Carico_cognitivo__Lucidi
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Carico_cognitivo__Lucidi
F.S.I. - Federazione Scacchistica Italiana Roma – C.R. CONI Lazio - 2626-27 settembre 2015 Corso di Formazione per Tutor SNaQ FSIFSI-CONI “Il carico di lavoro cognitivo nell’insegnamento sportivo.” A cura di Fabrizio M. Pellegrini © 12.2014 07/05/14 Titolo presentazione 1 come dire … “ricomincio da tre” in quanto …assieme al carico fisico (dimensione energeticofunzionale) ed al carico motorio (dimensione dello sviluppo motorio e coordinativo), vogliamo considerare il carico cognitivo (dimensione della mente negli apprendimenti). 07/05/14 Titolo presentazione 2 QUATTRO LINEE GUIDA PEDAGOGICHE 1. Coniugare e valorizzare nella loro complementarietà il cognitivo, il funzionale, l’emotivo, il relazionale di ogni prestazione o comportamento personale. 2. Mettere insieme “pedagogicamente” tali dimensioni che servono per acquisisce informazioni sull'ambiente ed elaborarle in procedure funzionali ai propri comportamenti (percezione, immaginazione, simbolizzazione, formazione di concetti, soluzione di problemi, eccetera). 3. Identificare nella dimensione cognitiva il superamento della distinzione tra processi percettivi e intellettivi e collocare al centro i processi mentali”. 4. Riconoscere che le caratteristiche del carico di attività cui sottoponiamo i nostri allievi, oltre che rispondere ai criteri della dimensione funzionale e di quella motoria, devono anche fare i conti con la dimensione cognitiva soprattutto per quanto attiene al ruolo “degli apprendimenti e delle memorie”, cioè ai complessi processi mentali che contraddistinguono tutte le prestazioni motorio/sportive. 07/05/14 Titolo presentazione 3 COSA & PERCHE’ PERCHE COSA "Il termine carico cognitivo si riferisce ad un insieme integrato e complesso di processi mentali che governano la prestazione umana in compiti percettivi, cognitivi e motori" motori" (V.Caggiano – Scienze della Formazione – UNIROMA3 - 2002). PERCHE’ PERCHE Lo scopo è quello di spiegare come qualsiasi apprendimento, e quelli sportivi non fanno eccezione, avviene in modo più efficace se le strategie di comunicazione delle informazioni (insegnamento) sono congruenti e il più possibile allineate con “le architetture cognitive” umane. 07/05/14 Titolo presentazione 4 L’ARCHITETTURA COGNITIVA UMANA L’architettura cognitiva umana è costituita non tanto e solo dalle neurostrutture anatomiche, quanto dalle loro funzioni Funzioni a base neurale diffusa: Attenzione Funzioni pre-esecutive Memorie ………………………………………………………………………… MEMORIE Funzioni a base neuronale localizzata: Linguaggio Calcolo Abilità prassiche 07/05/14 Titolo presentazione 5 LE NOSTRE MEMORIE • La memoria a lungo termine (LTM) è il magazzino elettivo contenente le mappe, gli schemi e le strutture cognitive che costituiscono le basi di conoscenza di un individuo. • La memoria di lavoro (WM) è una sorta di laboratorio nel quale alcune delle informazioni provenienti da quella a breve termine e selezionate come rilevanti o significative, vengono lavorate prima di essere memorizzate a lungo termine. Si riempie e si svuota di continuo e non sembra mantenere tracce mnemoniche. • La memoria a breve termine (STM) è una sorta di box che può contenere e mantenere disponibili temporaneamente un limitato numero di elementi (dati/informazioni/istruzioni). Come la WM si riempie e si svuota di continuo ma mantiene per un certo tempo alcune tracce mnemoniche. 07/05/14 Titolo presentazione 6 FUNZIONA SEMPRE ? Detta così ed a prima vista allora il sistema dovrebbe funzionare sempre e bene come per la CPU, la RAM e la ROM di un computer, se non fosse per la circostanza fondata che il sistema stesso presenta dei limiti propri connessi al funzionamento e all’architettura stessa di ogni singola mente umana, e cioè: • Le informazioni possono essere conservare solo nella memoria a lungo termine (LTM). • Ma prima di essere registrate (o recuperate) da questo tipo di memoria è necessario che queste vengano “processate/lavorate” nella memoria di lavoro (WM). • La memoria di lavoro, però, è estremamente limitata sia nella capacità (quantità di informazioni elaborabili nell’unità di tempo) che nella durata di conservazione delle stesse. Queste limitazioni possono, sotto alcune condizioni, impedire, ridurre o rendere complesso o difficile l’apprendimento … perché, per fortuna non esistono due persone eguali ! 07/05/14 Titolo presentazione 7 IN BUONA SOSTANZA • In buona sostanza il “carico cognitivo” altro non è che il carico di elaborazione cui sottoponiamo la nostra memoria di lavoro a seconda del compito o dell’informazione che viene presentata o rappresentata. • Il suo impatto sull’allievo e quindi il suo ruolo nei processi d’apprendimento dipende inoltre dall’interazione tra le competenze sin qui possedute, la complessità del contenuto, e i metodi didattici usati nell’ambito della relazione educativa. • Governare efficacemente il “carico cognitivo” riguarda quindi la definizione di tecniche utili per gestire il carico della memoria di lavoro e per facilitare perciò i cambiamenti e le acquisizioni nella memoria a lungo termine associata all'acquisizione di nuovi schemi d’azione o al miglioramento dei preesistenti. • E’ di tutta evidenza che tale “sostanza” acquisisca rilevanza diversa a seconda delle fasce d’età dei nostri allievi anche se è certamente rilevante nelle prime fasce dell’avviamento alla pratica sportiva. 