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® Notizie testimonianze proposte per gli amici dei missionari Burundi Camerun CIAD Congo R. D. Mozambico Sierra Leone Bangladesh Filippine Giappone Indonesia Taiwan CSAM Centro Saveriano Animazione Missionaria Via Piamarta, 9 - 25121 Brescia Tel. 030.3772780 – Fax 030.3772781 E-mail: [email protected] amazzonia BRASILE COLOMBIA MESSICO Direttore: Marcello Storgato Redazione: Diego Piovani Direttore Responsabile: Marcello Storgato Regist. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400 Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P., detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa Abbonamento annuo € 8,00 Una copia € 0,80 - Contiene I. R. Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia. Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue 2009 GENNAIO n. 1 Un aspetto importante Missione è dono di vita editoriali N viei miei ho spesso par- lato delle situazioni del mondo, mettendo l’accento (come poteva essere diversamente?) sulle situazioni di disagio e di marginalizzazione in cui vivono tanti fratelli e sorelle di tante nazionalità. Era - ed è - un dovere di noi missionari farci voce di chi non ha voce, per dare un’attenzione preferenziale ai più poveri. Sono stati discorsi carichi di responsabilità, ma anche di speranza e di futuro, come sempre deve essere un discorso missionario. ...in ogni momento All’inizio di quest’anno nuovo, voglio toccare un tema che spesso crediamo sia conosciuto, e che quindi diamo per scontato, ma che io, per primo, rischio di dimenticare. San Paolo, facendo eco alla parola di Gesù - “Pregate e vegliate in ogni momento” - nelle sue lettere ci ricorda il dovere di pregare “incessantemente, senza stancarci mai”. Ora, se c’era un uomo che sentiva il dovere di lavorare per il vangelo e che per essere fedele alla sua vocazione ha faticato e sofferto, questi è Paolo. Ma proprio per questo, egli sentiva il dovere di pregare e di esortare alla preghiera. Perchè? Primo, perché era convinto che è solo Dio che dà solidità e durata al lavoro apostolico: “io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere”. Secondo, perché Paolo ama talmente il Signore che vuole essere in comunione con Gesù Cristo, e quindi con Dio: “per me vivere è Cristo”. Sicché la sua instancabile attività sgorga dall’unione con Dio, dalla preghiera. Nella nostra debolezza, la forza del Signore Ci vuol poco a capire che l’opera affidata a noi missionari supera talmente le nostre possibilità che, se vogliamo portarla avanti, abbiamo bisogno della forza di Dio. Ogni giorno tocchiamo con mano la nostra povertà e debolezza. Ed è proprio questa consapevolezza che ci rende coscienti del bisogno della preghiera e ci assicura che, LA STOLTEZZA DELLA CASA DORATA Come costruire la pace sulla roccia? p. MARCELLO STORGATO, sx in Bangaldesh Q uand’ero ho letto una “piccola storia” nell’antologia di uno scrittore indiano. Diceva pressappoco così. Un ricco imprenditore scelse il migliore architetto di fama internazionale e lo incaricò di fare il progetto per un imponente palazzo da rajà, discutendo con lui tutti i dettagli, perché fosse di assoluta qualità e bellezza. Poi chiamò suo figlio e gli affidò l’appalto per la costruzione: “Fa’ un bel lavoro!” - gli disse il padre, mostrandogli le carte del meraviglioso progetto. Il giovane figlio pensò tra sé: “Che occasione unica, per farmi strada e diventare qualcuno!”. E abusò fino all’inverosimile con subappalti, lavoratori precari e materiali scadenti, fuori da ogni buona norma di sicurezza, pur di guadagnarci... Finito il lavoro a tempo di record, il figlio andò dal genitore magnate e, con orgoglio, lo invitò alla sfarzosa cerimonia di inaugurazione del complesso. Tagliando il nastro di fronte ai migliori amici, l’imprenditore disse poche parole: “Sono orgoglioso di mio figlio. Que- sto palazzo è la sua eredità da parte mia”. Tutti applaudirono e brindarono, rallegrandosi con il papà per il bel gesto, e con il giovane per la sua fortuna. Ma il figlio si mordeva le labbra: era stato imbrogliato; si era imbrogliato da solo: “Cosa farci di un’eredità che andrà a pezzi tra pochi anni?”. Questa “piccola storia” mi è tornata in mente, mentre leggero e meditavo il “messaggio” del Papa per la giornata mondiale della pace, il 1° gennaio 2009, sul tema, “Combattere la povertà, costruire la pace”. Al numero 14, Benedetto XVI lancia questo messaggio: “Nell’attuale mondo globale è sempre più evidente che si costruisce la pace solo se si assicura a tutti la possibilità di una crescita ragionevole: le distorsioni di sistemi ingiusti, infatti, prima o poi, presentano il conto a tutti. Solo la stoltezza può quindi indurre a costruire una casa dorata, ma con attorno il deserto o il degrado. La globalizzazione da sola è incapace di costruire la pace e, in molti casi, anzi, crea divisioni e conflitti”. Ho pensato anche alla parabola evangelica di Cristo: quel- la del saggio che costruisce la casa sulla roccia e dello stolto che la costruisce sulla sabbia (cf Mt 7,24-27). In questi mesi abbiamo sperimentato i venti, le piogge, gli uragani della finanza “creativa”, che si sono abbattuti su tutti, provocando crolli catastrofici, con conseguenze incalcolabili soprattutto per i poveri del mondo. E il maltempo non è ancora passato, perché nessuno dei grandi pensatori e fautori di questa finanza speculativa è stato ritenuto responsabile o ha pagato di persona, ri-pagando tutti i danni che ha creato..., che nessuno riuscirà mai a calcolare! Arrivano notizie ancora più drammatiche: nel nostro mondo “creativo”, le persone alla fame hanno raggiunto il record del miliardo! Questa volta non si tratta di semplici speculazioni o quotazioni di borsa. È purtroppo una triste realtà. Come non dare ragione al monaco amico Enzo Bianchi? Dobbiamo tornare al sapore faticoso del “pane di ieri” per vivere il domani con molta più sobrietà e condivisione, e molta me■ no allegra spavalderia. p. Gabriele Ferrari, sx se umilmente la riconosciamo, ci mettiamo nella condizione di essere accolti da Dio e di ricevere da lui la rivelazione dei suoi progetti e la sua forza per realizzarli. Lo dice Gesù nel vangelo: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”. Ce lo mostra Paolo che, sulla strada di Damasco, riconosce di essere un persecutore e riceve da Gesù Cristo la rivelazione della sua missione: “Su, alzati e rimettiti in piedi; ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto e di quelle per cui ti apparirò ancora...”. L’occupazione più vera Noi pure, nell’incontro quotidiano con il Signore, siamo resi sempre più coscienti della nostra missione e riceviamo la forza per realizzarla. Pregare è l’occupazione più vera del missionario: gli permette di sapere quello che Dio vuole da lui; gli dà le coordinate della sua azione; lo mette nella condizione di apprendere la Parola; lo rimette nella sua posizione di intercessore e di fratello universale, che fa suoi i problemi del mondo intero. Grazie alla preghiera, all’incontro quotidiano con Dio, il cuore del missionario si dilata e assume le dimensioni del cuore di Gesù Cristo, fa sue le urgenze spirituali e materiali del mondo. Come Gesù, ogni cristiano - a foto N. Colasuonno Ma spesso lo dimentichiamo Pregare è l’occupazione più vera del missionario, ma è anche un dovere per tutti noi, come ci ricorda San Paolo maggior ragione ogni missionario - sente di essere inviato. Sa che non può limitarsi a contemplare il Signore, attività che sarà esclusiva nella vita eterna, ma deve esserne anche testimone nel mondo. Se ha contemplato la compassione del Signore, la rifletterà nella sua vita; se ha contemplato il suo dono totale al Padre e ai fratelli nel sacrificio della Croce e nell’Eucaristia, lo tradurrà in gesti d’amore, d’attenzione, di dono di sé, d’accoglienza e di cura per gli altri. Questa è la spiritualità missionaria: la combinazione di preghiera e di azione, di ascolto e di obbediente esecuzione della Parola. È un cammino attraverso il quale lo Spirito ci conduce a cercare Dio e ci riporta in mezzo ai nostri fratelli. ■ Missione è dono di vita - Il vangelo di Cristo è annuncio di vita piena. Il missionario si prepara ad annunciare la Parola di vita donando la propria vita a Cristo, seguendo il suo esempio sulla croce e nella santa Eucaristia. 2009 gennaio n. ANNO 62° 1 2 Amazzonia: non solo pistoleros 3 Otto nuovi sacerdoti saveriani 4/5 Stiamo in campana! 6 Nella chiesa dei congolesi Paolo, annunciatore del vangelo Uno stile di vita coerente Da sei nazioni, per tutto il mondo Non dimentichiamo lebbrosi e suore rapite 2009 GENNAIO m is s ion e e spirito L’icona della missione Annunciatore del vangelo Un carisma, e forse molto di più p. FABRIZIO TOSOLINI, sx ome possiamo caratterizzare san Paolo, per comprenderlo in modo adeguato, sia nel contesto della chiesa delle origini, sia nella chiesa del nostro tempo? Una risposta semplice e sufficientemente chiara è questa: Paolo è un grande carismatico. In lui infatti, la potenza delle esperienze vissute - meditate e il coraggio di scelte innovative aprono nuovi mondi al pensiero, nuove vie alla vita. Paolo è, per così dire, “vissuto” da quanto egli ha scoperto di Cristo, e sa trasfondere nelle chiese delle origini i doni ricevuti. Per questo suo modo speciale di esistere, Paolo si crea amici e nemici. La sua figura è controversa, ha molti avversari. Si riconosce a Luca (autore degli Atti) il merito di aver offerto di Paolo un’interpretazione che lo ha reso accetto alle chiese a lui contemporanee, così che il suo carisma e la sua dottrina sono passati nel patrimonio della Tradizione. “Qual è il suo carisma?”, ci chiediamo ancora. Quale la sua scoperta? Quale il suo modo speciale di conoscere e capire il mistero di Cristo? Sia chiaro, il dono che Paolo riceve è ricchissimo. Ad esempio, se apriamo il libro degli At- dipinto di Aligi Sassu, 1912 - Thiesi (SS) C ti, scopriamo che solo Paolo dichiara Gesù “Figlio di Dio”, appena dopo la sua conversione (At 9,20). Forse è lui il primo tra i seguaci di Gesù a riconoscere questa realtà, già rivelata da Gesù stesso. Nel Figlio e nella sua missione, Dio rivela il suo amore misericordioso a tutta l’umanità. Paolo ha inoltre una comprensione speciale del mistero della risurrezione. Incontrando Gesù sulla via di Damasco, egli capisce non solo che Gesù è vivo, ma che, nel tempo che sta tra la prima risurrezione e la risurrezione finale, è Lui che opera, è Lui il Signore che guida gli eventi. Non c’è un tempo “dopo Cristo”; c’è “l’anno del Signore”. Non solo, ma il rapporto che si instaura tra Gesù e i credenti CARISMA è MISSIONE RI-PARTIRE DA CRISTO p. ALFIERO CERESOLI, sx R 2 ipartire da Cristo! È una delle eredità più preziose che ci ha lasciato Giovanni Paolo II. Per addentrarci verso acque sempre più profonde e gettare di nuovo le reti con fiducia nella parola del Maestro (Lc 5,4), è necessario ripartire da Cristo. Incontrare Gesù e ripartire da Lui per la missione è divenuta una linea fondamentale della programmazione pastorale in America latina, un tema portante del documento di Aparecida. Questo i vescovi propongono alle loro chiese: “Confermare, rinnovare e dar nuova vita alla novità del vangelo, che pure ha già radici nella nostra storia, a partire da un incontro personale e comunitario con Cristo che risvegli discepoli e missionari”. E aggiunge un bel testo di Benedetto XVI: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, ma l’incontro con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e la direzione decisiva”. Non è novità. È l’esperienza fondante la vita e l’attività di ogni missionario, dei grandi missionari. Il missionario Guido Conforti ha iniziato il suo lungo cammino spirituale, che lo ha portato a dare tutto se stesso per la missione e a fondare un istituto