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2009 GENNAIO n. 1
Un aspetto importante
Missione è dono di vita
editoriali
N viei miei
ho spesso par-
lato delle situazioni
del mondo, mettendo
l’accento (come poteva essere diversamente?) sulle situazioni di disagio e di
marginalizzazione
in cui vivono tanti
fratelli e sorelle di
tante nazionalità.
Era - ed è - un dovere di noi missionari farci voce di
chi non ha voce,
per dare un’attenzione preferenziale ai più
poveri. Sono
stati discorsi
carichi di responsabilità, ma anche di speranza e di
futuro, come sempre deve essere
un discorso missionario.
...in ogni momento
All’inizio di quest’anno nuovo, voglio toccare un tema che
spesso crediamo sia conosciuto,
e che quindi diamo per scontato,
ma che io, per primo, rischio di
dimenticare. San Paolo, facendo
eco alla parola di Gesù - “Pregate e vegliate in ogni momento”
- nelle sue lettere ci ricorda il
dovere di pregare “incessantemente, senza stancarci mai”.
Ora, se c’era un uomo che
sentiva il dovere di lavorare per
il vangelo e che per essere fedele alla sua vocazione ha faticato
e sofferto, questi è Paolo. Ma
proprio per questo, egli sentiva
il dovere di pregare e di esortare
alla preghiera. Perchè?
Primo, perché era convinto
che è solo Dio che dà solidità e
durata al lavoro apostolico: “io
ho piantato, Apollo ha irrigato,
ma è Dio che ha fatto crescere”.
Secondo, perché Paolo ama talmente il Signore che vuole essere
in comunione con Gesù Cristo, e
quindi con Dio: “per me vivere
è Cristo”. Sicché la sua instancabile attività sgorga dall’unione
con Dio, dalla preghiera.
Nella nostra debolezza,
la forza del Signore
Ci vuol poco a capire che
l’opera affidata a noi missionari
supera talmente le nostre possibilità che, se vogliamo portarla avanti, abbiamo bisogno
della forza di Dio. Ogni giorno
tocchiamo con mano la nostra
povertà e debolezza. Ed è proprio questa consapevolezza che
ci rende coscienti del bisogno
della preghiera e ci assicura che,
LA STOLTEZZA DELLA CASA DORATA
Come costruire la pace sulla roccia?
p. MARCELLO STORGATO, sx
in Bangaldesh
Q uand’ero
ho letto una “piccola
storia” nell’antologia di uno
scrittore indiano. Diceva pressappoco così.
Un ricco imprenditore scelse il migliore architetto di fama internazionale e lo incaricò di fare il progetto per un
imponente palazzo da rajà,
discutendo con lui tutti i dettagli, perché fosse di assoluta
qualità e bellezza. Poi chiamò
suo figlio e gli affidò l’appalto per la costruzione: “Fa’ un
bel lavoro!” - gli disse il padre,
mostrandogli le carte del meraviglioso progetto.
Il giovane figlio pensò tra sé:
“Che occasione unica, per farmi strada e diventare qualcuno!”. E abusò fino all’inverosimile con subappalti, lavoratori
precari e materiali scadenti,
fuori da ogni buona norma di
sicurezza, pur di guadagnarci...
Finito il lavoro a tempo di record, il figlio andò dal genitore
magnate e, con orgoglio, lo invitò alla sfarzosa cerimonia di
inaugurazione del complesso.
Tagliando il nastro di fronte
ai migliori amici, l’imprenditore disse poche parole: “Sono
orgoglioso di mio figlio. Que-
sto palazzo è la sua eredità da
parte mia”. Tutti applaudirono
e brindarono, rallegrandosi
con il papà per il bel gesto, e
con il giovane per la sua fortuna. Ma il figlio si mordeva le
labbra: era stato imbrogliato; si
era imbrogliato da solo: “Cosa
farci di un’eredità che andrà a
pezzi tra pochi anni?”.
Questa “piccola storia” mi è
tornata in mente, mentre leggero e meditavo il “messaggio”
del Papa per la giornata mondiale della pace, il 1° gennaio
2009, sul tema, “Combattere
la povertà, costruire la pace”.
Al numero 14, Benedetto XVI
lancia questo messaggio:
“Nell’attuale mondo globale
è sempre più evidente che si
costruisce la pace solo se si assicura a tutti la possibilità di una
crescita ragionevole: le distorsioni di sistemi ingiusti, infatti,
prima o poi, presentano il conto a tutti. Solo la stoltezza può
quindi indurre a costruire una
casa dorata, ma con attorno il
deserto o il degrado. La globalizzazione da sola è incapace di
costruire la pace e, in molti casi,
anzi, crea divisioni e conflitti”.
Ho pensato anche alla parabola evangelica di Cristo: quel-
la del saggio che costruisce la
casa sulla roccia e dello stolto
che la costruisce sulla sabbia
(cf Mt 7,24-27). In questi mesi
abbiamo sperimentato i venti,
le piogge, gli uragani della finanza “creativa”, che si sono
abbattuti su tutti, provocando
crolli catastrofici, con conseguenze incalcolabili soprattutto per i poveri del mondo.
E il maltempo non è ancora
passato, perché nessuno dei
grandi pensatori e fautori di
questa finanza speculativa è
stato ritenuto responsabile o
ha pagato di persona, ri-pagando tutti i danni che ha creato..., che nessuno riuscirà mai
a calcolare!
Arrivano notizie ancora più
drammatiche: nel nostro mondo “creativo”, le persone alla fame hanno raggiunto il record del miliardo! Questa volta
non si tratta di semplici speculazioni o quotazioni di borsa.
È purtroppo una triste realtà.
Come non dare ragione al monaco amico Enzo Bianchi? Dobbiamo tornare al sapore faticoso del “pane di ieri” per vivere
il domani con molta più sobrietà e condivisione, e molta me■
no allegra spavalderia.
p. Gabriele Ferrari, sx
se umilmente la riconosciamo,
ci mettiamo nella condizione
di essere accolti da Dio e di ricevere da lui la rivelazione dei
suoi progetti e la sua forza per
realizzarli.
Lo dice Gesù nel vangelo: “Ti
benedico, o Padre, Signore del
cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai
rivelate ai piccoli”. Ce lo mostra
Paolo che, sulla strada di Damasco, riconosce di essere un persecutore e riceve da Gesù Cristo
la rivelazione della sua missione:
“Su, alzati e rimettiti in piedi; ti
sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle
cose che hai visto e di quelle per
cui ti apparirò ancora...”.
L’occupazione più vera
Noi pure, nell’incontro quotidiano con il Signore, siamo resi
sempre più coscienti della nostra
missione e riceviamo la forza per
realizzarla. Pregare è l’occupazione più vera del missionario:
gli permette di sapere quello che
Dio vuole da lui; gli dà le coordinate della sua azione; lo mette
nella condizione di apprendere
la Parola; lo rimette nella sua
posizione di intercessore e di
fratello universale, che fa suoi i
problemi del mondo intero.
Grazie alla preghiera, all’incontro quotidiano con Dio, il
cuore del missionario si dilata e
assume le dimensioni del cuore
di Gesù Cristo, fa sue le urgenze
spirituali e materiali del mondo.
Come Gesù, ogni cristiano - a
foto N. Colasuonno
Ma spesso lo dimentichiamo
Pregare è l’occupazione più vera del
missionario, ma è anche un dovere per
tutti noi, come ci ricorda San Paolo
maggior ragione ogni missionario - sente di essere inviato. Sa
che non può limitarsi a contemplare il Signore, attività che sarà
esclusiva nella vita eterna, ma
deve esserne anche testimone
nel mondo.
Se ha contemplato la compassione del Signore, la rifletterà
nella sua vita; se ha contemplato
il suo dono totale al Padre e ai
fratelli nel sacrificio della Croce
e nell’Eucaristia, lo tradurrà in
gesti d’amore, d’attenzione, di
dono di sé, d’accoglienza e di
cura per gli altri.
Questa è la spiritualità missionaria: la combinazione di preghiera e di azione, di ascolto e di
obbediente esecuzione della Parola. È un cammino attraverso il
quale lo Spirito ci conduce a cercare Dio e ci riporta in mezzo ai
nostri fratelli.
■
Missione è dono di vita - Il vangelo di Cristo è annuncio di vita piena. Il missionario si prepara ad annunciare la Parola di vita donando
la propria vita a Cristo, seguendo il
suo esempio sulla croce e nella santa Eucaristia.
2009 gennaio n.
ANNO 62°
1
2
Amazzonia: non solo pistoleros
3
Otto nuovi sacerdoti saveriani
4/5
Stiamo in campana!
6
Nella chiesa dei congolesi
Paolo, annunciatore del vangelo
Uno stile di vita coerente
Da sei nazioni, per tutto il mondo
Non dimentichiamo lebbrosi e suore rapite
2009 GENNAIO
m is s ion e e spirito
L’icona della missione
Annunciatore del vangelo
Un carisma, e forse molto di più
p. FABRIZIO TOSOLINI, sx
ome possiamo caratterizzare san Paolo, per comprenderlo in modo adeguato, sia
nel contesto della chiesa delle
origini, sia nella chiesa del nostro tempo?
Una risposta semplice e sufficientemente chiara è questa: Paolo è un grande carismatico. In lui
infatti, la potenza delle esperienze vissute - meditate e il coraggio
di scelte innovative aprono nuovi
mondi al pensiero, nuove vie alla
vita. Paolo è, per così dire, “vissuto” da quanto egli ha scoperto di
Cristo, e sa trasfondere nelle chiese delle origini i doni ricevuti.
Per questo suo modo speciale
di esistere, Paolo si crea amici e
nemici. La sua figura è controversa, ha molti avversari. Si riconosce a Luca (autore degli Atti)
il merito di aver offerto di Paolo
un’interpretazione che lo ha reso
accetto alle chiese a lui contemporanee, così che il suo carisma
e la sua dottrina sono passati nel
patrimonio della Tradizione.
“Qual è il suo carisma?”, ci
chiediamo ancora. Quale la sua
scoperta? Quale il suo modo
speciale di conoscere e capire il
mistero di Cristo?
Sia chiaro, il dono che Paolo
riceve è ricchissimo. Ad esempio, se apriamo il libro degli At-
dipinto di Aligi Sassu, 1912 - Thiesi (SS)
C
ti, scopriamo che solo Paolo dichiara Gesù “Figlio di Dio”, appena dopo la sua conversione (At
9,20). Forse è lui il primo tra i
seguaci di Gesù a riconoscere
questa realtà, già rivelata da Gesù stesso. Nel Figlio e nella sua
missione, Dio rivela il suo amore
misericordioso a tutta l’umanità.
Paolo ha inoltre una comprensione speciale del mistero della
risurrezione. Incontrando Gesù
sulla via di Damasco, egli capisce non solo che Gesù è vivo, ma
che, nel tempo che sta tra la prima risurrezione e la risurrezione finale, è Lui che opera, è Lui
il Signore che guida gli eventi.
Non c’è un tempo “dopo Cristo”; c’è “l’anno del Signore”.
Non solo, ma il rapporto che
si instaura tra Gesù e i credenti
CARISMA è MISSIONE
RI-PARTIRE DA CRISTO
p. ALFIERO CERESOLI, sx
R
2
ipartire da Cristo! È una delle eredità più preziose che ci
ha lasciato Giovanni Paolo II. Per addentrarci verso acque
sempre più profonde e gettare di nuovo le reti con fiducia nella
parola del Maestro (Lc 5,4), è necessario ripartire da Cristo.
Incontrare Gesù e ripartire da Lui per la missione è divenuta una
linea fondamentale della programmazione pastorale in America
latina, un tema portante del documento di Aparecida. Questo i
vescovi propongono alle loro chiese: “Confermare, rinnovare e
dar nuova vita alla novità del vangelo, che pure ha già radici nella
nostra storia, a partire da un incontro personale e comunitario
con Cristo che risvegli discepoli e missionari”. E aggiunge un bel
testo di Benedetto XVI: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una
decisione etica o una grande idea, ma l’incontro con una Persona,
che dà alla vita un nuovo orizzonte e la direzione decisiva”.
Non è novità. È l’esperienza fondante la vita e l’attività di ogni
missionario, dei grandi missionari. Il missionario Guido Conforti
ha iniziato il suo lungo cammino spirituale, che lo ha portato a
dare tutto se stesso per la missione e a fondare un istituto missionario, dall’incontro con Cristo che - a suo dire - “gli ha dato la
vocazione”.
Forse inconsciamente stava trasmettendo la sua esperienza spirituale, il suo partire e ri-partire continuamente da Cristo, quando
esortava i suoi missionaria a “tenere Cristo dinanzi agli occhi della
nostra mente, ed egli ci accompagnerà ovunque, nella preghiera,
all’altare, allo studio, nelle opere molteplici del ministero apostolico, nei contatti frequenti con il prossimo, nel momento dello
sconforto, del dolore e della tentazione” (Conforti, Testamento).
Ricordiamo un altro grande missionario: Paolo di Tarso. Il calendario del 2009 che avete ricevuto a novembre, in questo primo
mese dell’anno ci ricorda proprio questo incontro: Paolo incontra
Cristo e la sua chiesa; quel Cristo e quella chiesa (la voce li identifica) che Saulo perseguitava a morte. Una gran luce: “caddi per terra
e sentii una voce”. È la voce di Colui che lo ha scelto fin dal seno
materno, lo chiama e gli rivela il Figlio, affinché lo annunci in mezzo ai pagani. Incontro fondante e definitivo: “Quello che poteva
essere per me un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo
di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù mio Signore” (Fil 3,7-8).
Con gennaio, ci mettiamo in cammino per vivere un altro anno,
dono del Signore: ri-partiamo da Cristo! Sarà un anno felice con
Lui, “il Signore”. Lo auguro a tutti di gran cuore. Buon cammino
per altri dodici mesi.
■
non è frutto della capacità umana, anzi: la fede in Lui, ogni atto di amore a Lui è frutto del suo
Spirito. Il rapporto tra Gesù e gli
uomini è un evento divino, suscitato dallo Spirito. Per questo
ha la potenza di vincere in noi la
forza del peccato e di santificarci, guidandoci a una vita vissuta
in fede, speranza, carità.
Tutti questi doni davvero grandi, e altri ancora, in Paolo hanno
un fine specifico, come lui stes-
so dice: “Dio si compiacque di
rivelare in me suo Figlio perché
lo annunciassi ai pagani” (Gal
1,16). Sono doni che sostengono
il suo carisma principale: il dono
di annunciare il vangelo a tutti.
Infatti noi conosciamo Paolo come “l’apostolo delle genti”, colui che ha aperto a tutti i popoli
la via del vangelo.
senta in tutti i tempi e apre le porte di ogni cuore all’evento della
risurrezione. Quasi che la risurrezione di Cristo, evento ultimo,
fine dei tempi e allo stesso tempo evento di un tempo, di duemila anni fa, abbia bisogno della
parola degli evangelizzatori per
comunicarsi a tutti i tempi, per
estendere i suoi effetti salvifici.
Tanti doni, solo per questo?
Solo perché nella chiesa venisse
evidenziato un aspetto della vita cristiana, per quanto grande,
e basta? Non si tratta solo di un
aspetto della vita della chiesa,
ma di qualcosa che la qualifica
nella sua stessa essenza, nel suo
significato rispetto a Gesù e rispetto alla storia dell’umanità.
Paolo comprende la potenza
della parola dell’annuncio: “Il
vangelo è potenza di Dio” (Rm
1,16); “la fede dipende dalla predicazione e la predicazione a sua
volta si attua per la parola di Cristo” (Rm 10,17); “È stato Dio a
riconciliare a sé il mondo in Cristo..., affidando a noi la parola della riconciliazione” (2 Cor
5,19). Paolo ne vede l’importanza nel quadro del disegno divino.
La parola dell’annuncio ri-pre-
Ecco quanto scopre Paolo:
che la chiesa è, nei secoli, la parola della risurrezione, l’evento
della risurrezione in formato parola. Parola che poi si estende e
viene a includere tutta l’esistenza
della chiesa. La chiesa è comunicazione della risurrezione a tutti i
tempi, a tutti i cuori. La chiesa è
presenza della risurrezione a tutta
la storia, presenza di tutta la storia al mistero della risurrezione.
Cogliere questo non è semplicemente ricevere un dono tra tanti. È percepire il senso fondamentale della chiesa. Per questo il carisma di Paolo, se da una parte è
e rimane un carisma, d’altra parte ci illumina su una dimensione
fondamentale del nostro essere
cristiani; ci aiuta a dare alla nostra vita il senso più alto: divenire parola della risurrezione. ■
La missione CHIAMA
Nella chiesa dei congolesi
P
p. siLVIO TURAZZI, sx
enso alla gente del Kivu, “guerra paravento per coprire il dosi nelle altre capitali implicain Congo, e alle vittime saccheggio delle ricchezze mi- te nella guerra.
“La speranza dei poveri innocenti di tanti popoli che og- nerarie del paese”. Ringrazio il
gi portano l’umiliazione della fa- Signore perché con il dono del- scrive p. Querzani da Bukavu me e il peso della guerra. Pen- la fede ci libera dalla tentazione ha una forza di germinazione diso al cammino della famiglia di di evadere dalla realtà drammati- vina. Rinasce sempre, nonostanNazareth, povera e perseguitata. ca, e allo stesso tempo ci aiuta a te i drammi ripetuti dell’umanità,
È il segno di milioni di persone scoprire anche le forze del Bene e finirà per prevalere”. In questa
costrette a fuggire dai loro vil- presenti nel cammino dell’uma- luce risplende il Crocifisso-Rilaggi, vittime di tante violenze, a nità. Forze umili e forti che sgor- sorto; l’uomo di Nazareth fratello di ogni uomo. In Lui si maerrare nella foresta o a rifugiarsi gano dal cuore stesso della vita.
in campi profughi senza adeguaVedo le porte di povere fami- nifesta il cuore stesso della vita:
ta assistenza.
glie che si aprono davanti agli Dio-amore. Una presenza conNella chiesa dei congolesi a sfollati e il pugno di fagioli o di creta diffusa, spesso nascosta.
E mentre penso agli sfollaRoma, durante la settimana per manioca condiviso con chi non
la pace nel Kivu, l’ho sentito in ha nulla. Donne e uomini che ti che continuano a vagare, rimodo particolare. Insieme, sia- anche nella pioggia e nella not- torna l’immagine di una grande
mo scesi nel fondo del dolore che te preparano il domani e orga- Ostia in cui il sangue di Cristo
stanno vivendo la gente e le no- nizzano la sopravvivenza (ten- si confonde con il dolore di tanti
stre comunità. La loro sofferen- tano). Ricordo il gruppo delle fratelli e sorelle. Un sangue che
za è sconvolgente: violenze, stu- donne che sono andate a Kiga- c’invita a vivere tutta la solidapri, panico, fame; tante famiglie li (Rwanda) per chiedere al pre- rietà possibile: preghiera, ascolsenza riparo e protezione. Nel si- sidente di ritirare le sue truppe to, contatti, proposte. Sono traclenzio, davanti alle immagini de- dalla regione e continuano la lo- ce di vita che nascono dal legagli sfollati, agli sguardi profon- ro diplomazia popolare recan- me profondo dell’essere membri dell’unica famidi dei bambini, ai loro
glia umana, opera di
appelli, abbiamo sentito
Dio, Padre di tutti gli
la loro presenza e la foruomini.
za potente del Male che
I missionari di ogsembra frantumare il dogi, come i magi di alno bello della vita.
lora, continuano a
Forse nell’abisso delraccontarlo al mondo.
la violenza, appare più
Hanno lasciato i loro
evidente la ricchezza del
poveri beni e in camdono negato della vita: il
bio hanno ricevuto il
corpo, le relazioni, il catesoro umile e grande
lore di una mano, l’aria e
il cielo, il campo e i do- Società civile e missionari per la pace; nella foto Edda Colla, Lisa della fede che sa conni semplici di ogni gior- Clark, Silvio Turazzi e Massimo Toschi con un congolese di Goma templare e operare,
cercando verità e mino. “Perdonaci Signore INTENZIONE MISSIONARIA
sericordia.
Da
poco, uno di loro
pregano a Goma - perché abbiamo
E PREGHIERA DEL MESE
ci ha lasciato. Scrivono da Uvira:
permesso che le acque torbide del
Le chiese si impegnino a
“Grazie p. Aldo Vagni, per aver
Male attraversino le nostre città, le
camminare verso l’unità, per
consumato la tua vita nella nonostre campagne, i nostri cuori”.
offrire una testimonianza più
stra terra del Congo. Siamo cerC’è ancora chi ignora il vecredibile del vangelo.
ti che godi la pace del paradiso e
ro motivo della guerra, causa
La famiglia sia sempre più
intercedi per la pace della nostra
di tanta sofferenza, che i vescoluogo di formazione alla caterra”. Chi avrà il dono di prenvi congolesi hanno denunciato
rità, di crescita personale e di
dere il suo posto?
come “genocidio silenzioso” e
■
trasmissione della fede.
Conforti: ”Tieni Cristo
davanti agli occhi della
mente”.
2009 GENNAIO
V ITA SAV ERIANA
Amazzonia: non solo “pistoleros”
Saveriani impegnati per la pace e lo sviluppo
C
ari amici, scrivo dall’Amazzonia, la vastissima regione a nord del Brasile. Sono in
visita ai confratelli saveriani che
vivono e lavorano in quest’area
da oltre cinquant’anni. Sono
quarantaquattro in tutto, e lavorano in quattro diocesi. Alcuni
sono impegnati nelle comunità
parrocchiali; altri nella pastorale con gli indio kayapò; altri ancora nella pastorale sociale; altri
si dedicano alla formazione dei
giovani brasiliani che desiderano diventare missionari.
È un insieme bello e vario. Per
quanto riguarda l’età, c’è anche
un novantenne, arzillo e sempre al lavoro! Per la provenienza, sono italiani, messicani, brasiliani, indonesiani e anche uno
spagnolo. I servizi che essi offrono al popolo brasiliano e alle chiese locali sono molteplici
e qualificati.
Sono al termine della lunga
visita; torno in Italia il 31 dicembre. Ho festeggiato il santo Natale in Amazzonia e il pensiero è andato anche a voi tutti.
Per questo ho voluto raccontarvi
qualcosa di questa mia esperienza. Ho potuto visitare zone molto diverse, con tante problematiche, a volte molto profonde.
Quattro rivoluzioni
L’Amazzonia vive ora la
“quarta rivoluzione” in trent’anni. Dopo la deforestazione, a
causa della quale ora per centinaia di chilometri non si vede
che qualche albero della foresta,
unica al mondo, che lussureggiava in quest’area, è arrivata
la produzione in vasta scala del
caucciù. Poi si è passati all’allevamento dei bovini sui prati
che hanno preso il posto della
foresta e i fazenderos che si sono installati in immense fazendas, con milioni di capi bovini
al pascolo ovunque. Attualmente è in atto la rivoluzione dello
sfruttamento del suolo, ricco di
fosfato, di minerali e soprattutto di nichel.
Ho visto una grande fabbrica che lavora il nichel. Attorno
ad essa gravitano 5mila nuove
famiglie, venute qui da tutto il
Brasile. Così i piccoli borghi sono diventati delle città, con tutto quello che comporta l’aggiungersi di popolazioni spesso tanto diverse.
L’urbanizzazione ha provocato dei mutamenti sociali che
diventano spesso conflitti: tra i
piccoli nuovi proprietari e gli indio, che da millenni hanno abitato queste terre, un tempo ricche
di alberi, selvaggina e pesce; tra
i piccoli e i grandi fazenderos,
voraci e senza scrupoli; e recentemente, tra costoro e le grandi
compagnie minerarie, che stanno estraendo dal suolo una grande varietà di minerali.
p. CARLO GIROLA, sx
rando con l’attività della Funai,
l’organismo brasiliano per i popoli indigeni. Ho costatato la
giusta preoccupazione di quelli che lavorano nelle parrocchie,
così estese e popolate: qui la violenza è un fatto quotidiano, con i
pistoleros a fare “giustizia” nelle
città attorno alle fazendas, e ogni
sorta di banditismo nelle periferie di Belém, la capitale della regione del Pará.
I giornali e le televisioni dedicano grandi spazi nel descrivere,
con dettagli raccapriccianti, tutti questi atti di violenza. Mentre
ero a Ourilândia, una famiglia
intera, compresi i giovani figli,
è stata uccisa; un’altra è rimasta
nelle mani dei sequestratori per
molte settimane…
Ho visto il lavoro dei saveriani con i giovani e con gli operai
delle grandi imprese minerarie.
Ho ammirato coloro che si dedicano all’educazione della gioventù e quelli che compiono tanti piccoli gesti di carità verso le
IL “mAestro” p. rigodanza
La dedizione dei missionari
Ho visto il lavoro dei saveriani tra i kayapò, tornati ora nei
villaggi (aldeias) delle loro terre d’origine. I missionari accompagnano questo ritorno, collabo-
innumerevoli famiglie povere.
Il Signore porti la pace
Mentre raggiungevo le varie
missioni, viaggiando per quasi
2.000 chilometri in corriera e attraversando le città e i fiumi, ho
pensato al Natale: a questo Bambino che si è fatto uomo come
noi, tra noi, per noi. L’ho rivisto
vivere in tutto questo mondo di
situazioni drammatiche e di per-
sone povere.
Ho voluto dirvi qualcosa, ben
sapendo che un riassunto dice
troppo poco delle tante emozioni che ho vissuto. Ma dalla vasta
Amazzonia la mia preghiera, insieme alla vostra, si allarga ancora di più. Il Signore porti pace
su questa nostra terra: in Congo,
in Afghanistan, in Iraq, in India,
in Colombia, in Brasile... e nei
■
nostri cuori.
gente, che lo hanno avuto come maestro e guida.
■
IL “GENEROSO” P. VAGNI
LAICATO SAVERIANO
Uno stile di vita coerente
GIUSEPPE DE ANGELIS
I vangeli ci raccontano in modo chiaro lo stile di Gesù e
quello che Lui richiede ai suoi discepoli. Sull’argomento ci
sarebbe poco da inventare, se non che la parte più impegnativa per noi è come attualizzare l’insegnamento di Gesù e seguire il suo esempio con scelte semplici e quotidiane
nella nostra vita.
Uno stile di vita non si acquisisce con episodi sporadici,
magari eclatanti, ma è il risultato di un continuo sforzo di
cambiamento, di un costante lavoro di educazione personale. È un impegno che riguarda tutti: uomo o donna, giovane o anziano, laico o consacrato, ricco o povero. Ognuno di
noi è chiamato a grandi e piccole scelte nella vita ordinaria,
che possano diventare uno stile di vita concreto e visibile, sul
modello del vangelo.
Se è vero che l’uomo e la donna valgono per quello che
sono e non per quello che hanno, che ce ne facciamo di tutta quella mercanzia che la pubblicità e la moda ci presentano come “indispensabile”? Senza essere fuori dal mondo, si
può vivere benissimo, ad esempio, con un solo vecchio telefonino, con una macchina economica che consuma poco, con
un televisore piccolo e a pochi canali, ma soprattutto senza
desiderare niente di più di ciò che serve per vivere dignitosamente, in modo semplice e sobrio.
Non si tratta di limitare le spese solo perché lo stipendio
del lavoro (se c’è) o la magra pensione non ci permettono
il lusso. Si tratta di contenere le spese perché tutti possano
avere il necessario. Si tratta di indirizzare le spese in modo
etico, per non sostenere chi specula e si arricchisce sulla pelle dei più deboli.
E nemmeno si tratta di fare tante “attività” benefiche o
donazioni ai tanti telethon, quasi a voler quietare la nostra
coscienza per l’ingiustizia che affligge la famiglia umana. Si
tratta, invece, di esprimere tutto ciò proprio in uno stile di
vita che si rifletta in rapporti interpersonali di qualità elevata, fondati sull’amore gratuito, il rispetto, la disponibilità
all’incontro, l’accoglienza, l’aiuto reciproco.
In fondo che cos’è lo stile di vita, se non lo stile dei nostri
rapporti? Infatti, “chi non ama il proprio fratello che vede,
non può amare Dio che non vede” (1Gv 4,20).
La processione della Madonna di Nazaret, patrona della regione del Parà; la folla
riempie la chiesa e le strade di Belém lungo il percorso della statua
A Mazatlan, in Messico, dove
lavorava da quasi trent’anni, il
24 novembre scorso è morto p.
Arnaldo Rigodanza, saveriano
vicentino di Creazzo, stroncato
da emorragia a 76 anni.
Entrato da ragazzo nella
scuola apostolica di Vicenza, era diventato saveriano a
17 anni ed era sacerdote dal
1957. Da studente aveva svolto il ruolo di “Gianni” nel film
“Il grande alveare”, la famosa
pellicola realizzata dai saveriani nel 1950.
Dal 1957 al 1979 p. Arnaldo
era rimasto in Italia, per insegnare Lettere agli studenti
saveriani di ginnasio e liceo a
Zelarino (Venezia), Desio (Milano) e Tavernerio (Como), e come responsabile della parrocchia del Sacro Cuore a Parma.
Partito per il Messico, aveva
continuato a dedicarsi all’insegnamento e alla formazione
della gioventù, specialmente
nel prestigioso Istituto Cultural
de Occidente, a Mazatlan.
La salma è stata sepolta a S.
Giovanni Lupatoto (VR), dopo
la Messa di suffragio. La sua
carica umana e la sua maestria
oratoria sono tuttora ricordati
dai numerosi studenti e dalla
Dall’ospedale di Borgotaro
(PR), dove si trovava per riabilitazione cardiaca, il Signore ha
chiamato a sé p. Aldo Vagni,
il 14 dicembre scorso; 77 anni
di vita tutta dedicata alla missione. È stato sepolto nella sua
parrocchia di origine a Piticchio
di Arcevia (AN), dopo la Messa
di suffragio nel santuario Beato Conforti a Parma. Allievo
del seminario di Senigallia, era
entrato tra i saveriani dopo il
liceo, nel 1952.
Per quarant’anni (dal 1958
al 1997) aveva lavorato sempre nelle missioni saveriane del
Kivu, in Congo, con generosità
instancabile e senza risparmiarsi, a servizio dei confratelli missionari e soprattutto a servizio
dei profughi e delle numerose
vittime della lunga guerra congolese. Nel 1997 aveva dovuto arrendersi, per problemi al
cuore, e tornare in Italia. Da allora era vissuto nella comunità
saveriana di Ancona.
