albergo a ore - Compagnia degli evasi

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albergo a ore - Compagnia degli evasi
Da un’idea di Alberto Cariola
ALBERGO A ORE
di
Marco Balma
Personaggi
Interpreti
Anselmo, il portiere
Alberto Cariola
Stefy
Giuliano
Laura Passalacqua
Marco Balma
Parigi
Salvo
Marilena Bertonati
Carlo Pelini
Teodora
Attila
Elena Mele
Simone Tonelli
Valeria
Franco
Nicoletta Croxatto
Matteo Ridolfi
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Coro di bambini (tic tac vola il tempo)
Anselmo
Ascoltate! Niente? (sorride).
Quando posero le fondamenta di quest’albergo io non ero ancora nato.
Navigavo nelle visioni di un paio di miserabili genitori che credevano
con biblica fermezza alla potenza della vita. Non poterono esimersi dal
donarmela. Quel loro primo atto di generosità nei miei confronti, fu
anche l’ultimo poiché, come ho imparato in seguito in questo posto, c’è
chi va e c’è chi viene; arrivato io, se ne andarono loro. Non ricordo il
nome, spagnola, cinese o qualcosa del genere, roba poco simpatica
comunque, fatto sta che dovetti imparare presto un vocabolario fatto di
parole spiacevoli come fame, solitudine, signorsissignore e dovetti farlo
tutto da solo.
Coro di bambini
Anselmo
Ascoltate ora! Niente? …mm.
Bè, accade che un ospite della confraternita dei senza famiglia deve
procurarsi da vivere molto prima del resto della benedetta umanità;
capitò che la fortuna, forse in un momento di distrazione,
passeggiando nei giardini dell’inconsistenza assoluta, mi sfiorò con la
sua ricca veste, e d’incanto passai dallo stato di orfano a quello di
lavoratore. Quindici anni non ancora compiuti ed eccomi qui.
Ascoltate ora! ‘Hei ragazzo, fammi una birra veloce’, sissignore,
‘Giovanotto, non esisto per le prossime due ore’, sissignore, ‘Ma che hai
deficente, la vuoi aprire quella porta!’, sissignore. Se aveste avuto,
come me, la buona sorte di vivere in un castello come questo, dove le
storie impossibili sono realtà e la realtà è spesso impossibile, sentireste
anche voi. Qui, dove il fiume della vita fluisce con veemenza
primoridiale, dove la crema dell’esistenza stende le sue stuoie logore e
semina briciole e gocce, gocce e briciole, le quali formano la mensa
quotidiana in cui io, modesto viandante, ristoro le mie stanche
membra e assaporo l’umanità. Arriva l’umanità col suo passo leggero e
col suo bagaglio pesante, arriva! E quando arriva ha sempre la stessa
richiesta.
Ascoltate!
Coro bambini
Arrivano Giuliano e Stefy
Giuliano
Anselmo
Giuliano
Anselmo
Giuliano
Anselmo
Vorremmo una camera.
Ne sono sicuro. Che altro si può volere da me?
Ecco…appunto. Io, cioè noi…
No, no, no!! Non si senta in imbarazzo, la prego. Il mondo pullula di
situazioni che inducono l’uomo alla vergogna. Ha qualche preferenza?
Bè…no.
Allora se permette scelgo io. Colgo negli occhi della sua compagna la
luce del desiderio, come un velo di intrepida attesa, piccole gocce
d’acqua attraverso cui vedere l’arcobaleno, forse la stanza rossa farà
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Giuliano
Anselmo
Giuliano
Anselmo
Stefy
cadere questo velo per la soddisfazione di entrambi; vi auguro una
buona permanenza.
Sì…ecco. Questi sono per te, ragazzo.
Questi sono sempre benedetti.
…e dove?...
Sulla sinistra, in fondo al corridoio a destra. La chiave è sulla porta.
Non può sbagliare. In questo albergo previlegiamo ordine e pulizia.
Riconoscerà la stanza rossa dalla porta. E’ una porta…
…rossa?
Giuliano e Stefy si avviano ed entrano nella stanza
Anselmo
Avrei potuto innamorarmi di una ragazza come quella.