missionario, dall’incontro con Cristo che - a suo dire - “gli ha dato la vocazione”. Forse inconsciamente stava trasmettendo la sua esperienza spirituale, il suo partire e ri-partire continuamente da Cristo, quando esortava i suoi missionaria a “tenere Cristo dinanzi agli occhi della nostra mente, ed egli ci accompagnerà ovunque, nella preghiera, all’altare, allo studio, nelle opere molteplici del ministero apostolico, nei contatti frequenti con il prossimo, nel momento dello sconforto, del dolore e della tentazione” (Conforti, Testamento). Ricordiamo un altro grande missionario: Paolo di Tarso. Il calendario del 2009 che avete ricevuto a novembre, in questo primo mese dell’anno ci ricorda proprio questo incontro: Paolo incontra Cristo e la sua chiesa; quel Cristo e quella chiesa (la voce li identifica) che Saulo perseguitava a morte. Una gran luce: “caddi per terra e sentii una voce”. È la voce di Colui che lo ha scelto fin dal seno materno, lo chiama e gli rivela il Figlio, affinché lo annunci in mezzo ai pagani. Incontro fondante e definitivo: “Quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù mio Signore” (Fil 3,7-8). Con gennaio, ci mettiamo in cammino per vivere un altro anno, dono del Signore: ri-partiamo da Cristo! Sarà un anno felice con Lui, “il Signore”. Lo auguro a tutti di gran cuore. Buon cammino per altri dodici mesi. ■ non è frutto della capacità umana, anzi: la fede in Lui, ogni atto di amore a Lui è frutto del suo Spirito. Il rapporto tra Gesù e gli uomini è un evento divino, suscitato dallo Spirito. Per questo ha la potenza di vincere in noi la forza del peccato e di santificarci, guidandoci a una vita vissuta in fede, speranza, carità. Tutti questi doni davvero grandi, e altri ancora, in Paolo hanno un fine specifico, come lui stes- so dice: “Dio si compiacque di rivelare in me suo Figlio perché lo annunciassi ai pagani” (Gal 1,16). Sono doni che sostengono il suo carisma principale: il dono di annunciare il vangelo a tutti. Infatti noi conosciamo Paolo come “l’apostolo delle genti”, colui che ha aperto a tutti i popoli la via del vangelo. senta in tutti i tempi e apre le porte di ogni cuore all’evento della risurrezione. Quasi che la risurrezione di Cristo, evento ultimo, fine dei tempi e allo stesso tempo evento di un tempo, di duemila anni fa, abbia bisogno della parola degli evangelizzatori per comunicarsi a tutti i tempi, per estendere i suoi effetti salvifici. Tanti doni, solo per questo? Solo perché nella chiesa venisse evidenziato un aspetto della vita cristiana, per quanto grande, e basta? Non si tratta solo di un aspetto della vita della chiesa, ma di qualcosa che la qualifica nella sua stessa essenza, nel suo significato rispetto a Gesù e rispetto alla storia dell’umanità. Paolo comprende la potenza della parola dell’annuncio: “Il vangelo è potenza di Dio” (Rm 1,16); “la fede dipende dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo” (Rm 10,17); “È stato Dio a riconciliare a sé il mondo in Cristo..., affidando a noi la parola della riconciliazione” (2 Cor 5,19). Paolo ne vede l’importanza nel quadro del disegno divino. La parola dell’annuncio ri-pre- Ecco quanto scopre Paolo: che la chiesa è, nei secoli, la parola della risurrezione, l’evento della risurrezione in formato parola. Parola che poi si estende e viene a includere tutta l’esistenza della chiesa. La chiesa è comunicazione della risurrezione a tutti i tempi, a tutti i cuori. La chiesa è presenza della risurrezione a tutta la storia, presenza di tutta la storia al mistero della risurrezione. Cogliere questo non è semplicemente ricevere un dono tra tanti. È percepire il senso fondamentale della chiesa. Per questo il carisma di Paolo, se da una parte è e rimane un carisma, d’altra parte ci illumina su una dimensione fondamentale del nostro essere cristiani; ci aiuta a dare alla nostra vita il senso più alto: divenire parola della risurrezione. ■ La missione CHIAMA Nella chiesa dei congolesi P p. siLVIO TURAZZI, sx enso alla gente del Kivu, “guerra paravento per coprire il dosi nelle altre capitali implicain Congo, e alle vittime saccheggio delle ricchezze mi- te nella guerra. “La speranza dei poveri innocenti di tanti popoli che og- nerarie del paese”. Ringrazio il gi portano l’umiliazione della fa- Signore perché con il dono del- scrive p. Querzani da Bukavu me e il peso della guerra. Pen- la fede ci libera dalla tentazione ha una forza di germinazione diso al cammino della famiglia di di evadere dalla realtà drammati- vina. Rinasce sempre, nonostanNazareth, povera e perseguitata. ca, e allo stesso tempo ci aiuta a te i drammi ripetuti dell’umanità, È il segno di milioni di persone scoprire anche le forze del Bene e finirà per prevalere”. In questa costrette a fuggire dai loro vil- presenti nel cammino dell’uma- luce risplende il Crocifisso-Rilaggi, vittime di tante violenze, a nità. Forze umili e forti che sgor- sorto; l’uomo di Nazareth fratello di ogni uomo. In Lui si maerrare nella foresta o a rifugiarsi gano dal cuore stesso della vita. in campi profughi senza adeguaVedo le porte di povere fami- nifesta il cuore stesso della vita: ta assistenza. glie che si aprono davanti agli Dio-amore. Una presenza conNella chiesa dei congolesi a sfollati e il pugno di fagioli o di creta diffusa, spesso nascosta. E mentre penso agli sfollaRoma, durante la settimana per manioca condiviso con chi non la pace nel Kivu, l’ho sentito in ha nulla. Donne e uomini che ti che continuano a vagare, rimodo particolare. Insieme, sia- anche nella pioggia e nella not- torna l’immagine di una grande mo scesi nel fondo del dolore che te preparano il domani e orga- Ostia in cui il sangue di Cristo stanno vivendo la gente e le no- nizzano la sopravvivenza (ten- si confonde con il dolore di tanti stre comunità. La loro sofferen- tano). Ricordo il gruppo delle fratelli e sorelle. Un sangue che za è sconvolgente: violenze, stu- donne che sono andate a Kiga- c’invita a vivere tutta la solidapri, panico, fame; tante famiglie li (Rwanda) per chiedere al pre- rietà possibile: preghiera, ascolsenza riparo e protezione. Nel si- sidente di ritirare le sue truppe to, contatti, proposte. Sono traclenzio, davanti alle immagini de- dalla regione e continuano la lo- ce di vita che nascono dal legagli sfollati, agli sguardi profon- ro diplomazia popolare recan- me profondo dell’essere membri dell’unica famidi dei bambini, ai loro glia umana, opera di appelli, abbiamo sentito Dio, Padre di tutti gli la loro presenza e la foruomini. za potente del Male che I missionari di ogsembra frantumare il dogi, come i magi di alno bello della vita. lora, continuano a Forse nell’abisso delraccontarlo al mondo. la violenza, appare più Hanno lasciato i loro evidente la ricchezza del poveri beni e in camdono negato della vita: il bio hanno ricevuto il corpo, le relazioni, il catesoro umile e grande lore di una mano, l’aria e il cielo, il campo e i do- Società civile e missionari per la pace; nella foto Edda Colla, Lisa della fede che sa conni semplici di ogni gior- Clark, Silvio Turazzi e Massimo Toschi con un congolese di Goma templare e operare, cercando verità e mino. “Perdonaci Signore INTENZIONE MISSIONARIA sericordia. Da poco, uno di loro pregano a Goma - perché abbiamo E PREGHIERA DEL MESE ci ha lasciato. Scrivono da Uvira: permesso che le acque torbide del Le chiese si impegnino a “Grazie p. Aldo Vagni, per aver Male attraversino le nostre città, le camminare verso l’unità, per consumato la tua vita nella nonostre campagne, i nostri cuori”. offrire una testimonianza più stra terra del Congo. Siamo cerC’è ancora chi ignora il vecredibile del vangelo. ti che godi la pace del paradiso e ro motivo della guerra, causa La famiglia sia sempre più intercedi per la pace della nostra di tanta sofferenza, che i vescoluogo di formazione alla caterra”. Chi avrà il dono di prenvi congolesi hanno denunciato rità, di crescita personale e di dere il suo posto? come “genocidio silenzioso” e ■ trasmissione della fede. Conforti: ”Tieni Cristo davanti agli occhi della mente”. 2009 GENNAIO V ITA SAV ERIANA Amazzonia: non solo “pistoleros” Saveriani impegnati per la pace e lo sviluppo C ari amici, scrivo dall’Amazzonia, la vastissima regione a nord del Brasile. Sono in visita ai confratelli saveriani che vivono e lavorano in quest’area da oltre cinquant’anni. Sono quarantaquattro in tutto, e lavorano in quattro diocesi. Alcuni sono impegnati nelle comunità parrocchiali; altri nella pastorale con gli indio kayapò; altri ancora nella pastorale sociale; altri si dedicano alla formazione dei giovani brasiliani che desiderano diventare missionari. È un insieme bello e vario. Per quanto riguarda l’età, c’è anche un novantenne, arzillo e sempre al lavoro! Per la provenienza, sono italiani, messicani, brasiliani, indonesiani e anche uno spagnolo. I servizi che essi offrono al popolo brasiliano e alle chiese locali sono molteplici e qualificati. Sono al termine della lunga visita; torno in Italia il 31 dicembre. Ho festeggiato il santo Natale in Amazzonia e il pensiero è andato anche a voi tutti. Per questo ho voluto raccontarvi qualcosa di questa mia esperienza. Ho potuto visitare zone molto diverse, con tante problematiche, a volte molto profonde. Quattro rivoluzioni L’Amazzonia vive ora la “quarta rivoluzione” in trent’anni. Dopo la deforestazione, a causa della quale ora per centinaia di chilometri non si vede che qualche albero della foresta, unica al mondo, che lussureggiava in quest’area, è arrivata la produzione in vasta scala del caucciù. Poi si è passati all’allevamento dei bovini sui prati che hanno preso il posto della foresta e i fazenderos che si sono installati in immense fazendas, con milioni di capi bovini al pascolo ovunque. Attualmente è in atto la rivoluzione dello sfruttamento del suolo, ricco di fosfato, di minerali e soprattutto di nichel. Ho visto una grande fabbrica che lavora il nichel. Attorno ad essa gravitano 5mila nuove famiglie, venute qui da tutto il Brasile. Così i piccoli borghi sono diventati delle città, con tutto quello che comporta l’aggiungersi di popolazioni spesso tanto diverse. L’urbanizzazione ha provocato dei mutamenti sociali che diventano spesso conflitti: tra i piccoli nuovi proprietari e gli indio, che da millenni hanno abitato queste terre, un tempo ricche di alberi, selvaggina e pesce; tra i piccoli e i grandi fazenderos, voraci e senza scrupoli; e recentemente, tra costoro e le grandi compagnie minerarie, che stanno estraendo dal suolo una grande varietà di minerali. p. CARLO GIROLA, sx rando con l’attività della Funai, l’organismo brasiliano per i popoli indigeni. Ho costatato la giusta preoccupazione di quelli che lavorano nelle parrocchie, così estese e popolate: qui la violenza è un fatto quotidiano, con i pistoleros a fare “giustizia” nelle città attorno alle fazendas, e ogni sorta di banditismo nelle periferie di Belém, la capitale della regione del Pará. I giornali e le televisioni dedicano grandi spazi nel descrivere, con dettagli raccapriccianti, tutti questi atti di violenza. Mentre ero a Ourilândia, una famiglia intera, compresi i giovani figli, è stata uccisa; un’altra è rimasta nelle mani dei sequestratori per molte settimane… Ho visto il lavoro dei saveriani con i giovani e con gli operai delle grandi imprese minerarie. Ho ammirato coloro che si dedicano all’educazione della gioventù e quelli che compiono tanti piccoli gesti di carità verso le IL “mAestro” p. rigodanza La dedizione dei missionari Ho visto il lavoro dei saveriani tra i kayapò, tornati ora nei villaggi (aldeias) delle loro terre d’origine. I missionari accompagnano questo ritorno, collabo- innumerevoli famiglie povere. Il Signore porti la pace Mentre raggiungevo le varie missioni, viaggiando per quasi 2.000 chilometri in corriera e attraversando le