Apprezzata guida dei gruppi di spiritualità, era sempre in
movimento, a meno che il cuore non lo costringesse a... fermarsi. Si era preparato all’incontro con il Signore risorto e
sapeva trasmettere serenità e
speranza a tutti coloro che lo
accostavano.
■
DIECI NUOVI SERVITORI
Nel mese di dicembre, nelle
quattro teologie continentali in
Africa (Yaoundé), America (Città del Messico), Asia (Manila)
ed Europa (Parma), dieci giovani saveriani hanno pronunciato
il loro “sì” definitivo alla vita
missionaria nella famiglia religiosa del beato Conforti. Subito
dopo hanno ricevuto l’ordine
del diaconato, impegnandosi a
servire l’umanità con l’annuncio del vangelo di Cristo.
Provengono da sei nazioni:
Alfonsus, Fransiskus, Vicidus sono indonesiani; Denis e Simone
sono italiani; Felix e Justin sono
congolesi; Agustin, Reinaldo e
Richard sono rispettivamente
di Messico, Brasile e Camerun.
Tra qualche mese nel 2009, i
dieci saranno ordinati sacerdoti
e inviati in varie parti del mondo. Li accompagniamo con la
nostra preghiera.
■
3
Tre dei dieci saveriani che sono diventati diaconi,
da sinistra: Alfonsus, Denis e Reinaldo
2009 GENNAIO
OFFRONO SE STESSI PER LA MISSIONE NEL MONDO
AMERICA LATINA
DUE MESSICANI E UN BRASILIANO IN MISSIONE
“Vogliamo solo la tua felicità”
p. SANTOS H. HERNANDEZ, sx
S
ono il primo di sei fratelli, in una famiglia nàhuatl, un antico popolo del Messico. Sono entrato tra i saveriani a 22
anni. Li ho conosciuti fin da piccolo nel mio villaggio che fa parte della grande parrocchia di Santa Cruz, affidata ai saveriani.
Nei mesi di luglio e agosto ero solito andare fino a Città del
Messico per lavorare e pagare i miei studi. Terminato il liceo,
insieme alla mia fidanzata, decisi di andarvi a lavorare. Dopo
alcuni anni, avevamo iniziato a fare i progetti per il matrimonio. Ma l’invito di un saveriano a diventare missionario non
mi lasciava in pace…
La mia ragazza non voleva accettare il mio nuovo progetto
di vita e mi ha mandato... a quel paese. Inoltre, la mia scelta
aveva sconvolto i piani dei miei genitori, essendo io il maggiore della casa. Ma quando sono partito, mi hanno detto: “Figlio, anche se non siamo d’accordo, sappi che in questa casa che oggi lasci la porta sarà sempre aperta per il tuo ritorno,
perché noi vogliamo solo la tua felicità”.
Allora non sapevo quanto lungo sarebbe stato il cammino
per arrivare alla meta. Sono stato ordinato sacerdote il 23 agosto 2008, con p. René. Ci son voluti 12 anni, ma il Signore è
sempre stato al mio fianco, e lo ringrazio davvero!
■
René Casillas, a sinistra, con Santos Hernandez,
saveriani messicani, ora missionari in Brasile
Missionario per annunciare la pace
p. RENé CASILLAS, sx
T
erminati gli studi al liceo, sono entrato in noviziato a
Salamanca, in Messico e sono diventato saveriano nel
1999, quando avevo 21 anni. Dopo gli studi di filosofia, sono
stato mandato a Parma per frequentare i corsi di teologia. Sono tornato in Messico per essere ordinato sacerdote il 23 agosto 2008 ad Arandas, insieme a p. Santos.
Essere sacerdote missionario significa donare la vita di Dio
ASIA
Il regalo più bello alla mamma
p. WAGNER R. PEREIRA, sx
D
ono brasiliano, secondo di cinque fratelli, e ho 31 anni. La mia vita
si è svolta con tante difficoltà, ma nonostante tutto è stata
una vita felice, con una famiglia che mi ha sempre voluto bene. Avevo 3 anni quando mia madre, lasciata sola, è
tornata in campagna dai nonni, con i quali sono cresciuto. Una notte la casa si è incendiata, mentre io dormivo;
mi hanno salvato che ero già
tutto ustionato. Quando penso all’infanzia, ricordo quel
fuoco che mi faceva tanta paura.
Per frequentare la scuola sono tornato in città dalla mamma,
che viveva con il secondo marito.
DALL’ INDONESIA ALLA SIERRA LEONE
Abituato a vivere con tutti
p. MARSELINUS RANTETARUK, sx
Sono nato nel 1976 in un villaggio del sud Celebes, in Indonesia, quarto di otto figli, tra cui un fratello sacerdote
diocesano. La mia famiglia è stata il primo seminario, dove
è nata la mia vocazione. Sono entrato in seminario a 16 anni. Lì ho incontrato il primo saveriano, p. Silvano Laurenzi,
che era venuto a parlarci della vocazione missionaria.
Leggendo le riviste dei saveriani, sono venuto a conoscere
il loro lavoro in Africa e Asia. Così ho deciso di unirmi a loro
quando avevo vent’anni e sono diventato saveriano a giugno del 1998. Nell’estate del 2003 sono stato mandato nella
nostra comunità internazionale a Manila, per frequentare i
corsi di teologia. Sono stato ordinato sacerdote il 27 luglio
2008, dal vescovo di Makassar, in Indonesia. Il 13 agosto sono partito per la Sierra Leone, in Africa occidentale.
Sono sacerdote missionario e questa è una grande sfida per me. Ne sono felice, perché ho l’opportunità di dedicarmi al compito più fondamentale che il Signore ci ha affidato: annunciare la Buona Novella a tutto il mondo. La missione alle genti oggi è ancora più urgente, perché non si riferisce più solo alle nazioni lontane, ma deve svolgersi
dovunque. In Indonesia, la mia famiglia è cattolica, ma sono cresciuto in un ambiente a
maggioranza islamica e ho conosciuto i cristiani protestanti. Già da bambino, ho imparato a vivere accanto a persone con altre fedi e comportamenti.
In Sierra Leone sto ora studiando la lingua, conoscendo la gente e osservando come i
saveriani svolgono la missione in questa povera nazione africana. Sono felice di essere
qui e desidero contribuire con tutto me stesso. Di una cosa sono convinto: non è il luogo a determinare il mio impegno missionario, ma è il battesimo, che mi ha reso cristiano, e sono i voti religiosi come saveriano. Perciò, come sacerdote missionario, desidero
dedicarmi alla missione affidata alla famiglia saveriana, di cui faccio parte.
4
a cura di p. MARCELLO STORGATO, sx
a vari anni si era interrotta la bella tradizione di presentare i nuovi sacerdoti saveriani, che ogni anno ricevono
il dono del sacerdozio per la missione tra le genti. Vogliamo riprenderla, perché i giovani sono il futuro della
missione; e anche perché i loro nomi e i loro volti manifestano come la famiglia saveriana si sta evolvendo e internazionalizzando, insieme a tutta la chiesa e alla sua missione nel mondo di oggi.
Nel 2008, infatti, gli otto giovani saveriani che lo Spirito Santo ha consacrato sacerdoti per lavorare nella “vigna del
Signore”, provengono da sei nazionalità diverse, in tre continenti: p. Santos e p. René sono messicani; p. Wagner è brasiliano; p. André e p. Bertrand sono camerunesi; p. Fabien è congolese; p. Marselinus è indonesiano; p. Luca è italiano.
Sono otto storie diverse, ognuna con le sue vicende e caratteristiche uniche, come le storie di vita di ciascuno di noi,
di ciascuna persona che viene al mondo. Ma ci sono alcune linee comuni che uniscono queste otto storie, come in un
pentagramma: nessuno fa la scelta di rispondere alla vocazione missionaria da solo, ma vi trascina dentro la famiglia,
la comunità cristiana, la società e la cultura; c’è sempre l’incontro con i missionari che chiamano i più giovani, a nome
di Dio e dell’umanità, perché diventano anch’essi annunciatori del vangelo; c’è soprattutto la Parola di Dio che ispira e
forma questi giovani a lasciare tutto e a dedicarsi interamente alla missione.
Questi otto sacerdoti saveriani sono già sul luogo di lavoro, dove la Provvidenza li ha assegnati. Si stanno preparando
a conoscere il nuovo popolo di adozione. Come otto note musicali, da diverse parti del mondo, si stanno sintonizzando
■
con il “Direttore d’orchestra”, per aggiungersi alla meravigliosa sinfonia missionaria.
S
Una grande donna, con una fede incredibile
A 13 anni, è venuto a mancare il nonno, una persona fondamentale nella mia vita, e sono tornato dalla mamma in città.
Studiavo e lavoravo un po’ per aiutare nelle spese di famiglia.
Il marito di mia madre si ubriacava e ci umiliava, come aveva
fatto anche il papà. Questa situazione mi faceva stare male e a
15 anni andai ad abitare con un’altra famiglia in città.
Ma la mamma mi ha insegnato tante cose belle. Una di queste, è stata la fede e la speranza che lei ha sempre avuto. Ha
sempre lottato per vincere le difficoltà della vita; ha sofferto la
fame per dare da mangiare ai figli. Non ci ha mai abbandonati
e ha sempre cercato di darci una buona educazione.
Pur avendo una certa età, si era rimessa a studiare per fare l’università, e oggi è una grande donna, con una fede incredibile, che ha cercato di trasmettere a noi figli. Questo ho
imparato da lei: non fermarmi mai davanti alle difficoltà della vita, ma sperare sempre nel Buon
Dio. Ci ha insegnato tante preghiere,
ci ha sempre mandato al catechismo e
a Messa. Così ho partecipato al gruppo
giovanile e agli incontri pastorali.
Amo la missione, Dio sarà con me
Un giorno andai a trovare p. Valeriano Ruaro a Londrina, dove i saveriani hanno un seminario. Sono rimasto
colpito del clima familiare e missionario che si respirava in quella comunità e chiesi di fare un cammino di discernimento. Avevo 20 anni. Ho fatto
una bella esperienza spirituale e umana, con il desiderio di donare tutta la
mia vita per il regno di Dio.
Così ho studiato filosofia e ho fatto
il noviziato diventando saveriano nel
2002. Poi sono stato mandato a Parma
per studiare teologia. Dopo un anno di
esperienza pastorale a Desio come diacono, sono stato ordinato sacerdote il
30 agosto 2008 nella mia parrocchia in
Brasile. La mia ordinazione sacerdotale è il regalo più bello alla mamma:
lei è molto contenta di questo dono di
Dio, e anch’io provo grande gioia.
Sarò missionario in Congo. Non so
cosa mi aspetta, ma so che amo questa missione, e sono sicuro che Dio sarà con me e mi aiuterà sempre a fare la
sua volontà.
■
foto archivio MS
ITALIA
un desideriO pieno e gioioso
Da Rimini a Bujumbura, via Yaoundé
p. LUCA TORSANI, sx
S
ono romagnolo di Rimini, primogenito di tre fratelli.
Quando sono entrato tra i saveriani a Desio, avevo già 26
anni. I miei genitori hanno reagito bene: sono stati un bell’esempio e non hanno mai opposto resistenze, affermando: “Sono cose che appartengono alla libertà di un figlio”. La mia ordinazione sacerdotale è avvenuta il 6 settembre a Rimini, per mano di
mons. Lambiasi. Potete immaginare la commozione e contentezza dei genitori, anche perché... un altro figlio si è “sistemato”! Davide, il secondogenito, è sposato da quattro anni.
Scrivere qualcosa sulla strada percorsa nella vita è un’occasione per riflettere sui doni ricevuti dal Signore e in modo
particolare sulla sua chiamata. Sento veramente di dover ringraziare il Signore per la vocazione alla vita missionaria nella famiglia saveriana.
AFRICA
CONGO E CAMERUN: AFRICA MISSIONARIA
OTTO GIOVANI SAVERIANI DI SEI NAZIONALITà
agli altri e allo stesso tempo donare me stesso a servizio del regno
di Dio, annunciando e testimoniando la misericordia e la pace.
Sono sicuro che la vocazione missionaria ci trasforma in
profeti di pace vera. Il nostro mondo ha bisogno urgente di uomini e donne che annuncino la pace, che siano profeti di pace.
È fondamentale che le persone mettano la loro vita al servizio
di questi sogni e ideali, seguendo l’esempio di Cristo.
Ora sono già in Amazonia: sto conoscendo nuovi confratelli,
la nuova missione, la mia nuova patria. Spero di seguire fedelmente questi miei ideali in mezzo al popolo brasiliano: un popolo giovane e ricco di generosità, di fede e di festa, ma anche
con tante contraddizioni.
■
2009 GENNAIO
più veloce che avrebbero potuto cambiare il mondo.
Pensieri come questi mi ronzavano in testa, e credo che il
Signore fosse all’opera in questo mio interrogarmi. Poi, dopo
altre tappe su cui adesso non mi soffermo, ho potuto riconoscere la chiamata al sacerdozio e alla missione. Poco a poco
mi sono accorto che anch’io avevo una “vocazione”. È stato
bello scoprire che il Signore aveva un progetto su di me, ed è
ancora più bello sapere che ce l’ha su ciascuno di noi. “Lassù
qualcuno ci pensa...”: è una consapevolezza che apre gli orizzonti; non ci si senti più soli.
La certezza di una scelta giusta
Sono passato progressivamente dalla domanda, “cosa posso
fare per realizzarmi?”, a un’altra domanda: “cosa ha pensato
il Signore per me, per il mio bene?”. E infine mi sono chiesto:
“cosa posso fare io per il Signore e per gli altri?”.
Vorrei raccontare il ricordo di un’esperienza fatta nel 1999.
In quei giorni partecipavo a una serie di celebrazioni in memoria di santa Teresa di Gesù Bambino. Ho sentito dentro di me
un forte desiderio per questa vita. Era un desiderio speciale,
un desiderio pieno e gioioso, e avevo l’impressione che questa
gioia non sarebbe più scomparsa. Sentivo una grande pace ed
ero sicuro che sarebbe stata la scelta giusta. Strana certezza, viIl progetto del Signore per ciascuno di noi
sta la radicalità della scelta che stavo per prendere!
Sono entrato in questa famiglia religiosa dopo essermi lauSono entrato nella famiglia saveriana il 14 settembre di
reato in ingegneria meccanica e ricordo l’inquietudine che
quell’anno, festa dell’esaltazione della santa Croce. Dopo gli
sentivo negli anni dell’università. Mi aveva scosso la lettura
studi filosofici a Desio e il noviziadel libro di Qoelet, quello che dito ad Ancona, sono stato destinato
ce: “Vanità delle vanità, tutto è vaalla teologia internazionale di Yanità...!”. Riconoscevo che anch’io,
oundé, in Camerun, dove ho termicome tutti i giovani, ero mosso da
nato gli studi nel giugno 2008.
un gran numero di desideri, che voHo accolto con gioia la mia nuolevo riuscire nella vita, guadagnava destinazione per l’Africa. I quatre una buona posizione sociale ed
tro anni che ho trascorso in Cameeconomica, ma senza sapere bene
run mi sono bastati per capire che
il perché.
non si può andare in missione come
Ormai ero sulla buona strada per
un professorino con tutto il sapere
riuscirci, credo, perché avevo buoin tasca, trascurando la storia di un
ne prospettive. Tuttavia, c’erano dei
popolo, i suoi valori, la sua ricchiezfatti come la lettura del Qoelet, che
za. Ora sono in Burundi. Per un anmi lasciavano inquieto: “Quale utino mi dedico al paziente studio dellità ricava l’uomo da tutto l’affanno
la lingua locale e all’ascolto della
per cui fatica sotto il sole?”. In fongente. I sentimenti che provo dentro
do, in tutto quello che facevo non
16 dicembre 2007, il giorno dopo l’ordinazione diaconale, Luca
di me sono bene espressi dalla celec’era niente di veramente nuovo ed
(a sinistra) : “C’erano due battesimi; alla fine della Messa
bre
frase del nostro fondatore beato
eccezionale. Non sarebbe stato cer- p.Torsani
Paolo Tovo ha inventato una benedizione solenne con i bambini
to il progetto di un ammortizzatore in braccio; a me ha dato quello che piangeva e gridava, non vole- Conforti: “Il Signore non poteva essere più buono con noi!”.
■
più performante o di una macchina
va proprio calmarsi... e io cercavo di far finta di niente!”
“Lui è il mio fedele Amico”
p. FABIEN T. KALEHEZO, sx
S
ono cittadino della repubblica democratica del Congo e
ho 29 anni. In famiglia siamo i due genitori, tre fratelli e sei sorelle, di cui un fratello e una sorella sono già nella
casa del Padre.
La mia vocazione missionaria è iniziata da bambino, quando ho incontrato i missionari saveriani e le sorelle missionarie “piccole figlie” che lavoravano nella missione dove abita
la mia famiglia. I missionari hanno annunciato il vangelo della vita nella mia cultura. Anch’io voglio portare lo stesso vangelo ai fratelli e alle sorelle che non l’hanno ancora conosciuto, perché nessuno l’ha annunciato a loro.
Sono affascinato anche dal
sogno del nostro fondatore
Guido Conforti: “fare del mondo una sola famiglia”. Grazie
a queste parole, è sorto in me
il desiderio d’incontrare altre
culture, altre persone, culturalmente diverse, per costruire
la fraternità e realizzare la volontà di Cristo: “tutti siano una
cosa sola”, una sola famiglia.
È lo stesso sogno che noi cristiani esprimiamo e vogliamo,
quando recitiamo la preghiera
di Gesù, il “Padre nostro”.
Con il sogno del beato Conforti nel cuore, ho deciso di cominciare la formazione con i saveriani nell’anno 1998, quando avevo 19 anni. Ho studiato filosofia a Bukavu e ho fatto il
noviziato a Kinshasa, facendo la mia prima professione religiosa nella famiglia saveriana il 2 agosto del 2003. Poi sono
venuto a Parma per fare gli studi in teologia e prepararmi al
sacerdozio missionario.
Alla mia ordinazione sacerdotale ho provato un sentimento
di profonda gratitudine e di grande gioia. Gratitudine nei confronti di Dio per il dono del sacerdozio, che per me è un grande tesoro nel “vaso di creta” della mia debolezza umana. Confido in Lui, che mi ha chiamato. Sono grato verso tutte le persone che mi hanno accompagnato e sostenuto con la preghiera, l’affetto e l’amicizia; con il loro tempo e la loro presenza
in tanti modi diversi. Provo gioia perché si è avverato un sogno, una cosa che ho tanto desiderato nella vita.
Desidero vivere il sacerdozio missionario da saveriano, come l’ha vissuto Cristo. So che vivere come Lui è impossibile.
Ma Lui rimane il criterio e il prototipo del missionario e della vita missionaria. È solo questione di cercare, giorno dopo
giorno, di conformarmi a Lui e di lasciarmi ispirare, modellare e affascinare da Lui.
Questo è il mio augurio e soprattutto la mia preghiera a Lui,
che mi sarà sempre a fianco, come il più fedele Amico. Ora
sono a Roma, per approfondire le mie conoscenze teologiche
e bibliche. Tutto in vista della missione, dove Dio mi vorrà inviare per lavorare nella sua vigna.
■
La strana promessa di mia madre
p. ANDRé SEMENI, sx
S
ono nato a Mdanga, un villaggio a circa 60 chilometri da
Douala, in Camerun, il 19 aprile del 1972. La mia situazione famigliare sembrerebbe sfortunata fin dall’inizio, per il
fatto che appartengo a una modesta famiglia poligamica con
13 figli, tra cui io sono il decimo.
La nostra esperienza di vita è stata nutrita dall’affetto dei
genitori e dalla fede della comunità cristiana. Noi figli siamo stati tutti battezzati nella fede cattolica da piccoli, ma mia
madre Christine è rimasta non cristiana fino al 28 settembre
del 2008, un mese dopo che io sono stato ordinato prete, il 30
agosto scorso. Aveva infatti promesso di chiedere il battesimo
solo se io fossi diventato prete.
Già da bambino ho avuto il desiderio di diventare prete: frequentavo la chiesa, mi piacevano i vestiti colorati che indossava il sacerdote e avrei voluto dire Messa in latino, come i preti
della nostra parrocchia “Madonna di Lourdes”.
La morte di mio padre il 10 aprile 1985 ha stravolto la tranquillità della nostra famiglia. Ero ormai tredicenne e ho dovuto prendermi sulle spalle alcune responsabilità. Ma la morte del papà è diventata per me un segno di Dio: un segno che
ha dato una svolta e un senso nuovo alla mia vita, rafforzando in me il desiderio di essere sacerdote. È stato come se Dio
avesse voluto catturare la mia attenzione, affinché io mi mettessi in ascolto di Lui.
Con l’aiuto spirituale dei fratelli delle scuole cristiane e dei
gesuiti, ho iniziato ad avere
un nuovo rapporto con Dio,
finché nel 1997
ho incontrato i
missionari saveriani: p. Sergio
Favarin, p. Franco Sana, p. Carlo Girola, che
mi hanno assistito nella formazione e nello
studio.
Dopo il noviziato a Kinshasa con p. Giulio
Simoncelli, so- André Semeni con la mamma Christine, battezzata
no diventato sa- un mese dopo l’ordinazione sacerdotale del figlio
veriano l’8 agosto 2002, facendo la professione dei voti nelle mani del compianto p. Simone Vavassori. Ho studiato teologia a Manila,
nelle Filippine. Sono tornato in Camerun per la mia ordinazione sacerdotale e per il battesimo di mia madre. E ora sono di nuovo a Manila come animatore missionario tra i giovani filippini.
Ringrazio il Signore perché mi ha scelto per essere suo apostolo tra le genti e ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato nel mio cammino nella fede e nella vocazione missionaria.
Ogni giorno, quando mi inginocchio per pregare, bombardo il
cielo di preghiere per tutti voi, perché il Signore vi conceda la
grazia di cui avete bisogno nella vostra vita quotidiana e per
il vostro impegno cristiano nell’ambiente in cui vivete. Anche voi pregate per tutti noi giovani missionari: “Continua ad
amarci, Signore, perché noi speriamo in te”.
■
Padre Bertrand Nsuefu, con i famigliari, in vesti scerdotali africane
AMBASCIATORE PER CRISTO
p. BERTRAND N. NSUEFU, sx
Sono nato a Bamenda, in Camerun, terzo di sette figli. Papà vive in città a Bafoussam, e mia madre vive
nella gioia del paradiso dal 1987. Ho conosciuto i saveriani nel 1986, quando la parrocchia «San Francesco
Saverio» è stata creata e affidata a loro.
Ho conosciuto p. Pierino Zoni, p. Michele D’Erchie e
p. Piero Pierobon. Come catechista seguivo questi apostoli instancabili, e la chiamata del Signore è riecheggiata nel mio giovane cuore, facendomi desiderare la
vita missionaria. A fianco dei saveriani, la fiamma della vocazione missionaria continuava ad alimentarsi finché, con altri sette giovani, ho iniziato la formazione
missionaria a Douala.
Dopo gli studi di filosofia sono andato a Kinshasa
per il noviziato e sono diventato saveriano il 3 agosto
del 2004. Ho studiato teologia a Yaoundé, in Camerun, e sono diventato sacerdote con p. André Semeni
il 30 agosto 2008.
Da quando mi sono innamorato del carisma saveriano, tutta la mia attenzione si è concentrata nello sforzo di realizzare il disegno di Dio che sento bruciare nel
cuore e di cui sono convinto: donare la mia vita per annunciare il vangelo al di là della mia cultura di appartenenza. Sto preparandomi a partire per le Filippine e
il mio cuore è già lì. Mi domanderete: «Sì, partire! Ma
perché? Per cosa?...».
Per l’ordinazione sacerdotale ho scelto questo motto: «Siamo ambasciatori per Cristo» (2Cor 5,20). È per
questo che desidero mettermi nelle mani del Signore, perché mi renda docile all’azione dello Spirito Santo e mi preceda nel campo della missione, per mietere
un buon raccolto, in compagnia del Saverio e del beato Conforti.
5
2009 GENNAIO
il mon d o in ca sa
SUD/NORD NOTIZIE
Stiamo in campana!
Aggiornamenti
● Congo RD: è calato il silenzio. Dopo i resoconti sulla situazione nel nord Kivu dei primi
giorni, il Congo è “sparito” dalle notizie. Proviamo a dare qualche aggiornamento. La situazione delle popolazioni nelle zone controllate dai ribelli è ancora molto critica. Nonostante una
tregua, gli abitanti sono spesso
sottoposti a saccheggi e violenze. I maltrattamenti sono opera di tutti i gruppi armati attivi
nella regione e spesso in lotta tra
loro. “Nonostante quasi il 90%
delle nostre forze siano operative nell’est del paese - ha ammesso il generale Gaye, a capo
della missione di pace Monuc la protezione dei civili rimane un
obiettivo difficile da garantire”.
● Congo RD /2: solidarietà
senza fine. Come avete letto a
pagina 2, nella chiesa della Natività a Roma, nota anche come
“chiesa dei congolesi”, si è celebrata una settimana di preghiera
per la pace in Congo. Il saveriano p. Turazzi era tra gli organizzatori. “Abbiamo dato voce alla
popolazione del Congo che non
riesce a farsi ascoltare dal mondo; abbiamo fatto conoscere le
sue sofferenze a chi non ne sa-
pagina a cura di DIEGO PIOVANI
peva nulla e abbiamo rivendicato il diritto alla pace”. È stata una settimana di dibattiti, proiezione di filmati e incontri con
parlamentari. “Essere stati insieme è stato un gesto di speranza
- si legge in un comunicato - diverse persone sono venute a trovarci e si sono chieste che cosa
fare per porre rimedio”.
Intanto, il numero delle cartoline inviate al ministero degli
Esteri per sollecitare un intervento in Congo ha oltrepassato
quota 200mila.
■
Sarà la volta buona?
● Burundi: stop alla pena di
morte! Abolizione della pena
di morte, introduzione del reato di tortura e di violenza sessuale: sono queste le principali
novità del nuovo codice penale
approvato in Burundi. Il documento recepisce le disposizioni
del diritto internazionale in materia di uguaglianza di genere e
rispetto dei diritti umani, oltre a
rappresentare una novità storica
per il Paese anche per quanto riguarda genocidio e crimini contro l’umanità e di guerra.
Anche il Togo ha deciso di
abolire la pena capitale.
● Bombe a grappolo: una sorpresa. A Oslo, 94 nazioni hanno
firmato il Trattato per la messa
al bando delle bombe a grappolo. La convenzione entrerà in vigore quando almeno 30 dei paesi firmatari l’avranno anche ratificata. L’Italia ha aderito, ma ha
cancellato il “Fondo per lo sminamento umanitario” istituito nel
2001. Era una cassa che finanziava attività di bonifica, corsi per
la prevenzione al rischio e programmi di reinserimento sociale delle vittime. La sensazione è
che alle dichiarazioni di principio non seguano i fatti.
Una buona notizia è l’adesione alla convenzione dell’Afghanistan, uno dei Paesi maggiormente colpiti da bombe a grappolo e mine, grazie alle pressioni della società afgana. Secondo
stime internazionali, nel 2001
aerei americani e inglesi hanno
sganciato 70.000 sub-munizioni
cluster e almeno 5.000 di queste
sono rimaste inesplose sul terreno afgano; ignoto il numero di
quanti innocenti siano rimasti feriti o uccisi.
■
Domenica 25 gennaio
si celebra la 56a Giornata
mondiale dei malati
di lebbra, dedicata all’India
ferenza sul finanziamento allo sviluppo promossa dall’Onu
e svoltasi a Doha, in Qatar, si è
chiusa senza quella svolta sulle
politiche in favore dei Paesi poveri auspicata da più parti. La
comunità internazionale non ha
operato scelte specifiche e originali sul finanziamento diretto allo sviluppo e alla crescita delle
nazioni più povere, né sono stati previsti interventi in merito alla crisi finanziaria e dei mercati che ha sconvolto l’economia
mondiale negli ultimi mesi.
Monsignor Migliore, a Doha
in rappresentanza della Santa Sede, ha sollecitato i paesi ricchi ad
aprire le porte dei grandi incontri
internazionali a chi ha maggior
bisogno di assistenza.
Leonardo Becchetti, dell’Uni-
COMBATTERE LA POVERTà,
COSTRUIRE LA PACE
Doha: niente svolta! La Con-
BENEDETTO XVI
MISSIONI NOTIZIE
Prendete nota!
● 25 gennaio: giornata dei malati di lebbra. Domenica 25 gennaio celebriamo la 56a Giornata mondiale dei malati di lebbra.
Attualmente, circa 10 milioni di
persone hanno la vita segnata
dalla malattia, benché da essa si
possa guarire. Ogni giorno si registrano 700 nuovi casi.
La giornata mondiale dei malati di lebbra è un appuntamento
istituito da Raoul Follereau nel
1954. La campagna internazionale contro la lebbra si prefigge di informare sulla curabilità
della malattia, favorire la riabilitazione delle persone guarite,
sensibilizzare l’opinione pubblica circa l’importanza delle donazioni, coinvolgere la società nei
problemi relativi allo sviluppo
socio-sanitario dei Paesi poveri.
Il 25 gennaio, oltre 4.000 volontari dell’Aifo distribuiranno
nelle piazze italiane il “Miele
della Solidarietà” del commercio equo e solidale. La 56a Giornata mondiale dei malati di lebbra sarà dedicata all’India, il Paese che registra il più alto numero di nuovi casi ogni anno.
● Convegno missionario giovanile. Dal 30 aprile al 3 maggio,
a Santa Maria degli Angeli (Assisi) si svolgerà la seconda edizione del Convegno missionario
giovanile. Il tema è: “Nel mondo
sui sentieri di Cristo - Il segreto
6
● Asse asiatico contro la crisi. Cina, Giappone e Corea del
sud hanno organizzato il 1° vertice trilaterale autonomo per dare
una risposta coordinata alla crisi
economica. Potrebbe essere l’inizio di un futuro asse privilegiato Tokyo-Pechino-Seul, per produrre pace e sviluppo sostenibile
nella regione. La Corea potrà fare affidamento su un ampliamento degli accordi con Cina e Giappone per stabilizzare il proprio
sistema e finanziario.
■
MESSAGGIO DALLE CHIESE
Bisogna agire
●
versità Tor Vergata, ha commentato: “Non si è entrati nelle cause
della crisi finanziaria mondiale,
né si è cercato un consenso sui
modi per evitare che i suoi effetti
drammatici ricadano sulle azioni
di lotta contro la povertà”.
