Il Tagliamento: la storia - Progetto integrato cultura del Medio Friuli

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Il Tagliamento: la storia - Progetto integrato cultura del Medio Friuli
Fig.
. 1 – La conoide del Tagliamento nella sua massima espansione ad
occidente. (Tratto da Gli acquiferi del sottosuolo della pianura veneta
fra i fiumi Piave e Tagliamento di S. Stefanini e F. Cucchi, 1978)
Le popolazioni della Bassa indicano “di cà e di là da
l’aghe” le zone rivierasche affacciate su sponde opposte del Tagliamento, segnate da una storia comune e divise da un fiume capriccioso che da sempre, ha
determinato, nel bene e nel male, le sorti del territorio percorso dal suo alveo. Non è un fiume di mezze
misure il Tagliamento: costruttore e distruttore, lento
nel suo fluire verso la foce, aggressivo e devastante
nel “ribollire” delle acque in piena. Alle sue correnti
si deve la formazione della pianura odierna, in epoca
quaternaria, quando il fiume deposita un imponente
conoide che invade un ampio tratto della pianura occidentale, in sponda destra. Le acque tracciano diverse
linee di rotta (percorso), una delle quali è rappresentata dall’attuale fiume Lemene, passante per Portogruaro, seguita dal corso come via preferenziale fino
in epoca storica, lungo un solco ghiaioso che unisce
Rosa a Gleris, Ramuscello e Cordovado (Curtis ad Vadi
o Castel del guado). Successivamente il fiume riduce il
suo vasto e primitivo territorio di invasione (spaglio) e,
costretto anche dalla pendenza generale del territorio,
si sposta verso est, abbandonando gradualmente, ma
non del tutto, il percorso più occidentale. L’ultimo atto
nella formazione della pianura segna le varie migrazioni del Tagliamento, che, non forzato da arginature,
inonda periodicamente tutto il territorio della bassa,
sia in sponda destra sia in sinistra, modificando la posizione di paesi come San Paolo, Bolzano e Rosa che,
nel 1500 si ritrovano in riva opposta a quella attuale.
Tra il 1565 e il 1574, sotto San Vito, il fiume compie
uno dei più grandi scempi che la storia riporti, minore soltanto alla grande inondazione del 1596, quando
vengono spazzati, dall’irruenza delle acque in piena,
Belgrado, Varmo e Madrisio. È indubbio comunque
che le vie seguite dal fiume sono molteplici e non solo
nel Lemene, ma anche nel canale della Lugugnana, in
sponda destra, che segna l’antico alveo sfociante nel
porto Baseleghe, al servizio del commercio di Venezia
col Nord Europa. Scrive lo studioso P. Bizzarro (Idrografia del Friuli orientale) “... avvenne del letto del Tagliamento, che da tempi antichi, portandosi sempre più
ad Oriente ed essendo divenuto impetuoso torrente appena nel secolo XVI, per l’improvvida devastazione dei
boschi, abbandonava il canal di Lugugnana e si apriva
una nuova foce attraverso la Pineta nell’attuale porto
del Tagliamento (Lignano)“. Sembra altrettanto certo
che in sponda sinistra il letto di piena abbia invaso e
catturato il Varmo, originariamente confluente nello
Stella, con tutta probabilità nella stessa inondazione
del 1596. Anche il villaggio di Rosa, per diverso tempo
situato in sponda sinistra, seguirà la stessa triste sorte
di molti altri paesi della Bassa, distrutto, prima, nell’inondazione del 1640, ricostruito ma poi abbattuto
nell’alluvione del 1743 e devastato di nuovo, nell’ultima dilagante piena del 1851. Ancora nel 1816 le carte
documentano un’area di pertinenza fluviale molto più
vasta dell’odierna, quasi del tutto priva di strutture di
contenimento, limitate a brevi tratti, del tutto insufficienti per la difesa dei borghi. Nella zona fra Belgrado
e Varmo, il letto si espande oltre un chilometro in più
rispetto all’attuale, fermato da un debole argine, eretto in località Levata, mentre le strutture spondali, tra
