Comunicato stampa della mostra - Istituto per la Storia dell`Arte

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Comunicato stampa della mostra - Istituto per la Storia dell`Arte
“Cesano Maderno
museo della scultura italiana a cielo aperto”
L’Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda in collaborazione con la
Provincia di Monza e Brianza, il Comune di Cesano Maderno e il Parco
Scultura La Paloma di Matera ha organizzato la mostra “Cesano Maderno
museo della scultura italiana a cielo aperto” curata dall’artista Antonio
Paradiso e dal Prof. Ferdinando Zanzottera, docente di Storia del Costruire
Contemporaneo e di Storia della Città e dell’Architettura al Politecnico di
Milano, oltre che Conservatore degli Archivi e della Fototeca dell’ISAL.
La proposta di inserire nella città alcune sculture di grandi dimensioni e
importanti opere della storia dell’arte nasce dal desiderio di collocare in punti
significativi della città elementi capaci di segnare il territorio, modificando
positivamente l’attenzione sociale su alcune aree comunali e risvegliando la
coscienza dei cittadini nei confronti di alcuni manufatti architettonici esistenti.
La mostra vuole rappresenta un’ulteriore occasione per riflettere
sull’innovazione della città in senso moderno e sul rapporto che intercorre tra
centro e periferia, tra passato e futuro, tra realtà culturale e capacità
imprenditoriale. L’iniziativa, che costituisce una tappa fondamentale in ambito
internazionale per quanto concerne la scultura contemporanea, si in continuità
con la tradizione delle mostre a cielo aperto di alcuni comuni particolarmente
sensibili alla fruizione dell’arte di un corpus sociale allargato, e con quanto
svolto nei decenni scorsi dal Comune di Milano (Percorso della Scultura
organizzato nel 1990 con 34 artisti che posizionarono le loro sculture in corso
Vittorio Emanuele), da Monaco e dal West Edmonton Mall in Canada.
L’iniziativa sottolinea, inoltre, l’importanza di collocare grandi statue tra la
gente, al fianco delle quali chi vive e fruisce la città nella quotidianità possa
camminare, riposare e convivere. L’iniziativa “Cesano Maderno museo della
scultura italiana a cielo aperto” vuole dunque proporre una coscientizzazione
della storia del comune attraverso la valorizzazione del tessuto urbano connesso
anche ai grandi palazzi (Palazzo Arese Borromeo e Palazzo Jacini) e di alcune
emergenze architettoniche custodi della memoria collettiva (es. il Cimitero
Capoluogo).
La mostra costituisce un percorso tra le principali opere delle avanguardie della
scultura italiana contemporanea che si dipana tra le vie e spazi urbani della
Palazzo Arese Jacini – Piazza Arese, 12 – 20031 Cesano Maderno (MI)
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città. Sculture di grandi dimensioni caratterizzano la mostra, che raccoglie
statue che raggiungono i diciotto metri di altezza.
In sei punti di Cesano Maderno, infatti, sono esposte opere di Nicola Carrino,
Pietro Coletta, Luigi Mainolfi, Eliseo Mattiacci, Hidetoshi Nagasawa,
Antonio Paradiso, Giuseppe Spagnulo, Mauro Staccioli e Antonio Trotta.
I luoghi prescelti per l’esposizione, dopo attente analisi e sopraluoghi effettuati
da artisti, amministratori locali, tecnici comunali, architetti, ingegneri e docenti
universitari, sono sei: Parco Arese, spazio verde di via Garibaldi, Cimitero
Capoluogo, spazio verde di via Volta, la sede della BASF e la sede dell’ISAL
(Palazzo Jacini).
Complessivamente la mostra si compone di 26 sculture di cui solamente nove
sono esposte in ambienti chiusi. Si tratta di opere essenzialmente realizzate in
questi ultimi dieci anni, alcune delle quali inedite e talune terminate nel mese di
maggio appositamente per l’esposizione di Cesano Maderno.
Nel contesto verde del Parco Arese sono state inserite tre Voli in pietra di Trani
di Antonio Paradiso, che hanno preso la configurazione di “panchine”, e
un’opera di Luigi Mainolfi intitolata A guardia della Natura (lastra in acciaio
Corten).
Nell’area verde di via Garibaldi prospiciente il parcheggio e l’ingresso del
parco di Palazzo Arese Borromeo sono stati collocati altri tre Voli di Antonio
Paradiso e la scultura Libro in acciaio forgiato di Giuseppe Spagnulo, collocata
su un basamento in pietra di Trani che richiama le panchine che la circondano.
