra di Gesù il
medesimo verbo ritorna in γινώσκετε7,ghinòskete: “capite questo: se il padrone di casa
sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la
casa”. Allora diventa chiaro cosa non capirono, e perché non vigilarono, i contemporanei
di Noè.
Veglierebbe (ἐγρηγόρησεν, egregòresen): questo verbo importantissimo lo
troviamo quindi due volte, nel versetto appena citato e, come esortazione diretta da parte
di Gesù, al v. 42: Γρηγορεῖτε, gregorèite: “Vegliate dunque, perché non sapete in quale
giorno il Signore vostro verrà.” In quest’esortazione si potrebbe riassumere tutta la
pastorale dell’Avvento. E’ l’unico modo possibile per disporsi alla venuta del Signore:
comportarsi come se non dovesse arrivare mai (perché non si sa a che ora) e come se
dovesse arrivare subito. Ora, lo studio di questa parola ci dischiude un panorama
teologico grandioso. Ne capiamo meglio il senso se prendiamo in considerazione la
seconda lettura di questa Domenica, la lettera di S.Paolo ai Romani: “Fratelli, questo voi
farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi (ἐγερθῆναι, egherthènai)
Dn 7:13 Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a
un figlio d'uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
ἐθεώρουν ἐν ὁράματι τῆς νυκτὸς καὶ ἰδοὺ ἐπὶ τῶν νεφελῶν τοῦ οὐρανοῦ ὡς (come) υἱὸς
ἀνθρώπου (un figlio di uomo) ἤρχετο καὶ ὡς παλαιὸς ἡμερῶν παρῆν καὶ οἱ παρεστηκότες
παρῆσαν αὐτῷ.
5 Testo fondamentale è Mc 2,27-28: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato!
Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato": qui ‘uomo’ e ‘Figlio dell’uomo’ sono
interscambiabili. O cf. ad esempio Mt 11,18-19:“È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve” in
cui il Figlio dell’uomo è contraddistinto addirittura da quelle attività così strettamente umane che
abbiamo appena visto in Mt 24, 38.
6 Aoristo indicativo di γινώσκω.
7 Presente indicativo/imperativo di γινώσκω.
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dal sonno, perché adesso la nostra salvezza e piu vicina di quando diventammo credenti.”
(Rm 13,11). Come in italiano, in greco il verbo vegliare (da γρηγορέω, gregoréo) usato
nell’Evangelo è molto simile al verbo svegliare (da ἐγείρω, eghèiro) usato nella lettera ai
Romani, anzi in greco l’affinità è ancora maggiore: γρηγορέω ‘veglio’ è derivato dal
tempo perfetto di ἐγείρω ‘sveglio’ e quindi significa ‘sono stato svegliato, veglio’: è,
praticamente, lo stesso verbo usato con due sfumature temporali diverse. Quindi il
collegamento fra l’esorazione di S.Paolo e quella di Gesù è la stessa, incentrata sulla
medesima azione, lo svegliarsi/vegliare. Ma in Matteo abbiamo letto che dobbiamo
vegliare perché non si sa in quale giorno (ἡμέρᾳ, hemèra, v. 42) il Signore verrà, in Paolo
che dobbiamo svegliarci perché “la notte è avanzata, il giorno (ἡμέρα, hemèra) è vicino”
(Rm 13,12). Quindi? Esattamente quanto dicemmo a proposito dell’Avvento: esso è
parousìa (presenza) e adventus (venuta), esso è già e non ancora, Cristo è venuto allora e
viene ora e verrà ancora. Di nuovo, vediamo come questa Domenica ci induce
mirabilmente a considerare la venuta del Signore come una presenza, lontana eppura
vicina, “come in cielo così in terra”, come il suo Regno che deve venire (Mt 6,20) ma che è
anche in mezzo a noi (Lc 17,21). O ricordiamo anche i vv. 7-8 di Mt 10: “ Strada facendo,
predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate (ἐγείρετε,
eghèirete) i morti…”. E proprio qui ritroviamo il verbo da cui siamo partiti, ‘(s)vegliare’:
infatti per ‘risuscitare’ in greco si possono usare due verbi, ἀνίστημι, anìstemi (‘mi levo’)
ed ἐγείρω, eghèiro (‘mi sveglio’8), ma in Matteo si sceglie solo quest’ultimo, quello usato
nel versetto appena citato nonché per la resurrezione di Gesù.
