Programma - Società del Quartetto di Milano

Transcript

Programma - Società del Quartetto di Milano
pianoforte
Sala Verdi del Conservatorio
Martedì 17 aprile 2007, ore 20.30
S TA G I O N E 2 0 0 6 • 2 0 0 7
Maurizio Zanini
19
Consiglieri di turno
Dott. Lodovico Barassi
Prof. Francesco Cesarini
Con il patrocinio e
il sostegno di
Con il contributo di
Con il patrocinio
e il contributo di
Con il sostegno di
Sponsor istituzionali
Per assicurare agli artisti la migliore accoglienza e concentrazione
e al pubblico il clima più favorevole all’ascolto, si prega di:
• spegnere i telefoni cellulari e altri apparecchi con dispositivi acustici;
• limitare qualsiasi rumore, anche involontario (fruscio di programmi, tosse ...);
• non lasciare la sala prima del congedo dell’artista.
Si ricorda inoltre che registrazioni e fotografie non sono consentite, e che
l’ingresso in sala a concerto iniziato è possibile solo durante gli applausi, salvo
eccezioni consentite dagli artisti.
Maurizio Zanini
pianoforte
Felix Mendelssohn-Bartholdy
(Amburgo 1809 – Lipsia 1847)
6 Kinderstücke op. 72
Chick Corea
(Chelsea, Massachusetts 1941)
Children’s Songs
Intervallo
Robert Schumann
(Zwickau, Sassonia 1810 – Endenich, Bonn 1856)
Kinderszenen op. 15
Claude Debussy
(St. Germain-en-Laye 1862 – Parigi 1918)
Children’s Corner
Felix Mendelssohn-Bartholdy
6 Kinderstücke op. 72
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Allegro non troppo
Andante sostenuto
Allegretto
Andante con moto
Allegro assai
Vivace
Nella stagione che ha scelto come tema conduttore “Le età dell’uomo”, l’appuntamento di stasera si concentra sull’infanzia. Non presenta tuttavia musica per
l’infanzia o dell’infanzia. Ovvero, non ci sono musiche destinate all’apprendimento, tipo studi o esercizi di esecuzione o composizione. E neppure musiche
dell’infanzia, ossia scritte da infanti di grande talento. Sono proprio musiche sull’infanzia, create da autori in età ben matura che provano a ritrovare le memorie, i luoghi e le cose di un tempo ormai lontano. Non tragga in inganno la relativa semplicità della scrittura e la completa assenza di virtuosismo. È una tacita
regola del gioco: la musica dedicata all’infanzia (propria, dei propri figli) non può
essere di difficile esecuzione, ma solo di difficilissima interpretazione. Il che, pur
nell’estrema diversità di tempi e stili, è un altro filo rosso che lega le pagine che
ascolteremo stasera.
Incominciamo con Mendelssohn, che in verità infante non fu mai. Più che un fanciullo prodigio, fu un demone (in senso buono, ovviamente) con la scienza della
musica infusa. Le sue prime composizioni sono tutt’altro che infantili. Forse più
ancora di quelle mature, mostrano un completo senso della forma, dello sviluppo, della meccanica esecutiva. Sono sinfonie, lavori concertanti e da camera,
sonate e variazioni e altro per pianoforte. Cose che ancora oggi lasciano stupefatti noi e che già allora deliziavano il mentore Goethe, ormai anziano eppur
pronto agli entusiasmi come non mai. Poi, come giusto, con l’accumularsi dell’esperienza e il sopraggiungere della maturità, la produzione di Mendelssohn
diminuisce, in quantità e anche in dimensione. Soprattutto quella pianistica, che
si rifugia sempre più nelle raccolte di miniature che lo stesso autore amò definire Romanze senza parole e che continuò a scrivere con grande regolarità per
tutta la vita. In verità, anche la breve collana di sei pezzi posta in apertura di
serata potrebbe benissimo rientrare nella gran collezione delle Romanze. Simile
è il criterio generale di accostamento, che vuole ciascun brano disposto accanto
all’altro con un flessibile criterio di varietà: prima una marcia in miniatura
(“Allegro non troppo”), poi un canto disteso (“Andante sostenuto”), seguito da un
accenno di scherzo (“Allegretto”) e da una nuova romanza (“Andante con moto”),
contrastato da un delizioso rondò in miniatura (“Allegro assai”), concluso su un
accenno di danza in lieve contrappunto (“Vivace”). La scrittura è leggera e trasparente, come si conviene a una raccolta ispirata a un’infanzia felice e mitizzata, ricostruita con la sensibilità dell’artista maturo, con l’inevitabile velo di
malinconia che l’operazione comporta. Sarà solo un caso, ma Kinderstücke
op. 72 è una delle ultime composizioni in assoluto di Mendelssohn: composta nel
1846 fu pubblicata nel dicembre dell’anno successivo postuma, perché l’autore
era scomparso un mese prima.
