Università di Lecce Corso di Energetica Industriale A.A 2005/06

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Università di Lecce Corso di Energetica Industriale A.A 2005/06
Università di Lecce
Facoltà di ingegneria
Corso di laurea specialistica
In ingegneria meccanica
Corso di Energetica Industriale
A.A 2005/06
Progetto
Produttività, consumo di energia e profitto: come si
legano questi tre aspetti?
Prof. Antonio Ficarella
Studente
Andrea Nuzzo
Produttività, consumo di energia e profitto: come si legano questi tre aspetti?
1. Introduzione ........................................................................................................................... 2
2. Risparmio energetico nelle piccole imprese: misure di politica economica in vigore........... 3
3. Conservazione dell’energia e incremento dell’efficienza nelle piccole industrie: la
soluzione è esclusivamente investire in tecnologia? .................................................................. 4
4.Situazione economica, scopi e obbiettivi ................................................................................ 6
5.Analisi delle relazioni tra produttività, consumo energetico e profitto................................... 8
6.Analisi della produttività, dei costi energetici e del profitto nelle piccole fabbriche di
mattoni........................................................................................................................................ 9
7.Conclusioni............................................................................................................................ 14
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Produttività, consumo di energia e profitto: come si legano questi tre aspetti?
1. Introduzione
Dall’analisi del lavoro di M.H. Bala Subrahmanya “Labour productivity, energy intensità and
economic performance in small enterprises: A study of brick enterprise cluster in India” si è
proceduto allo studio dei legami tra produttività, consumo energetico e profitto nell’ambito
delle imprese dello stato di Karnakata in India.
L’India è caratterizzata da un economia in cui le piccole imprese occupano un posto di
primaria importanza strategica nell’economia indiana, essendo considerevole il contributo
dato alla produzione industriale, al livello occupazionale e all’esportazioni. Le piccole
imprese rappresentano, infatti, il 40% del valore aggiunto di produzione, il 44% del livello
occupazionale e il 35% dell’esportazioni totali. Tuttavia, in quest’ultimo decennio, poiché le
piccole aziende si trovano ad operare in un ambiente più competitivo hanno riscontrato una
crescita più lenta. In questo contesto la promozione della competitività tra le piccole imprese è
da considerarsi cruciale per il loro sviluppo e per la loro stessa sopravvivenza. La
competitività di una azienda, in generale, può essere migliorata, aumentando l’efficienza del
lavoro e della tecnologia e con un uso più attento dell’energia e dei capitali. In particolare il
miglioramento del rendimento energetico può essere una strategia importante per l’aumento
della competitività nelle industrie. Questo perché una parte significativa dei costi di gestione
dell’industria manifatturiera è sotto forma di costi energetici, per tanto un miglioramento
dell’efficienza in ambito energetico può ridurre significativamente i costi di gestione. Un
contributo efficace al miglioramento del rendimento energetico è l’aggiornamento della
tecnologia. L’obsolescenza tecnologica è una caratteristica comune di molte piccole imprese
indiane. Tuttavia promuovere un aggiornamento tecnologico per tutte le imprese
richiederebbe un enorme investimento e per tanto i vincoli finanziari impedirebbero a molti
imprenditori di realizzarlo. E’ chiaro, dunque, come promuovere lo sviluppo tecnologico e
l’efficienza energetica sia uno dei principali problemi dei responsabili di governo dei paesi in
via di sviluppo come l’India. Le piccole aziende nei paesi come l’India sfruttano un intensiva
mano d’opera piuttosto che un buon livello tecnologico. Per tanto l’efficienza del lavoro gioca
un ruolo fondamentale nell’utilizzo dei macchinari, dell’energia e delle materie prime. Di
conseguenza la produttività ha un’influenza significativa sull’utilizzo di energia perciò un suo
miglioramento dovrebbe portare ad un incremento del rendimento energetico e quindi
economico. Tuttavia rimane aperto tutto il discorso sull’efficienza e sull’ottimizzazione del
lavoro nella promozione del rendimento energetico e sulla necessità di provvedere alla
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Produttività, consumo di energia e profitto: come si legano questi tre aspetti?
diffusione e all’addestramento di tecnici per un processo di ammodernamento delle piccole e
medie imprese.
