Unione di fatto Parigi val bene un cumulo di rifiuti

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Unione di fatto Parigi val bene un cumulo di rifiuti
Anno IV - Numero 238 - Venerdì 9 ottobre 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Monte Paschi
Esteri
Cultura
Conti in... rosso
per la Fondazione
Italiano rapito,
pista islamica
Nobel letteratura
all’anti-Putin
Calvo a pag. 5
Fruch a pag. 12
Di Giorgi a pag. 7
SVOLTA A ROMA DOPO LO SCANDALO DEGLI SCONTRINI, CHE CHIUDE UNA INCREDIBILE STAGIONE AMMINISTRATIVA CHE HA MORTIFICATO LA CAPITALE
di Francesco Storace
uon viaggio, dottor Marino, finalmente a spese tue
e non della collettività.Vai
dove vuoi. Non sentiremo
la tua mancanza. Per noi
nelle fogne ci finisci tu.
Dopo una sceneggiata lunga un
giorno il sindaco di Roma ha rassegnato le dimissioni. La carta che ha
firmato era quella del Campidoglio
e non uno degli scontrini che portava
in ufficio per i rimborsi. Il sindaco
più inutile di Roma se ne va senza
che nessuno possa rimpiangerlo,
per quanti guai ha combinato, per
quante gaffe ha collezionato, per
quante divisioni ha provocato nella
città che ha assistito attonita allo
spettacolo per quasi tre anni.
Mentre comincia il totonomi sul sindaco che i romani dovranno scegliere a primavera, lui finge di voler
giocare ancora alla politica e non si
accorge di essere finito. I venti giorni
di verifica che implora prima che le
dimissioni diventino irrevocabili rappresentano l’ultimo atto, la fine ingloriosa di un mandato ricevuto da
un quarto dei romani. Difficile trovarne in circolazione qualcuno che
rivendichi quel voto maledetto di
giugno 2013.
Si volta pagina, avanti il prossimo,
anche se Marino continua a spargersi
di ridicolo affermando di voler restare ancora venti giorni, appunto.
Ma te ne voi anna’, dicono i romani...
Davvero vuoi restare fino al 28 ottobre
in sella? Che fai, aspetti la marcia
su Roma che ti spazza via? A una
settimana dal processo Mafia capitale
i partiti e le correnti di maggioranza
dovrebbero trattare con te per farti
rimanere a bere e mangiare a scrocco? A cinque settimane dall’inizio
del Giubileo Roma dovrà subire ulteriori mortificazioni per la tua ostinazione a restare incollato su quella
poltrona?
Vattene e basta, ex sindaco di Roma.
Non sopportiamo più disastri e invochiamo l’arrivo di un tempo sereno
per la città eterna.
In fondo, Ignazio Marino ha dimostrato che un sindaco protogrillino perché questo fu il motivo per il
quale l’apparato del Pd lo volle vincitore alle primarie - fa più danni di
NELLE FOGNE
B
Marino se ne va ma implora venti giorni. Pensiamo al successore:
né il Pd né i grillini possono garantire un candidato serio
chi la politica sa che cosa è. L’onestà
è un requisito che si ha anche dalle
nostre parti e non è stato contagiato
da qualche mela marcia. Mafia capitale non ci ha lambito, gli unici
problemi giudiziari ce li ha creati
Giorgio Napolitano.
Chi rappresenta discontinuità la pretenderà anche domani, per la scelta
di un sindaco senza grilli per la
testa. Pensiamo alle elezioni di primavera e credo che a destra ci siano
risorse spendibili. Se si vorrà invece
virare su un profilo civico, si sappia
che per far innamorare il popolo di
destra - che a Roma è numeroso e
vuole una bandiera da risollevare dovrà essere ancora più forte il mes-
Il retroscena
Le reazioni
Lo scenario
Il ruolo di Renzi
nell’epilogo
A sinistra il gelo
accoglie la notizia
Ora il commissario
Voto a primavera
Sarra a pag. 3
a pag. 3
Vignola a pag. 2
saggio identitario proveniente dal
programma. Questa volta non ci si
accontenterà di parole vuote. Ci vogliono esempi e idee. E noi saremo
in prima fila per tornare a vincere.
Le carte di credito andranno bruciate
in piazza del Campidoglio. Non servirà il vino, ma bollicine per rendere
davvero frizzante una campagna
elettorale che sogniamo più emozionante che violenta. A Roma non
serve un Pd che è stato incapace di
proporre una soluzione seria, né gli
schiamazzi grillini che farebbero ricordare le Marinate del sindaco che
va via. Basta la serietà.
CITTÀ INVASA DALL’IMMONDIZIA. E SE LA FRANCIA PIANGE, LA GERMANIA NON RIDE
GRILLINI E PD SPINGONO SUL DDL CIRINNÀ
Parigi val bene un cumulo di rifiuti
evono essersela persa per strada, magari nell’unica di Parigi rimasta libera da cumuli di
immondizia, la famosa ‘grandeur’, i nostri cari
vicini francesi. Quelli che non perdono neppure
un’occasione per farci la morale, per trattarci in
maniera sprezzante, per riaffermare la loro superiorità,
anche se c’è da disquisire attorno al furto della Gioconda o alla ‘capocciata’ di Zidane, tanto per dire.
Talmente superiori che pure adesso ci guardano
dall’alto; sì, ma da sopra mucchi di rifiuti. Da quattro
giorni, infatti, Parigi è una sorta di immondezzaio a
cielo aperto, con cassonetti e cestini stracolmi e
rifiuti che così si accumulano nelle strade, per via di
uno sciopero degli spazzini. L’unica via di scampo
pare sia diventata la Torre Eiffel, anche se l’olezzo
sale pure fin lassù e non ha di certo la fragranza di
D
Unione di fatto
a pag. 4
uno dei tanti decantati ‘parfum’. Per carità, toglietegli
pure i profumi, va a finire che si incazzano peggio di
quando Bartali sfrecciava sulle loro strade (quelle
del Tour, però, senza rifiuti).
Già ieri l’altro deve essere stata dura da mandar giù
la notizia - tutta d’un sorso - che i primi produttori di
vino al mondo adesso siamo noi e non più loro, figuriamoci se vogliamo infierire con questa storia
dei rifiuti per strada. Però, dai, uno mica se li è dimenticati certi titoli dei giornali, diffusi in Francia e in
tutto Le Monde, quando la stessa sorte è toccata a
varie città italiane post-sciopero degli operatori ecologici.
Insomma, giornatacce Oltralpe: ieri c’è stato perfino
un bambino - un po’ cresciutello - di nome Michel,
che ha deciso di bucare il pallone perché o si gioca
come dice lui, che al massimo la passa all’amico
Blatter, oppure tutti a casa. Magari i francesi potranno
sempre consolarsi dicendo che a due passi da loro,
ma dall’altra parte, verso la Germania, le cose vanno
meglio. E dunque riprenderci a sfotticchiarci. Piano
però, non certo ingranando la quinta. Perché poi va
a finire che la scintillante Volkswagen scarica un po’
di fumi inquinanti in più e s’ingolfa. Igor Traboni
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Venerdì 9 ottobre 2015
ATTUALITA’
LA “SVEGLIA” SUONA DI MATTINA CON L’ATTACCO DEI FEDELISSIMI RENZIANI
Menu del giorno: sindaco Marinato
Goccia cinese per spingere il “marziano” a lasciare: ammutinamento di massa degli assessori
della fase 2, Ignazio resiste, si aggrappa alla poltrona, ma alla fine deve alzare bandiera bianca
di Robert Vignola
Forse per questo, riconsegnata la
carta di credito e promessa la restituzione (con interessi o senza)
di circa ventimila euro, il chirurgo
si sentiva ancora allegro.
Che qualcosa non andasse il sindaco marziano ha dovuto però alla
fine capirlo dalle parole e dalle
opere proprio degli assessori della
fantomatica fase 2: “La fine dell’amministrazione è inevitabile”,
soffiava Stefano Esposito, titolare
dei trasporti. In giunta, poi, scene
da ammutinamento del Bounty: si
dimetteva lo stesso Esposito, altrettanto faceva il vice Causi. Seguono a ruota De Liegro e Rossi
Doria. La riunione di giunta non
aveva più senso e si scioglieva, gli
assessori andavano via e sotto al
Campidoglio trovavano una piccola
folla che li apostrofava per bene.
Marino, invece, si asserragliava a
Palazzo Senatorio: è l’ora di pranzo,
tutti a chiedersi se la carta di credito
l’avesse già restituita.
Q
uando Ignazio Marino ha
aperto ieri mattina i giornali e ha posato lo sguardo su la Repubblica, probabilmente non ha intuito che quella della sera prima
sarebbe stata la sua ultima cena
(da sindaco). Dalle colonne del
giornale-bibbia del centro-sinistra
italiano Michele Anzaldi, già portavoce del suo predecessore Rutelli
ma soprattutto deputato di marcata
fede renziana (tanto a essere lo
stesso del recente editto anti-Raitre),
gli sparava a palle incatenate: “Io
non so quale è la linea del Pd romano ma se uno seguisse il buonsenso sarebbe ora che Marino andasse a casa il prima possibile. Ha
sprecato l’occasione della fase 2
che con questo scandalo è andata
in malora”. Non era solo una questione di scontrini. Si può incolpare
la goccia che fa traboccare il vaso?
Fatto sta che stupiva comunque tutti
convocando per le ore 16 una riunione di maggioranza. Intanto Matteo Orfini era la faccia della psicodramma: s’era preso la briga di curare Roma, voleva farne una rampa
di lancio dalla quale scalare il partito, ottenendo chissà quali meriti
sul campo. Renzi gli aveva concesso
campo, per poi nella mattina affondare il suo assistito Marino. La frittata
era fatta: magro pasto per il giovane
turco dai sogni infranti.
Il fortino del Campidoglio intanto
tremava. Anche nella riunione di
maggioranza il sindaco marziano
non trovava sguardi d’intesa, mentre
i galoppini spediti alla sede del
partito non gli portavano buone
nuove. Dal mondo esterno, il pressing aumentava. I giornali scrivevano, la piazza urlava, persino i fedelissimi gli sussurravano: dimissioni. Che alla fine sono arrivate,
seppure in una maniera che non
sgombra il campo dai veleni.
LO SCENARIO
“Le dimissioni? Posso sempre ritirarle”
Il primo cittadino affida a una lettera le speranze di “ricostruire entro venti giorni le condizioni politiche
che mi hanno spinto a questa scelta”. Gelido il Pd: “Gesto di responsabilità, ci affidiamo al commissario”
roprio sicuri che si sia
arreso? A sentire le sue
parole, affidate ad una
nota, è lecito attendersi altre
tre settimane da tregenda. Con
veleni sparsi al cielo di Roma
da parte di chi si è convinto a
mettere la firma sulle proprie
dimissioni solo dopo che era
stato messo davanti al fatto
compiuto. Ignazio Marino scrive così. “Care romane e cari
romani, ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione. Ma esiste un problema
di condizioni politiche per
compiere questo percorso.
P
Queste condizioni oggi mi appaiono assottigliate se non assenti. Per questo ho compiuto
la mia scelta: presento le mie
dimissioni. Sapendo che queste possono per legge essere
ritirate entro venti giorni”. Ed
ecco la minaccia: Marino intende ancora ricercare la via
per restare al Campidoglio.
“Non è un’astuzia la mia: è la
ricerca di una verifica seria,
se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche
– aggiunge - Questi i motivi e
il quadro in cui si inseriscono
le mie dimissioni. Nessuno
pensi o dica che lo faccio come
segnale di debolezza o addirittura di ammissione di colpa
per questa squallida e manipolata polemica sulle spese
di rappresentanza e i relativi
scontrini successivamente alla
mia decisione di pubblicarli
sul sito del Comune. Chi volesse leggerle in questo modo
è in cattiva fede. Ma con loro
non vale la pena di discutere.
Mi importa che i cittadini - tutti,
chi mi ha votato come chi no,
perché il sindaco è eletto da
una parte ma è il sindaco di
tutti - comprendano e capi-
scano che - al di là della mia
figura - è dal lavoro che ho
impostato che passa il futuro
della città”.
Perché se il sindaco di Roma
si è dimesso, non capisce il
perché. Anzi, dalle sue parole
pare quasi che si senta vittima
non di se stesso, ma di un
fitto sistema di complotti. E
che solo lui (non si sa come)
potrebbe salvare Roma. “Spero e prego che questo lavoro
- in un modo o nell’altro - venga portato avanti, perché non
nascondo di nutrire un serio
timore che immediatamente
tornino a governare le logiche
del passato, quelle della speculazione, degli illeciti interessi
privati, del consociativismo e
del meccanismo corruttivomafioso che purtroppo ha toccato anche parti del Pd e che
senza di me avrebbe travolto
non solo l’intero Partito democratico ma tutto il Campidoglio”.