città e i fiumi, ho pensato al Natale: a questo Bambino che si è fatto uomo come noi, tra noi, per noi. L’ho rivisto vivere in tutto questo mondo di situazioni drammatiche e di per- sone povere. Ho voluto dirvi qualcosa, ben sapendo che un riassunto dice troppo poco delle tante emozioni che ho vissuto. Ma dalla vasta Amazzonia la mia preghiera, insieme alla vostra, si allarga ancora di più. Il Signore porti pace su questa nostra terra: in Congo, in Afghanistan, in Iraq, in India, in Colombia, in Brasile... e nei ■ nostri cuori. gente, che lo hanno avuto come maestro e guida. ■ IL “GENEROSO” P. VAGNI LAICATO SAVERIANO Uno stile di vita coerente GIUSEPPE DE ANGELIS I vangeli ci raccontano in modo chiaro lo stile di Gesù e quello che Lui richiede ai suoi discepoli. Sull’argomento ci sarebbe poco da inventare, se non che la parte più impegnativa per noi è come attualizzare l’insegnamento di Gesù e seguire il suo esempio con scelte semplici e quotidiane nella nostra vita. Uno stile di vita non si acquisisce con episodi sporadici, magari eclatanti, ma è il risultato di un continuo sforzo di cambiamento, di un costante lavoro di educazione personale. È un impegno che riguarda tutti: uomo o donna, giovane o anziano, laico o consacrato, ricco o povero. Ognuno di noi è chiamato a grandi e piccole scelte nella vita ordinaria, che possano diventare uno stile di vita concreto e visibile, sul modello del vangelo. Se è vero che l’uomo e la donna valgono per quello che sono e non per quello che hanno, che ce ne facciamo di tutta quella mercanzia che la pubblicità e la moda ci presentano come “indispensabile”? Senza essere fuori dal mondo, si può vivere benissimo, ad esempio, con un solo vecchio telefonino, con una macchina economica che consuma poco, con un televisore piccolo e a pochi canali, ma soprattutto senza desiderare niente di più di ciò che serve per vivere dignitosamente, in modo semplice e sobrio. Non si tratta di limitare le spese solo perché lo stipendio del lavoro (se c’è) o la magra pensione non ci permettono il lusso. Si tratta di contenere le spese perché tutti possano avere il necessario. Si tratta di indirizzare le spese in modo etico, per non sostenere chi specula e si arricchisce sulla pelle dei più deboli. E nemmeno si tratta di fare tante “attività” benefiche o donazioni ai tanti telethon, quasi a voler quietare la nostra coscienza per l’ingiustizia che affligge la famiglia umana. Si tratta, invece, di esprimere tutto ciò proprio in uno stile di vita che si rifletta in rapporti interpersonali di qualità elevata, fondati sull’amore gratuito, il rispetto, la disponibilità all’incontro, l’accoglienza, l’aiuto reciproco. In fondo che cos’è lo stile di vita, se non lo stile dei nostri rapporti? Infatti, “chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4,20). La processione della Madonna di Nazaret, patrona della regione del Parà; la folla riempie la chiesa e le strade di Belém lungo il percorso della statua A Mazatlan, in Messico, dove lavorava da quasi trent’anni, il 24 novembre scorso è morto p. Arnaldo Rigodanza, saveriano vicentino di Creazzo, stroncato da emorragia a 76 anni. Entrato da ragazzo nella scuola apostolica di Vicenza, era diventato saveriano a 17 anni ed era sacerdote dal 1957. Da studente aveva svolto il ruolo di “Gianni” nel film “Il grande alveare”, la famosa pellicola realizzata dai saveriani nel 1950. Dal 1957 al 1979 p. Arnaldo era rimasto in Italia, per insegnare Lettere agli studenti saveriani di ginnasio e liceo a Zelarino (Venezia), Desio (Milano) e Tavernerio (Como), e come responsabile della parrocchia del Sacro Cuore a Parma. Partito per il Messico, aveva continuato a dedicarsi all’insegnamento e alla formazione della gioventù, specialmente nel prestigioso Istituto Cultural de Occidente, a Mazatlan. La salma è stata sepolta a S. Giovanni Lupatoto (VR), dopo la Messa di suffragio. La sua carica umana e la sua maestria oratoria sono tuttora ricordati dai numerosi studenti e dalla Dall’ospedale di Borgotaro (PR), dove si trovava per riabilitazione cardiaca, il Signore ha chiamato a sé p. Aldo Vagni, il 14 dicembre scorso; 77 anni di vita tutta dedicata alla missione. È stato sepolto nella sua parrocchia di origine a Piticchio di Arcevia (AN), dopo la Messa di suffragio nel santuario Beato Conforti a Parma. Allievo del seminario di Senigallia, era entrato tra i saveriani dopo il liceo, nel 1952. Per quarant’anni (dal 1958 al 1997) aveva lavorato sempre nelle missioni saveriane del Kivu, in Congo, con generosità instancabile e senza risparmiarsi, a servizio dei confratelli missionari e soprattutto a servizio dei profughi e delle numerose vittime della lunga guerra congolese. Nel 1997 aveva dovuto arrendersi, per problemi al cuore, e tornare in Italia. Da allora era vissuto nella comunità saveriana di Ancona. Apprezzata guida dei gruppi di spiritualità, era sempre in movimento, a meno che il cuore non lo costringesse a... fermarsi. Si era preparato all’incontro con il Signore risorto e sapeva trasmettere serenità e speranza a tutti coloro che lo accostavano. ■ DIECI NUOVI SERVITORI Nel mese di dicembre, nelle quattro teologie continentali in Africa (Yaoundé), America (Città del Messico), Asia (Manila) ed Europa (Parma), dieci giovani saveriani hanno pronunciato il loro “sì” definitivo alla vita missionaria nella famiglia religiosa del beato Conforti. Subito dopo hanno ricevuto l’ordine del diaconato, impegnandosi a servire l’umanità con l’annuncio del vangelo di Cristo. Provengono da sei nazioni: Alfonsus, Fransiskus, Vicidus sono indonesiani; Denis e Simone sono italiani; Felix e Justin sono congolesi; Agustin, Reinaldo e Richard sono rispettivamente di Messico, Brasile e Camerun. Tra qualche mese nel 2009, i dieci saranno ordinati sacerdoti e inviati in varie parti del mondo. Li accompagniamo con la nostra preghiera. ■ 3 Tre dei dieci saveriani che sono diventati diaconi, da sinistra: Alfonsus, Denis e Reinaldo 2009 GENNAIO OFFRONO SE STESSI PER LA MISSIONE NEL MONDO AMERICA LATINA DUE MESSICANI E UN BRASILIANO IN MISSIONE “Vogliamo solo la tua felicità” p. SANTOS H. HERNANDEZ, sx S ono il primo di sei fratelli, in una famiglia nàhuatl, un antico popolo del Messico. Sono entrato tra i saveriani a 22 anni. Li ho conosciuti fin da piccolo nel mio villaggio che fa parte della grande parrocchia di Santa Cruz, affidata ai saveriani. Nei mesi di luglio e agosto ero solito andare fino a Città del Messico per lavorare e pagare i miei studi. Terminato il liceo, insieme alla mia fidanzata, decisi di andarvi a lavorare. Dopo alcuni anni, avevamo iniziato a fare i progetti per il matrimonio. Ma l’invito di un saveriano a diventare missionario non mi lasciava in pace… La mia ragazza non voleva accettare il mio nuovo progetto di vita e mi ha mandato... a quel paese. Inoltre, la mia scelta aveva sconvolto i piani dei miei genitori, essendo io il maggiore della casa. Ma quando sono partito, mi hanno detto: “Figlio, anche se non siamo d’accordo, sappi che in questa casa che oggi lasci la porta sarà sempre aperta per il tuo ritorno, perché noi vogliamo solo la tua felicità”. Allora non sapevo quanto lungo sarebbe stato il cammino per arrivare alla meta. Sono stato ordinato sacerdote il 23 agosto 2008, con p. René. Ci son voluti 12 anni, ma il Signore è sempre stato al mio fianco, e lo ringrazio davvero! ■ René Casillas, a sinistra, con Santos Hernandez, saveriani messicani, ora missionari in Brasile Missionario per annunciare la pace p. RENé CASILLAS, sx T erminati gli studi al liceo, sono entrato in noviziato a Salamanca, in Messico e sono diventato saveriano nel 1999, quando avevo 21 anni. Dopo gli studi di filosofia, sono stato mandato a Parma per frequentare i corsi di teologia. Sono tornato in Messico per essere ordinato sacerdote il 23 agosto 2008 ad Arandas, insieme a p. Santos. Essere sacerdote missionario significa donare la vita di Dio ASIA Il regalo più bello alla mamma p. WAGNER R. PEREIRA, sx D ono brasiliano, secondo di cinque fratelli, e ho 31 anni. La mia vita si è svolta con tante difficoltà, ma nonostante tutto è stata una vita felice, con una famiglia che mi ha sempre voluto bene. Avevo 3 anni quando mia madre, lasciata sola, è tornata in campagna dai nonni, con i quali sono cresciuto. Una notte la casa si è incendiata, mentre io dormivo; mi hanno salvato che ero già tutto ustionato. Quando penso all’infanzia, ricordo quel fuoco che mi faceva tanta paura. Per frequentare la scuola sono tornato in città dalla mamma, che viveva con il secondo marito. DALL’ INDONESIA ALLA SIERRA LEONE Abituato a vivere con tutti p. MARSELINUS RANTETARUK, sx Sono nato nel 1976 in un villaggio del sud Celebes, in Indonesia, quarto di otto figli, tra cui un fratello sacerdote diocesano. La mia famiglia è stata il primo seminario, dove è nata la mia vocazione. Sono entrato in seminario a 16 anni. Lì ho incontrato il primo saveriano, p. Silvano Laurenzi, che era venuto a parlarci della vocazione missionaria. Leggendo le riviste dei saveriani, sono venuto a conoscere il loro lavoro in Africa e Asia. Così ho deciso di unirmi a loro quando avevo vent’anni e sono diventato saveriano a giugno del 1998. Nell’estate del 2003 sono stato mandato nella nostra comunità internazionale a Manila, per frequentare i corsi di teologia. Sono stato ordinato sacerdote il 27 luglio 2008, dal vescovo di Makassar, in Indonesia. Il 13 agosto sono partito per la Sierra Leone, in Africa occidentale. Sono sacerdote missionario e questa è una grande sfida per me. Ne sono felice, perché ho l’opportunità di dedicarmi al compito più fondamentale che il Signore ci ha affidato: annunciare la Buona Novella a tutto il mondo. La missione alle genti oggi è ancora più urgente, perché non si riferisce più solo alle nazioni lontane, ma deve svolgersi dovunque. In Indonesia, la mia famiglia è cattolica, ma sono cresciuto in un ambiente a maggioranza islamica e ho conosciuto i cristiani protestanti. Già da bambino, ho imparato a vivere accanto a persone con altre fedi e comportamenti. In Sierra Leone sto ora studiando la lingua, conoscendo la gente e osservando come i saveriani svolgono la missione in questa povera nazione africana. Sono felice di essere qui e desidero contribuire con tutto me stesso. Di una cosa sono convinto: non è il luogo a determinare il mio impegno missionario, ma è il battesimo, che mi ha reso cristiano, e sono i voti religiosi come saveriano. Perciò, come sacerdote missionario, desidero dedicarmi alla missione affidata alla famiglia saveriana, di cui faccio parte. 