Dal messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace 2009.
Ogni forma di povertà imposta ha alla propria radice il mancato rispetto della dignità della persona umana, com’è evidente in alcuni ambiti.
La povertà viene spesso correlata allo sviluppo demografico. Ma i dati dicono che la crescita della popolazione si sta confermando come una
ricchezza e non come un fattore di povertà. Un altro ambito di preoccupazione sono le malattie pandemiche (malaria, tubercolosi e Aids), che
influiscono grandemente sul peggioramento delle condizioni generali di
un Paese. Un terzo ambito è la povertà dei bambini: quando la povertà
colpisce una famiglia, i bambini ne risultano le vittime più vulnerabili.
Un quarto ambito è la relazione esistente tra disarmo e sviluppo. Le
ingenti risorse materiali e umane impiegate per le spese militari e per
gli armamenti vengono di fatto distolte dai progetti di sviluppo dei popoli. Un quinto ambito riguarda l’attuale crisi alimentare, caratterizzata non tanto da insufficienza di cibo, quanto da difficoltà di accesso ad
esso e da fenomeni speculativi.
Per governare la globalizzazione occorre una forte solidarietà globale tra Paesi. La globalizzazione avvicina i popoli, ma la vicinanza spaziale e temporale non crea di per sé le condizioni per una vera comunione e un’autentica pace. Mettere i poveri al primo posto comporta che
si riservi uno spazio adeguato a una corretta logica economica da parte degli attori del mercato internazionale, a una corretta logica politica
da parte degli attori istituzionali e a una corretta logica partecipativa
capace di valorizzare la società civile locale e internazionale.
Ad ogni discepolo di Cristo, come anche ad ogni persona di buona volontà, rivolgo pertanto all’inizio di un nuovo anno il caldo invito ad allargare il cuore verso le necessità dei poveri e a fare quanto è concretamente possibile per venire in loro soccorso. Resta infatti incontestabilmente
vero l’assioma secondo cui “combattere la povertà è costruire la pace”.
di Paolo”.
Attraverso momenti
di preghiera, relazioni, gruppi
di studio, incontri con i
testimoni dal
mondo, i giovani saranno
invitati a scoprire che CriSuor Caterina Giraudo, a sinistra, e suor Maria Teresa Olivero,
sto è “la grande
da tre mesi nelle mani dei rapitori tra Kenya e Somalia
passione che
sostiene i passi dell’uomo sul- ro, fratello di Maria Teresa.
le strade del mondo”. Il conveDon Mario Bandera, direttogno sarà l’occasione per discute- re della Commissione regionale
re e fare scelte concrete per una missionaria di Piemonte e Valle
nuova pastorale missionaria gio- d’Aosta, ha invitato tutte le covanile. Le iscrizioni chiudono il munità ecclesiali a ricordare le
28 febbraio, affrettatevi! Per in- due suore nelle preghiere duranformazioni:
te il periodo natalizio, per romwww.mgm.operemissionarie.it ■
pere il “silenzio” che sta avvolgendo questa vicenda.
Non dimentichiamo
● Con le suore rapite. Sono tra-
scorsi più di due mesi dal rapimento avvenuto in Kenya di suor
Caterina Giraudo e suor Maria Teresa Olivero, missionarie in Africa da oltre 35 anni. Al momento
di andare in stampa, non si hanno notizie sulla loro condizione di
vita né i sequestratori hanno avanzato particolari modalità di riscatto. “Preghiamo e aspettiamo con
ansia qualunque segnale ci dia la
speranza di una loro pronta liberazione”, ha detto don Fredo Olive-
Invitiamo i lettori, dotati di computer e internet, a consultare la MISNA (Agenzia missionaria di informazione mondiale) per allargare la mente al mondo intero: www.misna.org
Visitate anche il nostro sito www.saverianibs.it nel quale potete leggere tutte le notizie, le testimonianze e le proposte
del nostro mensile, comprese le edizioni locali e
la versione in formato pdf.
● Premio alla memoria di Dorothy Stang. Per il suo impegno
nella difesa dei contadini e della foresta amazzonica in Brasile,
l’Onu ha attribuito il premio per
i diritti umani alla memoria di
suor Dorothy Stang, missionaria
statunitense, uccisa tre anni fa.
Suor Dorothy è tra le sei persone e un’organizzazione scelte per
il riconoscimento che le Nazioni Unite assegnano in occasione
dell’anniversario della Dichiarazione universale per i diritti umani. Per 30 anni, la religiosa, nonostante le ripetute minacce di morte, aveva difeso la foresta amazzonica dai “madeireiros” (commercianti di legname) e osteggiato le speculazioni dei latifondisti
ai danni dei contadini.
■
Una storia speciale
Rick: milionario convertito.
Rick Tan è un ingegnere cambogiano, nato e cresciuto buddhista, che è stato tra gli inventori dello scanner. Questa rivoluzione lo fa diventare milionario: una bella villa in California,
auto extra lusso, vacanze a cinque stelle e incarichi di prestigio. Poi, sua figlia decide di entrare in un convento di clausura
e suo figlio diventa prete. Rick,
a quel punto va in tilt! La moglie
approva la scelta dei figli e Rick
decide di capire chi era quel Gesù che ha fatto perdere la testa ai
suoi eredi.
●
Le conseguenze sono inimmaginabili. Rick si riprende il nome
cambogiano (Vierac), vende villa e auto e ritorna in Cambogia.
Qui, dà una mano ai missionari
che operano nel suo Paese, dove
non esiste ancora un’assistenza
sanitaria gratuita. I bambini malati li porta in ospedale a sue spese. “La concezione del kharma,
del destino che non si può mutare - spiega - è un freno all’emancipazione dei poveri. La gente
crede di doversi rassegnare alla
cattiva sorte per meritarsi la reincarnazione”. E lo scanner? RickVierac ne ha uno in casa “per duplicare i passi del vangelo e per
tradurre il catechismo”.
■
2009 GENNAIO
DIA L O G O E SO LIDARIETÀ
lettere al direttore
p. Marcello Storgato
MISSIONARI SAVERIANI
Via Piamarta 9 - 25121 Brescia
E-Mail: [email protected]
Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale
UN CALENDARIO... BIZZARRO
Caro direttore,
mi ha ispirato il calendario 2009, che ho trovato bellissimo. L’idea
dello sport è il meglio che si poteva immaginare per presentare san
Paolo, il grande apostolo delle genti. Vorrei tentare di ...partire ogni
giorno con il breve pensiero proposto dal calendario. Non so se ci riuscirò sempre e con coerenza, ma voglio provarci. Sono sicuro che mi
darà lo “sprint” giusto per tutta la giornata.
Alfiero, via E-mail
Sono un lettore giovane, di 21 anni, e frequento l’università. Voglio
farti i miei complimenti per il calendario 2009 dei “Missionari Saveriani”. A parte il riferimento ovvio all’anno paolino, il calendario è
davvero vivace: mescola brani dalle lettere di san Paolo con immagini delle olimpiadi di Pechino appena trascorse, e manda un segnale
di collegamento tra le due cose.
Giovanni, Pordenone
Siamo le catechiste della parrocchia di Mozzo, in provincia di
Bergamo. Ti chiediamo di mandarci 140 copie del calendario 2009,
quello sull’apostolo Paolo. Vogliamo farne dono ai nostri ragazzi
delle medie che frequentano il catechismo e si preparano alla cresima. Sarà un bel regalo per loro.
Ornella, Mozzo - Bergamo
Grazie per il calendario: è bello e istruttivo, per le citazioni di san
Paolo. È stata proprio una bella iniziativa per noi lettori. Alla prima occasione invierò un’offerta, almeno per compensare alle spese
e contribuire alla diffusione della “buona stampa”. Avanti così!
Pompea, Villa Castelli - Brindisi
Ho ricevuto il calendario 2009. Forse qualche foto più o meno edita, riesumata dal vostro archivio sicuramente ricco, avrebbe potuto
richiamare più immediatamente l’entusiasmo tipico e sempre commovente dei missionari... Va bene anche così e ringrazio. Un cordiale saluto.
Gae, via E-mail
Care lettrici, cari lettori,
mi fermo qui, perché i vostri messaggi sul calendario 2009 sono
stati davvero tanti, belli e interessanti. Ve ne ringrazio, anche perché
vedo che generalmente apprezzate la nostra piccola fatica di portare
nelle vostre case... prodotti di qualità, a basso costo.
Che piacere leggere i complimenti del giovanissimo Giovanni! E
la richiesta di Ornella a nome dei catechisti, non vi sembra una bella
idea? Grazie alla signora Pompea, per il gentile pensiero di darci una
mano. Un pensiero, infine, per il signor “Gae”, che ringrazio per il
simpatico messaggio. Il nostro calendario del 2009 - lo confesso - è
un po’ ...bizzarro, ma è anche originale, a modo suo. Non ci mancano
foto belle e commoventi della vita missionaria ai nostri giorni. Ma il
2009 abbiamo voluto dedicarlo a san Paolo: un missionario davanti
al quale non possiamo non entusiasmarci e commuoverci; un grande
“sportivo” e un missionario “insuperabile”. Per Paolo la missione è
stata un continuo allenamento, un correre, un saltare gli ostacoli, un
navigare, un competere...
Non mi resta che invitare tutti a seguire l’esempio di Alfiero. Facciamolo insieme, ogni giorno. Auguri!
p. Marcello, sx
STRUMENTI D'ANIMAZIONE
I MISSIONARI SCRIVONO
Nell’animazione, senza il bastone del comando...
Il mio lavoro attuale in Indonesia, posso descriverlo, in sintesi, così: il bastone del comando per
l’attività di animazione missionaria e vocazionale è passato giustamente a un saveriano indonesiano; io
sono a Yogyakarta con l’incarico di preparare gli strumenti adatti per l’animazione, attraverso i mezzi di
comunicazione. Curerò la pubblicazione del nostro periodico saveriano in lingua indonesiana, cercando
di farlo uscire ogni due mesi, la preparazione del calendario annuale e ogni altro sussidio stampato. Inoltre sto cercando di sistemare un archivio delle fotografie e dei filmati.
Mi darò da fare anche per realizzare dei brevi documentari che possano essere utili per l’animazione
missionaria e vocazionale in Indonesia. Per questo ho messo insieme anche un piccolo studio per audiovisivi. Prima ero troppo impegnato a girare nelle varie isole dell’arcipelago per parlare con i giovani, e mi
restava poco tempo per tutte queste altre cose... Ora potrò dedicarmi a tempo pieno a questo lavoro importante. Non è un’impresa facile; spero che la salute e l’entusiasmo reggano. Il Signore ci aiuti a essere
trasmettitori di semplicità, pace e gioia, anche attraverso i mezzi moderni. Auguri di felice anno 2009.
p. Rodolfo Ciroi, sx - Indonesia
Il parroco in Yamaha, giubbetto beige e pantaloni d’occasione
Non sembra, ma lo è: padre Pier (Francesco Agostinis) è il parroco di san Bernardo, nel quartiere di
Kinshasa, capitale del Congo. Ha compiuto 39 anni il 21 dicembre. È
giovane, ha un sorriso accogliente e uno sguardo sincero, come i bambini che tiene in braccio. Occhi chiari, capelli biondi ricci, maglietta arancione, giubbetto beige, scarpe da tennis, pantaloni d’occasione,
comprati dopo l’incidente aereo di Goma nell’aprile scorso…
Corre sulla moto rossa, una Yamaha 125, per le vie del quartiere, con i capelli al vento. Entra ed esce dalle buche, passa
nel fango e nell’immondizia, avanza tra la gente e tra le grida dei bambini: “Pier! Pier!”. È disponibile con tutti: in ufficio, nelle vie, sui gradini di casa... incontra la gente, parla, conosce persone e problemi, incoraggia, suggerisce
iniziative.
A lui fanno riferimento le attività parrocchiali, la
scuola materna con 160 bambini, la scuola primaria
con 1.500 allievi, la scuola media e secondaria con 600 studenti. Sta iniziando una scuola d’informatica e programmando la costruzione di una
nuova scuola per altre 14 classi. I suoi collaboratori sono bravi.
La domenica, nelle omelie, convince, tocca il cuore, suggerisce cose
pratiche. Alla fine della Messa, benedice l’assemblea, a mano alzata e
aperta, come un abbraccio, un saluto, un arrivederci. Nonostante le innumerevoli difficoltà di un quartiere nella periferia del mondo e della storia, padre Pier crede a una via
d’uscita. Nonostante tutto, ama la gente e la serve, spera in un avvenire migliore…, assicurato dai 160
bambini della scuola materna!
p. Giuseppe Dovigo, sx - Kinshasa, Congo
I nostri giovani danno entusiasmo e speranza al Brasile
Nella nostra missione di Manaus, in Brasile, ci sono molte notizie buone da commentare. Una merita più delle altre, perché riguarda la gioventù. I nostri giovani si stanno preparando al Congresso nazionale della “pastorale della gioventù”, con grande fervore ed entusiasmo. L’evento si celebra dal 26 al 30
gennaio 2009 a Bahia - 4.500 chilometri di distanza da Manaus - nel santuario “Bom Jesus da Lapa”,
nel nordest del Brasile.
I nostri giovani si sforzano di far conoscere la proposta evangelica ai loro coetanei, con grande impegno. Una ventina di giovani sono andati nei luoghi reconditi dell’Amazzonia, sparsi due a due, e hanno
incontrato tanti altri giovani per dare loro coraggio e speranza. Celebrare così il Natale e iniziare il nuovo anno con questi giovani è davvero entusiasmante! Auguri anche a tutti voi.
p. Alberto Panichella, sx - Manaus, Brasile
Vi preghiamo di non considerare l’inserimento del
bollettino postale come un’insistente richiesta di soldi ogni mese, ma solo un’opportunità per contribuire come e quando si desidera. Il bollettino è anche
uno strumento per indicare chiaramente i vostri inirizzi di recapito. Grazie!
DIAMOCI UNA MANO
Cari amici, a nome di tutti i saveriani sparsi nel mondo, vi giunga il cordiale
augurio per un anno felice e fruttuoso. Pur in mezzo a tante difficoltà e problemi,
continuiamo a sperare in tempi migliori per l’umanità, con l’aiuto di Dio Provvidente e con la collaborazione di tutte le persone di “buona volontà”.
Da parte nostra, con il nostro modesto mensile “Missionari Saveriani”, noi continueremo volentieri a portare nelle vostre case le notizie e le testimonianze che
giungono dai missionari, che sono la voce dei popoli in mezzo ai quali essi vivono
e lavorano, secondo lo spirito evangelico. Queste pagine creano un collegamento
con amici e benefattori dei missionari, come in una famiglia in cui, oltre all’aiuto
materiale, conta soprattutto l’aiuto spirituale della preghiera e della solidarietà.
Da tempo, voi ricevete il nostro mensile e crediamo che lo leggiate con interesse. Purtroppo, da varie parti e sempre più frequentemente, ci informano con Regala “Missionari Saveriani” a una persona amica!
rammarico di ritardi e di omissioni nella consegna al destinatario. Le Poste esigono
regolarità di pagamento anticipato, ma non sempre rispettano la rapidità e regolarità del servizio.
Per evitare questi inconvenienti, vi invitiamo a segnalarci eventuali errori o imprecisioni nell’indirizzo e a inviare un piccolo
contributo alle spese di stampa e spedizione (offerta minima annuale di 8 euro sul Conto corrente postale). Vi proponiamo,
inoltre, di regalare “Missionari Saveriani” a un vostro parente o amico, segnalandoci il suo indirizzo completo. Grazie.
regalo “Missionari Saveriani” per un anno a: (cognome e nome)_________________________________________________
(indirizzo completo)___________________________________________________________________________________________
mio indirizzo esatto: (cognome e nome) _______________________________________________________________________
(indirizzo completo)___________________________________________________________________________________________
Si prega di compilare, ritagliare e spedire a: Missionari Saveriani - indirizzo come a pagina 8, in alto;
oppure inviare le informazioni all’E-mail: [email protected]
solidarietÀ
piccoli progetti
7/2008 - BURUNDI
Progetto riso
Nelle valli del Burundi, una macchina per
sbucciare il riso farebbe risparmiare 200 euro
sull’acquisto di una tonnellata. Con il “progetto riso”, i saveriani vogliono alleviare un po’ la
miseria di tanti poveri e dare loro speranza. Il
costo della macchina è di circa 4.000 euro.
• Responsabile del progetto è il saveriano vicentino p. Sergio Marchetto.
• ••
6/2008 - VICOMERO
L’Africa in Italia
In Africa aiutiamo molti studenti a prepararsi al futuro delle loro nazioni. Vogliamo
aiutare anche gli studenti africani meritevoli, ospiti nelle nostre università. A Vicomero
(Parma) la “fraternità missionaria” ospita e
segue alcuni studenti, e chiede un sostegno
per euro 15.000.
• Responsabile del progetto è il saveriano padre
Silvio Turazzi e la fraternità di Vicomero.
Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente
postale, oppure può inviare l’offerta direttamente
al C/c.p. 00204438, intestato a:
Procura delle Missioni Saveriane,
Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA
oppure
bonifico bancario su C/c 000072443526
CARIPR&PC - Ag. 6, via Farini 71, 43100 Parma
IBAN  IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526
Si prega di specificare l’intenzione
e il numero di Progetto sul C/c.p. Grazie.
2009 GENNAIO
ALZANO
24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4
Tel. 035 513343 - Fax 035 511210
E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247
Missionario, uomo dell’incontro
La storia di p. Costa alla festa del Saverio p. LEONARDO RAFFAINI, sx
I
l primo dicembre scorso nella casa saveriana di
Alzano si è svolta la tradizionale giornata missionaria sacerdotale. Da qualche anno la giornata è associata alla festa di san
Francesco Saverio, patrono delle missioni, ed è realizzata insieme al centro missionario diocesano. Il tema scelto era: “Dalla
missione per la missione”.
Un racconto emozionante
Abbiamo dato spazio all’esperienza di un cristiano di una nuova chiesa, quella del Bangladesh, che è diventato missionario per portare il dono della fede ad altri fratelli lontani che ancora non conoscevano la Buona
Novella; nel suo caso, gli abitanti della Costa d’Avorio.
Il protagonista di questo stupendo cammino “da evangelizzato a evangelizzatore”, è stato
padre Gabriel Amal Costa, missionario bengalese del Pime, che
attualmente è rettore del seminario teologico del Pime di Monza. La sua testimonianza è stata
Il 3 dicembre, festa di san Francesco Saverio, patrono delle missioni, saveriani e sacerdoti diocesani hanno ascoltato
l’interessante testimonianza di p. Gabriel Costa, missionario bengalese del Pime
Il 2009, un anno di sfide
C’è bisogno di persone autentiche
qualche giorno siamo
D aentrati
“nell’anno Domini
2009”. È una definizione classica; sottolinea che il tempo è del
Signore. C’è invece chi, in questo periodo, continua a cercare
l’oroscopo più favorevole possibile, come se fosse garanzia per
assicurarsi un “anno di grazia”.
All’inizio di un nuovo anno, piccola tessera di tempo
nel grande mosaico della storia
dell’umanità, è inevitabile auguraci tante cose belle, fortunate,
importanti: il disoccupato spera
di trovare lavoro, una ragazza il
suo principe azzurro, lo studente
la promozione, il patito di sport
che la squadra del cuore vinca
lo scudetto… E potremmo continuare all’infinito, elencando una
lista di desideri.
Scrivere una nuova pagina
Faccio una domanda: noi cristiani ci siamo lasciati “incantare”, come tanti, dalla moda degli oroscopi, oppure come veri credenti in Cristo sorridiamo,
pensando a quanta gente perde
tempo inseguendo certe chimere? Noi sappiamo che il tempo è
un dono che il Signore ci fa, affidandoci la storia dell’umanità
da costruire secondo il suo disegno di grazia. Tra le mansioni da
portare avanti, la più importante
è quella di annunciare la “Buona
Notizia” a tutti i nostri fratelli.
Così, il 2009 sarà un tassello
da collocare al posto giusto nel
grande disegno del regno di Dio.
Non è fondamentale chiederci
“cosa succederà”, ma pensare a
ciò che ognuno di noi è chiama-
2009
s o n o
8
Q u i c k T i m e ™
e
u n
d e c o m p r e s s o r e
n e c e s s a r i
p e r
v i s u a l i z z a r e
q u e s t ' i m m a g i n e .
p. LEONARDO RAFFAINI, sx
to a realizzare con l’aiuto dello
Spirito, per attuare il progetto
che egli ha su di noi e sull’umanità. Il vero credente è chi sa cogliere i segni dei tempi che il Signore c’invia; è colui che inizia
a scrivere una nuova e stupenda
pagina di storia della salvezza,
insieme a tanti fratelli e sorelle
che scelgono di lasciarsi guidare da Dio.
Gesù ha scelto anche noi
Si sta aprendo un anno di sfide poderose nel quale, persone
di buona volontà saranno chiamate a giocare un ruolo da protagonisti. Però solo i più coraggiosi e disposti a tutto riusciranno ad affrontarle, perché solo
chi crede veramente in Dio e si
fida di Lui può avere la forza,
la tenacia e l’audacia di credere
nel suo progetto. C’è bisogno di
donne e uomini autentici e coraggiosi.
Di fronte a tutto questo, ci viene spontanea la domanda: “Gesù
ha scelto anche me?”. La risposta è “sì”: ogni battezzato è stato scelto. A ognuno di noi Dio
ha dato dei talenti per svolgere
la nostra missione. Solo la pigrizia, la paura di rischiare, la mancanza di convinzione e di fiducia
in Lui possono impedirci di essere protagonisti.
Il 2009 sarà un “anno Domini”? Per avere la risposta non
guardiamo negli oroscopi, ma
nel nostro cuore. Lì troveremo
■
la vera risposta.
davvero toccante.
Il racconto ha preso inizio dalla sua formazione cristiana, avvenuta nella semplicità della sua
famiglia, attraverso i racconti
della mamma e la preghiera del
rosario fatta alla sera nella sua
capanna. Una formazione che è
cresciuta nella piccola comunità cristiana, un’isoletta sperduta nel mare musulmano (in Bangladesh i cattolici sono meno
dell’uno per cento), fino ad arrivare alla scelta di diventare missionario, affascinato dalle figure
dei missionari italiani che vivono in quella nazione.
Desiderosi di conoscere
La sua decisione lo ha portato
a uscire dal suo ambiente, dalla
sua nazione, dalla sua cultura. È
arrivato in Italia per completare
gli studi. Dopo l’ordinazione sacerdotale, è partito di nuovo per
l’incontro con un’altra cultura, un’altra lingua e un’altra nazione: quella dell’Africa nera in
Costa d’Avorio.
Il missionario è l’uomo
dell’incontro, del farsi piccolo
per imparare e conoscere nuove realtà nelle quali incarnare il
messaggio evangelico, come ha
fatto padre Gabriel nella sua vita. Non si possono certo nascondere le difficoltà incontrate, le
amarezze e le sofferenze patite.
Ma le cose che hanno colpito di più in lui sono queste: la
sua riconoscenza verso i missio-
nari che gli hanno donato la fede cristiana, l’esperienza di vita comunitaria nella sua famiglia religiosa, la gioia nel condividere la fede con i suoi fratelli
africani, la sua profonda unione
con il Signore nella preghiera e
nell’ascolto della parola di Dio,
la sua grande umanità e capacità
di accettare gli altri, sia europei
che africani.
Sacerdoti “missionari”
Dopo la sua testimonianza, si
è aperto un dibattito interessante. Tra gli aspetti emersi, mi piace sottolineare la richiesta di uno
dei partecipanti che ha ricordato la necessità di una formazione
missionaria per i sacerdoti diocesani, come momento di arricchimento personale e, soprattutto, in vista della sfida che ormai
è presente nel nostro territorio:
l’evangelizzazione ai non cristiani che vivono in mezzo a noi
e l’integrazione dei cristiani provenienti da altre culture.
Di fatto la chiesa deve accogliere tutti, ma bisogna imparare, come ha detto padre Gabriel,
a diventare di nuovo bambini,
sempre desiderosi di conoscere,
capire, comprendere; e senza essere presuntuosi nel pensare che
noi sappiamo tutto.
Grazie padre Gabriel, per
aver condiviso fraternamente la
tua esperienza di fede con noi.
Noi cercheremo di fare tesoro di
quello che ci hai comunicato. ■
AMAZZONIA MISSIONARIA
Incontrarsi con Paolo e Saverio
p. FILIPPO ROTA MARTIR, sx
Padre Filippo Rota Martir, saveriano di Bonate Sopra, scrive spesso
sulla sua attività missionaria in Brasile. Ecco il racconto di un’esperienza con alcuni giovani.
Presso la casa dei saveriani ad Ananindeua, nel Pará, abbiamo organizzato una giornata di riflessione sulla vocazione missionaria sul tema, “La chiamata di Paolo di Tarso, un lavoratore a servizio del vangelo”. Hanno partecipato 18 giovani provenienti da varie parrocchie.
La vita di san Paolo è simile a quella di san Francesco Saverio, anche
lui conquistato da Cristo e inviato ai pagani (dell’Asia), dopo aver rinunciato ai suoi progetti personali. Il sogno di Paolo era giungere a
Roma, cuore dell’impero romano, per evangelizzare il mondo pagano,
anche a costo di affrontare la morte. Pur consapevole che gli stranieri
entrati in Cina sarebbero stati uccisi, il sogno di Saverio era “conquistare a Cristo” l’impero cinese, in modo che il vangelo potesse essere
accolto dai popoli dell’Asia.
Oltre agli incontri di formazione, abbiamo organizzato anche giochi
comunitari (ping pong, pallavolo, calcio e nuoto) e molta preghiera, con
momenti di silenzio e di lettura personale. I giovani partecipanti sono diventati “amici” tra loro e sono stati molto
soddisfatti dell’esperienza vissuta.
La convivenza è terminata con l’Eucaristia e il pranzo, dopo
il quale i giovani sono
partiti per casa con il
desiderio di seguire
con maggiore zelo i
passi di Paolo apostolo e missionario, contaminati almeno un
po’ dalla sua formidabile testimonianza Padre Filippo Rota Martir con alcuni giovani brasiliani che
di vita.
hanno partecipato alla giornata di riflessione vocazionale
2009 GENNAIO
BRESCIA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
“Sono pronto a sorprendermi”
Intervista a p. Nicola Colasuonno
adre Nicola Colasuonno,
direttore di “Missione Oggi” dal 2003, ha lasciato la rivista
e la comunità saveriana di Brescia per un altro incarico. Prima
di partire l’abbiamo intervistato.
all’Africa che vuole riconciliarsi
dopo anni di guerra, all’America
latina. Dovevamo far conoscere
ai lettori la speranza e la volontà
di costruire un mondo nuovo.
Il bilancio di cinque anni…
Quando sono arrivato allo
Csam di Brescia, “Missione Oggi” compiva 100 anni di vita. È
una rivista non solo prestigiosa
ma fondamentale per noi saveriani, perché voluta dal beato
Conforti. In questo periodo mi
sono trovato ad analizzare tante
problematiche di rilievo nella
chiesa italiana e non solo: la parrocchia missionaria, la sovranità
alimentare, le banche armate,
l’ecologia...
Ci sei riuscito?
Cinque anni di direzione sono
stati per me una grazia e una grande sorpresa. Non immaginavo che
avrei guardato alla chiesa italiana
e al mondo missionario da questo
osservatorio così particolare. Abbiamo tentato di far arrivare l’annuncio del regno di Dio in settori
cosiddetti “laici”, come il commercio delle armi, l’economia, la
politica a servizio dei più deboli...
Il bilancio è positivo. Ringrazio
i confratelli e Dio che mi hanno
fatto passare per Brescia.
Come le hai affrontate?
Il nostro taglio è sempre stato
ecclesiale e missionario, ma con
gli occhi e la voce delle chiese
del sud del mondo. Abbiamo dato spazio e attenzione alla gente,
La soddisfazione più grande?
Per un direttore è quella che la
rivista sia letta e dia un contributo significativo. Per certi argomenti, credo sia stata apprezzata.
Penso al dossier “Parrocchia ed
ecologia”, che punta all’idea di
un’ecologia delle relazioni e alla parrocchia come luogo ideale
per concretizzarla.
La stampa missionaria è
una risorsa?
Come Fesmi (federazione della
stampa missionaria italiana) abbiamo tentato editoriali e dossier
comuni, ma soprattutto abbiamo
avviato la campagna intitolata,
“Meno gossip, più informazione”, rivolta alla Rai. Abbiamo
raccolto l’insoddisfazione di
tanti telespettatori che vedono i
problemi dell’Africa ridotti a pochi minuti a settimana, mentre il
gossip aumenta nei telegiornali e
in prima serata. Ha avuto un successo: la Rai ha aperto una sede
permanente a Nairobi.
Un missionario alla scrivania è…
È stato un altro modo per fare
animazione missionaria in Italia:
un’animazione di spessore, dando un’opinione qualificata. Ho
Paolo, missionario per amore
La festa del Saverio con i preti bresciani
3 dicembre abM ercoledì
biamo celebrato il tradi-
zionale incontro con i sacerdoti
della diocesi, in occasione della
festa di san Francesco Saverio.
Padre Mario Menin, rettore dei
saveriani di Brescia, ha ricordato
che il cardinal Montini, in visita
ai saveriani di Desio (MI), aveva
definito il Saverio “uomo di desiderio e di molta preghiera”. E
aveva aggiunto che per essere veri
discepoli di Cristo, “bisogna essere gente che sa desiderare”. Per p.
Menin, nel Saverio si può vedere
il grande desiderio di san Paolo,
in profonda comunione con Dio:
annunciare a tutti il vangelo.
Cosa hai fatto tu per nascere?
Proprio per riflettere su san
Paolo, i saveriani hanno invitato
mons. Bruno Maggioni, docente
8
di esegesi presso la facoltà teologica di Milano e autore di numerose pubblicazioni. E don Bruno
con le sue parole ha scaldato i
cuori dei sacerdoti presenti, forse un po’ rattrappiti dal freddo.
“La nostra chiesa oggi ha bisogno di tanta Parola di Dio, che
la gente ascolta volentieri perché
è diversa, ha efficacia e bellezza,
non richiede chissà quali strumenti...”. La conversione di Paolo non è stata una conversione
morale, ma teologica: ha cambiato idea di Dio, scoprendo la
gratuità. “Ha capito che il Crocifisso è vivente, e che l’amore
di Dio per noi è gratuito. Un
esempio è la nostra nascita: cosa
abbiamo fatto noi per nascere?