Eppure alcuni consiglieri comunali del partito, che uscivano
dall’ennesima riunione a largo
del Nazareno, si dicevano sicuri
che ogni ripensamento è fuori
discussione. La posizione uffi-
ciale, gelida, era invece affidata
ad un comunicato ufficiale:
“Esprimiamo apprezzamento
per il gesto di responsabilità
con cui Ignazio Marino ha ritenuto di presentare le proprie
dimissioni da sindaco di Roma.
È una scelta giusta che dimostra la sua volontà di mettere
al primo posto l’interesse della
città. Il Partito democratico assicura il massimo impegno per
continuare ad affrontare i problemi di Roma e per garantire
la piena riuscita dell’imminente
Giubileo, occasione di rilancio
della città, cui devono essere
dedicate tutta l’attenzione e le
energie possibili, mettendosi
a disposizione del futuro commissario di Roma”. La sensazione che ora il sindaco marziano possa diventare un guastatore di ogni mossa del Pd a
Roma, però, resta sul terreno.
R.V.
Chi vivrà, vedrà…
LA PIAZZA DI TWITTER: “A SINISTRA È IN ATTO UNO… SCONTRINO”
E al Campidoglio si leva alta “La società dei magnaccioni”
er mesi ha visto avvicendarsi
le più disparate categorie.
Tassisti e senza casa, dipendenti di Atac e di Ama, addirittura i vigili urbani. Non si può
dire insomma che Ignazio Marino
non abbia, in questi due anni e
mezzo, infuocato le piazze di Roma,
e in particolare quella del Campidoglio.
Persino ieri, nell’incendio dei resti
della sua amministrazione, se n’è
avuta la riprova. Dapprima una
piccola folla, poi sempre più persone hanno salito le scale che
portano alla prestigiosa sede del
Comune di Roma, fin dalla mattina.
Hanno atteso la riunione di giunta
con uno sguardo agli smartphones
per apprendere delle ultime notizie,
quando gli assessori sono scesi li
P
hanno apostrofati come sin troppo
bene sanno fare i romani.
Ma è nel pomeriggio che la piazza
s’è fatta stadio. Le bandiere della
lista Marchini e di Forza Italia sono
state tra le prime a mescolarsi felicemente, poi sono arrivati i Cinque
Stelle, poi CasaPound e Sovranità.
Tutto a chiedere le dimissioni. Ma
sulla scalinata dell’Ara Coeli si
sono manifestati anche i sostenitori
di Marino, a formare una sorta di
“settore ospiti”, guardato a vista
da agenti di polizia un po’ imbarazzati. Hanno dato vita a quella
che oggigiorno ormai si chiama
“flash mob”, hanno esposto cartelli
come “Marino non mollare”, hanno
scandito cori “resisti”; immediata
è partita la risposta dell’altra parte
della piazza. Prima sono partiti i
cori di scherno (“scemi, scemi”),
con tanto di minaccioso avvicinamento. Fortunatamente però nessuna forma di violenza politica (a
Roma manca solo quest’altra vergogna). Sempre rimanendo nell’ambito resistenziale, i pro Marino
hanno così intonato “Bella ciao”,
e la parte non di sinistra degli oppositori si è subito lanciata nel
“Chi non salta è un comunista”.
Per poi abbandonare definitivamente la vena politica e abbandonarsi invece a quella di più stretta
attualità: e così è risuonata alta
“la società dei magnaccioni”. Colonna sonora ideale per far scendere il sipario sulla esperienza
Marino.
Non va meglio sulla piazza virtuale.
Twitter ieri era scatenato: “Con-
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dannato dopo l'ultima cena”, ha
scritto Giancarlo, mentre per Gufo
Laziale “c’è uno scontrino in atto
nel Pd”. Mentre Zip, nelle concitate
fasi del pomeriggio, cinguettava:
“Marino è chiuso nel suo studio.
Ha una carta di credito in mano e
minaccia di usarla”. Ha invece
usato quella intestata. Per le sue
R.V.
dimissioni.
-----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma
n° 286 del 19-10-2012
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Venerdì 9 ottobre 2015
ATTUALITA’
REAZIONI A PIOGGIA DAL MONDO POLITICO, POCHISSIME DAL CENTROSINISTRA. SEL E FASSINA VERSO UN FUTURO COMUNE
Tutti esultano, nessuno lo difende
Da destra ai grillini commenti liberatori. Il renziano Nardella: “Ha mentito ai cittadini, doveva dimettersi prima”
di Giuseppe Sarra
estra, centro, sinistra e
persino i grillini sono andati d’amore e d’accordo
per un giorno. Non siamo
su Scherzi a parte ma a
Roma. A unire i vari schieramenti è
stato Ignazio Marino, sindaco della
Capitale, rassegnando le sue dimissioni. In verità, il minimo comune
D
denominatore c’era già da mesi.
Le critiche sono giunte sia dalle
opposizioni sia dai dem. Le sue gaffes, i suoi errori e le sue spese (più
o meno legittime) hanno fatto breccia piano piano anche nel Partito
democratico, travolto dallo scandalo
di Mafia capitale.
La città è in festa, dal centro alle
periferie. Come se l’Italia avesse
vinto un mondiale o un europeo di
calcio: clacson, cori, bandiere.
Tantissime anche le reazioni liberatorie, da destra a sinistra, passando
per il centro e i grillini.
“Marino se ne va. La tentazione è
festeggiare e mandare il conto a
Renzi e Orfini. Ma occorre lavorare
perché finalmente si affermi la serietà”, è un Francesco Storace (La
Destra) pacato, responsabile e proiettato al futuro.
Esulta Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia):“E’ finito l’incubo Marino. Caso Roma
ultimo di una lunga serie
di fallimenti di amministrazioni guidate dalla sinistra”.
Ancora più gioioso Matteo
Salvini, che ha bollato così
il primo cittadino: “Finalmenteeeeeeee! Fra non
molto toccherà anche a
Renzi”, ha twittato il leader
della Lega Nord sotto l’hashtag #Romaliberata.
Anche Renato Brunetta
(Forza Italia) è su di giri:
“Finalmente Roma è libera. Libera da un sindaco
incompetente e inadeguato, libera da un’amministrazione che non ha saputo governare la Capitale
d’Italia, libera da un Pd,
lacerato da guerre intestine”.
“Finalmente”, è il tweet
di Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria.
Gli ha fatto eco Maurizio
Gasparri: “Si è dimesso
una persona inadeguata,
presuntuosa, bugiarda e incapace.
Ha ingannato sempre tutti”.
“Si è rivelato un marziano fino alla
fine”, ha commentato Raffaele Fitto,
leader di Conservatori e Riformisti.
Liberatorio il commento di Corrado
Passera (Italia Unica):“E’ terminata
una lunga agonia”.
Il Movimento Cinque Stelle, dal
canto suo, ha sottolineato il ritardo
dell’uscita di scena del sindaco di
SE IL SINDACO RITIRASSE LE DIMISSIONI, IL TUEL PREVEDE TRE STRADE:
CONSULTAZIONI, MOZIONE DI SFIDUCIA O DIMISSIONI DELLA MAGGIORANZA DEI CONSIGLIERI
Il futuro di Roma e i possibili scenari
Sarà nominato un commissario che guiderà il Campidoglio fino alle prossime elezioni
oma, l’Italia e i media
dovranno aspettare ancora venti giorni per capire quale sarà il futuro di
Roma. Ignazio Marino, probabilmente, si renderà conto di
trovarsi di fronte a un muro
impenetrabile, quello del Partito democratico e dei suoi ex
alleati. Anche se, per legge, il
primo cittadino ha ancora 20
giorni di tempo durante il quale
può revocare le sue dimissioni.
Ma, nel frattempo, il sindaco
potrebbe essere sfiduciato attraverso una mozione o con le
dimissioni della maggioranza
più uno dei consiglieri comunali, come previsto dal Testo
unico sugli enti locali (Tuel).
La fase due, tanto annunciata
sia dal sindaco che da Orfini,
non ci sarà. E’ un’unanime la
posizione dei consiglieri capitolini: “Elezioni”. Se invece
Marino ritirasse le dimissioni
e aprisse la fase delle consultazioni, i consiglieri si troverebbero davanti a tre strade.
Dare fiducia al sindaco Marino
e continuare l’esperienza amministrativa iniziata nel giugno
del 2013, ma le speranze sono
R
ridotte al lumicino.
A questo punto, il Consiglio
comunale può votare una mozione di sfiducia al sindaco.
Anche in questo caso l’amministrazione decade, viene nominato il commissario e si va
comunque a nuove elezioni la
primavera prossima. La mozione deve essere sottoscritta
da almeno due quinti dei consiglieri, senza contare il sindaco.
Sarà poi inserita nei punti all’ordine del giorno non prima
di dieci giorni e non oltre trenta
giorni dalla sua presentazione.
Qualora la mozione viene approvata, il Consiglio comunale
sarà sciolto e successivamente
sarà nominato un commissariato, come previsto dalla legge,
con un decreto del presidente
della Repubblica su proposta
del ministero dell’Interno.
La terza possibilità sarebbe
quella appunto delle dimissioni
della maggioranza dei membri
dell’Aula Giulio Cesare. Sarà
poi sciolta l’amministrazione
e i poteri del sindaco passeranno nelle mani di un commissario.
Un commissariamento non lun-
NOVE CONSIGLIERI DI ROMA CAPITALE
SARANNO SOSTITUITI DAI PRIMI DEI NON ELETTI
Città metropolitana,
ecco cosa accadrà
osa prevede lo scioglimento del Comune di
Roma?
Anche la città metropolitana
avrà forti ripercussioni. L’ente,
in vigore dal primo gennaio
2015, è guidato da Ignazio Marino, come previsto dallo statuto, che ha rassegnato le dimissioni da primo cittadino di
Roma Capitale ieri sera ma che
potrebbe ritirare entro i 20
giorni previsti dalla legge.
Il sindaco metropolitano rappresenta l’ente, convoca e presiede il consiglio metropolitano
e la conferenza metropolitana,
assegna le deleghe ai consiglieri
metropolitani, sovrintende al
funzionamento dei servizi e
degli uffici e all’esecuzione degli
atti ed esercita le altre funzioni
attribuite dallo statuto. Propone,
inoltre, al consiglio gli schemi
di bilancio da adottare e da
sottoporre al parere della conferenza metropolitana.
Funzioni che passeranno nelle
mani del vicesindaco Mauro
Alessandri, sempre del Partito
democratico e primo cittadino
di Monterotondo.
Quindi Alessandri traghetterà
C
ghissimo, durerà fino alla prossima primavera nel caso in cui
il primo cittadino si dimettesse
dopo il 24 febbraio prossimo.
Il governo, molto probabilmente, fisserà con un decreto
una nuova tornata elettorale
tra maggio e giugno insieme
alle altre comunali.
Chi prenderà il posto di Mari-
no? Franco Gabrielli (nella foto),
prefetto di Roma, già coordinatore del Giubilo straordinario
della Misericordia. La legge
non lo esclude, anche se - si
vocifera da Palazzo Valentini non è mai accaduto. Quindi,
l’incarico di commissario potrebbe essere affidato a un
altro funzionario dello Stato.
Roma: “Dimissioni che non sono
arrivate per Mafia capitale ma per
uno scontrino, pensate che tristezza
di Paese”, ha sentenziato Vito Crimi,
prendendo la parola in Senato.
Pochissime le voci dal centrosinistra.
Spicca l’ex sindaco Francesco Rutelli
su Twitter: “La conclusione tristemente inevitabile”.
Dimissioni chieste a gran voce anche da Sel, defenestrata dalla giunta
Marino in occasione dell’ultimo
rimpasto.“Un atto responsabile, ora
al lavoro per la città”, è la strada
indicata da Paolo Cento, segretario
dei vendoliani di Roma.
Verso un percorso comune con i
fuoriusciti dell’ala sinistra del Pd, a
partire dall’ex viceministro dell’Economia Stefano Fassina: “Ora
serve un progetto di governo in alternativa al Pd, prima colpito da
Mafia capitale, poi chiuso nello
scontro tra segreteria nazionale del
partito e commissario del Pd di
Roma. Uno scontro giocato sulla
pelle della città nella fase cruciale
della preparazione del Giubileo”.
