Genomica, di Paradiso strumento di lavoro: di Marie Vida
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Genomica, di Paradiso strumento di lavoro: di Marie Vida
protagonisti nella selezione Genomica, strumento di lavoro: di Paradiso di Marie Vida Vito Paradiso e suo figlio Nicola utilizzano su vasta scala la genomica come un nuovo strumento di gestione nel loro allevamento a Laterza, in provincia di Taranto. Ricercando le loro migliori famiglie genetiche, danno un nuovo impulso alla selezione e mettono le basi per il futuro della loro azienda che ha un prefisso aziendale come… suffisso. F 14 orse pecca di eccessiva modestia Vito Paradiso, nel dire che non considera la sua come un’azienda di punta. Di certo le sue ultime scelte gestionali lo pongono all’avanguardia, nel mondo della selezione della vacca da latte. “Diciamo che il contesto di allevamento in cui ci troviamo ci “costringe” a lavorare con più determinazione e, nel nostro caso, a concentrarci sul miglioramento della nostra mandria. Siamo nel territorio della Murgia Tarantina, a 350 metri sul livello del mare, a pochi chilometri dai Sassi di Matera. Il terreno è di buona qualità, ma ci limita la mancanza d’acqua, dato che non passano fiumi o beneficiamo di canali d’irrigazione. Facciamo un raccolto di foraggi all’anno, con semina autunnale, non abbiamo irrigazione, se non pescando l’acqua ad almeno 300 metri di profondità. Quando ci confrontiamo con qualche amico che viene da Brescia o da quelle parti e sentiamo che sono al quarto o quinto taglio dei foraggi, ci viene un po’ di scoramento, al solo pensiero che, nella nostra provincia, diversi allevamenti, anche per abbeverare gli animali, devono comprare cisterne d’acqua o collegarsi all’acquedotto rurale, a caro prezzo. Ma, nel nostro territorio, siamo abituati bianconero novembre 2013 Il gruppo di lavoro dell’azienda di Paradiso: accosciato, Vito Paradiso con i collaboratori di stalla, suo figlio Nicola regge la capezza di Horsea Seanna di Paradiso, E90 a rimboccarci le maniche e, con l’aiuto e la passione di tutta la famiglia, si riesce ugualmente a fare della buona zootecnia.” Vito parla della propria terra e della propria azienda con conoscenza di causa e realismo e traspaiono profondo amore e desiderio di fare. L’avvento in azienda del figlio Nicola, dice, gli ha riacceso volontà di progredire ed innovare. “A tutt’oggi abbiamo sottoposto a test genomico circa 70 soggetti”, spiega Nicola che, dopo la laurea in veterinaria, affianca il padre nella conduzione. “Per me è importante sottolineare, rispetto alle difficoltà di cui parlava mio padre nell’allevare in zone difficili come la nostra, che siamo comunque rank 97 per produzione di latte, nel 2012, con una media su 140 vacche di 10.557 kg di latte, con 3,36% proteine e 3,79% di grasso, rispetto alla media provinciale di 8.224 kg. La spinta MANDINGO BANDITA DI PARADISO campionessa assoluta dell’Interregionale di Martina Franca nel 1995 ISSIMO ARCA DI PARADISO campionessa riserva e miglior mammella dell’Interregionale di Martina Franca nel 1996 MARVEL VELINA DI PARADISO MB89, MARVEL X ADDISON X TUGOLO SANDY BARBY ET DI PARADISO MB85, SANDY X CERESIO OAZIA EX91 YORIKO BERTA DI PARADISO MB85, YORIKO X MARVEL VELINA CERESIO OAZIA ET verso titoli grasso e proteine che diamo nella nostra selezione è partita negli anni novanta, quando abbiamo avuto il caseificio aziendale, ma è proseguita anche dopo, poiché da più di quindici anni siamo soci Granarolo, forniamo latte Alta Qualità e aderiamo al programma di Certificazione di Filiera. Dai dati riscontrabili dal nostro PGA aziendale abbiamo avuto un incremento medio sulle