Genomica, di Paradiso strumento di lavoro: di Marie Vida

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Genomica, di Paradiso strumento di lavoro: di Marie Vida
protagonisti nella selezione
Genomica,
strumento di lavoro:
di Paradiso
di Marie Vida
Vito Paradiso e suo figlio Nicola utilizzano su vasta scala
la genomica come un nuovo strumento di gestione nel loro
allevamento a Laterza, in provincia di Taranto. Ricercando le loro
migliori famiglie genetiche, danno un nuovo impulso alla selezione
e mettono le basi per il futuro della loro azienda che ha un prefisso
aziendale come… suffisso.
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orse pecca di eccessiva modestia Vito Paradiso, nel dire che
non considera la sua come un’azienda di punta. Di certo le sue
ultime scelte gestionali lo pongono
all’avanguardia, nel mondo della
selezione della vacca da latte. “Diciamo che il contesto di allevamento
in cui ci troviamo ci “costringe” a
lavorare con più determinazione e,
nel nostro caso, a concentrarci sul
miglioramento della nostra mandria.
Siamo nel territorio della Murgia
Tarantina, a 350 metri sul livello del
mare, a pochi chilometri dai Sassi di
Matera. Il terreno è di buona qualità, ma ci limita la mancanza d’acqua,
dato che non passano fiumi o beneficiamo di canali d’irrigazione. Facciamo un raccolto di foraggi all’anno,
con semina autunnale, non abbiamo
irrigazione, se non pescando l’acqua
ad almeno 300 metri di profondità.
Quando ci confrontiamo con qualche amico che viene da Brescia o da
quelle parti e sentiamo che sono al
quarto o quinto taglio dei foraggi, ci
viene un po’ di scoramento, al solo
pensiero che, nella nostra provincia,
diversi allevamenti, anche per abbeverare gli animali, devono comprare
cisterne d’acqua o collegarsi all’acquedotto rurale, a caro prezzo. Ma,
nel nostro territorio, siamo abituati
bianconero novembre 2013
Il gruppo
di lavoro
dell’azienda
di Paradiso:
accosciato, Vito
Paradiso con i
collaboratori di
stalla, suo figlio
Nicola regge
la capezza di
Horsea Seanna
di Paradiso, E90
a rimboccarci le maniche e, con l’aiuto e la passione di
tutta la famiglia, si riesce ugualmente a fare della buona
zootecnia.” Vito parla della propria terra e della propria
azienda con conoscenza di causa e realismo e traspaiono
profondo amore e desiderio di fare. L’avvento in azienda
del figlio Nicola, dice, gli ha riacceso volontà di progredire
ed innovare. “A tutt’oggi abbiamo sottoposto a test genomico circa 70 soggetti”, spiega Nicola che, dopo la laurea
in veterinaria, affianca il padre nella conduzione. “Per me è importante sottolineare, rispetto alle difficoltà di cui parlava mio padre nell’allevare in zone
difficili come la nostra, che siamo comunque rank 97 per produzione di latte,
nel 2012, con una media su 140 vacche di 10.557 kg di latte, con 3,36% proteine e 3,79% di grasso, rispetto alla media provinciale di 8.224 kg. La spinta
MANDINGO BANDITA DI PARADISO
campionessa assoluta dell’Interregionale di Martina Franca nel 1995
ISSIMO ARCA DI PARADISO
campionessa riserva e miglior mammella dell’Interregionale
di Martina Franca nel 1996
MARVEL VELINA DI PARADISO MB89, MARVEL X ADDISON X TUGOLO
SANDY BARBY ET DI PARADISO MB85, SANDY X CERESIO OAZIA EX91
YORIKO BERTA DI PARADISO MB85, YORIKO X MARVEL VELINA
CERESIO OAZIA ET
verso titoli grasso e proteine che diamo nella nostra selezione è partita
negli anni novanta, quando abbiamo
avuto il caseificio aziendale, ma è
proseguita anche dopo, poiché da
più di quindici anni siamo soci Granarolo, forniamo latte Alta Qualità e
aderiamo al programma di Certificazione di Filiera. Dai dati riscontrabili
dal nostro PGA aziendale abbiamo
avuto un incremento medio sulle
vacche di 100 kg di PFT negli ultimi
tre anni.” Aggiunge Vito: “La nostra
è un’azienda storica riconosciuta,
costruita dal mio bisnonno a fine
ottocento, a quel periodo risalgono
le vecchie stalle per i cavalli, che
erano i trattori di allora, per il lavoro
dei campi. Era una proprietà di 300
ettari, che in seguito a successioni
ereditarie - mio nonno aveva 9 figli
- è stata divisa e, in parte, venduta.
