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L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
mercoledì 13 aprile 2016
La cattedrale
dell’Immacolata Concezione a Mosca
Progetto di collaborazione tra patriarcato di Mosca e Chiesa cattolica
Insieme per la Siria
MOSCA, 12. Il patriarcato ortodosso di Mosca e la Chiesa cattolica uniranno gli sforzi per sostenere il restauro delle chiese cristiane in Siria gravemente danneggiate, quando non completamente distrutte, dalla furia delle
milizie fondamentaliste del cosiddetto Stato islamico. È quanto
rende noto un comunicato del
Dipartimento per le relazioni
esterne della Chiesa ortodossa
russa a seguito di una visita di
due giorni — il 6 e 7 aprile scorsi
— che una delegazione delle due
Chiese ha compiuto in Siria e in
Libano per coordinare gli aiuti
umanitari e concordare una serie
Ortodossi greci
e grande concilio
ATENE, 12. L’assemblea dei vescovi della
Chiesa ortodossa di Grecia si riunirà in
sessione straordinaria dal 24 al 25 maggio
per discutere e sottomettere ad approvazione tutti i temi del prossimo concilio
panortodosso, in programma a Creta dal
16 al 27 giugno. A riferirlo è il sito in rete
Orthodoxie.com
citando
l’agenzia
Romfea. L’obiettivo del sinodo permanente è quello di dare alla delegazione che
rappresenterà la Chiesa di Grecia «pieni
poteri» per ratificare i testi finali e le
decisioni del concilio, su alcuni dei quali
non sarebbe stata ancora trovata unanime
intesa.
di iniziative. «La necessità di redigere un elenco dettagliato dei
luoghi cristiani distrutti e danneggiati durante la guerra in Siria
e il rafforzamento della comune
testimonianza cristiana della tragedia siriana sono stati riconosciuti come una delle priorità a
breve termine», si legge nel comunicato, in cui si evidenzia proprio come «la tragedia in corso in
Medio oriente», di cui sono vittime rappresentanti delle diverse
confessioni cristiane e di altri
gruppi etnici e religiosi, e «la necessità di un’azione urgente per
migliorare tale situazione», sono
state al centro dello storico colloquio avvenuto il 12 febbraio scorso all’Avana tra il patriarca di
Mosca Cirillo e Papa Francesco.
Della delegazione hanno fatto
parte lo ieromonaco Stefan
(Igumnov), segretario per le relazioni inter-cristiane del Dipartimento per le relazioni esterne del
patriarcato, l’arcivescovo della
Madre di Dio a Mosca, monsignor Paolo Pezzi, e rappresentanti della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre.
Numerosi e importanti gli incontri che la delegazione ha avuto prima in Libano e poi in Siria.
A Beirut si è tenuta una riunione
con il cardinale Bechara Boutros
Raï, patriarca di Antiochia dei
Maroniti, e il nunzio apostolico
Gabriele Giordano Caccia. Alla
riunione ha partecipato anche
l’igumeno Arsenij (Sokolov), rappresentante del patriarca di Mosca presso il patriarca di Antio-
chia. Successivamente la delegazione ha visitato la città di Zahle,
il più grande centro abitato della
Valle della Beqā, dove si trovano
circa duecentocinquantamila profughi dalla Siria. In particolare, i
rappresentanti della Chiesa ortodossa russa e della Chiesa cattolica hanno visitato i campi di soggiorno temporaneo, dove hanno
trovato rifugio cristiani e musulmani, e hanno incontrato i capi
delle più grandi comunità cristiane di questa regione del Libano:
il metropolita Anthony di Zahleh
e Baalbek, della Chiesa ortodossa
di Antiochia, e l’arcivescovo di
Zahleh e Furzol dei greco-melchiti, Issam Jouhanna Darwich. La
delegazione ha anche fatto visita
a una delle mense approntate dalle Chiese locali per la distribuzione di pasti giornalieri ai rifugiati
e ai poveri. A Zahle si è tenuto
anche un seminario, durante il
quale i rappresentanti della Chiesa ortodossa antiochena e della
Chiesa greco-melchita hanno riferito in dettaglio circa la situazione umanitaria nella regione della
Beqā, e degli sforzi compiuti dalle Chiese locali per l’assistenza ai
rifugiati provenienti dalla Siria.
