La lezione di Bobba: i problemi e i rimedi I bimbi con la valigia della

Transcript

La lezione di Bobba: i problemi e i rimedi I bimbi con la valigia della
attualità
il nostro
tempo
Domenica 21 Maggio 2007
n. 21
3
INTERVISTA Dopo il grandioso successo di piazza San Giovanni, si tiene a Firenze la Conferenza sulla famiglia
indetta dal ministero competente. Nodi irrisolti e possibili soluzioni. I Dico e gli omosessuali
Bindi: ora il governo
Dal 24 al 26 maggio si tiene a Firenze la conferenza governativa sul tema «Cresce la famiglia, cresce l’Italia». Sull’importante appuntamento Giorgio Zucchelli e Francesco
Zanotti, presidente e vicepresidente della Federazione italiana della stampa cattolica, hanno posto alcune domande a
Rosy Bindi, ministro delle Politiche per la famiglia.
Sabato scorso si è
svolto il Family day:
il milione di persone
presente in piazza
San Giovanni, a Roma, ha fatto sentire la
richiesta di attenzione alle esigenze delle
famiglie. Ha anche
detto «no» ai Dico. Si
tratta di un segnale
che ha colto di sorpresa molti commentatori e il Paese intero.
Ora, le richieste che
giungono da questa
parte di cittadini non
potranno non essere
raccolte. Il governo e
la politica sono pronti
a rispondere a queste
attese emerse per la
prima volta in maniera così clamorosa?
La manifestazione di sabato scorso non mi ha
sorpreso, conosco bene
il clima di partecipazione
e di entusiasmo, in cui si
mescolano la dimensione
sociale e quella spirituale,
proprio dell’associazionismo cattolico presente in
piazza. Ho sempre pensato che il Family day dovesse essere colto da tutti
come un’occasione per
rimettere al centro della
politica i problemi quotidiani e i bisogni veri delle
famiglie. La famiglia è un
bene troppo prezioso per
farne la bandiera ideologica di una parte. La politica ha il compito di ascoltare e, senza tentare strumentalizzazioni, trovare
le risposte più efficaci ma
anche le più condivise.
Ed è quello che abbiamo
iniziato a fare con la Finanziaria del 2007. Vorrei
che non si dimenticasse
che questo è il governo dei
3 miliardi di euro per gli
assegni familiari alle famiglie con figli, del potenziamento degli asili nido,
della tutela della maternità per le lavoratrici precarie, del fondo per i disabili
e gli anziani non autosufficienti. Sono tutte misure che segnalano una
nuova sensibilità politica
e sociale che intendiamo
consolidare a partire dalla Conferenza nazionale
della famiglia.
Pensa che l’ottima
riuscita del Family
Day avrà un peso sulla Conferenza? Quali
sono le attese per la
Conferenza nazionale
della famiglia che si
svolge a Firenze?
In questi mesi ho avuto
modo di incontrare più
volte il Forum delle famiglie, che è stato coinvolto,
come altre associazioni
e soggetti istituzionali,
nella preparazione della
Conferenza e sono certa
che dal presidente Giacobbe e da tanti altri verranno contributi importanti. Le istanze avanzate
dal Family day sono già
presenti nelle dieci sessioni in cui articoleranno
i nostri lavori: penso alla
sessione su «famiglia e diritti» in cui affronteremo
il tema della soggettività
della famiglia; ma anche a
quelle dedicate ai rapporti tra «famiglia e lavoro»,
«famiglia e responsabilità
educative»; «famiglia e fisco»; «famiglia e welfare».
Sarà un grande cantiere
in cui far dialogare saperi,
responsabilità istituzionali e vissuti quotidiani
per costruire insieme un
progetto forte per tutto il
Paese. Da queste giornate
di lavoro dovranno emergere le priorità per il prossimo Dpef e la Finanziaria
2008, ma soprattutto le
linee portanti del primo
Piano nazionale per la famiglia, un vero e proprio
piano d’azione destinato
a promuovere i diritti della famiglia. Lo slogan che
abbiamo scelto «Cresce la
famiglia, cresce l’Italia»
esprime bene le ambizioni
e gli obiettivi che vogliamo
perseguire in questa legislatura per colmare i gravi
ritardi accumulati in tutti
questi anni.
