Unione di fatto Parigi val bene un cumulo di rifiuti
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Unione di fatto Parigi val bene un cumulo di rifiuti
Anno IV - Numero 238 - Venerdì 9 ottobre 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Monte Paschi Esteri Cultura Conti in... rosso per la Fondazione Italiano rapito, pista islamica Nobel letteratura all’anti-Putin Calvo a pag. 5 Fruch a pag. 12 Di Giorgi a pag. 7 SVOLTA A ROMA DOPO LO SCANDALO DEGLI SCONTRINI, CHE CHIUDE UNA INCREDIBILE STAGIONE AMMINISTRATIVA CHE HA MORTIFICATO LA CAPITALE di Francesco Storace uon viaggio, dottor Marino, finalmente a spese tue e non della collettività.Vai dove vuoi. Non sentiremo la tua mancanza. Per noi nelle fogne ci finisci tu. Dopo una sceneggiata lunga un giorno il sindaco di Roma ha rassegnato le dimissioni. La carta che ha firmato era quella del Campidoglio e non uno degli scontrini che portava in ufficio per i rimborsi. Il sindaco più inutile di Roma se ne va senza che nessuno possa rimpiangerlo, per quanti guai ha combinato, per quante gaffe ha collezionato, per quante divisioni ha provocato nella città che ha assistito attonita allo spettacolo per quasi tre anni. Mentre comincia il totonomi sul sindaco che i romani dovranno scegliere a primavera, lui finge di voler giocare ancora alla politica e non si accorge di essere finito. I venti giorni di verifica che implora prima che le dimissioni diventino irrevocabili rappresentano l’ultimo atto, la fine ingloriosa di un mandato ricevuto da un quarto dei romani. Difficile trovarne in circolazione qualcuno che rivendichi quel voto maledetto di giugno 2013. Si volta pagina, avanti il prossimo, anche se Marino continua a spargersi di ridicolo affermando di voler restare ancora venti giorni, appunto. Ma te ne voi anna’, dicono i romani... Davvero vuoi restare fino al 28 ottobre in sella? Che fai, aspetti la marcia su Roma che ti spazza via? A una settimana dal processo Mafia capitale i partiti e le correnti di maggioranza dovrebbero trattare con te per farti rimanere a bere e mangiare a scrocco? A cinque settimane dall’inizio del Giubileo Roma dovrà subire ulteriori mortificazioni per la tua ostinazione a restare incollato su quella poltrona? Vattene e basta, ex sindaco di Roma. Non sopportiamo più disastri e invochiamo l’arrivo di un tempo sereno per la città eterna. In fondo, Ignazio Marino ha dimostrato che un sindaco protogrillino perché questo fu il motivo per il quale l’apparato del Pd lo volle vincitore alle primarie - fa più danni di NELLE FOGNE B Marino se ne va ma implora venti giorni. Pensiamo al successore: né il Pd né i grillini possono garantire un candidato serio chi la politica sa che cosa è. L’onestà è un requisito che si ha anche dalle nostre parti e non è stato contagiato da qualche mela marcia. Mafia capitale non ci ha lambito, gli unici problemi giudiziari ce li ha creati Giorgio Napolitano. Chi rappresenta discontinuità la pretenderà anche domani, per la scelta di un sindaco senza grilli per la testa. Pensiamo alle elezioni di primavera e credo che a destra ci siano risorse spendibili. Se si vorrà invece virare su un profilo civico, si sappia che per far innamorare il popolo di destra - che a Roma è numeroso e vuole una bandiera da risollevare dovrà essere ancora più forte il mes- Il retroscena Le reazioni Lo scenario Il ruolo di Renzi nell’epilogo A sinistra il gelo accoglie la notizia Ora il commissario Voto a primavera Sarra a pag. 3 a pag. 3 Vignola a pag. 2 saggio identitario proveniente dal programma. Questa volta non ci si accontenterà di parole vuote. Ci vogliono esempi e idee. E noi saremo in prima fila per tornare a vincere. Le carte di credito andranno bruciate in piazza del Campidoglio. Non servirà il vino, ma bollicine per rendere davvero frizzante una campagna elettorale che sogniamo più emozionante che violenta. A Roma non serve un Pd che è stato incapace di proporre una soluzione seria, né gli schiamazzi grillini che farebbero ricordare le Marinate del sindaco che va via. Basta la serietà. CITTÀ INVASA DALL’IMMONDIZIA. E SE LA FRANCIA PIANGE, LA GERMANIA NON RIDE GRILLINI E PD SPINGONO SUL DDL CIRINNÀ Parigi val bene un cumulo di rifiuti evono essersela persa per strada, magari nell’unica di Parigi rimasta libera da cumuli di immondizia, la famosa ‘grandeur’, i nostri cari vicini francesi. Quelli che non perdono neppure un’occasione per farci la morale, per trattarci in maniera sprezzante, per riaffermare la loro superiorità, anche se c’è da disquisire attorno al furto della Gioconda o alla ‘capocciata’ di Zidane, tanto per dire. Talmente superiori che pure adesso ci guardano dall’alto; sì, ma da sopra mucchi di rifiuti. Da quattro giorni, infatti, Parigi è una sorta di immondezzaio a cielo aperto, con cassonetti e cestini stracolmi e rifiuti che così si accumulano nelle strade, per via di uno sciopero degli spazzini. L’unica via di scampo pare sia diventata la Torre Eiffel, anche se l’olezzo sale pure fin lassù e non ha di certo la fragranza di D Unione di fatto a pag. 4 uno dei tanti decantati ‘parfum’. Per carità, toglietegli pure i profumi, va a finire che si incazzano peggio di quando Bartali sfrecciava sulle loro strade (quelle del Tour, però, senza rifiuti). Già ieri l’altro deve essere stata dura da mandar giù la notizia - tutta d’un sorso - che i primi produttori di vino al mondo adesso siamo noi e non più loro, figuriamoci se vogliamo infierire con questa storia dei rifiuti per strada. Però, dai, uno mica se li è dimenticati certi titoli dei giornali, diffusi in Francia e in tutto Le Monde, quando la stessa sorte è toccata a varie città italiane post-sciopero degli operatori ecologici. Insomma, giornatacce Oltralpe: ieri c’è stato perfino un bambino - un po’ cresciutello - di nome Michel, che ha deciso di bucare il pallone perché o si gioca come dice lui, che al massimo la passa all’amico Blatter, oppure tutti a casa. Magari i francesi potranno sempre consolarsi dicendo che a due passi da loro, ma dall’altra parte, verso la Germania, le cose vanno meglio. E dunque riprenderci a sfotticchiarci. Piano però, non certo ingranando la quinta. Perché poi va a finire che la scintillante Volkswagen scarica un po’ di fumi inquinanti in più e s’ingolfa. Igor Traboni 2 Venerdì 9 ottobre 2015 ATTUALITA’ LA “SVEGLIA” SUONA DI MATTINA CON L’ATTACCO DEI FEDELISSIMI RENZIANI Menu del giorno: sindaco Marinato Goccia cinese per spingere il “marziano” a lasciare: ammutinamento di massa degli assessori della fase 2, Ignazio resiste, si aggrappa alla poltrona, ma alla fine deve alzare bandiera bianca di Robert Vignola Forse per questo, riconsegnata la carta di credito e promessa la restituzione (con interessi o senza) di circa ventimila euro, il chirurgo si sentiva ancora allegro. Che qualcosa non andasse il sindaco marziano ha dovuto però alla fine capirlo dalle parole e dalle opere proprio degli assessori della fantomatica fase 2: “La fine dell’amministrazione è inevitabile”, soffiava Stefano Esposito, titolare dei trasporti. In giunta, poi, scene da ammutinamento del Bounty: si dimetteva lo stesso Esposito, altrettanto faceva il vice Causi. Seguono a ruota De Liegro e Rossi Doria. La riunione di giunta non aveva più senso e si scioglieva, gli assessori andavano via e sotto al Campidoglio trovavano una piccola folla che li apostrofava per bene. Marino, invece, si asserragliava a Palazzo Senatorio: è l’ora di pranzo, tutti a chiedersi se la carta di credito l’avesse già restituita. Q uando Ignazio Marino ha aperto ieri mattina i giornali e ha posato lo sguardo su la Repubblica, probabilmente non ha intuito che quella della sera prima sarebbe stata la sua ultima cena (da sindaco). Dalle colonne del giornale-bibbia del centro-sinistra italiano Michele Anzaldi, già portavoce del suo predecessore Rutelli ma soprattutto deputato di marcata fede renziana (tanto a essere lo stesso del recente editto anti-Raitre), gli sparava a palle incatenate: “Io non so quale è la linea del Pd romano ma se uno seguisse il buonsenso sarebbe ora che Marino andasse a casa il prima possibile. Ha sprecato l’occasione della fase 2 che con questo scandalo è andata in malora”. Non era solo una questione di scontrini. Si può incolpare la goccia che fa traboccare il vaso? Fatto sta che stupiva comunque tutti convocando per le ore 16 una riunione di maggioranza. Intanto Matteo Orfini era la faccia della psicodramma: s’era preso la briga di curare Roma, voleva farne una rampa di lancio dalla quale scalare il partito, ottenendo chissà quali meriti sul campo. Renzi gli aveva concesso campo, per poi nella mattina affondare il suo assistito Marino. La frittata era fatta: magro pasto per il giovane turco dai sogni infranti. Il fortino del Campidoglio intanto tremava. Anche nella riunione di maggioranza il sindaco marziano non trovava sguardi d’intesa, mentre i galoppini spediti alla sede del partito non gli portavano buone nuove. Dal mondo esterno, il pressing aumentava. I giornali scrivevano, la piazza urlava, persino i fedelissimi gli sussurravano: dimissioni. Che alla fine sono arrivate, seppure in una maniera che non sgombra il campo dai veleni. LO SCENARIO “Le dimissioni? Posso sempre ritirarle” Il primo cittadino affida a una lettera le speranze di “ricostruire entro venti giorni le condizioni politiche che mi hanno spinto a questa scelta”. Gelido il Pd: “Gesto di responsabilità, ci affidiamo al commissario” roprio sicuri che si sia arreso? A sentire le sue parole, affidate ad una nota, è lecito attendersi altre tre settimane da tregenda. Con veleni sparsi al cielo di Roma da parte di chi si è convinto a mettere la firma sulle proprie dimissioni solo dopo che era stato messo davanti al fatto compiuto. Ignazio Marino scrive così. “Care romane e cari romani, ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione. Ma esiste un problema di condizioni politiche per compiere questo percorso. P Queste condizioni oggi mi appaiono assottigliate se non assenti. Per questo ho compiuto la mia scelta: presento le mie dimissioni. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni”. Ed ecco la minaccia: Marino intende ancora ricercare la via per restare al Campidoglio. “Non è un’astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche – aggiunge - Questi i motivi e il quadro in cui si inseriscono le mie dimissioni. Nessuno pensi o dica che lo faccio come segnale di debolezza o addirittura di ammissione di colpa per questa squallida e manipolata polemica sulle spese di rappresentanza e i relativi scontrini successivamente alla mia decisione di pubblicarli sul sito del Comune. Chi volesse leggerle in questo modo è in cattiva fede. Ma con loro non vale la pena di discutere. Mi importa che i cittadini - tutti, chi mi ha votato come chi no, perché il sindaco è eletto da una parte ma è il sindaco di tutti - comprendano e capi- scano che - al di là della mia figura - è dal lavoro che ho impostato che passa il futuro della città”. Perché se il sindaco di Roma si è dimesso, non capisce il perché. Anzi, dalle sue parole pare quasi che si senta vittima non di se stesso, ma di un fitto sistema di complotti. E che solo lui (non si sa come) potrebbe salvare Roma. “Spero e prego che questo lavoro - in un modo o nell’altro - venga portato avanti, perché non nascondo di nutrire un serio timore che immediatamente tornino a governare le logiche del passato, quelle della speculazione, degli illeciti interessi privati, del consociativismo e del meccanismo corruttivomafioso che purtroppo ha toccato anche parti del Pd e che senza di me avrebbe travolto non solo l’intero Partito democratico ma tutto il Campidoglio”. Eppure alcuni consiglieri comunali del partito, che uscivano dall’ennesima riunione a largo del Nazareno, si dicevano sicuri che ogni ripensamento è fuori discussione. La posizione uffi- ciale, gelida, era invece affidata ad un comunicato ufficiale: “Esprimiamo apprezzamento per il gesto di responsabilità con cui Ignazio Marino ha ritenuto di presentare le proprie dimissioni da sindaco di Roma. È una scelta giusta che dimostra la sua volontà di mettere al primo posto l’interesse della città. Il Partito democratico assicura il massimo impegno per continuare ad affrontare i problemi di Roma e per garantire la piena riuscita dell’imminente Giubileo, occasione di rilancio della città, cui devono essere dedicate tutta l’attenzione e le energie possibili, mettendosi a disposizione del futuro commissario di Roma”. La sensazione che ora il sindaco marziano possa diventare un guastatore di ogni mossa del Pd a Roma, però, resta sul terreno. R.V. Chi vivrà, vedrà… LA PIAZZA DI TWITTER: “A SINISTRA È IN ATTO UNO… SCONTRINO” E al Campidoglio si leva alta “La società dei magnaccioni” er mesi ha visto avvicendarsi le più disparate categorie. Tassisti e senza casa, dipendenti di Atac e di Ama, addirittura i vigili urbani. Non si può dire insomma che Ignazio Marino non abbia, in questi due anni e mezzo, infuocato le piazze di Roma, e in particolare quella del Campidoglio. Persino ieri, nell’incendio dei resti della sua amministrazione, se n’è avuta la riprova. Dapprima una piccola folla, poi sempre più persone hanno salito le scale che portano alla prestigiosa sede del Comune di Roma, fin dalla mattina. Hanno atteso la riunione di giunta con uno sguardo agli smartphones per apprendere delle ultime notizie, quando gli assessori sono scesi li P hanno apostrofati come sin troppo bene sanno fare i romani. Ma è nel pomeriggio che la piazza s’è fatta stadio. Le bandiere della lista Marchini e di Forza Italia sono state tra le prime a mescolarsi felicemente, poi sono arrivati i Cinque Stelle, poi CasaPound e Sovranità. Tutto a chiedere le dimissioni. Ma sulla scalinata dell’Ara Coeli si sono manifestati anche i sostenitori di Marino, a formare una sorta di “settore ospiti”, guardato a vista da agenti di polizia un po’ imbarazzati. Hanno dato vita a quella che oggigiorno ormai si chiama “flash mob”, hanno esposto cartelli come “Marino non mollare”, hanno scandito cori “resisti”; immediata è partita la risposta dell’altra parte della piazza. Prima sono partiti i cori di scherno (“scemi, scemi”), con tanto di minaccioso avvicinamento. Fortunatamente però nessuna forma di violenza politica (a Roma manca solo quest’altra vergogna). Sempre rimanendo nell’ambito resistenziale, i pro Marino hanno così intonato “Bella ciao”, e la parte non di sinistra degli oppositori si è subito lanciata nel “Chi non salta è un comunista”. Per poi abbandonare definitivamente la vena politica e abbandonarsi invece a quella di più stretta attualità: e così è risuonata alta “la società dei magnaccioni”. Colonna sonora ideale per far scendere il sipario sulla esperienza Marino. Non va meglio sulla piazza virtuale. Twitter ieri era scatenato: “Con- Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] dannato dopo l'ultima cena”, ha scritto Giancarlo, mentre per Gufo Laziale “c’è uno scontrino in atto nel Pd”. Mentre Zip, nelle concitate fasi del pomeriggio, cinguettava: “Marino è chiuso nel suo studio. Ha una carta di credito in mano e minaccia di usarla”. Ha invece usato quella intestata. Per le sue R.V. dimissioni. -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Venerdì 9 ottobre 2015 ATTUALITA’ REAZIONI A PIOGGIA DAL MONDO POLITICO, POCHISSIME DAL CENTROSINISTRA. SEL E FASSINA VERSO UN FUTURO COMUNE Tutti esultano, nessuno lo difende Da destra ai grillini commenti liberatori. Il renziano Nardella: “Ha mentito ai cittadini, doveva dimettersi prima” di Giuseppe Sarra estra, centro, sinistra e persino i grillini sono andati d’amore e d’accordo per un giorno. Non siamo su Scherzi a parte ma a Roma. A unire i vari schieramenti è stato Ignazio Marino, sindaco della Capitale, rassegnando le sue dimissioni. In verità, il minimo comune D denominatore c’era già da mesi. Le critiche sono giunte sia dalle opposizioni sia dai dem. Le sue gaffes, i suoi errori e le sue spese (più o meno legittime) hanno fatto breccia piano piano anche nel Partito democratico, travolto dallo scandalo di Mafia capitale. La città è in festa, dal centro alle periferie. Come se l’Italia avesse vinto un mondiale o un europeo di calcio: clacson, cori, bandiere. Tantissime anche le reazioni liberatorie, da destra a sinistra, passando per il centro e i grillini. “Marino se ne va. La tentazione è festeggiare e mandare il conto a Renzi e Orfini. Ma occorre lavorare perché finalmente si affermi la serietà”, è un Francesco Storace (La Destra) pacato, responsabile e proiettato al futuro. Esulta Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia):“E’ finito l’incubo Marino. Caso Roma ultimo di una lunga serie di fallimenti di amministrazioni guidate dalla sinistra”. Ancora più gioioso Matteo Salvini, che ha bollato così il primo cittadino: “Finalmenteeeeeeee! Fra non molto toccherà anche a Renzi”, ha twittato il leader della Lega Nord sotto l’hashtag #Romaliberata. Anche Renato Brunetta (Forza Italia) è su di giri: “Finalmente Roma è libera. Libera da un sindaco incompetente e inadeguato, libera da un’amministrazione che non ha saputo governare la Capitale d’Italia, libera da un Pd, lacerato da guerre intestine”. “Finalmente”, è il tweet di Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria. Gli ha fatto eco Maurizio Gasparri: “Si è dimesso una persona inadeguata, presuntuosa, bugiarda e incapace. Ha ingannato sempre tutti”. “Si è rivelato un marziano fino alla fine”, ha commentato Raffaele Fitto, leader di Conservatori e Riformisti. Liberatorio il commento di Corrado Passera (Italia Unica):“E’ terminata una lunga agonia”. Il Movimento Cinque Stelle, dal canto suo, ha sottolineato il ritardo dell’uscita di scena del sindaco di SE IL SINDACO RITIRASSE LE DIMISSIONI, IL TUEL PREVEDE TRE STRADE: CONSULTAZIONI, MOZIONE DI SFIDUCIA O DIMISSIONI DELLA MAGGIORANZA DEI CONSIGLIERI Il futuro di Roma e i possibili scenari Sarà nominato un commissario che guiderà il Campidoglio fino alle prossime elezioni oma, l’Italia e i media dovranno aspettare ancora venti giorni per capire quale sarà il futuro di Roma. Ignazio Marino, probabilmente, si renderà conto di trovarsi di fronte a un muro impenetrabile, quello del Partito democratico e dei suoi ex alleati. Anche se, per legge, il primo cittadino ha ancora 20 giorni di tempo durante il quale può revocare le sue dimissioni. Ma, nel frattempo, il sindaco potrebbe essere sfiduciato attraverso una mozione o con le dimissioni della maggioranza più uno dei consiglieri comunali, come previsto dal Testo unico sugli enti locali (Tuel). La fase due, tanto annunciata sia dal sindaco che da Orfini, non ci sarà. E’ un’unanime la posizione dei consiglieri capitolini: “Elezioni”. Se invece Marino ritirasse le dimissioni e aprisse la fase delle consultazioni, i consiglieri si troverebbero davanti a tre strade. Dare fiducia al sindaco Marino e continuare l’esperienza amministrativa iniziata nel giugno del 2013, ma le speranze sono R ridotte al lumicino. A questo punto, il Consiglio comunale può votare una mozione di sfiducia al sindaco. Anche in questo caso l’amministrazione decade, viene nominato il commissario e si va comunque a nuove elezioni la primavera prossima. La mozione deve essere sottoscritta da almeno due quinti dei consiglieri, senza contare il sindaco. Sarà poi inserita nei punti all’ordine del giorno non prima di dieci giorni e non oltre trenta giorni dalla sua presentazione. Qualora la mozione viene approvata, il Consiglio comunale sarà sciolto e successivamente sarà nominato un commissariato, come previsto dalla legge, con un decreto del presidente della Repubblica su proposta del ministero dell’Interno. La terza possibilità sarebbe quella appunto delle dimissioni della maggioranza dei membri dell’Aula Giulio Cesare. Sarà poi sciolta l’amministrazione e i poteri del sindaco passeranno nelle mani di un commissario. Un commissariamento non lun- NOVE CONSIGLIERI DI ROMA CAPITALE SARANNO SOSTITUITI DAI PRIMI DEI NON ELETTI Città metropolitana, ecco cosa accadrà osa prevede lo scioglimento del Comune di Roma? Anche la città metropolitana avrà forti ripercussioni. L’ente, in vigore dal primo gennaio 2015, è guidato da Ignazio Marino, come previsto dallo statuto, che ha rassegnato le dimissioni da primo cittadino di Roma Capitale ieri sera ma che potrebbe ritirare entro i 20 giorni previsti dalla legge. Il sindaco metropolitano rappresenta l’ente, convoca e presiede il consiglio metropolitano e la conferenza metropolitana, assegna le deleghe ai consiglieri metropolitani, sovrintende al funzionamento dei servizi e degli uffici e all’esecuzione degli atti ed esercita le altre funzioni attribuite dallo statuto. Propone, inoltre, al consiglio gli schemi di bilancio da adottare e da sottoporre al parere della conferenza metropolitana. Funzioni che passeranno nelle mani del vicesindaco Mauro Alessandri, sempre del Partito democratico e primo cittadino di Monterotondo. Quindi Alessandri traghetterà C ghissimo, durerà fino alla prossima primavera nel caso in cui il primo cittadino si dimettesse dopo il 24 febbraio prossimo. Il governo, molto probabilmente, fisserà con un decreto una nuova tornata elettorale tra maggio e giugno insieme alle altre comunali. Chi prenderà il posto di Mari- no? Franco Gabrielli (nella foto), prefetto di Roma, già coordinatore del Giubilo straordinario della Misericordia. La legge non lo esclude, anche se - si vocifera da Palazzo Valentini non è mai accaduto. Quindi, l’incarico di commissario potrebbe essere affidato a un altro funzionario dello Stato. Roma: “Dimissioni che non sono arrivate per Mafia capitale ma per uno scontrino, pensate che tristezza di Paese”, ha sentenziato Vito Crimi, prendendo la parola in Senato. Pochissime le voci dal centrosinistra. Spicca l’ex sindaco Francesco Rutelli su Twitter: “La conclusione tristemente inevitabile”. Dimissioni chieste a gran voce anche da Sel, defenestrata dalla giunta Marino in occasione dell’ultimo rimpasto.“Un atto responsabile, ora al lavoro per la città”, è la strada indicata da Paolo Cento, segretario dei vendoliani di Roma. Verso un percorso comune con i fuoriusciti dell’ala sinistra del Pd, a partire dall’ex viceministro dell’Economia Stefano Fassina: “Ora serve un progetto di governo in alternativa al Pd, prima colpito da Mafia capitale, poi chiuso nello scontro tra segreteria nazionale del partito e commissario del Pd di Roma. Uno scontro giocato sulla pelle della città nella fase cruciale della preparazione del Giubileo”. Nel Pd emerge la profonda delusione ma anche la rabbia per il fallimento dell’amministrazione di centrosinistra. Non ci gira intorno Dario Fardella, renziano di ferro e sindaco di Firenze, che probabilmente racchiude il pensiero del premier-segretario:“Marino ha mentito ai propri cittadini, mettendo ombre anche ciò che ha fatto di buono. Da membro del Pd, mi sento ferito. Se fossi stato in lui - ha detto, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La 7 avrei fatto la scelta di dimissioni irrevocabili”. la carica di sindaco metropolitano fino all’insediamento del nuovo primo cittadino della Capitale d’Italia Lo statuto parla chiaro: qualora il sindaco metropolitano cessi dalla carica per cessazione dalla titolarità dell’incarico di sindaco del proprio comune, il vicesindaco rimane in carica fino all’insediamento del nuovo sindaco metropolitano. Cambierà anche la composizione del Consiglio metropolitano. Fuori i nove consiglieri di Roma Capitale: cinque del Partito democratico (Svetlana Celli, Orlando Corsetti, Dario Nanni, Marco Palumbo, Antonio Stampete), Ignazio Cozzoli Poli per Forza Italia, Marco Pomarici della Lega Nord, Enrico Stefano del Movimento Cinque Stelle e Gemma Azuni di Sinistra Ecologia Libertà. Se Marino non dovesse ritirare le sue dimissioni, il Consiglio comunale di Roma Capitale verrà sciolto tra venti giorni dal prefetto Franco Gabrielli. I nove consiglieri decaduti saranno sostituiti dai primi dei non eletti delle relative liste. 