Comunicato stampa

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Comunicato stampa
Associazione Premio Internazionale Emilio e Aldo De Martino
«Amore per lo sport e per la vita»
EMILIO & ALDO NEL SEGNO DELLA CONTINUITÀ
Il Premio Internazionale Emilio e Aldo De Martino – Amore per lo sport e per la vita, portato avanti dalla
omonima Associazione, è un appuntamento sentito del panorama sportivo e culturale italiano. Padre e figlio
giornalisti, scrittori e uomini di cultura, Emilio e Aldo De Martino sono stati sempre uniti da un comune
sentire, l’attenzione alla motivazione interiore che induce qualcuno, “con clamore o in silenzio, professionista
o dilettante che sia, ad operare nello sport con ‘amore’, tramite un comportamento verificato nel tempo, non
sciupato, come spesso accade, dall’emotività e dalla cruda realtà dell’agonismo inteso come modo di vivere».
Così, infatti, recita l’atto notarile che ufficializzò il riconoscimento.
Il Premio dunque vuole non solo sottolineare un’impresa sportiva fuori del comune, ma soprattutto mettere
in risalto i valori di chi l’ha compiuta.
Il Premio nacque per volontà di Aldo che voleva onorare la memoria del padre e fu assegnato per la prima
volta nel 1966. Dal 2008, secondo la volontà di Aldo, scomparso nel 2006, è dedicato alle famiglie di sportivi,
simbolo di un impegno generazionale nella vita e nello sport ed è esteso anche ad Aldo per volontà della
moglie Carla e degli amici dell'Associazione.
Il patrimonio culturale dei De Martino- libri, scritti, raccolte- nel 2011 è passato all’Università Cattolica del
Sacro Cuore di Milano. Il “Premio Internazionale Emilio e Aldo De Martino – Amore per lo Sport e per la Vita”
continua a celebrare la grande umanità e cultura dei due uomini per tramandarne i valori alle nuove
generazioni.
Emilio De Martino (Milano, 19.6.1895 – Rapallo, 12.8.1958) – biografia
Volontario nei due grandi conflitti mondiali, tenente e maggiore del Genio, due volte ferito sul Carso e sul
Don, tre croci di guerra, Emilio De Martino scompare a 63 anni per le conseguenze di una infezione contratta
sul fronte russo. Nel 1920 si sposò con Gisla Boero, unione allietata dalla nascita di due figli, Luciana e Aldo.
Due le passioni alle quali resterà fedele: lo sport, il calcio in particolare (dapprima come giocatore nella
Juventus Italia, Novara, Lazio), e il giornalismo. Riceve il testimone di primo responsabile della rubrica
sportiva dal direttore del Corriere della Sera Luigi Albertini il l° marzo 1923 quando lo sport era confinato in
due, tre notizie nelle sei colonne delle poche pagine del giornale, anche se la sua militanza nella testata
milanese di via Solferino era iniziata tre anni prima. E al Corriere della Sera resterà fedele più di vent’anni,
passando poi alla responsabilità dello sport nel quotidiano milanese del pomeriggio Milano-sera e del
settimanale Football Italiano. Nel 1947 viene chiamato a dirigere il più importante foglio sportivo italiano, la
Gazzetta dello Sport che lascerà alla fine del 1949 per ragioni di salute. Ma la passione, appena recuperate le
forze, gli impone di tornare in pista: nuovo passaggio a Milano-sera e fondazione del rotocalco settimanale
Lo Sport, confluito poi ne Lo Sport Illustrato al quale continuerà a dare il suo prezioso apporto sino agli
ultimi giorni di vita.
Emilio De Martino è stato uno dei più popolari giornalisti sportivi italiani, vibrante interprete del gesto
agonistico e fantasioso evocatore di immagini per un pubblico legato, sino a quel momento, ai grandi
avvenimenti solo attraverso giornali e radio (la nascita della televisione in Italia è datata infatti 1954 e alla tv
De Martino ha potuto offrire un marginale apporto: una rubrica di posta riscosse comunque ampi consensi).
Il suo ricordo rivive nella testimonianza del collega, amico e compagno di tanti servizi, il grande Orio
Vergani, apparsa sul Corriere d’Informazione: “Per molti anni ho lavorato vicino a Emilio De Martino. Ci
separava solamente un corridoio, due porte a vetri; quella del suo ufficio e quella del mio. Più che vederlo, lo
udivo. De Martino non concepiva di poter lavorare in silenzio. Dal suo tavolo, comandava come un
‘nostromo’ la sua ‘ciurma’ a gran voce e con grandi grida. Perché gridava. Gridava perché era convinto di
avere vissuto una eccezionale giornata di sport, anche se la domenica sportiva era stata, alla prova dei fatti,
assolutamente incolore. Ma Emilio non credeva alle giornate ‘incolori’. Ogni sabato si preparavano ‘grandi
cose’. Ogni lunedì il bilancio era elettrizzante, e se non lo era, ed era stato, anzi, addirittura deficitario, quel
deficit, c’era da giurarlo, preparava una riscossa per la domenica prossima”. Gian Maria Dossena ha scritto:
“La grande lezione che Emilio De Martino ci ha lasciato è una lezione di gioia e di ottimismo: lui non
affrontava la vita, l'abbracciava”. Il pubblico ha ricambiato la grande lezione di ottimismo e di gioia che ha
improntato il suo lavoro con corali manifestazioni di simpatia: sulle strade del Giro d'Italia non era
infrequente che gli venissero tributate calorose scritte d'affetto.
