pieghevole pedalata

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pieghevole pedalata
Tutti in bicicletta tra i campi e le aziende agricole alla
scoperta dell’ agricoltura e dell’ ambiente. Il percorso si
sviluppa su strade e sterrati con dei tratti di sentiero in
sottobosco.
La Coldiretti di Udine e la Sezione Coldiretti di San Vito al Tagliamento,
Con il patrocinio del Comune di
San Vito al Tagliamento
PRESENTANO
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“Di cà e di là da l’àrzin”
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Agritour Gleris
2008
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DOMENICA 29 GIUGNO
ORE 9:30
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Hanno collaborato:
Associazione Amici di Santa Sabina
Corale di Gleris
Polisportiva di Gleris
Testi di Ivan Trevisan
Foto di Daniele Trevisan
Grafica e stampa Futura Coop Sociale onlus
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1-GLERIS Lo dice il nome: il borgo è sorto sulle ghiaie di un antico letto del
Tagliamento. Poi, per oltre seicento anni, fu suddito dell ‘abbazia di Sesto. Una
lunga esistenza anonima, messa a ferro e fuoco dai Turchi nell’autunno del 1477.
Illuminata, infine, dall’arte dei quattro maggiori pittori sanvitesi: Bellunello e
Amalteo nella parrocchiale vecchia (XV—XVI secolo), Tramontin e Zuccheri in
quella nuova (XX secolo).
Il gigantesco S. Cristoforo affrescato intorno al 1533 da un non ancora trentenne
Pomponio Amalteo sulla facciata della vecchia parrocchiale illustra l’antica,
gentile leggenda del “portatore di Cristo” (questo è il significato del suo nome), e
propone, in prossimità di un ramo oggi interrato del Tagliamento, l’”aiutante”un
tempo invocato dai viandanti per un felice guado dell’infido torrente.
“Di cà e di là da l’àrzin”
Itinerario naturalistico nelle terre del sanvitese
dove un tempo scorreva libero il Tagliamento
9-FORNACE È l’unica rimasta delle ventidue un tempo attive nella zona. In
esse si cocevano tegole e mattoni (fin dal ‘600) e, con i ciottoli del Tagliamento,
si produceva la calce. Quest’ultima fornace fu costruita nel 1902 e restò in attività fino al 1976. Da allora è rimasta integra solo la maestosa ciminiera.
5-FORMAJER Probabile luogo di raccolta e trasformazione del latte delle
greggi un tempo al pascolo negli adiacenti terreni “comunali”. Nell’atlante
napoleonico del 1806 è definito semplicemente “casal”. Località isolata
e ricca di suggestione. La dimora padronale è anche conosciuta come
“casa degli spiriti”, a causa di presunti fenomeni paranormali verificatisi in
passato tra le sue mura.
2-RAMUSCELLO Toponimo legato anch’esso a remote scorribande del
Tagliamento.
Località policentrica: da Ramuscello vecchio, più a sud, stretto intorno
alla monumentale villa Freschi-Piccolomini, al centro attuale, irradiatosi
intorno alla parrocchiale, su su fino a Ramuscellutto, a ridosso di S.Sabina.
Piccola galassia frequentata volentieri da scrittori poeti: G.Prati e I.Nievo in
villa Freschi e P.P. Pasolini che s’inebriava alla calura estiva della “cava del
predi”, a Ramuscellutto (“un grun di claps cuòs dal soreli / là chà sbròvin i
dis piardùs”).
10-BOLZANO La grande villa padronale, ristrutturata nel ‘700 su preesistenze del ‘500, appartenne ai
conti Della Torre (fra i loro avi i primi signori di Milano e ben quattro patriarchi di Aquileia). L’oratorio,
intitolato a S. Pietro, conserva un affresco cinquecentesco con i santi Rocco e Sebastiano, all’ epoca
veneratissimi contro l’incubo della peste.