4 Venerdì 9 ottobre 2015 ATTUALITA’ FORZATURA SUI TEMPI PER MANDARE AVANTI ANCHE IL SECONDO DDL CIRINNÀ Pd e grillini: intesa sulle unioni civili Critiche da Ncd-Area popolare: “Un colpo di mano. Ma come partito siamo al bivio” IL PRESIDENTE NON GLI HA DATO LA PAROLA Ius soli: La Russa si imbavaglia per protesta e lascia l’Aula i è imbavagliato e poi, in aperta polemica col vicepresidente della Camera Baldelli, che presiedeva la seduta, ha abbandonato l'aula di Montecitorio dove era in discussione il ddl cittadinanza, il cosiddetto ‘ius soli’. Ignazio La Russa, parlamentare di Fratelli d’Italia e relatore di minoranza del provvedimento, all'agenzia giornalistica AdnKronos ha poi spiegato e motivato tutto il suo disappunto per quanto accaduto in Aula: "Abbiamo presentato solo 5 emendamenti, poi diventati 4: evidentemente erano troppi. Come relatore – ha aggiunto l’ex ministro - avevo a disposizione 10 minuti di tempo. Arrivati all'esame del secondo S l Movimento 5 stelle si schiera con il Partito democratico a favore di un'accelerazione dell'esame delle unioni civili portando il ddl-bis di Monica Cirinnà subito in aula al Senato. Al termine dell'Ufficio di presidenza della commissione Giustizia, il capogruppo M5s Cappelletti ha dichiarato: "Noi ribadiamo che il testo deve andare avanti e siamo d'accordo con il Pd che si arrivi in aula anche senza relatore". Ma in Commissione non è stata presa ancora nessuna decisione I sui tempi per l'esame delle unioni civili. L'Ufficio di presidenza ha preso atto che sono arrivati due nuovi testi (il Cirinnà-bis e un nuovo testo Fi da Lucio Malan) e ha deciso di convocare una seduta per lunedì 12 ottobre, durante la quale la Cirinnà illustrerà i nuovi ddl che a quel punto potranno essere unificati agli altri già in commissione. E' stato inoltre annunciato un terzo testo da Giacomo Caliendo (FI), mentre il ddl Malan è stato invece sottoscritto anche dalla capogruppo dei fittiani Cinzia Bonfrisco. Intanto si susseguono i commenti politici, soprattutto dopo l’accordo Pd-Cinque stelle, che è valso anche a far ritornare all’ovile Luis Alberto Orellana, senatore uscito dai Cinque stelle e ora nel gruppo misto: "Il nuovo testo Cirinnà sulle unioni civili è, senza dubbio, un passo avanti e avra'' il mio appoggio". Di diverso avviso l’ex ministro Carlo Giovanardi: "Un secondo dopo che il Pd dovesse con il Movimento Cinque Stelle far passare un provvedimento di questo tipo è evidente che non voterò più la fiducia al Governo. Qui c’è un passaggio che forse sfugge: questo Governo non si è tagliato fuori. Il presidente del Consiglio, nonché segretario del Pd, il ministro Boschi e il sottosegretario Scalfarotto, che ha fatto persino lo sciopero della fame, dimostrano che il Governo vuole dettare tempi e modi dell'approvazione di questo provvedimento". Sull'arrivo in Aula del Ddl Cirinnà, Giovanardi avverte: "Già oggi (ieri, ndr) i capigruppo della Commissione Giustizia faranno chiarezza dicendo che, secondo il regolamento, un nuovo Ddl deve stare in BERGOGLIO CERCA DI METTERE UN FRENO ALLE DIVISIONI INTERNE ED ESTERNE AL SINODO Il Papa:“Basta con le cospirazioni” B asta con le logiche ‘cospirative’ al Sinodo sulla famiglia, con gli schieramenti pro o contro il Papa. Così, con una mossa a sorpresa, Papa Bergoglio è tornato sulla prima giornata del Sinodo, quella di lunedì scorso, in qualche modo attraversata da fattori esterni non di poco conto, a cominciare dal clamoroso outing del teologo polacco. E così lo stesso Pontefice ha fatto riferimento al pressing di lobby interne ed esterne, parlando di una “ermeneutica cospirativa sociologicamente più debole e teologicamente più divisiva”; termini molto forti, che sono stati rivelati in un tweet da padre Antonio Spadaro, gesuita, direttore di Civiltà Cattolica, tra i più in vista nella galassia mediatica vaticana e molto ascoltato dal Pontefice. E la necessità di tener fuori queste dimensioni ‘cospirative’ è a questo punto la parola d’ordine che sta emergendo, come ribadito ieri anche dal cardinale Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona, che ieri ha in- contrato i giornalisti. Menichelli ha fatto riferimento alla frattura incolmabile tra Sinodo mediatico e Sinodo reale, tra conservatori o progressisti, "amici" o "nemici" del Papa. “Qui si respira un clima di grande apertura e di grande libertà”, ha invece detto Menichelli, riferendo di una discussione interna “molto aperta, tranquilla e fraterna. Ci sono anche visuali diverse ma sempre in un clima molto aperto e senza personalismi, con il desiderio di offrire, per quanto possibile, indicazioni nuove per manifestare l'amore della Chiesa per la famiglia e la sua preoccupazione di fronte a fenomeni che vorrebbero, se non disgregare, non nobilitare pienamente il modello familiare”. Ma sul Sinodo potrebbero anche pesare le diverse visuali delle Chiese, ovvero di quella occidentale rispetto a quelle asiatica e africana: “Non ha senso considerare le diverse posizioni espresse in questi primi giorni al Sinodo, e le sensibilità che le determinano - ha aggiunto a tal proposito Menichelli - come il frutto di una contrapposizione tra un Occidente corrotto e un Africa più fedele al Vangelo. Nelle diverse aree i problemi sono abbastanza simili. Anche in Africa si rinvia il matrimonio per ragioni economiche e pure in Occidente c'è ormai una sorta di "matrimonio di prova" sotto forma di convivenze che poi approdano al sacramento. Non c'è una occidentalizzazione del dibattito sinodale. C'è solo che i nostri problemi Ig.Tr. fanno più chiasso”. emendamento, il presidente Baldelli non mi ha dato la parola. Forse ha avuto qualche ordine, chissà. A quel punto ho capito che era inutile continuare, mi sono imbavagliato con un tovagliolo trovato lì e me ne sono andato", ha concluso La Russa. Commissione almeno due mesi". Critico anche Alessandro Pagano, di Area popolare, promotore del comitato ''Parlamentari per la Famiglia'', che ha detto: "Il colpo di mano del Pd sulle unioni civili rappresenta per Ncd-Area popolare un problema serissimo che deve essere affrontato con decisione e senza tentennamenti. Siamo, e con noi il nostro leader Alfano, a un bivio: cioè se farne un problema politico o solo numerico. Da qui dipenderà anche il nostro futuro e la nostra credibilità agli occhi degli italiani e dei nostri elettori". N OV I T À Prenota la tua copia su w w w. m i n e r v a e d i z i o n i . c o m 5 Venerdì 9 ottobre 2015 ATTUALITA’ LA NOTIZIA DI UN PASSIVO DA 18 MILIONI FA RIPIOMBARE SIENA NEL BARATRO Tracollo della Fondazione, altro incubo per Mps Il presidente Clarich sceglie la via del silenzio, ma la piazza invoca trasparenza FAVOREGGIAMENTO DI COSA NOSTRA Palenzona, vice di Unicredit, indagato dall’Antimafia l vice presidente di Unicredit Fabrizio Palenzona risulta indagato, assieme ad altre dieci persone, nell'ambito di una inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze. L’accusa è quella di reati finanziari aggravati dall'articolo 7, ovvero favoreggiamento nei confronti di Cosa nostra. Gli uffici di Palenzona sono stati perquisiti dai carabinieri del Ros. Tra gli altri indagati figura anche l'imprenditore trapanese Andrea Bulgarella, accusato di reimpiego di beni e favoreggiamento a Cosa Nostra; secondo gli inquirenti, potrebbe avere collegamenti diretti o indiretti con il superlatitante Matteo Messina Denaro, l'ultimo dei grandi capi di Cosa Nostra. Indagati an- I di Marco Zappa osso fisso. No, non siamo al Casino. Tantomeno si tratta del gioco della Roulette. Dove bisogna puntare una o più fiche sul rosso o sul nero. Con la scommessa che in questo caso paga una volta la posta. Più precisamente è il racconto di un incubo continuo e infinito che riguarda il Monte dei Paschi di Siena. La notizia che la Fondazione Mps ha fatto registrare un passivo di circa 18 milioni nel primo trimestre del 2015, con un calo della liquidità da 412 a 64 milioni e la chiusura del consuntivo 2014 con un -30 (milioni), ha fatto ripiombare l’istituto nella disperazione. Perdite su perdite e conti che non tornano. Mai. Una costante, davvero nega- R tiva. Nonostante il “Faites vos jeux” del croupier sia arrivato ormai da molto tempo. Di mosse azzardate, Palazzo Sansedoni negli ultimi anni ne ha fatte. Tanto che è stato costretto a ridurre vertiginosamente la sua quota, ristretta ormai all’1,55% del gruppo. Eppure il “Rien ne va plus”, che determina la fine delle puntate, è arrivato da un pezzo. Ma anziché risalire la china e provare ad uscire da una situazione di debiti drammatica, la Fondazione continua a perseverare nei suoi errori. Non siamo ancora al tracollo, ma poco ci manca. Tant’è, i tempi della gestione firmata Antonella Mansi sembrano lontani ed ere davvero preistoriche paiono quelle in cui quella del Monte era la Fondazione bancaria più ricca d’Italia. Il presidente Marcello Clarich, invece di assumersi le proprie responsabilità, in merito alla fuga di notizie ha preferito sottolineare il vincolo della riservatezza. Fuggendo dunque dall’amara realtà dei fatti, che fotografa una situazione a dir poco preoccupante. Occorreva forse maggiore trasparenza. Senza dunque trincerarsi in un silenzio davvero inquietante. Perché l’indipendenza dell’ente non svincola il massimo rappresentante dalla rendicontazione ai cittadini di Siena e a tutti gli investitori. E adesso c’è chi punta il dito pure contro il sindaco, Bruno Valentini (Pd), invitato a convocare Clarich in consiglio comunale per spiegare i motivi degli ultimi seri problemi di bilancio. Non c’è pace per Mps, alle prese ora anche con i crolli della Fondazione. Il vortice non si arresta. Altro giro altra perdita. Banca rossa sempre in difficoltà, ormai con l’acqua alla gola. che alcuni funzionari di Unicredit; perquisiti numerosi uffici dell’istituto di credito tra Roma, Palermo, Trapani e Firenze. L'inchiesta, coperta dal massimo riserbo per quanto concerne gli aspetti centrali della stessa e il ruolo di altri personaggi, nasce proprio dalle attività imprenditoriali di Bulgarella, ritenute "sospette" dagli investigatori. Di origini trapanesi, da anni ha avviato attività imprenditoriali in Toscana – tra Firenze, Lucca e Pisa -, ma anche in altre regioni italiane, realizzando grandi strutture alberghiere ed altre opere, come il cosiddetto Parco delle Torri a Pisa, i cui lavori sono fermi perché nel frattempo Bulgarella avrebbe accumulato debiti per circa 60 milioni di euro. L’ALLARME DI CONFESERCENTI: 630 MILA NEGOZI SFITTI, OGNI GIORNO “MUOIONO” 30 IMPRESE Crisi, l’ecatombe del commercio Un locale su quattro resta senza locazione. A Roma, in soli sei mesi, abbassate 