4 a cura di p. MARCELLO STORGATO, sx a vari anni si era interrotta la bella tradizione di presentare i nuovi sacerdoti saveriani, che ogni anno ricevono il dono del sacerdozio per la missione tra le genti. Vogliamo riprenderla, perché i giovani sono il futuro della missione; e anche perché i loro nomi e i loro volti manifestano come la famiglia saveriana si sta evolvendo e internazionalizzando, insieme a tutta la chiesa e alla sua missione nel mondo di oggi. Nel 2008, infatti, gli otto giovani saveriani che lo Spirito Santo ha consacrato sacerdoti per lavorare nella “vigna del Signore”, provengono da sei nazionalità diverse, in tre continenti: p. Santos e p. René sono messicani; p. Wagner è brasiliano; p. André e p. Bertrand sono camerunesi; p. Fabien è congolese; p. Marselinus è indonesiano; p. Luca è italiano. Sono otto storie diverse, ognuna con le sue vicende e caratteristiche uniche, come le storie di vita di ciascuno di noi, di ciascuna persona che viene al mondo. Ma ci sono alcune linee comuni che uniscono queste otto storie, come in un pentagramma: nessuno fa la scelta di rispondere alla vocazione missionaria da solo, ma vi trascina dentro la famiglia, la comunità cristiana, la società e la cultura; c’è sempre l’incontro con i missionari che chiamano i più giovani, a nome di Dio e dell’umanità, perché diventano anch’essi annunciatori del vangelo; c’è soprattutto la Parola di Dio che ispira e forma questi giovani a lasciare tutto e a dedicarsi interamente alla missione. Questi otto sacerdoti saveriani sono già sul luogo di lavoro, dove la Provvidenza li ha assegnati. Si stanno preparando a conoscere il nuovo popolo di adozione. Come otto note musicali, da diverse parti del mondo, si stanno sintonizzando ■ con il “Direttore d’orchestra”, per aggiungersi alla meravigliosa sinfonia missionaria. S Una grande donna, con una fede incredibile A 13 anni, è venuto a mancare il nonno, una persona fondamentale nella mia vita, e sono tornato dalla mamma in città. Studiavo e lavoravo un po’ per aiutare nelle spese di famiglia. Il marito di mia madre si ubriacava e ci umiliava, come aveva fatto anche il papà. Questa situazione mi faceva stare male e a 15 anni andai ad abitare con un’altra famiglia in città. Ma la mamma mi ha insegnato tante cose belle. Una di queste, è stata la fede e la speranza che lei ha sempre avuto. Ha sempre lottato per vincere le difficoltà della vita; ha sofferto la fame per dare da mangiare ai figli. Non ci ha mai abbandonati e ha sempre cercato di darci una buona educazione. Pur avendo una certa età, si era rimessa a studiare per fare l’università, e oggi è una grande donna, con una fede incredibile, che ha cercato di trasmettere a noi figli. Questo ho imparato da lei: non fermarmi mai davanti alle difficoltà della vita, ma sperare sempre nel Buon Dio. Ci ha insegnato tante preghiere, ci ha sempre mandato al catechismo e a Messa. Così ho partecipato al gruppo giovanile e agli incontri pastorali. Amo la missione, Dio sarà con me Un giorno andai a trovare p. Valeriano Ruaro a Londrina, dove i saveriani hanno un seminario. Sono rimasto colpito del clima familiare e missionario che si respirava in quella comunità e chiesi di fare un cammino di discernimento. Avevo 20 anni. Ho fatto una bella esperienza spirituale e umana, con il desiderio di donare tutta la mia vita per il regno di Dio. Così ho studiato filosofia e ho fatto il noviziato diventando saveriano nel 2002. Poi sono stato mandato a Parma per studiare teologia. Dopo un anno di esperienza pastorale a Desio come diacono, sono stato ordinato sacerdote il 30 agosto 2008 nella mia parrocchia in Brasile. La mia ordinazione sacerdotale è il regalo più bello alla mamma: lei è molto contenta di questo dono di Dio, e anch’io provo grande gioia. Sarò missionario in Congo. Non so cosa mi aspetta, ma so che amo questa missione, e sono sicuro che Dio sarà con me e mi aiuterà sempre a fare la sua volontà. ■ foto archivio MS ITALIA un desideriO pieno e gioioso Da Rimini a Bujumbura, via Yaoundé p. LUCA TORSANI, sx S ono romagnolo di Rimini, primogenito di tre fratelli. Quando sono entrato tra i saveriani a Desio, avevo già 26 anni. I miei genitori hanno reagito bene: sono stati un bell’esempio e non hanno mai opposto resistenze, affermando: “Sono cose che appartengono alla libertà di un figlio”. La mia ordinazione sacerdotale è avvenuta il 6 settembre a Rimini, per mano di mons. Lambiasi. Potete immaginare la commozione e contentezza dei genitori, anche perché... un altro figlio si è “sistemato”! Davide, il secondogenito, è sposato da quattro anni. Scrivere qualcosa sulla strada percorsa nella vita è un’occasione per riflettere sui doni ricevuti dal Signore e in modo particolare sulla sua chiamata. Sento veramente di dover ringraziare il Signore per la vocazione alla vita missionaria nella famiglia saveriana. AFRICA CONGO E CAMERUN: AFRICA MISSIONARIA OTTO GIOVANI SAVERIANI DI SEI NAZIONALITà agli altri e allo stesso tempo donare me stesso a servizio del regno di Dio, annunciando e testimoniando la misericordia e la pace. Sono sicuro che la vocazione missionaria ci trasforma in profeti di pace vera. Il nostro mondo ha bisogno urgente di uomini e donne che annuncino la pace, che siano profeti di pace. È fondamentale che le persone mettano la loro vita al servizio di questi sogni e ideali, seguendo l’esempio di Cristo. Ora sono già in Amazonia: sto conoscendo nuovi confratelli, la nuova missione, la mia nuova patria. Spero di seguire fedelmente questi miei ideali in mezzo al popolo brasiliano: un popolo giovane e ricco di generosità, di fede e di festa, ma anche con tante contraddizioni. ■ 2009 GENNAIO più veloce che avrebbero potuto cambiare il mondo. Pensieri come questi mi ronzavano in testa, e credo che il Signore fosse all’opera in questo mio interrogarmi. Poi, dopo altre tappe su cui adesso non mi soffermo, ho potuto riconoscere la chiamata al sacerdozio e alla missione. Poco a poco mi sono accorto che anch’io avevo una “vocazione”. È stato bello scoprire che il Signore aveva un progetto su di me, ed è ancora più bello sapere che ce l’ha su ciascuno di noi. “Lassù qualcuno ci pensa...”: è una consapevolezza che apre gli orizzonti; non ci si senti più soli. La certezza di una scelta giusta Sono passato progressivamente dalla domanda, “cosa posso fare per realizzarmi?”, a un’altra domanda: “cosa ha pensato il Signore per me, per il mio bene?”. E infine mi sono chiesto: “cosa posso fare io per il Signore e per gli altri?”. Vorrei raccontare il ricordo di un’esperienza fatta nel 1999. In quei giorni partecipavo a una serie di celebrazioni in memoria di santa Teresa di Gesù Bambino. Ho sentito dentro di me un forte desiderio per questa vita. Era un desiderio speciale, un desiderio pieno e gioioso, e avevo l’impressione che questa gioia non sarebbe più scomparsa. Sentivo una grande pace ed ero sicuro che sarebbe stata la scelta giusta. Strana certezza, viIl progetto del Signore per ciascuno di noi sta la radicalità della scelta che stavo per prendere! Sono entrato in questa famiglia religiosa dopo essermi lauSono entrato nella famiglia saveriana il 14 settembre di reato in ingegneria meccanica e ricordo l’inquietudine che quell’anno, festa dell’esaltazione della santa Croce. Dopo gli sentivo negli anni dell’università. Mi aveva scosso la lettura studi filosofici a Desio e il noviziadel libro di Qoelet, quello che dito ad Ancona, sono stato destinato ce: “Vanità delle vanità, tutto è vaalla teologia internazionale di Yanità...!”. Riconoscevo che anch’io, oundé, in Camerun, dove ho termicome tutti i giovani, ero mosso da nato gli studi nel giugno 2008. un gran numero di desideri, che voHo accolto con gioia la mia nuolevo riuscire nella vita, guadagnava destinazione per l’Africa. I quatre una buona posizione sociale ed tro anni che ho trascorso in Cameeconomica, ma senza sapere bene run mi sono bastati per capire che il perché. non si può andare in missione come Ormai ero sulla buona strada per un professorino con tutto il sapere riuscirci, credo, perché avevo buoin tasca, trascurando la storia di un ne prospettive. Tuttavia, c’erano dei popolo, i suoi valori, la sua ricchiezfatti come la lettura del Qoelet, che za. Ora sono in Burundi. Per un anmi lasciavano inquieto: “Quale utino mi dedico al paziente studio dellità ricava l’uomo da tutto l’affanno la lingua locale e all’ascolto della per cui fatica sotto il sole?”. In fongente. I sentimenti che provo dentro do, in tutto quello che facevo non 16 dicembre 2007, il giorno dopo l’ordinazione diaconale, Luca di me sono bene espressi dalla celec’era niente di veramente nuovo ed (a sinistra) : “C’erano due battesimi; alla fine della Messa bre frase del nostro fondatore beato eccezionale. Non sarebbe stato cer- p.Torsani Paolo Tovo ha inventato una benedizione solenne con i bambini to il progetto di un ammortizzatore in braccio; a me ha dato quello che piangeva e gridava, non vole- Conforti: “Il Signore non poteva essere più buono con noi!”. ■ più performante o di una macchina va proprio calmarsi... e io cercavo di far finta di niente!” “Lui è il mio fedele Amico” p. FABIEN T. KALEHEZO, sx S ono cittadino della repubblica democratica del Congo e ho 29 anni. In famiglia siamo i due genitori, tre fratelli e sei sorelle, di cui un fratello e una sorella sono già nella casa del Padre. La mia vocazione missionaria è iniziata da bambino, quando ho incontrato i missionari saveriani e le sorelle missionarie “piccole figlie” che lavoravano nella missione dove abita la mia famiglia. I missionari hanno annunciato il vangelo della vita nella mia cultura. Anch’io voglio portare lo stesso vangelo ai fratelli e alle sorelle che non l’hanno ancora conosciuto, perché nessuno l’ha annunciato a loro. Sono affascinato anche dal sogno del nostro fondatore Guido Conforti: “fare del mondo una sola famiglia”. Grazie a queste parole, è sorto in me il desiderio d’incontrare altre culture, altre persone, culturalmente diverse, per costruire la fraternità e realizzare la volontà di Cristo: “tutti siano una cosa sola”, una sola famiglia. È lo stesso sogno che noi cristiani esprimiamo e vogliamo, quando recitiamo la preghiera di Gesù, il “Padre nostro”. Con il sogno del beato Conforti nel cuore, ho deciso di cominciare la formazione con i saveriani nell’anno 1998, quando avevo 19 anni. Ho studiato filosofia a Bukavu e ho fatto il noviziato a Kinshasa, facendo la mia prima professione religiosa nella famiglia saveriana il 2 agosto del 2003. Poi sono venuto a Parma per fare gli studi in teologia e prepararmi al sacerdozio missionario. Alla mia ordinazione sacerdotale ho provato un sentimento di profonda gratitudine e di grande gioia. Gratitudine nei confronti di Dio per il dono del sacerdozio, che per me è un grande tesoro nel “vaso di creta” della mia debolezza umana. Confido in Lui, che mi ha chiamato. Sono grato verso tutte le persone che mi hanno accompagnato e sostenuto con la preghiera, l’affetto e l’amicizia; con il loro tempo e la loro presenza in tanti modi diversi. Provo gioia perché si è avverato un sogno, una cosa che ho tanto desiderato nella vita. Desidero vivere il sacerdozio missionario da saveriano, come l’ha vissuto Cristo. So che vivere come Lui è impossibile. Ma Lui rimane il criterio e il prototipo del missionario e della vita missionaria. È solo questione di cercare, giorno dopo giorno, di conformarmi a Lui e di lasciarmi ispirare, modellare e affascinare da Lui. Questo è il mio augurio e soprattutto la mia preghiera a Lui, che mi sarà sempre a fianco, come il più fedele Amico. Ora sono a Roma, per approfondire le mie conoscenze teologiche e bibliche. Tutto in vista della missione, dove Dio mi vorrà inviare per lavorare nella sua vigna. ■ La strana promessa di mia madre p. ANDRé SEMENI, sx S ono nato a Mdanga, un villaggio a circa 60 chilometri da Douala, in Camerun, il 19 aprile del 1972. La mia situazione famigliare sembrerebbe sfortunata fin dall’inizio, per il fatto che appartengo a una modesta famiglia poligamica con 13 figli, tra cui io sono il decimo. La nostra esperienza di vita è stata nutrita dall’affetto dei genitori e dalla fede della comunità cristiana. Noi figli siamo stati tutti battezzati nella fede cattolica da piccoli, ma mia madre Christine è rimasta non cristiana fino al 28 settembre del 2008, un mese dopo che io sono stato ordinato prete, il 30 agosto scorso. Aveva infatti promesso di chiedere il battesimo solo se io fossi diventato prete. Già da bambino ho avuto il desiderio di diventare prete: frequentavo la chiesa, mi piacevano i vestiti colorati che indossava il sacerdote e avrei voluto dire Messa in latino, come i preti della nostra parrocchia “Madonna di Lourdes”. La morte di mio padre il 10 aprile 1985 ha stravolto la tranquillità della nostra famiglia. Ero ormai tredicenne e ho dovuto prendermi sulle spalle alcune responsabilità. Ma la morte del papà è diventata per me un segno di Dio: un segno che ha dato una svolta e un senso nuovo alla mia vita, rafforzando in me il desiderio di essere sacerdote. È stato