Chick Corea
Children’s Songs
Nr. 1 - 20
Anche il nostro contemporaneo Chick Corea è stato un fanciullo prodigio, con le
mani sulla tastiera all’età di quattro anni e precoci esperimenti di composizione.
Per lui la musica è stata subito una passione assoluta, senza limiti, piena di curiosità e di voglia di fare. Non ha mai sopportato le distinzioni di genere, prime fra
tutte quelle fra classica e jazz. Quando ancora era ragazzo, ha cominciato ad
amare allo stesso modo Beethoven e Bud Powell, Mozart e Cab Calloway. La
sua straordinaria tecnica di pianista lo ho portato giovanissimo, già negli anni
Sessanta, a diventare collaboratore fidato del grande sassofonista Stan Getz e
della mitica interprete vocale Sarah Vaughan. E i decenni successivi lo hanno
visto far parte di famosi complessi strumentali, assieme a solisti mitici, spesso
con funzione di guida, come arrangiatore di musiche altrui e inventore di cose
nuove, in grandi tournée internazionali e con incisioni discografiche che hanno
fatto epoca. I suoi interessi si sono progressivamente estesi alla musica etnica
afro-asiatica, latino-americana, al folklore spagnolo, al pop-rock e alla musica di
consumo, senza peraltro mai dimenticare la classica, certamente Schumann e
Chopin ma soprattutto quella d’avanguardia, con particolare attenzione verso
minimalisti e ripetitivi americani. In tanto accumularsi di stimoli e di materiali,
Corea ha saputo mantenere una sua individualità e coerenza di linguaggio, così
che ora, a 66 anni, è entrato nel novero dei pochi che hanno davvero cambiato la
musica del nostro tempo.
Ascolteremo stasera una delle sue raccolte più interessanti e significative, in un
certo senso la sintesi delle sue sperimentazioni stilistiche negli anni Settanta e
destinata ad avere forti influenze sulle creazioni successive. Children’s Songs è
infatti una serie di 20 pezzi per pianoforte iniziata nel 1971 e conclusa nel 1980.
I primi 15 pezzi sono stati pensati espressamente per il pianoforte elettrico e i
cinque successivi per il pianoforte acustico. La composizione si è articolata in
modo regolare lungo l’intero decennio e solo gli ultimi quattro pezzi sono stati
scritti in un unico mese del 1980, per riassumere e concludere. Sono tutti brevissimi. Uno solo dura più di 2 minuti, quattro stanno sotto il minuto. Sono
altrettanti microcosmi musicali, ciascuno che elabora e a suo modo porta a maturazione un’idea particolare. Oppure riprende materiali da altri lavori, contemporanei o precedenti, e li trasforma, di regola semplificando. Perché i canti dei
bambini non possono essere che semplici e trasparenti, anche quando hanno origine profonda e sostanza complessa. L’ascolto permetterà di scoprire le allusioni, gli omaggi, le contaminazioni che sopra sono state ricordate e che la sensibilità di ciascuno farà emergere dal crogiolo multivalente di Chick Corea.