Sono terre da grano duro: nei primi
anni del 900 Matera era sede di
molti pastifici e la zona tra Puglia e
Basilicata era dedita esclusivamente
alla produzione del grano duro. Le
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vacche da latte servivano solo per il
fabbisogno delle famiglie e cominciarono ad aumentare di numero
negli anni sessanta/settanta, gli anni
del boom economico. Si diffuse la
lavorazione della mozzarella e sorsero molti caseifici, specie nella zona
di Gioia del Colle, nota per questo
prodotto. I pascoli delle Murge potevano dare un aiuto importante ad
una razione certamente più semplice, per le esigenze dei bovini di quei
tempi. Negli anni successivi ci sono
stati molti cambiamenti, la maggior
parte degli allevamenti hanno preso indirizzo specifico da latte e in
questo territorio, lentamente, ma
con costanza, la Frisona ha preso il
sopravvento su tutte le altre razze.”
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Il vostro allevamento di Frisone
come ebbe origine?
Vito Paradiso. Avevamo una stalla di
vacche da latte, pezzate nere di ceppo olandese, sulle quali si praticava
già la f.a., quando, all’età di 18 anni,
persi mio padre e, insieme ai miei
due fratelli più piccoli, decidemmo
di abbandonare la stalla per proseguire gli studi. Frequentai per qualche anno l’Università di Agraria, poi
conobbi, in occasione delle mostre
di Gravina di Puglia, quelli che erano
i massimi esponenti dell’allevamento
meridionale negli anni settanta e
ottanta: Divella, D’Ecclesis, Lanari,
Di Ciommo, Rapolla, Saraceno. In
quelle occasioni, vidi sfilare delle
vacche splendide e arrivai a conoscere un mondo nuovo ed un nuovo
modo di lavorare, per costruire quei
begli animali. Nel 1978 decisi di
scommettere in questa direzione,
con 15 buone manze da ristallo che
acquistai in provincia di Potenza
dalla signorina Rapolla e a Gravina,
da Nino Divella, allevatori che già
da tempo lavoravano con embrioni
e seme selezionato. In quel periodo
partecipai assiduamente a tutte le
edizioni delle due mostre meridionali più importanti, l’interregionale di
Martina Franca e quella di Gravina di
Puglia ed ottenni risultati lusinghieri.
Mi affermai tra i migliori espositori
di quegli anni e il mio lavoro e la
mia genetica crebbero di popolarità,
man mano che i risultati arrivavano.
Ricordo che, nel 1985, monopolizzai
le Interregionali di Gravina di Puglia
e Foggia con Campionessa Assoluta, Miglior Mammella Assoluta e
Riserva Assoluta delle due mostre,
bianconero novembre 2013
Sopra il paddock delle vacche in lattazione
Sotto la struttura per manze e asciutte ha di fronte la corsia di alimentazione delle vitelle
ed i loro box e le loro cuccette. Tra le innovazioni introdotte in azienda negli ultimi anni,
Nicola sottolinea l’utilizzo dei podometri computerizzati, un investimento che è stato
particolarmente produttivo e si è già ripagato: “Abbiamo dovuto imparare ad utilizzare
i dati, che ci servono non solo per rilevazioni dei calori, ma danno un aiuto per capire il
momento giusto per la fecondazione. Un altro strumento che utilizziamo molto sono i nuovi
servizi online offerti dall’Anafi, il Family Tree, la Scheda Genealogica e il Profilo Genetico
Allevamento. Le nuove piattaforme on-line ci hanno permesso di ricostruire gli alberi
genealogici delle vacche, che avevamo perso di vista”
e a Martina Franca feci lo stesso nel
1988. Tra le vacche che mi hanno regalato i ricordi più belli di quegli anni
ci sono Bellaria Anselma di Paradiso,
Campionessa Assoluta di Gravina nel
1985, Mandingo Bandita di Paradiso,
Campionessa Assoluta dell’ Interregionale di Martina Franca nel 1995
e Issimo Arca di Paradiso, Riserva
Assoluta e Miglior Mammella l’anno
successivo. L’Interregionale di Martina del ‘96 segnò anche il mio addio
al mondo delle mostre. Fino a quel
momento, la mia selezione aveva
privilegiato la morfologia, ma dovetti
cambiare rotta.