11-S. PAOLO AL TAGLIAMENTO
6-CRAGNUTTO
3-SANTA SABINA
Toponimo fraudolento. Quello storicamente corretto
è S. Sàbida. La quale non è una santa,
bensì il richiamo ai tempi arcaici in cui
la Chiesa friulana persisteva nell’uso
ebraico di festeggiare il sabato (la “sàbide”), anzichè la domenica. Sono solo
una ventina tali località in tutto il Friuli:
per lo più siti campestri e ricchi d’acque. Tutto sommato, misteriosi.
La chiesetta settecentesca, ampliamento di un capitello del ‘500, fu un tempo
meta di pellegrinaggio per i malati di
febbri malariche, allora imperversanti
nella ‘bassa” da luglio a ottobre.
Toponimo forse derivante da “Cragno” (ossia “Carniola”,
oggi Slovenia), probabile eco del ripopolamento slavo della pianura friulana
dopo le stragi ungare del X secolo. La grande residenza a corte chiusa fu
proprietà dei de’ Renaldis di S. Vito fino al ‘700, quando fu ereditata dai
Gropplero di Gemona. Un incendio ha ridotto l’antico fasto in spettrale
rovina.
7-ROSA “VECCHIA” Niente a che vedere con l’omonimo fiore. Fu, invece, la
Per secoli feudo
dei conti di Gorizia, poi, dal 1515 al 1806, dei Savorgnan
d’Osoppo. E per quasi cent’anni (dal 1596 al 1692) ostaggio
del Tagliamento, che l’assediò in un’isola al centro della
golena. Salvo poi piantarlo in asso sulla riva destra,
separato per sempre dalla “madre” Belgrado, rimasta
sulla riva opposta: rocambolesco destino per il pittoresco,
appartato borgo. L’attuale chiesa, consacrata nel 1780, è la
quarta in ordine di tempo.
“villa” eternamente “erosa” e braccata verso est dalle periodiche furie del Tagliamento. Più volte diroccata e ricostruita. Finchè nel 1770 fece dietrofront e
si reinventò sulla destra del fiume, in territorio oggi sanvitese. Ma neanche lì fu
lasciata in pace. Nel 1851 una montana devastò tutto. Altro, stavolta definitivo
trasloco nel sito attuale. A ricordo della Rosa “che fu” resta ancora oggi il vecchio
cimitero, all’interno delle grave.
12-CARBONA Toponimo dall‘etimologia incerta (nulla a che vedere
4-Tragitto S. SABINA-PRADIS Difficile immaginare, imboccando questo
viottolo agreste, che il tracciato corrisponda a un‘antica strada romana: una
delle tante “Julia Augusta” aperte nel I secolo a.C.
Quella che stiamo percorrendo metteva in comunicazione Concordia con
Codroipo e, infine, con il Norico (attuale Austria). La località Pradis, per cinque
secoli proprietà degli Altan di S.Vito, già nel ‘500 era decantata dal Cesarino per
l’eccellenza dei suoi vini (sia bianchi che rossi).
8-tragitto QUAIARE-CARBONA Tra le due località, all’altez-
za del ponte “della Regina”, funzionò per secoli lo storico “passo
a barca”, cioè il traghetto, di Bugnins: un servizio a pagamento,
assicurato fino alla metà dell’ 800 da generazioni di marinai
d’acqua dolce (“nautae”). Tra ‘500 e ‘700 il “passo” fu teatro di
contrabbandi, intrighi e delitti.
con il carbone, comunque). Un tempo era chiamata “Villabianchina”,
dal cognome egemone in paese (i Bianchini). Forse sorse da una
costola di Bugnins, da cui si ritrovò poi separata in seguito a uno dei
tanti capricci del Tagliamento. Fu difesa da un argine solo dal 1881. A
testimonianza del tenace legame con le terre “di là dall’aghe”, la sua
umile chiesa dipese dalla diocesi di Udine fino al 1903. Vi fu parroco
don Ettore Valoppi, rabdomante noto fino in Sicilia.