al lavoro. Con un fatturato di oltre 1.490 milioni di euro, il cioccolato
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al lavoro. Con un fatturato di oltre 1.490 milioni di euro, il cioccolato
ZOOM In Italia vengono consumati annualmente più di 4 chilogrammi di cioccolato a persona Opportunità che fanno gola Il gusto, la passione e la tentazione… al lavoro. Con un fatturato di oltre 1.490 milioni di euro, il cioccolato artigianale e l’industria dolciaria del cacao non sembrano conoscere i morsi della crisi. Scopriamo il mondo dei maitre chocolatier e le insegne in franchising per mettersi in proprio con il “cibo degli dei” di Monica Di Maio C L’Etruscan Chocohotel di Perugina: 94 camere a tema, dotate di chocoscrivania. Il ristorante dell’albergo propone un intero menù a base di cacao, dall’antipasto al dessert Per aprire una cioccolateria in franchising, l’investimento medio è di 50mila euro 100 roce e delizia di tutti i palati, il cioccolato. È una tentazione irresistibile il prezioso “cibo degli dei” - che deve il suo nome altisonante al cacao teobroma (dal greco theos, la divinità, e broma, il cibo), cioè il nome scientifico della pianta da cui si estrae l’ingrediente principale del cioccolato. Uno sfizio irrinunciabile, un desiderio ammaliatore che, nonostante le interminabili lotte contro i temibili chili di troppo, vince sempre. A giustificare la cioccolato-mania dei più titubanti intervengono puntuali le numerose ricerche scientifiche sulle proprietà nutritive: afrodisiaco, antidepressivo, antiossidante, preventivo contro i rischi di ictus e cancro, corroborante e con effetti benefici sull’apparato cardiovascolare... Da non sottovalutare, poi, l’azione inibitrice della fame: secondo il dietologo americano Brett Hall, infatti, il cioccolato agisce anche come “controllore dell’appetito”, da inserire nel- AZ FRANCHISING Aprile 2010 le diete ipocaloriche, per il piacere dei golosi impenitenti. Al di là degli studi scientifici più o meno attendibili, un dato è certo: il massiccio consumo che, secondo Confartigianato, nel 2009 è arrivato a più di 4 chilogrammi procapite. Cifre che trovano conferma anche nelle ricerche di mercato: sempre nel 2009 il fatturato derivante dalla vendita di cioccolato è aumentato del 5,3 per cento rispetto all’anno precedente, con oltre 1.490 milioni di euro. BUONO… PER TUTTE LE OCCASIONI Il cioccolato, poi, si adatta perfettamente ad ogni occasione: è un pensiero gentile da portare ai padroni di casa per un invito a cena, una collaudata strategia di corteggiamento o una dolce dichiarazione d’amore, una tradizione irrinunciabile durante le festività e, soprattutto, un’oasi di piacere per i piccoli momenti di relax quotidiano. Paolo Russo, presidente della commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, ha posto l’accento sui dati che premiano il mercato del cioccolato e, insieme a Eugenio Guarducci, il presidente di EuroChocolate, la tradizionale kermesse del cioccolato di Perugia, ha evidenziato gli ottimi numeri del settore: 40mila addetti e 25mila pasticcerie artigiane con cioccolaterie artigianali, numero in crescita del 23 per cento negli ultimi cinque anni. E la choco-mania non poteva lasciare indifferenti gli imprenditori del franchising. LA RETE DEI CHOCO-AFFARI Da una ricerca della Divisione Ricerche e Sviluppo di AZ Franchising, dodici sono le insegne in franchising specializzate in cioccolato, a produzione esclusiva o in associazione con altri prodotti. Si tratta per lo più di reti lo- calizzate nell’area meridionale della penisola. Sei le aziende che hanno risposto alla nostra richiesta di informazioni per condividere il loro progetto di sviluppo. L’investimento per mettersi in proprio con il “cibo degli dei” è, in media, di 50mila euro, con alcuni “casi limite” che prevedono capitali più ingenti per la gestione di più prodotti. I negozi del cioccolato devono avere a disposizione mediamente una superficie di 50 metri quadrati e, in casi specifici, un’aggiuntiva zona adibita a laboratorio. La veterana del settore è Dolce Idea (www.dolceidea.com), catena di cioccolaterie in franchising dal 2002 con 4 punti vendita diretti e 4 negozi affiliati (due a Roma, uno ad Avezzano e uno a Napoli). L’azienda specializzata in cioccolato si avvale dell’esperienza del fondatore Gennaro Bottone, maestro pasticcere fin dal 1979, autore e ideatore di piccole armonie di gusto Aprile 2010 AZ FRANCHISING nelle declinazioni più artistiche possibili: praline al latte, fondenti o al cioccolato bianco, cremini, coni, ciliegie immerse nel cacao e alcuni cammei della tradizione partenopea. Caratteristici i quadratini al limoncello, alla ricotta e al pistacchio. Per aprire un punto vendita Dolce Idea il potenziale franchisee deve investire circa 50mila euro, quota variabile in base alle dimensioni e alla zona territoriale prescelta per l’apertura del negozio, senza fee d’ingresso e royalties, non previste nel contratto di 36 mesi. Il layout dell’esercizio commerciale viene definito insieme all’azienda per assicurare al brand uno stile univoco e facilmente riconoscibile in ogni punto vendita. Dolce Idea garantisce ai franchisee un breve percorso formativo e il supporto completo in ogni aspetto dell’attività commerciale. Il maitre chocolatier Paolo Vencato ha lanciato nel 2004 la Maison du Cho- 101 ZOOM << 5mila