Arrivano Parigi e Salvo
Parigi
Anselmo
Parigi
Anselmo
Parigi
Anselmo
Parigi
Anselmo
Parigi
Anselmo
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Anselmo
Salvo
Anselmo
Salvo
Anselmo
Salvo
La solita stanza, Anselmo.
Oh! Parigi, mi dispiace, l’ho appena consegnata.
Perché lo hai fatto! Dovevi tenerla per me.
Hai una sacrosanta ragione, ma ti assicuro che questa volta avevo un
motivo valido.
Mi conosci. Non mi sento a mio agio in altre stanze lo sai!
Ti chiedo scusa.
E’ una questione di correttezza…
…scusa…
…di coerenza...
…scusa…
Ma che state dicendo!!!
Di che t’impicci tu?
Io pago e io m’impiccio. Dammi le chiavi di una stanza libera, una vale
l’altra.
Non è affatto vero!
Allora?
Che si può fare quando il destino bussa, bussa, con insistenza, non da
tregua né al senno nè all’istinto, infrange come un rinoceronte
imbizzarrito le fragili motivazioni della prudenza, che si puo fare…
Allora!!!
Stanza gialla.
Come la trovo?
Sulla destra in fondo al corridoio a sinistra. La chiave è sulla porta.
Non può sbagliare. Riconoscerà la stanza gialla dalla porta. E’ una
porta…
Gialla, certo. Andiamo.
Parigi e Salvo si avviano ed entrano nella stanza
Anselmo
Chi non sa nascondere cio che è quando cio che è è orribile, allora sia
pure ciò che deve essere. E così sia.
Arrivano Teodora e Attila.
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Attila
Anselmo
Attila
Anselmo
Teodora
Anselmo
Attila
Anselmo
Attila
Anselmo
Teodora
Anselmo
Attila
Anselmo
Attila
Anselmo
Teodora
Anselmo
Attila
Anselmo
Teodora
Vorremmo…
Una camera. Che altro si può volere da me? (si volta e rimane come
imbambolato)
Che hai da guardare vecchio?
Qual è il tuo nome ragazza?
Teodora.
Ah…Teodora, lo sapevo. Debole e santa.
Come dice?
Proteggila ragazzo, amala.
Certo che la amo, è la mia ragazza.
No..no..non in quel modo, amala come si ama il rumore della risacca al
tramonto, come si amano le prime gocce di pioggia sulla polvere, come
la focaccia calda al mattino, amala come si deve amare la vita.
Noi…vorremmo una stanza.
Siete sicuri?
Certo.
Potrei non essere d’accordo.
Abbiamo di che pagare.
Tutti paghiamo, prima o poi. Ma forse voi potreste ritardare il
pagamento.
Non la capisco signore.
Lo so, lo so. Non è da tutti capire. Ma forse c’è ancora una speranza.
Stanza verde.
Dove…?
Sulla destra in fondo al corridoio a destra. La chiave è sulla porta. Non
puoi sbagliare. Riconoscerai la stanza verde dalla porta. E’ una porta…
Verde.
Attila e Teodora si avviano
Anselmo
Sì. Quando riconosci la leggerezza ti senti più leggero.
Arrivano Franco e Valeria
Valeria
Anselmo
Valeria
Anselmo
Valeria
Franco
Anselmo
Franco
Anselmo
Valeria
Vogliamo una camera.
Dovrebbe pensare meno velocemente.
Che sta dicendo?
Sto dicendo che la fretta la divora.
Che ne sai tu? Del tuo tempo fanne quello che vuoi, ma il mio non mi
va di perderlo.
Valeria, per favore. Ci scusi, vogliamo soltanto una camera.
Tu meriteresti un premio migliore di quello che ti è stato riservato. Ma
non c’è legge che sfugga ai vivi più dell’incomprensibile. Ma la pazienza
può tornare ad essere una virtù.
Non la capisco.
Stanza blu.
Che significa?
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Anselmo
Valeria
Sulla sinistra in fondo al corridoio a sinistra. La chiave è sulla porta.
Non può sbagliare. Riconoscerà la stanza blu dalla porta. E’ una
porta…
Blu. Grazie.