1.607 serrande MENO DI 1000 EURO PER IL 54% DI LORO Dura la vita in Italia per le donne pensionate n Italia la maggioranza delle donne pensionate (52,8%) nel 2014 ha avuto redditi da pensione inferiori a 1.000 euro al mese, contro appena un terzo degli uomini. Lo afferma l'Istat in una audizione alla Camera, spiegando inoltre che il 15,3% delle pensionate ha redditi inferiori a 500 euro. Solo il 10,2% delle pensionate italiane percepisce un reddito da pensione superiore a 2.000 euro contro il 23,9% dei pensionati uomini. Le donne sono la maggioranza dei pensionati (il 52,9%) ma percepiscono un importo medio mensile di 1.095 euro contro i 1.549 degli uomini. Sempre secondo quanto rilevato dall’Istat, il 30% delle I donne occupate ha lasciato il lavoro dopo la gravidanza; in particolare, il tasso di abbandono del lavoro per le donne nate dopo il 1964 è al 25%. Il dato risente anche della crisi: tra il 2005 e il 2012 il tasso di abbandono è passato dal 18,4% al 22,3%. L'Italia – rileva altresì l’Istat ''continua a essere un Paese caratterizzato da un'elevata asimmetria dei ruoli nella coppia (il 72% delle ore di lavoro di cura della coppia con figli sono svolte dalle donne), da una bassa offerta dei servizi per l'infanzia e una crescente difficoltà di conciliazione, soprattutto per le neomadri (dal 38,6% del 2005 al 42,7% del 2012). di Marcello Calvo ocali sfitti, per crisi. A causa della grave crisi economica che continua ad attanagliare il nostro Paese, in tutte le città italiane è un’ecatombe di bar, negozi di abbigliamento, ristoranti e librerie. Sono oltre 627 mila gli esercizi commerciali inutilizzati dopo la chiusura dell’azienda che vi operava. Praticamente uno su quattro e in alcune periferie si sfiora addirittura il 40%. L’allarme arriva direttamente da uno studio di Confesercenti che testimonia come quello del 2015 (anche se non ancora conclusosi) sia stato l’ennesimo anno difficile per le imprese di commercio e vendita. La crisi sta desertificando i nostri comuni, con 30 imprese che ogni giorno spariscono. Sono numeri che spaventano e che dovrebbero indurre l’esecutivo Renzi ad attente riflessioni. Dal 2012 ad oggi sono state oltre 300 mila quelle che hanno cessato le attività. Un enorme concentrato di unità immobiliari che si sono liberate sul mercato in un periodo di tempo ridotto, cui vanno sommati appunto i locali lasciati vuoti dalle aziende plurinegozio che, con L il perdurare delle difficoltà, hanno ridotto il numero di punti vendita. Le zone più colpite da un fenomeno sempre più in espansione sono i piccoli centri e le zone periferiche delle città. Ma anche le grandi metropoli cominciano a fare i conti con un problema gravissimo. Le aree più colpite vedono in testa la Lombardia, la Campania e il Lazio. Situazione difficilissima anche e soprattutto a Roma. Tra gennaio e agosto nella Capitale hanno abbassato le serrande 1.607 imprese a fronte di sole 609 aperture. Occorre invertire la rotta, perché di questo passo si rischia di sprofondare nel baratro. E così il presidente di Confe- sercenti, Massimo Visoli, propone – anche per incoraggiare nuove aperture – l’introduzione di canoni già concordati e cedolare secca. Un sistema già previsto per le abitazioni che potrebbe essere declinato pure per il commercio portando nell’arco di due anni “alla nascita di circa 190 mila negozi”. Per far sì che ciò accada, serve però “un patto tra commercianti, proprietari di negozi, amministrazioni comunali e Stato per rivitalizzare le città e favorire la nascita di nuove imprese”. Ancora un annus horribilis per il mondo del commercio, che rischia di essere il peggiore da 20 anni a questa parte. 6 Venerdì 9 ottobre 2015 ESTERI FILIPPINE: SEQUESTRO DEL TORCHIO Italiano rapito, la pista è islamica La polizia locale è impegnata nelle ricerche con ingente spiegamento di uomini e mezzi di Cristina Di Giorgi ncora nessuna notizia di Rolando Del Torchio, il ristoratore originario del varesotto rapito mercoledì sera a Diplog City, nel sud delle Filippine, da un commando di uomini armati che si erano finti clienti del locale. Le operazioni di ricerca stanno comunque andando avanti in modo massiccio: le autorità filippine vogliono infatti chiudere quanto prima il cerchio attorno ai rapitori, ed hanno a tal fine messo in campo elicotteri e motovedette della Marina e dell’esercito, oltre ad un gran numero di uomini, impegnati nel setacciare le aree circostanti a quella in cui è avvenuto il sequestro. Tra le piste, la più seguita sembra essere quella islamista: nell’area di Diplog City sono infatti attivi diversi gruppi di ribelli musulmani, impegnati in una guerriglia separatista finalizzata all’ottenimento di maggiore autonomia in un arcipelago a maggioranza cattolica. Il principale è il Fronte islamico di liberazione Moro, che conta oltre 10 mila militanti. La pista dei separatisti islamici non è comunque l’unica: alcuni gruppi armati – riportano le agenzie – sono infatti più che altro bande di criminali, che si finanziano anche con estorsioni e rapimenti, in particolare di stranieri. Uno dei maggiori è Abu Sayyaf, legato ad al-Qaeda, che ha la sua base nell’isola di Jolo. A La pista dell’estremismo islamico non convince però padre Giovanni Re, superiore del Pontificio Istituto Missioni Estere nelle Filipine, secondo il quale è più probabile che il rapimento sia opera di un gruppo in cerca di guadagno mediante riscatto. “L’atto – ha detto il religioso ad Asia News – non è necessariamente da inserire nel contesto dei conflitti fra i separatisti islamici e il governo, così come non si può dire che sia stato fatto per boicottare o per mettere in crisi gli accordi rag- giunti, anche perché a Dipolog non ci sono conflitti tra cristiani e musulmani”. Quanto alle indagini, sembra che alcune telecamere di sorveglianza posizionate nei pressi del luogo del rapimento abbiano ripreso alcuni membri del commando, ma le immagini a disposizione della polizia non sarebbero sufficienti per giungere ad un’identificazione. Dal canto suo la Farnesina ha fatto sapere che l’Ambasciata italiana nelle Filippine ha attivato tutti i canali opportuni e la Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo sul rapimento con l’ipotesi di reato di “sequestro di persona a scopo di terrorismo”. Nel frattempo il governo di Manila ha fatto sapere che verranno adottate “tutte le azioni necessarie a garantire il rilascio del signor Rolando Del Torchio”. L’uomo, 56 anni, è stato prelevato nel suo caffè pizzeria e caricato a forza su un furgone il cui proprietario, secondo il sito locale Abs-news, sarebbe già stato identificato: si tratta di un uomo residente in un villaggio vicino. Il veicolo è stato poi abbandonato vicino alla costa. In seguito infatti, secondo quanto riferito dal capitano della polizia locale, i rapitori “sono stati avvistati mentre lo trasferivano su una barca a motore diretta verso la città di Manukan, probabilmente diretti verso Jolo”. Giunto nelle Filippine come missionario nel 1988, Del Torchio aveva dismesso la toga alla fine degli anni Novanta. Ma aveva comunque deciso di restare nell’isola di Mindanao per lavorare con un’organizzazione non governativa che forniva assistenza agli agricoltori della zona. E per questo suo impegno, insieme alle accuse da lui rivolte ad alcuni clan locali per disboscamento illegale, pare avesse anche ricevuto minacce di morte. Il cugino di Del Torchio ha poi raccontato che il ristoratore una quindicina di anni fa era scampato all’attentato compiuto da alcune persone che avevano esploso contro di lui diversi colpi di arma da fuoco mentre si trovava insieme al vescovo locale. “Erano riusciti a salvarsi rifugiandosi sotto i letti – ha detto l’uomo all’Ansa – e Rolando era rimasto traumatizzato. Quelli sono posti pericolosi, che però lui ama nonostante la difficile situazione”. Del Torchio è il quarto straniero ad essere stato rapito nella regione nelle ultime due settimane: prima di lui era toccato ai canadesi John Risdel e Robert Hall e al norvegese Kjartan Sekkingstad. L’INQUISIZIONE PROGRESSISTA SI SCAGLIA CONTRO GLI SCRITTI DEI FRATELLI GRIMM Francia, i pro-gender vietano anche le favole Il ministro dell’Istruzione Najat Vallaud-Belkacem annuncia la caccia agli stereotipi di genere nei manuali scolastici. “Rischiano” Cappuccetto Rosso e Cenerentola ALTA TENSIONE IN TERRA SANTA La terza intifada a colpi di coltello aria è quella di una terza intifada che bussa alle porte della martoriata Terra Santa. E la cosa grave è che le rispettive autorità israeliane e palestinesi non sanno come mettere fine all’ondata di violenza messa in atto dai rispettivi estremisti. A parlare sono soprattutto le lame, brandite in varie parti tra Israele e i territori occupati. Uno studente ultraortodosso di 25 anni è stato accoltellato al petto e ferito gravemente da un palestinese a Gerusalemme est: l’aggressore, un 19enne palestinese, è stato arrestato dopo aver ferito una seconda persona. Poco dopo una soldatessa e altre quattro persone sono state aggredite con un’arma da taglio vicino al ministero della difesa a Tel L’ Aviv, mentre un altro israeliano, armato di fucile, è stato pugnalato all’ingresso della colonia ebraica di Kiryat Arba, vicino a Hebron: l’assalitore si è rifugiato in un appartamento di un palazzo vicino dove è stato raggiunto e ucciso dagli agenti di sicurezza. Si tratta di rappresaglie alla repressione particolarmente cruenta di manifestazioni palestinesi avvenute nei giorni scorsi. Ma la tensione sta arrivando ai massimi livelli, con il premier Nethanyau che prla di “ndata di terrorismo” e il sindaco di Gerusalemme Nir Barakat che ha sffiato sul fuoco, esortando chi è in possesso del porto d’armi a girare armato, specie se si tratta di ex soldati “con esperienza operativa di G. L. combattimento”. di Barbara Fruch eppure le fiabe tradizionali vanno a genio. Da Cappuccetto Rosso a Cenerentola, fino ad Hansel e Gretel: tutte finiscono sul banco degli imputati. Motivo? Sono “sessiste”. Ne è convinto il ministro dell’Istruzione francese, Najat Vallaud-Belkacem, che le vuole bandire dai libri di scuola. La pupilla del presidente François Hollande, racconta il quotidiano ‘Le Figaro’, si rifà ad uno studio del centro Hubertine Auclert, secondo cui “numerose favole della cultura popolare”, come per l’appunto Cappuccetto Rosso, Cenerentola o Hansel e Gretel, sono “imbottite di rappresentazioni sessiste”. Gli studiosi francesi deplorano che la maggior parte di questi capisaldi della letteratura per ragazzi rappresentino i “personaggi femminili con i loro stereotipi”. La ricerca sulle cosiddette “rappresentazioni sessiste” nel primo anno di scuola elementare prende in esame 22 manuali illustrati destinati ai giovanissimi. Pubblicazioni in cui, secondo il centro Hubertine Auclert, solo “il 39% dei personaggi è di sesso femminile”. Non solo: secondo lo stesso studio, già nelle prime immagini per imparare a leggere, le bimbe giocano soprattutto N all’interno, in spazi chiusi, le donne sono spesso in cucina o svolgono le loro mansioni di mamma, mentre i mestieri scientifici, nel 97% dei casi, sono rappresentati esclusivamente da figure maschili. Accidenti, una mamma che fa la mamma e un padre che va al lavoro sono proprio innaturali, quindi vanno censurati! Inoltre, si sottolinea sempre nella ricerca, nella sfera domestica “il modello dominante se non unico è quello di una famiglia composta da due genitori e di uno o più figli”. Più in particolare, avvertono gli studiosi, si tratta di “coppie etero con due bimbi di sesso diverso”. Orrore! Ma che genere di famiglie sono quelle con una mamma e un papà? I modelli devono dunque essere diversificati, come quello monoparentale o omoparentale. E come dargli torto. Un bambino è naturale che nasca da due uomini, oppure da una donna che non copula con un uomo. Quindi nei nuovi programmi delle elementari i libri verranno “migliorati prevenendo stereotipi discriminazionali che alimentano l’ineguaglianza tra gli alunni”, ha spiegato il ministro al quotidiano francese. Insomma grazie all’inquisizione progressista si vogliono eliminare per sempre i grandi classici della letteratura infantile. E la Francia non è di certo la prima nazione che prova a farlo. Alcuni anni fa era stato il ministro tedesco della Famiglia, Kristina Schroeder, a dichiarare guerra alle fiabe politicamente scorrette. Da Pippi Calzelunghe, a Cenerentola fino a Biancaneve, sono tutte “sessiste”. Che razza di “mostri” sono stati allevati con le tradizionali letture con cui sono cresciute generazioni e generazioni in tutto il mondo? Come mai dipingere la donna come colei che ricopre le mansioni domestiche allevando i figli e l’uomo colui che porta il pane a casa? Forse perché è sempre stato così. Ma ai pro-gender questo ora non va più bene. È meglio ‘inventare’ qualche bella favola gay. E poi, perché no, quella su un principe ariano che si sposa con uno stregone africano. D’altronde, il prossimo attacco potrebbe essere quello ‘razzista’. 