2. Risparmio energetico nelle piccole imprese: misure di
politica economica in vigore.
In India gli investimenti in termini di attrezzature e macchinari sono regolamentati dall’
Industries Development and Regulation (IDR) del 1951 . Opera inoltre un’infrastruttura
istituzionale per la promozione e lo sviluppo delle piccole imprese, a capo della quale vi é il
Development Commission for Small Scale Industries (DCSSI), un istituto di sorveglianza
dell’esecuzione delle politiche per lo sviluppo delle piccole imprese nel paese. Esso funziona
attraverso una rete di Small Industries Service Institutes (SISIs) e dei suoi rami: centri di
addestramento, centri di produzione, centri di collaudo, e istituti specializzati. In India ci sono
30 SISIs e 28 branche della SISIs .Due dei principali obiettivi di queste istituzioni sono il
risparmio energetico e la lotta contro l’inquinamento delle piccole imprese.
Il miglioramento del rendimento energetico porta non solo ad una riduzione di consumi di
energia, ma anche ad una riduzione degli effetti nocivi sull’ambiente. Il risparmio energetico e
l’efficienza coinvolgono, quindi, due fattori chiave:
1. il miglioramento del rendimento energetico che può generare profitti supplementari;
2. il risparmio energetico che ha un effetto significativo anche sull’ambiente, poiché
l’aumento del rendimento energetico è una delle risposte più rapide e redditizie alla
minaccia del riscaldamento globale.
A livello rigorosamente tecnico il rendimento energetico è la misura dell’energia utile in
uscita confrontata con l’energia assorbita in ingresso. Perciò il rendimento energetico (P) può
essere definito come: uscita utile di processo (O) diviso l’energia immessa in un processo (E).
Un certo numero di indicatori possono essere usati per monitorare il rendimento energetico
compresi indicatori economici. Gli indicatori economici misurano i cambiamenti del
rendimento energetico puramente in termini di valore di mercato, cioè sia l’assorbimento che
l’uscita di energia sono enumerati in termini monetari.
Il valore del rendimento energetico è condizionato dal livello tecnologico presente, pertanto,
nei paesi in via di sviluppo, ci si sta impegnando per apportare miglioramenti. In India la
richiesta di energia da parte delle piccole imprese è probabile che vada ad aumentare negli
anni dato lo sviluppo costante che sta investendo le piccole aziende in analisi. Tuttavia,
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Produttività, consumo di energia e profitto: come si legano questi tre aspetti?
nonostante l’instaurarsi di comitati di esperti verso la fine degli anni novanta non c’è stata
nessuna iniziativa a promuovere l’efficienza e il risparmio energetico delle piccole imprese, e
ciò è rilevabile analizzando le politiche e i programmi per lo sviluppo e la promozione di
piccole imprese. Il primo tentativo di promuovere la conservazione di combustibile è stato
fatto dalla Small Industries Service Institute (SISIs) insieme con il Dipartimento per l’Energia
a Calcutta, nell’industria del vetro e della ceramica perché si era avvertita l’esigenza di
economizzare a causa del prezzo sempre crescente del combustibile. Nell’ultima metà degli
anni novanta, il DCSSI ha condotto parecchi programmi sul risparmio energetico per alcuni
settori del SSI quali la fonderia, i laminatoi, le fabbriche di ceramiche, vetri e mattoni. Le loro
fonti di energia sono legnami, carboni, prodotti petroliferi e in ultimo l’elettricità.
L’obbiettivo di questi programmi era di informare gli imprenditori sulle nuove tecniche di
risparmio energetico, in quanto il consumo di energia nelle piccole imprese è generalmente
alto. Tuttavia i tentativi di promuovere il risparmio energetico e l’efficienza nelle piccole
imprese da parte del governo indiano sono stati limitati a determinati settori specifici e non
hanno tenuto conto dell’efficienza del lavoro nella promozione del rendimento energetico
3. Conservazione dell’energia e incremento dell’efficienza
nelle piccole industrie: la soluzione è esclusivamente
investire in tecnologia?