I Dico sono ancora nell’agenda del governo?
Come si può dire che
non creano problemi
alla famiglia quando
riconoscono un altro
tipo di vincolo, visto
che da sempre la legge ha una funzione
anche
pedagogica?
Non basta intervenire
sul Codice civile per
rispondere ad alcuni
bisogni dei singoli cittadini, compresi gli
omosessuali? Non si
può ritornare a questo
compromesso?
La nostra proposta non
riconosce un altro tipo
di vincolo e non regola le
unioni di fatto, non fonda
un nuovo status e non propone ai giovani un nuovo
modello di vita. Si limita a
individuare la titolarità di
alcuni diritti e doveri dei
conviventi attraverso la
certificazione anagrafica
di una situazione di fatto,
per questo non può essere
confusa né con un Pacs né
con un simil matrimonio.
Ci siamo limitati a dare
fondamento legislativo ad
una parte dei tanti diritti
che da tempo la giurisprudenza consolidata riconosce ai conviventi. Siamo
intervenuti su diritti personalissimi, proprio per
evitare ogni tipo di assimilazione alla famiglia fondata sul matrimonio. E’ vero,
c’è chi sostiene che sarebbe meglio usare altri strumenti, il contratto privato
e il notaio, ne discutano
i giuristi e naturalmente
il Parlamento. Il governo
è sempre aperto al confronto e poiché nessuno
in piazza San Giovanni ha
negato la necessità di tutelare i diritti delle persone,
credo possibile ritrovare
la serenità di un confronto
di merito. Le distanze non
sono incolmabili se nessuno assolutizza i propri
strumenti e se il dialogo
si fonda sulla reciproca fiducia nell’autenticità delle
intenzioni. In ogni caso c’è
da chiedersi se la modifica
del Codice civile rappresenti davvero una misura
meno lieve di quella che
ha proposto il governo.
Ha suscitato polemiche la sua decisione
di non invitare le associazioni
omosessuali alla Conferenza
di Firenze: secondo
lei sono i segnali che
confermano il permanere di posizioni inconciliabili attorno al
tema della famiglia?
E cosa risponde ad alcuni suoi alleati di governo che vorrebbero
parlare di conferenza
“delle famiglie”?
La sintesi che abbiamo individuato nel programma
di governo e il percorso che
stiamo facendo puntano a
rafforzare le politiche per
la famiglia e a riconoscere i diritti delle persone.
E’ una strada di grande equilibrio e di grande
saggezza. La famiglia,
Le donne devono
poter tornare a
fare figli, senza
essere penalizzate
GIUDIZIO
giuridicamente, è quella
dell’art. 29 della Costituzione e agli omosessuali
non abbiamo riconosciuto
né il matrimonio né i diritti di filiazione. A Firenze abbiamo organizzato
una Conferenza nazionale sulla famiglia, non un
convegno sulla condizione
omosessuale in Italia. Ma
chi può negare la pluralità di forme di famiglia? Le
madri sole, ad esempio,
sono famiglia, così come
i padri separati; e anche
le persone omosessuali
vivono rapporti familiari,
come figli, fratelli o sorelle, zii o nipoti. Nessuno
pensa di discriminare
queste persone, tuttavia
le loro scelte di coppia non
possono essere assimilate
alla famiglia.
Al di là delle polemiche
veniamo al punto centrale: la famiglia italiana
è una risorsa preziosa,
indispensabile, per la nostra società e per il suo futuro. Non mancano i problemi (denatalità, divorzi
e separazioni in aumento,
matrimoni in calo, anche
per fattori legati alla difficoltà di trovare lavoro
e acquistare una casa):
quale specificità deve avere a suo avviso la politica
familiare rispetto ad altre
politiche che si occupano
della persona e delle questioni sociali?
La famiglia (Olycom) torna al
centro dell’agenda politica del
governo. In alto, Rosy Bindi
Sotto, a sinistra, il senatore
teodem della Margherita Luigi
Bobba e, a destra, Cecilia
Sarkozy, moglie del Presidente
francese, con i figli (LaPresse)
Il senatore già presidente delle Acli
CRONACA I figli di Sarko visti dal giornalista Merlo
La lezione di Bobba:
i problemi e i rimedi
I bimbi con la valigia
della famiglia plurima
emanuele rebuffini
MARIAPIA BONANATE
Senatore Luigi Bobba,
insieme a Treu, è promotore della proposta
«Norme per la promozione del welfare familiare e generazionale».