Che cosa successe?
Portai a casa la brucellosi, con l’acquisto di un capo in fiera. Rischiai
di chiudere la stalla, con un danno,
oltre che economico, anche “affettivo”. Due anni di lotta contro questa
malattia mi costrinsero a pensare
più alla produzione di latte, alla qualità della mammella, alla funzionalità, che alle mostre. L’allevamento
entrò in una nuova fase negli anni
novanta, perché aprimmo un caseificio aziendale che produceva e distribuiva prodotti freschi come mozzarella, ricotta, scamorze. Per cinque
anni, lavorando di notte il nostro
latte, rifornimmo i migliori negozi di
Matera con i nostri formaggi. Fu un
esperienza economicamente valida,
perché eravamo i primi a vendere i
prodotti trasformati. Mi fece anche
crescere come imprenditore, perché produrre latte con il pagamento
garantito è un esercizio abbastanza
semplice, tutt’altra cosa è doversi
confrontare con diversi interlocutori e consumatori, gestire rapporti,
pagamenti, contestazioni. In quegli
anni era abbastanza semplice, Matera aveva 60.000 abitanti, un buon
tenore di vita e i nostri prodotti di
alta qualità incontravano un’ottima risposta. Successivamente ci fu
una specie di invasione in questo
segmento produttivo, aumentò la
concorrenza dei caseifici artigianali
e non volli entrare in logiche di mer-
cato per farmi spazio. Il caseificio
aziendale va bene quando si riesce
a comunicare al consumatore la propria specificità e qualità e noi non
potevamo fare prodotti in offerta o
in concorrenza con i supermercati.
Ritornò quindi a fare solo
l’allevatore?
Incrementai i capi in stalla e mi dedicai di più all’allevamento. Trasformare e allevare sono due cose completamente diverse. Nella stalla i
problemi ci sono tutti i giorni, anche
in quelli festivi e si deve essere sempre pronti ad affrontarli. Pensare e
gestire un’altra attività è molto impegnativo e richiede costantemente
altre competenze. Questa esperienza di caseificazione, tuttavia, mi fece
capire il valore della qualità del latte
e, trasformandolo, mi resi conto
dell’importanza di proteine, grasso,
cellule somatiche. Intrapresi una
strada diversa che dura tutt’ora, diventare socio Granarolo e produrre
latte di Alta Qualità.
Il cambiamento di destinazione del
latte fece cambiare anche il tipo di
vacca per cui selezionare?
Avevo capito il valore delle vacche
da latte e della morfologia funzionale alla produzione e mi indirizzai
ad avere delle manze omogenee che
diventassero vacche omogenee. Il
mio ideale di vacca è quella che dà
meno fastidi possibile, quella che
non ricordo di avere, il cui nome
non mi viene proposto spesso sullo
schermo del computer. Arti a posto,
piano della mammella alto, con attacchi molto corretti, ma soprattutto
di struttura, con tanta forza, perché
sia io che Nicola siamo ormai convinti che bisogna selezionare animali
che lavorino in stalla e che vadano
alle mostre per hobby e non il contrario. Ovviamente è difficile che si
utilizzino tori con bassi indici di latte,
grasso e proteine.
Come è nata la vostra scelta dei
test genomici?