Nel Pd emerge la profonda delusione ma anche la rabbia per il fallimento dell’amministrazione di centrosinistra. Non ci gira intorno Dario
Fardella, renziano di ferro e sindaco
di Firenze, che probabilmente racchiude il pensiero del premier-segretario:“Marino ha mentito ai propri cittadini, mettendo ombre anche
ciò che ha fatto di buono. Da membro del Pd, mi sento ferito. Se fossi
stato in lui - ha detto, ospite di Lilli
Gruber a Otto e mezzo su La 7 avrei fatto la scelta di dimissioni irrevocabili”.
la carica di sindaco metropolitano fino all’insediamento del
nuovo primo cittadino della Capitale d’Italia
Lo statuto parla chiaro: qualora
il sindaco metropolitano cessi
dalla carica per cessazione dalla
titolarità dell’incarico di sindaco
del proprio comune, il vicesindaco rimane in carica fino all’insediamento del nuovo sindaco metropolitano.
Cambierà anche la composizione del Consiglio metropolitano. Fuori i nove consiglieri di
Roma Capitale: cinque del Partito democratico (Svetlana Celli,
Orlando Corsetti, Dario Nanni,
Marco Palumbo, Antonio Stampete), Ignazio Cozzoli Poli per
Forza Italia, Marco Pomarici
della Lega Nord, Enrico Stefano
del Movimento Cinque Stelle e
Gemma Azuni di Sinistra Ecologia Libertà.
Se Marino non dovesse ritirare
le sue dimissioni, il Consiglio
comunale di Roma Capitale verrà sciolto tra venti giorni dal
prefetto Franco Gabrielli. I nove
consiglieri decaduti saranno
sostituiti dai primi dei non eletti
delle relative liste.
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Venerdì 9 ottobre 2015
ATTUALITA’
FORZATURA SUI TEMPI PER MANDARE AVANTI ANCHE IL SECONDO DDL CIRINNÀ
Pd e grillini: intesa sulle unioni civili
Critiche da Ncd-Area popolare: “Un colpo di mano. Ma come partito siamo al bivio”
IL PRESIDENTE NON GLI HA DATO LA PAROLA
Ius soli: La Russa si imbavaglia
per protesta e lascia l’Aula
i è imbavagliato e poi,
in aperta polemica col
vicepresidente della Camera Baldelli, che presiedeva
la seduta, ha abbandonato
l'aula di Montecitorio dove era
in discussione il ddl cittadinanza, il cosiddetto ‘ius soli’.
Ignazio La Russa, parlamentare di Fratelli d’Italia e relatore
di minoranza del provvedimento, all'agenzia giornalistica
AdnKronos ha poi spiegato e
motivato tutto il suo disappunto per
quanto accaduto in Aula: "Abbiamo
presentato solo 5 emendamenti, poi
diventati 4: evidentemente erano troppi.
Come relatore – ha aggiunto l’ex ministro - avevo a disposizione 10 minuti
di tempo. Arrivati all'esame del secondo
S
l Movimento 5 stelle si
schiera con il Partito democratico a favore di un'accelerazione dell'esame delle unioni civili portando il
ddl-bis di Monica Cirinnà subito
in aula al Senato. Al termine dell'Ufficio di presidenza della commissione Giustizia, il capogruppo
M5s Cappelletti ha dichiarato: "Noi
ribadiamo che il testo deve andare
avanti e siamo d'accordo con il Pd
che si arrivi in aula anche senza
relatore".
Ma in Commissione non è stata
presa ancora nessuna decisione
I
sui tempi per l'esame delle unioni
civili. L'Ufficio di presidenza ha
preso atto che sono arrivati due
nuovi testi (il Cirinnà-bis e un nuovo testo Fi da Lucio Malan) e ha
deciso di convocare una seduta
per lunedì 12 ottobre, durante la
quale la Cirinnà illustrerà i nuovi
ddl che a quel punto potranno essere unificati agli altri già in commissione. E' stato inoltre annunciato
un terzo testo da Giacomo Caliendo (FI), mentre il ddl Malan è stato
invece sottoscritto anche dalla capogruppo dei fittiani Cinzia Bonfrisco.
Intanto si susseguono i commenti
politici, soprattutto dopo l’accordo
Pd-Cinque stelle, che è valso anche
a far ritornare all’ovile Luis Alberto
Orellana, senatore uscito dai Cinque stelle e ora nel gruppo misto:
"Il nuovo testo Cirinnà sulle unioni
civili è, senza dubbio, un passo
avanti e avra'' il mio appoggio".
Di diverso avviso l’ex ministro
Carlo Giovanardi: "Un secondo
dopo che il Pd dovesse con il Movimento Cinque Stelle far passare
un provvedimento di questo tipo
è evidente che non voterò più la
fiducia al Governo. Qui c’è un
passaggio che forse sfugge: questo
Governo non si è tagliato fuori. Il
presidente del Consiglio, nonché
segretario del Pd, il ministro Boschi
e il sottosegretario Scalfarotto, che
ha fatto persino lo sciopero della
fame, dimostrano che il Governo
vuole dettare tempi e modi dell'approvazione di questo provvedimento".
Sull'arrivo in Aula del Ddl Cirinnà,
Giovanardi avverte: "Già oggi (ieri,
ndr) i capigruppo della Commissione Giustizia faranno chiarezza
dicendo che, secondo il regolamento, un nuovo Ddl deve stare in
BERGOGLIO CERCA DI METTERE UN FRENO ALLE DIVISIONI INTERNE ED ESTERNE AL SINODO
Il Papa:“Basta con le cospirazioni”
B
asta con le logiche ‘cospirative’ al Sinodo sulla
famiglia, con gli schieramenti pro o contro il Papa.
Così, con una mossa a sorpresa, Papa Bergoglio è tornato
sulla prima giornata del Sinodo,
quella di lunedì scorso, in qualche modo attraversata da fattori
esterni non di poco conto, a
cominciare dal clamoroso outing del teologo polacco. E
così lo stesso Pontefice ha fatto
riferimento al pressing di lobby
interne ed esterne, parlando
di una “ermeneutica cospirativa
sociologicamente più debole
e teologicamente più divisiva”;
termini molto forti, che sono
stati rivelati in un tweet da padre Antonio Spadaro, gesuita,
direttore di Civiltà Cattolica,
tra i più in vista nella galassia
mediatica vaticana e molto
ascoltato dal Pontefice.
E la necessità di tener fuori
queste dimensioni ‘cospirative’
è a questo punto la parola d’ordine che sta emergendo, come
ribadito ieri anche dal cardinale
Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona, che ieri ha in-
contrato i giornalisti. Menichelli ha
fatto riferimento
alla frattura incolmabile tra Sinodo
mediatico e Sinodo reale, tra conservatori o progressisti, "amici" o
"nemici" del Papa.
“Qui si respira un
clima di grande
apertura e di
grande libertà”,
ha invece detto
Menichelli, riferendo di una discussione
interna
“molto aperta,
tranquilla e fraterna. Ci sono
anche visuali diverse ma sempre in un clima molto aperto e
senza personalismi, con il desiderio di offrire, per quanto
possibile, indicazioni nuove
per manifestare l'amore della
Chiesa per la famiglia e la sua
preoccupazione di fronte a fenomeni che vorrebbero, se
non disgregare, non nobilitare
pienamente il modello familiare”.
Ma sul Sinodo potrebbero anche pesare le diverse visuali
delle Chiese, ovvero di quella
occidentale rispetto a quelle
asiatica e africana: “Non ha
senso considerare le diverse
posizioni espresse in questi
primi giorni al Sinodo, e le
sensibilità che le determinano
- ha aggiunto a tal proposito
Menichelli - come il frutto di
una contrapposizione tra un
Occidente corrotto e un Africa
più fedele al Vangelo. Nelle
diverse aree i problemi sono
abbastanza simili. Anche in
Africa si rinvia il matrimonio
per ragioni economiche e pure
in Occidente c'è ormai una
sorta di "matrimonio di prova"
sotto forma di convivenze che
poi approdano al sacramento.
Non c'è una occidentalizzazione del dibattito sinodale.
C'è solo che i nostri problemi
Ig.Tr.
fanno più chiasso”.
emendamento, il presidente Baldelli
non mi ha dato la parola. Forse ha
avuto qualche ordine, chissà. A quel
punto ho capito che era inutile continuare, mi sono imbavagliato con un
tovagliolo trovato lì e me ne sono andato", ha concluso La Russa.
Commissione almeno due mesi".
Critico anche Alessandro Pagano,
di Area popolare, promotore del
comitato ''Parlamentari per la Famiglia'', che ha detto: "Il colpo di
mano del Pd sulle unioni civili rappresenta per Ncd-Area popolare
un problema serissimo che deve
essere affrontato con decisione e
senza tentennamenti. Siamo, e con
noi il nostro leader Alfano, a un bivio: cioè se farne un problema politico o solo numerico. Da qui dipenderà anche il nostro futuro e la
nostra credibilità agli occhi degli
italiani e dei nostri elettori".
N OV I T À
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5
Venerdì 9 ottobre 2015
ATTUALITA’
LA NOTIZIA DI UN PASSIVO DA 18 MILIONI FA RIPIOMBARE SIENA NEL BARATRO
Tracollo della Fondazione, altro incubo per Mps
Il presidente Clarich sceglie la via del silenzio, ma la piazza invoca trasparenza
FAVOREGGIAMENTO DI COSA NOSTRA
Palenzona, vice di Unicredit,
indagato dall’Antimafia
l vice presidente di Unicredit Fabrizio Palenzona risulta indagato,
assieme ad altre dieci persone, nell'ambito di una inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze. L’accusa è quella di
reati finanziari aggravati
dall'articolo 7, ovvero favoreggiamento nei confronti di Cosa nostra. Gli
uffici di Palenzona sono stati perquisiti dai carabinieri
del Ros.
Tra gli altri indagati figura
anche l'imprenditore trapanese Andrea Bulgarella,
accusato di reimpiego di
beni e favoreggiamento a
Cosa Nostra; secondo gli
inquirenti, potrebbe avere
collegamenti diretti o indiretti con il superlatitante
Matteo Messina Denaro,
l'ultimo dei grandi capi di
Cosa Nostra. Indagati an-
I
di Marco Zappa
osso fisso. No, non siamo al
Casino. Tantomeno si tratta
del gioco della Roulette. Dove
bisogna puntare una o più fiche sul rosso o sul nero. Con
la scommessa che in questo caso paga
una volta la posta. Più precisamente è il
racconto di un incubo continuo e infinito
che riguarda il Monte dei Paschi di
Siena.
La notizia che la Fondazione Mps ha
fatto registrare un passivo di circa 18
milioni nel primo trimestre del 2015,
con un calo della liquidità da 412 a 64
milioni e la chiusura del consuntivo 2014
con un -30 (milioni), ha fatto ripiombare
l’istituto nella disperazione.
Perdite su perdite e conti che non tornano. Mai. Una costante, davvero nega-
R
tiva. Nonostante il “Faites vos jeux” del
croupier sia arrivato ormai da molto
tempo. Di mosse azzardate, Palazzo
Sansedoni negli ultimi anni ne ha fatte.
Tanto che è stato costretto a ridurre
vertiginosamente la sua quota, ristretta
ormai all’1,55% del gruppo. Eppure il
“Rien ne va plus”, che determina la fine
delle puntate, è arrivato da un pezzo.
Ma anziché risalire la china e provare
ad uscire da una situazione di debiti
drammatica, la Fondazione continua a
perseverare nei suoi errori.
Non siamo ancora al tracollo, ma poco
ci manca. Tant’è, i tempi della gestione
firmata Antonella Mansi sembrano lontani
ed ere davvero preistoriche paiono
quelle in cui quella del Monte era la
Fondazione bancaria più ricca d’Italia.
Il presidente Marcello Clarich, invece
di assumersi le proprie responsabilità,
in merito alla fuga di notizie ha preferito
sottolineare il vincolo della riservatezza.
Fuggendo dunque dall’amara realtà dei
fatti, che fotografa una situazione a dir
poco preoccupante. Occorreva forse
maggiore trasparenza. Senza dunque
trincerarsi in un silenzio davvero inquietante. Perché l’indipendenza dell’ente non svincola il massimo rappresentante dalla rendicontazione ai cittadini
di Siena e a tutti gli investitori.
E adesso c’è chi punta il dito pure contro
il sindaco, Bruno Valentini (Pd), invitato
a convocare Clarich in consiglio comunale per spiegare i motivi degli ultimi
seri problemi di bilancio.
Non c’è pace per Mps, alle prese ora
anche con i crolli della Fondazione. Il
vortice non si arresta. Altro giro altra
perdita. Banca rossa sempre in difficoltà,
ormai con l’acqua alla gola.
che alcuni funzionari di
Unicredit; perquisiti numerosi uffici dell’istituto di
credito tra Roma, Palermo,
Trapani e Firenze.