L’obiettivo è riportare
la famiglia al centro
della politica?
La composizione dei nuclei familiari è radicalmente mutata. Non solo
perché le famiglie sono più
piccole, ma è cresciuto il
numero delle persone sole
che costituiscono circa il
25 per cento dei nuclei familiari. La presenza di circa 550 mila coppie stabili
conviventi, con o senza
figli, non coniugate e che
rappresentano il 2,3 per
cento del totale dei nuclei
familiari e il 3,6 per cento
delle coppie in generale,
insieme alla comparsa di
una nuova forma di famiglia composta da un solo
genitore con uno o più figli. Sono 1.941.000 circa i
nuclei monoparentali (8,9
per cento). E, infine, circa un terzo delle coppie
sposate non hanno figli.
Si arriva così a un 45 per
cento di famiglie che non
hanno figli su un totale
di 21.800.000. Va aggiunto che l’Italia presenta un duplice primato, il
minor tasso di fertilità
(1,33 figli nati per donna)
e il minor tasso di occupazione femminile.
Come si è arrivati a
questo punto?
C’è stata una miopia della
politica. Si è verificata una
“sussidiarietà al contrario”; la famiglia ha “sussidiato lo Stato”, svolgendo
un ruolo di supplenza nel
campo del welfare e anche
di promozione dello sviluppo economico. Ora però le famiglie italiane hanno tirato i remi in barca e
non possono più farcela
C’è oggi una folla sempre più estesa di bambini con la valigia sempre
pronta. Sono i figli dei separati. Sono bambini che
hanno visto moltiplicarsi,
accanto alle madri e ai
padri che li hanno concepiti, i genitori aggiunti. A
fine settimana o nelle date stabilite da un giudice,
mettono nelle loro sacche trolley maglioncini,
vestiti, i libri di scuola, il
pupazzo preferito. Ma soprattutto volti, comportamenti e riferimenti che
hanno lasciato dietro alla
porta che si è chiusa alle
loro spalle. Dove andranno li aspettano altri volti
e altri riferimenti, altri affetti e comportamenti che
dovranno mettere nella
valigia del ritorno.
Sono i piccoli pendolari
della famiglia di oggi, una
generazione in movimento
fra una casa e l’altra, fra
un quartiere e l’altro, fra
una città e l’altra. Sono i
figli della famiglia plurima
e radiale che Francesco
Merlo, giornalista de «la
Repubblica», con entusiasmo ha osannato, prendendo a modello quella del
neopresidente francese,
Nicholas Sarkozy. Dinanzi alle fotografie del complesso familiare di Sarko e
dell’attuale moglie Cécilia,
due figli di lei, altri due figli di lui, il quinto figlio di
entrambi, immortalati da
giornali e tv nella cerimonia di presentazione del
vincitore delle recenti elezioni, Merlo si è commosso
per la felicità che i ragazzi
sprigionavano, «tutti belli,
i maschi con l’orecchino e
i capelli lunghi, le ragazze
un po’ impacciate, ma eleganti».
Ha elevato un inno al
genere di famiglia che
rappresentano e «che può
da sole. Quattro gli indicatori più inquietanti: il
tasso demografico, gli anziani non autosufficienti,
la povertà tra i minori, il
numero di donne che abbandonano il lavoro dopo
il primo figlio. La popolazione attiva passerà dal
66 per cento del 2005 al
53 per cento del 2050,
con conseguenze rilevanti
sulla capacità di produrre ricchezza e perdita di
competitività del sistema
Paese, oltre alla dilatazione della spesa sociale e
sanitaria.
E’ la terza emergenza che sorprende di
più: il numero di minori in condizioni di
povertà…
Da un’indagine conoscitiva della Commissione affari sociali della Camera
risulta che circa 1 minore
su tre si trova in condizione di povertà relativa.