Dovremmo ringraziare Dio di
più, piuttosto che offrire a Lui
solo intenzioni e opere”. Dentro
Padre Mario Menin, a sinistra, con don Bruno Maggioni ospite e relatore
alla festa di S. Francesco Saverio del 3 dicembre scorso in S. Cristo
DIEGO PIOVANI
la gratuità c’è l’universalità, perché se l’amore è gratuito, è per
tutti, - ha proseguito don Bruno.
C’è un perfezionismo dannoso
“La vera motivazione che ha
spinto san Paolo a essere missionario non è la conversione
dei popoli, ma la sua fede in
Cristo che lo ha affascinato, di
cui è bello parlare perché sia conosciuto e raccontato”.
L’avvertimento di don Bruno
è di “non imprigionare la verità
nell’ingiustizia. Se il nostro interesse diventa prioritario su tutto
il resto del mondo, contribuiamo
alla decadenza. Lo Spirito ci rinnova, nutre il nostro desiderio
interiore, ci fa sentire la bellezza
dell’amore e della fedeltà, del voler bene e del pensare a qualcosa
che è più importante di noi”.
La peggior schiavitù è la paura
di Dio, che ci induce a fare sempre qualcosa. “Attenti a non inseguire il perfezionismo, - insiste mons. Maggioni. Molti a furia di perfezionarsi non hanno il
tempo di fare altro. Non cerchiamo la vana gloria. Accettiamoci per quello che siamo, e chiediamo perdono a Dio come a un
Padre. I pericoli sono credere in
un Dio giudicatore e confondere
la libertà con il proprio interesse
egoistico”. San Paolo infatti afferma che la libertà sta nella carità e nell’appartenenza a Dio. ■
foto M. Storgato
P
a cura di DIEGO PIOVANI
Padre Nicola Colasuonno, prima di partire per il nuovo incarico all’Emi di Bologna,
nella redazione di “Missionari Saveriani” con l’intervistatore Diego Piovani
avuto la possibilità di leggere
molto, tanto che qualche volta
mi sentivo ubriaco di letture e di
opinioni…
Come reagivi alla “sbornia”?
Ho cercato di scegliere l’opinione giusta, la riflessione significativa, il filone che suscita l’attenzione e l’arricchimento dei lettori.
“Missione Oggi” è una rivista di
opinione e approfondimento; ho
cercato di renderla piacevole anche con un nuovo look: colori, tabelle e fotografie ben scelte, che
sono piaciute ai lettori.
Come ti sei trovato… al nord?
Vivere cinque anni nel nord
Italia è stata l’altra novità per
me. Sono entrato a contatto con
una chiesa ricca di tradizioni
cristiane. Le parrocchie sono
attive, i gruppi vogliono fare e
coinvolgere, i centri missionari
offrono possibilità di formazione
e animazione anche nelle scuole.
La sfida è presentare questi contenuti alle nuove generazioni, in
modo da far sentire loro che il
cristianesimo è sempre una ricchezza da abbracciare, da accettare, da cui farsi coinvolgere.
Il tuo nuovo compito?
Sarò collaboratore per l’editrice missionaria italiana (EMI)
di Bologna, promotore per il sud
Italia, dove l’Emi non è molto
conosciuta. È una prova, perché
ci accorgiamo che nell’editoria dobbiamo cambiare linguaggio e modo di presentare la Buona Notizia. Oggi bisogna trovare nuove forme, che convincano lettori e spettatori a riflettere.
Mi auguro che il Signore - anche
a Bologna, come è stato a Brescia - mi faccia sorprendere con
il suo Spirito e la sua grazia. ■
e fInalmente... fu luce !
D. PIOVANI
In poco più di un mese, alcuni importanti avvenimenti hanno aperto
la casa dei saveriani di Brescia a diverse proposte, tutte importanti.
Sabato 4 ottobre c’è stata la sospirata inaugurazione del nuovo impianto d’illuminazione della chiesa di San Cristo. Dopo una serie di ritardi e rinvii, finalmente si è coronato un progetto durato 10 anni. Sono intervenuti p. Rosario Giannattasio, l’ingegnere Giorgio Podestà e,
tramite una lettera, l’architetto Rossana Bettinelli, protagonisti della
“nuova luce” della chiesa. La serata è stata impreziosita dal recital “Madre”, presentato dalla compagnia “Teatrinitas” di Brescia, e si è conclusa con le teste all’insù per ammirare gli affreschi più… luminosi.
Mercoledì 29 ottobre i saveriani hanno avuto il piacere di ospitare un personaggio illustre: il noto scrittore e biblista Amos Luzzatto
che, su iniziativa della sezione bresciana “Religioni per la pace”, ha
presentato il suo ultimo libro, “A proposito di laicità”. A inizio e fine serata, molto gradita è stata la musica ebraica con il sorprendente gruppo “Kleizorim”.
Venerdì 7 novembre è stato il gran giorno dell’inaugurazione della mostra “Sahel: piste nella sabbia, cammino di pace”, che rimarrà
aperta fino al 31 gennaio 2009 (feriali 9-12.30; 14.30-17; festivi 14-18).
All’apertura hanno partecipato autorità e amici, tra cui i volontari che
hanno contribuito all’allestimento con il nostro “Goldin” p. Rosario. Il
vescovo mons. Monari ha sottolineato l’importanza di iniziative utili a
favorire una migliore conoscenza e integrazione tra i popoli.
I dipinti della chiesa di S. Cristo godono finalmente di... nuova luce;
venite a vedere di persona! Buon 2009 a tutti voi, amici e lettori!
2009 GENNAIO
CAGLIARI
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 340 0840200
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
Preti sardi biografi di missionari
Don Salvatore Bussu e don Angelo Satta
l’occasione di legH ogereavutola pubblicazione
sul-
la vita di missionari in America,
scritta da due sacerdoti sardi.
Con i loro scritti, essi hanno saputo ravvivare l’interesse per la
missione nella storia della chiesa
universale.
Padre Solinas, l’argentino
Don Salvatore Bussu, nelle
due pubblicazioni “Martiri senza altare” e “Martiri per amore”,
ricorda la testimonianza di fede
del gesuita p. Giovanni Antonio
Solinas di Oliena (NU) e di don
Pedro Ortiz de Zàrate in Argentina. La diocesi di Nuoro tiene
viva la memoria del suo martire
con legami di comunione con la
chiesa povera e isolata di Oràn
in Argentina, dove il gesuita sardo ha sacrificato la propria vita.
Solinas era nato nel 1643 a
Oliena, vicino a Nuoro, dove i
gesuiti avevano un collegio. Giovanni Antonio era uno studente
modello e aveva maturato la sua
vocazione conoscendo il Saverio. Dopo il noviziato a Cagliari e
gli studi teologici a Sassari, iI 27
maggio 1673 è ordinato sacerdote
in Spagna, nella chiesa di sant’Isidoro in Siviglia. Da qui parte per il
Paraguay con altri 35 missionari,
partecipando alla spedizione per le
“riduzioni” degli indio. Padre Solinas lavora a Itapuà, diffondendo
la devozione per sant’Ignazio di
Loyola e il Saverio.
La fede fino al martirio
Padre Giovanni Antonio lavora
con successo anche alla costruzione delle riduzioni del Chaco,
in Argentina settentrionale, ai
p. DINO MARCONI, sx
piedi delle Cordigliere del Paraguay, insieme a don Pedro Ortiz.
Senza indossare armi, si dedicano a predicare il vangelo, finché
una cinquantina di tobas e alcuni
guerrieri uccidono i due missionari e altri diciotto laici cristiani
dopo la celebrazione della Messa, il 27 ottobre del 1683.
Il tragico evento ha rafforzato
la fede nel vangelo tra quelle popolazioni. Nel luogo del martirio
sorge ora una chiesetta dove gli
abitanti delle zone circostanti si
recano per implorare da Maria,
Regina dei martiri, il riconoscimento delle virtù eroiche di questi missionari, affinché il sangue
dei martiri diventi ancora oggi il
seme di nuovi cristiani.
Il difensore degli indio
Con mia grande sorpresa, du-
Ci siamo e lavoriamo insieme
Cambia la sede, ma non i programmi
C
ome già sapete, i missionari saveriani della Sardegna si sono riuniti in un’unica
comunità a Macomer (NU), ma
continuano a mantenere i contatti con i vescovi, i sacerdoti, le
delegate e gli amici. Macomer,
quindi, diventa il fulcro della nostra attività missionaria per tutta
l’isola.
Non abbiamo, tuttavia, abbandonato la zona di Cagliari e dintorni. Per avere un punto di incontro con tutti coloro che finora
hanno fatto riferimento alla nostra casa in via Sulcis a Cagliari,
i saveriani hanno scelto un appartamento a Quartu Sant’Elena,
in via Praga 89. Vi preghiamo di
leggere le informazioni nel riquadro, che potrete ritagliare e
tenere nella vostra agenda.
8
La delegata Antonietta Grillinu (di
Orune) con p. Felotti; tante delegate
erano “postine” di professione e per
vocazione missionaria: mantengono i
contatti con i saveriani e i
benefattori nei vari paesi
p. PIERLUIGI FELOTTI, sx
Proposte per i giovani
Oggi in Italia le vocazioni
sono molto diminuite. Ma
noi non ci scoraggiamo, perché siamo convinti che i giovani abbiano bisogno di sentire la proposta missionaria e
crediamo che i giovani sardi
siano capaci di rispondere
generosamente alla chiamata del Signore. Per questo,
in collaborazione con le saveriane, continuiamo a svolgere le attività per i giovani:
la formazione missionaria, il
discernimento vocazionale e
La delegata Francesca Demurtas (di Borore)
l’esperienza in missione.
il
9 luglio 2008 ha compiuto 100 anni; con lei
Per il gruppo Missione
p. Marzarotto. È giusto che sia lei a fare gli
Giovani e per gli Universi- auguri di buon anno e di... lunga vita a tutti
tari sono stati programmati
gli amici delle missioni!
alcuni appuntamenti a Quarabbonati alle nostre riviste.
tu (per la zona di Cagliari) e
Le delegate hanno sempre
a Sassari. Proseguono anche
le visite nelle scuole superio- collaborato alle varie iniziative
ri per presentare percorsi di missionarie, svolgendo spesso
e volentieri il ruolo di “postine”
“mondialità e intercultura”.
La novità di quest’anno si della carità e della solidarietà.
chiama “Compro-missione”: Sono sempre state sollecite ed
una proposta personale rivolta efficienti nel raccogliere e traai giovani sensibili alla missio- smettere le informazioni, con
ne, che desiderano fare scelte amore disinteressato.
Perciò continueremo a tenerci
concrete e impegnative. Un
incontro mensile è previsto per in contatto con tutte le delegate
loro a Quartu, Oristano e Ma- saveriane, non solo attraverso la
corrispondenza e le visite persocomer, a rotazione.
nali, ma anche con regolari incontri di formazione e di spiritualità.
L’importanza delle delegate
Chiediamo al Signore di soCi teniamo molto a continuare
e intensificare gli incontri di for- stenerci e a voi tutti di accompamazione e di spiritualità con le gnarci in questo cammino. Con
nostre delegate missionarie nelle il nuovo anno appena iniziato,
parrocchie, anche per tenere vivi rinnoviamo a tutti voi, amiche e
i legami con amici, benefattori e amici, i nostri auguri sinceri. ■
rante la predicazione delle quarant’ore quaresimali a Urzulei, ho
incontrato don Angelo Satta, 86
anni. È uno dei parroci più anziani della Sardegna, con 62 anni di
Messa e 50 di guida alla parrocchia San Giovanni Battista. Don
Angelo mi ha regalato il suo libro,
iniziato nel seminario di Cuglieri,
su “Bartolomeo de Las Casas”,
protettore universale degli indio,
come lo definisce nel sottotitolo.
Las Casas è il primo sacerdote
che è stato ordinato in America
nel 1510 dal vescovo di san Domingo. Entra nell’ordine domenicano nel 1515, quando si era
già schierato a favore dei diritti
degli indigeni, e inizia la sua
instancabile battaglia a favore
degli indio, attraversando molte volte l’oceano per portare in
Spagna le sue proteste contro il
colonialismo. Muore a 92 anni, il
17 luglio del 1566, a Valladolid.
Il pretesto per la “tratta”
I suoi resoconti sui maltrattamenti e sulle atrocità compiute
dai colonizzatori “cristiani” contro gli indio sono diventati famosi. Il suo tentativo, nel 1520, di
creare una società coloniale pacifica e senza schiavi in Venezuela
fallisce e la comunità viene massacrata da una rivolta indigena,
incitata dai colonialisti.
Nominato vescovo del Chiapa
Padre Giovanni Antonio Solinas di Oliena
nello Yucatan, Las Casas è ostacolato nella difesa dei diritti degli indio che vivono sotto gli spagnoli.
Egli continua a denunciare apertamente e coraggiosamente l’asservimento degli indio con massacri
e crudeltà. Questo attira su di lui
l’odio di molti suoi compaesani.
La figura del religioso spagnolo ha suscitato forti polemiche
anche in seguito: la sua estrema
difesa degli indio è stata presa
come pretesto per trasportare in
America gli schiavi dall’Africa
e sostenere l’economia dei colonizzatori: la tristemente famosa
■
“tratta dei neri”.
Appuntamenti per gennaio 2009
Incontro Gams: mercoledì 14 gennaio alle ore 15.30,
in Via Praga 89 - Quartu S. Elena
Settimana d’animazione giovanile in Sardegna:
domenica 25 gennaio - domenica 1 febbraio
Weekend per giovanissimi: sabato e domenica
31 gennaio - 1 febbraio, a Macomer
ritaglia e tieni nella tua agenda...
L’INDIRIZZO A QUARTU S. ELENA
La sede dei saveriani a Quartu Sant’Elena (per la zona di Cagliari) è
in Via Praga 89. C’è anche un nuovo numero telefonico (070 8675708),
ma poiché la nostra presenza a Quartu sarà solo saltuaria, vi preghiamo di utilizzare il telefono fisso di Macomer (0785 70120), oppure di
mantenere i contatti con p. Dino Marconi (340 0840200) o con fr. Vincenzo Asolan (346 3154622).
Quartu è facilmente raggiungibile da Cagliari (linea PF dal capolinea
di Piazza Matteotti - stazione treni e pullman); da Via Dessy Deliberi (linea QS/b); da Assemini (linea 19). Arrivati a Quartu, in Via San Benedetto, scendere alla fermata “Piscine”, che è a soli 50 metri da Via Praga.
Anche tutta la corrispondenza (con i sacerdoti, le delegate, gli amici e i benefattori), la gestione dei C/cp e i contatti con gli abbonati al
mensile “Missionari Saveriani”, sono stati centralizzati nella sede di
Macomer. Chiediamo la cortesia di comunicarci le opportune correzioni agli indirizzi, in caso riscontriate inesattezze. L’indirizzo chiaro
e completo facilita la consegna rapida a domicilio.
Grazie per la collaborazione. Continuiamo a lavorare insieme e a
sostenerci a vicenda!
La comunità saveriana in Sardegna davanti alla nuova
sede di Via Praga 89, a Quartu Sant’Elena (Cagliari)
2009 GENNAIO
CREMONA
26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81
Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260
L’ecumenismo in Brasile
L’ostacolo delle nuove chiese e delle sette
ultimi 50 anni i cattoN egli
lici in Brasile sono passati
dal 95% al 70% e sono in diminuzione, mentre le chiese evangeliche sono in costante aumento. Dato che il Brasile è attualmente la nazione con il maggior
numero di cattolici del mondo,
l’influenza delle altre chiese è
significativa ed è sintomo di
un’emorragia che può avvenire
anche in altre parti del mondo.
Calunnie e... vantaggi
Alcune di queste sette, chiamate “nuove chiese”, affermano che
la Madonna è stata una peccatrice, che la chiesa cattolica è incoerente e ingannatrice, e calunniano
noi cattolici come idolatri, perché
- secondo loro - noi “adoriamo”
le immagini dei santi.
A cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80
in Brasile ci furono forti spostamenti di popolazione verso
altre regioni e verso le città, a
causa dei cambiamenti climati-
ci, dell’industrializzazione e dei
nuovi stili di vita. Molte famiglie
hanno dovuto allontanarsi dai
propri luoghi, dai parenti, dalle
abitudini e tradizioni, affrontando nuovi ambienti e nuove
situazioni.
In questo contesto, le sette religiose si presentano con alcuni
vantaggi: le piccole assemblee
degli adepti permettono la conoscenza reciproca e un maggior
contatto personale; i nuovi convertiti sono elogiati e la nuova fede sembra più profonda. Ci sono
persone che lasciano i vizi; alcuni
si sentono curati da malattie.
Il cammino del dialogo
La chiesa cattolica, rinnovata
dal concilio Vaticano II, si è dedicata a un’evangelizzazione più
cosciente dei propri fedeli, dando valore alla Parola di Dio, alla
catechesi, ai movimenti ecclesiali. In molte parti si è organizzata
in mezzo al popolo con le Ceb,
p. DANTE VOLPINI, sx
comunità ecclesiali di base.
La chiesa preferisce non fare
guerra di religione. Ma non ha
neppure insistito nella difesa di
se stessa e delle sue verità, forse
lasciando i propri fedeli senza
le risposte adatte per difendere
la propria religione. Ha scelto
il cammino del dialogo e della
preghiera in comune.
Ogni anno, dal 18 al 25 gennaio, si celebra l’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani.
Da alcuni anni si è aggiunto il
17 gennaio, come giorno di preghiera e dialogo con gli ebrei. In
Brasile meridionale, l’ottavario
non si celebra a gennaio, perché
è un mese estivo: non c’è scuola
né catechesi, e l’azione pastorale è rallentata. L’ottavario viene
fatto tra l’Ascensione e la Pentecoste, con celebrazioni ecumeniche. Ogni sera una chiesa
ospita, un’altra conduce i canti,
un’altra ancora proclama la Parola di Dio, mentre il padre o il
L’ecumenismo a Cremona
Un progetto che sta crescendo
all’ecumenismo
L’ attenzione
nella diocesi di Cremona,
dopo i primi segnali con il vescovo mons. Geremia Bonomelli e don Primo Mazzolari, nasce
da un gruppo dell’Azione cattolica che partecipa a incontri sul
dialogo, all’epoca del concilio
Vaticano II. Nel 1978 il gruppo
aderisce al Sae, il segretariato
per le attività ecumeniche voluto da Maria Vingiani. Così lo
spirito ecumenico cresce in alcune persone che si dedicano ad
animare la preghiera per l’unità
dei cristiani, insieme al centro
ecumenico organizzato da don
Ercole Brocchieri, direttore del
settimanale “La vita cattolica”.
Tutti intorno a un “tavolo”
Dopo il sinodo, per volontà
del vescovo Giulio Nicolini, la
8
don MARIO ALDIGHERI
diocesi crea la commissione ecumenica, il cui primo delegato è il
biblista don Romeo Cavedo. In
linea di massima, tutta l’attività
è svolta soprattutto dal Sae, che
diventa il perno dell’ecumenismo e mantiene un buon rapporto
con la chiesa metodista valdese,
presente sul territorio cremonese
da molto tempo, e con la chiesa
avventista del Settimo giorno.
Negli anni recenti, per volontà
di Comune e Provincia ma con
la partecipazione della Caritas e
del segretariato Migrantes, nasce
il “tavolo delle religioni”: vi partecipano le confessioni cristiane
sopra citate, la chiesa ortodossa
(che riceve in uso dal vescovo
Nicolini una chiesa), i rappresentanti dei cattolici africani e
romeni, la comunità musulmana,
i sikh, il gruppo Soka Gakkai.
Alcuni sacerdoti e fedeli laici con i saveriani di Cremona celebrano la giornata
di spiritualità missionaria, guidata dal vescovo mons. Lafranconi
Ma si può fare di più
In ambito ecumenico il Sae,
con la partecipazione della commissione diocesana, organizza
gli incontri nella settimana di
preghiera per l’unità, l’incontro di preghiera preparato dalle
donne, i laboratori di formazione ecumenica nelle parrocchie
che lo richiedono, e ogni primo
mercoledì organizza una riflessione sull’enciclica “Ut unum
sint” di papa Giovanni Paolo II
nel centro pastorale diocesano.
Nel campo del dialogo interreligioso, il “tavolo” organizza
incontri che illustrano le varie
religioni presenti sul territorio partendo da temi, come la
pace, la giustizia, la libertà. Ci
sono anche incontri di canto e
preghiera, dove ogni gruppo
presenta la sua espressione culturale e religiosa, sia a livello
cittadino, sia in alcune parrocchie della diocesi.
Possiamo dire che in diocesi
di Cremona lo stile ecumenico
e il dialogo con le religioni sono vivi e i rapporti sono fraterni, anche se ci sono alcune difficoltà. Non sono ancora, però,
tra le priorità pastorali e rimangono un po’ a margine della vita
diocesana, e soprattutto della vita nelle parrocchie. Confidiamo
nella forza dello Spirito, che da
piccole cose fa nascere grandi
■
eventi.
L’ottavario ecumenico aiuti le chiese cristiane a far sì che “tutti siano uno,
affinché il mondo creda nel Signore Gesù”
pastore fanno l’omelia. Ci sono
anche iniziative sociali fatte in
comune, campagne di vaccinazioni o contro l’uso di tabacco,
alcool e droga.
A volte ritornano…
È più facile dialogare con le
chiese protestanti tradizionali, rispetto alle “nuove chiese”
evangeliche o alle sette. Capita
di trovare persone che vogliono aderire o tornare alla chiesa
cattolica. Dopo alcuni incontri
di catechesi e alcune conversazioni, queste vengono accolte
nella chiesa cattolica con la confessione, la professione di fede e
la santa Comunione. Talvolta si
parte addirittura dal battesimo; in
altre occasioni occorre celebrare
il matrimonio e il battesimo dei
figli non ancora battezzati, dato
che molte sette non battezzano i
piccoli.
A Piracicaba, nella parrocchia
di 39mila abitanti in cui ho lavorato per sei anni, due terzi della
popolazione sono cattolici; gli
altri, circa 13mila, seguono una
delle tante chiese evangeliche.
Ci sono una trentina di queste
chiese e tendono ad aumentare.
I missionari si sono impegnati per fortificare le 16 comunità
cattoliche della parrocchia, affinché portino la fede a contatto con le famiglie e le persone.
L’ottavario di preghiera ecumenica porta a superare equivoci, a
rispettarsi reciprocamente, a collaborare in campo sociale e ad
avvicinarsi all’unità nel rispetto
■
della pluralità.
IL PAOLO DELL’ORIENTE
p. D. VOLPINI, sx
Nel 2005 a Piracicaba in Brasile, i saveriani hanno organizzato un
festival della canzone missionaria dedicato a san Francesco Saverio,
in occasione dei 500 anni dalla sua nascita. Ha vinto una canzone che
aveva per titolo: “Il Paolo dell’oriente”.
In questo “anno paolino”, il 3 dicembre scorso, giornata missionaria
sacerdotale e festa di san Francesco Saverio, patrono delle missioni,
l’incontro con i sacerdoti della diocesi di Cremona nella sede dei saveriani in via Bonomelli, ha avuto come tema proprio questo: “Saverio,
il Paolo dell’oriente”.
Il vescovo, mons. Dante Lafranconi, nell’omelia ha fatto un parallelo
tra la vita di Paolo e quella del Saverio, dimostrando con stralci delle
loro lettere, tre aspetti che avvicinano i due grandi evangelizzatori:
• l’ardore apostolico dei due nel diffondere il regno di Gesù per la
salvezza delle persone, sapendo vivere sia nella povertà sia nella
ricchezza a servizio del Regno;
• la preghiera, anima dell’apostolato: Paolo rivela uno spirito orante quando introduce nelle sue lettere bellissimi inni al Padre e al
Signore nostro Gesù Cristo; Saverio, spendendo tutta la giornata
nell’evangelizzazione, dedicava parte della notte e le prime ore del
mattino alla preghiera.
• il rapporto d’amicizia con i propri collaboratori: Paolo cita nomi di
persone all’inizio e alla fine delle sue lettere; Saverio portava con sé
in un borsello i nomi delle persone care, i “compagni di Gesù”.
L’anno paolino favorisca in tutti noi, cari amici e amiche, una crescita dell’ardore apostolico, della preghiera missionaria, del rapporto
amichevole tra credenti.
Mons. Lafranconi con i saveriani di Cremona, per la festa del Saverio
il 3 dicembre scorso
2009 GENNAIO
DESIO
20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
2009: un anno in “cantiere”
Dedicato a due amici davvero speciali
C
ome già preannunciato, sta
prendendo forma il laboratorio missionario e interculturale
proposto e attuato dai giovani. È
ancora presto per definirne il nome e i dettagli organizzativi. Intanto si può dire che sarà dedicato a due cari amici scomparsi recentemente, grandi collaboratori
per tante iniziative, instancabili
e originali nelle loro proposte
missionarie sul territorio: Mau-
rizio Arosio, scomparso quattro
anni fa, ed Emilio Pagani, che ci
ha lasciato lo scorso giugno. Entrambi ancora giovani e in piena
attività. Ci mancano tanto.
La bottega missionaria
In un campo di lavoro con
gli adolescenti della parrocchia
centrale di Desio, cercheremo di
dare forma al luogo che ospiterà
il centro di animazione. Vogliamo creare
uno “spazio aperto”
dove tutti
possano attingere informazioni
di carattere
missionario e locale,
diventando così un
buon veiIl dialogo tra religioni s’impara da piccoli: questi bambini di Desio c o l o p e r
hanno già memorizzato la prima lezione
le attività
p. CLAUDIO CODENOTTI, sx
missionarie sul territorio.
Ci troverete la pubblicità di
eventi e di campagne legate anche al mondo della inter-cultura e
del volontariato. Sarà un ritrovo
di persone “appassionate” per far
partire svariate iniziative: mostre,
conferenze, eventi, cene solidali
e altro. Farà da riferimento per
trovare e ordinare prodotti equosolidali e oggetti di artigianato,
fatti da tanti piccoli gruppi di
donne e uomini che cercano di
sostenere le proprie famiglie con
la dignità del lavoro.
La nuova mediateca
Continua anche l’attività del
CDM - il centro di documentazione missionaria. Ci sarà una
nuova mediateca, con le novità
nel campo dei dvd, con film e
documentari missionari, che sono
difficilmente reperibili nelle comuni biblioteche o videoteche.
Tutto questo potrà essere efficace solo se è frutto della passio-
è cominciata una nuova vita
A Città del Messico, da tante nazioni
S
ono passati quattro mesi
dal mio arrivo in Messico.
Ricordo tutti con affetto e gratitudine; ogni vostra notizia mi dà
gioia. Lentamente cerco di ambientarmi in questa nuova terra.
Con l’aiuto di Dio, cerco di farmi forza. I primi mesi sono i più
duri, ma anche i più affascinanti. Voglio gustarli fino in fondo,
con tutto quello che porteranno.
Anche questa è una partenza. La
vivo come missionario: il passaggio da una vita che ho lasciato a una nuova che comincio ha
qualcosa di “pasquale”; fa parte del mistero di salvezza per il
mondo.
8
Una comunità
internazionale
Faccio parte della
comunità internazionale di teologia qui a Città del Messico. Siamo
17 saveriani studenti:
7 indonesiani, 3 messicani, 2 brasiliani, 2
congolesi, 2 camerunesi e io italiano. La nostra casa si trova a metà
tra il centro della città
e la periferia. La gente
povera del nostro quartiere viene a trovarci
durante la settimana e
questo è molto bello.
Città del Messico è
la città più estesa del
mondo: ha 24 milioni di abitanti, su 108 milioni di tutto il paese. Si calcola che ogni giorno arrivino nella capitale mille persone in più. In Messico i benestanti sono pochi; il 40% della popolazione ha difficoltà a vivere
dignitosamente; per la restante
percentuale la vita quotidiana è
una dura battaglia.
Passeggiando per un quartiere ricco della città ho chiesto alla commessa di un negozio: “Come si vive a Città del Messico?”.
Lei ha risposto: “È una città caotica, ma magica; una città che
non dorme mai”. Ho fatto la stessa domanda a un povero che vive
in strada, a pochi passi da dove
SIMONE STROZZI, sx
io vivo. Mi ha risposto: “In questa città non si vive, si sopravvive!”. Ho ripetuto la domanda
a un prete che vive in Messico
da trent’anni. Mi ha risposto: “In
questa città puoi vedere e comprare lo cose che trovi a Milano;
ma vedi anche quello che puoi
vedere a Calcutta”. Insomma, è
una città dai grandi contrasti.
I veri santuari di Dio
Io cerco di inserirmi nel lavoro pastorale in periferia, dove
ci sono le “città perdute” - così le chiamano i messicani - dove i taxi e la polizia non entrano. La povertà e la miseria sono
pesanti. Per incontrare Dio, più
che tante parole, basta
un’esperienza: entrare
nei santuari dove vivono i poveri. Sono i santuari della presenza di
Dio.
Basta varcare l’ingresso delle “città perdute” e vedere come vivono le famiglie: lì s’incontra il mistero di Dio
che si identifica nel più
solo, più abbandonato,
più ammalato, più nudo, più affamato. È il
nostro Dio che, alla fine della vita, ci farà una
sola domanda: “mi hai
aiutato quando ero nel
La comunità saveriana dei 17 studenti di teologia
■
bisogno?”.
a Città del Messico, con i loro formatori
ne per le “missioni” da parte di
tutti, specialmente di chi vuole
dedicare tempo ed energie. Per
questo siete invitati a collaborare, ciascuno per la sua parte.
GAM, amici delle missioni
Con la festa dei benefattori del
30 novembre, si è dato il via al
progetto GAM, “gruppo amici
delle missioni”. Di cosa si tratta? Sono incontri bimensili di
formazione, informazione, testimonianza, preghiera e amicizia,
aperti a chi si sente coinvolto
nell’opera missionaria della
chiesa, e in particolare dei saveriani. L’invito è rivolto a tutti i
nostri amici, benefattori, volontari e familiari dei missionari.
Gli incontri sono la domenica pomeriggio dalle 14,30 alle
17,30. Prevedono un momento
di preghiera (Eucaristia), una
testimonianza sui temi della
missione, l’informazione sulla
situazione dei nostri missionari
nel mondo, un momento fraterno
e ricreativo. Agli iscritti saranno
mandate le varie comunicazioni
per lettera. A chi ha la possibilità
dell’e-mail, faremo pervenire notizie fresche dalle missioni e dai
missionari che hanno lavorato a
Desio o sono nativi della zona.