Ronchis e Latisana, vengono rotte in diverse occasioni,
fino all’ultima rovinosa alluvione del 1966. Alle sciagure viene legato l’aspetto più pernicioso del Tagliamento, il quale, però, non dobbiamo dimenticare, è anche fonte di preziose risorse per l’uomo, che da sempre
utilizza le acque a scopi civili. Risalgono, infatti, all’alto
medioevo le più antiche derivazioni di rogge per servire
i centri più importanti, ma è nel ‘700 – ‘800, e, soprattutto nel secolo scorso, che l’acqua trova un utilizzo
comune e costante in campo agricolo. A seguito della rivoluzione industriale, nell’800 e nei primi ‘900, il
Tagliamento viene sfruttato prima per fornire energia
idraulica ai mulini, poi all’industria, quindi, nel 1948,
inaugura l’era delle centrali idroelettriche con la diga
del lago di Sauris sul Lumiei. Non dimentichiamoci poi
che il fiume fin dall’antichità è servito come risorsa
edilizia, fornendo la materia prima per la costruzione
di case, edifici, monumenti, strade, ma anche per i colorati mosaici di Spilimbergo, molto noti ed apprezzati
non solo in campo regionale. Il Tagliamento purtroppo
ha una limitata capacità di navigazione: solo il settore
più a valle è l’unico utilizzato come via d’acqua nell’antichità, e soprattutto nel Medioevo e nell’età moderna,
fino al Settecento. Latisana in passato fu un grande
porto fluviale, prima patriarcale, poi veneto, svolgendo
un ruolo importante per la convergenza delle strade
che portavano merci provenienti dalla pianura e dalla
montagna. Al tempo della repubblica Veneta era particolarmente organizzata la fluitazione del legname della Carnia, che veniva indirizzato in grandi zatteroni e,
per acqua, arrivava a Latisana, da dove partiva alla volta di Venezia, destinato all’Arsenale per la costruzione
di navi. Negli ultimi eventi bellici, infine, il Tagliamento
ebbe ad assumere il ruolo di seconda linea difensiva,
Scheda n° 3. 1. 11
Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli
Geografia
a cura di Paola Tubaro
Il Tagliamento: la storia
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Fig. 2 – Gli spostamenti del percorso del Tagliamento ad Oriente, dal XV al XVIII secolo. ASV-Provveditori sopra i feudi, b. 603.
Autore Francesco Duodo (Data 29/4/1769, misure 1500x1000)
dopo l’Isonzo, per la difficoltà che gli eserciti avevano
di attraversare i suoi guadi. Ricordiamo alcune delle
grandi battaglie storiche che lo vedono protagonista:
quella del 1797 tra il generale Buonaparte e l’arciduca
Carlo, una battaglia sui guadi del Tagliamento a nord
di Casarsa; la battaglia del 1866 tra il generale Cialdini
e l’arciduca Enrico, ma soprattutto la prima linea di
difesa, davanti al Piave, nella I° guerra mondiale, dopo
la rotta di Caporetto. Ora il fiume è considerato più
sotto l’aspetto paesaggistico piuttosto che economico
e quindi nei nuovi piani regolatori dei comuni si tende
a sfruttare tutta la sua zona golenale come ambito di
tutela per le specie animali e vegetali presenti, progettando sempre più vaste aree adibite a parco fluviale.
Bibliografia
• E. Feruglio, La zona delle risorgive del Basso Friuli fra il
Tagliamento e la Torre, 1925
• S. Stefanini, F. Vaia, Caratteristiche morfologiche
e idrologiche della pianura pordenonese, Estratto dal
volume “Magredi e Risorgive nel Friuli Occidentale”, 1977
• Associazione italiana insegnanti di geografia,
Il fiume Tagliamento, Udine, 1983
• M. G. B. Altan, B. Castellarin, E. Fantin, R. Foramitti, F.
Romanin, D. M. Turoldo, Le alluvioni del Tagliamento a
Latisana e nei comuni della Bassa friulana,
“La Bassa”, 2 settembre 1990
Per ricercare e approfondire
• Riporta su una cartina geografica del Friuli il percorso
dei fiumi Tagliamento, Torre, Isonzo e spiega le
differenze fra questi fiumi e quelli di risorgiva.
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