L'inchiesta, coperta dal
massimo riserbo per quanto concerne gli aspetti centrali della stessa e il ruolo
di altri personaggi, nasce
proprio dalle attività imprenditoriali di Bulgarella,
ritenute "sospette" dagli
investigatori. Di origini trapanesi, da anni ha avviato
attività imprenditoriali in
Toscana – tra Firenze, Lucca
e Pisa -, ma anche in altre
regioni italiane, realizzando
grandi strutture alberghiere ed altre opere, come il
cosiddetto Parco delle Torri
a Pisa, i cui lavori sono fermi perché nel frattempo
Bulgarella avrebbe accumulato debiti per circa 60
milioni di euro.
L’ALLARME DI CONFESERCENTI: 630 MILA NEGOZI SFITTI, OGNI GIORNO “MUOIONO” 30 IMPRESE
Crisi, l’ecatombe del commercio
Un locale su quattro resta senza locazione. A Roma, in soli sei mesi, abbassate 1.607 serrande
MENO DI 1000 EURO PER IL 54% DI LORO
Dura la vita in Italia
per le donne pensionate
n Italia la maggioranza delle
donne pensionate (52,8%)
nel 2014 ha avuto redditi
da pensione inferiori a 1.000
euro al mese, contro appena
un terzo degli uomini. Lo afferma l'Istat in una audizione
alla Camera, spiegando inoltre
che il 15,3% delle pensionate
ha redditi inferiori a 500 euro.
Solo il 10,2% delle pensionate
italiane percepisce un reddito
da pensione superiore a 2.000
euro contro il 23,9% dei pensionati uomini. Le donne sono
la maggioranza dei pensionati
(il 52,9%) ma percepiscono
un importo medio mensile di
1.095 euro contro i 1.549 degli
uomini.
Sempre secondo quanto rilevato dall’Istat, il 30% delle
I
donne occupate ha lasciato il
lavoro dopo la gravidanza; in
particolare, il tasso di abbandono del lavoro per le donne
nate dopo il 1964 è al 25%. Il
dato risente anche della crisi:
tra il 2005 e il 2012 il tasso di
abbandono è passato dal
18,4% al 22,3%.
L'Italia – rileva altresì l’Istat
''continua a essere un Paese
caratterizzato da un'elevata
asimmetria dei ruoli nella coppia (il 72% delle ore di lavoro
di cura della coppia con figli
sono svolte dalle donne), da
una bassa offerta dei servizi
per l'infanzia e una crescente
difficoltà di conciliazione, soprattutto per le neomadri (dal
38,6% del 2005 al 42,7% del
2012).
di Marcello Calvo
ocali sfitti, per crisi. A causa della
grave crisi economica che continua
ad attanagliare il nostro Paese, in
tutte le città italiane è un’ecatombe di
bar, negozi di abbigliamento, ristoranti
e librerie. Sono oltre 627 mila gli esercizi
commerciali inutilizzati dopo la chiusura
dell’azienda che vi operava. Praticamente
uno su quattro e in alcune periferie si
sfiora addirittura il 40%.
L’allarme arriva direttamente da uno
studio di Confesercenti che testimonia
come quello del 2015 (anche se non
ancora conclusosi) sia stato l’ennesimo
anno difficile per le imprese di commercio e vendita.
La crisi sta desertificando i nostri comuni,
con 30 imprese che ogni giorno spariscono. Sono numeri che spaventano e
che dovrebbero indurre l’esecutivo Renzi
ad attente riflessioni. Dal 2012 ad oggi
sono state oltre 300 mila quelle che hanno
cessato le attività. Un enorme concentrato
di unità immobiliari che si sono liberate
sul mercato in un periodo di tempo ridotto,
cui vanno sommati appunto i locali lasciati
vuoti dalle aziende plurinegozio che, con
L
il perdurare delle difficoltà, hanno ridotto
il numero di punti vendita.
Le zone più colpite da un fenomeno
sempre più in espansione sono i piccoli
centri e le zone periferiche delle città.
Ma anche le grandi metropoli cominciano
a fare i conti con un problema gravissimo.
Le aree più colpite vedono in testa la
Lombardia, la Campania e il Lazio. Situazione difficilissima anche e soprattutto
a Roma. Tra gennaio e agosto nella Capitale hanno abbassato le serrande 1.607
imprese a fronte di sole 609 aperture.
Occorre invertire la rotta, perché di questo passo si rischia di sprofondare nel
baratro. E così il presidente di Confe-
sercenti, Massimo Visoli, propone – anche per incoraggiare nuove aperture –
l’introduzione di canoni già concordati
e cedolare secca. Un sistema già previsto
per le abitazioni che potrebbe essere
declinato pure per il commercio portando nell’arco di due anni “alla nascita
di circa 190 mila negozi”. Per far sì che
ciò accada, serve però “un patto tra
commercianti, proprietari di negozi, amministrazioni comunali e Stato per rivitalizzare le città e favorire la nascita di
nuove imprese”.
Ancora un annus horribilis per il mondo
del commercio, che rischia di essere il
peggiore da 20 anni a questa parte.
6
Venerdì 9 ottobre 2015
ESTERI
FILIPPINE: SEQUESTRO DEL TORCHIO
Italiano rapito, la pista è islamica
La polizia locale è impegnata nelle ricerche con ingente spiegamento di uomini e mezzi
di Cristina Di Giorgi
ncora nessuna notizia di
Rolando Del Torchio, il
ristoratore originario del
varesotto rapito mercoledì sera a Diplog City,
nel sud delle Filippine, da un commando di uomini armati che si erano
finti clienti del locale. Le operazioni
di ricerca stanno comunque andando avanti in modo massiccio: le autorità filippine vogliono infatti chiudere quanto prima il cerchio attorno
ai rapitori, ed hanno a tal fine messo
in campo elicotteri e motovedette
della Marina e dell’esercito, oltre
ad un gran numero di uomini, impegnati nel setacciare le aree circostanti a quella in cui è avvenuto il
sequestro.
Tra le piste, la più seguita sembra
essere quella islamista: nell’area di
Diplog City sono infatti attivi diversi
gruppi di ribelli musulmani, impegnati in una guerriglia separatista
finalizzata all’ottenimento di maggiore autonomia in un arcipelago a
maggioranza cattolica. Il principale
è il Fronte islamico di liberazione
Moro, che conta oltre 10 mila militanti. La pista dei separatisti islamici
non è comunque l’unica: alcuni
gruppi armati – riportano le agenzie
– sono infatti più che altro bande di
criminali, che si finanziano anche
con estorsioni e rapimenti, in particolare di stranieri. Uno dei maggiori
è Abu Sayyaf, legato ad al-Qaeda,
che ha la sua base nell’isola di Jolo.
A
La pista dell’estremismo islamico
non convince però padre Giovanni
Re, superiore del Pontificio Istituto
Missioni Estere nelle Filipine, secondo il quale è più probabile che
il rapimento sia opera di un gruppo
in cerca di guadagno mediante riscatto. “L’atto – ha detto il religioso
ad Asia News – non è necessariamente da inserire nel contesto dei
conflitti fra i separatisti islamici e il
governo, così come non si può dire
che sia stato fatto per boicottare o
per mettere in crisi gli accordi rag-
giunti, anche perché a Dipolog non
ci sono conflitti tra cristiani e musulmani”.
Quanto alle indagini, sembra che
alcune telecamere di sorveglianza
posizionate nei pressi del luogo del
rapimento abbiano ripreso alcuni
membri del commando, ma le immagini a disposizione della polizia
non sarebbero sufficienti per giungere ad un’identificazione. Dal canto
suo la Farnesina ha fatto sapere che
l’Ambasciata italiana nelle Filippine
ha attivato tutti i canali opportuni e
la Procura della Repubblica di Roma
ha aperto un fascicolo sul rapimento
con l’ipotesi di reato di “sequestro
di persona a scopo di terrorismo”.
Nel frattempo il governo di Manila
ha fatto sapere che verranno adottate
“tutte le azioni necessarie a garantire
il rilascio del signor Rolando Del
Torchio”.
L’uomo, 56 anni, è stato prelevato
nel suo caffè pizzeria e caricato a
forza su un furgone il cui proprietario,
secondo il sito locale Abs-news, sarebbe già stato identificato: si tratta
di un uomo residente in un villaggio
vicino. Il veicolo è stato poi abbandonato vicino alla costa. In seguito
infatti, secondo quanto riferito dal
capitano della polizia locale, i rapitori
“sono stati avvistati mentre lo trasferivano su una barca a motore diretta verso la città di Manukan, probabilmente diretti verso Jolo”.
Giunto nelle Filippine come missionario nel 1988, Del Torchio aveva
dismesso la toga alla fine degli anni
Novanta. Ma aveva comunque deciso
di restare nell’isola di Mindanao per
lavorare con un’organizzazione non
governativa che forniva assistenza
agli agricoltori della zona. E per
questo suo impegno, insieme alle
accuse da lui rivolte ad alcuni clan
locali per disboscamento illegale,
pare avesse anche ricevuto minacce
di morte. Il cugino di Del Torchio
ha poi raccontato che il ristoratore
una quindicina di anni fa era scampato all’attentato compiuto da alcune
persone che avevano esploso contro
di lui diversi colpi di arma da fuoco
mentre si trovava insieme al vescovo
locale. “Erano riusciti a salvarsi rifugiandosi sotto i letti – ha detto
l’uomo all’Ansa – e Rolando era rimasto traumatizzato. Quelli sono
posti pericolosi, che però lui ama
nonostante la difficile situazione”.
Del Torchio è il quarto straniero ad
essere stato rapito nella regione
nelle ultime due settimane: prima
di lui era toccato ai canadesi John
Risdel e Robert Hall e al norvegese
Kjartan Sekkingstad.
L’INQUISIZIONE PROGRESSISTA SI SCAGLIA CONTRO GLI SCRITTI DEI FRATELLI GRIMM
Francia, i pro-gender vietano anche le favole
Il ministro dell’Istruzione Najat Vallaud-Belkacem annuncia la caccia agli stereotipi
di genere nei manuali scolastici. “Rischiano” Cappuccetto Rosso e Cenerentola
ALTA TENSIONE IN TERRA SANTA
La terza intifada
a colpi di coltello
aria è quella di una terza
intifada che bussa alle
porte della martoriata
Terra Santa. E la cosa grave
è che le rispettive autorità
israeliane e palestinesi non
sanno come mettere fine all’ondata di violenza messa in
atto dai rispettivi estremisti.
A parlare sono soprattutto le
lame, brandite in varie parti
tra Israele e i territori occupati.
Uno studente ultraortodosso
di 25 anni è stato accoltellato
al petto e ferito gravemente
da un palestinese a Gerusalemme est: l’aggressore, un
19enne palestinese, è stato
arrestato dopo aver ferito una
seconda persona. Poco dopo
una soldatessa e altre quattro
persone sono state aggredite
con un’arma da taglio vicino
al ministero della difesa a Tel
L’
Aviv, mentre un altro israeliano, armato di fucile, è stato
pugnalato all’ingresso della
colonia ebraica di Kiryat Arba,
vicino a Hebron: l’assalitore
si è rifugiato in un appartamento di un palazzo vicino
dove è stato raggiunto e ucciso
dagli agenti di sicurezza.
Si tratta di rappresaglie alla
repressione particolarmente
cruenta di manifestazioni palestinesi avvenute nei giorni
scorsi. Ma la tensione sta arrivando ai massimi livelli, con il
premier Nethanyau che prla di
“ndata di terrorismo” e il sindaco di Gerusalemme Nir Barakat che ha sffiato sul fuoco,
esortando chi è in possesso del
porto d’armi a girare armato,
specie se si tratta di ex soldati
“con esperienza operativa di
G. L.
combattimento”.
di Barbara Fruch
eppure le fiabe tradizionali vanno
a genio. Da Cappuccetto Rosso a
Cenerentola, fino ad Hansel e Gretel: tutte finiscono sul banco degli imputati. Motivo? Sono “sessiste”. Ne è
convinto il ministro dell’Istruzione francese, Najat Vallaud-Belkacem, che le
vuole bandire dai libri di scuola.
La pupilla del presidente François Hollande, racconta il quotidiano ‘Le Figaro’,
si rifà ad uno studio del centro Hubertine
Auclert, secondo cui “numerose favole
della cultura popolare”, come per l’appunto Cappuccetto Rosso, Cenerentola
o Hansel e Gretel, sono “imbottite di
rappresentazioni sessiste”.
Gli studiosi francesi deplorano che la
maggior parte di questi capisaldi della
letteratura per ragazzi rappresentino i
“personaggi femminili con i loro stereotipi”. La ricerca sulle cosiddette “rappresentazioni sessiste” nel primo anno
di scuola elementare prende in esame
22 manuali illustrati destinati ai giovanissimi. Pubblicazioni in cui, secondo il
centro Hubertine Auclert, solo “il 39%
dei personaggi è di sesso femminile”.