Per l’iscrizione e ulteriori informazioni, potete rivolgervi ai saveriani della comunità di Desio.
Le donne del mondo
Questa simpatica iniziativa è
ormai al suo quinto anno di vita.
Partita timidamente con poche
donne partecipanti, ora conta una
quarantina di persone. Sono “pomeriggi di festa per donne italia-
Collaboratore nel settore inter-cultura
dei saveriani di Desio, presidente del
coro “Città di Lissone”, promotore di
conferenze e opere teatrali, amante
delle culture, all’amico Emilio Pagani
che ci ha lasciato nel giugno scorso
diciamo: “Ci manchi tanto!”
ne e straniere”, all’insegna della
reciproca conoscenza e amicizia.
Gli incontri avvengono nella
casa saveriana, la domenica pomeriggio dalle ore 15 in poi. Si
può portare anche qualche prodotto artigianale (un dolcetto o
altro...). Le donne si scambiano
idee, giocano insieme, parlano
dei problemi legati alla famiglia,
alla scuola, al lavoro. A volte si
raccontano usanze e costumi,
cucina e giochi dei propri paesi
di provenienza.
Vogliamo incoraggiare questi momenti di convivialità,
che portano frutto anche grazie
all’aiuto reciproco di ogni giorno. I prossimi incontri sono previsti per domenica 18 gennaio,
22 marzo e 7 giugno (dalle ore
■
15 alle 18).
UN INNO AL DIALOGO!
p. C. CODENOTTI, sx
Ha rallegrato molto il mio cuore di missionario il bel discorso che il
cardinale Tettamanzi ha fatto alla città di Milano per sant’Ambrogio.
Oserei chiamarlo un “inno al dialogo”, nonché un invito a praticarne
la virtù. In una società dove le polemiche, le diffidenze o le reciproche scomuniche sembrano fare tanto rumore, c’è sempre più bisogno
di gente che si dedica al dialogo quotidiano.
Il cardinale annota quanto sia già grande la presenza silenziosa di
chi lavora con questo sentimento cristiano, ma nello stesso tempo ne
denota la mancanza in diversi contesti della società e a volte tra le
stesse persone di chiesa. Nel nostro piccolo, rimaniamo fedeli e attivi
in questa virtù missionaria, in terra di missione come nella nostra terra natia. A Desio, da anni lavoriamo in questa direzione, e ora se ne
vedono i frutti buoni nella cordiale amicizia e nelle iniziative comuni
con fratelli di diversa tradizione religiosa e provenienza culturale.
In diverse occasioni abbiamo avuto l’incoraggiamento e la collaborazione dei sacerdoti, e anche di scuole e di insegnanti che al dialogo credono e lo trasmettono con passione ai loro alunni. Non posso dimenticare il gesto dei parroci di Desio che, lo scorso Natale, all’inizio della
Messa di mezzanotte, hanno letto il messaggio di auguri che la comunità pakistana aveva fatto pervenire a tutte le comunità cristiane.
Siamo tutti coinvolti in questo forte sentimento di fraternità universale. Auguro a tutti che il nuovo anno sia pieno di frutti di speranza.
2009 GENNAIO
FRIULI
33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70
Tel. 0432 471818 - Fax 0432 44185
E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336
Siamo fatti per andare...
Ma perché vai lì, che c’è la guerra?
P
osso dire con tutta sincerità che questa sosta di quattro anni in Friuli mi ha dato moltissimo. Mi ha aiutato a conoscere questa nostra società, questo
stupendo Friuli, entrambi così
cambiati durante la mia assenza.
Avevo proprio bisogno di mettermi al passo, di rinnovarmi…
Con il Congo nella mente
Devo ammettere, per onestà,
che ho vissuto anche dei mo-
menti significativi che mi hanno
marcato in profondità. Si tratta
senz’altro di tutti quegli incontri con i vari gruppi che ho avuto nelle parrocchie, appena tornato dal Congo. Poi tutti quelli
che ho potuto realizzare in casa nostra, come pure in alcune
scuole, accompagnato dal compianto e carissimo padre Roberto Dal Forno.
Ho cercato di presentare i problemi che assillano la nazione del
P. Giampaolo Codutti, tornato in Congo, rivede tanti amici, contenti
di riabbracciarlo; con lui nella foto quattro catechisti-animatori
p. GIAMPAOLO CODUTTI, sx
Congo, grande otto volte l’Italia… Non potevo dimenticare i
lunghi anni di guerra, che hanno
sconvolto questa grande nazione
causando tre milioni e mezzo di
morti, e forse di più. Certamente,
i pericoli per i quali io, assieme
ai miei confratelli, siamo passati
non sono stati pochi.
Un’esperienza positiva
Non riparto perché frustrato o
pessimista. Il periodo che ho trascorso a Udine è stato seminato di esperienze belle, che hanno certamente lasciato un segno
nella mia vita e mi hanno aiutato
a crescere ancora di più in umanità e come sacerdote. Ricordo
con piacere il periodo di servizio pastorale in città, nella parrocchia di Paterno. Il contatto
con tante persone e con nuove
realtà mi hanno arricchito.
Se devo essere sincero fino
in fondo, quando arrivai a Udine fin dall’inizio dissi che vo-
Gemma, mamma missionaria
La preghiera più frequente: “Grant Idiu!”
L
a mamma di ogni missionario è sempre una “grande” mamma. Non è facile affrescare in poche righe la personalità delle mamme. Provo a descrivere - balbettando - alcuni
preziosi insegnamenti che mia
mamma, volata in cielo da poco,
mi ha lasciato in eredità, senza
alcun “testamento” scritto.
8
Grande fiducia nel Signore
Ha vissuto una vita cristiana
che ha avuto sempre un sapore di
fortezza. Fin da giovane ha conosciuto la fatica, la povertà, le tribolazioni. Durante la guerra per
far crescere i suoi due piccoli figli, essendo rimasta vedova solo
dopo sette anni di matrimonio, ha
dovuto emigrare in Svizzera per
riuscire a pagare le nostre mensilità: mia sorella era presso le suore; io ero tra i saveriani.
Una caratteristica l’ha sempre contraddistinta: la serenità
e la grande fiducia nel Signore.
Da lei abbiamo imparato - anche
se, per quanto mi riguarda, non
sempre mi riesce bene la pratica - il senso della gratitudine e
della “mano di Dio” che non abbandona mai nessuno, neppure
in mezzo a tante tribolazioni.
Mi pare, senza alcuna presunzione, che le parole di Gesù abbiano davvero abitato la sua lunga vita: “Ti benedico, o Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te” (Mt 11,25).
Viso sereno, cuore contento
Mamma Gemma aveva sempre un grande senso della presenza di Dio e lo manifestava
con l’ammirazione per le co-
Gemma Iacuzzo vedova Meneguzzi, mamma
di p. Domenico. Il sogno di Gemma era andare in “Merica” dove il figlio era missionario
(che in realtà era in Brasile); così per il suo
90° compleanno è stata vestita a festa e
con la valigetta è stata sistemata… per la
partenza. E lei felice diceva a tutti: “Ecco ora
vado in Merica dove è stato mio figlio!”
p. D. MENEGUZZI, sx
se belle che Dio sa sempre fare. Quando la portavo in macchina per fare un giretto a trovare
la nostra gente, e magari si riusciva ad avvistare anche da lontano le montagne, lei esclamava
con naturalezza: “Grant Idiu!”.
Quando vedeva i trattori lavorare la terra per la semina, trebbiare il frumento (eravamo nel secolo scorso!), quando in una famiglia a Driolassa o nei paesetti vicini sentiva che era nato un
bimbo, esclamava tutta contenta
“Grant Idiu!”
Così è successo per la festa
preparata da mia sorella con tutte le attenzioni possibili, in occasione dei suoi novant’anni. Eravamo in tanti: noi due figli, i nipoti, i parenti, gli amici, Giorgio
che suonava la fisarmonica e lei
cantava e ballava (anche se un
po’ barcollando) con i suoi occhi
che ribadivano: “Grant Idiu!”.
Una donna piccola di statura
ma grande nei valori, è sempre
stata amante della vita, senza mai
lamentarsi, nonostante le prove
che ha dovuto attraversare. Sempre con il viso sereno e il cuore
contento, fino a quando il Signore
le ha lasciato il sentimento.
Grazie mamma Gemma, per
l’esempio di vita che ci hai dato. Non resta che onorarti seguendo i tuoi esempi. Anche noi
continueremo a ripetere con te:
■
“Grant Idiu!”.
levo ripartire il più presto possibile. Ero rientrato in Italia per un anno sabbatico di riposo,
studio e aggiornamento. Ma succede sempre
l’imprevisto: i superiori mi hanno chiesto di
rimanere in Italia ancora per qualche anno.
All’inizio mi è costato molto rinunciare alla missione. Ma ora non
mi resta che dire grazie
al Signore perché, come
ho già detto, quest’esperienza è stata più che positiva per me.
E come se non bastasse, a settembre del 2007
mi è stato chiesto anche
un anno di servizio come superiore nella comunità saveriana. Ho
accettato con molto timore, perché non è secondo il mio stile di vi- Il battesimo, ricevuto in modo consapevole, conta prendere impegni di clude il cammino del catecumenato; anche per il
missionario p. Codutti è un momento di gioia
questo genere… Preferisco rimanere in seconda linea. Devo ammettere però sta riprendendo la guerra?”.
che non mi sono mai sentito soÈ vero che si fa missione dolo. In particolare dopo la morte vunque, ma noi saveriani per vodi p. Roberto, i confratelli mi so- cazione siamo chiamati ad anno stati vicini, e per questo devo dare ai lontani, dove il vangelo
ringraziarli.
non è stato ancora annunciato.
Questa missione deve continuaNon possiamo ritirarci
re sempre, anche nei momenti
C’è una domanda che molti, difficili. Non possiamo ritirarci
dopo che hanno saputo della mia perché c’è la guerra. È proprio
possibilità di ripartire, mi pon- in quei momenti drammatici che
gono, forse anche giustamente: la gente ha più bisogno di noi,
“Ma come mai te ne vai, quando della nostra vicinanza e della noqui ti sei ben accorto che c’è tan- stra solidarietà. Cristo ci ha dato bisogno? Non vedi che i pre- to l’esempio: non si è ritirato di
ti sono sempre meno e in Congo fronte alla morte.
■
PADRE CODUTTI TORNA IN CONGO
Grazie per essere stato con noi
p. DOMENICO MENEGUZZI, sx
C’è poco da dire o avere un parere
diverso: un missionario che ha fatto
un’esperienza significativa in missione
non riesce più a dimenticarla. Se può,
vuole tornare tra i “suoi”. È quello che
succede con padre Giampaolo Codutti
che non ce l’ha fatta a fermarsi più di
4 anni nel suo Friuli, anzi nel suo amato Brazzacco, a cui si sente giustamente tanto legato.
Trentuno anni trascorsi in Congo sono segnati nel suo dna. E così è ripartito per la regione del Kivu. Ancora
non sa bene in quale missione o servizio l’obbedienza lo destinerà. Qualcuno potrebbe pensare che forse... non
si è trovato bene in Friuli. Si sbaglia di
grosso: le sue parole ne sono la dimoCome si fa a dimenticare il sorriso
strazione.
così aperto e sincero
Caro Giampaolo, a noi tuoi confrateldi p. Giampaolo Codutti?
li rimasti a Udine, non resta che gioire
perché ti vediamo contento di ripartire. Sei stato per noi un confratello esemplare, schietto, umile, servizievole, attento ai bisogni degli
altri, preoccupato affinché tutti potessero trovasi bene.
Anche il “peso” del servizio come superiore lo hai portato avanti bene, perché hai condiviso le tue preoccupazioni e il progetto comunitario con tutti noi. Chiedere una mano perché le cose andassero
per il meglio era una tua caratteristica costante. Non ci resta che dirti il nostro “grazie” sincero e fraterno. Ti accompagniamo con la preghiera. E conta su di noi.
2009 GENNAIO
MACOMER
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
Preti sardi biografi di missionari
Don Salvatore Bussu e don Angelo Satta
H
o avuto l’occasione di leggere la pubblicazione sulla vita di missionari in America,
scritta da due sacerdoti sardi.
Con i loro scritti, essi hanno saputo ravvivare l’interesse per la
missione nella storia della chiesa
universale.
Padre Solinas, l’argentino
Don Salvatore Bussu, nelle
due pubblicazioni “Martiri senza altare” e “Martiri per amore”,
ricorda la testimonianza di fede
del gesuita p. Giovanni Antonio
Solinas di Oliena (NU) e di don
Pedro Ortiz de Zàrate in Argentina. La diocesi di Nuoro tiene
viva la memoria del suo martire
con legami di comunione con la
chiesa povera e isolata di Oràn
in Argentina, dove il gesuita sardo ha sacrificato la propria vita.
Solinas era nato nel 1643 a
Oliena, vicino a Nuoro, dove i
gesuiti avevano un collegio. Giovanni Antonio era uno studente
modello e aveva maturato la sua
vocazione conoscendo il Saverio. Dopo il noviziato a Cagliari e
gli studi teologici a Sassari, iI 27
maggio 1673 è ordinato sacerdote
in Spagna, nella chiesa di sant’Isidoro in Siviglia. Da qui parte per il
Paraguay con altri 35 missionari,
partecipando alla spedizione per le
“riduzioni” degli indio. Padre Solinas lavora a Itapuà, diffondendo
la devozione per sant’Ignazio di
Loyola e il Saverio.
La fede fino al martirio
Padre Giovanni Antonio lavora
con successo anche alla costruzione delle riduzioni del Chaco,
in Argentina settentrionale, ai
piedi delle Cordigliere del Paraguay, insieme a don Pedro Ortiz.
Senza indossare armi, si dedicano a predicare il vangelo, finché
una cinquantina di tobas e alcuni
guerrieri uccidono i due missionari e altri diciotto laici cristiani
dopo la celebrazione della Messa, il 27 ottobre del 1683.
Il tragico evento ha rafforzato
la fede nel vangelo tra quelle popolazioni. Nel luogo del martirio
sorge ora una chiesetta dove gli
abitanti delle zone circostanti si
p. DINO MARCONI, sx
recano per implorare da Maria,
Regina dei martiri, il riconoscimento delle virtù eroiche di questi missionari, affinché il sangue
dei martiri diventi ancora oggi il
seme di nuovi cristiani.
Il difensore degli indio
Con mia grande sorpresa, durante la predicazione delle quarant’ore quaresimali a Urzulei, ho
incontrato don Angelo Satta, 86
anni. È uno dei parroci più anziani della Sardegna, con 62 anni di
Messa e 50 di guida alla parrocchia San Giovanni Battista. Don
Angelo mi ha regalato il suo libro,
iniziato nel seminario di Cuglieri,
su “Bartolomeo de Las Casas”,
protettore universale degli indio,
come lo definisce nel sottotitolo.
Las Casas è il primo sacerdote
che è stato ordinato in America
nel 1510 dal vescovo di san Domingo. Entra nell’ordine domenicano nel 1515, quando si era
già schierato a favore dei diritti
degli indigeni, e inizia la sua
instancabile battaglia a favore
degli indio, attraversando mol-
te volte l’oceano per portare in
Spagna le sue proteste contro il
colonialismo. Muore a 92 anni, il
17 luglio del 1566, a Valladolid.
Il pretesto per la “tratta”
I suoi resoconti sui maltrattamenti e sulle atrocità compiute
dai colonizzatori “cristiani” contro gli indio sono diventati famosi. Il suo tentativo, nel 1520, di
creare una società coloniale pacifica e senza schiavi in Venezuela
fallisce e la comunità viene massacrata da una rivolta indigena,
incitata dai colonialisti.
Nominato vescovo del Chiapa
nello Yucatan, Las Casas è ostacolato nella difesa dei diritti degli indio che vivono sotto gli spagnoli.
Egli continua a denunciare apertamente e coraggiosamente l’asservimento degli indio con massacri
e crudeltà. Questo attira su di lui
l’odio di molti suoi compaesani.
La figura del religioso spagnolo ha suscitato forti polemiche
Padre Giovanni Antonio Solinas di Oliena
anche in seguito: la sua estrema
difesa degli indio è stata presa
come pretesto per trasportare in
America gli schiavi dall’Africa
e sostenere l’economia dei colonizzatori: la tristemente famosa
“tratta dei neri”.
■
Padre Delrio: “Ricordatemi così”
Un libro ripercorre la storia del missionario
C
on la presentazione del
libro “Ricordatemi così”,
il 27 dicembre nella chiesa di
San Nicola a Ottana (NU) è stato commemorato il saveriano p.
Mario Delrio, a trent’anni dalla
morte. Insieme a don Sebastiano Corrias, ai saveriani e ad altri sacerdoti, abbiamo rivissuto
il viaggio missionario di padre
Mario, iniziato una mattina del
1953, quando il Signore lo ha
chiamato a dedicare la sua vita
alla missione. Un viaggio durato troppo poco: il missionario è
morto in Spagna il 27 dicembre
1978, a soli trentasette anni, a
causa di una grave forma di ulcera.
8
Con gli indio dell’Amazzonia
L’idea del libro è nata in me
qualche anno fa. Di Mario avevo solo alcune lettere indirizzate
alla famiglia, qualche foto e i ricordi della sorella Caterina. Perciò ho chiesto aiuto ai saveriani,
che mi hanno messo a disposizione il materiale che avevano.
Volevo che una vita come quella
di padre Mario, offerta ai più deboli, non venisse dimenticata.
Il suo viaggio missionario
era iniziato a 12 anni, entrando
nell’istituto di Massa Lucana,
poi a Parma, per proseguire in
Spagna, dove ha lavorato come
promotore vocazionale tra i giovani. Ma la sua attività più intensa l’ha vissuta in Amazzonia,
a fianco degli indio.
In Brasile aveva accusato i
primi sintomi della malattia, ma
aveva continuato nel suo lavoro,
trascurandosi nella salute. Solo
quando i superiori lo hanno costretto a lasciare la missione, si
era recato per cure negli Stati
Uniti, per terminare poi la sua
La copertina del libro di Caterina Marongiu
sulla vita del compianto p. Mario Delrio,
a trent’anni dalla morte
GINA MARONGIU
attività in Spagna.
In memoria di p. Mario
Padre Mario, con la sua inseparabile chitarra, lasciava con gran
dolore l’Amazzonia e la sua gente, che tanto aveva amato. “Mi sono fatto missionario non per avere
tutto; piuttosto per condividere il
disagio di quelli che non hanno”,
scriveva nelle sue lettere.
Il libro “Ricordatemi così”
ripercorre le tappe del cammino missionario di padre Delrio,
attraverso gli occhi di chi l’ha
conosciuto: familiari, amici e
confratelli saveriani. L’abbiamo
ricordato come lui stesso avrebbe
voluto. In una dedica su una fotografia alla mamma, infatti, egli
scriveva così: “Ricordatemi così,
come adesso, oggi, in cammino
verso la morte, verso la vita vera
e definitiva. Vostro Mario”.
Ecco l’inizio di una poesia in
sardo che un amico gli ha dedicato poco dopo la sua morte: “Sa
morte caru Mario a tie puru ti hat
dae sos tuos divididu, cun su sou
proceder vile e duru ti hat tentadu e poi ti hat culpidu, cumplice,
certu, su destinu oscuru chi su filu
‘e segare hat favoridu, ca in custu
procedere inumanu morte e destinu s’istringhen sa manu...”. ■
La delegata Francesca Demurtas (di Borore) il 9 luglio 2008 ha compiuto cent’anni.
È giusto che sia lei a fare gli auguri di buon anno e di... lunga vita
a tutti gli amici e amiche delle missioni!
CI SIAMO E LAVORIAMO INSIEME
p. PIERLUIGI FELOTTI, sx
Come già sapete, i missionari saveriani della Sardegna si sono riuniti in
un’unica comunità a Macomer (NU), ma continuano a mantenere i contatti con i vescovi, i sacerdoti, le delegate e gli amici. Macomer, quindi,
diventa il fulcro della nostra attività missionaria per tutta l’isola.
Oggi in Italia le vocazioni sono molto diminuite. Ma noi non ci scoraggiamo, perché siamo convinti che i giovani hanno bisogno di sentire la proposta missionaria e crediamo che i giovani sardi siano capaci di rispondere generosamente alla chiamata del Signore.
Per questo, in collaborazione con le saveriane, continuiamo a svolgere le attività per i giovani: la formazione missionaria, il discernimento
vocazionale e l’esperienza in missione. La novità di quest’anno si chiama “Compro-missione”: una proposta personale rivolta ai giovani sensibili alla missione, che desiderano fare scelte concrete e
impegnative.
Ci teniamo molto a continuare e intensificare gli incontri di formazione e di spiritualità con le nostre delegate missionarie nelle parrocchie, che hanno sempre collaborato alle varie iniziative,
svolgendo spesso e volentieri
il ruolo di “postine” della carità e della solidarietà.
Chiediamo al Signore di
sostenerci e a voi tutti di accompagnarci in questo camLa delegata Antonietta Grillinu (di
mino. Con il nuovo anno apOrune) con p. Felotti; tante delegate
pena iniziato, rinnoviamo a
erano “postine” di professione e per
tutti voi, amiche e amici, i
vocazione missionaria: mantengono i
contatti con i saveriani e i
nostri auguri sinceri.
benefattori nei vari paesi
2009 GENNAIO
MARCHE
60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40
Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639
E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605
SAVERIANI MARCHE
I “grandi” del regno di Dio
Il barbiere, il nonno vedovo e tanti altri
san GiovanN ell’Apocalisse
ni vide e prese nota: “Ap-
parve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare,
da ogni nazione, razza, popolo e
lingua”. Alcuni aspiranti di questa moltitudine li ho conosciuti
anch’io nei miei safari missionari in Sierra Leone.
Il barbiere... serafico
Ho conosciuto Trimo! Serafico come un san Francesco, povero come sorella povertà, davvero un sant’uomo. Contadino
da sempre, barbiere per scelta
cristiana. Se santa Teresina ha
potuto dire, “io nella chiesa sarò l’amore”, Trimo a buon diritto può dire, “io nella chiesa sarò
il barbiere”.
Non è un barbiere di professione, e non fa il barbiere per
profitto. I suoi pochi e antiquati
attrezzi non gli permettono nemmeno di chiedere una cifra: “Mi
accontento di quanto mi danno;
ma ho scelto di fare il barbiere
perché mentre taglio, posso parlare di Gesù ai pagani e questo
mi basta”.
Trimo ogni settimana si fa a
piedi decine di chilometri non
tanto per “rapare” teste, quanto
per trovare persone disposte alla fede cristiana. Vuole trasmettere agli altri quella fede che lui
ha ricevuto gratuitamente e che
ha arricchito di speranza la sua
vita.
Il vedovo (quasi) centenario
Nella lista dei “grandi” del Regno va inserito anche Peter. Con
la sua tunica lunga, Peter ha la
portanza di un tribuno romano.
Soprattutto ha il fascino del santo, del cristiano in carne e ossa,
irradiato dall’amore di Cristo.
Dice di avere cent’anni, ma un
po’ di sconto è d’obbligo in questi casi. Comunque, assicura che
p. FILIBERTO CORVINI, sx
era già anziano quando vide per
la prima volta una macchina.
È vissuto nel suo villaggio
coltivando la terra e dedicandosi alla caccia con le trappole. In
villaggio si è sposato e ha cresciuto la sua famiglia di nove figli, sette dei quali ancora in vita. Ci tiene a dire che ha avuto
una sola moglie e quando è morta, durante la guerra, l’ha voluta sepolta nel suo orto di casa.
Mi mostra con orgoglio la tomba. Gli domando: “Peter, hai mai
litigato con la moglie?”. “È quasi naturale, no? - mi dice spontaneamente - ma mai fuori della
nostra capanna”.
Ricordando la guerra, ha un
momento di confusione e di dolore. “Durante la guerra siamo
stati nascosti in foresta per mesi. È lì che ho perso mia moglie.
In foresta ho visto nascere anche
due nipoti, che purtroppo sono
morti per mancanza d’acqua”.
SPAZIO GIOVANI
Dalla strada a un progetto
I poveri sono tanti, se li vuoi vedere...
I
volontari dell’associazione
“Servizio di strada onlus” la
notte sono per le strade di Ancona
dove vengono a contatto con tante
povertà: disagio psico-sociale, indigenza, immigrazione, gravi dipendenze, solitudine, mancanza di
lavoro, assenza di una famiglia...
Più di un’assistenza
Spesso si tratta di persone che
vivono con capacità veramente
ridotte. Per alcuni non esistono
soluzioni per un pieno recupero;
altri, essendo relativamente giovani e meno provati dalla vita di
strada, sono potenzialmente recuperabili. In nessun caso si può
aspirare a un miglioramento senza la certezza di mantenersi in
vita: occorrono cibo e vestiti, fiducia e comprensione, amicizia
e affetto… Tutti questi valori sono alla base di qualsiasi progetto
per il loro reinserimento.
8
Partendo dalla strada, dove i
poveri vivono, i volontari cercano di assisterli nelle loro necessità e li indirizzano dove è possibile far fronte ai problemi specifici: una doccia, la mensa del povero, l’accoglienza, il ricovero in
ospedale, i servizi sociali, l’assistenza legale… Quando è possibile, cercano di costruire insieme
al povero “un progetto di sostegno”, alla luce della sua storia e
delle sue potenzialità, seguendone gradualmente lo sviluppo.
Cercano di favorire la riscoperta
della dignità personale, delle sue
abilità, della volontà di interagire
con il prossimo. Quando ciò non è
possibile, lo aiutano almeno a vivere, senza costringerlo a un modello di ripresa prestabilito.
Impegno preso con il cuore
Seguiamo due principi pratici:
(primo) capire, seguire e sprona-
Il gruppo “La strada” durante lo spettacolo teatrale dello scorso anno
Non ha pensione, ma
può godere dell’affetto di figli e nipoti. Passa il tempo seduto sotto
il grande mango, confezionando con l’uncinetto i copricapo che usano i musulmani. Mentre
racconta, si gira verso la
tomba di sua moglie: “Mi
dispiace - sussurra - che
non sia più con me a condividere la gioia dei figli
e dei 19 nipoti...”.
Per ricambiare l’amore
Peter è stato battezzato due anni fa il 2 giugno,
ma ci tiene a precisare
che ha sempre creduto in
Dio: “Come si può non
credere, con tante bellezze e meraviglie del cre- Il saggio Peter, solenne nella sua lunga tunica, è un
“grande” del regno di Dio; con lui un nipotino
ato?”. La sua scelta cristiana è avvenuta guardando l’immagine del Crocifis- spiegarsi con la lingua nazionaso in chiesa. “Mi sono chiesto, le, ma usando gesti ed espressioche cosa potessi fare per ricam- ni visive, manifesta che non ci
biare un amore così grande per sono angoli oscuri nella sua vinoi, e mi sono fatto cristiano. E ta. La serenità di Peter mi ricorpoi, mi hanno sempre impressio- da le parole di Gesù: “Nel regno
nato i funerali cattolici dove si dei cieli i primi saranno gli ultiparla di speranza e di vita eterna mi, e gli ultimi i primi”.
E io penso: quando sarà orgain paradiso”.
Continua: “In chiesa mi piace nizzato un concilio ecumenico
sedermi in prima fila per ascolta- di soli saggi anziani - di coloro
re meglio le prediche e mi distur- cioè, che non hanno mai conoba chi fa rumore e non ascolta sciuto i libri delle biblioteche con attenzione la parola di Dio”. perché ci raccontino le grandez■
Durante le confessioni fa fatica a ze di Dio?
SIMONE STROZZI, sx
re fin dove è fattibile; (secondo)
accettare e assistere comunque. I
poveri non hanno solo bisogno di
aiuto; se ascoltati, sono anche un
dono di Dio e aiutano a pensare e
riflettere sul nostro stile di vita.
Collaborando con la mensa di
padre Guido, i missionari saveriani e l’associazione cercano di
favorire il reinserimento sociale
anche con attività che evitano loro di passare l’intera giornata in
strada: una compagnia teatrale,
un complesso musicale, un centro culturale, un giornale...
In queste attività i poveri sono
protagonisti: pensano e discutono, progettano e realizzano.
Spesso, nella fase di recupero,
i poveri sono inseriti come operatori nel servizio notturno. Una
volta usciti dalla strada, se vogliono, sono invitati a diventare
membri dell’associazione.
Il programma di aiuto a un povero di strada non è definibile in
termini di tempi, di costi e di risultati. Ma è ciò di cui la società
ha bisogno, se è vero che la vita
è un valore in sé. Ed è l’impegno
che i volontari dell’associazione
“Servizio di strada onlus” si sono assunti: con la ragione, ma so■
prattutto con il cuore.
Per contattare l’associazione
“Servizio di strada Onlus”: tel.
349 6497153 (Marco Mondelci)
LA RACCOLTA DELLE OLIVE
FLAVIA BULDRINI
Quindici poveri che frequentano la mensa di p. Guido, sono stati
coinvolti nella raccolta delle olive a Offagna. L’invito è arrivato dalla
signora Orietta Primavera, sorella del compianto p. Fausto Barbini, un
grande saveriano che si era dedicato interamente ai poveri, nei suoi
cinquant’anni di vita missionaria in Giappone.
Offagna si è dimostrata particolarmente sensibile ai problemi degli
ultimi, al Servizio di strada e alla mensa di padre Guido, grazie anche
alla disponibilità della signora Orietta e dei parenti, del gruppo lavoratori cristiani e della parrocchia.
Quest’iniziativa è un’altra tappa del percorso di liberazione dall’abbandono, dalle dipendenze e dalla miseria. Attualmente, su 30 soci
dell’associazione “Servizio di strada onlus”, sei hanno ottenuto un reinserimento lavorativo e un recupero effettivo della propria dignità,
tanto che sentono di dover manifestare la loro riconoscenza aiutando essi stessi i bisognosi.
I poveri sono stati felici di trascorrere una stupenda giornata di novembre in compagnia, lavorando nella salutare atmosfera della natura, con il cielo limpido e in sana allegria. La famiglia Primavera è stata accogliente e ospitale, offrendo ai poveri un bel pranzetto. L’olio
ricavato è stato donato alla mensa del povero.