Robert Schumann
Scene infantili (Kinderszenen) op. 15
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
Da paesi e popoli stranieri
Curiosa storia
A rincorrersi
Fanciullo che supplica
Quasi felice
Avvenimento importante
Visione
Al camino
Sul cavallo di legno
Quasi troppo serio
Bau-Bau
Bambino che s'addormenta
Il poeta parla
Inutile dire che sono le Scene infantili di Schumann il vero modello, il punto di
partenza dell’intero genere musicale che stiamo esplorando stasera. Un modello che nasce nel pieno dell’esplosione creativa pianistica del primo Schumann.
Siamo nel 1838-1839, che è infatti uno dei periodi più felicemente produttivi dell’intera sua carriera. Sono gli ultimi anni della monomania pianistica e bastano i
titoli per capire: Kreisleriana op. 16, Fantasia op. 17, Arabesque op. 18,
Humoresque op. 20, Novellette op. 21, Sonata op. 22, Nachtstücke op. 23,
Carnevale di Vienna op. 26. La serie è aperta cronologicamente proprio dal
ciclo in programma stasera, quelle Kinderszenen op. 15 che da sempre fanno la
felicità di tanti appassionati del pianoforte, professionisti e dilettanti. Non
richiedono gran presentazione. Sono troppo conosciuti, e il titolo già dice tutto.
Con un’avvertenza: i titoli furono attribuiti solo in un secondo momento, dopo
che la composizione era stata terminata, con quella fantasia e bizzarria che fa
amare ancor più la musica pianistica “giovanile” (che è poi quella che conta di
più, forse) di Schumann.
Come sia nata la raccolta è peraltro vivacemente descritto dall’autore in una lettera dello stesso periodo indirizzata all’amata Clara Wieck: «Era come un’eco
delle tue parole, quando mi scrivesti che a volte ti sembravo come un bambino.
Per farla breve: mi sono sentito proprio un bambino e così ho composto circa
trenta pezzi brevi e graziosi, ne ho selezionato una dozzina e li ho chiamati
“Scene infantili”. Ti divertiranno, ma devi dimenticare di essere una concertista.
Ci sono titoli come Bau-Bau, Al camino, A rincorrersi, Fanciullo che supplica,
Sul cavallo di legno, Da paesi e popoli stranieri, Curiosa storia e non ricordo
bene cos’altro. Insomma, c’è un po’ di tutto e, quel che più conta, sono facili da
suonare».
Si era nella primavera del 1838. Robert e Clara non erano ancora sposati e neppure ufficialmente fidanzati, perché il padre di lei non sopportava l’idea di dare
in moglie la propria figlia già famosa concertista a un giovanotto pieno di grilli
per la testa qual era Schumann allora. I due erano solo innamoratissimi, si preparavano al matrimonio segreto e si scambiavano tante lettere, più o meno di
nascosto. Troppe lettere, sembra dire Schumann in una missiva a Clara datata
Pasqua 1838: «È molto curioso, ma se ti scrivo non riesco a comporre musica.
Tutta la mia musica finisce nelle lettere per te». Il che è ovviamente falso, come
risulta dall’elenco pubblicato poco sopra. Ma si sa che Schumann, ottimo per gli
altri, era pessimo critico di se stesso.
Claude Debussy
Children’s Corner
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Doctor Gradus ad Parnassum (Modérément animé)
Jimbo’s Lullaby (Assez modéré)
Serenade for the doll (Allegretto ma non troppo, léger et gracieux)
The snow is dancing (Modérément animé)
The little Shepherd (Très modéré)
Golliwogg’s Cake-walk (Allegro giusto)
Altro capolavoro assoluto della grande musica ispirata al mondo dell’infanzia è
Children’s Corner di Debussy. Nasce nel 1908-1909 e per molti versi coglie lo
spirito del tempo che, in quella Parigi elegante e raffinata di primo Novecento,
ispira anche a Ravel la traduzione in musica delle fiabe classiche di Ma mère
l’oye. Sospeso per un momento il pianismo dalle grandi complicazioni timbriche,
armoniche, esecutive di Estampes e Images, Debussy prova a semplificare la
scrittura senza nulla perdere in modernità. Torna al suo passato di bambino alle
prese con i primi esercizi sulla tastiera e osserva con amore i giochi della figlioletta Chouchou in giro per casa. Crea una breve suite di sei pezzi, questa volta
sì ispirati direttamente all’infanzia, costruendo la musica su immagini precise.