Siamo di fronte ad una
nuova forma di disuguaglianza nell’accesso alle
risorse redistribuite dalla mano pubblica: quella
generazionale. E’ come se
rubassimo brandelli di
futuro alle generazioni di
domani, sottraendo loro
opportunità di crescita
e formazione. Bisogna
però contrastare anche
la discriminazione di genere, che si evidenzia attraverso tre indicatori: la
distribuzione del lavoro
di cura è per il 75 per cento in carico alle donne;
il tasso di occupazione è
tra i più bassi in Europa;
l’abbandono del lavoro
alla nascita del primo figlio è del 21 per cento E,
infine, la mancata realizzazione del desiderio di
maternità: le donne italiane fanno1,33 figli, ma
ne vorrebbero 2,19.
Quali provvedimenti
concreti adottare per
superare il gap che
ci separa dagli altri
Paesi?
Le leve su cui agire sono
cinque: quella fiscale; i
sostegni al reddito; la rete
dei servizi; la conciliazione tra lavoro e famiglia;
l’investimento sulle generazioni di domani. Sul
sistema fiscale la discussione è aperta. L’unica cosa certa è che così non va;
che questo sistema penalizza le famiglie numerose,
monoreddito e monoparentali e quelle più povere. Occorre partire da un
principio semplice: tassare non il reddito nominale, ma quello effettiva-
A Firenze affronteremo
questi temi nella giornata
più intensa di approfondimento dedicata alle sessioni tematiche e a ben 24
gruppi di lavoro. La nostra ambizione è proprio
quella di offrire, per la
prima volta, la possibilità
di inquadrare l’universo
famiglia in tutta la sua
ricchezza,
complessità
e anche problematicità.
Vorremmo cogliere la normalità di milioni di famiglie, altrimenti diventa
anche difficile delineare
una strategia efficace. Le
politiche per la famiglia
non sono politiche settoriali. Non a caso, oltre a
specifiche competenze (la
crisi demografica, la promozione della natalità, la
conciliazione dei tempi
di vita e di lavoro, il sostegno alla genitorialità,
le adozioni, la lotta alla
pedofilia) nel governo ho
anche la responsabilità
di indirizzare e coordinare l’insieme delle politiche
verso il riconoscimento
della soggettività della famiglia. Una politica seria
per la famiglia richiede
interventi sul fisco e il lavoro; la casa e la salute; la
mente disponibile. Tenere
conto della composizione
del nucleo familiare nel
determinare l’ammontare
di imposta effettiva. Poi
c’è la questione dei sostegni al reddito: qui lo strumento principale è l’assegno familiare che progressivamente deve diventare
una misura universalistica; così come si sostiene
la famiglia nella cura dei
più piccoli, altrettanto
deve avvenire con gli anziani non autosufficienti.
Infine, una misura indicata nel nostro disegno di
legge, l’assegno alla nascita, può rappresentare
un incentivo effettivo alla
natalità.
Quali le altre proposte
più interessanti contenute nel disegno di
legge?
Indichiamo misure concrete per favorire la scelta
del part-time senza penalizzare le aziende e per
incentivare il congedo parentale. Qui si apre anche
il capitolo sulle pensioni:
ovvero riconoscere alle
donne una contribuzione
figurativa pari ad un anno per ogni figlio in modo
da valorizzare il lavoro di
cura svolto. Infine, l’investimento sulle generazioni future con il baby
bond, che abbiamo chiamato «conto personale di
cittadinanza». Una dote
di risparmio privilegiato e
detassato da riscattare all’arrivo della maggiore età
del figlio. Un risparmio finalizzato a garantire pari
opportunità a tutti, anche
ai figli delle famiglie più
povere.
essere la migliore protezione per i figli, perché
la famiglia è riuscita solo
quando i ragazzi stanno
bene e stanno bene insieme, quando sono belli,
dolci, allegri come i cinque
della foto che certamente
sapranno farsi compagnia
anche all’Eliseo». E ha aggiunto, a conforto del proprio ragionamento, che
«proprio la famiglia prova
che è molto vario il modo
di stare al mondo, ciascuno in compagnia di chi gli
piace, cercando la propria
strada, proteggendo i propri affetti, senza modelli
e senza le solite impalcature ideologiche del tipo
famiglia di destra o famiglia di sinistra». Se invece
che le porte dell’Eliseo e
le immagini patinate dei
suoi futuri inquilini, Merlo avesse scrutato quelle
della tante famiglie plurime che vivono la quotidianità fuori dai riflettori mediatici, avrebbe scoperto
che forse la realtà è un po’
diversa. Avrebbe scoperto che la sera tanti bimbi
piangono smarriti nei loro
letti per gli sradicamenti
e i distacchi ai quali vengono sottoposti, per gli
affetti ogni volta interrotti,
per le lacerazioni profon-
de, psicologiche e umane.