Quindi, tramite Paolo, capiamo che il Γρηγορεῖτε, gregorèite (Vegliate! dal tempo
perfetto di ἐγείρω) del v. 42 riecheggia obiettivamente la resurrezione e, anche se magari
non era nelle intenzioni esplicite di Matteo, per noi non può non essere un invito a vivere
l’oggi con cuori risorti: perché l’unico modo per risorgere (ἐγείρω) con lui alla sua venuta
ultima è vegliare (γρηγορέω, da ἐγείρω) ora per la sua venuta quotidiana. Certo senz’altro
così intese S.Paolo, leggiamo ad es. Ef 5,14: “Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e
Cristo ti illuminerà”9
Ora, la luce di Cristo è un altro concetto chiave del complesso di letture di questa
Domenica. Già abbiamo visto come la parola giorno (ἡμέρα, hemèra) compaia sia in Mt
24,42 sia in Rm 13,12, sia, infine, nella prima lettura di questa Domenica, Isaia 2,2: “Alla
fine dei giorni (ἐν ταῖς ἐσχάταις ἡμέραις), il monte del tempio del Signore sarà saldo
sulla cima dei monti e s'innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti”.
Dunque, sia Gesù sia Isaia parlano della fine dei giorni; ma la venuta del Figlio dell’Uomo
è paragonata alla venuta di un ladro nella notte e alcuni, mettendo a confronto questa
metafora con Am 5, 18-2010 o con Sof 1,14-1511, hanno pensato che Gesù si riferisca a una visione
del resto anche il nostro ‘cimitero’ viene dal greco koimētèrion, che alla lettera vuol dire
‘dormitorio’!
9 Che cita il magnifico versetto 19 del cap. 26 di Isaia: Ma di nuovo vivranno i tuoi morti. I miei
cadaveri risorgeranno! Svegliatevi ed esultate voi che giacete nella polvere. Sì, la tua rugiada è
rugiada luminosa, la terra darà alla luce le ombre.
10 Guai a coloro che attendono il giorno del Signore! Che cosa sarà per voi il giorno del Signore?
Tenebre e non luce! Come quando uno fugge davanti al leone e s'imbatte in un orso; come quando
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tenebrosa della venuta del Figlio dell’Uomo. Proprio per evitare questa interpretazione S.Paolo,
nella seconda lettura, ci riporta invece a una visione luminosa della venuta del Signore:
“La notte è avanzata, il giorno è vicino (Rm 13,12a).” E’ alla luce di questo giorno che si
realizza quanto profetizzato da Isaia nella prima lettura (2,4): “Egli sarà giudice fra le genti
e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance
faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un'altra nazione, non
impareranno più l'arte della guerra”. E’ esattamente quanto descrive S.Paolo in Rm 13,12b:
“…il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della
luce.” Continuando la lettura, vediamo che questo giorno è collegato anche all’’Evangelo
(Rm 13,13-14) “Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e
ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie”: insomma, non come “nei
giorni che precedettero il diluvio” come abbiamo letto nell’Evangelo (v. 38); “Ma Come in
pieno giorno…indossiamo le armi della luce (φωτός)” ribadisce S.Paolo riecheggiando la
prima lettura (Is 2,5): “Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce (φωτὶ) del
Signore”
S.Paolo, ereditando la grande tradizione profetica isaiana12, ha inteso bene le parole
di Gesù: la metafora del ladro notturno non indica che la venuta del Figlio dell’Uomo sarà
tenebrosa, ma precisamente mette in risalto quanto Matteo già aveva riportato qualche
versetto prima con una locuzione identica a quella di questa Domenica “come la folgore
viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta (parousìa) del Figlio
dell'uomo”13. La notte allora - è chiaro - non ha nulla a che fare con il Giudizio ma con la
nostra errabonda vita attuale, in cui siamo chiamati a rivestirci di Cristo affinché
“risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e
rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,16).
Di nuovo, nell’immagine di questa luce che viene da oriente e che è già nostra,
ritroviamo compendiato il mistero dell’Avvento come presenza e come venuta.
entra in casa, appoggia la mano sul muro e un serpente lo morde. Non sarà forse tenebra, non luce,
il giorno del Signore? Oscurità, senza splendore alcuno?
11 È vicino il grande giorno del Signore, è vicino e avanza a grandi passi. Una voce: "Amaro è il
giorno del Signore!". Anche un prode lo grida. Giorno d'ira quel giorno, giorno di angoscia e di
afflizione, giorno di rovina e di sterminio, giorno di tenebra e di oscurità, e giorno di nube e di
caligine.
12 Confronta anche Rm 13,14: “Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo” con Is 60,1 “Àlzati,
rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te”.
13 Mt 24,27 cf. nota 2.
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