Il risanamento dalla brucellosi e gli
impegni con il caseificio mi avevano
fatto perdere di vista la genetica. Ci
siamo resi conto però che c’erano
famiglie che avevano performance
superiori alla media di stalla, volevamo sapere che geni ci hanno portato
e che cosa c’era dietro, per riprendere le fila del discorso di selezione e
L’azienda coltiva un centinaio di ettari, divisi a rotazione, tra grano duro e foraggio, per insilato
- triticale e loietto e foraggio da fieno, avena, veccia, loietto. La base della razione è il foraggio
insilato ed il fieno secco, in buona parte di produzione aziendale, integrati con acquisti della
zona. “Fortunatamente, da noi il sole non manca - spiega Vito Paradiso - e riusciamo ad avere
buoni fieni con la semina autunnale e la raccolta primaverile. Le aziende non zootecniche sono
molte, per cui riusciamo a trovare paglia e foraggi nel territorio.” Tre anni fa, l’azienda Paradiso
ha allestito un impianto fotovoltaico di 100kw sulla copertura del capannone ricovero delle
manze e asciutte, che li rende autonomi per il consumo di energia elettrica
sapere su chi puntare. L’entusiasmo
e la passione di mio figlio Nicola
mi hanno dato una nuova carica: le
nuove piattaforme on-line del sito
Anafi ci hanno permesso di ricostruire gli alberi genealogici che avevo
perso di vista. Poi abbiamo pensato
che la genomica fosse lo strumento giusto per un progetto futuro,
per cui abbiamo voluto testare un
campione di 50 vitelle e manzette,
indipendentemente dal loro PFT o
dalle loro famiglie, per sondare il
livello genomico medio della nostra
rimonta. Gli esiti ci hanno dato qualche sorpresa, in qualche caso, in altri
attribuzioni di giusto valore.
Nicola Paradiso. È stata una scelta
imprenditoriale, un vero e proprio
investimento, che doveva dare luogo
a decisioni da prendere, altrimenti
sarebbe stata solo una costosa fotografia della nostra realtà. Sui soggetti con dati genomici più bassi, stiamo
optando per l’incrocio con tori da
carne, in modo da eliminare la linea
di sangue ed aumentare la pressione
sui soggetti con indici più alti, utilizzando più seme sessato, ovvero,
vogliamo capire dove tagliare i costi
e dove invece investire di più per
razionalizzare le spese e velocizzare
la selezione nelle generazioni successive.
Nella vostra strategia entra anche
dare tori ai Centri di F.A.?
Nicola. Non è la nostra priorità. Per
ora abbiamo avuto solo due torelli
in f.a., Waigoo Torres di Paradiso,
un figlio di Ceresio Oazia ET e Royal
Erroll di Paradiso, un Planet su Buckeye Elibet, della famiglia di Titanic
Estate. Rimaniamo comunque più
orientati sulle vacche che sui tori,
cerchiamo di scegliere gli accoppiamenti più utili alla nostra selezione
e, ad ogni parto, speriamo sempre
che nasca una femmina; se poi è un
maschio che può interessare ad un
Centro, ben venga. Dai test genomici
abbiamo rilevato che nella nostra
selezione abbiamo pochi picchi sia in
positivo che in negativo: sui 70 capi
testati tra manze e vacche, la maggior parte dei soggetti ha valori tra
i 1100 e i 1700, solo dieci soggetti
sotto i 700 punti di GPFT e solo sette
sopra i 1800, ossia il nostro valore
genomico è abbastanza livellato. La
genomica è un aiuto per la selezione e uno degli strumenti di lavoro
che oggi possiede un allevatore.
Attualmente, purtroppo i costi sono
ancora alti per poter essere usata su
tutti i soggetti allevati e quindi viene
più usata dai Centri e si rivolge solo
indirettamente agli allevatori, ma è
auspicabile che venga usata su larga
scala da tutti. Sicuramente continueremo a testare tutti i nuovi nati dalle
nostre linee più promettenti importate in azienda da diversi acquisti
fatti negli anni all’Asta Nazionale di
Cremona.
Quali sono queste linee?