7 Venerdì 9 ottobre 2015 ESTERI GUERRA IN SIRIA Le truppe di Assad avanzano protette da Mosca La Nato critica e parla di “problematica escalation” e di contributo russo “non costruttivo” di Cristina Di Giorgi aid aerei, missili e ora l’offensiva di terra. Che il governo siriano ha detto di essere preparato ad effettuare. Per favorirla, Mosca ha reso noto che intensificherà i bombardamenti. Per “demolire postazioni fortificate, comandi, campi di addestramento e arsenali” ma anche per “terrorizzare il nemico, fargli sentire tutta la potenza del fuoco russo”. E, appunto, favorire l’avanzata delle truppe terrestri. Dalle zone più colpite – Idlib e Hama in particolare – il comandante di uno dei gruppi filo Usa ha inviato un messaggio all’Associated Press: “è iniziata l’offensiva”. Fatto questo confermato ufficialmente dal capo di Stato maggiore delle forze armate siriane generale Ali Abdullah Ayub, che per mezzo dell’agenzia governativa Sana ha diffuso l’annuncio dell’avvio di una vasta operazione per “eliminare i terroristi” e “liberare le regioni e le città che soffrono per il terrorismo e i suoi crimini”. Le operazioni militari nell’area sono a tal punto intense che – si legge in un articolo de La Stampa – il Pentagono fa invertire la rotta ad un suo aereo per evitare la “zona a rischio”. E proprio a proposito di “guerra nei cieli”, altre due notizie di queste R ore appaiono decisamente rilevanti: la prima riguarda l’impiego, da parte dei russi, di sistemi elettronici avanzati in grado di “accecare” aerei e droni statunitensi e rendere impossibile l’uso di missili a guida radar. Un sistema questo – spiegano le agenzie – che di fatto consentirà la creazione di una no fly zone a difesa delle zone controllate da As- Il presidente degli Stati Uniti ha telefonato al responsabile di Medici Senza Frontiere per scusarsi di quanto avvenuto a Kunduz. Obama ha espresso le sue condoglianze ai vertici dell’organizzazione umanitaria per le 22 vittime del bombardamento dell’ospedale della città afghana. Lo ha reso noto il portavoce della Casa Bianca, che ha aggiunto che il presidente “intende andare a fondo sulla vicenda”. I vertici di Msf hanno confermato la chiamata, ribadendo però che a loro dire è stata violata la convenzione di Ginevra sui diritti umani e che quindi ad indagare “per stabilire quello che è successo, come e perché” deve essere una commissione internazionale indipendente. Brasile: bocciato il bilancio 2014 La Corte dei conti federale (Tcu) brasiliana ha respinto all’unanimità le spese effettuate nel 2014 dal governo. Secondo i giudici, che hanno potere di supervisione dell’operato dell’esecutivo, quest’ultimo avrebbe violato la Legge di responsabilità fiscale falsificando il bilancio. In concreto, il governo avrebbe illegalmente preso in prestito denaro dalla banca di Stato per coprire gli ammanchi. E’ la prima volta, in 80 anni, che il Tcu rigetta i conti di un presidente della Repubblica. La risposta del governo non si è fatta attendere: il ministro della Giustizia ha infatti immediatamente annunciato che verrà proposto appello alla Corte quanto riportato dal Corriere della Sera, che quanto prima le operazioni verranno estese anche all’Iraq, dove i partiti al governo hanno chiesto al premier di premere per un intervento di Mosca anti-Isis anche sul loro territorio. Mentre in Siria si combatte, a Bruxelles i ministri della difesa dei Paesi si sono riuniti per discutere. EGITTO DAL MONDO Opedale Kunduz, Obama si scusa con Msf sad. L’altra notizia, confermata dal Pentagono, parla di almeno tre occasioni in cui i caccia russi hanno intercettato i Predator (droni) americani. Senza contare che nel frattempo “i russi continuano a fortificare l’intera zona di Latkia – scrive Difesa on line – con equipaggiamento pesante e truppe di elite”. Sembra inoltre possibile, stando a O meglio per criticare la linea di Mosca, concentrandosi in particolare – come è spesso accaduto dall’inizio delle operazioni – sul fatto che ad essere colpiti siano stati soprattutto obiettivi “non Isis”. Tra gli avvertimenti lanciati alla Russia, anche quello relativo alla violazione dello spazio aereo turco. In proposito il segretario generale della Nato ai margini della riunione di ieri ha dichiarato che “in Siria a lungo termine non c’è soluzione militare e ci deve essere la transizione”. Ovvero Assad deve essere messo da parte. Jens Stoltenberg ha poi nuovamente sottolineato che la Russia non mira all’Isis e che quello di Mosca “non è un contributo costruttivo” ed a fonte della “problematica escalation di azioni militari russe – ha concluso – la Nato è pronta a difendere tutti gli alleati, compresa la Turchia”. Che, per bocca del presidente Erdogan, ha minacciato Mosca di non comprare più gas russo e di interrompere la collaborazione per la costruzione della centrale nucleare di Ankara in caso di ulteriori violazioni dello spazio aereo. Al pressing della Nato su Mosca si è aggiunta infine anche la Gran Bretagna: il ministro della Difesa britannico ha infatti annunciato l’invio di “un piccolo numero di soldati” inglesi nell’ambito di misure per rassicurare gli alleati. Suprema contro la decisione della Corte dei Conti. Secondo gli analisti, questa sentenza sarà sfruttata dall’opposizione come base per chiedere di fronte al Congresso le dimissioni di Dilma Rousseff. La decisione finale sulla regolarità o meno dei conti, spetta ora al Parlamento. Usa 2016, nuove mosse di Clinton e Trump La corsa alla candidatura per le presidenziali Usa 2016, sia in campo democratico sia in campo repubblicano, ha visto, in queste ore, Hillary Clinton e Donald Trump protagonisti di due mosse di diverso tipo ma entrambe ad effetto. L’ex first lady ha regalato una copia del suo libro “Hard Choices” ai candidati per la nomination repubblicana, accompagnandolo con un indicativo messaggio: “ecco quello che ho fatto da segretario di Stato”. Un modo sui generis per rispondere agli attacchi degli avversari, che la stessa Clinton aveva annunciato durante un comizio. L’imprenditore, dal canto suo, ha dichiarato di essere pronto per la seconda fase del suo percorso verso le elezioni. Secondo quanto riportato dal Washington Post, Trump sembra intenzionato dedicarsi ad una campagna elettorale di tipo più tradizionale: a tal proposito, a breve verranno diffusi i primi spot televisivi, manifesti elettorali, e un libro. E verranno maggiormente coinvolte la moglie Melania e la figlia Ivanka, alle quali verrà affidato il compito di avvicinare l’elettorato femminile. La Chiesa dei Martiri, dedicata alle vittime dell’Isis Il tempio sorgerà non lontano da Minya, una regione libica in cui i cristiani sono spesso perseguitati di Stella Spada iniziata, presso il villaggio di Al-Awar, la costruzione della Chiesa dei Martiri, dedicata ai ventuno cristiani copti egiziani sgozzati dalle truppe del Califfato in Libia lo scorso anno. Ne ha dato notizia il portale egiziano Daily News Egypt, che riporta l’annuncio in proposito del generale Gamal Mubaral Oinawy. L’edificazione del tempio, la cui prima pietra era stata posta lo scorso primo aprile, si era bloccata nei mesi scorsi per questioni di carattere burocratico (pare mancasse una licenza da parte del locale ministero dell’Agricoltura). Ora sembra che i problemi siano stati risolti. Il costo della struttura sarà di 10 milioni di lire egiziane (circa un milione di euro). Al momento – riferisce Tempi.it – è stata raccolta la metà della cifra: il resto verrà trovato durante la costruzione. Il luogo in cui sorgerà la chiesa si trova a 25 chilometri da Minya, nell’omonima provincia egiziana da cui provenivano quasi tutti i martiri dei tagliagole jihadisti. Tra l’altro la È locale comunità copta si era già trovata nel mirino dei fondamentalisti: “dopo la deposizione di Mohamed Morsi nell’estate del 2013, i Fratelli Musulmani sfogarono la loro rabbia sui cristiani per far pagare loro il presunto sostegno politico verso il colpo di Stato del generale Al Sisi. Gran parte delle violenze anticri- stiane si registrarono proprio nella provincia di Minya”. In passato si erano verificate alcune manifestazioni di protesta ad opera di islamisti (che si erano radunati per intonare cori contro la chiesa) ed erano stati registrati anche attacchi al cantiere ad opera di ignoti con bombe molotov. CdG 8 Venerdì 9 ottobre 2015 STORIA GLI SVILUPPI DELLA ARRIGONI, L’INDUSTRIA DELLA CONSERVAZIONE DEL PESCE E LA RISPOSTA ALLE ODIOSE SANZIONI Le opere del Regime in Istria/8 Il tonnetto catturato dai pescherecci italiani sostituisce il salmone di importazione estera, i nuovi impianti e la produzione di farine e olio di pesce di Emma Moriconi ell’economia istriana, a fare la storia dell’attività industriale della seconda metà degli anni Trenta c’è anche la Arrigoni. È il periodo delle odiose sanzioni comminate all’Italia che “reclamava un posto al sole”: tutto il Paese reagì a questa ingiustizia con la ferma volontà di bastare a se stesso. Ed ecco che a 52 Stati che impongono un “blocco” per il nostro Stivale, l’Italia reagisce senza mezzi termini. “Chiunque voglia osservare l’attività di qualsiasi settore dell’industria italiana nell’ultimo periodo - dice la pubblicazione oggetto del nostro esame di questi giorni - non può non sentire attratta la sua indagine verso questo avvenimento, primo ed unico nella storia del mondo, per polarizzare la sua attenzione sugli effetti che esso ha apportato nell’organizzazione industriale del nostro Paese. Dalle sanzioni in poi è infatti un orientamento completamente nuovo che domina e cioè quello che ha per mèta l’autarchia economica”. Ecco che, dunque, vie- N ne esaminata l’attività dell’industria Arrigoni, “massima industria istriana della conservazione del pesce”, che era già “larga produttrice e dominatrice dei più vasti mercati del mondo”, e che “ a un determinato momento e precisamente di fronte al boicottaggio economico dell’Italia, prende immediatamente netta posizione verso l’indirizzo nuovo che il momento richiede e cerca immediatamente di adottare quei provvedimenti che appaiono atti a portare un effettivo