come se Dio avesse voluto catturare la mia attenzione, affinché io mi mettessi in ascolto di Lui. Con l’aiuto spirituale dei fratelli delle scuole cristiane e dei gesuiti, ho iniziato ad avere un nuovo rapporto con Dio, finché nel 1997 ho incontrato i missionari saveriani: p. Sergio Favarin, p. Franco Sana, p. Carlo Girola, che mi hanno assistito nella formazione e nello studio. Dopo il noviziato a Kinshasa con p. Giulio Simoncelli, so- André Semeni con la mamma Christine, battezzata no diventato sa- un mese dopo l’ordinazione sacerdotale del figlio veriano l’8 agosto 2002, facendo la professione dei voti nelle mani del compianto p. Simone Vavassori. Ho studiato teologia a Manila, nelle Filippine. Sono tornato in Camerun per la mia ordinazione sacerdotale e per il battesimo di mia madre. E ora sono di nuovo a Manila come animatore missionario tra i giovani filippini. Ringrazio il Signore perché mi ha scelto per essere suo apostolo tra le genti e ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato nel mio cammino nella fede e nella vocazione missionaria. Ogni giorno, quando mi inginocchio per pregare, bombardo il cielo di preghiere per tutti voi, perché il Signore vi conceda la grazia di cui avete bisogno nella vostra vita quotidiana e per il vostro impegno cristiano nell’ambiente in cui vivete. Anche voi pregate per tutti noi giovani missionari: “Continua ad amarci, Signore, perché noi speriamo in te”. ■ Padre Bertrand Nsuefu, con i famigliari, in vesti scerdotali africane AMBASCIATORE PER CRISTO p. BERTRAND N. NSUEFU, sx Sono nato a Bamenda, in Camerun, terzo di sette figli. Papà vive in città a Bafoussam, e mia madre vive nella gioia del paradiso dal 1987. Ho conosciuto i saveriani nel 1986, quando la parrocchia «San Francesco Saverio» è stata creata e affidata a loro. Ho conosciuto p. Pierino Zoni, p. Michele D’Erchie e p. Piero Pierobon. Come catechista seguivo questi apostoli instancabili, e la chiamata del Signore è riecheggiata nel mio giovane cuore, facendomi desiderare la vita missionaria. A fianco dei saveriani, la fiamma della vocazione missionaria continuava ad alimentarsi finché, con altri sette giovani, ho iniziato la formazione missionaria a Douala. Dopo gli studi di filosofia sono andato a Kinshasa per il noviziato e sono diventato saveriano il 3 agosto del 2004. Ho studiato teologia a Yaoundé, in Camerun, e sono diventato sacerdote con p. André Semeni il 30 agosto 2008. Da quando mi sono innamorato del carisma saveriano, tutta la mia attenzione si è concentrata nello sforzo di realizzare il disegno di Dio che sento bruciare nel cuore e di cui sono convinto: donare la mia vita per annunciare il vangelo al di là della mia cultura di appartenenza. Sto preparandomi a partire per le Filippine e il mio cuore è già lì. Mi domanderete: «Sì, partire! Ma perché? Per cosa?...». Per l’ordinazione sacerdotale ho scelto questo motto: «Siamo ambasciatori per Cristo» (2Cor 5,20). È per questo che desidero mettermi nelle mani del Signore, perché mi renda docile all’azione dello Spirito Santo e mi preceda nel campo della missione, per mietere un buon raccolto, in compagnia del Saverio e del beato Conforti. 5 2009 GENNAIO il mon d o in ca sa SUD/NORD NOTIZIE Stiamo in campana! Aggiornamenti ● Congo RD: è calato il silenzio. Dopo i resoconti sulla situazione nel nord Kivu dei primi giorni, il Congo è “sparito” dalle notizie. Proviamo a dare qualche aggiornamento. La situazione delle popolazioni nelle zone controllate dai ribelli è ancora molto critica. Nonostante una tregua, gli abitanti sono spesso sottoposti a saccheggi e violenze. I maltrattamenti sono opera di tutti i gruppi armati attivi nella regione e spesso in lotta tra loro. “Nonostante quasi il 90% delle nostre forze siano operative nell’est del paese - ha ammesso il generale Gaye, a capo della missione di pace Monuc la protezione dei civili rimane un obiettivo difficile da garantire”. ● Congo RD /2: solidarietà senza fine. Come avete letto a pagina 2, nella chiesa della Natività a Roma, nota anche come “chiesa dei congolesi”, si è celebrata una settimana di preghiera per la pace in Congo. Il saveriano p. Turazzi era tra gli organizzatori. “Abbiamo dato voce alla popolazione del Congo che non riesce a farsi ascoltare dal mondo; abbiamo fatto conoscere le sue sofferenze a chi non ne sa- pagina a cura di DIEGO PIOVANI peva nulla e abbiamo rivendicato il diritto alla pace”. È stata una settimana di dibattiti, proiezione di filmati e incontri con parlamentari. “Essere stati insieme è stato un gesto di speranza - si legge in un comunicato - diverse persone sono venute a trovarci e si sono chieste che cosa fare per porre rimedio”. Intanto, il numero delle cartoline inviate al ministero degli Esteri per sollecitare un intervento in Congo ha oltrepassato quota 200mila. ■ Sarà la volta buona? ● Burundi: stop alla pena di morte! Abolizione della pena di morte, introduzione del reato di tortura e di violenza sessuale: sono queste le principali novità del nuovo codice penale approvato in Burundi. Il documento recepisce le disposizioni del diritto internazionale in materia di uguaglianza di genere e rispetto dei diritti umani, oltre a rappresentare una novità storica per il Paese anche per quanto riguarda genocidio e crimini contro l’umanità e di guerra. Anche il Togo ha deciso di abolire la pena capitale. ● Bombe a grappolo: una sorpresa. A Oslo, 94 nazioni hanno firmato il Trattato per la messa al bando delle bombe a grappolo. La convenzione entrerà in vigore quando almeno 30 dei paesi firmatari l’avranno anche ratificata. L’Italia ha aderito, ma ha cancellato il “Fondo per lo sminamento umanitario” istituito nel 2001. Era una cassa che finanziava attività di bonifica, corsi per la prevenzione al rischio e programmi di reinserimento sociale delle vittime. La sensazione è che alle dichiarazioni di principio non seguano i fatti. Una buona notizia è l’adesione alla convenzione dell’Afghanistan, uno dei Paesi maggiormente colpiti da bombe a grappolo e mine, grazie alle pressioni della società afgana. Secondo stime internazionali, nel 2001 aerei americani e inglesi hanno sganciato 70.000 sub-munizioni cluster e almeno 5.000 di queste sono rimaste inesplose sul terreno afgano; ignoto il numero di quanti innocenti siano rimasti feriti o uccisi. ■ Domenica 25 gennaio si celebra la 56a Giornata mondiale dei malati di lebbra, dedicata all’India ferenza sul finanziamento allo sviluppo promossa dall’Onu e svoltasi a Doha, in Qatar, si è chiusa senza quella svolta sulle politiche in favore dei Paesi poveri auspicata da più parti. La comunità internazionale non ha operato scelte specifiche e originali sul finanziamento diretto allo sviluppo e alla crescita delle nazioni più povere, né sono stati previsti interventi in merito alla crisi finanziaria e dei mercati che ha sconvolto l’economia mondiale negli ultimi mesi. Monsignor Migliore, a Doha in rappresentanza della Santa Sede, ha sollecitato i paesi ricchi ad aprire le porte dei grandi incontri internazionali a chi ha maggior bisogno di assistenza. Leonardo Becchetti, dell’Uni- COMBATTERE LA POVERTà, COSTRUIRE LA PACE Doha: niente svolta! La Con- BENEDETTO XVI MISSIONI NOTIZIE Prendete nota! ● 25 gennaio: giornata dei malati di lebbra. Domenica 25 gennaio celebriamo la 56a Giornata mondiale dei malati di lebbra. Attualmente, circa 10 milioni di persone hanno la vita segnata dalla malattia, benché da essa si possa guarire. Ogni giorno si registrano 700 nuovi casi. La giornata mondiale dei malati di lebbra è un appuntamento istituito da Raoul Follereau nel 1954. La campagna internazionale contro la lebbra si prefigge di informare sulla curabilità della malattia, favorire la riabilitazione delle persone guarite, sensibilizzare l’opinione pubblica circa l’importanza delle donazioni, coinvolgere la società nei problemi relativi allo sviluppo socio-sanitario dei Paesi poveri. Il 25 gennaio, oltre 4.000 volontari dell’Aifo distribuiranno nelle piazze italiane il “Miele della Solidarietà” del commercio equo e solidale. La 56a Giornata mondiale dei malati di lebbra sarà dedicata all’India, il Paese che registra il più alto numero di nuovi casi ogni anno. ● Convegno missionario giovanile. Dal 30 aprile al 3 maggio, a Santa Maria degli Angeli (Assisi) si svolgerà la seconda edizione del Convegno missionario giovanile. Il tema è: “Nel mondo sui sentieri di Cristo - Il segreto 6 ● Asse asiatico contro la crisi. Cina, Giappone e Corea del sud hanno organizzato il 1° vertice trilaterale autonomo per dare una risposta coordinata alla crisi economica. Potrebbe essere l’inizio di un futuro asse privilegiato Tokyo-Pechino-Seul, per produrre pace e sviluppo sostenibile nella regione. La Corea potrà fare affidamento su un ampliamento degli accordi con Cina e Giappone per stabilizzare il proprio sistema e finanziario. ■ MESSAGGIO DALLE CHIESE Bisogna agire ● versità Tor Vergata, ha commentato: “Non si è entrati nelle cause della crisi finanziaria mondiale, né si è cercato un consenso sui modi per evitare che i suoi effetti drammatici ricadano sulle azioni di lotta contro la povertà”. Dal messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace 2009. Ogni forma di povertà imposta ha alla propria radice il mancato rispetto della dignità della persona umana, com’è evidente in alcuni ambiti. La povertà viene spesso correlata allo sviluppo demografico. Ma i dati dicono che la crescita della popolazione si sta confermando come una ricchezza e non come un fattore di povertà. Un altro ambito di preoccupazione sono le malattie pandemiche (malaria, tubercolosi e Aids), che influiscono grandemente sul peggioramento delle condizioni generali di un Paese. Un terzo ambito è la povertà dei bambini: quando la povertà colpisce una famiglia, i bambini ne risultano le vittime più vulnerabili. Un quarto ambito è la relazione esistente tra disarmo e sviluppo. Le ingenti risorse materiali e umane impiegate per le spese militari e per gli armamenti vengono di fatto distolte dai progetti di sviluppo dei popoli. Un quinto ambito riguarda l’attuale crisi alimentare, caratterizzata non tanto da insufficienza di cibo, quanto da difficoltà di accesso ad esso e da fenomeni speculativi. Per governare la globalizzazione occorre una forte solidarietà globale tra Paesi. La globalizzazione avvicina i popoli, ma la vicinanza spaziale e temporale non crea di per sé le condizioni per una vera comunione e un’autentica pace. Mettere i poveri al primo posto comporta che si riservi uno spazio adeguato a una corretta logica economica da parte degli attori del mercato internazionale, a una corretta logica politica da parte degli attori istituzionali e a una corretta logica partecipativa capace di valorizzare la società civile locale e internazionale. Ad ogni discepolo di Cristo, come anche ad ogni persona di buona volontà, rivolgo pertanto all’inizio di un nuovo anno il caldo invito ad allargare il cuore verso le necessità dei poveri e a fare quanto è concretamente possibile per venire in loro soccorso. Resta infatti incontestabilmente vero l’assioma secondo cui “combattere la povertà è costruire la pace”. di Paolo”. Attraverso momenti di preghiera, relazioni, gruppi di studio, incontri con i testimoni dal mondo, i giovani saranno invitati a scoprire che CriSuor Caterina Giraudo, a sinistra, e suor Maria Teresa Olivero, sto è “la grande da tre mesi nelle mani dei rapitori tra Kenya e Somalia passione che sostiene i passi dell’uomo sul- ro, fratello di Maria Teresa. le strade del mondo”. Il conveDon Mario Bandera, direttogno sarà l’occasione per discute- re della Commissione regionale re e fare scelte concrete per una missionaria di Piemonte e Valle nuova pastorale missionaria gio- d’Aosta, ha invitato tutte le covanile. Le iscrizioni chiudono il munità ecclesiali a