vacche di 100 kg di PFT negli ultimi tre anni.” Aggiunge Vito: “La nostra è un’azienda storica riconosciuta, costruita dal mio bisnonno a fine ottocento, a quel periodo risalgono le vecchie stalle per i cavalli, che erano i trattori di allora, per il lavoro dei campi. Era una proprietà di 300 ettari, che in seguito a successioni ereditarie - mio nonno aveva 9 figli - è stata divisa e, in parte, venduta. Sono terre da grano duro: nei primi anni del 900 Matera era sede di molti pastifici e la zona tra Puglia e Basilicata era dedita esclusivamente alla produzione del grano duro. Le novembre 2013 bianconero 15 vacche da latte servivano solo per il fabbisogno delle famiglie e cominciarono ad aumentare di numero negli anni sessanta/settanta, gli anni del boom economico. Si diffuse la lavorazione della mozzarella e sorsero molti caseifici, specie nella zona di Gioia del Colle, nota per questo prodotto. I pascoli delle Murge potevano dare un aiuto importante ad una razione certamente più semplice, per le esigenze dei bovini di quei tempi. Negli anni successivi ci sono stati molti cambiamenti, la maggior parte degli allevamenti hanno preso indirizzo specifico da latte e in questo territorio, lentamente, ma con costanza, la Frisona ha preso il sopravvento su tutte le altre razze.” 16 Il vostro allevamento di Frisone come ebbe origine? Vito Paradiso. Avevamo una stalla di vacche da latte, pezzate nere di ceppo olandese, sulle quali si praticava già la f.a., quando, all’età di 18 anni, persi mio padre e, insieme ai miei due fratelli più piccoli, decidemmo di abbandonare la stalla per proseguire gli studi. Frequentai per qualche anno l’Università di Agraria, poi conobbi, in occasione delle mostre di Gravina di Puglia, quelli che erano i massimi esponenti dell’allevamento meridionale negli anni settanta e ottanta: Divella, D’Ecclesis, Lanari, Di Ciommo, Rapolla, Saraceno. In quelle occasioni, vidi sfilare delle vacche splendide e arrivai a conoscere un mondo nuovo ed un nuovo modo di lavorare, per costruire quei begli animali. Nel 1978 decisi di scommettere in questa direzione, con 15 buone manze da ristallo che acquistai in provincia di Potenza dalla signorina Rapolla e a Gravina, da Nino Divella, allevatori che già da tempo lavoravano con embrioni e seme selezionato. In quel periodo partecipai assiduamente a tutte le edizioni delle due mostre meridionali più importanti, l’interregionale di Martina Franca e quella di Gravina di Puglia ed ottenni risultati lusinghieri. Mi affermai tra i migliori espositori di quegli anni e il mio lavoro e la mia genetica crebbero di popolarità, man mano che i risultati arrivavano. Ricordo che, nel 1985, monopolizzai le Interregionali di Gravina di Puglia e Foggia con Campionessa Assoluta, Miglior Mammella Assoluta e Riserva Assoluta delle due mostre, bianconero novembre 2013 Sopra il paddock delle vacche in lattazione Sotto la struttura per manze e asciutte ha di fronte la corsia di alimentazione delle vitelle ed i loro box e le loro cuccette. Tra le innovazioni introdotte in azienda negli ultimi anni, Nicola sottolinea l’utilizzo dei podometri computerizzati, un investimento che è stato particolarmente produttivo e si è già ripagato: “Abbiamo dovuto imparare ad utilizzare i dati, che ci servono non solo per rilevazioni dei calori, ma danno un aiuto per capire il momento giusto per la fecondazione. Un altro strumento che utilizziamo molto sono i nuovi servizi online offerti dall’Anafi, il Family Tree, la Scheda Genealogica e il Profilo Genetico Allevamento. Le nuove piattaforme on-line ci hanno permesso di ricostruire gli alberi genealogici delle vacche, che avevamo