All’ingresso del Cimitero Capoluogo è stata situata un’altra opera di Antonio
Paradiso dedicata al sogno dell’uomo di librarsi nel cielo e intitolata Volo.
Nello spazio verde di via Volta si sono concentrate le sculture
dimensionalmente più impegnative e scenograficamente più imponenti, tutte
realizzate tra il 2006 e il 2008. Si tratta di quattro sculture in acciaio Corten e
pietra di Trani comprese tra i tre e i diciotto metri di altezza.
La prima opera è di Antonio Trotta (m. 3 x 1,60 x 1,00 – pietra di Trani) e
costituisce l’Omaggio a Charles Baudelaire composto nel 2006 dall’artista
salernitano. Accanto ad essa è stato collocato il Ritratto del cielo di Pietro
Coletta del 2006: un’imponente scultura di quasi quattordici metri di altezza
(m. 13,8 x 2,40 x 2,40) in acciaio Corten. Del medesimo materiale è la scultura
del 2006 di Mauro Staccioli intitolata Paloma, che detiene il primato in altezza
delle opere esposte a Cesano Maderno (m. 18 x 2,50 x 2,60). Conclude la serie
delle statue posizionate in questo spazio due opere di Antonio Paradiso: una
realizzata nel 2008, anch’essa dall’emblematico titolo Volo (9,50 x 2,30 x
2,30); l’altra dedicata a Icaro e al suo mitologico sogno di librarsi nel cielo per
Palazzo Arese Jacini – Piazza Arese, 12 – 20031 Cesano Maderno (MI)
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raggiungere il sole e le stelle. Si tratta di un’imponente opera in pietra di Trani
alta sei metri che ricoprirà una superficie di circa 9 mq.
Nella proprietà industriale della BASF sono visibili tre evocativi Dischi di
Mauro Staccioli realizzati nei primi anni del nuovo secolo.
All’interno del Palazzo Arese Jacini, sede dell’SAL, sono state collocate le
nove opere di minore dimensione, ma non per questa ragione meno importanti.
Si tratta della scultura Costruttivo di Nicola Carrino che, nella suggestiva
atmosfera dello Scalone d’Onore del Palazzo, rappresenta un’eccezione
temporale all’interno del percorso scultoreo. Quest’opera, infatti, risale al 1969,
anno di nascita di uno dei due curatori, e motivo compositivo sul quale in questi
ultimi anni l’artista è tornato a riflettere mediante la realizzazione di opere di
maggiori dimensioni in acciaio Corten. Nello stesso ambiente sono collocati tre
Petali in acciaio di Idetosci Nagasawa (cm. 60 x 80 x 20), tutti risalenti al 1999.
Concludono la mostra quattro Bozzetti per scultura del 2007di Luigi Mainolfi,
pensieri materici e progettuali dai quali è germinata l’ideazione della scultura
metallica esposta nel Parco Arese.
L’esposizione, fortemente voluta dalla nuova direzione e presidenza dell’ISAL,
dall’Assessorato alla Cultura e alle Grandi Biblioteca di Cesano Maderno e
dalla Provincia di Monza e Brianza, costituisce un’ulteriore arricchimento dello
scenario urbano in previsione dello svolgimento dell’ultima tappa del Giro
d’Italia.
La mostra, che consente alle sculture di essere visibili nelle strade urbane fino
al giorno 11 novembre, ha richiesto un ingente sforzo organizzativo e
l’importante partecipazione di sponsor privati che hanno investito
nell’operazione quasi 70.000 euro. Tra questi si segnala la ditta di trasporti
Arosio di Desio, la BASF di Cesano Maderno, l’ILVA di Taranto del Gruppo
Riva, la Sambonet e l’Industria grafica Signum di Bollate.
P.S. Alla mostra è abbinata la realizzazione di una serie di dieci cartoline e di
un volume dedicato agli artisti e alle statue raccolte in occasione di questa
esposizione, la cui presentazione è prevista per il mese di giugno.