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«Amore per lo sport e per la vita»
Ma Emilio De Martino non è stato solo questo, come del resto si può desumere dalla sintesi delle sue opere.
È stato un romanziere prolifico, per adulti e ragazzi (‘Il cuore in pugno’ anticipava di tre anni l’avventura
americana di Primo Carnera, il solo pugile italiano a catturare il titolo mondiale dei massimi, ‘La squadra di
stoppa’ ebbe uno straordinario successo, di fatto costringendo l'autore ad elaborare nuovi, e per la verità
meno fortunati episodi, e ‘La danza delle lancette’ dedicata all'epopea della Mille Miglia fornì lo spunto per
una elaborazione cinematografica), nonché applaudito commediografo: l'ultimo testo lo scrisse per Wanda
Osiris, ‘La donna e il diavolo’, rivista presentata al Teatro Lirico di Milano nella quale si vedeva la più famosa
soubrette dell'epoca esibirsi cantando una canzone araba in groppa a un cammello.
Aldo De Martino (Milano, 3.5.1927 – 11.9.2006) – biografia
Quando Emilio De Martino, sessantatreenne, muore a Rapallo logorato nel fisico dalla drammatica campagna
di Russia nel secondo conflitto mondiale, Aldo ha 31 anni. Volontario il padre nei due conflitti bellici mondiali,
volontario nella Resistenza il diciassettenne Aldo. Il riconoscimento di patriota gli viene rilasciato dalla
Commissione partigiani per l'attività svolta fra il 1° ottobre del '44 al 25 aprile 1945 contrassegnato dal
numero 56546. Del padre ha condiviso tutto, la gioia di vivere soprattutto, le amicizie e la frequentazione
delle grandi firme del giornalismo, non solo di nicchia. Sui banchi del liceo ha contratto la passione per la
pittura che lo accompagnerà tutta la vita, amico di pittori, critici e mercanti con i quali ha stabilito un vero
scambio di umanità, di sapere e di vita.
È ventenne allorché a Emilio viene assegnata nel 1947 la cattedra del primo quotidiano italiano sportivo, La
Gazzetta dello Sport: l’approccio alla professione giornalistica diventa dunque per Aldo, che ha seguito il
padre in tante trasferte, uno sbocco, più che naturale, inevitabile. Versatilità e fantasia gli impongono mille
altre esperienze: perché Aldo, anche a 79 anni, poco prima di lasciare la sua adorata moglie Carla, ha la
curiosità di un bambino, è irrequieto, tante idee per la testa e mille progetti da portare avanti: per questo la
sintesi della sua attività è problematica, alimentata da tante e variegate sfaccettature.
La sua firma, fra il 1950 e il 1954, compare nelle pagine sportive de Il Messaggero, La Nazione, Gazzettino,
Italia, Stadio, Tempo di Milano, Lo Sport e Lo Sport Illustrato: scrive di calcio, sci, atletica leggera, nuoto,
tennis, e molto di boxe se è vero che, nel 1956 appare al fianco di Mario Sanvito condirettore e co-fondatore
di Pugilato, una rivista dedicata alla noble art (all’epoca molto in auge) che sarà costretto, per ragioni
contrattuali collegate ai nuovi incarichi, ad abbandonare due anni dopo. Nel 1951 ha fondato e diretto Sport
Universitario, il giornale del Cus, il Centro Universitario Sportivo italiano, e nell'aprile dell'anno successivo
rileva con Grazia Lanzillo, Agisport, la seconda agenzia italiana vocata alla sport e fondata nel 1948 dai
giornalisti Piero Monti e Febea Martinelli.
Nel mese di marzo del 1953 Aldo De Martino e Luigi Ferrario, proprietario-direttore della maggiore agenzia,
Sportinformazioni, si accordano per fondere le due testate sotto l'egida della nascente Editoriale Sportiva
Lampo srl. De Martino assume la qualifica di vicedirettore, ma già alla fine dell’anno opera nella sede
milanese della Rai, e precisamente nella sezione sperimentale della televisione, che debutterà il 3 gennaio
del 1954. È una svolta fondamentale: alla Rai resterà fedele sino al momento del congedo dalla professione,
conservando per diversi anni la sua quota di capitale in Sportinformazioni.