Gli economisti e i responsabili politici sia nei paesi sviluppati che nei paesi in via di sviluppo
stanno analizzando la correlazione positiva fra uso di energia e sviluppo economico. Tuttavia
si deve tener presente che i paesi in via di sviluppo usano meno energia dei paesi sviluppati,
ma l’uso di energia nei paesi in via di sviluppo sta aumentando ad un tasso più veloce che nei
paesi più sviluppati ed è una tendenza che si pensa possa continuare. In India, durante l’anno
2000, l’industria era il consumatore principale di energia con circa il 42% del consumo di
energia totale, seguito dal settore domestico (39%), dal settore trasporti (13%),
dall’agricoltura ed altri settori (6%). Le piccole e medie imprese (SMES) in India sono meno
efficienti nell’uso di energia se rapportate alle imprese delle stesse dimensioni nei paesi
industrializzati. Inoltre, le piccole imprese sono un settore continuamente crescente
dell’economia indiana in termini di produzione e livello occupazionale. Tutto questo
porterebbe ad un costante aumento della richiesta di energia nel settore della piccola impresa.
Tuttavia secondo Kaman e Boie il costo energetico è solitamente una piccola parte del costo
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Produttività, consumo di energia e profitto: come si legano questi tre aspetti?
di produzione nella SMES, pertanto il costo energetico sta ricevendo relativamente meno
attenzione dal punto di vista finanziario.
In India uno studio è stato condotto da DCSSI su 80 piccole aziende addette alla produzione
di lavorati di vetro. Tale studio ha dimostrato che il costo energetico variava tra il 25% e il
29% secondo il tipo di fornace utilizzato. Lo studio ha suggerito che è possibile risparmiare
combustibile per il 27% per le aziende che usano fornaci a crogiuolo e fino al 30-35% per
fornaci a muffola.
Un altro studio su 80 piccole imprese dedicate alla produzione di ceramica ha evidenziato
possibilità di miglioramento, in particolare un risparmio del 15% per un investimento a brevemedio termine e fino ad un40% per un investimento a lungo termine. Entrambi questi studi
hanno suggerito le soluzione per il miglioramento del rendimento energetico nelle piccole
imprese.
Il TERI ha effettuato degli studi mettendo in evidenza che i rendimenti delle fornaci utilizzate
nei processi sopra esposti risultano molto bassi e ha mostrato, in particolare, l’impossibilità di
provvedere ad un loro ammodernamento, risultando troppo oneroso rispetto ai benefici che
effettivamente si avrebbero, ma anche perché negli anni gli imprenditori locali non hanno mai
investito in tecnologia pertanto ora si trovano troppo indietro. Il TERI ha, di conseguenza,
proposto la sostituzione dei vecchi impianti con altri nuovi e più efficienti. Tuttavia il TERI
riscontrando una mancanza di consapevolezza dei propri limiti e delle strategie da attuare da
parte degli imprenditori delle SSI, ha suggerito la necessità di provvedere alla diffusione e
all’addestramento di tecnici affinché questi assistano le piccole imprese nel processo di
ammodernamento, mostrando quali possano essere i benefici che se ne possono trarre e quali
le vie da seguire. Anche se il TERI e il DCSSI hanno proposto nuove soluzioni tecnologiche
per perseguire il risparmio energetico, questi studi non hanno sondato il rapporto che esiste tra
risparmio energetico e risultato economico, e il ruolo che potrebbe giocare l’ottimizzazione
del lavoro.
Bisogna tener presente che il più grande limite, nei paesi in via di sviluppo, per gli
imprenditori delle piccole imprese è rappresentato dai vincoli finanziari, nonostante tutti gli
sforzi atti a far conoscere le alternative tecnologiche e vantaggi derivati. Di conseguenze è di
vitale importanza classificare e collocare bene, nel contesto della tecnologia disponibile e dei
vincoli finanziari, i mezzi atti al miglioramento dell’efficienza energetica. Pertanto è
importante tener presente che in una piccola impresa, come quella indiana, si ha una forte
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Produttività, consumo di energia e profitto: come si legano questi tre aspetti?
intensità di mano d’opera. E’ chiaro, dunque, che l’efficienza del lavoro avrà un’influenza
significativa sull’utilizzazione degli input di materie prime e di energia. Questo perché, con
un lavoro più efficiente, è più probabile usare l’energia e le materie prime efficientemente.