Non solo: secondo lo stesso studio, già
nelle prime immagini per imparare a
leggere, le bimbe giocano soprattutto
N
all’interno, in spazi chiusi, le donne sono
spesso in cucina o svolgono le loro
mansioni di mamma, mentre i mestieri
scientifici, nel 97% dei casi, sono rappresentati esclusivamente da figure maschili. Accidenti, una mamma che fa la
mamma e un padre che va al lavoro
sono proprio innaturali, quindi vanno
censurati! Inoltre, si sottolinea sempre
nella ricerca, nella sfera domestica “il
modello dominante se non unico è quello
di una famiglia composta da due genitori
e di uno o più figli”. Più in particolare,
avvertono gli studiosi, si tratta di “coppie
etero con due bimbi di sesso diverso”.
Orrore! Ma che genere di famiglie sono
quelle con una mamma e un papà? I
modelli devono dunque essere diversificati, come quello monoparentale o
omoparentale.
E come dargli torto. Un bambino è naturale che nasca da due uomini, oppure
da una donna che non copula con un
uomo. Quindi nei nuovi programmi delle
elementari i libri verranno “migliorati
prevenendo stereotipi discriminazionali
che alimentano l’ineguaglianza tra gli
alunni”, ha spiegato il ministro al quotidiano francese.
Insomma grazie all’inquisizione progressista si vogliono eliminare per sempre i grandi classici della letteratura infantile. E la Francia non è di certo la
prima nazione che prova a farlo. Alcuni
anni fa era stato il ministro tedesco della
Famiglia, Kristina Schroeder, a dichiarare
guerra alle fiabe politicamente scorrette.
Da Pippi Calzelunghe, a Cenerentola
fino a Biancaneve, sono tutte “sessiste”.
Che razza di “mostri” sono stati allevati
con le tradizionali letture con cui sono
cresciute generazioni e generazioni in
tutto il mondo? Come mai dipingere la
donna come colei che ricopre le mansioni domestiche allevando i figli e
l’uomo colui che porta il pane a casa?
Forse perché è sempre stato così.
Ma ai pro-gender questo ora non va
più bene. È meglio ‘inventare’ qualche
bella favola gay. E poi, perché no, quella
su un principe ariano che si sposa con
uno stregone africano. D’altronde, il
prossimo attacco potrebbe essere quello
‘razzista’.
7
Venerdì 9 ottobre 2015
ESTERI
GUERRA IN SIRIA
Le truppe di Assad avanzano protette da Mosca
La Nato critica e parla di “problematica escalation” e di contributo russo “non costruttivo”
di Cristina Di Giorgi
aid aerei, missili e ora
l’offensiva di terra. Che
il governo siriano ha detto di essere preparato
ad effettuare. Per favorirla, Mosca ha reso noto che intensificherà i bombardamenti. Per
“demolire postazioni fortificate, comandi, campi di addestramento e
arsenali” ma anche per “terrorizzare il nemico, fargli sentire tutta la
potenza del fuoco russo”. E, appunto, favorire l’avanzata delle truppe terrestri. Dalle zone più colpite
– Idlib e Hama in particolare – il
comandante di uno dei gruppi filo
Usa ha inviato un messaggio all’Associated Press: “è iniziata l’offensiva”. Fatto questo confermato
ufficialmente dal capo di Stato maggiore delle forze armate siriane
generale Ali Abdullah Ayub, che
per mezzo dell’agenzia governativa
Sana ha diffuso l’annuncio dell’avvio
di una vasta operazione per “eliminare i terroristi” e “liberare le
regioni e le città che soffrono per il
terrorismo e i suoi crimini”. Le
operazioni militari nell’area sono a
tal punto intense che – si legge in
un articolo de La Stampa – il Pentagono fa invertire la rotta ad un
suo aereo per evitare la “zona a rischio”.
E proprio a proposito di “guerra
nei cieli”, altre due notizie di queste
R
ore appaiono decisamente rilevanti:
la prima riguarda l’impiego, da
parte dei russi, di sistemi elettronici
avanzati in grado di “accecare” aerei e droni statunitensi e rendere
impossibile l’uso di missili a guida
radar. Un sistema questo – spiegano
le agenzie – che di fatto consentirà
la creazione di una no fly zone a
difesa delle zone controllate da As-
Il presidente degli Stati Uniti ha telefonato al responsabile di Medici
Senza Frontiere per scusarsi di
quanto avvenuto a Kunduz. Obama
ha espresso le sue condoglianze ai
vertici dell’organizzazione umanitaria
per le 22 vittime del bombardamento
dell’ospedale della città afghana.
Lo ha reso noto il portavoce della
Casa Bianca, che ha aggiunto che
il presidente “intende andare a fondo
sulla vicenda”. I vertici di Msf hanno
confermato la chiamata, ribadendo
però che a loro dire è stata violata
la convenzione di Ginevra sui diritti
umani e che quindi ad indagare
“per stabilire quello che è successo,
come e perché” deve essere una
commissione internazionale indipendente.
Brasile: bocciato
il bilancio 2014
La Corte dei conti federale (Tcu)
brasiliana ha respinto all’unanimità
le spese effettuate nel 2014 dal governo. Secondo i giudici, che hanno
potere di supervisione dell’operato
dell’esecutivo, quest’ultimo avrebbe
violato la Legge di responsabilità
fiscale falsificando il bilancio. In
concreto, il governo avrebbe illegalmente preso in prestito denaro
dalla banca di Stato per coprire gli
ammanchi. E’ la prima volta, in 80
anni, che il Tcu rigetta i conti di un
presidente della Repubblica. La risposta del governo non si è fatta
attendere: il ministro della Giustizia
ha infatti immediatamente annunciato
che verrà proposto appello alla Corte
quanto riportato dal Corriere della
Sera, che quanto prima le operazioni verranno estese anche all’Iraq,
dove i partiti al governo hanno
chiesto al premier di premere per
un intervento di Mosca anti-Isis anche sul loro territorio.
Mentre in Siria si combatte, a
Bruxelles i ministri della difesa dei
Paesi si sono riuniti per discutere.
EGITTO
DAL MONDO
Opedale Kunduz,
Obama si scusa con Msf
sad. L’altra notizia, confermata dal
Pentagono, parla di almeno tre occasioni in cui i caccia russi hanno
intercettato i Predator (droni) americani. Senza contare che nel frattempo “i russi continuano a fortificare l’intera zona di Latkia – scrive
Difesa on line – con equipaggiamento pesante e truppe di elite”.
Sembra inoltre possibile, stando a
O meglio per criticare la linea di
Mosca, concentrandosi in particolare – come è spesso accaduto
dall’inizio delle operazioni – sul
fatto che ad essere colpiti siano
stati soprattutto obiettivi “non Isis”.
Tra gli avvertimenti lanciati alla
Russia, anche quello relativo alla
violazione dello spazio aereo turco.
In proposito il segretario generale
della Nato ai margini della riunione
di ieri ha dichiarato che “in Siria a
lungo termine non c’è soluzione
militare e ci deve essere la transizione”. Ovvero Assad deve essere
messo da parte. Jens Stoltenberg
ha poi nuovamente sottolineato che
la Russia non mira all’Isis e che
quello di Mosca “non è un contributo costruttivo” ed a fonte della
“problematica escalation di azioni
militari russe – ha concluso – la
Nato è pronta a difendere tutti gli
alleati, compresa la Turchia”. Che,
per bocca del presidente Erdogan,
ha minacciato Mosca di non comprare più gas russo e di interrompere la collaborazione per la costruzione della centrale nucleare
di Ankara in caso di ulteriori violazioni dello spazio aereo. Al pressing
della Nato su Mosca si è aggiunta
infine anche la Gran Bretagna: il
ministro della Difesa britannico ha
infatti annunciato l’invio di “un piccolo numero di soldati” inglesi nell’ambito di misure per rassicurare
gli alleati.
Suprema contro la decisione della
Corte dei Conti. Secondo gli analisti,
questa sentenza sarà sfruttata dall’opposizione come base per chiedere
di fronte al Congresso le dimissioni
di Dilma Rousseff. La decisione
finale sulla regolarità o meno dei
conti, spetta ora al Parlamento.
Usa 2016, nuove mosse
di Clinton e Trump
La corsa alla candidatura per le
presidenziali Usa 2016, sia in campo democratico sia in campo repubblicano, ha visto, in queste
ore, Hillary Clinton e Donald Trump
protagonisti di due mosse di diverso tipo ma entrambe ad effetto.
L’ex first lady ha regalato una copia
del suo libro “Hard Choices” ai
candidati per la nomination repubblicana, accompagnandolo con un
indicativo messaggio: “ecco quello
che ho fatto da segretario di Stato”.
Un modo sui generis per rispondere
agli attacchi degli avversari, che
la stessa Clinton aveva annunciato
durante un comizio. L’imprenditore,
dal canto suo, ha dichiarato di essere pronto per la seconda fase
del suo percorso verso le elezioni.
Secondo quanto riportato dal Washington Post, Trump sembra intenzionato dedicarsi ad una campagna elettorale di tipo più tradizionale: a tal proposito, a breve
verranno diffusi i primi spot televisivi, manifesti elettorali, e un
libro. E verranno maggiormente
coinvolte la moglie Melania e la figlia Ivanka, alle quali verrà affidato
il compito di avvicinare l’elettorato
femminile.
La Chiesa dei Martiri,
dedicata alle vittime dell’Isis
Il tempio sorgerà non lontano da Minya,
una regione libica in cui i cristiani sono spesso perseguitati
di Stella Spada
iniziata, presso il villaggio di
Al-Awar, la costruzione della
Chiesa dei Martiri, dedicata
ai ventuno cristiani copti egiziani
sgozzati dalle truppe del Califfato
in Libia lo scorso anno. Ne ha dato
notizia il portale egiziano Daily News
Egypt, che riporta l’annuncio in proposito del generale Gamal Mubaral
Oinawy.
L’edificazione del tempio, la cui prima pietra era stata posta lo scorso
primo aprile, si era bloccata nei
mesi scorsi per questioni di carattere
burocratico (pare mancasse una licenza da parte del locale ministero
dell’Agricoltura). Ora sembra che i
problemi siano stati risolti. Il costo
della struttura sarà di 10 milioni di
lire egiziane (circa un milione di
euro). Al momento – riferisce
Tempi.it – è stata raccolta la metà
della cifra: il resto verrà trovato durante la costruzione.
Il luogo in cui sorgerà la chiesa si
trova a 25 chilometri da Minya, nell’omonima provincia egiziana da
cui provenivano quasi tutti i martiri
dei tagliagole jihadisti. Tra l’altro la
È
locale comunità copta si era già trovata nel mirino dei fondamentalisti:
“dopo la deposizione di Mohamed
Morsi nell’estate del 2013, i Fratelli
Musulmani sfogarono la loro rabbia
sui cristiani per far pagare loro il
presunto sostegno politico verso il
colpo di Stato del generale Al Sisi.
Gran parte delle violenze anticri-
stiane si registrarono proprio nella
provincia di Minya”.
In passato si erano verificate alcune
manifestazioni di protesta ad opera
di islamisti (che si erano radunati
per intonare cori contro la chiesa)
ed erano stati registrati anche attacchi al cantiere ad opera di ignoti
con bombe molotov. CdG
8
Venerdì 9 ottobre 2015
STORIA
GLI SVILUPPI DELLA ARRIGONI, L’INDUSTRIA DELLA CONSERVAZIONE DEL PESCE E LA RISPOSTA ALLE ODIOSE SANZIONI
Le opere del Regime in Istria/8
Il tonnetto catturato dai pescherecci italiani sostituisce il salmone
di importazione estera, i nuovi impianti e la produzione di farine e olio di pesce
di Emma Moriconi
ell’economia
istriana, a fare la
storia dell’attività
industriale della
seconda metà
degli anni Trenta c’è anche
la Arrigoni. È il periodo
delle odiose sanzioni comminate all’Italia che “reclamava un posto al sole”: tutto
il Paese reagì a questa ingiustizia con la ferma volontà di bastare a se stesso. Ed ecco
che a 52 Stati che impongono un
“blocco” per il nostro Stivale, l’Italia
reagisce senza mezzi termini.