Il giorno seguente la delegazione si è recata a Damasco, dove ha
visitato la cattedrale della Chiesa
ortodossa di Antiochia, incontrandosi con un gruppo di presuli, tra cui Efraim di Seleucia, segretario del santo sinodo. Durante la discussione, lo ieromonaco
Stefan (Igumnov) ha messo in rilievo il ruolo determinante, per
quanto riguarda il coordinamento
degli interventi umanitari in Siria,
della Chiesa ortodossa antiochena, in quanto la più numerosa e
di più antica tradizione.
Successivamente la delegazione
è stata ricevuta dal patriarca della
Chiesa siro-ortodossa, Ignazio
Efrem II, il quale ha sottolineato
l’importanza dell’iniziativa intrapresa dal patriarcato di Mosca e
dalla Chiesa cattolica, e ha parlato degli ultimi sviluppi della situazione in Siria, tra cui la recente liberazione della città di AlKaryateyn. Sempre a Damasco si
è svolta la seconda sessione del
seminario, dedicata alla situazione umanitaria che si è creata a seguito della crisi siriana. All’incontro, che si è tenuto nella sede del
patriarcato greco-melchita, hanno
partecipato rappresentanti delle
diverse confessioni cristiane siriane, che hanno parlato della situazione attuale nelle regioni più
colpite dagli attacchi terroristici,
e dell’esperienza di lavoro umanitario con i sopravvissuti di questa
tragedia. È stato sottolineato, in
particolare, come gli aiuti forniti
dalle Chiese vengano distribuiti
tra la popolazione siriana in difficoltà a prescindere dall’appartenenza religiosa, e dunque non solo ai cristiani ma anche ai musulmani. Nel corso dell’incontro si è
convenuto sulla necessità di rafforzare la presenza cristiana nella
regione. Di qui anche l’obiettivo
di procedere al restauro di chiese
e monasteri.
Il 13 aprile 1991 la riorganizzazione delle diocesi latine
Doppio giubileo
per i fedeli in Russia
MOSCA, 12. Per la Chiesa cattolica
di rito latino in Russia l’anno giubilare della misericordia coincide
con un altro importante giubileo: il
venticinquesimo anniversario della
sua prima riorganizzazione nelle
Repubbliche sovietiche di Bielorussia, Russia e Kazakhstan. Era infatti il 13 aprile 1991 (quindi più di otto mesi prima dello scioglimento
ufficiale dell’Unione Sovietica),
quando fu possibile offrire in questo modo «una nuova vita alla
Chiesa cattolica in Russia e in Asia
I Focolari tra i promotori di un’iniziativa per la Giornata mondiale della Terra
Lettera dei vescovi in vista delle elezioni
Un posto migliore
A pieno titolo
nel futuro della Scozia
ROMA, 12. Dal 22 al 25 aprile si
svolgerà nel cuore verde di Roma, a Villa Borghese, presso il
Galoppatoio, una manifestazione
dal titolo «Villaggio per la Terra.
Vivere insieme la città. Roma in
Mariapoli». L’evento è promosso da Earth Day Italia e dal
Movimento dei Focolari di Roma. Si aprirà con la celebrazione
della 46ª edizione della Giornata
mondiale della Terra, che que-
che promuove la Giornata mondiale della Terra dell’O nu.
