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Duello Lorenzin-Guidi prima del ddl
«II nostro lavoro l'abbiamo fatto, ora dovremo
affrontare la battaglia più difficile: quella contro le lobby
in Parlamento che proveranno a azzannare il ddl
concorrenza da tutte le parti». Il giorno del primo
"compleanno" del governo, il premier lo festeggiacome dice ai collaboratori dopo la conferenza stampa«nel segno del lavoro e delle liberalizzazioni: sintesi
migliore non poteva esserci».
Per la verità, benché nella foresta pietrificata delle
professioni qualcosa si muova, nel ddl Guidi sono più le
cose che mancano di quelle che ci sono. Una in
particolare, la norma che consentiva alle parafarmacie di
vendere medicinali con ricetta, è saltata persino prima di
entrare in Consiglio dei ministri. Dove pure un certo
battibecco tra Federica Guidi, sponsor delle
liberalizzazioni, e Beatrice Lorenzin, sostenitrice dei
farmacisti, si è verificato. «Al preconsiglio - racconta
una fonte - la norma sui farmaci di fascia C era
presente, poi c'è stato un blocco totale del ministero della
Scontro sui farmaci.
Ira della minoranza
Pd peri licenziamenti
collettivi nei decreti
Salute». Lorenzin, per troncare la discussione nella sala
verde, alla fine è sbottata: «Ma la farmacia cos'è per voi?
Solo un negozio?». La Guidi ha comunque tenuto duro
sull'ingresso dei soci di capitale nelle farmacie: «Al banco
restino pure i farmacisti, ma non possiamo bloccare un
investitore che vuole comprare una catena di farmacie».
I ministri Ncd, oltre ad aver stappato la liberalizzazione
dei farmaci, con Maurizio Lupi sono anche riusciti a far
rinviare la riforma dei porti. E lo stesso Lupi ha fatto
saltare l'apertura a Uber e Ncc: «Ci possiamo permettere
uno sciopero dei taxi magari durante l'Expo?».
Sul decreto lavoro è passata l'impostazione hard più
gradita a Ichino, Poletti e Sacconi,. Nonostante
l'opposizione in Consiglio di Maurizio Martina e Andrea
Orlando, i due ministri Pd più di sinistra, la disciplina sul
nuovo articolo 18 varrà anche per i licenziamenti
collettivi. «Una scelta grave nel metodo, inaccettabile
nella sostanza» per l'ex segretario Pd Guglielmo Epifani.
Il fatto è che, Ncd o non Ncd, è stato lo stesso Renzi a
sostenere Poletti sul disegno originario del Job Act,
nonostante il parere contrario delle commissioni
parlamentari. «Ci sono più tutele, via il precariato,
centinaia di migliaia di ragazzi che conosceranno
termini finora sognati come ferie, congedo, non é questa
la sinistra del lavoro?» si chiede il premier dopo la
riunione. Poletti e Stefania Giannini si sono dati
reciprocamente pacche sulle spalle per le norme
sull'apprendistato. «E la prima volta - le ha detto il
ministro del Lavoro - che l'apprendistato ha un
riconoscimento formale nel percorso formativo».
Giannini soddisfatta: «È l'inizio del sistema duale che
vige in Germania, ma declinato meglio. All'italiana».
Notai. Anche qui c'è stata battaglia sulla norma che
consente agli avvocati la possibilità di trascrivere atti di
compravendita. Madia, Franceschini e Alfano hanno
chiesto che al cittadino venisse comunque garantita «la
certezza dell'atto». E Alfano si è lanciato in una
dissertazione sul concetto di «fede pubblica» assicurato
dal notaio. Siparietto finale tra Renzi e i ministri Ncd che
twittavano durante il Consiglio. «Ma come, proprio tu ci
rimproveri?».