Alcuni dei 15 che hanno aiutato a raccogliere le olive per la “mensa del povero”,
invitati dalla signora Orietta Barbini di Offagna
2009 GENNAIO
PARMA
43100 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 990011 - Fax 0521 990002
E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437
Giovani disposti a servire
“Per me vivere è Cristo”
Alfonsus e Reinaldo
D enis,
hanno scelto come program-
SERGE TCHATCHé, sx
musica; non ci sarebbe
vanni a Natisone. Reinaldo,
sinfonia”. Alfonsus,
30enne brasiliano, aveDenis e Reiva accanto la sonaldo sono
rella Leila e la
diventati un
nipote, venutassello nella
te dal Brasile
scrittura della
per l’occasiosinfonia della missione.
ne e dell’annuncio del
“Tutto ciò che vivo e
vangelo a tutti gli uomini
sento, lo trasformo in mudi buona volontà.
sica”, dice Alfonsus. La
Il 7 dicembre, con la
musica è forse l’elemento
professione definitiva dei
che più ci può far capire il
voti religiosi, i tre saveriamodo in cui queni hanno deciso di diventasti tre frare tre note
telli conparticocepiscono
lari sullo
la loro
spartito
chiamata.
che il SiCome dignore sta
ceva mascrivendre Teresa,
do. Hanno
“se la nota
accettato
parlasse,
di assonon è una
nota che Da sinistra: Denis, Alfonsus e Reinaldo, nuovi diaco- migliare
a Cristo
può fare
ni saveriani… “chiamati per stare con Cristo”
ma di vita le parole di san Paolo:
“Per me vivere è Cristo”. È il motto che guiderà la loro corsa con il
Signore, nella vita missionaria a
servizio dei fratelli nel mondo.
Questi tre giovani saveriani
stanno ultimando gli studi teologici a Parma in preparazione al
sacerdozio. Domenica 7 dicembre, nel santuario Beato Conforti
a Parma, hanno confermato la
scelta di povertà, castità, obbedienza e missione per tutta la vita. Il giorno successivo, sotto lo
sguardo dell’Immacolata, sono
stati ordinati diaconi con l’imposizione delle mani di mons. Enrico Solmi, vescovo di Parma.
Tre “note” di una sinfonia
Alfonsus, 30enne indonesiano,
è cresciuto in una famiglia i cui
genitori sono gli unici cristiani
cattolici. Denis è un friulano di
33 anni, originario di San Gio-
attraverso un cammino che permetterà loro di dedicarsi all’annuncio dell’amore del Padre,
amando i fratelli e le sorelle che
incontreranno, distaccati da tutto,
avendo Gesù come unico mae-
stro di vita.
A loro facciamo l’augurio di stare in armonia con gli altri, ma soprattutto di poter innalzare un canto di lode all’amore immenso di
Dio, attraverso la propria vita. ■
Il meeting missionario
6 all’8 dicembre si sono
D altrovati
nella casa madre
dei saveriani di Parma, i ragazzi della Gioventù Saveriana (tra
i 15 e i 30 anni), per vivere il meeting missionario alla sua terza
edizione. Partito con l’anno del
Saverio nel 2006, l’anno scorso
l’incontro si era tenuto a San Pietro in Vincoli, vicino a Ravenna.
Gincana sulle orme di S. Paolo
I giovani sono arrivati da Desio, Macomer, Parma e Salerno.
Desideravano conoscere meglio il sogno del beato Conforti
- “fare del mondo una sola famiglia” -, per concretizzarlo nella
loro vita. L’anno paolino ha dato l’occasione di seguire i passi
di san Paolo, grazie al prezioso
aiuto di p. Carlos, giovane saveriano che vive nella comunità di
Ancona, originario della Navarra, la terra del Saverio.
La gincana missionaria ci ha
permesso di approfondire il tema
dell’incontro, avendo la possibilità di seguire, attraverso i viaggi dell’apostolo delle genti, la sua
conversione e il raggiungimento
di un desiderio che era sempre stato all’origine del suo zelo: servire
Dio e diffondere la sua Parola.
Tra giochi e canti, partecipando alla festa della consacrazione
definitiva e stando insieme, abbiamo imparato a sognare gli uni
con gli altri. Se dovessimo tradurre in parole il messaggio con
il quale siamo tornati a casa, potremmo utilizzare la frase della
prova finale della gincana missionaria, tratta dalla lettera di
Paolo ai Corinzi: “Tutto io faccio per il vangelo” (2Cor. 9, 13).
Tornando a casa, “annunceremo
che Tu sei verità; lo grideremo
dai tetti delle nostre città senza
■
paura”.
In memoria di un padre amico
Ricordo a più voci di p. Rigodanza
A
Mazatlan in Messico, il 24
novembre scorso, è morto
p. Arnaldo Rigodanza. Dal 1970
al 1979 era stato responsabile
della parrocchia Tempio del Sacro Cuore a Parma. A conclusione del suo mandato, come ultimo parroco saveriano nel quartiere in cui ha sede la casa madre dei saveriani, la comunità
parrocchiale gli offrì la pubblicazione di “Stagioni della nostra fede. Cinquanta omelie alla
parrocchia del Sacro Cuore”. La
sua carica umana e la sua maestria oratoria sono tuttora ricordate dalla gente. (p. Ermanno Ferro)
foto M. Raffaini
8
Quegli anni al Sacro Cuore
Per la terza volta, nel volgere di poco più di un anno, la comunità del Sacro Cuore piange
la morte di un saveriano: dopo
p. Roberto Beduschi e p. Domenico Milani, oggi ricordiamo p.
Arnaldo Rigodanza.
Padre Rigodanza raccolse la
non facile eredità del dopo Concilio, quando, spenti gli entusiasmi, sopravvennero la riflessione
e i dubbi. Da un lato si prese cura dei bambini, dall’altro si rivolse agli adulti con la sobria eleganza dell’uomo di cultura e con
la consapevolezza di essere prete
che chiede a tutti di partecipare
alla vita della comunità, affrontando i problemi quotidiani.
Per tutti i nove anni che ha
speso con noi, padre Arnaldo
ci ha fatto sentire “la paternità dello spirito”. In una società in cui “gli altri” sono concorrenti o estranei, egli davvero ha
saputo vedere in tutti dei “figli
dello stesso Padre, dei fratelli”.
Non ha mai cessato di lanciarci
un messaggio: la fede va vissuta
ogni giorno con la stessa intensità, vivificata da un continuo rinnovamento spirituale.
Nell’omelia del Corpus Domini del 1979, leggiamo parole che risuonano come un’eredità spirituale: “Ci salvi il Signore
dall’abitudine, da quella disgraziata propensione nostra per cui
ogni impressione a lungo andare si stempera, e passiamo ac-
Il compianto
p. Arnaldo Rigodanza
canto alla bellezza, alla poesia,
all’amore, senza accorgercene
più…”.
Padre Arnaldo ci ha lasciato un
segno profondo. Ma un segno altrettanto profondo deve aver lasciato in lui la permanenza al
Sacro Cuore, se dal Messico ha
scritto: “Quegli anni fecero rifiorire il mio sacerdozio: anni pieni,
anni belli, i più belli della mia vita”.
(prof. Ugo Trombi)
Il ricordo di un caro amico
Ecco come lo ricorda da Kavimvira, nel cuore del Congo,
il suo collaboratore al “Tempio” di Parma: “Ho vissuto sotto il suo sguardo attento e rispettoso i miei primi anni di sacerdozio alla parrocchia del Sacro
Cuore. Padre Arnaldo, cocchiere tutto nuovo, era sempre pronto a comprendere; ha gestito sapientemente la conflittualità delle situazioni in evoluzione, senza
mai rompere. Signorile nell’accogliere, elegante nell’esporre,
chiaro e preciso nell’insegnamento, era una persona da tutti
cercata e ascoltata.
Credeva nei giovani turbolenti del “dopo ‘68”, anche se faticava a comprenderne le dinamiche contestatrici. Docente universitario, amava l’insegnamento e sapeva utilizzare i mezzi che
le tecniche della comunicazione
mettono a disposizione dell’annuncio”.
(p. Raimondo Sommacal)
Cantare e festeggiare è bello: insieme è possibile costruire un mondo diverso
PER UN FELICE 2009
Quando faccio gli auguri a qualcuno, il desiderio del mio cuore
guarda il futuro con la speranza che sia migliore del presente e del
passato. Dalle notizie preoccupanti, dai fatti di guerra, dalle sofferenze di milioni di persone, è facile chiudersi, non voler vedere e sentire
più niente, perché non riesco a sopportare tanto dolore innocente.
Pochi giorni fa, una notizia mi ha ridato la speranza. La missionaria
spagnola Presentaciòn Lòpez Vivar, con la sua comunità è stata vittima
dell’assalto dei ribelli a Goma, il 28 ottobre scorso. Hanno assaltato la
casa e distrutto l’ambulatorio. La missionaria è stata ferita alle gambe
che poi le sono state amputate. In un’intervista la religiosa ha detto:
“Nonostante tutto, non ho paura; e se potessi essere utile, tornerei.
Per me continuare a vivere è una grazia di Dio, e voglio usarla per
collaborare con la missione anche se da lontano”.
In questi mesi, nonostante la guerra e le atrocità, alcuni saveriani
sono tornati nelle missioni del Congo per continuare a testimoniare
l’amore grande di Dio.
Fatti e testimonianze di questo tipo, in tutto il mondo, mi restituiscono la forza di sognare e augurare a tutti un futuro migliore. È
vero: “Dio è con noi”. Allora possiamo augurarci un anno nuovo, portatore di speranza e di pace per tutti. A nome dei saveriani di Parma,
auguro a tutti un felice anno 2009.
p. Emilio Baldin, sx
2009 GENNAIO
PIACENZA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
Giovani disposti a servire
“Per me vivere è Cristo”
Alfonsus e Reinaldo
D enis,
hanno scelto come program-
SERGE TCHATCHé, sx
musica; non ci sarebbe
vanni a Natisone. Reinaldo,
sinfonia”. Alfonsus,
30enne brasiliano, aveDenis e Reiva accanto la sonaldo sono
rella Leila e la
diventati un
nipote, venutassello nella
te dal Brasile
scrittura della
per l’occasiosinfonia della missione.
ne e dell’annuncio del
“Tutto ciò che vivo e
vangelo a tutti gli uomini
sento, lo trasformo in mudi buona volontà.
sica”, dice Alfonsus. La
Il 7 dicembre, con la
musica è forse l’elemento
professione definitiva dei
che più ci può far capire il
voti religiosi, i tre saveriamodo in cui queni hanno deciso di diventasti tre frare tre note
telli conparticocepiscono
lari sullo
la loro
spartito
chiamata.
che il SiCome dignore sta
ceva mascrivendre Teresa,
do. Hanno
“se la nota
accettato
parlasse,
di assonon è una
nota che Da sinistra: Denis, Alfonsus e Reinaldo, nuovi diaco- migliare
a Cristo
può fare
ni saveriani… “chiamati per stare con Cristo”
ma di vita le parole di san Paolo:
“Per me vivere è Cristo”. È il motto che guiderà la loro corsa con il
Signore, nella vita missionaria a
servizio dei fratelli nel mondo.
Questi tre giovani saveriani
stanno ultimando gli studi teologici a Parma in preparazione al
sacerdozio. Domenica 7 dicembre, nel santuario Beato Conforti
a Parma, hanno confermato la
scelta di povertà, castità, obbedienza e missione per tutta la vita. Il giorno successivo, sotto lo
sguardo dell’Immacolata, sono
stati ordinati diaconi con l’imposizione delle mani di mons. Enrico Solmi, vescovo di Parma.
Tre “note” di una sinfonia
Alfonsus, 30enne indonesiano,
è cresciuto in una famiglia i cui
genitori sono gli unici cristiani
cattolici. Denis è un friulano di
33 anni, originario di San Gio-
attraverso un cammino che permetterà loro di dedicarsi all’annuncio dell’amore del Padre,
amando i fratelli e le sorelle che
incontreranno, distaccati da tutto,
avendo Gesù come unico mae-
stro di vita.
A loro facciamo l’augurio di stare in armonia con gli altri, ma soprattutto di poter innalzare un canto di lode all’amore immenso di
Dio, attraverso la propria vita. ■
Il meeting missionario
6 all’8 dicembre si sono
D altrovati
nella casa madre
dei saveriani di Parma, i ragazzi della Gioventù Saveriana (tra
i 15 e i 30 anni), per vivere il meeting missionario alla sua terza
edizione. Partito con l’anno del
Saverio nel 2006, l’anno scorso
l’incontro si era tenuto a San Pietro in Vincoli, vicino a Ravenna.
Gincana sulle orme di S. Paolo
I giovani sono arrivati da Desio, Macomer, Parma e Salerno.
Desideravano conoscere meglio il sogno del beato Conforti
- “fare del mondo una sola famiglia” -, per concretizzarlo nella
loro vita. L’anno paolino ha dato l’occasione di seguire i passi
di san Paolo, grazie al prezioso
aiuto di p. Carlos, giovane saveriano che vive nella comunità di
Ancona, originario della Navarra, la terra del Saverio.
La gincana missionaria ci ha
permesso di approfondire il tema
dell’incontro, avendo la possibilità di seguire, attraverso i viaggi dell’apostolo delle genti, la sua
conversione e il raggiungimento
di un desiderio che era sempre stato all’origine del suo zelo: servire
Dio e diffondere la sua Parola.
Tra giochi e canti, partecipando alla festa della consacrazione
definitiva e stando insieme, abbiamo imparato a sognare gli uni
con gli altri. Se dovessimo tradurre in parole il messaggio con
il quale siamo tornati a casa, potremmo utilizzare la frase della
prova finale della gincana missionaria, tratta dalla lettera di
Paolo ai Corinzi: “Tutto io faccio per il vangelo” (2Cor. 9, 13).
Tornando a casa, “annunceremo
che Tu sei verità; lo grideremo
dai tetti delle nostre città senza
■
paura”.
In memoria di un padre amico
Ricordo a più voci di p. Rigodanza
A
Mazatlan in Messico, il 24
novembre scorso, è morto
p. Arnaldo Rigodanza. Dal 1970
al 1979 era stato responsabile
della parrocchia Tempio del Sacro Cuore a Parma. A conclusione del suo mandato, come ultimo parroco saveriano nel quartiere in cui ha sede la casa madre dei saveriani, la comunità
parrocchiale gli offrì la pubblicazione di “Stagioni della nostra fede. Cinquanta omelie alla
parrocchia del Sacro Cuore”. La
sua carica umana e la sua maestria oratoria sono tuttora ricordate dalla gente. (p. Ermanno Ferro)
foto M. Raffaini
8
Quegli anni al Sacro Cuore
Per la terza volta, nel volgere di poco più di un anno, la comunità del Sacro Cuore piange
la morte di un saveriano: dopo
p. Roberto Beduschi e p. Domenico Milani, oggi ricordiamo p.
Arnaldo Rigodanza.
Padre Rigodanza raccolse la
non facile eredità del dopo Concilio, quando, spenti gli entusiasmi, sopravvennero la riflessione
e i dubbi. Da un lato si prese cura dei bambini, dall’altro si rivolse agli adulti con la sobria eleganza dell’uomo di cultura e con
la consapevolezza di essere prete
che chiede a tutti di partecipare
alla vita della comunità, affrontando i problemi quotidiani.
Per tutti i nove anni che ha
speso con noi, padre Arnaldo
ci ha fatto sentire “la paternità dello spirito”. In una società in cui “gli altri” sono concorrenti o estranei, egli davvero ha
saputo vedere in tutti dei “figli
dello stesso Padre, dei fratelli”.
Non ha mai cessato di lanciarci
un messaggio: la fede va vissuta
ogni giorno con la stessa intensità, vivificata da un continuo rinnovamento spirituale.
Nell’omelia del Corpus Domini del 1979, leggiamo parole che risuonano come un’eredità spirituale: “Ci salvi il Signore
dall’abitudine, da quella disgraziata propensione nostra per cui
ogni impressione a lungo andare si stempera, e passiamo ac-
Il compianto
p. Arnaldo Rigodanza
canto alla bellezza, alla poesia,
all’amore, senza accorgercene
più…”.
Padre Arnaldo ci ha lasciato un
segno profondo. Ma un segno altrettanto profondo deve aver lasciato in lui la permanenza al
Sacro Cuore, se dal Messico ha
scritto: “Quegli anni fecero rifiorire il mio sacerdozio: anni pieni,
anni belli, i più belli della mia vita”.
(prof. Ugo Trombi)
Il ricordo di un caro amico
Ecco come lo ricorda da Kavimvira, nel cuore del Congo,
il suo collaboratore al “Tempio” di Parma: “Ho vissuto sotto il suo sguardo attento e rispettoso i miei primi anni di sacerdozio alla parrocchia del Sacro
Cuore. Padre Arnaldo, cocchiere tutto nuovo, era sempre pronto a comprendere; ha gestito sapientemente la conflittualità delle situazioni in evoluzione, senza
mai rompere. Signorile nell’accogliere, elegante nell’esporre,
chiaro e preciso nell’insegnamento, era una persona da tutti
cercata e ascoltata.
Credeva nei giovani turbolenti del “dopo ‘68”, anche se faticava a comprenderne le dinamiche contestatrici. Docente universitario, amava l’insegnamento e sapeva utilizzare i mezzi che
le tecniche della comunicazione
mettono a disposizione dell’annuncio”.
(p. Raimondo Sommacal)
Cantare e festeggiare è bello: insieme è possibile costruire un mondo diverso
PER UN FELICE 2009
Quando faccio gli auguri a qualcuno, il desiderio del mio cuore
guarda il futuro con la speranza che sia migliore del presente e del
passato. Dalle notizie preoccupanti, dai fatti di guerra, dalle sofferenze di milioni di persone, è facile chiudersi, non voler vedere e sentire
più niente, perché non riesco a sopportare tanto dolore innocente.
Pochi giorni fa, una notizia mi ha ridato la speranza. La missionaria
spagnola Presentaciòn Lòpez Vivar, con la sua comunità è stata vittima
dell’assalto dei ribelli a Goma, il 28 ottobre scorso. Hanno assaltato la
casa e distrutto l’ambulatorio. La missionaria è stata ferita alle gambe
che poi le sono state amputate. In un’intervista la religiosa ha detto:
“Nonostante tutto, non ho paura; e se potessi essere utile, tornerei.
Per me continuare a vivere è una grazia di Dio, e voglio usarla per
collaborare con la missione anche se da lontano”.
In questi mesi, nonostante la guerra e le atrocità, alcuni saveriani
sono tornati nelle missioni del Congo per continuare a testimoniare
l’amore grande di Dio.
Fatti e testimonianze di questo tipo, in tutto il mondo, mi restituiscono la forza di sognare e augurare a tutti un futuro migliore. È
vero: “Dio è con noi”. Allora possiamo augurarci un anno nuovo, portatore di speranza e di pace per tutti. A nome dei saveriani, auguro a
tutti un felice anno 2009.
p. Emilio Baldin, sx
2009 GENNAIO
PIEMONTE
e liguria
20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
Giovani disposti a servire
“Per me vivere è Cristo”
Alfonsus e Reinaldo
D enis,
hanno scelto come program-
SERGE TCHATCHé, sx
musica; non ci sarebbe
vanni a Natisone. Reinaldo,
sinfonia”. Alfonsus,
30enne brasiliano, aveDenis e Reiva accanto la sonaldo sono
rella Leila e la
diventati un
nipote, venutassello nella
te dal Brasile
scrittura della
per l’occasiosinfonia della missione.
ne e dell’annuncio del
“Tutto ciò che vivo e
vangelo a tutti gli uomini
sento, lo trasformo in mudi buona volontà.
sica”, dice Alfonsus. La
Il 7 dicembre, con la
musica è forse l’elemento
professione definitiva dei
che più ci può far capire il
voti religiosi, i tre saveriamodo in cui queni hanno deciso di diventasti tre frare tre note
telli conparticocepiscono
lari sullo
la loro
spartito
chiamata.
che il SiCome dignore sta
ceva mascrivendre Teresa,
do. Hanno
“se la nota
accettato
parlasse,
di assonon è una
nota che Da sinistra: Denis, Alfonsus e Reinaldo, nuovi diaco- migliare
a Cristo
può fare
ni saveriani… “chiamati per stare con Cristo”
ma di vita le parole di san Paolo:
“Per me vivere è Cristo”. È il motto che guiderà la loro corsa con il
Signore, nella vita missionaria a
servizio dei fratelli nel mondo.
Questi tre giovani saveriani
stanno ultimando gli studi teologici a Parma in preparazione al
sacerdozio. Domenica 7 dicembre, nel santuario Beato Conforti
a Parma, hanno confermato la
scelta di povertà, castità, obbedienza e missione per tutta la vita. Il giorno successivo, sotto lo
sguardo dell’Immacolata, sono
stati ordinati diaconi con l’imposizione delle mani di mons. Enrico Solmi, vescovo di Parma.
Tre “note” di una sinfonia
Alfonsus, 30enne indonesiano,
è cresciuto in una famiglia i cui
genitori sono gli unici cristiani
cattolici. Denis è un friulano di
33 anni, originario di San Gio-
attraverso un cammino che permetterà loro di dedicarsi all’annuncio dell’amore del Padre,
amando i fratelli e le sorelle che
incontreranno, distaccati da tutto,
avendo Gesù come unico mae-
stro di vita.
A loro facciamo l’augurio di stare in armonia con gli altri, ma soprattutto di poter innalzare un canto di lode all’amore immenso di
Dio, attraverso la propria vita. ■
Il meeting missionario
6 all’8 dicembre si sono
D altrovati
nella casa madre
dei saveriani di Parma, i ragazzi della Gioventù Saveriana (tra
i 15 e i 30 anni), per vivere il meeting missionario alla sua terza
edizione. Partito con l’anno del
Saverio nel 2006, l’anno scorso
l’incontro si era tenuto a San Pietro in Vincoli, vicino a Ravenna.
Gincana sulle orme di S. Paolo
I giovani sono arrivati da Desio, Macomer, Parma e Salerno.
Desideravano conoscere meglio il sogno del beato Conforti
- “fare del mondo una sola famiglia” -, per concretizzarlo nella
loro vita. L’anno paolino ha dato l’occasione di seguire i passi
di san Paolo, grazie al prezioso
aiuto di p. Carlos, giovane saveriano che vive nella comunità di
Ancona, originario della Navarra, la terra del Saverio.
La gincana missionaria ci ha
permesso di approfondire il tema
dell’incontro, avendo la possibilità di seguire, attraverso i viaggi dell’apostolo delle genti, la sua
conversione e il raggiungimento
di un desiderio che era sempre stato all’origine del suo zelo: servire
Dio e diffondere la sua Parola.
Tra giochi e canti, partecipando alla festa della consacrazione
definitiva e stando insieme, abbiamo imparato a sognare gli uni
con gli altri. Se dovessimo tradurre in parole il messaggio con
il quale siamo tornati a casa, potremmo utilizzare la frase della
prova finale della gincana missionaria, tratta dalla lettera di
Paolo ai Corinzi: “Tutto io faccio per il vangelo” (2Cor. 9, 13).
Tornando a casa, “annunceremo
che Tu sei verità; lo grideremo
dai tetti delle nostre città senza
■
paura”.
In memoria di un padre amico
Ricordo a più voci di p. Rigodanza
A
Mazatlan in Messico, il 24
novembre scorso, è morto
p. Arnaldo Rigodanza. Dal 1970
al 1979 era stato responsabile
della parrocchia Tempio del Sacro Cuore a Parma. A conclusione del suo mandato, come ultimo parroco saveriano nel quartiere in cui ha sede la casa madre dei saveriani, la comunità
parrocchiale gli offrì la pubblicazione di “Stagioni della nostra fede. Cinquanta omelie alla
parrocchia del Sacro Cuore”. La
sua carica umana e la sua maestria oratoria sono tuttora ricordate dalla gente. (p. Ermanno Ferro)
foto M. Raffaini
8
Quegli anni al Sacro Cuore
Per la terza volta, nel volgere di poco più di un anno, la comunità del Sacro Cuore piange
la morte di un saveriano: dopo
p. Roberto Beduschi e p. Domenico Milani, oggi ricordiamo p.
Arnaldo Rigodanza.
Padre Rigodanza raccolse la
non facile eredità del dopo Concilio, quando, spenti gli entusiasmi, sopravvennero la riflessione
e i dubbi. Da un lato si prese cura dei bambini, dall’altro si rivolse agli adulti con la sobria eleganza dell’uomo di cultura e con
la consapevolezza di essere prete
che chiede a tutti di partecipare
alla vita della comunità, affrontando i problemi quotidiani.
Per tutti i nove anni che ha
speso con noi, padre Arnaldo
ci ha fatto sentire “la paternità dello spirito”. In una società in cui “gli altri” sono concorrenti o estranei, egli davvero ha
saputo vedere in tutti dei “figli
dello stesso Padre, dei fratelli”.
Non ha mai cessato di lanciarci
un messaggio: la fede va vissuta
ogni giorno con la stessa intensità, vivificata da un continuo rinnovamento spirituale.
Nell’omelia del Corpus Domini del 1979, leggiamo parole che risuonano come un’eredità spirituale: “Ci salvi il Signore
dall’abitudine, da quella disgraziata propensione nostra per cui
ogni impressione a lungo andare si stempera, e passiamo ac-
Il compianto
p. Arnaldo Rigodanza
canto alla bellezza, alla poesia,
all’amore, senza accorgercene
più…”.
Padre Arnaldo ci ha lasciato un
segno profondo. Ma un segno altrettanto profondo deve aver lasciato in lui la permanenza al
Sacro Cuore, se dal Messico ha
scritto: “Quegli anni fecero rifiorire il mio sacerdozio: anni pieni,
anni belli, i più belli della mia vita”.
(prof. Ugo Trombi)
Il ricordo di un caro amico
Ecco come lo ricorda da Kavimvira, nel cuore del Congo,
il suo collaboratore al “Tempio” di Parma: “Ho vissuto sotto il suo sguardo attento e rispettoso i miei primi anni di sacerdozio alla parrocchia del Sacro
Cuore. Padre Arnaldo, cocchiere tutto nuovo, era sempre pronto a comprendere; ha gestito sapientemente la conflittualità delle situazioni in evoluzione, senza
mai rompere. Signorile nell’accogliere, elegante nell’esporre,
chiaro e preciso nell’insegnamento, era una persona da tutti
cercata e ascoltata.
Credeva nei giovani turbolenti del “dopo ‘68”, anche se faticava a comprenderne le dinamiche contestatrici. Docente universitario, amava l’insegnamento e sapeva utilizzare i mezzi che
le tecniche della comunicazione
mettono a disposizione dell’annuncio”.
(p. Raimondo Sommacal)
Cantare e festeggiare è bello: insieme è possibile costruire un mondo diverso
PER UN FELICE 2009
Quando faccio gli auguri a qualcuno, il desiderio del mio cuore
guarda il futuro con la speranza che sia migliore del presente e del
passato. Dalle notizie preoccupanti, dai fatti di guerra, dalle sofferenze di milioni di persone, è facile chiudersi, non voler vedere e sentire
più niente, perché non riesco a sopportare tanto dolore innocente.
Pochi giorni fa, una notizia mi ha ridato la speranza. La missionaria
spagnola Presentaciòn Lòpez Vivar, con la sua comunità è stata vittima
dell’assalto dei ribelli a Goma, il 28 ottobre scorso. Hanno assaltato la
casa e distrutto l’ambulatorio. La missionaria è stata ferita alle gambe
che poi le sono state amputate. In un’intervista la religiosa ha detto:
“Nonostante tutto, non ho paura; e se potessi essere utile, tornerei.
Per me continuare a vivere è una grazia di Dio, e voglio usarla per
collaborare con la missione anche se da lontano”.
In questi mesi, nonostante la guerra e le atrocità, alcuni saveriani
sono tornati nelle missioni del Congo per continuare a testimoniare
l’amore grande di Dio.
Fatti e testimonianze di questo tipo, in tutto il mondo, mi restituiscono la forza di sognare e augurare a tutti un futuro migliore. È
vero: “Dio è con noi”. Allora possiamo augurarci un anno nuovo, portatore di speranza e di pace per tutti. A nome dei saveriani, auguro a
tutti un felice anno 2009.
p. Emilio Baldin, sx
2009 GENNAIO
PUGLIA
74100 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15
Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558
E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747
Una vocazione... inseguita
Quasi 50 anni di missione in Brasile
Pubblichiamo la testimonianza missionaria di suor Maria
Blasi, nata a Montemesola (TA),
paese di p. Michele D’Erchie e
della saveriana Vita Russo (ne
abbiamo scritto sul numero di
maggio 2008).
S
ono nata a Montemesola
nel 1924. Da piccola frequentavo l’Azione cattolica e da
adolescente ho sentito l’attrazione per la vita religiosa e missionaria, ma in famiglia tutti mi
erano contrari. Persino il parroco
mi ostacolò, forse per verificare
la solidità della mia vocazione. A
quel tempo si diceva che le difficoltà erano segni di una vocazione non autentica e io cominciai
a crederci. Però continuavo a
pregare e mi rivolgevo a Gesù
così: “Tu sai che voglio essere
tutta tua; se mi vuoi, indicami la
strada da seguire”.
Il progetto del Signore
Gli anni passavano e servivo il
suor MARIA BLASI
Signore come potevo. Durante un
corso di spiritualità, parlai con il
sacerdote animatore, che mi aiutò a realizzare il mio ideale dopo
tante lotte! Così entrai nella congregazione dei santissimi Cuori
di Gesù e Maria, a Genova, nel
1957. Presi i primi voti religiosi nel 1960 e dopo altri due anni
sono partita per il Brasile. Avevo
chiesto di andare missionaria in
Bolivia, ma il Signore aveva altri
progetti per me.
Fui destinata, come responsabile, in una casa di formazione a
Formosa. Con me c’erano dieci
aspiranti alla vita religiosa, 6 del
Brasile e 4 del Paraguay. Una
volta pronte per il noviziato, le
affidai alla loro maestra, appena
giunta dall’Italia e io mi sono
spostata a Rio de Janeiro come
responsabile di una casa per
l’educazione di ragazze povere.
anche i partecipanti ai corsi di
aggiornamento secondo il concilio Vaticano II. A uno di questi
corsi, che preparavano i ministri
straordinari dell’Eucaristia, ho
partecipato anch’io. Così tutte le
domeniche portavo l’Eucaristia
ai malati di un ospedale vicino
alla nostra casa. Per loro, a quel
tempo, era una novità vedere una
suora portare l’Eucaristia; ma ne
furono contenti e mi accolsero
sempre con gioia.