Valeria e Franco si avviano
Anselmo
Un grazie che darò in pasto ai maiali.
Dunque! Avete finalmente udito il gemito sordo della valanga di anime
che ha decorato questa magione come palle di vetro l’albero di natale?
Sì? Bene. E’ da quel gemito che germogliano le prime innocenti note di
una musica che toccherà livelli spirituali finora raggiunti raramente. E
noi, che abbiamo atteso con trepidazione che i musicisti prendessero i
loro posti e che gli strumenti fossero infine accordati, gusteremo la
soddisfazione di vedere iniziare il concerto. Primo movimento!
Parte una musica. Anselmo esce
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Com’è che ti ha chiamato?
Chi?
Quel ragazzino, il portiere?
Col mio nome.
Ha detto Parigi.
Esatto.
E che vuol dire?
Vuol dire Parigi.
Stai attenta.
Attenta! A cosa?
Non mi piace per niente essere preso in giro.
Ti rode qualcosa? Qui nessuno ti prende in giro.
Salvo le si avvicina e la prende per i polsi.
Parigi
Salvo
Se grido Anselmo piomba su come un fulmine e ti fa a pezzi.
Se hai il tempo di gridare.
Parigi strattona e si libera dalla stretta.
Parigi
Mi hanno trovata dentro una borsa alla stazione di Parigi. Il mio vero
nome me lo sono dimenticato. E per i miei gusti ti sei intromesso già
abbastanza nella mia vita privata. Perché mi hai portato in questo
posto?
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Mi ha messo a disagio.
Chi?
Quell’uomo, il portiere.
Carino.
Chissà che starà pensando di me?
Che starà pensando di te?!? Non gliene frega niente di te. E neanche di
me.
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Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Non è vero. Ho visto come ti guardava.
(languida, si avvicina a Giuliano) Come mi guardava?
Ti spogliava con gli occhi.
Bè, non hai fatto lo stesso anche tu?
Non mi prendere in giro.
Ti rode qualcosa? Qui nessuno ti prende in giro. E poi, cosa credi che
venga a fare la gente in posti come questo?
Non lo so.
(ridendo) Chi è che prende in giro adesso? E Tu? Perché mi hai portato
in questo posto?
Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Mi ricorda mio padre.
Chi?
Quel vecchio, il portiere.
Perché?
E’ buono.
Che ne sai di com’è il portiere.
Hai sentito che ha detto?
Ho sentito. E con questo?
Sembra che abbia capito.
Non è possibile.
Mi ha guardato negli occhi.
Solo perché hai degli occhi meravigliosi.
Non mi prendere in giro.
Qui nessuno ti prende in giro. Sei triste?
No.
Hai paura?
Un po’.
Ci sono io.
Sì.
Valeria
Franco
Valeria
Franco
Valeria
Franco
Valeria
Franco
Valeria
Franco
Valeria
Franco
Valeria
Mi ha messo di malumore.
Chi?
Quel giovane, il portiere.
Non è colpa sua. Tu sei spesso di malumore.
E tu non mi aiuti di certo.
Non cominciare, per favore.
Non cominciare cosa?
Niente.
Se non devo cominciare niente, allora posso anche andarmene.
Non mi prendere in giro.
Ti rode qualcosa? Qui nessuno ti prende in giro.
Va bene. Non voglio partire col piede sbagliato.
Vuoi partire col piede giusto? Allora rispondi a questa domanda.
Perché mi hai portato in questo posto?
Rientra Anselmo vestito di bianco
Anselmo
Scommetto che sentivate la mia mancanza. No? Io sì. Mi accade spesso
di rimanere solo e allora sento il bisogno di avere vicino una persona
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che sappia comprendere la mia fragilità e portarmi quello scampolo di
sicurezza con il quale possa affrontare il lungo inverno. E chi meglio di
me stesso può assolvere questo compito. Ma il tempo esige attenzione
dunque ditemi, perché siete venuti in questo posto? Non per divertirvi,
questo è un luogo di mestizia, dove la somma dei colori è più spesso il
nero che il bianco; forse siete qui per apprendere, o solo per riflettere,
per farvi domande, per combattere la noia. O forse per rubare una
storia.