«Alla luce dell’enciclica Laudato si’ — spiegano i Focolari in
un comunicato — nella quale Papa Francesco ha invitato tutti alla cura della casa comune, e nella cornice del giubileo della misericordia, “Il Villaggio per la
Terra – Roma in Mariapoli”
vuole far riscoprire la specifica
vocazione di Roma alla fraterni-
st’anno assume una rilevanza ancora maggiore per la scelta, da
parte del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon,
del 22 aprile come primo giorno
utile per la sottoscrizione dello
storico accordo di Parigi sul clima (Cop21), al quale sono chiamati tutti gli Stati del mondo.
Earth Day Italia è la sede italiana dell’Earth Day Network di
Washington, ong internazionale
tà universale che la rende città
unica al mondo». L’evento vuole
essere un villaggio temporaneo
dentro la città e vedrà il coinvolgimento di numerose realtà che
operano quotidianamente a vario titolo sul territorio per rendere la Capitale «un posto migliore in cui abitare, dove ogni cittadino o turista (di ogni età, ceto
sociale o cultura) può sperimentare il proprio insostituibile con-
tributo alla vita della città.
Obiettivo della manifestazione è
creare ponti di dialogo tra le diversità — centro e periferia, giovani e adulti, romani e cittadini
“in transito” — mostrando «tutto
il bello che c’è a Roma perché
incontrarsi nella diversità è possibile, e la solidarietà è un valore
universale».
“Vivere insieme la città” si
snoderà in quattro giorni di attività (workshop, laboratori, seminari, scambio di buone pratiche,
performance artistiche, dibattiti,
momenti di gioco, approfondimenti o la semplice condivisione
del tempo e delle esperienze)
volti ad accrescere la conoscenza
reciproca e l’accoglienza.
La formula scelta per l’evento
è quella della Mariapoli, ispirata
alle parole del Vangelo: «Che vi
amiate gli uni gli altri, come io
ho amato voi» (cfr. Giovanni, 13,
34). Si tratta di un’esperienza rivolta a ogni età, ceto sociale,
provenienza, cultura e fede e nata nel 1949, sui monti del Trentino, quando Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, cominciò a trascorrere dei
periodi di vacanza insieme alla
giovane comunità. Oggi, questo
originale laboratorio di fraternità
tra culture e popoli diversi si ripete in 182 Paesi del mondo.
Nell’anno del giubileo della misericordia, «Roma in Mariapoli»
vuole offrire a quanti parteciperanno la possibilità di condividere un’esperienza di Vangelo vissuto, nella prospettiva delle sfide
culturali e sociali.
Giunto alla sua terza edizione,
il Villaggio per la Terra sarà ricco di appuntamenti e importanti
novità. Oltre ai temi classici della tutela ambientale, saranno affrontate questioni strettamente
legate al tema della sostenibilità,
come la legalità, l’immigrazione
e la partecipazione civica. La
manifestazione è frutto di una
collaborazione con i ministeri
dell’Ambiente e dell’Istruzione e
Roma Capitale, tutti coinvolti in
numerosi progetti di educazione
ambientale.
EDIMBURGO, 12. In una lettera che
sarà letta sabato e domenica prossima in tutte le cinquecento parrocchie cattoliche della Scozia, gli
otto vescovi del Paese esortano la
comunità cattolica a «partecipare
attivamente alla costruzione di una
società migliore» e a non essere
«semplici spettatori passivi» del
processo politico in vista delle
prossime elezioni che si svolgeranno in Scozia il prossimo 5 maggio.
Il messaggio dei vescovi agli elettori cattolici è: «Solo se si usa il
tuo voto si può fare la differenza e
influenzare i nostri leader politici».
È dovere di ogni cattolico —
scrivono i vescovi — cercare di influenzare la società in meglio. I
presuli vi chiedono, quindi, di
esercitare questo diritto democratico e responsabilità andando a votare alle prossime elezioni parlamentari scozzesi.
L’episcopato invita inoltre a riflettere sul fatto che «il Parlamento scozzese ha ora più poteri rispetto a prima e ha una maggiore
voce, di conseguenza, nel determinare il benessere della società». In
particolare — osservano i vescovi —
al Parlamento è stato dato «un
maggiore controllo dell’economia»
e avrà anche maggiori responsabi-
lità sulla legislazione in materia di
aborto in Scozia.