ricordare le 28 febbraio, affrettatevi! Per in- due suore nelle preghiere duranformazioni: te il periodo natalizio, per romwww.mgm.operemissionarie.it ■ pere il “silenzio” che sta avvolgendo questa vicenda. Non dimentichiamo ● Con le suore rapite. Sono tra- scorsi più di due mesi dal rapimento avvenuto in Kenya di suor Caterina Giraudo e suor Maria Teresa Olivero, missionarie in Africa da oltre 35 anni. Al momento di andare in stampa, non si hanno notizie sulla loro condizione di vita né i sequestratori hanno avanzato particolari modalità di riscatto. “Preghiamo e aspettiamo con ansia qualunque segnale ci dia la speranza di una loro pronta liberazione”, ha detto don Fredo Olive- Invitiamo i lettori, dotati di computer e internet, a consultare la MISNA (Agenzia missionaria di informazione mondiale) per allargare la mente al mondo intero: www.misna.org Visitate anche il nostro sito www.saverianibs.it nel quale potete leggere tutte le notizie, le testimonianze e le proposte del nostro mensile, comprese le edizioni locali e la versione in formato pdf. ● Premio alla memoria di Dorothy Stang. Per il suo impegno nella difesa dei contadini e della foresta amazzonica in Brasile, l’Onu ha attribuito il premio per i diritti umani alla memoria di suor Dorothy Stang, missionaria statunitense, uccisa tre anni fa. Suor Dorothy è tra le sei persone e un’organizzazione scelte per il riconoscimento che le Nazioni Unite assegnano in occasione dell’anniversario della Dichiarazione universale per i diritti umani. Per 30 anni, la religiosa, nonostante le ripetute minacce di morte, aveva difeso la foresta amazzonica dai “madeireiros” (commercianti di legname) e osteggiato le speculazioni dei latifondisti ai danni dei contadini. ■ Una storia speciale Rick: milionario convertito. Rick Tan è un ingegnere cambogiano, nato e cresciuto buddhista, che è stato tra gli inventori dello scanner. Questa rivoluzione lo fa diventare milionario: una bella villa in California, auto extra lusso, vacanze a cinque stelle e incarichi di prestigio. Poi, sua figlia decide di entrare in un convento di clausura e suo figlio diventa prete. Rick, a quel punto va in tilt! La moglie approva la scelta dei figli e Rick decide di capire chi era quel Gesù che ha fatto perdere la testa ai suoi eredi. ● Le conseguenze sono inimmaginabili. Rick si riprende il nome cambogiano (Vierac), vende villa e auto e ritorna in Cambogia. Qui, dà una mano ai missionari che operano nel suo Paese, dove non esiste ancora un’assistenza sanitaria gratuita. I bambini malati li porta in ospedale a sue spese. “La concezione del kharma, del destino che non si può mutare - spiega - è un freno all’emancipazione dei poveri. La gente crede di doversi rassegnare alla cattiva sorte per meritarsi la reincarnazione”. E lo scanner? RickVierac ne ha uno in casa “per duplicare i passi del vangelo e per tradurre il catechismo”. ■ 2009 GENNAIO DIA L O G O E SO LIDARIETÀ lettere al direttore p. Marcello Storgato MISSIONARI SAVERIANI Via Piamarta 9 - 25121 Brescia E-Mail: [email protected] Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale UN CALENDARIO... BIZZARRO Caro direttore, mi ha ispirato il calendario 2009, che ho trovato bellissimo. L’idea dello sport è il meglio che si poteva immaginare per presentare san Paolo, il grande apostolo delle genti. Vorrei tentare di ...partire ogni giorno con il breve pensiero proposto dal calendario. Non so se ci riuscirò sempre e con coerenza, ma voglio provarci. Sono sicuro che mi darà lo “sprint” giusto per tutta la giornata. Alfiero, via E-mail Sono un lettore giovane, di 21 anni, e frequento l’università. Voglio farti i miei complimenti per il calendario 2009 dei “Missionari Saveriani”. A parte il riferimento ovvio all’anno paolino, il calendario è davvero vivace: mescola brani dalle lettere di san Paolo con immagini delle olimpiadi di Pechino appena trascorse, e manda un segnale di collegamento tra le due cose. Giovanni, Pordenone Siamo le catechiste della parrocchia di Mozzo, in provincia di Bergamo. Ti chiediamo di mandarci 140 copie del calendario 2009, quello sull’apostolo Paolo. Vogliamo farne dono ai nostri ragazzi delle medie che frequentano il catechismo e si preparano alla cresima. Sarà un bel regalo per loro. Ornella, Mozzo - Bergamo Grazie per il calendario: è bello e istruttivo, per le citazioni di san Paolo. È stata proprio una bella iniziativa per noi lettori. Alla prima occasione invierò un’offerta, almeno per compensare alle spese e contribuire alla diffusione della “buona stampa”. Avanti così! Pompea, Villa Castelli - Brindisi Ho ricevuto il calendario 2009. Forse qualche foto più o meno edita, riesumata dal vostro archivio sicuramente ricco, avrebbe potuto richiamare più immediatamente l’entusiasmo tipico e sempre commovente dei missionari... Va bene anche così e ringrazio. Un cordiale saluto. Gae, via E-mail Care lettrici, cari lettori, mi fermo qui, perché i vostri messaggi sul calendario 2009 sono stati davvero tanti, belli e interessanti. Ve ne ringrazio, anche perché vedo che generalmente apprezzate la nostra piccola fatica di portare nelle vostre case... prodotti di qualità, a basso costo. Che piacere leggere i complimenti del giovanissimo Giovanni! E la richiesta di Ornella a nome dei catechisti, non vi sembra una bella idea? Grazie alla signora Pompea, per il gentile pensiero di darci una mano. Un pensiero, infine, per il signor “Gae”, che ringrazio per il simpatico messaggio. Il nostro calendario del 2009 - lo confesso - è un po’ ...bizzarro, ma è anche originale, a modo suo. Non ci mancano foto belle e commoventi della vita missionaria ai nostri giorni. Ma il 2009 abbiamo voluto dedicarlo a san Paolo: un missionario davanti al quale non possiamo non entusiasmarci e commuoverci; un grande “sportivo” e un missionario “insuperabile”. Per Paolo la missione è stata un continuo allenamento, un correre, un saltare gli ostacoli, un navigare, un competere... Non mi resta che invitare tutti a seguire l’esempio di Alfiero. Facciamolo insieme, ogni giorno. Auguri! p. Marcello, sx STRUMENTI D'ANIMAZIONE I MISSIONARI SCRIVONO Nell’animazione, senza il bastone del comando... Il mio lavoro attuale in Indonesia, posso descriverlo, in sintesi, così: il bastone del comando per l’attività di animazione missionaria e vocazionale è passato giustamente a un saveriano indonesiano; io sono a Yogyakarta con l’incarico di preparare gli strumenti adatti per l’animazione, attraverso i mezzi di comunicazione. Curerò la pubblicazione del nostro periodico saveriano in lingua indonesiana, cercando di farlo uscire ogni due mesi, la preparazione del calendario annuale e ogni altro sussidio stampato. Inoltre sto cercando di sistemare un archivio delle fotografie e dei filmati. Mi darò da fare anche per realizzare dei brevi documentari che possano essere utili per l’animazione missionaria e vocazionale in Indonesia. Per questo ho messo insieme anche un piccolo studio per audiovisivi. Prima ero troppo impegnato a girare nelle varie isole dell’arcipelago per parlare con i giovani, e mi restava poco tempo per tutte queste altre cose... Ora potrò dedicarmi a tempo pieno a questo lavoro importante. Non è un’impresa facile; spero che la salute e l’entusiasmo reggano. Il Signore ci aiuti a essere trasmettitori di semplicità, pace e gioia, anche attraverso i mezzi moderni. Auguri di felice anno 2009. p. Rodolfo Ciroi, sx - Indonesia Il parroco in Yamaha, giubbetto beige e pantaloni d’occasione Non sembra, ma lo è: padre Pier (Francesco Agostinis) è il parroco di san Bernardo, nel quartiere di Kinshasa, capitale del Congo. Ha compiuto 39 anni il 21 dicembre. È giovane, ha un sorriso accogliente e uno sguardo sincero, come i bambini che tiene in braccio. Occhi chiari, capelli biondi ricci, maglietta arancione, giubbetto beige, scarpe da tennis, pantaloni d’occasione, comprati dopo l’incidente aereo di Goma nell’aprile scorso… Corre sulla moto rossa, una Yamaha 125, per le vie del quartiere, con i capelli al vento. Entra ed esce dalle buche, passa nel fango e nell’immondizia, avanza tra la gente e tra le grida dei bambini: “Pier! Pier!”. È disponibile con tutti: in ufficio, nelle vie, sui gradini di casa... incontra la gente, parla, conosce persone e problemi, incoraggia, suggerisce iniziative. A lui fanno riferimento le attività parrocchiali, la scuola materna con 160 bambini, la scuola primaria con 1.500 allievi, la scuola media e secondaria con 600 studenti. Sta iniziando una scuola d’informatica e programmando la costruzione di una nuova scuola per altre 14 classi. I suoi collaboratori sono bravi. La domenica, nelle omelie, convince, tocca il cuore, suggerisce cose pratiche. Alla fine della Messa, benedice l’assemblea, a mano alzata e aperta, come un abbraccio, un saluto, un arrivederci. Nonostante le innumerevoli difficoltà di un quartiere nella periferia del mondo e della storia, padre Pier crede a una via d’uscita. Nonostante tutto, ama la gente e la serve, spera in un avvenire migliore…, assicurato dai 160 bambini della scuola materna! p. Giuseppe Dovigo, sx - Kinshasa, Congo I nostri giovani danno entusiasmo e speranza al Brasile Nella nostra missione di Manaus, in Brasile, ci sono molte notizie buone da commentare. Una merita più delle altre, perché riguarda la gioventù. I nostri giovani si stanno preparando al Congresso nazionale della “pastorale della gioventù”, con grande fervore ed entusiasmo. L’evento si celebra dal 26 al 30 gennaio 2009 a Bahia - 4.500 chilometri di distanza da Manaus - nel santuario “Bom Jesus da Lapa”, nel nordest del Brasile. I nostri giovani si sforzano di far conoscere la proposta evangelica ai loro coetanei, con grande impegno. Una ventina di giovani sono andati nei luoghi reconditi dell’Amazzonia, sparsi due a due, e hanno incontrato tanti altri giovani per dare loro coraggio e speranza. Celebrare così il Natale e iniziare il nuovo anno con questi giovani è davvero entusiasmante! Auguri anche a tutti voi. p. Alberto Panichella, sx - Manaus, Brasile Vi preghiamo di non considerare l’inserimento del bollettino postale come un’insistente richiesta di soldi ogni mese, ma solo un’opportunità per contribuire come e quando si desidera. Il bollettino è anche uno strumento per indicare chiaramente i vostri inirizzi di recapito. Grazie! DIAMOCI UNA MANO Cari amici, a nome di tutti i saveriani sparsi nel mondo, vi giunga il cordiale augurio per un anno felice e fruttuoso. Pur in mezzo a tante difficoltà e problemi, continuiamo a sperare in tempi migliori per l’umanità, con l’aiuto di Dio Provvidente e con la collaborazione di tutte le persone di “buona volontà”. Da parte nostra, con il nostro modesto mensile “Missionari Saveriani”, noi continueremo volentieri a portare nelle vostre case le notizie e le testimonianze che giungono dai missionari, che sono la voce dei popoli in mezzo ai quali essi vivono e lavorano, secondo lo spirito evangelico. Queste pagine creano un collegamento con amici e benefattori dei missionari, come in una famiglia in cui, oltre all’aiuto materiale, conta soprattutto l’aiuto spirituale della preghiera e della solidarietà. Da tempo, voi ricevete il nostro mensile e crediamo che lo leggiate con interesse. Purtroppo, da varie parti e sempre più frequentemente, ci informano con Regala “Missionari Saveriani” a una persona amica! rammarico di ritardi e di omissioni nella consegna al destinatario. Le Poste esigono regolarità di pagamento anticipato, ma non sempre rispettano la rapidità e regolarità del servizio. Per evitare questi inconvenienti, vi invitiamo a segnalarci eventuali errori o imprecisioni nell’indirizzo e a inviare un piccolo contributo alle spese di stampa e spedizione (offerta minima annuale di 8 euro sul Conto corrente postale). Vi proponiamo, inoltre, di regalare “Missionari Saveriani” a un vostro parente o amico, segnalandoci il suo indirizzo completo. Grazie. regalo “Missionari Saveriani” per un anno a: (cognome e nome)_________________________________________________ (indirizzo completo)___________________________________________________________________________________________ mio indirizzo esatto: (cognome e nome) _______________________________________________________________________ (indirizzo completo)___________________________________________________________________________________________ Si prega di compilare, ritagliare e spedire a: Missionari Saveriani - indirizzo come a pagina 8, in alto; oppure inviare le informazioni all’E-mail: [email protected] solidarietÀ piccoli progetti 7/2008 - BURUNDI Progetto riso Nelle valli del Burundi, una macchina per sbucciare il riso farebbe risparmiare 200 euro sull’acquisto di una tonnellata. Con il “progetto riso”, i saveriani vogliono alleviare un po’ la miseria di tanti poveri e dare loro speranza. Il costo della macchina è di circa 4.000 euro. • Responsabile del progetto è il saveriano vicentino p. Sergio Marchetto. • •• 6/2008 - VICOMERO L’Africa in Italia In Africa aiutiamo molti studenti a prepararsi al futuro delle loro nazioni. Vogliamo aiutare anche gli studenti africani meritevoli, ospiti nelle nostre università. A Vicomero (Parma) la “fraternità missionaria” ospita e segue alcuni studenti, e chiede un sostegno per euro 15.000. • Responsabile del progetto è il saveriano padre Silvio Turazzi e la fraternità di Vicomero. Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente postale, oppure può inviare l’offerta direttamente al C/c.p. 00204438, intestato a: Procura delle Missioni Saveriane, Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA oppure bonifico bancario su C/c 000072443526 CARIPR&PC - Ag. 6, via Farini 71, 43100 Parma IBAN IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526 Si prega di specificare l’intenzione e il numero di Progetto sul C/c.p. Grazie. 2009 GENNAIO ALZANO 24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4 Tel. 035 513343 - Fax 035 511210 E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247 Missionario, uomo dell’incontro La storia di p. Costa alla festa del Saverio p. LEONARDO RAFFAINI, sx I l primo dicembre scorso nella casa saveriana di Alzano si è svolta la tradizionale giornata missionaria sacerdotale. Da qualche anno la giornata è associata alla festa di san Francesco Saverio, patrono delle missioni, ed è realizzata insieme al centro missionario diocesano. Il tema scelto era: “Dalla missione per la missione”. Un racconto emozionante Abbiamo dato spazio all’esperienza di un cristiano di una nuova chiesa, quella del Bangladesh, che è diventato missionario per portare il dono della fede ad altri fratelli lontani che ancora non conoscevano la Buona Novella; nel suo caso, gli abitanti della Costa d’Avorio. Il protagonista di questo stupendo cammino “da evangelizzato a evangelizzatore”, è stato padre Gabriel Amal Costa, missionario bengalese del Pime, che attualmente è rettore del seminario teologico del Pime di Monza. La sua testimonianza è stata Il 3 dicembre, festa di san Francesco Saverio, patrono delle missioni, saveriani e sacerdoti diocesani hanno ascoltato l’interessante testimonianza di p. Gabriel Costa, missionario bengalese del Pime Il 2009, un anno di sfide C’è bisogno di persone autentiche qualche giorno siamo D aentrati “nell’anno Domini 2009”. È una definizione classica; sottolinea che il tempo è del Signore. C’è invece chi, in questo periodo, continua a cercare l’oroscopo più favorevole possibile, come se fosse garanzia per assicurarsi un “anno di grazia”. All’inizio di un nuovo anno, piccola tessera di tempo nel grande mosaico della storia dell’umanità, è inevitabile auguraci tante cose belle, fortunate, importanti: il disoccupato spera di trovare lavoro, una ragazza il suo principe azzurro, lo studente la promozione, il patito di sport che la squadra del cuore vinca lo scudetto… E potremmo continuare all’infinito, elencando una lista di desideri. Scrivere una nuova pagina Faccio una domanda: noi cristiani ci siamo lasciati “incantare”, come tanti, dalla moda degli oroscopi, oppure come veri credenti in Cristo sorridiamo, pensando a quanta gente perde tempo inseguendo certe chimere? Noi sappiamo che il tempo è un dono che il Signore ci fa, affidandoci la storia dell’umanità da costruire secondo il suo disegno di grazia. Tra le mansioni da portare avanti, la più importante è quella di annunciare la “Buona Notizia” a tutti i nostri fratelli. Così, il 2009 sarà un tassello da collocare al posto giusto nel grande disegno del regno di Dio. Non è fondamentale chiederci “cosa succederà”, ma pensare a ciò che ognuno di noi è chiama- 2009 s o n o 8 Q u i c k T i m e ™ e u n d e c o m p r e s s o r e n e c e s s a r i p e r v i s u a l i z z a r e q u e s t ' i m m a g i n e . p. LEONARDO RAFFAINI, sx to a realizzare con l’aiuto dello Spirito, per attuare il progetto che egli ha su di noi e sull’umanità. Il vero credente è chi sa cogliere i segni dei tempi che il Signore c’invia; è colui che inizia a scrivere una nuova e stupenda pagina di storia della salvezza, insieme a tanti fratelli e sorelle che scelgono di lasciarsi guidare da Dio. Gesù ha scelto anche noi Si sta aprendo un anno di sfide poderose nel quale, persone di buona volontà saranno chiamate a giocare un ruolo da protagonisti. Però solo i più coraggiosi e disposti a tutto riusciranno ad affrontarle, perché solo chi crede veramente in Dio e si fida di Lui può avere la forza, la tenacia e l’audacia di credere nel suo progetto. C’è bisogno di donne e uomini autentici e coraggiosi. Di fronte a tutto questo, ci viene spontanea la domanda: “Gesù ha scelto anche me?”. La risposta è “sì”: ogni battezzato è stato scelto. A ognuno di noi Dio ha dato dei talenti per svolgere la nostra missione. Solo la pigrizia, la paura di rischiare, la mancanza di convinzione e di fiducia in Lui possono impedirci di essere protagonisti. Il 2009 sarà un “anno Domini”? Per avere la risposta non guardiamo negli oroscopi, ma nel nostro cuore. Lì troveremo ■ la vera risposta. davvero toccante. Il racconto ha preso inizio dalla sua formazione cristiana, avvenuta nella semplicità della sua famiglia, attraverso i racconti della mamma e la preghiera del rosario fatta alla sera nella sua capanna. Una formazione che è cresciuta nella piccola comunità cristiana, un’isoletta sperduta nel mare musulmano (in Bangladesh i cattolici sono meno dell’uno per cento), fino ad arrivare alla scelta di diventare missionario, affascinato dalle figure dei missionari italiani che vivono in quella nazione. Desiderosi di conoscere La sua decisione lo ha portato a uscire dal suo ambiente, dalla sua nazione, dalla sua cultura. È arrivato in Italia per completare gli studi. Dopo l’ordinazione sacerdotale, è partito di nuovo per l’incontro con un’altra cultura, un’altra lingua e un’altra nazione: quella dell’Africa nera in Costa d’Avorio. Il missionario è l’uomo dell’incontro, del farsi piccolo per imparare e conoscere nuove realtà nelle quali incarnare il messaggio evangelico, come ha fatto padre Gabriel nella sua vita. Non si possono certo nascondere le difficoltà incontrate, le amarezze e le sofferenze patite. Ma le cose che hanno colpito di più in lui sono queste: la sua riconoscenza verso i missio- nari che gli hanno donato la fede cristiana, l’esperienza di vita comunitaria nella sua famiglia religiosa, la gioia nel condividere la fede con i suoi fratelli africani, la sua profonda unione con il Signore nella preghiera e nell’ascolto della parola di Dio, la sua grande umanità e capacità di accettare gli altri, sia europei che africani. Sacerdoti “missionari” Dopo la sua testimonianza, si è aperto un dibattito interessante. Tra gli aspetti emersi, mi piace sottolineare la richiesta di uno dei partecipanti che ha ricordato la necessità di una formazione missionaria per i sacerdoti diocesani, come momento di arricchimento personale e, soprattutto, in vista della sfida che ormai è presente nel nostro territorio: l’evangelizzazione ai non cristiani che vivono in mezzo a noi e l’integrazione dei cristiani provenienti da altre culture. Di fatto la chiesa deve accogliere tutti, ma bisogna imparare, come ha detto padre Gabriel, a diventare di nuovo bambini, sempre desiderosi di conoscere, capire, comprendere; e senza essere presuntuosi nel pensare che noi sappiamo tutto. Grazie padre Gabriel, per aver condiviso fraternamente la tua esperienza di fede con noi. Noi cercheremo di fare tesoro di quello che ci hai comunicato. ■ AMAZZONIA MISSIONARIA Incontrarsi con Paolo e Saverio p. FILIPPO ROTA MARTIR, sx Padre Filippo Rota Martir, saveriano di Bonate Sopra, scrive spesso sulla sua attività missionaria in Brasile. Ecco il racconto di un’esperienza con alcuni giovani. Presso la casa dei saveriani ad Ananindeua, nel Pará, abbiamo organizzato una giornata di riflessione sulla vocazione missionaria sul tema, “La chiamata di Paolo di Tarso, un lavoratore a servizio del vangelo”. Hanno partecipato 18 giovani provenienti da varie parrocchie. La vita di san Paolo è simile a quella di san Francesco Saverio, anche lui conquistato da Cristo e inviato ai pagani (dell’Asia), dopo aver rinunciato ai suoi progetti personali. Il sogno di Paolo era giungere a Roma, cuore dell’impero romano, per evangelizzare il mondo pagano, anche a costo di affrontare la morte. Pur consapevole che gli stranieri entrati in Cina sarebbero stati uccisi, il sogno di Saverio era “conquistare a Cristo” l’impero cinese, in modo che il vangelo potesse essere accolto dai popoli dell’Asia. Oltre agli incontri di formazione, abbiamo organizzato anche giochi comunitari (ping pong, pallavolo, calcio e nuoto) e molta preghiera, con momenti di silenzio e di lettura personale. I giovani partecipanti sono diventati “amici” tra loro e sono stati molto soddisfatti dell’esperienza vissuta. La convivenza è terminata con l’Eucaristia e il pranzo, dopo il quale i giovani sono partiti per casa con il desiderio di seguire con maggiore zelo i passi di Paolo apostolo e missionario, contaminati almeno un po’ dalla sua formidabile testimonianza Padre Filippo Rota Martir con alcuni giovani brasiliani che di vita. hanno partecipato alla giornata di riflessione vocazionale 2009 GENNAIO BRESCIA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 “Sono pronto a sorprendermi” Intervista a p. Nicola Colasuonno adre Nicola Colasuonno, direttore di “Missione Oggi” dal 2003, ha lasciato la rivista e la comunità saveriana di Brescia per un altro incarico. Prima di partire l’abbiamo intervistato. all’Africa che vuole riconciliarsi dopo anni di guerra, all’America latina. Dovevamo far conoscere ai lettori la speranza e la volontà di costruire un mondo nuovo. Il bilancio di cinque anni… Quando sono arrivato allo Csam di Brescia, “Missione Oggi” compiva 100 anni di vita. È una rivista non solo prestigiosa ma fondamentale per noi saveriani, perché voluta dal beato Conforti. In questo periodo mi sono trovato ad analizzare tante problematiche di rilievo nella chiesa italiana e non solo: la parrocchia missionaria, la sovranità alimentare, le banche armate, l’ecologia... Ci sei riuscito? Cinque anni di direzione sono stati per me una grazia e una grande sorpresa. Non immaginavo che avrei guardato alla chiesa italiana e al mondo missionario da questo osservatorio così particolare. Abbiamo tentato di far arrivare l’annuncio del regno di Dio in settori cosiddetti “laici”, come il commercio delle armi, l’economia, la politica a servizio dei più deboli... Il bilancio è positivo. Ringrazio i confratelli e Dio che mi hanno fatto passare per Brescia. Come le hai affrontate? Il nostro taglio è sempre stato ecclesiale e missionario, ma con gli occhi e la voce