perso di vista” e a Martina Franca feci lo stesso nel 1988. Tra le vacche che mi hanno regalato i ricordi più belli di quegli anni ci sono Bellaria Anselma di Paradiso, Campionessa Assoluta di Gravina nel 1985, Mandingo Bandita di Paradiso, Campionessa Assoluta dell’ Interregionale di Martina Franca nel 1995 e Issimo Arca di Paradiso, Riserva Assoluta e Miglior Mammella l’anno successivo. L’Interregionale di Martina del ‘96 segnò anche il mio addio al mondo delle mostre. Fino a quel momento, la mia selezione aveva privilegiato la morfologia, ma dovetti cambiare rotta. Che cosa successe? Portai a casa la brucellosi, con l’acquisto di un capo in fiera. Rischiai di chiudere la stalla, con un danno, oltre che economico, anche “affettivo”. Due anni di lotta contro questa malattia mi costrinsero a pensare più alla produzione di latte, alla qualità della mammella, alla funzionalità, che alle mostre. L’allevamento entrò in una nuova fase negli anni novanta, perché aprimmo un caseificio aziendale che produceva e distribuiva prodotti freschi come mozzarella, ricotta, scamorze. Per cinque anni, lavorando di notte il nostro latte, rifornimmo i migliori negozi di Matera con i nostri formaggi. Fu un esperienza economicamente valida, perché eravamo i primi a vendere i prodotti trasformati. Mi fece anche crescere come imprenditore, perché produrre latte con il pagamento garantito è un esercizio abbastanza semplice, tutt’altra cosa è doversi confrontare con diversi interlocutori e consumatori, gestire rapporti, pagamenti, contestazioni. In quegli anni era abbastanza semplice, Matera aveva 60.000 abitanti, un buon tenore di vita e i nostri prodotti di alta qualità incontravano un’ottima risposta. Successivamente ci fu una specie di invasione in questo segmento produttivo, aumentò la concorrenza dei caseifici artigianali e non volli entrare in logiche di mer- cato per farmi spazio. Il caseificio aziendale va bene quando si riesce a comunicare al consumatore la propria specificità e qualità e noi non potevamo fare prodotti in offerta o in concorrenza con i supermercati. Ritornò quindi a fare solo l’allevatore? Incrementai i capi in stalla e mi dedicai di più all’allevamento. Trasformare e allevare sono due cose completamente diverse. Nella stalla i problemi ci sono tutti i giorni, anche in quelli festivi e si deve essere sempre pronti ad affrontarli. Pensare e gestire un’altra attività è molto impegnativo e richiede costantemente altre competenze. Questa esperienza di caseificazione, tuttavia, mi fece capire il valore della qualità del latte e, trasformandolo, mi resi conto dell’importanza di proteine, grasso, cellule somatiche. Intrapresi una strada diversa che dura tutt’ora, diventare socio Granarolo e produrre latte di Alta Qualità. Il cambiamento di destinazione del latte fece cambiare anche il tipo di vacca per cui selezionare? Avevo capito il valore delle vacche da latte e della morfologia funzionale alla produzione e mi indirizzai ad avere delle manze omogenee che diventassero vacche omogenee. Il mio ideale di vacca è quella che dà meno fastidi possibile, quella che non ricordo di avere, il cui nome non mi viene proposto spesso sullo schermo del computer. Arti a posto, piano della mammella alto, con attacchi molto corretti, ma soprattutto di struttura, con tanta forza, perché sia io che Nicola siamo ormai convinti che bisogna selezionare animali che lavorino in stalla e che vadano alle mostre per hobby e non il contrario. Ovviamente è difficile che si utilizzino tori con bassi indici di latte, grasso e proteine. Come è nata la vostra scelta dei test genomici? Il risanamento dalla brucellosi e gli