“Chiunque voglia osservare l’attività
di qualsiasi settore dell’industria italiana nell’ultimo periodo - dice la
pubblicazione oggetto del nostro
esame di questi giorni - non può
non sentire attratta la sua indagine
verso questo avvenimento, primo
ed unico nella storia del mondo,
per polarizzare la sua attenzione
sugli effetti che esso ha apportato
nell’organizzazione industriale del
nostro Paese. Dalle sanzioni in poi
è infatti un orientamento completamente nuovo che domina e cioè
quello che ha per mèta l’autarchia
economica”. Ecco che, dunque, vie-
N
ne esaminata l’attività dell’industria
Arrigoni, “massima industria istriana
della conservazione del pesce”,
che era già “larga produttrice e dominatrice dei più vasti mercati del
mondo”, e che “ a un determinato
momento e precisamente di fronte
al boicottaggio economico dell’Italia,
prende immediatamente netta posizione verso l’indirizzo nuovo che
il momento richiede e cerca immediatamente di adottare quei provvedimenti che appaiono atti a portare
un effettivo contributo alla lotta per
l’autarchia, sia per sostituire sul mercato italiano i prodotti di importazione estera, sia per sopperire al
fabbisogno nazionale di prodotti
che fino ad allora non venivano fabbricati in Italia”.
E così l’Arrigoni inizia un’importazione di tonnetto catturato da pescherecci italiani, lo confeziona sia
all’olio che in salamoia, e inizia la
sostituzione del salmone d’importazione estera. Inoltre attrezza nuovi
impianti nel suo stabilimento di Isola
d’Istria e comincia a produrre le farine e l’olio di pesce, utilizzando i
residui di lavorazione (teste e code)
che prima venivano distrutti. “Queste
sono le due iniziative principali dettaglia la nostra fonte - che servono
a dare all’attività istriana della Società
Arrigoni un impulso nuovo e infatti
in tutti i centri costieri ove la Società
ha degli stabilimenti, s’inizia una ri-
cerca quasi affannosa di mano d’opera con grande sollievo per la disoccupazione nella nostra Provincia”.
Anche in questo settore, dunque,
l’Italia Fascista ottiene uno scopo
molteplice: da una parte rinvigorisce
nella popolazione l’orgoglio dell’appartenenza alla Patria, dall’altro
incentiva la produzione delle industrie nostrane. Infine combatte la
disoccupazione. “Ma non a questo
- aggiunge il documento che stiamo
esaminando - limita il suo sforzo la
società Arrigoni che, nell’intento di
ottenere la massima indipendenza
e garantirsi, in maniera assoluta, i
rifornimenti per questa sua aumen-
tata e completata attività industriale,
fonda, nel gennaio 1937, una nuova
Società per la pesca oceanica, dotandola di una flotta di ben otto piropescherecci destinati sia ai trasporti come alla cattura del pesce
nei mari più lontani”. E dice ancora:
“A questo importante incremento
della produzione corrisponde un
perfezionamento costante nella provvidenza a favore delle maestranze,
secondo le direttive del Regime.
Per cui tra breve si vedrà sorgere
in Isola d’Istria un importante centro
dopolavoristico mercé la creazione
di una Stazione climatico-balneare
in località di Porto Apollo”. Ecco la
conclusione su questo argomento:
“In tutta la sua attività ed in tutte le
sue iniziative quindi la Società Arrigoni ha sempre tenuto presente la
parola d’ordine del Duce, che ne
ha incoraggiato gli sviluppi con il
suo alto e personale interessamento.
Segue cioè questa nostra importante
industria quella saggia dinamica
che è fondamento primo del regime
fascista e secondo la quale il lavoro
nelle sue infinite manifestazioni,
come ha detto il Duce, diventa il
metro unico con il quale si misura
l’utilità sociale e nazionale degli individui e dei gruppi”.
[email protected]
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Venerdì 9 ottobre 2015
DA ROMA E DAL LAZIO
LA PROPOSTA, PRESENTATA DALL’OPPOSIZIONE, È STATA APPROVATA ALL’UNANIMITÀ
Usura, ecco la nuova legge
Il proponente Cangemi (Ncd): “Non diventi l’ennesimo
strumento inutilizzato”. Assente Zingaretti
legge la proposta, giunta ancora dall’opposizione come
la “tagliamani”, sul contrasto
e la prevenzione dei fenomeni dell’usura e del sovraindebitamento.
L’iniziativa del consigliere Giuseppe
Cangemi (Ncd), sottoscritta anche
da Francesco Storace (La Destra)
e da Olimpia Tarzia (Lista Storace),
è stata approvata all’unanimità.
Con la nuova legge viene istituito
un apposito Fondo regionale, dotato
di 4,8 milioni di euro per i primi due anni,
destinato a finanziare una serie di interventi
a favore delle vittime dell’usura e del sovraindebitamento: contributi per la costituzione di parte civile; misure di sostegno nei
casi di sovraindebitamento e per la prevenzione dell’usura (fino a 50mila euro da restituire in dieci anni); indennizzi per il
sostegno delle vittime (da un minimo di
5mila a un massimo di 20mila euro); misure
per favorire la competitività e l’inclusione finanziaria (fino a 25mila euro di dotazione
con fondi di garanzia dei Confidi); misure
per l’assistenza, la tutela e il sostegno psicologico delle vittime; contributi a favore
degli enti impegnati nella lotta all’usura.
I destinatari degli interventi della legge sono
i consorzi e le cooperative di garanzia
collettiva dei fidi (Confidi), le fondazioni e le
associazioni riconosciute per la prevenzione
del fenomeno dell’usura, gli enti iscritti nell’elenco provinciale delle associazioni e delle
fondazioni antiracket e antiusura, i Comuni,
È
anche in forma associata, che promuovono
attività di assistenza e informazione insieme
agli altri destinatari degli interventi.
Secondo quanto è scritto nel testo, tutti
questi soggetti dovranno però essere iscritti
all’elenco regionale dei Confidi, delle associazioni e delle fondazioni antiusura, istituito
con la stessa legge all’articolo 12.
Potranno beneficiarne le persone fisiche e
le piccole e medie imprese, fatta eccezione
di quelle che praticano il gioco d’azzardo,
purché residenti e operanti nel territorio regionale.
Saranno invece esclusi dai benefici coloro
cha siano sottoposti a procedimento penale
o abbiano subìto condanne per il reato di
usura, anche solo tentato.
Inoltre, la legge prevede l’istituzione del Comitato regionale antiusura (Cra) per la valutazione di tutti gli interventi realizzati con il
finanziamento e della relativa rendicontazione,
e di un Tavolo regionale sul sovraindebitamento e l’usura, presieduto dal presieduto
dal presidente della Regione o dall’assessore delegato, che riunirà
riunire la struttura competente e i
rappresentanti designati dagli enti
iscritti nell’elenco regionale.
“Ciò che conta ora è che questa
legge non diventi l’ennesimo strumento inutilizzato”, ha spiegato il
proponente Cangemi nella dichiarazione di voto.
Anche Giancarlo Righini (FdI) si è
dichiarato soddisfatto “pur nel
rammarico - ha precisato - di aver visto
bocciati alcuni emendamenti all’art. 7”. Mario
Abbruzzese (Forza Italia) ha criticato l’assenza
in Aula del presidente Nicola Zingaretti. Per
Olimpia Tarzia (Lista Storace) questa legge
tutela i più deboli, “come dovrebbe essere
sempre dovere delle istituzioni. Il nostro
territorio soffre e molto a causa del fenomeno
dell’usura. Secondo un report della Camera
di commercio di Roma, il 41% dei commercianti e il 32% dei pubblici esercizi dice che
l’usura negli ultimi due anni è aumentata”,
ricordando che “l’aumento delle richieste di
aiuto nel Lazio è cresciuto del 20% rispetto
al 2013 e il 52% proviene da pensionati e
famiglie con reddito fisso”.
Soddisfazione è stata espressa anche dal
presidente del Consiglio regionale, Daniele
Leodori (Pd): “La legge è un antivirus utile
alle famiglie, ai cittadini, agli imprenditori
che sono finiti in un tunnel drammatico”.
L’aula è stata presieduta da Storace, capogruppo de La Destra.
PIAZZA SCAMBIATA PER UN WC
Stranieri padroni
anche a Sabaudia
on solo a Roma. Anche a Sabaudia, in
provincia di Latina, è
stato sorpreso uno straniero, probabilmente un indiano, a defecare in pubblica piazza nei pressi del
bar Italia, in pieno centro.
Un gabinetto a cielo aperto
andato in scena nei giorni
scorsi. Un’immagine, quella
che riportiamo e cliccatissima sulla Rete, che sta rimbalzando da un social
network a un altro.
Sabaudia, fondata nel ventennio fascista, è la quindicesima città d’Italia per
numero di indiani presenti,
molti dei quali lavorano
presso le cooperative e le
aziende agricole della
N
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
zona. Ovunque ci sono le
eccezioni, come lo straniero immortalato da un residente. Trent’anni fa sono
immigrati dal Punjab i primi indiani miti e sorridenti,
si sono tirati appresso parenti e amici e con il passare degli anni hanno rimpiazzato gli italiani nei campi. Grandi lavoratori.
Negli ultimi tempi, però,
sono aumentati gli episodi
di violenza tra la comunità
indiana. Spesso, le forze di
polizia sono chiamate a
correre ai ripari per placare le ire degli stranieri,
in preda ai fumi dell’alcol.
Così le borgate diventano
il teatro di liti che si trasformano in risse.
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Venerdì 9 ottobre 2015
DAL LAZIO
D A L L A S E T T I M A N A P E R L A S I C U R E Z Z A A L L’ I M P E G N O P E R M A N E N T E N E L R I D U R R E I R I S C H I
INCIDENTI STRADALI: PRIMA CAUSA
DI MORTE PER I MINORENNI
bambini sulle strade sono certamente
gli utenti più sensibili, eppure l’attenzione su di loro da parte dei
media si è posata solo negli ultimi
anni. Dopo alcuni episodi di abbandono all’interno degli abitacoli delle auto
e dopo alcuni incidenti stradali in cui i
bambini sono stati coinvolti senza una
adeguata messa in sicurezza interna
alle vetture, qualcosa si sta muovendo
nella consapevolezza e sulle azioni di
sensibilizzazione.
Quest’anno l’ONU ha dedicato nel mese
di maggio la Settimana Mondiale della
Sicurezza stradale ai minori. Dalla ‘sette
giorni’ organizzata per sensibilizzare i
governi di tutto il mondo ad intervenire
concretamente per contrastare questo
drammatico fenomeno che provoca gravi
perdite all'anno, emergono rilevanti dati
e indicazioni utili per definire strategie
idonee per affrontarlo e combatterlo:
ogni giorno 500 ragazzi e ragazze che
hanno meno di 17 anni perdono la
vita, complessivamente oltre 182.000
vittime all’anno.
Anche in Italia la situazione presenta
un quadro allarmante. I dati dell’Osservatorio , Associazione Sostenitori ed
Amici della Polizia Stradale, forniscono
un quadro allarmante: il 2014 è stato
un anno nero per i bambini fino ai 13
anni sulle strade con 65 morti, ben 13
in più rispetto all’anno precedente e 5
rispetto al 2012. Nel 2014 sono state
65 le piccole vittime sulle strade, 36
femmine e 29 maschi, 13 in più rispetto
al 2013, in cui ne sono stati registrati
52, con un incremento, quindi, di circa
il 25% rispetto all’anno precedente. I
bimbi feriti gravi nel complesso sono
stati 1.256. In questi incidenti i bimbi
deceduti di origine straniera sono stati
26, pari al 40% delle piccole vittime, 36
erano femmine e 29 i maschi. Delle 65
giovanissime vittime 33, pari al 51%,
erano trasportate a bordo dei veicoli
ma non si sa quante fra esse fossero
regolarmente allacciate con le cinture
di sicurezza, tuttavia si può ritenere che
una percentuale significativa non fosse
trasportata a norma, soprattutto nei casi
di espulsione dall'abitacolo del mezzo
dopo lo schianto. Tre bambini erano
trasportati su una moto, 4 sono stati
travolti con la loro bicicletta, mentre 25
erano a piedi per strada (nel 2013 le
piccole vittime travolte per strada erano
state 18). Sono 506 gli incidenti avvenuti
nei centri urbani, (51%) nei quali hanno
perso la vita 26 bambini (40% dei bimbi
deceduti) e 553 sono rimasti feriti (44%
dei bimbi feriti). Una elevata percentuale
di incidenti è avvenuta sulle strade statali
e provinciali: 343 (34,4%), tra questi
sulle extraurbane sono 32 le vittime e
493 sono i feriti. Solo 56 gli episodi
sulla rete autostradale che hanno causato
però 7 decessi, pari all’11% dei decessi
totali di giovani vittime, mentre 85 bambini hanno dovuto ricorrere alle cure
dei sanitari (7% dei bimbi feriti). Fra le
più giovani vittime della strada il maggior
numero si conta fra i piccolissimi. Infatti
nella fascia d'età cha va da 0 a 5 anni
l'Osservatorio ha registrato 32 decessi
(49%), 18 (28%) nella fascia che va da
I
6 a 10 anni, 15 in quella da 11 a 13 anni
(23%). In 28 incidenti il conducente del
veicolo coinvolto è risultato ubriaco o
drogato. Sono stati invece 53 gli incidenti
causati da pirati della strada (41 nel
2013). La localizzazione degli incidenti
che coinvolgono i minori è abbastanza
costante, 78 incidenti sono avvenuti in
prossimità delle scuole e 15 hanno coinvolto direttamente degli scuolabus.