Pertanto le piccole imprese che hanno un lavoro più efficiente avranno uno sfruttamento
minore dell’energia e quindi un risultato economico migliore rispetto a quelle che hanno un
lavoro meno efficiente. In quest’ottica la promozione dell’efficienza del lavoro attraverso
incentivazione e addestramento potrebbe essere un rimedio per promuovere il rendimento
energetico e il risultato economico nelle piccole imprese.
4. Situazione economica, scopi e obbiettivi
Le fabbriche di mattoni rappresentano l’industria tradizionale indiana e sono generalmente
limitate alle zone rurali. Secondo una valutazione ci sono più di 100000 fornaci per mattoni
che producono 100 miliardi di mattoni all’anno. Le fornaci per mattoni possono essere
classificate in tre categorie:
•
piccole: meno di 1 milione di mattoni l’anno
•
medie :da 1 a 2,5 milioni di mattoni l’anno
•
grandi: più di 2,5 milioni di mattoni l’anno
I piccoli forni sono conosciuti come forni a morsa e sono situati principalmente nelle zone
rurali. I forni medi e grandi sono del tipo Bull’s Trench Kiln (BTK) e generalmente sono
situati vicino le zone urbane e nelle aree più popolate rispetto a quelle rurali. Tuttavia la
fornace per mattoni verticale ad albero VSBK rappresenta un’alta efficienza energetica ma è
difficile trovarla in India. Malour nel distretto di Kolar di Karnataka è una delle zone a
maggior concentrazione di fabbriche di mattone nel paese. La materia prima principale per
fare il mattone è l’argilla. Malour è ben nota per l’abbondante disponibilità di argilla
denominata “argilla cinese”, che ha una buona plasticità e può sostenere qualsiasi condizione
atmosferica. Per tale motivo vi è un altissimo addensamento di fabbriche di mattoni nella
zona di Malour infatti, secondo una valutazione, ci sono circa 150 imprese situate in questa
zona. Il maggiore input di energia utilizzato per produrre mattoni è la legna da ardere. Le
aziende consorziate di Malour usano il forno intermittente Downdraught (IDK) .Una piccola
minoranza usa ancora forni a morsa tecnologicamente più arretrati, ma nessuno usa i più
recenti VSBK o i continui BTK.
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Produttività, consumo di energia e profitto: come si legano questi tre aspetti?
L’obbiettivo primario di quest’ analisi è sondare il ruolo del lavoro nel rendimento energetico
e nel profitto delle piccole imprese. Gli specifici obiettivi di questo studio sono quelli di
analizzare:
•
Le relazioni tra l’efficienza del lavoro e i costi energetici
•
L’influenza dell’efficienza del lavoro sui consumi energetici e sui profitti.
Questi obiettivi sono stati studiati riguardo i consorzi di piccole imprese in Karnataka.
Karnataka è una delle zone più sviluppate e trainanti del paese inglobando sul suo territorio le
tradizionali piccole industrie e le più grandi tecnologicamente più moderne. Le piccole
imprese in Karnataka rappresentano più del 6% del numero totale delle piccole imprese nel
paese. Consorziare è stata una caratteristica importante per lo sviluppo della piccola impresa
in India. In Karnakata si sono sviluppati ,tramite la nascita di consorzi, aziende tradizionali e
moderne quali fabbriche di mattoni, tessili ,oleifici, fonderie, trasformazioni di prodotti
alimentari, costruzioni di macchine utensili e micro ingegneria. Karnakata rappresenta quasi il
5% dei consorzi delle piccole imprese nel paese.
Un ostacolo molto grande per la raccolta dei dati in India è l’impossibilità di ottenere una lista
dettagliata delle imprese e dei consorzi operanti nelle varie zone del paese. Pertanto risulta
difficile poter studiare dettagliatamente la situazione industriale, in quanto per ogni 100
aziende interpellate soltanto 40 di loro hanno fornito i dati richiesti.