Quando conoscevo la data
del compleanno di qualcuno,
gli portavo l’Ostia consacrata e
qualche altro piccolo dono... Era
una festa! La casa in cui abitavamo era stata donata alla congregazione da una signora che
viveva con noi. Con lei andavo
nei quartieri più poveri per aiutare la gente, sia materialmente
che spiritualmente.
L’Eucaristia agli ammalati
La casa di Rio de Janeiro
era grande, tanto che ospitava
Il recupero dei ragazzi
di strada
Sono rimasta a Rio de Janeiro
è bello stare tutti insieme
La festa del beato Conforti al sud
I
l 5 novembre è una data
memorabile per i missionari saveriani sparsi nel mondo:
ricordano e celebrano la memoria del loro fondatore, beato
Guido Conforti. Anche le tre
comunità saveriane del sud Italia (Reggio Calabria, Salerno e
Taranto) si sono unite in gioiosa
fraternità a Salerno.
Un incontro rigenerante
C’erano tutti, missionari veterani di varie missioni: Brasile,
Congo, Sierra Leone, Camerun,
Ciad; nazioni dove hanno speso
il meglio della loro vita nel proclamare il vangelo in parole e
opere. Insieme abbiamo ricordato lo spirito della sorgente, in una
condivisione piena di energia. La
figura del beato Conforti è stata
presentata da p. Antonio Chiofi.
Abbiamo ascoltato le memorie
dei pericoli vissuti dai saveriani
nel tormentato Congo, ancora
oggi insanguinato da feroci guerre fratricide, dove i missionari
condividono con i perseguitati
innocenti le paure e le sofferenze.
Racconti drammatici, ma espressi
con semplicità, segno della fede
profonda e della carità forte degli
apostoli odierni di Cristo, sequestrati, minacciati e umiliati come
gli apostoli di tutti i tempi.
Sembrava di sentire il grande
san Paolo, quando parlava delle
sue sofferenze per predicare il
vangelo: “Pericoli per terra, pericoli per mare, pericoli dai briganti,
pericoli dai falsi fratelli…; ma da
tutto questo mi salvò il Signore”.
I racconti di oggi
Padre Angelo Berton ha riassunto in aneddoti e parabole
la sua filosofia di vita africana
veramente terapeutica, maturata
nell’osservazione attenta dei tanti modi di affrontare le difficoltà
più provocanti della vita.
L’afro-brasiliano p. Angelo
Pansa ha raccontato come fu
catturato dai ribelli e messo al
muro per tutta una giornata, in
p. OLIVIERO FERRO, sx
attesa della fucilazione… Fughe
avventurose, spedizioni organizzate per liberare i confratelli
sequestrati dai ribelli in Congo
(James Bond e Indiana Jones
impallidirebbero di fronte a lui!).
Poi il grande progetto di educare gli indio dell’Amazzonia a
difendere la terra dallo scempio
della de-forestazione.
Padre Mario Guerra, reduce
dalla Sierra Leone, ha ricordato
come dopo 67 giorni di prigionia
in mano ai ribelli, vide la mano
di Dio nella morte del loro capo… Tutti hanno qualcosa da
raccontare (dal Brasile al Congo, dal Camerun al Ciad). Noi
ascoltiamo e ci incoraggiamo a
vicenda; e abbiamo un pensiero
per quelli che in questo momento in quelle nazioni stanno ancora soffrendo per il vangelo.
L’incontro del 5 novembre è
poi continuato nella splendida
cattedrale millenaria di Ravello (SA) con la celebrazione della Messa, seguita dall’agape sotto le arcate. “Come è bello che i
fratelli stiano insieme!”.
■
I saveriani del sud celebrano la Messa in una cappella al lato del duomo di
Ravello (SA), nella festa liturgica del fondatore il beato Conforti (5 novembre)
8
Suor Maria Blasi, missionaria di Montemesola (TA), con la sorella Lina e il fratello
Rocco. Scrive p. Michele D’Erchie: “Il papà di Maria morì a 41 anni, lasciando
cinque figli. La giovane vedova affidò Maria alle cure delle tre zie paterne che non
erano favorevoli alla vocazione di Maria; forse speravano potesse essere un sostegno per loro in età avanzata. A vent’anni Maria fu chiesta in sposa da un ufficiale
della Marina, ma lei rifiutò perché voleva consacrarsi al Signore e alla missione”.
per 15 anni. Da lì fui trasferita a
Rio Grande del Sud per un lavoro
pastorale in un paese. Mi occupavo della catechesi ai giovani, della liturgia, della legione di Maria
e dell’apostolato della preghiera.
Inoltre, preparavo gli adulti al
battesimo e accompagnavo il
sacerdote in visita alle comunità
sparse sul vasto territorio, per lo
stesso lavoro pastorale.
Dopo tre anni, cominciammo
un’altra opera in una città vicina. Si trattava di recuperare a
una vita più umana e cristiana
200 ragazzi, dalla prima infanzia
fino ai 14 anni. Era un’impresa
difficile, perché avevamo a che
fare con ragazzi poveri e violenti, sottratti alla strada.
La giovane superiora destinata
a questo incarico si spaventò nel
vedere quella massa di ragazzi
turbolenti e non se la sentì di
portarne la responsabilità. Mi fu
chiesto di aiutarla e incoraggiarla
affinché si abituasse alle difficoltà. Ma quella giovane suora non
riuscì ad adattarsi e io dovetti
portare il peso di quell’incarico
per due anni, fino all’arrivo di
una nuova responsabile.
■
(continua nel riquadro)
IL BRASILE PALMO A PALMO
suor MARIA BLASI
Suor Maria Blasi con alcune amiche di Montemesola (TA)
Nella mia lunga esperienza missionaria in Brasile, ho dovuto occuparmi anche di avviare al lavoro i bambini poveri, coadiuvata da cinque maestre. Il sabato e la domenica, insieme a una donna del luogo,
visitavo i malati, portando l’Eucaristia. Visitavo anche le famiglie, invitandole a formare gruppi di preghiera in avvento e in quaresima.
Dopo sette anni, sono stata trasferita a Brasilia, in una casa di accoglienza per ragazze povere, che venivano da lontano per studiare.
Sono rimasta con loro cinque anni; poi sono stata inviata di nuovo al
sud, per continuare nell’attività pastorale.
Da lì sono passata nella poverissima Bahia, per supplire alla mancanza del sacerdote: celebrando ogni domenica la Parola di Dio, battezzando bambini e adulti, assistendo al rito del matrimonio e confortando malati e moribondi. Seguivo anche un ostello con 70 ragazzi
poveri, per il doposcuola e per il recupero a una vita più sana.
Alla fine, sono tornata a Brasilia per problemi di salute. Le sorelle
mi hanno liberata da ogni responsabilità, dicendomi che per loro era
importante anche la sola mia presenza. Ma non mi sono mancate le
occasioni per dire una buona parola alle numerose ragazze che venivano da lontano per studiare e che erano nostre ospiti.
In quasi cinquant’anni di missione, vi confido che la tristezza non è
mai entrata nel mio cuore, perché il Signore mi ha sempre accompagnata con la sua pace. A Lui ogni onore e gloria, e il mio grazie con
tutto il cuore.
2009 GENNAIO
REGGIO
CALABRIA
89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze
Santuario Madonna della Grazia
Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891
è bello stare tutti insieme
La festa del beato Conforti al sud
I
l 5 novembre è una data
memorabile per i missionari saveriani sparsi nel mondo,
che ricordano e celebrano la memoria del loro fondatore, il beato Guido Conforti. Anche le tre
comunità saveriane del sud Ita-
lia (Reggio Calabria, Salerno e
Taranto) si sono unite in gioiosa
fraternità a Salerno.
Un incontro rigenerante
C’erano tutti, missionari veterani di varie missioni: Congo,
p. OLIVIERO FERRO, sx
Sierra Leone, Brasile, Camerun,
Ciad; nazioni dove hanno speso
il meglio della loro vita, proclamando il vangelo in parole e
opere. Insieme abbiamo ricordato lo spirito della sorgente, in una
condivisione piena di energia. La
I saveriani del sud celebrano la Messa in una cappella al lato del duomo di
Ravello (SA), nella festa liturgica del fondatore il beato Conforti (5 novembre)
La noia rimane fuori
p. MARIO GUERRA, sx
Programmi per il futuro e incontri
al 13 novembre abD all’11
biamo ricevuto la gradi-
8
figura del beato Conforti è stata
presentata da p. Antonio Chiofi.
Abbiamo ascoltato le memorie dei pericoli vissuti dai saveriani nel tormentato Congo,
ancora oggi insanguinato da
feroci guerre fratricide, dove i
missionari condividono con i
perseguitati innocenti le paure e
le sofferenze. Racconti drammatici, ma espressi con semplicità,
segno della fede profonda e della
carità forte degli apostoli odierni
di Cristo, sequestrati, minacciati
e umiliati come gli apostoli di
tutti i tempi.
Sembrava di sentire il grande
san Paolo, quando parlava delle
sue sofferenze per predicare il
vangelo: “Pericoli per terra, pericoli per mare, pericoli dai briganti,
pericoli dai falsi fratelli…; ma da
tutto questo mi salvò il Signore”.
I racconti di oggi
Eccoli qui i nuovi apostoli, in
mezzo a voi, in carne e ossa, a
raccontarci come il vangelo abbia aperto il cuore a tante anime
semplici e rette, ora nella famiglia di Gesù, realizzando così il
sogno di mons. Conforti: “fare
del mondo un’unica famiglia”.
C’è p. Angelo Berton con
la sua filosofia di vita africana
veramente terapeutica, maturata nell’osservazione attenta dei
tanti modi di affrontare le difficoltà più provocanti della vita,
riassunti in aneddoti e parabole:
il gatto, il piano inclinato, il sedersi e guardare l’infinito...
C’è p. Angelo Pansa afrobrasiliano, che racconta come
fu catturato dai ribelli e messo al
muro per tutta una giornata, in
attesa della fucilazione… Fughe
avventurose, spedizioni organizzate per liberare i confratelli
sequestrati dai ribelli in Congo
(James Bond e Indiana Jones
impallidirebbero di fronte a lui!).
Poi il grande progetto di educare gli indio dell’Amazzonia a
difendere la terra dallo scempio
della de-forestazione, e la campagna della ri-forestazione con
gli abitanti locali, benedetta da
papa Wojtyla.
C’è p. Mario Guerra, reduce
dalla Sierra Leone. Ha ricordato
come dopo 67 giorni di prigionia
in mano ai ribelli, vide la mano
di Dio nella morte del capo dei
ribelli che aveva osato sfidare il
Signore facendo del male a tanti
figli di Dio...
Non si finirebbe mai!
Tutti hanno qualcosa da raccontare (dal Brasile al Congo,
dal Camerun al Ciad). Noi ascoltiamo e ci incoraggiamo a vicenda; e abbiamo un pensiero per
quelli che in questo momento
in quelle nazioni stanno ancora
soffrendo per il vangelo.
L’incontro del 5 novembre è
poi continuato nella splendida
cattedrale millenaria di Ravello (SA) con la celebrazione della Messa, seguita dall’agape sotto le arcate. “Come è bello che i
■
fratelli stiano insieme!”.
LA FESTA DEL SAVERIO
ta visita dei cinque confratelli consiglieri e superiore dei saveriani in Italia, tutta la squadra
al completo (nella foto, da destra: p. Giannattasio, p. Zanoletti, p. Brai e p. Pozzobon; manca
p. Simoncelli che ha scattato la
foto). L’occasione è stata la programmazione annuale delle attività della comunità saveriana di
Gallico, composta da p. Marangoni, p. Bacchin, p. Marcelli e p.
Guerra (nella foto, da sinistra).
Abbiamo trascorso insieme tre
bei giorni in fraternità, per conoscerci meglio e incoraggiarci.
Ci auguriamo che anche i graditi ospiti abbiamo apprezzato ciò
che la “Perla del sud” (così definiscono Reggio coloro che la conoscono bene) ha potuto loro offrire. Per noi saveriani di Gallico
è stato un aiuto gradito e utile al
miglioramento delle nostre attività di animazione missionaria. ■
Partire con il piede giusto
Il gruppo “Pace e bene” ha
iniziato nel migliore dei modi
il nuovo “anno accademico”,
festeggiando il nono anniversario di attività.
Tutti i membri del gruppo,
guidati da p. Marcelli, sono fedeli e contenti. Non manca mai
nessuno. Ogni mercoledì s’incontrano nella “Sala azzurra”
dei saveriani a Gallico, per ri-
cevere un “input” culturale e
religioso, oppure per una festa gioiosa. Siamo un po’ avanti negli… anta, ma abbiamo ancora qualcosa da dare a questo
mondo!
■
Sacerdoti e saveriani insieme
p. MARIO GUERRA, sx
Grande festa nella comunità saveriana di Gallico! Anche quest’anno
il 3 dicembre per san Francesco Saverio, abbiamo celebrato una giornata di fraternità sacerdotale graditissima. È una ricorrenza annuale
a cui i sacerdoti della diocesi sono ormai abituati. La presenza di ben
40 sacerdoti prova quanto sia desiderata.
La festa è stata presieduta dall’arcivescovo Mondello, che ha impreziosito l’occasione con una bella riflessione sullo zelo di san Paolo,
modello e ispiratore di tutti i pastori in cura d’anime. Il messaggio è
stato completato dalla presentazione dello zelo straordinario di san
Francesco Saverio. Anche un bel numero di fedeli si è unito alla festa
partecipando alla Messa.
La festa è proseguita con un’agape fraterna, preparata dalle brave
cuoche Rosa e Lina, aiutate dal personale del parco Basilio, Dritan e
Tommaso e tante amiche.
Siamo lieti di constatare quanto sia apprezzata dai sacerdoti e dai
fedeli della diocesi Reggina la presenza dei saveriani. A tutti diciamo:
“Grazie di cuore”.
Le cuoche Rosa e Lina co-protagoniste della giornata missionaria sacerdotale
del 3 dicembre, insieme ai preziosi collaboratori Basilio, Dritan e Tommaso
2009 GENNAIO
ROMA
00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287
Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925
E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000
Novità in viale Vaticano...
Padre Milia, nuovo segretario generale
dell’ottobre scorD all’inizio
so, il saveriano cagliaritano
p. Marco Milia è il nuovo segretario generale dei missionari saveriani. Scelto dall’attuale direzione generale della congregazione,
p. Marco viene da una esperienza
missionaria nelle Filippine, dove
si trovava dal 1996, e da una precedente attività di educatore e
formatore in Spagna.
Dedizione e precisione
Il nuovo segretario generale rimpiazza l’ormai “maturo”
p. Angelo Ulian, che per circa
quindici anni ha collaborato con
le tre precedenti direzioni generali e ora affiancherà, almeno
per un po’, il nuovo segretario
nel suo apprendistato.
Padre Marco si pone al servizio dei saveriani sparsi nei
cinque continenti
del mondo come
“notaio” della congregazione. Suo
compito sarà quello di ordinare i vari
documenti, la corrispondenza e tutto
il materiale di una
certa importanza
da archiviare per
...i posteri. Prenderà nota di tutte
le decisioni che il
Consiglio generale
prende nelle sue riunioni.
Per svolgere questo servizio, padre
p. GERARDO CAGLIONI, sx
Milia ha dovuto lasciare la sua
missione nelle Filippine, dove
sicuramente è rimasta una parte
del suo cuore. Nonostante la forte nostalgia, si prepara a lavorare
nella casa generalizia di Roma,
in viale Vaticano 40, con la massima disponibilità.
“Flash” e “Profili” a p. Ulian
Padre Angelo Ulian, vicentino
di Monte di Malo, continuerà a
lavorare nella casa generalizia
dei saveriani, raccontando gli
eventi dei missionari sparsi nel
mondo attraverso il bollettino
settimanale di notizie “Flash”,
che ogni sabato raggiunge tutte
le comunità saveriane.
Continuerà anche a raccogliere il materiale utile a illustrare la vita e l’attività missionaria
dei saveriani che hanno già raggiunto la casa del Padre Celeste,
pronti a ricevere la ricompensa
del loro lavoro al servizio della
Buona Novella. In collaborazione con p. Domenico Calarco, infatti, egli redige i “profili biogra■
fici” dei saveriani defunti.
Nella foto a sinistra, padre Marco Milia, nuovo segretario generale dei saveriani, e l’emerito p. Angelo Ulian, che per circa
15 anni ha fedelmente svolto l’incarico: sono i due protagonisti
di un servizio discreto e importante, svolto per tutta la congregazione dalla casa saveriana di viale Vaticano 40, a Roma.
Padre Milia nelle
Filippine, in un
momento gioioso
della catechesi e
della celebrazione
eucaristica
domenicale con
un gruppo di giovanissimi, che
lo hanno apprezzato e stimato.
La vita missionaria
ci permette di
entrare nella vita
di tante comunità
sparse nel mondo
e ravvivare
la loro gioia.
L’importanza di aggiornarsi
Eventi e incontri di fine anno
p. G. CAGLIONI, sx
Padre Antonio Belardelli, saveriano novarese, ci
regala questa magnifica foto mentre battezza i
bambini congolesi, nella chiesa-tenda di S. Francesco Saverio a Goma. Dopo 22 anni di missione, ha creduto necessario tornare tra i banchi
di scuola, per seguire alcuni corsi di bibbia e pastorale all’università Urbaniana di Roma. Ci ha
confidato, tra l’altro: “Questo tempo mi serve
anche come riposo psico-fisico e come approfondimento dell’amicizia con il Signore. Sto vivendo
con apprensione tutto quello che succede nella
città di Goma, dove ho lavorato per vari anni. Il
Signore accetti la nostra preghiera per la pace”.
Il 17 novembre scorso, il saveriano p. Alessandro Dell’Orto (nella foto, a destra), responsabile
e direttore del “Centro studi cinesi” dell’università Urbaniana di Roma, ha organizzato una conferenza su “La chiesa cattolica nello Shanxi-Cina
del 18° secolo”. L’interessante e appassionante
conferenza, con proiezione di vario materiale
fotografico, è stata tenuta dalla professoressa
Henrietta Harrison, rappresentante del dipartimento di Storia dell’università di Harvard, negli
Stati Uniti. La conferenza entra nell’ambito delle
giornate di studio su “Cina e cristianesimo”, programmate dall’università Urbaniana.
8
Nella sua attività missionaria, p. Marco si è dedicato molto
all’animazione dei ragazzi e dei giovani; è stato formatore degli
aspiranti missionari, maestro dei novizi e superiore dei saveriani
nelle Filippine.
FELICE 2009 A TUTTI VOI !
Con l’inizio dell’anno scolastico, la comunità saveriana di via Aurelia 287 a Roma si è parzialmente rinnovata. Ecco la foto ufficiale per
l’anno 2008-2009 con tutti i componenti.
Oltre a p. Ivano Marchesin, nuovo superiore-economo entrato in carica a settembre (seduto al centro), vediamo (da sinistra) i professori
dell’università Urbaniana p. Alessandro Dell’Orto e p. Giuseppe Iuliano; il veterano “teologo e filosofo” di fama internazionale, p. G. Battista Mondin; il ricercatore sull’evangelizzazione in America latina e
redattore dei “Profili saveriani” p. Domenico Calarco; il superiore delegato e postulatore p. Guglielmo Camera; i saveriani studenti in varie facoltà universitarie p. Antonio Belardelli, p. Sandro Barchiesi, p.
Antonio Lopez, (in basso) p. Vitus Rubianto, p. Fabien Kalehezo e p.
Alberto Morales; manca nella foto l’artista laziale p. Mario Celli.
Il 28 novembre scorso, p. Mondin ha ricevuto una targa onorifica
per essere stato socio-fondatore e presidente della “Società internazionale Tommaso d’Aquino” di Roma, dal 1991 al 1997. La prima riunione di questa Società si tenne il 10 settembre 1976, sotto la presidenza dell’allora cardinal Wojtyła.
La comunità saveriana di Roma augura a tutti gli amici
di “Missionari Saveriani” un felice anno 2009 !
2009 GENNAIO
ROMAGNA
48100 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7
Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482
“Se le pietre gridassero...!”
Il continuo via vai in casa saveriana
Gesù si avvicinava
M entre
a Gerusalemme per il suo
ingresso trionfale, la folla esultava lodando Dio a gran voce. I
farisei lo fermano e gli dicono di
farli tacere. Gesù risponde così:
“Se questi taceranno, grideranno
le pietre”. È una profezia consolante se i discepoli sono costretti
da altri a tacere; ma è desolante
se i discepoli smettono di gridare per paura o perché non ci
sono più.
Questa frase mi è venuta in
mente nello scrivere la cronaca
di questa casa. Sì, perché sono
proprio le pietre di questa casa a
gridare il regno di Dio, non perché i missionari non hanno voglia di gridare, ma perché quasi
...non ci sono più. Purtroppo è
così da quando p. Arrigoni ci
ha lasciato, io sono impegnato
all’ospedale di Imola e p. Masi
è a Parma per un lungo periodo.
Così p. Chiari e p. Nardo sono
rimasti soli. Ma la casa ha fun-
zionato, e come! Riprendiamo,
quindi, il racconto da settembre,
quando è stata interrotta per notizie più urgenti.
Riflettere e programmare
Proprio a settembre, la casa è
stata presa d’assalto da gruppi di
ogni genere, per 24 giorni ininterrotti. Solo qualche pausa per...
cambiare le lenzuola! Dal 5 al 9
abbiamo ospitato i confratelli
che hanno partecipato all’ordinazione sacerdotale di p. Luca
Torsani, e i “cinque big” che
sono alla guida delle comunità
saveriane in Italia.
Ma prima ancora (dall’1 al 5)
c’è stato il periodico incontro di
saveriani e saveriane d’Italia. Al
centro dell’attenzione c’erano le
relazioni su quanto si è fatto nel
settore dell’animazione missionaria, uno scambio di pareri su
successi e insuccessi, ricercandone le motivazioni. È stato analizzato il lavoro fatto in comunità e
p. AGOSTINO CLEMENTINI, sx
nelle diocesi, anche con la collaborazione di altri enti. Si è parlato delle esperienze vocazionali
(“Tabor”) e missionarie in Africa
e America latina con i giovani. È
stata preziosa l’esperienza di un
laico, missionario in Africa e che
oggi lavora all’editrice missionaria di Bologna (EMI).
A seguire (dall’11 al 14), la
comunità della teologia internazionale di Parma, al completo
con i formatori e 20 studenti da
tutto il mondo saveriano, anche
quest’anno è venuta per programmare il nuovo anno scolastico. Sono poi tornati di nuovo
dal 10 al 15 ottobre, per fare gli
esercizi spirituali. Il loro arrivo
rallegra sempre la casa, che in
questi giovani rivive la sua storia più bella e gloriosa di quando
era sede di noviziato.
ripresa la fitta serie di impegni.
Hanno cominciato i “giuseppini”, che sono venuti per un giorno di ritiro spirituale nella nostra
casa. Ma il culmine è stato toccato nei giorni 8 e 9 novembre.
L’8 pomeriggio, venti ragazzi
di Macerone e Boschetto di Cesenatico, guidati da don Giorgio e
con una testimonianza di p. Nardo, hanno riflettuto e pregato in
preparazione alla loro Cresima.
La sera e tutto il giorno successivo abbiamo ricevuto la tradizionale visita dei saveriani, provenienti
da varie missioni nel mondo e impegnati nel corso d’aggiornamento
a Tavernerio (CO). Hanno visitato
Ravenna e si sono preparati al pellegrinaggio in Terra Santa.
Il 9 pomeriggio, ecco 50 parrocchiani della chiesa del Corpo
di Cristo di S. Vittore di Ravenna.
In poche ore si sono ben compattati attorno a san Paolo, grazie alla stringata logica di don Cristian,
Prima di lasciare la casa dei saveriani alla fine degli esercizi spirituali, studenti e
professori della teologia internazionale di Parma con questa foto
presso la SS.ma Trinità tornano a casa con qualcosa di più.
Il bel gruppo di saveriane riunite a S. Pietro in Vincoli in vista del Capitolo generale; con
loro, il camaldolese fratel Vicenzo Bonato che le ha guidate nella riflessione su san Paolo.
p. A. CLEMENTINI, sx
a cui ha fatto eco l’esperienza
concreta e forte di p. Agostino in
servizio all’ospedale di Imola.
Come fine anno e inizio del
nuovo non c’è male per queste
“pietre” che parlano delle nostre
attività! Continueranno a parlare e a lavorare per l’avvento del
regno di Cristo, grazie al nostro
“darci da fare”. Ma grazie anche
alla vostra collaborazione spirituale e materiale. Per questo, ci
auguriamo vicendevolmente un
■
anno felice e fruttuoso !
Una parolina di p. Nardo mette il sigillo sulle raccomandazioni fatte
da don Giorgio ai cresimandi di Macerone e Boschetto di Cesenatico.
Dopo aver visitato Ravenna, i saveriani del corso di
aggiornamento sostano per una foto con il Conforti.
I parrocchiani di don Cristian stretti
attorno al pastore: immagine
di quello che egli sta predicando...
QUALCOSA DA IMPARARE
p. AGOSTINO CLEMENTINI, sx
Una riflessione a parte merita la giornata trascorsa dai saveriani
presso la “Piccola Famiglia dell’Assunta”: un gruppo di 30 giovani della parrocchia Sant’Innocenza a Montetauro (Rimini). È un’associazione di fedeli che si impegnano a vivere la vocazione cristiana nelle sue
varie forme: sono consacrati nella verginità o nel matrimonio e hanno
con loro tanti “figli” con diverse disabilità e problemi, di cui si prendono cura giorno e notte. La giovane monaca Stefania ci ha raccontato l’origine e lo spirito della “Piccola Famiglia”; abbiamo cantato insieme i salmi della sera e abbiamo cenato insieme con una pizza fatta
in casa e i pomodori raccolti dal campo.
Per la festa di Ognissanti, questi stessi giovani sono stati nostri ospiti
a S. Pietro in Vincoli, per due giorni di spiritualità. Ecco il motivo, nelle parole di sorella Stefania: “Un vincolo spirituale ci lega al saveriano
p. Luca Torsani, che ha maturato la sua vocazione missionaria nel nostro gruppo giovanile. Questo ci ha spinti a conoscere più da vicino la
sua famiglia religiosa. Nella celebrazione della Messa e nell’incontro
con p. Carlo, p. Nardo e p. Ildo, abbiamo respirato l’autentico spirito
di chi, per amore di Gesù e del vangelo, sente il desiderio di portarlo
a coloro che ancora non lo conoscono”.
Noi missionari sappiamo di avere tanto da dare, ma ci accorgiamo
che abbiamo anche tanto da imparare.
La “Piccola Famiglia dell’Assunta”
di Montetauro schierata davanti
al Conforti, alla fine del ritiro spirituale
8
glia di seguirne l’esempio oggi.
Ci hanno detto che l’ospitalità
dei saveriani, il clima di raccoglimento della casa e la campagna
circostante - che parla di semina,
di raccolto, di fatica, di gioia e di
imprevisti - hanno reso più semplice la riflessione. Tutto si è svolto sotto lo sguardo e con la bene■
dizione del beato Conforti.
Le saveriane in pre-capitolo
A fine settembre, si sono radunate 25 saveriane provenien-
Un finale in crescendo
la relativa calma di
D opo
ottobre, con novembre è
ti da Brasile, Messico, Camerun,
Ciad, Congo, Tahilandia e Giappone, per preparare il Capitolo
generale che ha eletto a Parma
la nuova direzione. La preparazione è stata ottima, grazie alla
guida del monaco camaldolese
Vincenzo Bonato, che le ha guidate alla riscoperta dell’apostolo
Paolo, aumentando in loro la vo-
2009 GENNAIO
SALERNO
84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4
Tel. 089 792051 - Fax 089 796284
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849
è bello stare tutti insieme
La festa del beato Conforti al sud
I
l 5 novembre è una data
memorabile per i missionari saveriani sparsi nel mondo,
che ricordano e celebrano la memoria del loro fondatore, il beato Guido Conforti. Anche le tre
comunità saveriane del sud Ita-
lia (Reggio Calabria, Salerno e
Taranto) si sono unite in gioiosa
fraternità a Salerno.
Un incontro rigenerante
C’erano tutti, missionari veterani di varie missioni: Congo,
p. OLIVIERO FERRO, sx
Sierra Leone, Brasile, Camerun,
Ciad; nazioni dove hanno speso
il meglio della loro vita, proclamando il vangelo in parole e
opere. Insieme abbiamo ricordato lo spirito della sorgente, in una
condivisione piena di energia. La
I saveriani del sud celebrano la Messa in una cappella al lato del duomo di
Ravello, nella festa liturgica del fondatore il beato Conforti (5 novembre)
Giovani e saveriani in missione
Ho scelto di... “Compromettermi!” C
ompro-missione” è il nome
del gruppo nato quest’anno
e che ha preso il posto dei “Giovani in cammino”. Il cambio è da
imputare all’età dei componenti,
che ormai devono rassegnarsi a
sentirsi definire… “adulti”.
L’obiettivo comune è quello di
intraprendere un percorso personale di discernimento, riflessione
e preghiera, senza sottovalutare
il confronto e la condivisione.
Il gioco di parole “compromissione” rappresenta un chiaro
invito a prendere posizione, a
compromettersi per la missione,
a manifestare con la propria vita
la scelta d’amore fatta.
Il primo ritiro spirituale del
gruppo si è tenuto a metà ottobre presso la casa dei saveriani di Salerno. Guidati da suor
Francesca, abbiamo analizzato
il rapporto che ognuno di noi
ha con la fede e su come la vive
nella vita quotidiana. Come riferimento, avevamo la lettera di
san Paolo ai Filippesi (cap. 3):
Con il gruppo “Compro-missione”
i giovani di Salerno possono imparare
a riflettere su se stessi e
a compromettersi per la missione
I saveriani a Piano di Montoro
S
i è conclusa la settimana
missionaria dei saveriani
a Piano di Montoro. L’iniziativa promossa nella parrocchia di
san Nicola di Tolentino, è stata
caratterizzata da una massiccia
8
“Guardatevi dai cani, guardatevi
dai cattivi operatori...”.
Ci siamo chiesti chi sono i cani e i cattivi operatori. Quasi tutti d’accordo: i cani da cui dobbiamo guardarci sono spesso al
nostro interno; in molti casi noi
stessi siamo i cattivi operatori.