Il Lazio con la sua densità abitativa si
attesta tra le prime cinque regioni italiane
che detengono il record di incidentalità
minorile. Il CEREMSS Centro di Monitoraggio Stradale sta osservando da vicino
il fenomeno al fine di aumentarne la
conoscenza e la verifica dei risultati delle
politiche adottate per combatterlo sia a
livello nazionale che internazionale. Con
una particolare attenzione alle strade della
Rete Viaria Regionale, ASTRAL, che ne
cura la gestione per conto della Regione
Lazio, sta studiando azioni mirate alla
prevenzione sia attraverso programmi di
messa in sicurezza dei tratti di strade più
a rischio, sia attraverso il CEREMSS, promuovendo attivamente una cultura all’educazione stradale e monitorando azioni
di formazione ed informazione volte ad
rendere più consapevoli tutti della corretta
valutazione del rischio e dei corretti comportamenti di guida e su strada.
Le regioni che segnano il più elevato
numero di incidenti con bambini sono
la Lombardia con 229, segue l'Emilia
Romagna con 103 e il Veneto con 97, il
Lazio con 75 e 73 in Toscana. Il più alto
numero di vittime lo fa segnare però
l'Emilia Romagna che nel 2014 ha fatto
registrare il tragico primato di 12 piccole
vittime, seguono la Lombardia con 8,
la Campania con 7, il Veneto, il Lazio e
la Sicilia con 5, la Toscana con 4.
Questi numeri sono abbastanza in linea
con quelli registrati in altri Paesi occidentali, a testimonianza del fatto che
la mortalità dei minori sulle strade non
è tanto o solo un problema italiano, ma
un fenomeno ancora troppo frequente
ovunque. Nella maggioranza dei casi
la dinamica dell’incidentalità sulle strade
per i minori è quella di pedoni investiti.
I bambini investiti, non protetti negli
abitacoli, i bambini dimenticati sotto al
sole cocente dei parcheggi, sono gli
stessi bambini su cui gli italiani puntano
per un futuro migliore della prevenzione
degli incidenti stradali.
A livello di Unione Europea si osserva
che questo tipo di utenza debole non
beneficia dello stesso livello di sicurezza
nei diversi i paesi membri. Ad esempio,
i bambini in Grecia hanno una probabilità
15 volte superiore di morire a bordo di
un’auto rispetto alla Svizzera. Negli
ultimi dieci anni, la Slovenia ha implementato diversi progetti di educazione
mirati alla sicurezza dei bambini in auto
(ad esempio, la campagna Armadillo)
che hanno coinvolto genitori e bambini
di scuole ed asili. Si è passati, così, dal
58% di utilizzo dei sistemi di ritenuta
per bambini nel 2005 al 94% nel 2011.
La direttiva europea 2003/20/EC richiede
che tutti i bambini di altezza inferiore ai
150 cm debbano utilizzare un sistema
di ritenuta conforme allo standard UNECE44.03, tuttavia, il corretto utilizzo di
idonei sistemi di ritenuta varia molto, a
partire dalla corretta installazione dei
seggiolini. Proprio per questo motivo,
in Irlanda, l’Autorità per la Sicurezza
Stradale, nell’ambito della campagna
“Child safety in cars campaign” negli
ultimi cinque anni ha controllato oltre
5.000 seggiolini: l’esito del rilevamento
ha evidenziato tre seggiolini su quattro
montati in maniera non corretta.
Da un recente sondaggio, promosso
dal Centro Studi e Documentazione di
Direct Line e condotto nel mese di
giugno scorso sui temi relativi alla sicurezza stradale e all’importanza di trasmettere il senso civico ai bambini, automobilisti di domani, è emerso che il
53% del campione intervistato ritiene
fondamentale trasmettere il senso civico
della convivenza sulla strada. Per quanto
riguarda l’informazione, il 21% degli intervistati si dichiara sempre informato
sulle novità relative a normative e regole
della strada e un altro 21% è certo di ricordare tutto quello che ha studiato durante la scuola guida: quindi quasi tutti,
il 95% della popolazione, si sente abbastanza preparato sul codice stradale
da poter trasmettere a un bambino le
principali regole della strada. Vi è una
piccola minoranza pari al 3% che crede
sarebbe utile che fossero organizzati
periodicamente dei corsi di aggiornamento e solo un 2% che non teme di
dire che ha dimenticato la maggior parte
delle nozioni teoriche dopo il conseguimento della patente. Conoscere adeguatamente il codice della strada non è
tuttavia sufficiente se poi non lo si mette
in pratica, soprattutto in presenza di un
bambino: infatti dare il buon esempio
sul corretto utilizzo della strada quando
si è in giro con un bambino è considerato
quasi unanimemente importante per il
97% degli intervistati. Il 62% si spinge
a spiegare le nozioni principali di sicurezza (come attraversare la strada, rispettare i semafori, etc.) e un 24% dichiara di comportarsi in modo esemplare
alla guida. Solo l’1% ammette di essere
troppo impulsivo e di compiere spesso
delle infrazioni; si registra anche un ulteriore 1% che, senza pudore, dichiara
di non credere che ciò che fa in auto o
per strada influenzi il comportamento
del bambino che è con sé. Passando ad
analizzare quale sia il mezzo di trasporto
più sicuro per gli italiani quando si è in
giro con un bambino, l’auto rimane per
il 54% il mezzo di trasporto più sicuro.
Andare a piedi e usare i mezzi pubblici,
invece, registrano rispettivamente le
preferenze del 23% e del 21% degli italiani in tema di sicurezza per i più piccoli.
Fanalino di coda le due ruote: il 2%
ritiene più sicura la moto come mezzo
di trasporto quando si è in giro con un
bambino, e solo l’1% la bicicletta.
Ad indicare dati consistenti su questa
fetta di utenti deboli della strada è anche
il rapporto Oms-Unicef che ci dice anche
che fra le cinque principali cause di
morte e di inabilità per giovani dai 10
ai 19 anni, la prima è rappresentata
dagli incidenti stradali, e indica gli interventi di prevenzione efficaci quali:
l’uso delle cinture di sicurezza e dei
caschi di protezione, l’attraversamento
sulle strisce pedonali, l’obbligo dei fari
accesi per le auto anche durante il giorno,
il rispetto dei limiti di velocità, il divieto
di guida dopo l’assunzione di alcol e
l’introduzione di patenti a punti che limitino i privilegi per i nuovi guidatori. Si
potrebbe a ragione aggiungere: il divieto
di usare il cellulare durante la guida.
#SaveKidsLives è la campagna mondiale
ed ufficiale coordinata dal gruppo di
collaborazione delle Nazioni Unite Global
Road Safety. E ‘stata lanciata in occasione
della terza Settimana delle Nazioni Unite
sulla Sicurezza Stradale, con lo scopo
di chiedere ai governi di tutto il mondo
di impegnarsi per intervenire in occasione
della in programma a Brasilia (17-19
Novembre 2015). La campagna chiede
un intervento urgente per salvare vite
umane sulle strade di tutto il mondo.
L’appello dell’infanzia rivolto ai governanti
della sicurezza stradale è consultabile
sul sito: www.savekidslives2015.org
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8
Venerdì 9 ottobre 2015
DALL’ITALIA
L’INQUIETANTE VICENDA DI PIACENZA
Sgridata minaccia: “Mio padre
nell’Isis, fa saltare la scuola”
Il racconto dei compagni di classe ai propri genitori: “Siamo preoccupati”
Il consigliere Putzu (Forza Italia) chiede di indagare: “Dichiarazioni inammissibili”
di Barbara Fruch
l rimprovero della maestra ha reagito minacciandola. “Mio padre è nell’Isis, fa saltare la scuola”.
L’inquietante vicenda è
avvenuta nei giorni scorsi all’istituto
Egidio Carella di Piacenza e denunciato dal consigliere di Forza Italia
Filiberto Putzu.
Il racconto dell’incredibile minaccia
viene direttamente dai compagni
di classe che l’hanno riferito ai propri
genitori al ritorno da scuola.
Il tutto sarebbe partito proprio da
una sgridata come ce ne sono tantissime, ogni giorno, nelle scuole
italiane. Protagonista una bambina
di origini marocchine ripresa, per
l’appunto, dall’insegnante per aver
disturbato in varie occasioni lo svolgimento delle lezioni.
A lasciare spiazzati però è proprio
la reazione dell’alunna che ha minacciato di chiamare a difesa il
padre “appartenente dell’Isis”. La
bimba ha anche aggiunto che a
casa ha una cintura esplosiva che
potrebbe utilizzare per far esplodere
la scuola.
L’insegnate, dopo aver riferito l’episodio al dirigente scolastico, non ha
A
informato le forze dell’ordine e non
ha neppure convocate i genitori
della piccola. Secondo l’istituto si
sarebbe trattata si una semplice
“leggerezza”.
Ad essere preoccupati invece sono
i genitori, come riporta Gianmarco
Aimi su ‘Il fatto quotidiano’. «È pa-
recchio tempo che si conoscono le
abitudini di questa bambina – ha
spiegato una mamma che ha il figlio
in classe con la piccola marocchina
e che preferisce rimanere anonima
– Quando i bambini giocano con
la carta o simulano di usare un telefonino oppure i soldi del Mono-
poli, lei invece si costruisce delle
cinture e dice che ci mette le bombe per farle scoppiare».
«I genitori non sono integrati – ha
aggiunto un altro genitore – Quando
giocano gli altri hanno delle abitudini
piuttosto tradizionali, mentre lei dice
che con quelle cinture di carta si
farà saltare. Siamo preoccupati».
Proprio dopo aver sentito le testimonianze dei genitori degli alunni
il consigliere Putzu ha deciso di
presentare una interrogazione al
sindaco di Piacenza per fare in modo
che sul caso si possa aprire un’indagine da parte della polizia. «Pur
trattandosi di minorenni – afferma
Putzu al sito locale ‘Piacenza24’ –
tali dichiarazioni sono inaccettabili
e inammissibili, e la loro veridicità
va verificata dalle autorità competenti. Per questo chiedo al sindaco
Dosi se sia a conoscenza dell’episodio e se non ritenga, personalmente o tramite l’assessore competente, di verificare la veridicità
dell’accaduto e se in caso positivo
di segnalare il fatto alla Polizia di
Stato per gli opportuni accertamenti
ed eventuali provvedimenti».
Sul caso è intervenuta anche la Lega.
«Le autorità verifichino se le minacce
rivolte da un’alunna islamica della
scuola elementare Carella all’insegnante contengono un fondo di verità
o se debbono essere derubricate
come un eccesso verbale misto a
fantasie infantili – chiede la segreteria
provinciale – A scopo cautelativo
tali esternazioni, anche se pronunciate da una minore, meritano di
non essere sottovalutate. In un contesto di immigrazione incontrollata
e di una forte presenza musulmana
non sempre facilmente identificabile,
non possiamo ritenere di essere
completamente al sicuro da eventuali
rischi terroristici. A dimostrazione
del fatto che nemmeno città come
la nostra possano dirsi completamente al sicuro dall’estremismo islamico, ricordiamo la cellula di AlQuaeda sgominata nella vicina Cremona nel decennio scorso. È proprio
per prevenire fenomeni indesiderabili che chiediamo accertamenti
sulla condotta dei genitori della
bambina e sugli ambienti che frequentano. Al tempo stesso – aggiunge la segreteria leghista - auspichiamo che l’amministrazione comunale di centrosinistra voglia fare
luce sull’episodio, per una volta lasciando fuori quell’utopica ideologia
internazionalista sempre più lontana
dalla realtà».
POLEMICHE A TREVISO
RIMINI
Profugo arrestato per spaccio,
bufera sull’ex caserma Serena
Assalta la tabaccheria
brandendo un’ascia,
in manette nordafricano
Sorpreso con alcune dosi di marijuana, ha tentato di liberarsi della droga
E il giudice lo scarcera. L’ira del sindaco e del governatore: “Va cacciato”
bufera sull’ex caserma Serena, l'immobile tra Treviso
e Casier, dopo l’arresto di
un immigrato per spaccio.
Lo straniero, originario del Gambia arrivato in Italia alcune settimane fa, è stato ammanettato
dai carabinieri ai giardini di Porta
Altinia, a Treviso, mercoledì pomeriggio, dopo essere stato sorpreso con della marijuana.