I dati si sono raccolti con l’ausilio di un programma strutturato composto di sei sezioni:
1. Profilo dell’unità in studio
2. Inventario del materiale
3. Produzione
4. Inventario della tecnologia
5. Investimenti
6. Inventario delle risorse umane
In tal modo sono stati raccolti dati sulle variabili caratteristiche quali il tipo e la qualità
dell’energia utilizzata, l’occupazione, l’investimento, il valore e la quantità di materie prime,
il valore e la quantità degli output e la tecnologia in uso.
I dati dello studio in analisi sono stati raccolti per l’anno 2001/2002.
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Produttività, consumo di energia e profitto: come si legano questi tre aspetti?
5. Analisi delle relazioni tra produttività, consumo
energetico e profitto.
Si procede, qui di seguito, alla definizione dei concetti e delle tecniche statistiche usate per
l’analisi:
•
Il modello del consumo di energia è stato definito in termini di costo energetico per
unità di impresa, per unità di lavoro e per unità di capitale. Il capitale è il valore
corrente per la sostituzione di macchinari e attrezzature.
•
L’intensità di energia è stata calcolata come costo energetico per unità di valore in
uscita.
•
Il valore aggiunto è stato riferito al valore aggiunto lordo, che è la differenza tra gli
output e gli input di materiali e di energia.
•
L’intensità di capitale è il capitale per unità di lavoro.
•
L’efficienza del lavoro è rappresentata dalla produttività ed è definita come il valore
aggiunto per unità di lavoro.
•
La produttività del capitale è il valore aggiunto per unità di capitali.
In questa analisi sono state accertate separatamente le relazioni tra produttività, intensità di
capitali, produttività dei capitali, intensità di energia e valore aggiunto per unità d’uscita
attraverso semplici correlazioni.
L’influenza della produttività e del valore degli output sul costo energetico è determinata da
un’analisi di regressione dove i costi energetici sono la variabile dipendente e i valori degli
output sono le variabili esplicative. Il modello di regressione è il seguente:
E = f ( LP, Y )
dove E = costi energetici, LP = produttività , Y = valore degli output.
In modo analogo l’influenza dell’energia e degli input di materiali, lavoro e capitali sul valore
degli output è definita attraverso un modello di regressione multipla utilizzando la funzione di
Cobb-Douglas:
Y = f ( E, L, K, M )
In alternativa:
Yi = ( b0 + b1 E + b2 L + b3 K +b4 M ) + u
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Produttività, consumo di energia e profitto: come si legano questi tre aspetti?
dove Y valore degli output del campione delle piccole imprese, E = costi energetici,
L = numero di impiegati, K = valore corrente per la sostituzione di attrezzature e macchinari,
M = valore delle materie prime, u = componente casuale b0 = costante,
b1, b2, b3, b4 = coefficienti delle variabili indipendenti.
Per l’analisi a regressione multipla il logaritmo dei valori delle variabili dipendenti e
indipendenti è usato per minimizzare la varianza dei valori delle singole imprese e portare la
linearità. Il modello di regressione multipla per gli output è completo poiché considera tutte le
variabili principali conosciute che contribuiscono all’uscita. Pertanto, diversamente dalle
indagini iniziali questo modello propone un’analisi economica per sondare il ruolo della
produttività sul rendimento energetico e il relativo rapporto con il risultato economico.
6. Analisi della produttività, dei costi energetici e del
profitto nelle piccole fabbriche di mattoni
Sarebbe appropriato descrivere le caratteristiche di base delle fabbriche di mattoni in termini
di tecnologia, uso dell’energia, materie prime e output. Tutte le aziende del campione usano il
forno a intermittenza di tipo Downdraught (IDK), legna, argilla e acqua per produrre mattoni.
Il loro modello del consumo energetico è descritto in termini di costo energetico medio per
azienda, per unità lavorativa e per unità di capitale ( Tabella1)
Costi energetici per
Impresa
Capitale
Lavoro
In Rupees
315,920
0.19
13,796
Tabella 1: Modello del consumo di energia nelle piccole imprese.
Le aziende del campione consumano circa 320000 Rupees in energia, e in termini di fattori di
input i costi energetici sono di 0.19 Rupees per unita di capitale e di 14000 Rupees per unità
di lavoro.
In modo analogo sarebbe utile vedere i valori medi di intensità di energia e di intensità di
capitali. L’intensità media di energia è di circa 0.2 Rupees mentre l’intensità di capitali è di
circa 117000 Rupees. (Tabella2)
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Produttività, consumo di energia e profitto: come si legano questi tre aspetti?