Palazzo Arese Jacini – Piazza Arese, 12 – 20031 Cesano Maderno (MI)
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QUADRO SINTETICO DELLE OPERE ESPOSTE
Artista
Nicola Carrino
Numero di sculture
1
Pietro Coletta
1
Luigi Mainolfi
5
Eliseo Mattiacci
1
Hidetoshi Nagasawa
3
Antonio Paradiso
9
Giuseppe Spagnulo
1
Mauro Staccioli
4
Antonio Trotta
1
Location
Sede ISAL (Palazzo
Arese)
Spazio verde di Via
Volta
1 Parco Arese
4 Sede ISAL (Palazzo
Arese)
Sede ISAL (Palazzo
Arese)
Sede ISAL (Palazzo
Arese)
3 Parco Arese
3 Spazio verde
Via Garibaldi
di
2 Spazio
Via Volta
di
verde
1 Cimitero Capoluogo
Spazio verde di Via
Volta
2 Spazio verde di
Via Volta
3 BASF
Spazio verde di Via
Volta
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CENNI BIOGRAFICI DEGLI AUTORI DELLE OPERE ESPOSTE
Nicola Carrino, nato a Taranto nel 1932, dopo aver intrapreso ricerche
plastiche nell’ambito del Gruppo 1 - da lui fondato insieme ad altri cinque
artisti – ha condotto la sua scultura ad esplorare le implicazioni artistiche e
sociali del rapporto estetico e funzionale tra arte e città. I suoi Costruttivi
Trasformabili – moduli metallici dalle forme compatte e semplici - possono
essere accostati e incastrati, sì da dare forma a sculture sempre modificabili, sia
dall’artefice che, eventualmente, dal fruitore. Distaccatosi dal concetto di
intervento – inteso quale ”intromissione” nel territorio, temporalmente limitata,
da parte dell’arte - Carrino intende il suo operare quale azione che modifica e a
sua volta è modificata dal tessuto urbano, nella sua inevitabilmente incessante
trasformazione. Attento alle logiche che sottendono alla costruzione della
forma architettonica e sociale, Carrino utilizza il modulo in quanto elemento
base, sempre identico eppure atto ad edificare differenti manufatti, simbolo
delle possibilità costruttive e artistiche all’interno del paesaggio urbano. Nicola
Carrino vive a Roma.
Pietro Coletta nasce a Bari nel 1948, si trasferisce a Milano nel 1967,
frequenta l’Accademia di Brera dove segue i corsi di Marino Marini, Alik
Cavaliere e Lorenzo Pepe. Dagli anni Settanta è un protagonista della ricerca
scultorea con interventi che originariamente mettevano in discussione il senso
del materiale usato attraverso un sapiente gioco di illusione ottica e spaziale. Ha
partecipato a molte delle principali rassegne espositive nazionali e
internazionali, dalla Quadriennale di Roma nel 1975 alla Biennale di Venezia
nel 1982, oltre ad essere inserito in molte manifestazioni dedicate alla scultura e
all’intervento nello spazio, come "Pittura ambiente" a Palazzo Reale di Milano
nel 1979, ed in importanti rassegne sull’arte italiana al Lenbachhaus di Monaco,
alla Hayward Gallery a Londra, a Sidney, a Ottawa e così via. Nel 1987 il
Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano ha ospitato una sua personale.
L'artista dal 1967 vive e lavora a Milano.
Luigi Mainolfi nasce a Rotondi, Valle Caudina, nel 1948. Dopo gli studi di
pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli, è attratto dal panorama artistico e
culturale torinese che negli anni Settanta rappresenta il centro dell’avanguardia
artistica italiana, e nel 1973 vi si trasferisce. I primi lavori, realizzati fra il ’7276, indagano il corpo e il gesto. Nelle prime esposizioni e performances,
presenta calchi del proprio corpo in gesso che lascia consumare nell’acqua
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(Cavriago, 1977) o fa precipitare dall’alto al suolo. Questo è anche il periodo in
cui si riappropria dell’aspetto teorico della scultura attraverso una serie di
disegni accompagnati da scritti (MDLXIV, 1976). Nel 1978/79 matura un
radicale ripensamento dell'arte precedente, che approda ad un esito clamoroso:
la costruzione della nota Campana: una grande forma costruita fisicamente con
le mani, pronta ad accogliere il colore, i graffiti, la scrittura: la sua realizzazione
prelude al salto verso la terracotta policroma. Sono gli anni in cui va
affermandosi la Transavanguardia per voce del suo alfiere, Achille Bonito
Oliva. Partecipa alla Biennale di Sao Paulo (1981); espone Alle forche Caudine
alla XL Biennale di Venezia e a Documenta 7 di Kassel, (1982); partecipa alla
Biennale de Paris (1982) e alla Biennale di Venezia (1986). Nel 1990 ha una
sala personale alla Biennale di Venezia dove installa “Sole nero” (acqua, cera,
legno, 1988-89 ). Negli anni Novanta continua la ricerca attraverso forme già
presenti da tempo nel suo lavoro ma anche nuove, che proseguono la sua ricerca
sul corpo e sulla pelle. Realizza grandi opere permanenti per luoghi pubblici.