Ferite che negli anni adulti, racconta l’esperienza,
rimangono
insanabili
perché legate ad un sensazione di abbandono, di
essere stati, come molti di
loro confessano da adulti magari sul lettino dello
psicanalista, considerati
dei pacchi postali, spediti
a destinazione a seconda
delle necessità degli adulti che non si rendevano
conto, o fingevano di non
vedere l’infelicità dei loro
ragazzi. Traumi che condizionano le scelte della vita e non di rado hanno esiti
di infelicità profonda.
Dietro all’aumento delle depressioni giovanili,
all’uso di sostanze come
ricerca di una risposta al
disagio esistenziale, non di
rado c’è la frattura di una
separazione dei genitori. In
tutto questo non c’entrano
i vescovi, citati da Merlo, le
ideologie, le paure bigotte,
ma solo un’immensa sofferenza di chi non ha voce.
C’è una nuova generazione
che vaga smarrita in un
puzzle familiare dove i pezzi vengono sostituiti con
sempre più disinvoltura e
per situazioni molto superficiali dagli adulti. E dove i
bimbi odiano le valigie.
scuola e i trasporti. Non
tutto è nelle mani del governo. Firenze sarà anche
un’occasione per misurare la volontà del Paese di
costruire un’alleanza per
la famiglia. C’è bisogno
di investire di più, di politiche sociali più robuste,
ma anche di favorire un
cambiamento di mentalità nei sindacati, nelle categorie produttive, nelle
amministrazioni pubbliche, capace di imprimere
al nostro modello di crescita economica e civile
un passo più attento alle
esigenze delle famiglie.
I figli devono restare un fatto privato o
sono da considerare,
anche attraverso politiche di concreto sostegno, una ricchezza
per tutta la società?
Sono un bene inestimabile per un Paese che vuole
guardare con fiducia al
futuro. Tutte le indagini
confermano un desiderio frustrato di maternità
delle donne italiane, dobbiamo mettere le coppie
nelle condizioni di avere il
numero di figli che desiderano, eliminando gli ostacoli che ritardano la nascita del primo figlio o che
scoraggiano troppe donne
ad avere il secondo o terzo
bambino. La conciliazione
dei tempi di vita e lavoro,
la flessibilità degli orari,
i congedi di maternità e
paternità sono strumenti
sui quali stiamo lavorando per rendere meno lacerante il dilemma di una
scelta secca tra la famiglia e il lavoro. Ma quando
sono nati i figli costano e
le istituzioni devono fare
la propria parte con una
moderna rete di servizi e
il trasferimento di risorse
alle famiglie.
Si può pensare ad una
serie di aiuti sullo stile di quanto realizzato
di recente in Germania? Ci sono le risorse
economiche necessarie oppure, se non ci
sono, la volontà politica di ricercarle?
Solo di recente la Germania ha iniziato a fare
politiche familiari e sta
investendo molte risorse.
La nostra impostazione è
molto simile, ma dobbiamo aumentare le risorse.
Gli obiettivi sono sostanzialmente gli stessi: fare
in modo che le madri o
i padri che scelgono di
dedicare più tempo ai
figli possano farlo senza
dover rinunciare a gran
parte del proprio stipendio; garantire fin dalla
nascita, e almeno fino
alla maggior età, una dote per ogni bambino. Un
passo importante in questa direzione lo abbiamo
già fatto adeguando dal
gennaio di quest’anno
l’importo degli assegni
famigliari. Intendiamo
rafforzare questa strategia grazie alle risorse
dell’extragettito,
allargando in modo stabile
la platea delle famiglie,
e costruendo una rete
efficace di ammortizzatori sociali per i lavoratori flessibili. L’impianto
tradizionale dello Stato
sociale va ripensato e
orientato in maniera più
significativa verso la famiglia. Per questo sarò
presente al tavolo tra le
parti sociali e il governo
in cui si progetta il nuovo
welfare, e lì porterò anche i frutti del lavoro della Conferenza di Firenze.
(agenzia Sir)