0.20 Rs
116,899 Rs
Intensità energetica
Intensità di capitali
Tabella 2: Consumo di energia e capitali investiti nelle piccole imprese.
E’ importante verificare se esistono rapporti tra l’intensità di capitali, l’intensità di energia, la
produttività, la produttività dei capitali e il valore aggiunto. Una più alta intensità di capitali è
più probabile richieda una più alta domanda di energia. Se questo è vero le aziende a più alta
intensità di capitali avranno un’intensità di energia maggiore se comparata con le aziende a
intensità di capitali più basse e, inoltre, la più alta intensità di capitali può facilitare una più
alta produttività.
In quest’analisi si deve tener conto che le fabbriche di mattoni sfruttano molto il lavoro
manuale , pertanto la produttività avrà una significativa influenza sui consumi e sull’intensità
di energia. In questo modo più alta è la produttività e più bassa sarà l’intensità di energia. La
produttività ha anche un influenza positiva sulla produttività dei capitali e, molto più
importante, sul valore aggiunto per unità del valore d’uscita. In questo lavoro vi è un’analisi
di correlazione multipla tra la produttività e altre variabili (Tabella3).
Variabile
Produttività
Capitali
investiti
Consumo
di
energia
Produttività
dei capitali
Valoreaggiunto
/valore output
Produttività
Capitali Consumo
investiti di energia
Produttività Valore aggiunto /
dei capitali valore output
1.00
0.42
1.00
-0.64
-0.17
1.00
0.15
-0.024
-0.10
1.00
0.73
0.12
-0.88
0.18
1.00
Tabella 3: Correlazione tra le variabili di interesse
Nelle piccole fabbriche di mattoni, assegnata una tecnologia, una più alta intensità di capitali
non deve condurre ad una più alta intensità di energia. Infatti, esiste una proporzionalità
inversa tra intensità di capitali e intensità di energia tra queste imprese. In modo analogo un
aumento dell’intensità dei capitali dovrebbe portare ad un abbassamento della produttività dei
capitali, come riflesso della correlazione inversa tra le due grandezze. Un crescita
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Produttività, consumo di energia e profitto: come si legano questi tre aspetti?
dell’intensità dei capitali è probabile possa causare una riduzione del rapporto del valore
aggiunto sul valore di output come si vede dalla correlazione inversa tra le due variabili.
Un crescita dell’intensità di energia può portare ad una caduta della produttività dei capitali,
avendo queste due variabili una correlazione negativa tra loro, ma l’intensità di energia può
portare ad una sostanziale diminuzione del rapporto tra valore aggiunto e valore dell’output.
E’ importante verificare le relazioni tra produttività con le altre variabili. L’intensità di
capitali ha una proporzionalità diretta con la produttività, in particolare la crescita
dell’intensità di capitali facilità la crescita di produttività e viceversa. La produttività ha una
relazione inversa con l’intensità di energia, ciò implica che la produttività ha un’influenza
positiva sulla diminuzione del consumo di energia. Cioè, un più efficiente lavoro, come
riflesso di una più alta produttività, indica una minore intensità energetica o, in alternativa,
una maggiore efficienza energetica. La produttività ha una relazione diretta sia con la
produttività dei capitali che con il rapporto tra valore aggiunto e valore di output. Pertanto,
una più alta produttività condurrà ad una alta produttività di capitali e ad una più alta
percentuale di valore aggiunto in riferimento al valore dell’output.
Dunque la produttività ha un’influenza sull’efficienza energetica e sul risultato economico
delle piccole fabbriche di mattoni.
Per convalidare ulteriormente queste relazioni, è stata condotta un’analisi di regressione dove
i costi energetici rappresentano la variabile dipendente mentre la produttività e il valore
dell’output rappresentano le variabili esplicative (Tabella4).