Eliseo Mattiacci nasce a Cagli (Pesaro-Urbino) nel 1940. Al 1961 risale la sua
prima mostra, in occasione della quale vince il primo premio per la scultura con
l'opera Uomo meccanico. Nel 1964 si stabilisce a Roma. Del 1967 è la sua
prima mostra personale: Mattiacci invade la galleria La Tartaruga di Roma con
un tubo snodabile di ferro nichelato, lungo 150 metri, smaltato di "giallo agip",
che ha trasportato per le strade della città insieme ad un corteo di persone. Nel
1968 espone opere realizzate con oggetti d'uso o materiali industriali
manipolati, che provocano insolite esperienze tattili o esaltano visivamente
forza di gravità, peso, magnetismo. L'artista dirà: "Amo esserci fisicamente
nelle cose: poggiarci le mani, analizzarle e comprimerle, attraversarle: perché
esistono. Per questo i materiali che uso sono vari: mi interessa vedere come
reagiscono, come si piegano. Mi piace vedere una materia compressa da un
peso, osservata in trasparenza, assistere a come si muove e varia nell'aria, nel
sole, nella pioggia. Le dune di sabbia formate dal vento, oppure trattenute da
membrane trasparenti; quel che galleggia, si arrotola, si srotola. E le azioni
improvvise e instabili, l'incontro fortuito". Nel 1972 partecipa alla Biennale di
Venezia. Negli anni Ottanta Mattiacci si volge ad opere di ispirazione spaziale,
astronomica, cosmica, con strutture - sculture di forme concise, metalliche. La
sala alla Biennale di Venezia, 1988, consacra la prorompente personalità
dell'artista marchigiano a livello internazionale. Dagli anni Novanta, le
installazioni e le azioni dell’artista occupano spesso spazi aperti (cave, cantieri,
letti di fiume, parchi), quasi una land art italiana.
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Hidetoshi Nagasawa nasce a Tonei, Manciuria, nel 1940. L'artista giapponese
non si limita a creare opere "a tutto tondo", ma esprime al massimo la sua vena
creativa quando fa dialogare la scultura con l'ambiente che la ospita. E'
conosciuto a livello internazionale con il solo cognome che in giapponese
significa "uomo del torrente", meravigliosa coincidenza in quanto tutta la sua
opera si snoda sul filo conduttore di un tema prediletto: "la barca". L'origine di
quest'idea è legata a una dimensione di nomadismo culturale che deriva a sua
volta dall'esperienza vissuta. Due sono infatti i viaggi che lo hanno veramente
segnato: il primo compiuto all'età di cinque anni per fuggire dalla Manciuria in
guerra con la Russia verso il Giappone, un viaggio che si trasforma in un
incubo e un altro viaggio quello compiuto a piedi e in bicicletta dal Giappone
all'Italia all'età di ventisei anni, durò più di un anno, è considerato da lui stesso
l'esperienza fondamentale senza la quale probabilmente non avrebbe fatto
l'artista. Oggi Nagasawa vive e opera a Milano dove insegna scultura in
un'Accademia di Belle Arti privata. Il suo attivismo artistico lo vede impegnato
in numerose esposizioni di importanza internazionale. E' stato invitato a cinque
edizioni della Biennale di Venezia e a Documenta IX nel 1992. Tra le mostre
antologiche più recenti quella allestita al PAC di Milano nel 1988, quella
organizzata dalla Galleria Comunale di Bologna a Villa delle Rose nel 1993,
quella giapponese tenuta a Mito nello stesso anno, la personale alla Fondazione
Mirò a Palma di Maiorca nel '96 e quella allestita all'Ex Cartiera Latina del
Parco Regionale dell'Appia antica a Roma nel 97/98.
Antonio Paradiso è nato a Santeramo, Bari, il 26 Febbraio 1936. Studia
all’Accademia di Brera, con Marino Marini. L’arte di Paradiso, cresciuto in una
grande masseria ed influenzato dalle sue radici, si configurò, nei primi anni di
attività milanese, come pratica di recupero di oggetti afferenti al mondo
contadino. Si trattava di monumentali oggetti in pietra di Trani o di Carparo ai
quali imprimeva il proprio segno. Le grandi sfere congiunte da catene o i
maestosi troni di pietra denotavano una pratica rivolta al passato dell’uomo, alla
sua preistoria e rappresentavano un monito per l’uomo contemporaneo
intrappolato nel vortice del consumo. A partire dal ’69 la ricerca dell’artista si
concretizza in una gamma di proposte attuate con diversi media, dalla scultura,
alla fotografia, al cinema, al teatro, all’happening, alla scrittura. Da quattordici
anni fa viaggi nei deserti del Sahara e nell’Africa tropicale, facendo studi di
Antropologia e Paleantropologia, per integrare l’esperienza scientifica nell’Arte
Antropologica. Ha fatto mostre in Italia e all’estero, tra cui nei musei d’Arte
Moderna di Dortmund, Helsinki, Colonia, Los Angeles, Belgrado, Rimini,
Verona, Ferrara. Vive e lavora a Milano.