L’invito dei vescovi è quello di
far conoscere i propri punti di vista a candidati e partiti. E visto
che nel sistema elettorale scozzese
i voti sono due, i vescovi esortano
i cattolici a valutare — nel voto al
candidato — chi si sceglie perché
sia «la persona più compatibile»
con le proprie visioni; e nel voto al
partito di controllare chi dei candidati è stato messo tra i primi nomi della lista. «Portate in queste
elezioni i benefici della visione
della fede cristiana» è l’esortazione
finale contenuta nella lettera: i vescovi fanno riferimento alla «dignità di ogni persona, in particolare i più deboli e più vulnerabili»;
al «valore di ogni vita umana dal
concepimento fino alla morte naturale»; alla «famiglia come unità
fondamentale della nostra società»; alla «giustizia sociale ed economica per tutti» e alla «cura della casa comune in cui viviamo. Per
promuovere questi valori — concludono i presuli scozzesi — si potrebbe anche prendere in considerazione la pena di aderire ad un
partito politico. Non lasciamo che
siano gli altri a determinare il futuro della Scozia».
centrale dopo settant’anni di illegalità». A scriverlo — in una lettera
pastorale in occasione dell’anno
giubilare della misericordia ripresa
dall’agenzia Sir — sono i vescovi, i
quali invitano a volgere lo sguardo
a quell’evento, ringraziano Dio
«per tutti i suoi benefici in questi
venticinque anni» ed esortano tutti
i fedeli a pregare con una novena
di ringraziamento, affinché «la
gioia e la gratitudine non lascino i
nostri cuori».
Nel documento i presuli ripercorrono la storia dolorosa del secolo
scorso, risalendo al 1917 quando iniziò una vera e propria via crucis
lunga settant’anni durante i quali vi
furono persecuzioni violentissime e
vennero «distrutte le strutture esterne della Chiesa», dai luoghi di culto ai seminari. «Sono pagine tragiche — scrivono i vescovi — e nello
stesso tempo gloriose della storia
della nostra Chiesa. Noi fedeli del
2000 dobbiamo custodire con premura la memoria dei martiri e confessori della fede del ventesimo secolo».
Il 1° dicembre 1989, poche settimane dopo la caduta del muro di
Berlino, vi fu lo lo storico incontro
in Vaticano tra Giovanni Paolo II e
Mikhail Gorbachev, che rese possibile già nei primi mesi del 1990 l’arrivo a Mosca di un rappresentante
della Santa Sede, l’arcivescovo
Francesco Colasuonno (1925-2003)
che poi, nel 1998, venne creato cardinale. Così, il 13 aprile di venticinque anni fa — ricordano i presuli —
«la Chiesa cattolica in Russia e nelle repubbliche dell’Asia centrale,
dopo settant’anni di clandestinità,
trovò una nuova vita».
Oggi, con spirito di gratitudine, i
vescovi invitano le comunità cattoliche in Russia a vivere il giubileo
della misericordia: «Proviamo ad
aprire il cuore a quanti vivono nelle
più disparate periferie esistenziali,
ai feriti, ai disprezzati. In questo
giubileo ancora di più la Chiesa è
chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l’olio della consolazione,
fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l’attenzione
dovuta».
Nella Federazione russa si contano l’arcidiocesi della Madre di Dio
a Mosca, guidata da monsignor
Paolo Pezzi, la diocesi di San Clemente a Saratov, con a capo monsignor Clemens Pickel, la diocesi della Trasfigurazione a Novosibirsk,
affidata a monsignor Joseph Werth,
e la diocesi di San Giuseppe a Irkutsk (che si estende fino al confine
estremo con la Cina), sotto la responsabilità di monsignor Cyryl
Klimowicz.