Variabile dipendente: costi energetici
Variabili esplicative
Intercetta
Produttività
Valore dell’output
Parametro corretto R2
Valore F
Numero di osservazioni
Coefficienti
107952.27
-3.37
0.23
0.81
82.20
40
Tabella 4: Influenza della produttività e del valore di output sui costi energetici
Il modello spiega l’ 81% della variazione del livello dei costi energetici come riflesso del
parametro corretto R2. Tutti i coefficienti sono statisticamente significativi. Il coefficiente del
valore degli output indica che la crescita del 1% dei valori di output porterà allo 0.23% della
crescita dei costi. Al contrario, il coefficiente di produttività indica che una crescita del 1%
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Produttività, consumo di energia e profitto: come si legano questi tre aspetti?
della produttività porterà ad un decremento del 3.37% dei costi energetici. Questo indica la
forte influenza della produttività sui costi energetici.
La produttività è in relazione con i costi energetici attraverso un coefficiente negativo, mentre
presenta un relazione positiva con il rapporto tra valore aggiunto e valore dell’output. Ci si
aspetta, pertanto, che le piccole aziende, che hanno un alto valor medio di produttività,
mostrino un’intensità energetica più bassa e migliori performance economiche in relazione
alle aziende che hanno una produttività media più bassa. Per confermare questo trend sono
state raggruppate 40 piccole aziende di mattoni in due gruppi a seconda che presentino un
valore alto o basso della produttività media:
•
gruppo 1: piccole aziende aventi un alto valor medio di produttività (AA-LP)
•
gruppo 2: piccole aziende aventi un basso valor medio di produttività (BA-LP)
Si sono calcolati i fattori di produttività sia per il lavoro che per i capitali, l’intensità
energetica, l’intensità di capitali e il rapporto tra valore aggiunto e valore di output per i due
gruppi separatamente (Tabella5).
Parametri economici
Intensità energetica
Intensità dei capitali
Produttività
Produttività dei capitali
Valore aggiunto/valore di output
Gruppo 1 ( N = 15 )
0.16
208,916
97,179
0.47
0.71
Gruppo 2 ( N = 25 )
0.26
75,126
23,013
0.31
0.58
Tabella 5: Parametri economici per i due gruppi di imprese
I risultati convalidano che i due gruppi differiscono i termini di altri rapporti economici, come
l’intensità di capitali, la produttività dei capitali, l’intensità energetica e il valore aggiunto sul
valore di output. I gruppi dove la produttività è più alta hanno un alta intensità di capitali e,
cosa molto più importante, una bassa intensità energetica, un alta produttività di capitali e un
alto valore aggiunto su valore di output.
Detto questo, l’energia farebbe una differenza più significativa sul valore degli output dei due
gruppi e, inoltre, i ritorni di scala risulterebbero più alti per i primi che per i secondi. Per
confermare questo è stata fatta un’analisi di regressione separatamente su i due gruppi. I
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Produttività, consumo di energia e profitto: come si legano questi tre aspetti?
risultati indicano chiaramente che la produttività genera una differenza sull’intensità
energetica e sui ritorni di scala (Taballa6).
Energia Lavoro Capitali Materiali R2
Ritorni di scala
0.97
0.74
0.02
-0.32
0.92
1.41
Gruppo1
-0.28
0.07
0.00
1.118
0.93
0.97
Gruppo2
Fvalue N
42.20 15
77.57 25
Tabella 6: Contributo dell’energia ai ritorni di scala nei due gruppi di aziende
Nel gruppo 1, dove la produttività è alta, i ritorni di scala sono alti, mentre nel gruppo 2, dove
la produttività è bassa, i ritorni di scala che si ottengono non sono elevati in quanto lavoro ed
energia non portano ad una significativa variazione del valore aggiunto sul valore di output.
I coefficienti di energia, lavoro e materiali variano considerevolmente per i due gruppi. I
coefficienti di lavoro e energia sono molto alti per il gruppo a produttività elevata, sebbene il
coefficiente degli input di materiali sia più alto per il gruppo a bassa produttività.