impegni con il caseificio mi avevano fatto perdere di vista la genetica. Ci siamo resi conto però che c’erano famiglie che avevano performance superiori alla media di stalla, volevamo sapere che geni ci hanno portato e che cosa c’era dietro, per riprendere le fila del discorso di selezione e L’azienda coltiva un centinaio di ettari, divisi a rotazione, tra grano duro e foraggio, per insilato - triticale e loietto e foraggio da fieno, avena, veccia, loietto. La base della razione è il foraggio insilato ed il fieno secco, in buona parte di produzione aziendale, integrati con acquisti della zona. “Fortunatamente, da noi il sole non manca - spiega Vito Paradiso - e riusciamo ad avere buoni fieni con la semina autunnale e la raccolta primaverile. Le aziende non zootecniche sono molte, per cui riusciamo a trovare paglia e foraggi nel territorio.” Tre anni fa, l’azienda Paradiso ha allestito un impianto fotovoltaico di 100kw sulla copertura del capannone ricovero delle manze e asciutte, che li rende autonomi per il consumo di energia elettrica sapere su chi puntare. L’entusiasmo e la passione di mio figlio Nicola mi hanno dato una nuova carica: le nuove piattaforme on-line del sito Anafi ci hanno permesso di ricostruire gli alberi genealogici che avevo perso di vista. Poi abbiamo pensato che la genomica fosse lo strumento giusto per un progetto futuro, per cui abbiamo voluto testare un campione di 50 vitelle e manzette, indipendentemente dal loro PFT o dalle loro famiglie, per sondare il livello genomico medio della nostra rimonta. Gli esiti ci hanno dato qualche sorpresa, in qualche caso, in altri attribuzioni di giusto valore. Nicola Paradiso. È stata una scelta imprenditoriale, un vero e proprio investimento, che doveva dare luogo a decisioni da prendere, altrimenti sarebbe stata solo una costosa fotografia della nostra realtà. Sui soggetti con dati genomici più bassi, stiamo optando per l’incrocio con tori da carne, in modo da eliminare la linea di sangue ed aumentare la pressione sui soggetti con indici più alti, utilizzando più seme sessato, ovvero, vogliamo capire dove tagliare i costi e dove invece investire di più per razionalizzare le spese e velocizzare la selezione nelle generazioni successive. Nella vostra strategia entra anche dare tori ai Centri di F.A.? Nicola. Non è la nostra priorità. Per ora abbiamo avuto solo due torelli in f.a., Waigoo Torres di Paradiso, un figlio di Ceresio Oazia ET e Royal Erroll di Paradiso, un Planet su Buckeye Elibet, della famiglia di Titanic Estate. Rimaniamo comunque più orientati sulle vacche che sui tori, cerchiamo di scegliere gli accoppiamenti più utili alla nostra selezione e, ad ogni parto, speriamo sempre che nasca una femmina; se poi è un maschio che può interessare ad un Centro, ben venga. Dai test genomici abbiamo rilevato che nella nostra selezione abbiamo pochi picchi sia in positivo che in negativo: sui 70 capi testati tra manze e vacche, la maggior parte dei soggetti ha valori tra i 1100 e i 1700, solo dieci soggetti sotto i 700 punti di GPFT e solo sette sopra i 1800, ossia il nostro valore genomico è abbastanza livellato. La genomica è un aiuto per la selezione e uno degli strumenti di lavoro che oggi possiede un allevatore. Attualmente, purtroppo i costi sono ancora alti per poter essere usata su tutti i soggetti allevati e quindi viene più usata dai Centri e si rivolge solo indirettamente agli allevatori, ma è auspicabile che venga usata su larga scala da tutti. Sicuramente continueremo a testare tutti i nuovi nati dalle nostre linee più promettenti importate in azienda da diversi acquisti fatti negli anni all’Asta Nazionale di