Gli spunti per riflettere sono stati tanti e la condivisone fra noi
è stata arricchente. Insomma, è
stato un inizio promettente…
Trovare il proprio cammino
è un dono; trovare persone con
cui camminare insieme, fa sentire gioia e dà la forza per affrontare i momenti difficili. Ci auguriamo, alla luce della fede e della
parola di Dio, di riuscire a maturare nella nostra sensibilità missionaria e a rafforzare la nostra
■
unione.
p. FERRO, sx
partecipazione di fedeli, attratti
dal messaggio evangelico della
missione: “un modo nuovo di
essere cristiano”.
I cinque centri di ascolto, dislocati in punti diversi del terri-
I saveriani alla settimana missionaria a Piano di Montoro:
(da sinistra) p. Oliviero, p. Antonio, sr. Francesca,
p. Stefano e p. Benigno
MICHELA NESE
torio, sono stati animati da laici
che hanno ricevuto il mandato
di annunciare e condividere la
Parola di Dio. Durante la settimana, i missionari - tutti con
esperienza in Africa o America
latina - hanno incontrato gli studenti delle scuole, i giovani, gli
anziani, i malati. Hanno tracciato un cammino di fede che dovrà
trasformare e rendere più vivace
la vita della parrocchia.
L’iniziativa missionaria è terminata il primo novembre con la
toccante omelia di padre Benigno e la consueta processione di
san Nicola, a conclusione delle
feste comunitarie. I missionari
ringraziano di cuore per la splendida accoglienza.
■
figura del beato Conforti è stata
presentata da p. Antonio Chiofi.
Abbiamo ascoltato le memorie dei pericoli vissuti dai saveriani nel tormentato Congo,
ancora oggi insanguinato da
feroci guerre fratricide, dove i
missionari condividono con i
perseguitati innocenti le paure e
le sofferenze. Racconti drammatici, ma espressi con semplicità,
segno della fede profonda e della
carità forte degli apostoli odierni
di Cristo, sequestrati, minacciati
e umiliati come gli apostoli di
tutti i tempi.
Sembrava di sentire il grande
san Paolo, quando parlava delle
sue sofferenze per predicare il
vangelo: “Pericoli per terra, pericoli per mare, pericoli dai briganti,
pericoli dai falsi fratelli…; ma da
tutto questo mi salvò il Signore”.
I racconti di oggi
Eccoli qui i nuovi apostoli, in
mezzo a voi, in carne e ossa, a
raccontarci come il vangelo abbia aperto il cuore a tante anime
semplici e rette, ora nella famiglia di Gesù, realizzando così il
sogno di mons. Conforti: “fare
del mondo un’unica famiglia”.
C’è p. Angelo Berton con
la sua filosofia di vita africana
veramente terapeutica, maturata nell’osservazione attenta dei
tanti modi di affrontare le difficoltà più provocanti della vita,
riassunti in aneddoti e parabole:
il gatto, il piano inclinato, il sedersi e guardare l’infinito...
C’è p. Angelo Pansa afrobrasiliano, che racconta come
fu catturato dai ribelli e messo al
muro per tutta una giornata, in
attesa della fucilazione… Fughe
avventurose, spedizioni organizzate per liberare i confratelli
sequestrati dai ribelli in Congo
(James Bond e Indiana Jones
impallidirebbero di fronte a lui!).
Poi il grande progetto di educare gli indio dell’Amazzonia a
difendere la terra dallo scempio
della de-forestazione, e la campagna della ri-forestazione con
gli abitanti locali, benedetta da
papa Wojtyla.
C’è p. Mario Guerra, reduce
dalla Sierra Leone. Ha ricordato
come dopo 67 giorni di prigionia
in mano ai ribelli, vide la mano
di Dio nella morte del capo dei
ribelli che aveva osato sfidare il
Signore facendo del male a tanti
figli di Dio...
Non si finirebbe mai!
Tutti hanno qualcosa da raccontare (dal Brasile al Congo,
dal Camerun al Ciad). Noi ascoltiamo e ci incoraggiamo a vicenda; e abbiamo un pensiero per
quelli che in questo momento
in quelle nazioni stanno ancora
soffrendo per il vangelo.
L’incontro del 5 novembre è
poi continuato nella splendida
cattedrale millenaria di Ravello (SA) con la celebrazione della Messa, seguita dall’agape sotto le arcate. “Come è bello che i
■
fratelli stiano insieme!”.
SAVERIANI: dalla cina a salerno
p. OLIVIERO FERRO, sx
Mostra: Incontriamoci ad oriente
I missionari saveriani organizzano
una mostra sulla Cina: dal 28 febbraio al 4 aprile, in via Fra G. Acquaviva, a Salerno. È una mostra culturale,
indirizzata agli insegnanti e studenti, e a tutti coloro che vogliono conoscere meglio questa immensa nazione, che abbiamo intravisto durante le olimpiadi di Pechino. Ora, con
questa mostra, andremo più in profondità.
Gli studenti saranno condotti da
guide e da animatori; potranno partecipare anche a laboratori interattivi: la scrittura ideografica (superio- L’abito di corte cinese è uno degli ogri); gioco e favole tradizionali (ele- getti in mostra dai saveriani di Salerno
mentari e medie). Ci saranno anche
testimonianze missionarie, conferenze ed eventi interculturali, come
il gioco degli aquiloni con le famiglie (22 marzo) e la veglia per i missionari martiri (27 marzo).
Per informazioni e prenotazioni, contattare padre Stefano (331
6402112), Massimiliano (320 4574377), i saveriani (089 792051).
Saveriani a Salerno da 50 anni
Nel 1960 è stata posta la prima pietra della casa dei saveriani a Salerno. Nel 2010 festeggeremo 50 anni di presenza. Invitiamo tutti coloro che hanno conosciuto i saveriani, anche ai tempi di Vallo della Lucania, a farci dono delle loro testimonianze. Ne saremmo felici. Se poi
avete qualche foto di quei tempi, meglio ancora! Grazie!
Possiamo venire di persona a raccogliere testimonianze, scritti e foto, oppure potete inviare al seguente indirizzo: P. Oliviero Ferro,
Missionari Saveriani, via Fra G. Acquaviva 4 - 84135 Salerno
Tel. 331 7600154; E-mail: [email protected]
2009 GENNAIO
22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15
Tel. 031 426007 - Fax 031 360304
E-mail: [email protected]
C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6
TAVERNERIO
Intervista all’indonesiano p. Antonius
piacere di presentarvi
H op.ilAntonius
Wahyudiyanto,
un saveriano indonesiano allegro
e sorridente. Disegna e dipinge
molto bene. Quando non riesce
a esprimersi in italiano scoppia
in un’allegra risata. La sua è una
storia suggestiva e straordinariamente nuova per noi, cresciuti in
ambiente cristiano.
Racconta della tua famiglia…
Mio padre era un fervente mu-
Il sorriso del saveriano
indonesiano p. Antonius
Wahyudiyanto
sulmano e pittore di professione.
Sapeva scrivere in arabo e leggere
con scioltezza il corano. Diventò
cristiano dopo aver frequentato la
scuola cattolica. Era rimasto colpito dallo stile di vita cristiana e dai
metodi educativi dei professori.
E mamma?
È la prima di otto figli, tutti
di religione islamica. Divenne
cattolica quando decise di sposare papà, dopo il catecumenato.
Si sposarono nella cattedrale di
Medan e divennero cattolici attivi; papà fu nominato “sintua”
(capo) di una comunità cristiana.
In seguito, si stabilirono a Lubuk
Pakam dove nascemmo noi sei
figli. Io sono stato battezzato
con il nome di Antonius.
Una bella tribù!
È vero! Noi fratelli e sorelle
abbiamo frequentato la scuola
elementare pubblica; eravamo
gli unici cattolici tra musul-
a cura di p. FRANCO BERTAZZA, sx
mani. La tolleranza religiosa e
l’educazione ci hanno permesso
di vivere la nostra fanciullezza
spensieratamente. Papà è morto
nel 2001, dopo sei mesi di sofferenze, a causa di un incidente
stradale in pullman. La mamma,
grazie a Dio, sta bene.
Com’è nata la tua vocazione?
Sono diventato chierichetto,
pensando di acquistare il diritto
a bere il vino e prendere l’Ostia
grande. Ero molto contento di
vedere Gesù nella grande Ostia
consacrata. Ero il “chierichetto
pazzo”: per tre anni non sono
mai mancato al servizio domenicale. Credo che la mia vocazione
sia nata lì. Mio padre fu felice
di accompagnarmi in seminario:
suonavo musica, facevo parte
del coro e della squadra di karaté, praticavo nuoto e pittura.
Perché hai scelto i saveriani?
Non ho mai pensato di esse-
Immagini di inizio inverno
Ospiti, incontri e tanta cordialità
p. F. BERTAZZA, sx
Il vescovo di Como
mons. Diego Coletti,
nella festa di san
Francesco Saverio ha
visitato per la prima
volta i saveriani di
Tavernerio; nella
Messa ci ha invitati a
imitare lo zelo apostolico e la santità
del nostro patrono.
Grazie, mons. Diego,
per la sua visita!
Dove sei stato in missione?
Nel 1997, dopo dieci mesi a
Londra per imparare l’inglese,
sono stato destinato al Bangladesh, la mia nuova patria. Ho
lavorato per quattro anni a Noluakuri con p. Silvano Garello.
Abbiamo instaurato un nuovo tipo di pastorale per creare un ambiente di rispetto e di dialogo tra
le varie religioni. Per educare i
cristiani, ho dedicato il mio tempo ad ascoltare le loro sofferenze
e le loro gioie. Ho insegnato a
testimoniare Cristo nella vita di
ogni giorno, vivendo la mia missione con tenerezza, gentilezza e
generosità. Visitando le famiglie
ho cercato di vedere, cercare e
amare Dio in tutti. E sono stato
A Macugnaga padre Antonius sembra uno sherpa;
sognava di vedere la neve
e ha soddisfatto questo suo
desiderio; sullo sfondo,
il massiccio del monte Rosa
coperto da una gelida
coltre bianca di neve
ripagato in affetto e stima.
Poi, per sei anni, ho lavorato
come animatore missionario tra i
giovani cattolici del Bangladesh.
In collaborazione con altri istituti e con la chiesa locale abbiamo
promosso gli incontri formativi
con i giovani per il discernimento vocazionale.
E ora dove andrai?
I superiori mi hanno proposto
di tornare a lavorare in Indonesia, ma non so ancora esattamente quale compito svolgerò. Sono
felice della mia vocazione e ringrazio tutti coloro che mi hanno
aiutato a realizzarla, in modo
particolare i miei famigliari.
La storia di p. Antonius fa parte di quel cristianesimo “primitivo”, guidato dallo Spirito Santo,
che ripete i miracoli della conversione e invia i convertiti ad
annunciare la buona novella a
tutti i popoli. Grazie, caro padre
Antonius, e auguri per la tua attività in Indonesia!
■
IL RICORDO DI UN AMICO
Il professore p. Arnaldo Rigodanza
Il 24 novembre scorso a Mazatlan, in
Messico, è morto p. Arnaldo Rigodanza. Ha insegnato Lettere anche a Tavernerio, quando era sede di liceo per
gli studenti saveriani. Pubblichiamo il
ricordo di un amico di gioventù.
Il folto gruppo di amici, sacerdoti e laici, che hanno trascorso con noi la festa del Saverio;
grazie per l’amicizia e il sostegno al comune ideale missionario e all’istituto saveriano; la nostra
casa è sempre aperta a tutti.
8
Don Angioletto tra i
parenti dei sacerdoti
diocesani: quasi ogni
anno arrivano nella casa
saveriana di Tavernerio
per gli esercizi
spirituali: si santificano
per santificare
i loro cari... sacerdoti.
foto M. Raffaini
L’artista della missione
re sacerdote
diocesano.
Un giorno
fui invitato a
suonare nella
parrocchia di
Perdagangan,
gestita dai saveriani. Avevo
conosciuto p.
Franco Cruder
come animatore missionario
in seminario e
conoscevo già
il programma
e il fine della
congregazione saveriana:
la conversione dei non cristiani.
Mi è piaciuta la semplicità dei
saveriani, così ricca di sfide e di
avventura. Con gioia ed entusiasmo sono entrato in noviziato a
Jakarta nel 1987. Ho completato
gli studi e sono stato ordinato sacerdote il 6 luglio del 1996.
Caro p. Arnaldo, te ne sei andato
precedendomi, anche questa volta come sempre: nella scuola, nel sacerdozio, nell’insegnamento. A me è rimasto il primato dello sport e delle attività ricreative. Mi hai battuto anche
nell’arte cinematografica.
Ero appena arrivato a Desio dal noviziato, quando il caro padre Mario
Frassineti stava scegliendo i suoi divi
Il compianto
per realizzare il famoso film saveriap. Arnaldo Rigodanza
no “Il grande alveare”. Fummo chiamati, tu e io, a fare dei provini e alla
fine hai vinto tu. Lo meritavi. E così, nella storia del film, tu sei diventato la star interpretando il ruolo di padre Giovanni Botton, ucciso da
una baionettata giapponese mentre tentava di salvare la vita dei suoi
cristiani in Cina, il 30 aprile del 1944.
Ti ho ammirato molto allora, perché non ti sei esaltato, nonostante
il tuo carattere desideroso di primeggiare, laddove il dovere e la fiducia dei superiori hanno chiesto la tua collaborazione. Siamo sempre
stati amici, e ora lo saremo più di prima. Dammi una mano a prepararmi, per seguirti nella Patria celeste. Grazie, amico!
p. Franco Bertazza, sx
2009 GENNAIO
VICENZA
36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119
Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376
E-mail: [email protected] / [email protected] - C/c. postale 13616362
Cosa fanno i saveriani a Vicenza
La comunità si presenta e augura un felice 2009 p. M. GIAVARINI, sx
del nuovo anno,
A ll’inizio
desidero presentarvi la co-
dimensione evangelica.
Giovani per la missione
Una delle iniziative più conosciute e apprezzate in diocesi è
certamente la preparazione e la
formazione di giovani che sono
attratti dalla realtà missionaria
e desiderano fare un’esperienza
nei paesi di missione. Si chiamano “Giovani insieme”. Noi li seguiamo con un corso formativo
che dura due anni: il primo anno
per la preparazione e il secondo
anno, dopo il viaggio, per approfondire le esigenze di una vita
coerente con quanto hanno conosciuto e vissuto in missione.
Durante l’estate scorsa sono
partiti per le missioni una cinquantina di giovani, che tornano
spesso con il desiderio di cambiare qualcosa nella loro vita, di
continuare a impegnarsi per la
missione; non di rado pensano a
un orientamento vocazionale, almeno come laici. Questa attività
di animazione e formazione dei
giovani viene portata avanti con
munità saveriana di Vicenza con
le sue attività. Non ci sono stati cambiamenti tra noi nell’anno trascorso. Penso che i nostri
lettori ci conoscano tutti. Siamo
una comunità di missionari reduci da varie missioni nel mondo. Cerchiamo di vivere, qui e
ora, lo spirito delle missioni e di
diffondere questo stesso spirito
missionario nella chiesa locale e
nel territorio dove viviamo.
Nella diocesi di Vicenza esiste
già una grande realtà missionaria,
anche se non sempre appare nelle statistiche ufficiali: oltre ai sacerdoti “fidei donum”, ai religiosi e alle religiose che lavorano in
tante nazioni del mondo, ci sono
molti gruppi missionari, formati anche da giovani, che sono in
rapporto costante con i missionari all’estero e con varie iniziative
di sostegno ai loro progetti. Noi
ci impegniamo ad animare queste
realtà per approfondirne sempre
più lo spirito della missione nella
Famiglie missionarie
Un altro gruppo importante è quello delle “Famiglie per
la missione”: si riuniscono nella nostra casa, una volta al mese, per la formazione cristiana e
missionaria. Attualmente, partecipano 48 coppie. È interessante vedere lo spirito di fede e di
apertura sul mondo che si vive
in questo gruppo. Quattro coppie quest’anno sono partite per
la missione in Brasile.
Un’altra realtà importante è il
GAMS - gruppo amici dei missionari saveriani. Sono laici che
si affiancano alla comunità save-
I saveriani di Vicenza sulla gradinata di Villa San Carlo a Costabissara, dopo un
incontro comunitario; da sinistra (alto) p. Pisani, p. Peruzzo, p. Casonato, p. Frigo,
p. Zaltron; (basso) p. Bicego, fr. Masolo, p. Dalla Valle, p. Giavarini rettore della
comunità. Auguriamo a tutti un fruttuoso anno 2009!
riana, ne condividono le finalità e
offrono una stretta collaborazione nelle varie attività missionarie. Un esempio molto eloquente è la mostra dei presepi. È tutta
opera loro: vi lavorano per tanti
mesi con grande generosità.
Dentro e fuori casa
Spesso la nostra casa si riempie di gruppi, anche diocesani,
che vengono per i loro incontri. Con la nostra accoglienza
vogliamo testimoniare lo spirito di comunione e di pluralismo,
in una società che tende ancora a
creare steccati e divisioni.
Appuntamenti importanti sono
i “Martedì della missione”: confe-
renze e riflessioni bibliche (lectio)
sempre frequentate da un pubblico numeroso. Quest’anno la riflessione è centrata su san Paolo.
Ma non ci limitiamo solo a
iniziative... domestiche. Spesso siamo in movimento verso le
parrocchie che ci chiedono aiuto
per il ministero sacerdotale e per
le confessioni, oppure per dare
testimonianza sulla vita missionaria.
Tutto questo ci è possibile grazie all’appoggio e alla collaborazione del direttore del centro
missionario diocesano, don Arrigo Grendele, e all’accoglienza
fraterna dei parroci, che ringraziamo cordialmente.
■
Una vita da “protagonista”
ore 20,30 presso i missionari saveriani di Vicenza:
Ricordiamo p. Arnaldo Rigodanza
27 gennaio “Per una cultura di pace” - Conferenza
con don Giuseppe Dossetti (junior)
A
Mazatlan (Messico) dove si trovava da quasi
trent’anni, il 24 novembre scorso è morto p. Arnaldo Rigodanza, stroncato da emorragia. La
salma è stata trasportata a S.
Giovanni Lupatoto, dove è stata
sepolta sabato 13 dicembre, dopo la Messa di commiato.
Nato a Creazzo il 7 febbraio
1932, era entrato da ragazzo con
i saveriani a Vicenza. Era diventato saveriano a 17 anni ed era
stato ordinato sacerdote il 16
marzo 1957. Da giovane studente aveva svolto il ruolo di “Gianni” nel film “Il grande alveare”,
la famosa pellicola realizzata dai
saveriani nel 1950.
Un insegnante... speciale!
Negli anni 1957-1970 p. Arnaldo ha insegnato Lettere agli
studenti del ginnasio e liceo a
Zelarino (Venezia), Desio (Milano) e Tavernerio (Como). Si era
anche iscritto alla facoltà di Lettere e Filosofia a Padova, conseguendo la laurea con la tesi, “Il
senso della colpa nel teatro italiano del dopoguerra”. In seguito
si specializzò in Comunicazioni
sociali alla Cattolica di Milano,
pubblicando la ricerca, “Per uno
studio dei sistemi radiotelevisivi
in Africa: il caso della Nigeria”.
Dal 1970 al 1979 p. Rigo-
danza è stato responsabile della
parrocchia del Sacro Cuore a
Parma. La sua carica umana e la
sua maestria oratoria sono tuttora ricordate dalla gente. A conclusione del suo mandato, come
ultimo parroco saveriano nel
quartiere in cui ha sede la casa
madre dei saveriani, la comunità
parrocchiale gli offrì la pubblicazione di “Stagioni della nostra
fede. Cinquanta omelie alla parrocchia del Sacro Cuore”.
Partito per il Messico, padre
Arnaldo lavorò per molti anni
all’ICO - Istituto Cultural de
Occidente -, la celebre scuola
fondata da p. Ugo Cattenati, che
ha formato decine di migliaia di
foto M. Raffaini
8
altri istituti religiosi missionari,
maschili e femminili. È una testimonianza di comunione molto
bella, che rende più vero il nostro
messaggio di fronte ai giovani.
Quest’anno c’è anche una novità: padre Luciano ha dato inizio a un corso di orientamento vocazionale, e vi sono già
una quindicina di giovani che lo
stanno seguendo.
Il compianto
p. Arnaldo Rigodanza
p. MARIO FERRO, sx
giovani messicani.
Il ricordo di un caro amico
Ecco come lo ricorda uno dei
suoi tanti compagni di gioventù, p. Franco Bertazza. “Caro p.
Arnaldo, te ne sei andato precedendomi, anche questa volta
come sempre: nella scuola, nel
sacerdozio, nell’insegnamento.
Mi hai battuto anche nell’arte
cinematografica. Ero appena
arrivato a Desio dal noviziato,
quando p. Mario Frassineti stava
scegliendo i suoi divi per realizzare il film “Il grande alveare”.
Fummo chiamati, tu e io, a fare i
provini e alla fine hai vinto tu. Lo
meritavi. E così, nella storia del
film, tu sei diventato la star interpretando il ruolo di p. Giovanni
Botton, ucciso da una baionettata giapponese mentre tentava di
salvare la vita dei suoi cristiani in
Cina, il 30 aprile del 1944.
Ti ho ammirato molto allora,
perché non ti sei esaltato, nonostante il tuo carattere desideroso
di primeggiare, laddove il dovere e la fiducia dei superiori hanno chiesto la tua collaborazione.
Siamo sempre stati amici, e ora
lo saremo più di prima. Dammi
una mano a prepararmi, per seguirti nella Patria celeste. Grazie, amico!”.
(p. Franco Bertazza, sx)
MARTEDÌ DELLA MISSIONE
10 febbraio “Vangelo di condivisione” - Lectio su 2Cor 8,7-15
con il biblista don Dario Vivian
DOVE SOSTò IL SAVERIO NEL 1537
Una bella “targa storica” è stata collocata in via dei Cappuccini a Vicenza, non lontano dalla casa saveriana di viale Trento. Vengono indicati “i ruderi” dell’antica chiesa di S. Pietro in Vivarolo, situati nella
villa “La Cappuccina”. In questo luogo storico, varie volte distrutto e
restaurato, si succedettero vari ordini religiosi: benedettini, gerolimini, gesuiti, cappuccini. Nel convento diroccato, nel 1537 per due mesi
soggiornarono anche sant’Ignazio di Loyola, san Francesco Saverio e
gli altri otto primi “compagni di Gesù”.
L’inaugurazione della targa è avvenuta il 7 ottobre 2008, dopo varie sollecitazioni da parte del gesuita p. Fantola, che aveva fatto studi
approfonditi sulla storia del luogo. Padre Fantola è morto improvvisamente
a Napoli, poco dopo aver visto coronato uno dei suoi sogni.
Nella foto, lo storico mons. Reato (al
microfono), l’ex assessore Linda Pasqualetto, l’attuale sindaco Achille Variati, il
gesuita p. Fantola, il saveriano p. Mario Giavarini e il prof. Mazzarol, che ha
tenuto la relazione. Sulla targa, che è
stata realizzata e posta con delibera comunale, non è espressamente menzionato il Saverio, che pure appariva nel
testo ufficiale proposto.
2009 GENNAIO
ZELARINO
30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16
Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410
E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304
Il centenario rinnova la speranza
Mons. Azzolini primo vescovo di Makeni
C
i sono date che non si
possono far passare inosservate. Fa parte della nostra
cultura sottolinearle. Ci servono per cogliere valori che vengono dal vissuto e risvegliano
aspirazioni e progetti sempre
rinnovabili. Così certe passioni
non muoiono e rivitalizzano un
presente che può produrre nuova vita.
Qui a Zelarino vivono tre saveriani che hanno conosciuto
mons. Augusto Azzolini, nato
cent’anni or sono il 15 dicembre
1908, e morto a Parma il 24 luglio 1992. Sono p. Bruno Cisco,
p. Franco Lizzit ed io.
Saveriano di 1a generazione
A un giovane volontario di
Parma, Adriano Cugini, che ha
lavorato con il vescovo in Sierra
Leone, è venuta la buona idea
di cercare uno che ne scrivesse
la vita. L’ha chiesto a me. La ri-
chiesta mi ha prima spaventato,
ma poi l’ho accolta, al ricordo di
un saveriano della prima generazione, che mi ha dato la gioia
di vivere la vocazione, accompagnandomi nella mia formazione
e nel mio impegno missionario,
in quella stessa missione di Makeni che lo ha conosciuto come
fondatore e primo vescovo.
Lo ricordo come persona contenta di essere quello che era, un
sacerdote innamorato del Signore e della vocazione missionaria,
p. AMEDEO GHIZZO, sx
preoccupato sempre e prima di
tutto della salvezza spirituale di
chi lo accostava, fedele alla mis-
Alcuni dei partecipanti al sinodo di Makeni in Sierra Leone, nel 2006,
hanno posato sotto la statua di mons. Augusto Azzolini
Il missionario ha sempre tempo
Giornata missionaria con i sacerdoti veneziani
la festa di san
Q uest’anno
Francesco Saverio, pa-
trono e modello dei saveriani, è
stata all’insegna della semplicità
e della familiarità. Ha presieduto la concelebrazione p. Mario
Diotto. Insieme a lui, il diacono
Gigi, amico dei saveriani e colonna portante nella giornata di
mondialità che si celebra a maggio. C’erano anche don Paolo, direttore del centro missionario, p.
Andrea, già tornato in Brasile, e
p. Romeo, rettore della comunità
saveriana di Zelarino. Erano nostri ospiti trenta sacerdoti venuti
per celebrare insieme la giornata
missionaria sacerdotale.
La missione cambia la vita
All’inizio della Messa p. Mario ha letto una breve esortazione
del patriarca e un saluto del vescovo ausiliare. Nella riflessione
sulle letture bibliche, p. Mario
ha fatto notare come la missione
cambia la vita.
Ogni battezzato è chiamato a
essere missionario; questo è un
dono gratuito del Signore, che
c’invita a partecipare alla missione stessa di Gesù. Un dono
che ci porta a uscire da noi stessi
per andare verso gli altri. Così
l’hanno vissuto san Paolo e il
Saverio; così dovrebbe viverlo
ognuno di noi.
“L’ho capito - afferma p. Mario - fin dalle mie prime esperienze in Congo. Avevo passato
l’intera giornata ad aiutare la
suora infermiera nell’ambulatorio. Era tardi e mi stavo ritirando
per un po’ di riposo, quando arriva una mamma con un bambino bisognoso di cure. «Non ho
tempo», dissi istintivamente. Un
ragazzo della missione mi fece
questa osservazione: «Padre, da
noi non esiste l’espressione non
ho tempo, e poi questa mamma
viene da lontano!». Per comuni-
Padre Mario Diotto dà il benvenuto ai sacerdoti,
leggendo il saluto del patriarca per la giornata
di spiritualità missionaria sacerdotale
8
p. FRANCO LIZZIT, sx
care il vangelo dobbiamo metterci al passo con coloro ai quali
lo vogliamo donare”.
Durante il pranzo sacerdoti e
missionari hanno fraternizzato.
Abbiamo anche fatto un salto in
Giappone, via telefono, per fare gli
auguri di buon compleanno a p. Aldo Temperini, sacerdote di Venezia
da tanti anni nella terra del Sol Levante come missionario del Pime.
Il saluto del patriarca
Ecco il messaggio che il cardinale Scola ha inviato per l’occasione.
“Carissimi, mi riempie di gioia la vostra decisione di rinnovare, in occasione della festa di san
Francesco Saverio, la celebrazione della giornata missionaria
dei sacerdoti. La straordinaria
figura di questo giovane missionario dilata l’orizzonte della
nostra quotidiana azione ecclesiale. Le consente di far brillare nel frammento della nostra
esistenza il tutto della chiesa di
Dio. E, come ci ha insegnato la
Lumen gentium, la chiesa non ha
altro scopo che lasciar trasparire
Cristo, luce delle genti, sul suo
volto.
Per questo dobbiamo unirci
con forza a Maria e costruire intorno a lei il corpo dei discepoli
di Gesù, mandati a tutti i nostri
fratelli uomini. Nel Signore vi
saluto e di cuore vi benedico,
■
+ Angelo card. Scola”.
sione a lui affidata, che ha saputo
accettare come la migliore per
lui e come volontà di Dio. Pur
vedendone le enormi difficoltà,
ha saputo superarle, perché fiducioso e sicuro di essere strumento
di amore per quel popolo che egli
ha amato dal profondo del cuore,
offrendogli tutta la fiducia di cui
era capace.
La scuola, mezzo di crescita
Dopo aver individuato una
linea di intervento possibile per
avvicinare la gente al messaggio
di Gesù, l’ha percorsa con costanza. La conoscenza è il primo
passo per rendere possibile una
relazione. In Africa, il vescovo
Azzolini è partito dai più piccoli, accostandoli al Signore Gesù,
sicuro che il buon seme avrebbe
fruttato, cammin facendo.
Ha favorito la scuola come
mezzo di crescita di una società
cristianizzata negli orientamenti,
decisivi per l’autentico sviluppo
umano. Non è stato un cammino
facile, esposto anche ai rischi di
delusioni. Ma si è dimostrato la
carta vincente, se oggi lo stesso
presidente della Sierra Leone
chiede al suo successore mons.
Giorgio Biguzzi di assumere la
responsabilità di avviare, nella
provincia settentrionale della nazione, un’università patrocinata
dalla chiesa cattolica.
In Africa dal 1950 al 1987,
mons. Azzolini ha concluso i
suoi anni in Italia, in una stanzetta della casa madre dei saveriani
a Parma. È stato un bell’esempio
Il libro di p. Amedeo Ghizzo su mons.
Azzolini, primo vescovo di Makeni
di zelo, di umiltà e di amore per
i suoi missionari e per il suo popolo, sempre felice d’essere strumento di bene, anche nella sofferenza e nei limiti della malattia.
Noi tre missionari lo ricordiamo, felici d’essere stati con lui a
condividere il più bel significato
della vita di un cristiano: essere
“operai nella messe del Padre”
e mantenerci operosi nel nostro
cuore, ancora oggi.
■
Il libro “Augusto Azzolini. Da
Roccabianca a Makeni”, MUP
Editrice, è in vendita a € 15;
presso i Saveriani a € 10. Per
maggiori informazioni, contattare Cugini Adriano - Strada Serraglio, 26 - 43052 Colorno (PR)
Tel. 0521 814480; E-mail:
[email protected]
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