Ecco allora il ricordo delle scale e degli arpeggi sul mitico eserciziario che Muzio
Clementi, il didatta dei didatti pianistici, intitolò Gradus ad Parnassum. Jimbo
è l’elefantino di pezza cui la figlia canta una ninna nanna pentatonica per dare
atmosfera d’Oriente, tutta tenuta nel registro grave, con grande economia di
suono, senza mai alzare la voce. Allegri staccati e pizzicati a imitazione della chitarra rendono la serenata per la bambolina nera uno dei brani più vivaci della
raccolta, anche se nel trio centrale pare di scorgere un filo di dramma, subito
dissolto. Tutto in bianco e nero è lo sguardo che passa il vetro e si perde nei mulinelli sempre uguali che fuori fa il vento con i fiocchi della neve. L’immagine di un
pastorello serve per creare una melopea su modi antichi e ritmi di danza, a
rievocare arcadie e mondi perduti. Infine ecco l’immagine eccentrica di un
menestrello da spiaggia inglese, con tante sincopi e ritmi sghembi, la modernità del ballo mista all’emozionata citazione del preludio del Tristano. Sono immagini e suoni che, inutile sottolineare, puntualmente ritroveremo nella meravigliosa doppia collezione di Preludi che presto, a partire dal 1909, seguirà.
Enzo Beacco
MAURIZIO ZANINI pianoforte
Nato a Milano nel 1963, pianista e direttore d’orchestra milanese, Maurizio
Zanini si è aggiudicato nel 1986 il Primo Premio al Concorso Pianistico
Internazionale “Dino Ciani”, ricevendo nello stesso anno l’Oscar
Internazionale della Critica “Maschera d’Argento” per la Musica Classica.
Successivamente ha beneficiato dei preziosi consigli di Maurizio Pollini.
Ha tenuto concerti in Europa, Asia, Sud America e Stati Uniti, ospite del
Barbican Centre di Londra, Teatro alla Scala di Milano, Musikhalle di
Amburgo, Gasteig di Monaco di Baviera, Kunsthaus di Lucerna, Lincoln
Center di New York, Festival di Montpellier, Lugano Festival, Festival dei Due
Mondi di Spoleto, Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo,
Settimane Musicali di Stresa, Rossini Opera Festival di Pesaro. Nel 1997, in
occasione del 150° anniversario della morte di Mendelssohn ha tenuto due recital al Teatro alla Scala e ha eseguito a Londra il Primo Concerto per pianoforte
e orchestra.
Come direttore è stato alla guida di compagini quali Orchestra Sinfonica
Presidenziale di Ankara, Sinfonica Nazionale di Malta, I Pomeriggi Musicali
di Milano, Teatro “G. Verdi” di Trieste, Orchestra di Padova e del Veneto,
Sinfonica Abruzzese, Roma Sinfonietta, Sinfonica Siciliana, Filarmonica di
Torino, Orchestra Verdi di Milano, in collaborazione con solisti quali Andrea
Bacchetti, Emanuele Baldini, Enrico Bronzi, Bruno Canino, Umberto Clerici,
Robert Cohen, Massimiliano Damerini, Lorenzo Di Bella, Soo-Jung Lee,
Yang-Sook Lee, Duo Pepicelli, Gabriele Pieranunzi.