Cremona. Quali sono queste linee? Sono quelle relative a tre soggetti che abbiamo acquistato in tempi diversi. All’Asta Anafi, nel 2007 abbiamo acquistato Ceresio Oazia, E90 dall’allevamento di Martinelli, della famiglia di Bormio, sorella piena del riproduttore Amiata, una vacca che è ancora in stalla, confermata da alti dati genomici, produzioni e componenti eccezionali, le cui figlie mantengono le prestazioni della madre. Al momento la sua discendente novembre 2013 bianconero 17 più interessante dal punto di vista genomico è Garcia Dolores di Paradiso, su Burns Zia di Paradiso MB86, figlia di Oazia con Mr.Burns. All’Asta del 2011 acquistammo Brill Waigoo Shine, dall’allevamento di Davide Piola, sorella piena della mamma del toro genomico Sugar, dal ramo italiano (Brill Royal Goldwyn Scarlet) della famiglia della Drummond Splendor. Shine ci ha lasciato una splendida vitella, Ross Scarlet di Paradiso, che al momento è ben sopra i 2000 di GPFT. Poi, nel 2012, l’ultimo acquisto ancora dall’Asta Anafi è stata All. Margherita Artes Cortina, figlia di una Oman di Bugno, una famiglia emergente tutta italiana che promette tanta longevità. Cortina è gravida di Mascalese. Della selezione del passato che cosa è rimasto? Da alcuni dei soggetti che mio padre acquistò da Nino Divella negli Anni ’70 si sono sviluppate le linee di sangue più interessanti della nostra selezione: la famiglia di Yoriko Berta di Paradiso MB85 e sua madre Marvel Velina di Paradiso MB89 è sempre 18 bianconero novembre 2013 stata caratterizzata da tanto latte, tanta morfologia e ottime mammelle. Discende da Allevid Moira MB88, una Adam per Telstar su una vacca canadese, Texal (parliamo dei primi Anni ’70...) Yoriko Berta ha appena partorito, per la seconda volta, una bella figlia di Neapol. Beacon Dalma di Paradiso, una Beacon per Stylist, manza di alto profilo genomico (GPFT 2218, 42 kg prot, Tipo 1.41, ICM 1,44) discende da Allevid Fiorella MB85, una Builder su Bootmaker, sempre dall’allevamento Divella. Vito, come consigliere Anafi, come vede il futuro di questa razza e della selezione? Sono veramente orgoglioso dei risultati raggiunti dalla genetica della Frisona Italiana. E lo sono ancora di più se rifletto sulle difficoltà in cui operano gli allevatori italiani, al nord e al sud, con problemi diversi, ma accumunati dai costi di gestione più alti della media europea e mondiale. In Italia è raro trovare qualcosa che funzioni e noi stiamo ottenendo degli ottimi risultati nella popolazione femminile e, da quella maschile, risultati mai raggiunti sinora. I nostri riproduttori sono stabili inquilini delle classifiche americane, canadesi, inglesi… e soprattutto sono molto richiesti e venduti all’estero, tanto che, in alcuni casi, hanno azzerato la disponibilità di seme. Sono convinto che tutto questo sia frutto di un lavoro congiunto dell’Anafi, con la sua struttura e le sue scelte, dei Centri di F.A. che, aggregandosi, stanno affrontando, in un difficile contesto economico, le sfide di un mercato globale e, soprattutto, dalla forte passione e professionalità degli allevatori italiani, senza i quali nessun risultato sarebbe stato proponibile. Il nostro percorso è reso certamente più difficile dalla incombente scarsità dei fondi ministeriali. Credo tuttavia che la strada intrapresa dalla nostra genetica sia quella giusta e che la sfida futura sia essenzialmente reperire risorse economiche che garantiscano il sostegno alle Associazioni Provinciali, Regionali e di Razza che, con la loro imparzialità, hanno operato sui territori per il rilevamento dei dati, per la loro elaborazione e per la loro interpretazione e finalizzazione.