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Allora? Rispondi, perché mi hai portato qui?
Sei tu che mi hai portato qui.
Io ho fatto una proposta, tu l’hai accettata.
Ti dispiace?
Ti pare che mi dispiaccia? Piuttosto tu. Sei teso. Qualcosa non va?
Te l’ho detto, sono un po’ a disagio.
Ma và, con me nessuno è mai a disagio.
E’ che tu mi fai un effetto…
Lo spero bene.
Mi fai quasi paura.
Salvo
Parigi
Non dirmi che ti faccio paura.
Tu? Sai quanti ne ho visti tipi come te! Gente che pensa e parla col
portafoglio, ma alla fine da me vogliono tutti la stessa cosa.
Cosa?
Tu che vuoi?
Divertirmi.
Appunto.
Ci sono molti modi per divertirsi.
Ah sì? Non mi dire che hai portato le carte!
(ride) Sei simpatica.
Io non sono simpatica. Sono una puttana.
Una puttana simpatica.
Allora vogliamo cominciare?
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Valeria
Franco
Valeria
Franco
Valeria
Valeria
Allora vogliamo cominciare?
Vorrei che tu ti scordassi del tuo tuo ruolo, per una volta.
Quale sarebbe il mio ruolo?
La donna perfetta.
Non è mica un ruolo. Non è colpa mia se io ho preso la mia vita al
guinzaglio e me la porto dove voglio.
Non è neanche colpa mia.
Cioè?
Cioè ascoltami. Hai promesso che per un’ora mi avresti ascoltato. Ti ho
portato qui perché volevo un terreno neutro, non voglio distrazioni,
voglio che ci siamo soltanto tu ed io. Tu ed io. Togliti la giacca e siediti.
Una promessa è una promessa. Ma hai un’ora. Un’ora soltanto.
Attila
Teodora
Attila
Un’ora; un’ora soltanto e sarà tutto finito.
Quanto è lunga un’ora?
Eterna prima che passi, un soffio quando è passata. Dove le hai?
Franco
Valeria
Franco
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Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Anselmo
Franco
Valeria
Anselmo
Salvo
Parigi
Anselmo
Stefy
Giuliano
Anselmo
Teodora
Attila
Anselmo
Anselmo
Franco
Valeria
Anselmo
Teodora
Attila
Anselmo
Salvo
Parigi
Anselmo
Stefy
Giuliano
Anselmo
Qui. (mostra la borsa).
Bene.
Tu non pensi mai che…
Non voglio pensare.
Perché?
Perché ormai è inutile.
E’ inutile?
Teodora. Guardami bene. Non l’ho presa da solo questa decisione vero?
Non puoi abbandonarmi in un momento come questo. Ho bisogno del
tuo aiuto. Ora più che mai.
Certo. Sono con te. Sono sempre con te.
Note! Note su note! Calde, appena uscite dal forno, luminose, appena
cadute dal firmamento, brucianti, appena forgiate, pronte a fondersi
nell’ora solenne per colorare, per voi, il ritmo della concretezza. La
giostra verbale esalterà i suoni e sarete scossi dalle fondamenta del
dolore fino alle più alte vette della gioia.
Perché…
Perché mi hai sposato?
Posso avere la domanda di riserva?
Quando…
Quando deciderò di cominciare lo farò.
Hai intenzione di avvertirmi?
Dove…
Dove hai nascosto il tuo coraggio?
Dove tu hai nascosto la timidezza.
Come…
Come pensi che sia essere di là?
Molto meglio che essere di qua.
Ah! che meraviglia!! Vale la pena essere soltanto un granello di polvere
nell’universo, quando questo granello può godere dell’immensità in cui
riposa fino ad arrivare a possederla, e in tal modo capirne il senso. Un
altro giro.
Perché…
Perché mi hai lasciato?
Se vuoi una risposta esauriente, un’ora non basta.
Dove
Dove pensi che andremo?
Dove non ci saranno più domande.
Quando
Quando comincerò sarà una sorpresa.
Se ti deciderai a cominciare sarà una sorpresa!
Come
Come mai sei così nervoso?