In qualità di solista si è esibito con la Royal Philharmonic Orchestra di
Londra, Orchestre Filarmoniche di Norimberga e Brema, Orchestre
Sinfoniche di Lucerna, Còrdoba, Accademia di Santa Cecilia, RAI, Teatro La
Fenice, San Carlo di Napoli, Arena di Verona, Comunale di Bologna, sotto la
direzione di Roberto Abbado, Piero Bellugi, Aldo Ceccato, Myung-Whun
Chung, Vladimir Delman, Sir Charles Farncombe, Daniele Gatti, Gianandrea
Gavazzeni, Isaac Karabtchevsky, Gerard Korsten, Lü Jia, Hermann Michael,
Carlo Rizzi, Jerzy Semkow, Alexander Vedernikov e Marcello Viotti. In ambito cameristico collabora con il Quartetto d’archi della Scala.
Ha al suo attivo registrazioni per la RAI e Radio Classica, BBC e London
Classical FM, Radio France. Le incisioni discografiche dedicate a Schubert,
Beethoven, Schumann e Reger hanno ricevuto unanimi consensi dalla critica
internazionale.
È stato ospite della nostra Società nel 1987, 1994 e 1999.
Prossimi concerti:
martedì 8 maggio 2007, ore 19.30
Sala Verdi del Conservatorio
András Schiff pianoforte
Continua puntualissimo, con il prossimo concerto, il nostro programma
poliennale di esecuzione integrale della musica strumentale di Johann Sebastian
Bach. Ora tocca all’integrale delle Suites inglesi, altra tappa nel progetto
bachiano di portare gradualmente i suoi allievi presenti e futuri nel dominio
completo della tastiera, fino al vertice del Clavicembalo ben temperato e delle
Variazioni Goldberg. L’interpretazione è ancora una volta affidata a un grande
artista e grande amico della nostra Società, quell’András Schiff che nel
programma bachiano ci accompagna da anni e che – fra la altre cose, come ben
sottolinea Piero Rattalino sul nostro “Giornale del Quartetto” – ha il merito
grande di avere ridato valore e prestigio all’esecuzione di Bach sul pianoforte
moderno, grazie a una dedizione che ormai risale a oltre un quarto di secolo.
Programma (Discografia minima)
J.S. Bach
Sei Suites inglesi BWV 806 - 811
(Schiff, Decca 421 640-2)
martedì 15 maggio 2007, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Quartetto Meta4
Vincitore del Premio dedicato dalla Società del Quartetto
a Maria Teresa Bazzi
Beethoven, Kaipainen, Smetana
MUSICA E POESIA A SAN MAURIZIO 2007 – 61° CICLO
Venerdì 20 aprile 2007 si inaugura il 61° ciclo di Musica e Poesia a San
Maurizio con un incontro di poesia (Coro di San Maurizio, ore 18) affidato a
Sandro Boccardi, ideatore e animatore della rassegna per trent’anni, e con la
partecipazione di Vittorio Ghielmi alla viola da gamba. Seguirà alle ore 21 un
concerto della clavicembalista Emilia Fadini che interpreterà musiche di C.P.E.
Bach e Domenico Scarlatti.
La rassegna proseguirà fino al 25 giugno con altri 4 incontri con testi poetici,
editi e inediti, presentati dagli stessi autori e da prestigiosi attori e 10 concerti.
STRESA FESTIVAL 2007 – “RACCONTI TRA SOGNO E REALTÀ”
L’accordo preso fra la Società del Quartetto e il prestigioso Festival delle
Settimane Musicali di Stresa e del Lago Maggiore consentirà anche quest’anno ai Soci di accedere ai concerti del Festival con una riduzione del 30%.
Basterà comunicare di essere Soci della Società del Quartetto all’atto della prenotazione ed esibire la tessera associativa al momento del ritiro dei biglietti.
I concerti del Festival, giunto alla 46a edizione, si svolgono quest’anno dal 1°
agosto all’8 settembre 2007. Per ulteriori informazioni si prega di rivolgersi
direttamente alla segreteria del Festival (tel. 0323 31095/30459, e-mail
[email protected], www.settimanemusicali.net).
Società del Quartetto di Milano, via Durini 24 - 20122 Milano
tel. 02.795.393 – fax 02.7601.4281
www.quartettomilano.it – e-mail: [email protected]