Sono quelle relative a tre soggetti
che abbiamo acquistato in tempi
diversi. All’Asta Anafi, nel 2007 abbiamo acquistato Ceresio Oazia, E90
dall’allevamento di Martinelli, della
famiglia di Bormio, sorella piena
del riproduttore Amiata, una vacca
che è ancora in stalla, confermata
da alti dati genomici, produzioni e
componenti eccezionali, le cui figlie
mantengono le prestazioni della madre. Al momento la sua discendente
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più interessante dal punto di vista
genomico è Garcia Dolores di Paradiso, su Burns Zia di Paradiso MB86,
figlia di Oazia con Mr.Burns. All’Asta
del 2011 acquistammo Brill Waigoo
Shine, dall’allevamento di Davide
Piola, sorella piena della mamma
del toro genomico Sugar, dal ramo
italiano (Brill Royal Goldwyn Scarlet) della famiglia della Drummond
Splendor. Shine ci ha lasciato una
splendida vitella, Ross Scarlet di Paradiso, che al momento è ben sopra
i 2000 di GPFT. Poi, nel 2012, l’ultimo acquisto ancora dall’Asta Anafi è
stata All. Margherita Artes Cortina,
figlia di una Oman di Bugno, una
famiglia emergente tutta italiana che
promette tanta longevità. Cortina è
gravida di Mascalese.
Della selezione del passato che
cosa è rimasto?
Da alcuni dei soggetti che mio padre
acquistò da Nino Divella negli Anni
’70 si sono sviluppate le linee di sangue più interessanti della nostra selezione: la famiglia di Yoriko Berta di
Paradiso MB85 e sua madre Marvel
Velina di Paradiso MB89 è sempre
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stata caratterizzata da tanto latte,
tanta morfologia e ottime mammelle. Discende da Allevid Moira MB88,
una Adam per Telstar su una vacca
canadese, Texal (parliamo dei primi
Anni ’70...) Yoriko Berta ha appena
partorito, per la seconda volta, una
bella figlia di Neapol.
Beacon Dalma di Paradiso, una Beacon per Stylist, manza di alto profilo
genomico (GPFT 2218, 42 kg prot,
Tipo 1.41, ICM 1,44) discende da
Allevid Fiorella MB85, una Builder su
Bootmaker, sempre dall’allevamento
Divella.
Vito, come consigliere Anafi, come
vede il futuro di questa razza e
della selezione?
Sono veramente orgoglioso dei risultati raggiunti dalla genetica della
Frisona Italiana. E lo sono ancora di
più se rifletto sulle difficoltà in cui
operano gli allevatori italiani, al nord
e al sud, con problemi diversi, ma
accumunati dai costi di gestione più
alti della media europea e mondiale.
In Italia è raro trovare qualcosa che
funzioni e noi stiamo ottenendo degli ottimi risultati nella popolazione
femminile e, da quella maschile,
risultati mai raggiunti sinora. I nostri
riproduttori sono stabili inquilini delle classifiche americane, canadesi,
inglesi… e soprattutto sono molto
richiesti e venduti all’estero, tanto
che, in alcuni casi, hanno azzerato la
disponibilità di seme. Sono convinto
che tutto questo sia frutto di un lavoro congiunto dell’Anafi, con la sua
struttura e le sue scelte, dei Centri
di F.A. che, aggregandosi, stanno
affrontando, in un difficile contesto
economico, le sfide di un mercato
globale e, soprattutto, dalla forte
passione e professionalità degli allevatori italiani, senza i quali nessun
risultato sarebbe stato proponibile.
Il nostro percorso è reso certamente
più difficile dalla incombente scarsità dei fondi ministeriali. Credo tuttavia che la strada intrapresa dalla
nostra genetica sia quella giusta e
che la sfida futura sia essenzialmente reperire risorse economiche che
garantiscano il sostegno alle Associazioni Provinciali, Regionali e di Razza
che, con la loro imparzialità, hanno
operato sui territori per il rilevamento dei dati, per la loro elaborazione
e per la loro interpretazione e finalizzazione.