Nervoso? Io?
Calma. Calma. La via che conduce alla comprensione richiede calma.
La mia giovinezza mi spinge talvolta a precorrere i tempi, me ne rendo
conto. Ma io so ciò che ho visto, io imparo e conservo. Nonostante la
voglia di correre e di esplodere tenterò di rallentare questo ritmo
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furente, per darvi modo, dopo aver aperto le orecchie, di aprire gli
occhi, aprire la mente, aprire i cuori. Aprire le porte di ogni stanza.
Anselmo si siede sulla sedia a dondolo.
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Saldo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Quanti anni hai?
Non si chiede l’età alle signore.
Non l’ho chiesta ad una signora. L’ho chiesta a te.
Ti ho già detto che non mi va che ti impicci della mia vita.
Ho pagato.
Solo per l’involucro. Quello che c’è dentro rimane mio.
Che coraggio! Che dignità! Un vera eroina da marciapiede. Mi faresti
pietà se non mi facessi ridere.
Senti, uomo che paga, vogliamo farlo sì o no?
(alterato) Ti ho detto quando lo decido io !! (Calmo) Ho un’ora di tempo,
le cose mi piace godermele a piccoli sorsi.
Spero di andarti di traverso.
Non ti hanno insegnato a essere carina con i clienti?
Tu non assomigli per niente a un cliente.
Ah no? A che somiglio?
Guai. Non mi piaci. Non mi piace questa stanza. Non mi piace che
sono passati dieci minuti e non mi hai ancora messo le mani addosso.
Ho una mezza intenzione di restituirti il grano e andarmene.
Se ti può consolare, nenche tu mi piaci.
Ah! Allora perché sono qui?
Ma proprio per questo. Perché non mi piaci.
Tu sei pazzo.
La pazzia è soltanto la saggezza vista dall’altro lato. La verità le poche
volte che ha il coraggio di farsi vedere nuda la chiamano pazzia,
soltanto che a differenza dell’amore è brutta e la gente preferisce
vederla vestita. Non devi avere paura della pazzia. Semmai il tuo
problema è un altro. Io non sono pazzo.
Io non ho nessun problema. E se tu non sei pazzo, allora sei stupido.
(alterato)Non mi dire che sono stupido. Io non sono stupido! (calmo) Tu
non hai il diritto di esprimere opinioni. Tu devi solo fare quello che
voglio io. Io ti ho comperato.
Ma tu, lo sai che vuoi?
Io lo so che voglio. Voglio che tu risponda alle mie domande.
Non è il tipo di prestazione per cui vengo pagata.
Raddoppio il compenso.
Ad una condizione.
Sentiamo.
Devi prima rispondere tu ad una mia domanda.
Accetto.
Perche?
Perché io ti ho guardato in faccia. Quanti tra i tuoi clienti lo hanno mai
fatto? E tu sei bella. Te lo hanno mai detto mentre si agitano sopra di
te? No? Che miserabili. A me piace la bellezza, anche se la bellezza mi
ha spesso trattato male, e io sono curioso, voglio sapere cosa si
nasconde dietro un viso come il tuo, dietro un corpo come il tuo.
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Parigi
Salvo
Parigi
Salvo
Parigi
Io non nascondo niente. Tutto quello che sono ce l’hai davanti.
Non essere così modesta.
La modestia non la conosco.
Bene, sarà tutto più semplice allora.
Anche con la semplicità ho dei rapporti altalenanti. Oggi per esempio,
non ci siamo ancora visti.
Teodora
Attila
E’ soltanto che non mi ero mai trovata in questa situazione.
Abbiamo commesso un errore. Un errore gigantesco. Ne abbiamo
parlato già abbastanza.
Forse non abbiamo detto ancora tutto.
Tu ci stai ripensando. Teodora, guardami. Ci stai ripensando?
Abbiamo tempo. Possiamo parlarne ancora.
La decisione è presa. Perché dovremmo parlare.
Prendilo come il mio ultimo desiderio. Non si nega l’ultimo desiderio di
un condannato.
Allora avanti. Ma io so già che vuoi dirmi.