Per verificare se le relazioni ricavate siano attendibili è stato sviluppato il test F, conosciuto
come test di Chow, la cui relazione si riporta di seguito:
F * =  ∑ eT2 − ( ∑ ea2 + ∑ eb2 ) 
Dove
∑e
∑e
∑e
2
T
k
(∑ e + ∑ e ) (n + n
2
a
2
b
1
2
− 2k )
= variazione inspiegata delle aziende di entrambi i gruppi
2
a
= variazione inspiegata delle aziende del gruppo 1
2
b
= variazione inspiegata delle aziende del gruppo 2
N1 = numero aziende del gruppo 1
N2 = numero aziende del gruppo 2
K = numero di aziende totali
Ipotesi nulla: i coefficienti sono tutti uguali
Ipotesi alternativa: i coefficienti sono differenti
Il test di Chow sviluppa il test tra i set di coefficienti in due regressioni lineari. Il valore
calcolato di F è 95.6. Poiché il valore di F calcolato è maggiore di quello tabulato si può
respingere l’ipotesi nulla e si può accettare l’ipotesi alternativa la quale implica che l’energia
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Produttività, consumo di energia e profitto: come si legano questi tre aspetti?
e il lavoro, insieme ai capitali e ai materiali hanno un’influenza differente sugli output dei due
gruppi.
Detto questo sarebbe appropriato, quando la tecnologia è simile, migliorare la produttività
per ottenere rendimenti energetici e risultati economici più alti nelle aziende di piccole
dimensioni come quelle di mattoni.
Pertanto, l’analisi effettuata mette in evidenza che, data la tecnologia, bisognerebbe puntare a
migliorare la produttività in quanto conduce ad un miglioramento del rendimento energetico.
Tali miglioramenti di produttività e di efficienza energetica porterebbero le aziende a ridurre i
costi e ad ottenere migliori risultati economici e quindi una maggiore competitività.
7. Conclusioni
Le piccole industrie rappresentano una parte considerevole delle imprese industriali,della
produzione, dell’occupazione e delle esportazioni dell’economia indiana. Oggi queste piccole
aziende si trovano ad agire in un ambiente fortemente competitivo, pertanto, per garantire la
loro sopravvivenza e la loro crescita è indispensabile migliorare la competitività di questo
settore. Nelle SSI ( Small Scale Industries) migliorare l’efficienza energetica con la riduzione
dell’intensità energetica può essere un mezzo importante per l’aumento della competitività.
Tuttavia la misura più comunemente suggerita per il miglioramento del rendimento energetico
è l’aggiornamento tecnologico, ma i vincoli finanziari spesso sono un vincolo invalicabile per
il processo di ammodernamento.
Nelle SSi il lavoro gioca un ruolo di primaria importanza per il rendimento energetico e per il
risultato economico. Le aziende dei mattoni sono considerate attività rurali in cui il lavoro è
una variabile di fondamentale importanza. I consorzi delle aziende di mattoni di Malur
rappresentano uno dei più importanti centri industriali nello stato di Karnataka. Si è trovato
che nelle aziende di Malur la produttività ha un rapporto inverso con l’intensità di energia e
una relazione diretta con il rapporto del valore aggiunto sul valore di output. Un analisi di
regressione ha messo ancora più in evidenza l’influenza della produttività sui costi energetici,
in particolare al crescere della produttività si ha una riduzione dei costi.
Poiché la produttività ha una relazione inversa con i costi energetici, le aziende sono state
raggruppate in due gruppi a seconda del loro valor medio di produttività. Si è trovato che i
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Produttività, consumo di energia e profitto: come si legano questi tre aspetti?
due gruppi differivano, anche, in altri rapporti economici come l’intensità dei capitali, la
produttività dei capitali, l’intensità di energia e il rapporto del valore aggiunto sul valore di
output. Il gruppo con la produttività più alta presenta, rispetto a quello con produttività più
bassa, una più alta intensità di capitali e, cosa molto più importante, ha una più bassa intensità
di energia, una più alta produttività dei capitali e un più alto rapporto del valore aggiunto sul
valore di output.
La successiva analisi di regressione ha messo in evidenza che le piccole imprese dove la
produttività è più alta e l’intensità di energia più bassa hanno dei ritorni economici più alti
rispetto alle aziende dove la produttività è più bassa e l’intensità di energia è più alta. Il test di
Chow ha confermato la validità di tali risultati.
In conclusione, quando la tecnologia è simile, in particolare nelle piccole industrie, migliorare
la produttività può essere un’importante strategia per incrementare l’efficienza energetica e
quindi ottenere più alti ritorni economici e aumento della competitività.
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