contributo alla lotta per l’autarchia, sia per sostituire sul mercato italiano i prodotti di importazione estera, sia per sopperire al fabbisogno nazionale di prodotti che fino ad allora non venivano fabbricati in Italia”. E così l’Arrigoni inizia un’importazione di tonnetto catturato da pescherecci italiani, lo confeziona sia all’olio che in salamoia, e inizia la sostituzione del salmone d’importazione estera. Inoltre attrezza nuovi impianti nel suo stabilimento di Isola d’Istria e comincia a produrre le farine e l’olio di pesce, utilizzando i residui di lavorazione (teste e code) che prima venivano distrutti. “Queste sono le due iniziative principali dettaglia la nostra fonte - che servono a dare all’attività istriana della Società Arrigoni un impulso nuovo e infatti in tutti i centri costieri ove la Società ha degli stabilimenti, s’inizia una ri- cerca quasi affannosa di mano d’opera con grande sollievo per la disoccupazione nella nostra Provincia”. Anche in questo settore, dunque, l’Italia Fascista ottiene uno scopo molteplice: da una parte rinvigorisce nella popolazione l’orgoglio dell’appartenenza alla Patria, dall’altro incentiva la produzione delle industrie nostrane. Infine combatte la disoccupazione. “Ma non a questo - aggiunge il documento che stiamo esaminando - limita il suo sforzo la società Arrigoni che, nell’intento di ottenere la massima indipendenza e garantirsi, in maniera assoluta, i rifornimenti per questa sua aumen- tata e completata attività industriale, fonda, nel gennaio 1937, una nuova Società per la pesca oceanica, dotandola di una flotta di ben otto piropescherecci destinati sia ai trasporti come alla cattura del pesce nei mari più lontani”. E dice ancora: “A questo importante incremento della produzione corrisponde un perfezionamento costante nella provvidenza a favore delle maestranze, secondo le direttive del Regime. Per cui tra breve si vedrà sorgere in Isola d’Istria un importante centro dopolavoristico mercé la creazione di una Stazione climatico-balneare in località di Porto Apollo”. Ecco la conclusione su questo argomento: “In tutta la sua attività ed in tutte le sue iniziative quindi la Società Arrigoni ha sempre tenuto presente la parola d’ordine del Duce, che ne ha incoraggiato gli sviluppi con il suo alto e personale interessamento. Segue cioè questa nostra importante industria quella saggia dinamica che è fondamento primo del regime fascista e secondo la quale il lavoro nelle sue infinite manifestazioni, come ha detto il Duce, diventa il metro unico con il quale si misura l’utilità sociale e nazionale degli individui e dei gruppi”. [email protected] 9 Venerdì 9 ottobre 2015 DA ROMA E DAL LAZIO LA PROPOSTA, PRESENTATA DALL’OPPOSIZIONE, È STATA APPROVATA ALL’UNANIMITÀ Usura, ecco la nuova legge Il proponente Cangemi (Ncd): “Non diventi l’ennesimo strumento inutilizzato”. Assente Zingaretti legge la proposta, giunta ancora dall’opposizione come la “tagliamani”, sul contrasto e la prevenzione dei fenomeni dell’usura e del sovraindebitamento. L’iniziativa del consigliere Giuseppe Cangemi (Ncd), sottoscritta anche da Francesco Storace (La Destra) e da Olimpia Tarzia (Lista Storace), è stata approvata all’unanimità. Con la nuova legge viene istituito un apposito Fondo regionale, dotato di 4,8 milioni di euro per i primi due anni, destinato a finanziare una serie di interventi a favore delle vittime dell’usura e del sovraindebitamento: contributi per la costituzione di parte civile; misure di sostegno nei casi di sovraindebitamento e per la prevenzione dell’usura (fino a 50mila euro da restituire in dieci anni); indennizzi per il sostegno delle vittime (da un minimo di 5mila a un massimo di 20mila euro); misure per favorire la competitività e l’inclusione finanziaria (fino a 25mila euro di dotazione con fondi di garanzia dei Confidi); misure per l’assistenza, la tutela e il sostegno psicologico delle vittime; contributi a favore degli enti impegnati nella lotta all’usura. I destinatari degli interventi della legge sono i consorzi e le cooperative di garanzia collettiva dei fidi (Confidi), le fondazioni e le associazioni riconosciute per la prevenzione del fenomeno dell’usura, gli enti iscritti nell’elenco provinciale delle associazioni e delle fondazioni antiracket e antiusura, i Comuni, È anche in forma associata, che promuovono attività di assistenza e informazione insieme agli altri destinatari degli interventi. Secondo quanto è scritto nel testo, tutti questi soggetti dovranno però essere iscritti all’elenco regionale dei Confidi, delle associazioni e delle fondazioni antiusura, istituito con la stessa legge all’articolo 12. Potranno beneficiarne le persone fisiche e le piccole e medie imprese, fatta eccezione di quelle che praticano il gioco d’azzardo, purché residenti e operanti nel territorio regionale. Saranno invece esclusi dai benefici coloro cha siano sottoposti a procedimento penale o abbiano subìto condanne per il reato di usura, anche solo tentato. Inoltre, la legge prevede l’istituzione del Comitato regionale antiusura (Cra) per la valutazione di tutti gli interventi realizzati con il finanziamento e della relativa rendicontazione, e di un Tavolo regionale sul sovraindebitamento e l’usura, presieduto dal presieduto dal presidente della Regione o dall’assessore delegato, che riunirà riunire la struttura competente e i rappresentanti designati dagli enti iscritti nell’elenco regionale. “Ciò che conta ora è che questa legge non diventi l’ennesimo strumento inutilizzato”, ha spiegato il proponente Cangemi nella dichiarazione di voto. Anche Giancarlo Righini (FdI) si è dichiarato soddisfatto “pur nel rammarico - ha precisato - di aver visto bocciati alcuni emendamenti all’art. 7”. Mario Abbruzzese (Forza Italia) ha criticato l’assenza in Aula del presidente Nicola Zingaretti. Per Olimpia Tarzia (Lista Storace) questa legge tutela i più deboli, “come dovrebbe essere sempre dovere delle istituzioni. Il nostro territorio soffre e molto a causa del fenomeno dell’usura. Secondo un report della Camera di commercio di Roma, il 41% dei commercianti e il 32% dei pubblici esercizi dice che l’usura negli ultimi due anni è aumentata”, ricordando che “l’aumento delle richieste di aiuto nel Lazio è cresciuto del 20% rispetto al 2013 e il 52% proviene da pensionati e famiglie con reddito fisso”. Soddisfazione è stata espressa anche dal presidente del Consiglio regionale, Daniele Leodori (Pd): “La legge è un antivirus utile alle famiglie, ai cittadini, agli imprenditori che sono finiti in un tunnel drammatico”. L’aula è stata presieduta da Storace, capogruppo de La Destra. PIAZZA SCAMBIATA PER UN WC Stranieri padroni anche a Sabaudia on solo a Roma. Anche a Sabaudia, in provincia di Latina, è stato sorpreso uno straniero, probabilmente un indiano, a defecare in pubblica piazza nei pressi del bar Italia, in pieno centro. Un gabinetto a cielo aperto andato in scena nei giorni scorsi. Un’immagine, quella che riportiamo e cliccatissima sulla Rete, che sta rimbalzando da un social network a un altro. Sabaudia, fondata nel ventennio fascista, è la quindicesima città d’Italia per numero di indiani presenti, molti dei quali lavorano presso le cooperative e le aziende agricole della N Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio zona. Ovunque ci sono le eccezioni, come lo straniero immortalato da un residente. Trent’anni fa sono immigrati dal Punjab i primi indiani miti e sorridenti, si sono tirati appresso parenti e amici e con il passare degli anni hanno rimpiazzato gli italiani nei campi. Grandi lavoratori. Negli ultimi tempi, però, sono aumentati gli episodi di violenza tra la comunità indiana. Spesso, le forze di polizia sono chiamate a correre ai ripari per placare le ire degli stranieri, in preda ai fumi dell’alcol. Così le borgate diventano il teatro di liti che si trasformano in risse. 10 Venerdì 9 ottobre 2015 DAL LAZIO D A L L A S E T T I M A N A P E R L A S I C U R E Z Z A A L L’ I M P E G N O P E R M A N E N T E N E L R I D U R R E I R I S C H I INCIDENTI STRADALI: PRIMA CAUSA DI MORTE PER I MINORENNI bambini sulle strade sono certamente gli utenti più sensibili, eppure l’attenzione su di loro da parte dei media si è posata solo negli ultimi anni. Dopo alcuni episodi di abbandono all’interno degli abitacoli delle auto e dopo alcuni incidenti stradali in cui i bambini sono stati coinvolti senza una adeguata messa in sicurezza interna alle vetture, qualcosa si sta muovendo nella consapevolezza e sulle azioni di sensibilizzazione. Quest’anno l’ONU ha dedicato nel mese di maggio la Settimana Mondiale della Sicurezza stradale ai minori. Dalla ‘sette giorni’ organizzata per sensibilizzare i governi di tutto il mondo ad intervenire concretamente per contrastare questo drammatico fenomeno che provoca gravi perdite all'anno, emergono rilevanti dati e indicazioni utili per definire strategie idonee per affrontarlo e combatterlo: ogni giorno 500 ragazzi e ragazze che hanno meno di 17 anni perdono la vita, complessivamente oltre 182.000 vittime all’anno. Anche in Italia la situazione presenta un quadro allarmante. I dati dell’Osservatorio , Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale, forniscono un quadro allarmante: il 2014 è stato un anno nero per i bambini fino ai 13 anni sulle strade con 65 morti, ben 13 in più rispetto all’anno precedente e 5 rispetto al 2012. Nel 2014 sono state 65 le piccole vittime sulle strade, 36 femmine e 29 maschi, 13 in più rispetto al 2013, in cui ne sono stati registrati 52, con un incremento, quindi, di circa il 25% rispetto all’anno precedente. I bimbi feriti gravi nel complesso sono stati 1.256. In questi incidenti i bimbi deceduti di origine straniera sono stati 26, pari al 40% delle piccole vittime, 36 erano femmine e 29 i maschi. Delle 65 giovanissime vittime 33, pari al 51%, erano trasportate a bordo dei veicoli ma non si sa quante fra esse fossero regolarmente allacciate con le cinture di sicurezza, tuttavia si può ritenere che una percentuale significativa non fosse trasportata a norma, soprattutto nei casi di espulsione dall'abitacolo del mezzo dopo lo schianto. Tre bambini erano trasportati su una moto, 4 sono stati travolti con la loro bicicletta, mentre 25 erano a piedi per strada (nel 2013 le piccole vittime travolte per strada erano state 18). Sono 506 gli incidenti avvenuti nei centri urbani, (51%) nei quali hanno perso la vita 26 bambini (40% dei bimbi deceduti) e 553 sono rimasti feriti (44% dei bimbi feriti). Una elevata percentuale di incidenti è avvenuta sulle strade statali e provinciali: 343 (34,4%), tra questi sulle extraurbane sono 32 le vittime e 493 sono i feriti. Solo 56 gli episodi sulla rete autostradale che hanno causato però 7 decessi, pari all’11% dei decessi totali di giovani vittime, mentre 85 bambini hanno dovuto ricorrere alle cure dei sanitari (7% dei bimbi feriti). Fra le più giovani vittime della strada il maggior numero si conta fra i piccolissimi. Infatti nella fascia d'età cha va da 0 a 5 anni l'Osservatorio ha registrato 32 decessi (49%), 18 (28%) nella fascia che va da I 6 a 10 anni, 15 in quella da 11 a 13 anni (23%). In 28 incidenti il conducente del veicolo coinvolto è risultato ubriaco o drogato. Sono stati invece 53 gli incidenti causati da pirati della strada (41 nel 2013). La localizzazione degli incidenti che coinvolgono i minori è abbastanza costante, 78 incidenti sono avvenuti in prossimità delle scuole e 15 hanno coinvolto direttamente degli scuolabus. Il Lazio con la sua densità abitativa si