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Giuseppe Spagnulo nasce a Grottaglie (Taranto) nel 1936. Formatosi nel
laboratorio di ceramica del padre, iscrittosi alla Scuola d’Arte della sua città
natale, frequenta dal 1952 al 1958 l’Istituto della Ceramica di Faenza. Nel 1959
si trasferisce a Milano dove frequenta l’Accademia di Brera ed è assistente di
Lucio Fontana e Arnaldo Pomodoro; conosce inoltre Piero Manzoni.
Abbandonata la ceramica si dedica al legno per poi passare, nel 1967, nel suo
studio in Brianza, a lavorare col metallo. Del 1968 sono i primi “grandi ferri”,
lavori in metallo da installare nello spazio urbano e creare un legame con la
gente: si tratta di sculture realizzate insieme agli operai nelle acciaierie o nelle
fonderie. Negli anni ‘70 la sua opera diventa più concettuale. Nel 1980, a
Berlino, realizza opere che accostano materiali diversi, dalla terracotta alla
sabbia, dal legno al ferro. Nel 1982 un viaggio nel Mediterraneo lo riavvicina
alla ceramica. Solo alla fine degli anni ’80 riprende il tema dei “ferri spezzati”,
mentre durante gli anni ’90 l’artista cerca invece di conferire alla scultura un
senso inedito, sfidando la gravità della materia mediante la sospensione di
enormi blocchi di ferro. Insignito del Premio Faenza alla carriera e del premio
del Concorso Internazionale d’arredo urbano di Milano, Spagnulo vive e lavora
tra Milano e Stoccarda, dove insegna scultura sin dai primi anni ’90 alla
Accademia delle Belle Arti.
Mauro Staccioli nasce a Volterra nel 1937. Diplomatosi all'Istituto d'Arte della
sua città, dopo un periodo di insegnamento a Cagliari, si trasferisce
definitivamente a Milano dove inizia a concentrarsi sulla scultura urbana. Dalla
Minimal Art americana adotta l'uso delle strutture primarie, ma se ne distacca
per l'adozione di materiali costruttivi tradizionali (cemento e intonaco) e per la
carica di ostilità evidenziata nelle sue opere attraverso cunei e dardi che
aggrediscono l'ambiente. Dagli anni ottanta una vena di precarietà e di
disequilibrio anima la presenza massiccia ma elementare dei suoi lavori. Con la
sua opera Staccioli instaura un dialogo tra l'uomo e l'ambiente, ponendo
problematiche architettoniche ed urbanistiche. Vive e lavora a Milano.
Trotta Antonio nasce a Stio (SA) il 21 dicembre 1937. Si trasferisce
giovanissimo in Argentina a seguito della famiglia, e lì matura la propria
formazione culturale e le prime esperienze artistiche. Espone dal 1961 con il
Grupo SI impegnato in una pittura post-informale. Nel 1968, dopo la
partecipazione alla Biennale di Venezia nel padiglione argentino, decide di
tornare in Italia incoraggiato anche dall’amico Lucio Fontana e inizia a Milano
la collaborazione con lo studio di progettazione Nizzoli. Per buona parte degli
anni ’70 è impegnato su una linea di ricerca concettuale che peraltro si
differenzia dalle coeve esperienze poveriste e minimali per l’alta
Palazzo Arese Jacini – Piazza Arese, 12 – 20031 Cesano Maderno (MI)
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concentrazione di riferimenti filosofici e letterari, che implicano il rapporto con
la storia. Anticipatore della sensibilità post-moderna, Trotta, a partire degli
anni ’80, si muove costantemente all’interno della categoria scultura, rifiutando
la semplice soluzione dell’oggetto e del ready-made per dedicarsi invece alla
scoperta (o riscoperta) del materiale nobile e aureo: marmo, bronzo, mosaici.
Attualmente vive a Pietrasanta.
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