E io so già la tua risposta, ma…
…ma io ci ho già provato. Ci ho provato un sacco di volte. Ho provato
ad allontanarmi da quella merda che mi distrugge, e il solo risultato
che ho ottenuto è stato quello di trascinarti con me. Lo sai perché mi
chiamano Attila?
Portavi i baffi all’ingiù quando ti ho conosciuto.
No. Perché quello che tocco io lo distruggo. Non c’è un motivo, ma non
c’è speranza, dove passo io non cresce più l’erba. Da solo non ce l’avrei
mai fatta, avrei continuato a vagare alla deriva, nelle vene il solito
inferno truccato da paradiso, senza scopo, senza…nulla. Ma sei
arrivata tu. E hai acceso una fiammella; con quella piccola fiamma ho
cominciato a vedere più chiaro. Voglio farlo adesso, adesso che grazie a
questo briciolo di lucidità ho capito che l’unica soluzione per aver
intrapreso un percorso sbagliato è fermarsi. Fermarsi per sempre.
Forse si può percorrere la strada in senso contrario. Risalire la
corrente.
Non si può. E’ una favola che ti racconta chi non sa nulla di noi.
Qualcuno ce l’ha fatta.
Qualcuno è santo. Noi no.
Debole e santa.
Io.
Cosa?
Io sono santa.
Ma che dici?!
Quel vecchio, il portiere, ha detto che sono…
Debole e santa.
Quel vecchio sragiona.
Io credo che abbia capito.
Smettila.
Voleva dirci qualcosa.
Voleva mandarci via solo perché cosa siamo si vede lontano chilometri.
Cosa Siamo?
Siamo appestati.
Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Attila
Anselmo
Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Anselmo
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Attila
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Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Attila
Teodora
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Giuliano
Stefy
Sì. E vero. Siamo appestati. Ma non siamo solo quello. Siamo anche
altro.
Cosa? Dimmelo, cosa?
Siamo vivi.
E’ proprio questo l’assurdo. Non abbiamo il diritto di essere vivi.
Perché?
Perché abbiamo buttato nel cesso la nostra occasione. E’ tutto finito
quindi…
Non è tutto finito. Finchè siamo qui, non è ancora finito.
Avanti fuori il rospo. Da quando siamo entrati, sei in imbarazzo. Non
me la dai a bere. Su che c’è? Non ti piaccio più?
Ma che dici?
Avanti a me puoi dirlo. Sei vergine?
Cosa?
Sei Vergine!!
Ma no!!!
Ok. L’esame di ammissione l’abbiamo passato. Allora da bravo qual è il
problema.
Non è proprio un problema.
Non c’è problema. Bene. (comincia a spogliarlo)
Che fai?
Vuoi che lo facciamo vestiti?
Stefy tu non mi stai ascoltando.
Ok. Quale può essere un problema che non è un problema? Ci sono.
Sei sposato! E va bè. Non me lo hai detto, ma fa niente ti perdono. Non
sei il primo uomo sposato con cui mi faccio una sco…
Non usare quella parola. Mi infastidisce.
Con cui faccio l’amore. E non è detto che tu sia l’ultimo.
Non sono sposato!
Ottimo! L’esame sta andando a meraviglia. Ricapitoliamo. Non sei
vergine, non sei sposato e non c’è nessun problema. Adesso possiamo
mettere in atto il piano per cui ci siamo avventurati in questo
postaccio.
Aspetta.
E’ la differenza d’eta. D’accordo. Quanti anni hai più di me, quindici?
Sta tranquillo, non sei il mio record. Quindi anche questa l’abbiamo
superata.
Vuoi calmarti un attimo!
Io, calmarmi, ma se sei tu che…
Sto cercando di trovare le parole.
Non posso aiutarti, ho lasciato il vocabolario in facoltà.
Puoi cercare di essere seria per un momento. Dunque.
Dunque?
E’ che io…
Attenzione, signori attenzione, preparatevi, sta arrivando la tranvata.
Prego. Prosegua.
Mi sono innamorato di te.
Ti sei innamorato di me!!! Ma questo è terribile!!! Che stupido che sei.
Ti posso assicurare che quella di cui soffri non è catalogata come
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