attesta tra le prime cinque regioni italiane che detengono il record di incidentalità minorile. Il CEREMSS Centro di Monitoraggio Stradale sta osservando da vicino il fenomeno al fine di aumentarne la conoscenza e la verifica dei risultati delle politiche adottate per combatterlo sia a livello nazionale che internazionale. Con una particolare attenzione alle strade della Rete Viaria Regionale, ASTRAL, che ne cura la gestione per conto della Regione Lazio, sta studiando azioni mirate alla prevenzione sia attraverso programmi di messa in sicurezza dei tratti di strade più a rischio, sia attraverso il CEREMSS, promuovendo attivamente una cultura all’educazione stradale e monitorando azioni di formazione ed informazione volte ad rendere più consapevoli tutti della corretta valutazione del rischio e dei corretti comportamenti di guida e su strada. Le regioni che segnano il più elevato numero di incidenti con bambini sono la Lombardia con 229, segue l'Emilia Romagna con 103 e il Veneto con 97, il Lazio con 75 e 73 in Toscana. Il più alto numero di vittime lo fa segnare però l'Emilia Romagna che nel 2014 ha fatto registrare il tragico primato di 12 piccole vittime, seguono la Lombardia con 8, la Campania con 7, il Veneto, il Lazio e la Sicilia con 5, la Toscana con 4. Questi numeri sono abbastanza in linea con quelli registrati in altri Paesi occidentali, a testimonianza del fatto che la mortalità dei minori sulle strade non è tanto o solo un problema italiano, ma un fenomeno ancora troppo frequente ovunque. Nella maggioranza dei casi la dinamica dell’incidentalità sulle strade per i minori è quella di pedoni investiti. I bambini investiti, non protetti negli abitacoli, i bambini dimenticati sotto al sole cocente dei parcheggi, sono gli stessi bambini su cui gli italiani puntano per un futuro migliore della prevenzione degli incidenti stradali. A livello di Unione Europea si osserva che questo tipo di utenza debole non beneficia dello stesso livello di sicurezza nei diversi i paesi membri. Ad esempio, i bambini in Grecia hanno una probabilità 15 volte superiore di morire a bordo di un’auto rispetto alla Svizzera. Negli ultimi dieci anni, la Slovenia ha implementato diversi progetti di educazione mirati alla sicurezza dei bambini in auto (ad esempio, la campagna Armadillo) che hanno coinvolto genitori e bambini di scuole ed asili. Si è passati, così, dal 58% di utilizzo dei sistemi di ritenuta per bambini nel 2005 al 94% nel 2011. La direttiva europea 2003/20/EC richiede che tutti i bambini di altezza inferiore ai 150 cm debbano utilizzare un sistema di ritenuta conforme allo standard UNECE44.03, tuttavia, il corretto utilizzo di idonei sistemi di ritenuta varia molto, a partire dalla corretta installazione dei seggiolini. Proprio per questo motivo, in Irlanda, l’Autorità per la Sicurezza Stradale, nell’ambito della campagna “Child safety in cars campaign” negli ultimi cinque anni ha controllato oltre 5.000 seggiolini: l’esito del rilevamento ha evidenziato tre seggiolini su quattro montati in maniera non corretta. Da un recente sondaggio, promosso dal Centro Studi e Documentazione di Direct Line e condotto nel mese di giugno scorso sui temi relativi alla sicurezza stradale e all’importanza di trasmettere il senso civico ai bambini, automobilisti di domani, è emerso che il 53% del campione intervistato ritiene fondamentale trasmettere il senso civico della convivenza sulla strada. Per quanto riguarda l’informazione, il 21% degli intervistati si dichiara sempre informato sulle novità relative a normative e regole della strada e un altro 21% è certo di ricordare tutto quello che ha studiato durante la scuola guida: quindi quasi tutti, il 95% della popolazione, si sente abbastanza preparato sul codice stradale da poter trasmettere a un bambino le principali regole della strada. Vi è una piccola minoranza pari al 3% che crede sarebbe utile che fossero organizzati periodicamente dei corsi di aggiornamento e solo un 2% che non teme di dire che ha dimenticato la maggior parte delle nozioni teoriche dopo il conseguimento della patente. Conoscere adeguatamente il codice della strada non è tuttavia sufficiente se poi non lo si mette in pratica, soprattutto in presenza di un bambino: infatti dare il buon esempio sul corretto utilizzo della strada quando si è in giro con un bambino è considerato quasi unanimemente importante per il 97% degli intervistati. Il 62% si spinge a spiegare le nozioni principali di sicurezza (come attraversare la strada, rispettare i semafori, etc.) e un 24% dichiara di comportarsi in modo esemplare alla guida. Solo l’1% ammette di essere troppo impulsivo e di compiere spesso delle infrazioni; si registra anche un ulteriore 1% che, senza pudore, dichiara di non credere che ciò che fa in auto o per strada influenzi il comportamento del bambino che è con sé. Passando ad analizzare quale sia il mezzo di trasporto più sicuro per gli italiani quando si è in giro con un bambino, l’auto rimane per il 54% il mezzo di trasporto più sicuro. Andare a piedi e usare i mezzi pubblici, invece, registrano rispettivamente le preferenze del 23% e del 21% degli italiani in tema di sicurezza per i più piccoli. Fanalino di coda le due ruote: il 2% ritiene più sicura la moto come mezzo di trasporto quando si è in giro con un bambino, e solo l’1% la bicicletta. Ad indicare dati consistenti su questa fetta di utenti deboli della strada è anche il rapporto Oms-Unicef che ci dice anche che fra le cinque principali cause di morte e di inabilità per giovani dai 10 ai 19 anni, la prima è rappresentata dagli incidenti stradali, e indica gli interventi di prevenzione efficaci quali: l’uso delle cinture di sicurezza e dei caschi di protezione, l’attraversamento sulle strisce pedonali, l’obbligo dei fari accesi per le auto anche durante il giorno, il rispetto dei limiti di velocità, il divieto di guida dopo l’assunzione di alcol e l’introduzione di patenti a punti che limitino i privilegi per i nuovi guidatori. Si potrebbe a ragione aggiungere: il divieto di usare il cellulare durante la guida. #SaveKidsLives è la campagna mondiale ed ufficiale coordinata dal gruppo di collaborazione delle Nazioni Unite Global Road Safety. E ‘stata lanciata in occasione della terza Settimana delle Nazioni Unite sulla Sicurezza Stradale, con lo scopo di chiedere ai governi di tutto il mondo di impegnarsi per intervenire in occasione della in programma a Brasilia (17-19 Novembre 2015). La campagna chiede un intervento urgente per salvare vite umane sulle strade di tutto il mondo. L’appello dell’infanzia rivolto ai governanti della sicurezza stradale è consultabile sul sito: www.savekidslives2015.org 11 8 Venerdì 9 ottobre 2015 DALL’ITALIA L’INQUIETANTE VICENDA DI PIACENZA Sgridata minaccia: “Mio padre nell’Isis, fa saltare la scuola” Il racconto dei compagni di classe ai propri genitori: “Siamo preoccupati” Il consigliere Putzu (Forza Italia) chiede di indagare: “Dichiarazioni inammissibili” di Barbara Fruch l rimprovero della maestra ha reagito minacciandola. “Mio padre è nell’Isis, fa saltare la scuola”. L’inquietante vicenda è avvenuta nei giorni scorsi all’istituto Egidio Carella di Piacenza e denunciato dal consigliere di Forza Italia Filiberto Putzu. Il racconto dell’incredibile minaccia viene direttamente dai compagni di classe che l’hanno riferito ai propri genitori al ritorno da scuola. Il tutto sarebbe partito proprio da una sgridata come ce ne sono tantissime, ogni giorno, nelle scuole italiane. Protagonista una bambina di origini marocchine ripresa, per l’appunto, dall’insegnante per aver disturbato in varie occasioni lo svolgimento delle lezioni. A lasciare spiazzati però è proprio la reazione dell’alunna che ha minacciato di chiamare a difesa il padre “appartenente dell’Isis”. La bimba ha anche aggiunto che a casa ha una cintura esplosiva che potrebbe utilizzare per far esplodere la scuola. L’insegnate, dopo aver riferito l’episodio al dirigente scolastico, non ha A informato le forze dell’ordine e non ha neppure convocate i genitori della piccola. Secondo l’istituto si sarebbe trattata si una semplice “leggerezza”. Ad essere preoccupati invece sono i genitori, come riporta Gianmarco Aimi su ‘Il fatto quotidiano’. «È pa- recchio tempo che si conoscono le abitudini di questa bambina – ha spiegato una mamma che ha il figlio in classe con la piccola marocchina e che preferisce rimanere anonima – Quando i bambini giocano con la carta o simulano di usare un telefonino oppure i soldi del Mono- poli, lei invece si costruisce delle cinture e dice che ci mette le bombe per farle scoppiare». «I genitori non sono integrati – ha aggiunto un altro genitore – Quando giocano gli altri hanno delle abitudini piuttosto tradizionali, mentre lei dice che con quelle cinture di carta si farà saltare. Siamo preoccupati». Proprio dopo aver sentito le testimonianze dei genitori degli alunni il consigliere Putzu ha deciso di presentare una interrogazione al sindaco di Piacenza per fare in modo che sul caso si possa aprire un’indagine da parte della polizia. «Pur trattandosi di minorenni – afferma Putzu al sito locale ‘Piacenza24’ – tali dichiarazioni sono inaccettabili e inammissibili, e la loro veridicità va verificata dalle autorità competenti. Per questo chiedo al sindaco Dosi se sia a conoscenza dell’episodio e se non ritenga, personalmente o tramite l’assessore competente, di verificare la veridicità dell’accaduto e se in caso positivo di segnalare il fatto alla Polizia di Stato per gli opportuni accertamenti ed eventuali provvedimenti». Sul caso è intervenuta anche la Lega. «Le autorità verifichino se le minacce rivolte da un’alunna islamica della scuola elementare Carella all’insegnante contengono un fondo di verità o se debbono essere derubricate come un eccesso verbale misto a fantasie infantili – chiede la segreteria provinciale – A scopo cautelativo tali esternazioni, anche se pronunciate da una minore, meritano di non essere sottovalutate. In un contesto di immigrazione incontrollata e di una forte presenza musulmana non sempre facilmente identificabile, non possiamo ritenere di essere completamente al sicuro da eventuali rischi terroristici. A dimostrazione del fatto che nemmeno città come la nostra possano dirsi completamente al sicuro dall’estremismo islamico, ricordiamo la cellula di AlQuaeda sgominata nella vicina Cremona nel decennio scorso. È proprio per prevenire fenomeni indesiderabili che chiediamo accertamenti sulla condotta dei genitori della bambina e sugli ambienti che frequentano. Al tempo stesso – aggiunge la segreteria leghista - auspichiamo che l’amministrazione comunale di centrosinistra voglia fare luce sull’episodio, per una volta lasciando fuori quell’utopica ideologia internazionalista sempre più lontana dalla realtà». POLEMICHE A TREVISO RIMINI Profugo arrestato per spaccio, bufera sull’ex caserma Serena Assalta la tabaccheria brandendo un’ascia, in manette nordafricano Sorpreso con alcune dosi di marijuana, ha tentato di liberarsi della droga E il giudice lo scarcera. L’ira del sindaco e del governatore: “Va cacciato” bufera sull’ex caserma Serena, l'immobile tra Treviso e Casier, dopo l’arresto di un immigrato per spaccio. Lo straniero, originario del Gambia arrivato in Italia alcune settimane fa, è stato ammanettato dai carabinieri ai giardini di Porta Altinia, a Treviso, mercoledì pomeriggio, dopo essere stato sorpreso con della marijuana. A suo carico l’accusa di aver ceduto due dosi di “erba” a un cliente e di averne nascoste nel parco