euro. La casa madre assicura un periodo di formazione di 4 settimane e l’affiancamento per l’apertura del negozio, che deve avere superficie minima di 50 metri quadrati ed essere posizionato ai primi numeri civici delle vie centrali in zone con almeno 20mila abitanti. De Neuville CHOCO-WORLD, DAGLI USA AL BAHRAIN Nel Regno Unito è possibile mettersi in proprio con la catena Thorntons, uno dei maggiori produttori e rivenditori di cioccolato inglese. Fondata nel 1911, l’insegna opera oggi con una rete di oltre 500 negozi, 250 dei quali in franchising. Oltre a produrre e vendere cioccolato, Thorntons propone souvenir, coffee shop, servizi di spedizione e comunicazione. Gli affiliati, quindi, dovrebbero essere già proprietari di un punto vendita con una superficie minima di 1000 metri quadrati. La fee d’ingresso è 17.500 sterline, poco meno di 20mila euro, e l’investimento complessivo si aggira sui 45mila euro. Sul mercato del cioccolato portoghese è attiva dal 2007 Chocolatíssimo. L’azienda, con un punto vendita diretto e un franchising a Thortons Lisbona, è specializzata nel fast-food del cioccolato e della fondue di qualità. Un chiosco di 6 metri quadrati - in centri commerciali o località di forte passaggio pedonale - offre, preparati al momento, dalla cioccolata calda al bastoncino di frutta bagnato nel cioccolato. L’investimento previsto è di 35mila euro, inclusa fee d’ingresso, con royalties di 500 euro e tassa pubblicitaria di 250 euro. Il contratto quinquennale garantisce fornitura del chiosco di vendita “chiavi in mano”, accompagnamento in fase di apertura e assistenza giornaliera e permanente. L’insegna USA Schakolad deve il suo nome alla combinazione di “chocolat” e “Schaded”, il cognome della famiglia di maestri cioccolatai americani da tre generazioni. Schakolad è un business innovativo accolto già da 36 negozi in Chocolatíssimo franchising: il cioccolato è prodotto, modellato e venduto nello stesso luogo. La casa madre di Orlando insegna l’arte della cioccolateria, il franchisee impara le tecniche per produrre tartufi, frutta ricoperta di cioccolato, praline e tavolette personalizzabili. Il negozio, tra 110 e 150 metri quadri, deve essere situato sulle strade principali o nei pressi dei centri commerciali con ottima visibilità e accessibilità. L’investimento totale è compreso tra i 100mila e 150mila dollari (74mila - 111mila euro). Il contratto Schakolad comprende formazione, licenza per utilizzare il marchio, supporto nella scelta del locale e dell’arredo, sostegno marketing per l’apertura del negozio e per le prime strategie di vendita. La fee d’ingresso è di 30mila dollari, circa 22mila euro, royalties di 600 dollari (445 euro) Schakolad e tassa mensile per la pubblicità di 100 dollari, 75 euro. L’offerta di Cioconat Lounge, sezione specializzata della Natfood Middle east, azienda fondata a Dubai nel 2005, è in franchising dal 2006 con il primo punto vendita in Giordania. Oggi conta 12 negozi Cioconat - in Giordania, Qatar, Bahrain, Siria e Kuwait - con 5 nuove aperture già in programma per il 2010. L’affiliazione prevede tre format con dimensioni diverse: Express, 20 metri quadrati, Kiosk, 40 metri quadri e Lounge, tra 100 e 140 metri quadrati con bancone, angoli relax, arredamento e una zona per laboratorio, magazzino e uffici. L’investimento varia a seconda della formula scelta, sono invece costanti fee d’ingresso, 18mila euro, e royalties, il 5 per cento sulle vendite lorde. Cioconat Lounge 104 AZ FRANCHISING Aprile 2010 Il fatturato del cioccolato è aumentato del 5,3 per cento con oltre 1.490 milioni di euro e circa 95 mila tonnellate di produzione artigianale la fee d’ingresso è di 1.000 euro per il corner, 5mila per la chocoteca, oltre alle quote per gli eventuali moduli aggiuntivi di caffetteria e gelateria. Per aprire una Chocoteca sono preferenziali le aree centrali delle zone urbane con un bacino di utenza di minimo 15mila abitanti. Nel contratto di franchising è prevista una formazione professionale che comprende anche il corso di degustazione con fondamenti di analisi sensoriale per tutti gli addetti alla vendita, oltre al supporto tecnico di assistenza alla scelta della location, la progettazione del layout completo, la consulenza ad hoc per ogni modulo prescelto e la promozione pubblicitaria sul portale internet. Il primo punto vendita in franchising aprirà a Vigevano, in provincia di Pavia, il 10 ottobre prossimo. Davide Ferrero, responsabile del progetto Chocoteca, spiega l’importanza dell’evento: “Il 10.10.10 era una data simbolo per i Maya, i primi coltivatori e cultori del cioccolato. In linea con le loro previsioni stiamo organizzando una giornata epocale: in programma, alle ore 10 e 10, un’apertura in onore del divino cacao”. TU NON MI BASTI MAI… Cioccolato e non solo, o meglio, non da solo. La tentazione più golosa è anche multi settoriale: il cioccolato non basta mai ai palati più esigenti e lo dimostrano le insegne di franchising “miste”, quelle che lo accostano ad altri prodotti di qualità, tendenzialmente gastronomici. La coppia più gettonata è all’insegna del puro piacere sensoriale, il vino pregiato armonicamente esaltato dalle differenti declinazioni del cacao. Per i tradizionalisti, poi, non mancano le unioni più classiche con gelati, caffè, torte e confetti. Delle sei aziende con un core business misto,