A suo carico l’accusa di aver
ceduto due dosi di “erba” a un
cliente e di averne nascoste nel
parco altre sei di cui avrebbe
tentato di liberarsi, ma che sono
subito ritrovate dai militari.
Ieri mattina il processo per direttissima che si è concluso con
la scarcerazione l'obbligo di dimora, proprio nella struttura destinata ad accogliere gli stranieri,
in attesa delle nuova udienza il
prossimo 23 ottobre. Dal canto
suo lo straniero, difeso dall’avvocato Roberto Uliana, ha respinto ogni addebito dicendo di
non aver spacciato e che la droga
trovata non era sua.
E proprio la ex caserma, che
oggi ospita circa 400 profughi e
È
sulla cui gestione è stata fatta
calare una cortina di assoluto
silenzio e riservatezza, torna nel
mirino di residenti che ne chiedono lo smantellamento.
Critiche sono state espresse anche dal governatore Luca Zaia e
il sindaco Manildo. «Se sarà accertato che questo straniero è
un pusher dovrà essere rimandato da dove è venuto - dice il
primo cittadino - Mi farò promotore affinché la richiesta d’asilo
se concessa prima della sentenza
definitiva venga revocata se fosse
dichiarato colpevole. Chiederò
a prefetto e questore che tutti
gli accertamenti vengano eseguiti
in tempi rapidissimi. Treviso è
una città accogliente ma l’accoglienza ha le sue regole che devono essere rispettate. Qui c’è
posto solo per richiedenti asilo,
persone che fuggono dalla guerra, non certo per i delinquenti.
Accoglienza non è sinonimo di
lassismo. E quanto accaduto finga da monito a tutte le persone
ospitate nella caserma».
A puntare il dito contro il ministro
dell’Interno Angelino Alfano è
invece il Presidente della Regione.
«Spero che il ministro Alfano,
quando avrà finito di gongolare
per il trasferimento di poche decine di clandestini in altri Paesi
d’Europa, si occupi di cancellare
i ghetti che il Governo in questi
mesi ha creato in Veneto – ha
spiegato Luca Zaia – Mi riferisco
a Eraclea ma anche, visti i fatti
odierni di cronaca, a quanto accaduto ad opera di un ospite
all’ex caserma Serena tra Treviso
e Casier. E visto che c’è, dovrebbe
proporre al suo Governo di modificare la legislazione corrente
per evitare situazioni barzelletta
come questa, per cui se non ci
fosse da piangere ci sarebbe da
ridere».
Poi l’attacco alla giustizia. «Al
danno provocato da un soggetto
mantenuto da settimane a spese
della collettività, si aggiunge la
beffa - continua il Governatore
– Stante la normativa vigente,
nel processo per direttissima il
magistrato si è visto costretto
ad applicare le leggi colabrodo
che vado denunciando da tempo:
risultato, il 30enne è stato rimesso in libertà e “condannato”
all’obbligo di dimora. Dove? Alla
caserma Serena ovviamente, a
spese nostre, e da là, c’è da
scommetterci, difficilmente potrà
essere spostato. Mi chiedo –
conclude Zaia – se queste situazioni non sembrino grottesche
anche al ministro Alfano, che
gioisce per pochi clandestini allontanati dall’Italia verso altri
Paesi Ue, mentre in Veneto continuano ad arrivarne altre centinaia ogni giorno e a verificarsi
situazioni intollerabili di illegalità
come quella odierna a Treviso».
B.F.
entre resta ancora
viva l’immagine di
Kabobo, il ghanese che, l’11 maggio
2013, ha ucciso a picconate tre passanti nel quartiere Niguarda a Milano, è
un marocchino 27enne a
seminare il panico a Rimini.
Lo straniero, con precedenti, ha tentato di scassinare un distributore automatico di sigarette usando un'accetta e ha minacciato una donna. È successo mercoledì sera verso le 20
in Piazzale Cesare Battisti.
La donna aveva accompagnato all'auto la titolare della tabaccheria
con l'incasso della giornata. Ripassando davanti al negozio aveva sentito i forti rumori e notato il 27enne
che stava colpendo il distributore
di sigarette.
Come hanno raccontato alcuni testimoni, la donna si è avvicinata
ma è stata subito allontanata dall'uomo che l'ha minacciata pesantemente con l'accetta.
Grazie al racconto dei presenti, che
hanno lanciato l’allarme, dopo pochi
minuti gli agenti della Volante della
Polizia hanno rintracciato l’aggressore, che era fuggito in sella alla
sua bici, dirigendosi in via Coletti.
M
Nella sua borsa a tracolla nascondeva ancora l'accetta.
Il marocchino, già noto alle forze
dell'ordine per reati legati allo spaccio
di sostanze stupefacenti, è stato
arrestato per tentato furto e minaccia
aggravata dall'uso delle armi.
Sempre a Rimini nel pomeriggio di
mercoledì sono stati derubati anche
due ragazzi. Stavano pranzano ad
un ristorante quando si sono accorti
che uno straniero che stava passando in bici aveva sulle spalle un
loro zaino. Dalla vettura, parcheggiata
poco distante, erano stati rubati infatti portafogli, pc e cellulare, oltre
allo zaino, per un valore di 2mila
euro. Individuato è stato arrestato:
si tratta di un tunisino 30enne,
clandestino in Italia.
12
Venerdì 9 ottobre 2015
SOCIETA’
PREMIATA LA SCRITTRICE BIELORUSSA SVETLANA ALEXIEVICH
Il Nobel per la letteratura? All’anti-Putin
Dopo anni di lotta al comunismo, il riconoscimento le arriva proprio quando si scaglia contro il leader russo
di Barbara Fruch
olita decisione politica per
il Nobel che entra a gamba
tesa in un periodo storico
in cui si è riaccesa la “guerra” tra Stati Uniti e Russia.
Ad aggiudicarsi il premio per la
letteratura assegnato ogni anno
dall’Accademia reale svedese delle
scienze è la giornalista e scrittrice
bielorussa Svetlana Alexievich, personaggio che lottò l’ideologia comunista ora sotto i riflettori per essere dichiaratamente anti-Putin.
Premiata, ha spiegato la giuria, per
il suo “lavoro polifonico, memoria
della sofferenza e del coraggio
della nostra epoca”.
La politica dunque c’entrerebbe
nulla? Se da una parte pare giusto
combattere l’ideologia comunista
viene spontaneo chiedersi come
mai la scelta sia arrivata proprio
nel momento cui la Alexievich è
diventata una agguerrita nemica
del leader russo.
Perché l’ambito nobel per la letteratura non è stato consegnato prima?
Di certo la scrittrice, nata il 31 maggio del 1948 nella città ucraina di
Ivano-Frankivsk da padre bielorusso
e madre ucraina, vanta una lunga
carriera. Nota soprattutto per essere
stata cronista dei principali eventi
dell’Unione Sovietica, della guerra
in Afghanistan e del disastro di Černobyl’, i suoi testi sono particolarmente critici nei confronti del regime
bielorusso, banditi nella sua patria
d'origine, ma tradotti in oltre quaranta lingue. In Italia le Edizioni
hanno pubblicato “La guerra non
ha un volto di donna” (sulle donne
sovietiche al fronte nella seconda
guerra mondiale), Ragazzi di zinco
(sui reduci della guerra in Afghani-
S
stan), “Incantati dalla morte” (sui
suicidi in seguito al crollo dell’URSS),
“Preghiera per Cernobyl'” (sulle
vittime della tragedia nucleare).
Da poco tornata a vivere a Misk,
dopo anni passati all’estero perché
si considerava perseguitata dal regime del presidente Aleksandr Lukasenko, che l'accusava di essere
un agente della Cia, era favorita
già nei pronostici della vigilia. «Ho
provato un sentimento molto complicato, mi sono subito sentita circondata da grandi ombre, come
Bunin o Pasternak. È un sentimento
da un lato fantastico e dall'altro in-
quietante» ha detto. «Non mi piace
questo 84% dei russi che incita ad
uccidere gli ucraini, mi piace il
mondo russo della letteratura e
della scienza ma non rispetto il
mondo russo di Putin e di Stalin»,
ha aggiunto durante una conferenza
stampa a Minsk.
Ha poi accusato il potere bielorusso
di averla ignorata, boicottata e censurata nel corso degli anni, non
pubblicando mai i suoi libri o invitandola in televisione. Sempre facendo riferimento alla situazione
bielorussa, Alexievich ha affermato
che «i tempi ci trascinano verso le
barricate perché quello che sta avvenendo è vergognoso».
D’altronde la posizione della scrittrice è nota da tempo. «Nella Russia
di Putin viviamo con la mentalità
da Lager – commentava un anno
fa, in Italia per la presentazione del
suo libro “Tempo di seconda mano.
La vita in Russia dopo il crollo del
Comunismo” – Non si parla d'altro
che del pericolo che viene da fuori,
dal presunto accerchiamento da
parte dei nemici esterni e della
minaccia che viene da quelli interni». Poi ancora «la Russia sta diventando la seconda Unione Sovietica»,
«se non lo dovessero fermare l'Europa o l'America, Putin - avverte potrebbe diventare un mostro».
Insomma, in un momento in cui la
Russia di Putin è sotto il tiro degli
Usa e della Nato per i suoi raid in
Siria, a schierarsi sono anche gli
accademici di Svezia.
Non resta che attendere ora Nobel
per la Pace, e non mancheranno
sorprese dopo la scelta di consegnarlo sulla “fiducia” al neo-eletto
presidente degli Stati Uniti Obama.
Alcune voci avrebbero già dato per
l’ambito riconoscimento Angela
Merkel.
IL COMITATO ETICO DELLA FIFA FERMA IL NUMERO UNO DEL PALLONE MONDIALE E IL PRINCIPALE CANDIDATO A SOSTITUIRLO
Sospesi e ancorati alla poltrona:
Blatter e Platini il male del calcio
Chiamati a dimettersi immediatamente, non mollano. E Le Roi rilancia: “Vado avanti”
ospesi, per novanta giorni, i padri padroni del
calcio. Il Comitato Etico
ferma il numero uno del pallone mondiale e il principale
candidato a sostituirlo. Che
non si dimette e rilancia la
sua candidatura per la presidenza della Fifa. La stessa
sorte è toccata a Jerome Valcke, che della massima organizzazione calcistica dell’universo è il segretario generale.
Una vera e propria mazzata,
per Sepp Blatter. L’ultima, di
una serie infinita, che non gli
ha impedito però di rimanere
ancorato alla sua poltrona.
Una sventura, per l’ex “Le
Roy” Michel Platini. Che viene
praticamente estromesso dalla corsa per lo scranno più
alto della Fifa.
L’etica imporrebbe le dimissioni immediate di entrambi,
S
che di lasciare proprio non
ne vogliono sapere. A testimonianza del fatto che loro
non sono il vecchio del calcio,
ma il marcio.
Le jeux sont fait.
La sanzione, che arriva nell’ambito della duplice inchiesta statunitense-svizzera sulla
corruzione del massimo organo del calcio mondiale, si
estenderà quindi fino agli
inizi di gennaio, a poco più
di un mese dalle nuove straordinarie elezioni per la successione a Blatter. Con le sospensioni, in vigore immediatamente, che potrebbero
essere prorogate di altri 45
giorni.
Gli illustri protagonisti, ormai
con le spalle al muro, sono
stati banditi da tutte le attività
calcistiche a livello nazionale
e internazionale. E la verità è
una soltanto: Fifa e Uefa sono
ormai commissariate.
Viviamo in un mondo dove i
“reggenti” del pallone vengono letteralmente allontanati
dal Comitato Etico della Fifa.
Che non ne può più delle
“gesta” di quei due dinosauri
finiti nel mirino della magistratura elvetica, che ha iscritto nel registro degli indagati
Blatter perché sospettato di
appropriazione indebita in
merito a un pagamento da
due milioni di franchi fatto a
Platini nel 2011 per un lavoro
svolto per la Federazione internazionale fra il 1999 e il
2002.
Nel ricordargli le pressioni
recentemente effettuate nei
confronti del dirigente svizzero, a Le Roi verrebbe da
dire che forse è davvero arrivato il momento di stappare
quella famosa bottiglia di
“whisky tra amici” (per ricordare le parole rivolte dal
francese a Blatter lo scorso
maggio).
Peccato che a doversene andare poi debbano essere entrambi. Perché la resa del
“colonnello” non basta: occorre anche quella di Platini.
Bravissimo a fare la morale
agli altri e poco coraggioso
nell’assumersi le sue evidenti
responsabilità.
La gerarchia del pallone è
azzerata. A Sepp Blatter e Michel Platini, ormai, non resta
che riempire gli scatoloni e
lasciare mestamente gli uffici.
La loro infinita era è ormai ai
titoli di coda.
Federico Colosimo