Nella sede milanese di corso Sempione diventa responsabile della redazione sportiva della televisione,
firmando fra l'altro l'esordio della Domenica Sportiva, sino a varare la celebre moviola, alla quale daranno il
loro significativo apporto il presentatore Enzo Tortora, il giornalista Carlo Sassi e il tecnico Heron Vitaletti. A
metà degli Anni Settanta viene chiamato a Roma per dirigere lo sport tv nazionale; alcuni mesi dopo rientra
a Milano come direttore del Centro Rai, sovrintendendo tutta la produzione, dalle reti all'alta definizione,
incarico che manterrà 16 anni (l’edizione di Fantastico, audience da 26 milioni e 600mila spettatori, resta
negli annali – quale primato della Rai come del resto i Promessi Sposi, Linea di confine in alta definizione con
la Turner e Sting: fu, quello di De Martino, l’ultimo periodo delle grandi produzioni milanesi). Ma la sintesi
dell’attività e degli interessi di Aldo De Martino è lontana dall'esaurirsi: nel 1965, scomparso Mario Sanvito,
l'Istituto Nazionale delle Assicurazioni, gli affida la preziosa Agenda Ina – sport, piccolo (quanto a formato) e
puntuale documento di consultazione delle vicende annuali dello sport italiano. Ed è rettore, per più di
trent'anni, dell’antica Accademia degli Inquieti, che annovera fra i fondatori l'avvocato Giuseppe ‘Peppino’
Prisco alla scomparsa del quale gli subentrerà il figlio Luigi: l'Accademia assegna il “Premio alla carriera” e il
“Premio impegno professionale”, chiamando a dibattere studiosi di fama i nodi cruciali di carattere sociale e
culturale. Aldo è propugnatore del Premio dedicato all’indimenticabile giornalista Beppe Viola da lui assunto
in Rai, e del Premio Internazionale Vincenzo Torriani “per chi ama il ciclismo e lo fa vivere”.
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«Amore per lo sport e per la vita»
Maestro del Lavoro, Ambrogino d’Oro, Benemerito di Milano, componente del Collegio presso il Tribunale di
Milano che deve giudicare dei ricorsi avverso le deliberazioni del Consiglio Nazionale dell'Ordine dei
giornalisti, sono alcuni dei prestigiosi attestati ad Aldo attribuiti. Fonda, a metà degli anni Sessanta una
piccola casa editrice, Adiemme, acronimo del proprio nome, nella quale riversa quanto cultura e genialità
suggeriscono: merita un distinguo la pubblicazione di ‘Da Cesare a Churchill – Storia d’Inghilterra’, corredata
da 20 raffinati cartoncini firmati dal pittore Rognoni. L'idea nasce ascoltando Radio Milano che trasmette una
poesia del poeta di redazione Alberto Cavaliere, uomo di cultura amico di papà Emilio. La poesia esaltava la
vita e l'opera del grande statista inglese scomparso un anno prima. Cavaliere gli dice che quella poesia
concludeva un poema in ottava rima, aggiungendo ironicamente che, visto il trattamento per solito riservato
ai poeti, non si attendeva frotte di editori alle porte. Concludendo: a chi può interessare? “Interessa a me”,
gli risponde Aldo, e via alle stampe. Un altro titolo curioso, sempre del '65, è ‘Le vetture Alfa Romeo dal
1910’: il lavoro che cresce di giorno in giorno e alcune complicazioni burocratiche, non economiche – Aldo
spende di tasca sua, ma è attento ai bilanci – lo costringono dopo pochi anni a chiudere l’avventura
editoriale.
Figura anche nell'elenco dei presidenti del Rotary La Malpensa, socio del Rotary San Siro. Ha curato il
Progetto Milano 2000, finalizzato a sostenere la candidatura milanese ai Giochi Olimpici con la supervisione
di Massimo Moratti. Ha pensato e diretto per due anni Rotary Gazzetta 2040 per i Governatori Pontremoli e
Sarasso e per due anni, 1989-90, la rivista dei Maestri del Lavoro Il magistero del lavoro, collabora a testate
come Vitalità e Guidare sport ed è la mente dell’agenzia politico-culturale Il telegramma. Ma il curriculum di
Aldo De Martino non avrebbe significato senza aggiungere che tutta la sua vita appare contrassegnata da
una priorità: onorare il padre Emilio. Per questo decide di creare il “Premio Emilio De Martino Amore per lo
Sport" assegnato la prima volta nel 1966 a Busto Arsizio. Nel corso dei decenni, lo riceveranno i più bei nomi
dell’agonismo italiano e dello staff dirigenziale meritevole, dello sport sociale e di coloro che, in un modo o
nell’altro, hanno espresso al meglio il gesto atletico. Il 6 marzo 1988 a Milano, il Premio viene ufficializzato
con atto notarile e viene esteso anche all'amore per la vita. Infine, la moglie di Aldo, la signora Carla, dopo
la scomparsa del marito, con gli amici dell'Associazione, ha voluto estendere l'intestazione anche ad Aldo.
Ufficio stampa Gruppo Areté
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