07/05/14 Titolo presentazione 8 CONSEGUENZE & PROSPETTIVE CONSEGUENZE Ne consegue che è di tutta evidenza come “istruzioni complesse di compiti di per sè complessi” in fasce d’età inferiori (ad esempio nelle fasce infantili e fino ai 66- 7 anni) costituiscono di fatto un “carico di lavoro cognitivo incongruo” rispetto alla “capacità di trattamento dati” della memoria di lavoro dei più piccoli. “CLT” ovvero Cognitive Load Theory (Chandler e Sweller) PROSPETTIVE Questa teoria nota come “CLT” (Cognitive Load Theory) sostiene che gli apprendimenti sono più duraturi ed efficaci se i loro insegnamenti avvengono in condizioni che siano coerenti e congruenti con l’architettura cognitiva dell’uomo. dell’uomo. 07/05/14 Titolo presentazione 9 LE CARATTERISTICHE DEL CARICO COGNITIVO (fonte Chandler e Sweller) Carico cognitivo estraneo al compito: E’ caratterizzato da un’inadeguata enunciazione dell’istruzione (comunicazione didattica) che ignora i limiti della memoria di lavoro degli allievi più giovani o principianti (perché ridondante di dati e informazioni) e fallisce nel concentrare le risorse della memoria di lavoro sulla comprensione del compito e quindi sulla costruzione e l’automatizzazione di schemi d’azione. Carico cognitivo intrinseco al compito: E’ il carico cognitivo derivante dalla complessità propria dell’informazione che deve essere processata dalle nostre strutture mentali. Esso è determinato dalle relazioni e dai livelli di interazione degli elementi che la caratterizzano (ad esempio info di spazio, tempo, causa effetto, svantaggio, superiorità, eccetera). Carico cognitivo pertinente al compito: E’ il carico cognitivo efficace, adatto e congruente con le fasce d’età, con i livelli di sviluppo mentale, con i compiti da realizzare. E’ il carico cognitivo più adatto ed efficace per processare i dati nella memoria di lavoro e per conseguire apprendimenti risultanti dall’adattamento e dall’automatizzazione di schemi d’azione preesistenti nella memoria a lungo termine. 07/05/14 Titolo presentazione 10 COSA FARE E PERCHE’ Allora lo scopo dell’insegnamento nella formazione di base dovrebbe essere innanzi tutto quello di ridurre il carico cognitivo estraneo, estraneo, in quanto diminuire il carico cognitivo estraneo libera la memoria di lavoro. lavoro. (Sweller, 2005, p. 27). Altro elemento rilevante è quello relativo alla migliore gestione del carico intrinseco in termini di “comunicazione didattica congruente” e di una migliore distribuzione dei tempi di apprendimento, in quanto sono risultate più efficaci procedure di apprendimento meglio cadenzate e distribuite che non quelle intensive e concentrate. 07/05/14 Titolo presentazione 11 COME FARE … passo dopo passo Ridurre il carico cognitivo estraneo: • Evitando esempi poco pertinenti od occasioni di perdita del “focus”. • Riducendo il sovraccarico della componente visiva o di quella uditiva della memoria di lavoro. • Facilitando la ricerca delle informazioni necessarie per portare a termine un compito. Ridurre il carico cognitivo intrinseco: intrinseco: Semplificando il complesso delle istruzioni. Proponendo il compito in maniera “obliqua”. Facilitando il difficile verso il possibile del … “così puoi farcela”. Incrementare il carico cognitivo pertinente: • Incoraggiando la costruzione di nuove competenze e predisponendo situazioni efficaci. • Aumentando la variabilità dei problemi da risolvere. • Offrendo occasioni per rivedere le azioni attraverso la reiterazione della prestazione. 07/05/14 Titolo presentazione 12 NON … CONCLUSIONI … E’ noto e condiviso il fatto che la differenza tra uno sportivo esperto e un allievo principiante, principiante, ad esempio, è che un principiante non ha acquisito in memoria gli schemi d’azione (abilità) di un esperto. L'apprendimento progressivo richiede un cambiamento nelle strutture schematiche della memoria a lungo termine e ciò è dimostrato dalle prestazioni che procedono da forme, imprecise, goffe, soggette a errori e lente dei principianti, a forme via via sempre più precise, fluide, economiche e apparentemente senza sforzo, degli esperti. Le variazioni delle prestazioni si verificano perché un principiante acquista sempre maggiore familiarità con le situazioni d’apprendimento e con i carichi di sviluppo, e inoltre le caratteristiche cognitive associate con il compito motorio sono rese tali in modo che possano essere gestite in maniera più efficace nella memoria di lavoro (WM). Un’efficace gestione del carico cognitivo è perciò la migliore premessa per la costruzione delle competenze motoriomotorio-sportive. 07/05/14 Titolo presentazione 13 INFOBIBLIO AA.VV. 1984 Corpo movimento prestazione vol. I e II – CONI-IEI – 1984 AA.VV. 1990 Giocosport – CONI- Promozione dello Sport - 1990 . A.Calvani (2009), Teorie dell'istruzione e carico cognitivo - Erickson Anderson J. R., Psicologia cognitiva e sue implicazioni, Zanichelli, Bologna, 1993. Bartlett F. 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