altre sei di cui avrebbe tentato di liberarsi, ma che sono subito ritrovate dai militari. Ieri mattina il processo per direttissima che si è concluso con la scarcerazione l'obbligo di dimora, proprio nella struttura destinata ad accogliere gli stranieri, in attesa delle nuova udienza il prossimo 23 ottobre. Dal canto suo lo straniero, difeso dall’avvocato Roberto Uliana, ha respinto ogni addebito dicendo di non aver spacciato e che la droga trovata non era sua. E proprio la ex caserma, che oggi ospita circa 400 profughi e È sulla cui gestione è stata fatta calare una cortina di assoluto silenzio e riservatezza, torna nel mirino di residenti che ne chiedono lo smantellamento. Critiche sono state espresse anche dal governatore Luca Zaia e il sindaco Manildo. «Se sarà accertato che questo straniero è un pusher dovrà essere rimandato da dove è venuto - dice il primo cittadino - Mi farò promotore affinché la richiesta d’asilo se concessa prima della sentenza definitiva venga revocata se fosse dichiarato colpevole. Chiederò a prefetto e questore che tutti gli accertamenti vengano eseguiti in tempi rapidissimi. Treviso è una città accogliente ma l’accoglienza ha le sue regole che devono essere rispettate. Qui c’è posto solo per richiedenti asilo, persone che fuggono dalla guerra, non certo per i delinquenti. Accoglienza non è sinonimo di lassismo. E quanto accaduto finga da monito a tutte le persone ospitate nella caserma». A puntare il dito contro il ministro dell’Interno Angelino Alfano è invece il Presidente della Regione. «Spero che il ministro Alfano, quando avrà finito di gongolare per il trasferimento di poche decine di clandestini in altri Paesi d’Europa, si occupi di cancellare i ghetti che il Governo in questi mesi ha creato in Veneto – ha spiegato Luca Zaia – Mi riferisco a Eraclea ma anche, visti i fatti odierni di cronaca, a quanto accaduto ad opera di un ospite all’ex caserma Serena tra Treviso e Casier. E visto che c’è, dovrebbe proporre al suo Governo di modificare la legislazione corrente per evitare situazioni barzelletta come questa, per cui se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere». Poi l’attacco alla giustizia. «Al danno provocato da un soggetto mantenuto da settimane a spese della collettività, si aggiunge la beffa - continua il Governatore – Stante la normativa vigente, nel processo per direttissima il magistrato si è visto costretto ad applicare le leggi colabrodo che vado denunciando da tempo: risultato, il 30enne è stato rimesso in libertà e “condannato” all’obbligo di dimora. Dove? Alla caserma Serena ovviamente, a spese nostre, e da là, c’è da scommetterci, difficilmente potrà essere spostato. Mi chiedo – conclude Zaia – se queste situazioni non sembrino grottesche anche al ministro Alfano, che gioisce per pochi clandestini allontanati dall’Italia verso altri Paesi Ue, mentre in Veneto continuano ad arrivarne altre centinaia ogni giorno e a verificarsi situazioni intollerabili di illegalità come quella odierna a Treviso». B.F. entre resta ancora viva l’immagine di Kabobo, il ghanese che, l’11 maggio 2013, ha ucciso a picconate tre passanti nel quartiere Niguarda a Milano, è un marocchino 27enne a seminare il panico a Rimini. Lo straniero, con precedenti, ha tentato di scassinare un distributore automatico di sigarette usando un'accetta e ha minacciato una donna. È successo mercoledì sera verso le 20 in Piazzale Cesare Battisti. La donna aveva accompagnato all'auto la titolare della tabaccheria con l'incasso della giornata. Ripassando davanti al negozio aveva sentito i forti rumori e notato il 27enne che stava colpendo il distributore di sigarette. Come hanno raccontato alcuni testimoni, la donna si è avvicinata ma è stata subito allontanata dall'uomo che l'ha minacciata pesantemente con l'accetta. Grazie al racconto dei presenti, che hanno lanciato l’allarme, dopo pochi minuti gli agenti della Volante della Polizia hanno rintracciato l’aggressore, che era fuggito in sella alla sua bici, dirigendosi in via Coletti. M Nella sua borsa a tracolla nascondeva ancora l'accetta. Il marocchino, già noto alle forze dell'ordine per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti, è stato arrestato per tentato furto e minaccia aggravata dall'uso delle armi. Sempre a Rimini nel pomeriggio di mercoledì sono stati derubati anche due ragazzi. Stavano pranzano ad un ristorante quando si sono accorti che uno straniero che stava passando in bici aveva sulle spalle un loro zaino. Dalla vettura, parcheggiata poco distante, erano stati rubati infatti portafogli, pc e cellulare, oltre allo zaino, per un valore di 2mila euro. Individuato è stato arrestato: si tratta di un tunisino 30enne, clandestino in Italia. 12 Venerdì 9 ottobre 2015 SOCIETA’ PREMIATA LA SCRITTRICE BIELORUSSA SVETLANA ALEXIEVICH Il Nobel per la letteratura? All’anti-Putin Dopo anni di lotta al comunismo, il riconoscimento le arriva proprio quando si scaglia contro il leader russo di Barbara Fruch olita decisione politica per il Nobel che entra a gamba tesa in un periodo storico in cui si è riaccesa la “guerra” tra Stati Uniti e Russia. Ad aggiudicarsi il premio per la letteratura assegnato ogni anno dall’Accademia reale svedese delle scienze è la giornalista e scrittrice bielorussa Svetlana Alexievich, personaggio che lottò l’ideologia comunista ora sotto i riflettori per essere dichiaratamente anti-Putin. Premiata, ha spiegato la giuria, per il suo “lavoro polifonico, memoria della sofferenza e del coraggio della nostra epoca”. La politica dunque c’entrerebbe nulla? Se da una parte pare giusto combattere l’ideologia comunista viene spontaneo chiedersi come mai la scelta sia arrivata proprio nel momento cui la Alexievich è diventata una agguerrita nemica del leader russo. Perché l’ambito nobel per la letteratura non è stato consegnato prima? Di certo la scrittrice, nata il 31 maggio del 1948 nella città ucraina di Ivano-Frankivsk da padre bielorusso e madre ucraina, vanta una lunga carriera. Nota soprattutto per essere stata cronista dei principali eventi dell’Unione Sovietica, della guerra in Afghanistan e del disastro di Černobyl’, i suoi testi sono particolarmente critici nei confronti del regime bielorusso, banditi nella sua patria d'origine, ma tradotti in oltre quaranta lingue. In Italia le Edizioni hanno pubblicato “La guerra non ha un volto di donna” (sulle donne sovietiche al fronte nella seconda guerra mondiale), Ragazzi di zinco (sui reduci della guerra in Afghani- S stan), “Incantati dalla morte” (sui suicidi in seguito al crollo dell’URSS), “Preghiera per Cernobyl'” (sulle vittime della tragedia nucleare). Da poco tornata a vivere a Misk, dopo anni passati all’estero perché si considerava perseguitata dal regime del presidente Aleksandr Lukasenko, che l'accusava di essere un agente della Cia, era favorita già nei pronostici della vigilia. «Ho provato un sentimento molto complicato, mi sono subito sentita circondata da grandi ombre, come Bunin o Pasternak. È un sentimento da un lato fantastico e dall'altro in- quietante» ha detto. «Non mi piace questo 84% dei russi che incita ad uccidere gli ucraini, mi piace il mondo russo della letteratura e della scienza ma non rispetto il mondo russo di Putin e di Stalin», ha aggiunto durante una conferenza stampa a Minsk. Ha poi accusato il potere bielorusso di averla ignorata, boicottata e censurata nel corso degli anni, non pubblicando mai i suoi libri o invitandola in televisione. Sempre facendo riferimento alla situazione bielorussa, Alexievich ha affermato che «i tempi ci trascinano verso le barricate perché quello che sta avvenendo è vergognoso». D’altronde la posizione della scrittrice è nota da tempo. «Nella Russia di Putin viviamo con la mentalità da Lager – commentava un anno fa, in Italia per la presentazione del suo libro “Tempo di seconda mano. La vita in Russia dopo il crollo del Comunismo” – Non si parla d'altro che del pericolo che viene da fuori, dal presunto accerchiamento da parte dei nemici esterni e della minaccia che viene da quelli interni». Poi ancora «la Russia sta diventando la seconda Unione Sovietica», «se non lo dovessero fermare l'Europa o l'America, Putin - avverte potrebbe diventare un mostro». Insomma, in un momento in cui la Russia di Putin è sotto il tiro degli Usa e della Nato per i suoi raid in Siria, a schierarsi sono anche gli accademici di Svezia. Non resta che attendere ora Nobel per la Pace, e non mancheranno sorprese dopo la scelta di consegnarlo sulla “fiducia” al neo-eletto presidente degli Stati Uniti Obama. Alcune voci avrebbero già dato per l’ambito riconoscimento Angela Merkel. IL COMITATO ETICO DELLA FIFA FERMA IL NUMERO UNO DEL PALLONE MONDIALE E IL PRINCIPALE CANDIDATO A SOSTITUIRLO Sospesi e ancorati alla poltrona: Blatter e Platini il male del calcio Chiamati a dimettersi immediatamente, non mollano. E Le Roi rilancia: “Vado avanti” ospesi, per novanta giorni, i padri padroni del calcio. Il Comitato Etico ferma il numero uno del pallone mondiale e il principale candidato a sostituirlo. Che non si dimette e rilancia la sua candidatura per la presidenza della Fifa. La stessa sorte è toccata a Jerome Valcke, che della massima organizzazione calcistica dell’universo è il segretario generale. Una vera e propria mazzata, per Sepp Blatter. L’ultima, di una serie infinita, che non gli ha impedito però di rimanere ancorato alla sua poltrona. Una sventura, per l’ex “Le Roy” Michel Platini. Che viene praticamente estromesso dalla corsa per lo scranno più alto della Fifa. L’etica imporrebbe le dimissioni immediate di entrambi, S che di lasciare proprio non ne vogliono sapere. A testimonianza del fatto che loro non sono il vecchio del calcio, ma il marcio. Le jeux sont fait. La sanzione, che arriva nell’ambito della duplice inchiesta statunitense-svizzera sulla corruzione del massimo organo del calcio mondiale, si estenderà quindi fino agli inizi di gennaio, a poco più di un mese dalle nuove straordinarie elezioni per la successione a Blatter. Con le sospensioni, in vigore immediatamente, che potrebbero essere prorogate di altri 45 giorni. Gli illustri protagonisti, ormai con le spalle al muro, sono stati banditi da tutte le attività calcistiche a livello nazionale e internazionale. E la verità è una soltanto: Fifa e Uefa sono ormai commissariate. Viviamo in un mondo dove i “reggenti” del pallone vengono letteralmente allontanati dal Comitato Etico della Fifa. Che non ne può più delle “gesta” di quei due dinosauri finiti nel mirino della magistratura elvetica, che ha iscritto nel registro degli indagati Blatter perché sospettato di appropriazione indebita in merito a un pagamento da due milioni di franchi fatto a Platini nel 2011 per un lavoro svolto per la Federazione internazionale fra il 1999 e il 2002. Nel ricordargli le pressioni recentemente effettuate nei confronti del dirigente svizzero, a Le Roi verrebbe da dire che forse è davvero arrivato il momento di stappare quella famosa bottiglia di “whisky tra amici” (per ricordare le parole rivolte dal francese a Blatter lo scorso maggio). Peccato che a doversene andare poi debbano essere entrambi. Perché la resa del “colonnello” non basta: occorre anche quella di Platini. Bravissimo a fare la morale agli altri e poco coraggioso nell’assumersi le sue evidenti responsabilità. La gerarchia del pallone è azzerata. A Sepp Blatter e Michel Platini, ormai, non resta che riempire gli scatoloni e lasciare mestamente gli uffici. La loro infinita era è ormai ai titoli di coda. Federico Colosimo