delle chiese del sud del mondo. Abbiamo dato spazio e attenzione alla gente, La soddisfazione più grande? Per un direttore è quella che la rivista sia letta e dia un contributo significativo. Per certi argomenti, credo sia stata apprezzata. Penso al dossier “Parrocchia ed ecologia”, che punta all’idea di un’ecologia delle relazioni e alla parrocchia come luogo ideale per concretizzarla. La stampa missionaria è una risorsa? Come Fesmi (federazione della stampa missionaria italiana) abbiamo tentato editoriali e dossier comuni, ma soprattutto abbiamo avviato la campagna intitolata, “Meno gossip, più informazione”, rivolta alla Rai. Abbiamo raccolto l’insoddisfazione di tanti telespettatori che vedono i problemi dell’Africa ridotti a pochi minuti a settimana, mentre il gossip aumenta nei telegiornali e in prima serata. Ha avuto un successo: la Rai ha aperto una sede permanente a Nairobi. Un missionario alla scrivania è… È stato un altro modo per fare animazione missionaria in Italia: un’animazione di spessore, dando un’opinione qualificata. Ho Paolo, missionario per amore La festa del Saverio con i preti bresciani 3 dicembre abM ercoledì biamo celebrato il tradi- zionale incontro con i sacerdoti della diocesi, in occasione della festa di san Francesco Saverio. Padre Mario Menin, rettore dei saveriani di Brescia, ha ricordato che il cardinal Montini, in visita ai saveriani di Desio (MI), aveva definito il Saverio “uomo di desiderio e di molta preghiera”. E aveva aggiunto che per essere veri discepoli di Cristo, “bisogna essere gente che sa desiderare”. Per p. Menin, nel Saverio si può vedere il grande desiderio di san Paolo, in profonda comunione con Dio: annunciare a tutti il vangelo. Cosa hai fatto tu per nascere? Proprio per riflettere su san Paolo, i saveriani hanno invitato mons. Bruno Maggioni, docente 8 di esegesi presso la facoltà teologica di Milano e autore di numerose pubblicazioni. E don Bruno con le sue parole ha scaldato i cuori dei sacerdoti presenti, forse un po’ rattrappiti dal freddo. “La nostra chiesa oggi ha bisogno di tanta Parola di Dio, che la gente ascolta volentieri perché è diversa, ha efficacia e bellezza, non richiede chissà quali strumenti...”. La conversione di Paolo non è stata una conversione morale, ma teologica: ha cambiato idea di Dio, scoprendo la gratuità. “Ha capito che il Crocifisso è vivente, e che l’amore di Dio per noi è gratuito. Un esempio è la nostra nascita: cosa abbiamo fatto noi per nascere? Dovremmo ringraziare Dio di più, piuttosto che offrire a Lui solo intenzioni e opere”. Dentro Padre Mario Menin, a sinistra, con don Bruno Maggioni ospite e relatore alla festa di S. Francesco Saverio del 3 dicembre scorso in S. Cristo DIEGO PIOVANI la gratuità c’è l’universalità, perché se l’amore è gratuito, è per tutti, - ha proseguito don Bruno. C’è un perfezionismo dannoso “La vera motivazione che ha spinto san Paolo a essere missionario non è la conversione dei popoli, ma la sua fede in Cristo che lo ha affascinato, di cui è bello parlare perché sia conosciuto e raccontato”. L’avvertimento di don Bruno è di “non imprigionare la verità nell’ingiustizia. Se il nostro interesse diventa prioritario su tutto il resto del mondo, contribuiamo alla decadenza. Lo Spirito ci rinnova, nutre il nostro desiderio interiore, ci fa sentire la bellezza dell’amore e della fedeltà, del voler bene e del pensare a qualcosa che è più importante di noi”. La peggior schiavitù è la paura di Dio, che ci induce a fare sempre qualcosa. “Attenti a non inseguire il perfezionismo, - insiste mons. Maggioni. Molti a furia di perfezionarsi non hanno il tempo di fare altro. Non cerchiamo la vana gloria. Accettiamoci per quello che siamo, e chiediamo perdono a Dio come a un Padre. I pericoli sono credere in un Dio giudicatore e confondere la libertà con il proprio interesse egoistico”. San Paolo infatti afferma che la libertà sta nella carità e nell’appartenenza a Dio. ■ foto M. Storgato P a cura di DIEGO PIOVANI Padre Nicola Colasuonno, prima di partire per il nuovo incarico all’Emi di Bologna, nella redazione di “Missionari Saveriani” con l’intervistatore Diego Piovani avuto la possibilità di leggere molto, tanto che qualche volta mi sentivo ubriaco di letture e di opinioni… Come reagivi alla “sbornia”? Ho cercato di scegliere l’opinione giusta, la riflessione significativa, il filone che suscita l’attenzione e l’arricchimento dei lettori. “Missione Oggi” è una rivista di opinione e approfondimento; ho cercato di renderla piacevole anche con un nuovo look: colori, tabelle e fotografie ben scelte, che sono piaciute ai lettori. Come ti sei trovato… al nord? Vivere cinque anni nel nord Italia è stata l’altra novità per me. Sono entrato a contatto con una chiesa ricca di tradizioni cristiane. Le parrocchie sono attive, i gruppi vogliono fare e coinvolgere, i centri missionari offrono possibilità di formazione e animazione anche nelle scuole. La sfida è presentare questi contenuti alle nuove generazioni, in modo da far sentire loro che il cristianesimo è sempre una ricchezza da abbracciare, da accettare, da cui farsi coinvolgere. Il tuo nuovo compito? Sarò collaboratore per l’editrice missionaria italiana (EMI) di Bologna, promotore per il sud Italia, dove l’Emi non è molto conosciuta. È una prova, perché ci accorgiamo che nell’editoria dobbiamo cambiare linguaggio e modo di presentare la Buona Notizia. Oggi bisogna trovare nuove forme, che convincano lettori e spettatori a riflettere. Mi auguro che il Signore - anche a Bologna, come è stato a Brescia - mi faccia sorprendere con il suo Spirito e la sua grazia. ■ e fInalmente... fu luce ! D. PIOVANI In poco più di un mese, alcuni importanti avvenimenti hanno aperto la casa dei saveriani di Brescia a diverse proposte, tutte importanti. Sabato 4 ottobre c’è stata la sospirata inaugurazione del nuovo impianto d’illuminazione della chiesa di San Cristo. Dopo una serie di ritardi e rinvii, finalmente si è coronato un progetto durato 10 anni. Sono intervenuti p. Rosario Giannattasio, l’ingegnere Giorgio Podestà e, tramite una lettera, l’architetto Rossana Bettinelli, protagonisti della “nuova luce” della chiesa. La serata è stata impreziosita dal recital “Madre”, presentato dalla compagnia “Teatrinitas” di Brescia, e si è conclusa con le teste all’insù per ammirare gli affreschi più… luminosi. Mercoledì 29 ottobre i saveriani hanno avuto il piacere di ospitare un personaggio illustre: il noto scrittore e biblista Amos Luzzatto che, su iniziativa della sezione bresciana “Religioni per la pace”, ha presentato il suo ultimo libro, “A proposito di laicità”. A inizio e fine serata, molto gradita è stata la musica ebraica con il sorprendente gruppo “Kleizorim”. Venerdì 7 novembre è stato il gran giorno dell’inaugurazione della mostra “Sahel: piste nella sabbia, cammino di pace”, che rimarrà aperta fino al 31 gennaio 2009 (feriali 9-12.30; 14.30-17; festivi 14-18). All’apertura hanno partecipato autorità e amici, tra cui i volontari che hanno contribuito all’allestimento con il nostro “Goldin” p. Rosario. Il vescovo mons. Monari ha sottolineato l’importanza di iniziative utili a favorire una migliore conoscenza e integrazione tra i popoli. I dipinti della chiesa di S. Cristo godono finalmente di... nuova luce; venite a vedere di persona! Buon 2009 a tutti voi, amici e lettori! 2009 GENNAIO CAGLIARI 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 340 0840200 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 Preti sardi biografi di missionari Don Salvatore Bussu e don Angelo Satta l’occasione di legH ogereavutola pubblicazione sul- la vita di missionari in America, scritta da due sacerdoti sardi. Con i loro scritti, essi hanno saputo ravvivare l’interesse per la missione nella storia della chiesa universale. Padre Solinas, l’argentino Don Salvatore Bussu, nelle due pubblicazioni “Martiri senza altare” e “Martiri per amore”, ricorda la testimonianza di fede del gesuita p. Giovanni Antonio Solinas di Oliena (NU) e di don Pedro Ortiz de Zàrate in Argentina. La diocesi di Nuoro tiene viva la memoria del suo martire con legami di comunione con la chiesa povera e isolata di Oràn in Argentina, dove il gesuita sardo ha sacrificato la propria vita. Solinas era nato nel 1643 a Oliena, vicino a Nuoro, dove i gesuiti avevano un collegio. Giovanni Antonio era uno studente modello e aveva maturato la sua vocazione conoscendo il Saverio. Dopo il noviziato a Cagliari e gli studi teologici a Sassari, iI 27 maggio 1673 è ordinato sacerdote in Spagna, nella chiesa di sant’Isidoro in Siviglia. Da qui parte per il Paraguay con altri 35 missionari, partecipando alla spedizione per le “riduzioni” degli indio. Padre Solinas lavora a Itapuà, diffondendo la devozione per sant’Ignazio di Loyola e il Saverio. La fede fino al martirio Padre Giovanni Antonio lavora con successo anche alla costruzione delle riduzioni del Chaco, in Argentina settentrionale, ai p. DINO MARCONI, sx piedi delle Cordigliere del Paraguay, insieme a don Pedro Ortiz. Senza indossare armi, si dedicano a predicare il vangelo, finché una cinquantina di tobas e alcuni guerrieri uccidono i due missionari e altri diciotto laici cristiani dopo la celebrazione della Messa, il 27 ottobre del 1683. Il tragico evento ha rafforzato la fede nel vangelo tra quelle popolazioni. Nel luogo del martirio sorge ora una chiesetta dove gli abitanti delle zone circostanti si recano per implorare da Maria, Regina dei martiri, il riconoscimento delle virtù eroiche di questi missionari, affinché il sangue dei martiri diventi ancora oggi il seme di nuovi cristiani. Il difensore degli indio Con mia grande sorpresa, du- Ci siamo e lavoriamo insieme Cambia la sede, ma non i programmi C ome già sapete, i missionari saveriani della Sardegna si sono riuniti in un’unica comunità a Macomer (NU), ma continuano a mantenere i contatti con i vescovi, i sacerdoti, le delegate e gli amici. Macomer, quindi, diventa il fulcro della nostra attività missionaria per tutta l’isola. Non abbiamo, tuttavia, abbandonato la zona di Cagliari e dintorni. Per avere un punto di incontro con tutti coloro che finora hanno fatto riferimento alla nostra casa in via Sulcis a Cagliari, i saveriani hanno scelto un appartamento a Quartu Sant’Elena, in via Praga 89. Vi preghiamo di leggere le informazioni nel riquadro, che potrete ritagliare e tenere nella vostra agenda. 8 La delegata Antonietta Grillinu (di Orune) con p. Felotti; tante delegate erano “postine” di professione e per vocazione missionaria: mantengono i contatti con i saveriani e i benefattori nei vari paesi p. PIERLUIGI FELOTTI, sx Proposte per i giovani Oggi in Italia le vocazioni sono molto diminuite. Ma noi non ci scoraggiamo, perché siamo convinti che i giovani abbiano bisogno di sentire la proposta missionaria e crediamo che i giovani sardi siano capaci di rispondere generosamente alla chiamata del Signore. Per questo, in collaborazione con le saveriane, continuiamo a svolgere le attività per i giovani: la formazione missionaria, il discernimento vocazionale e La delegata Francesca Demurtas (di Borore) l’esperienza in missione. il 9 luglio 2008 ha compiuto 100 anni; con lei Per il gruppo Missione p. Marzarotto. È giusto che sia lei a fare gli Giovani e per gli Universi- auguri di buon anno e di... lunga vita a tutti tari sono stati programmati gli amici delle missioni! alcuni appuntamenti a Quarabbonati alle nostre riviste. tu (per la zona di Cagliari) e Le delegate hanno sempre a Sassari. Proseguono anche le visite nelle scuole superio- collaborato alle varie iniziative ri per presentare percorsi di missionarie, svolgendo spesso e volentieri il ruolo di “postine” “mondialità e intercultura”. La novità di quest’anno si della carità e della solidarietà. chiama “Compro-missione”: Sono sempre state sollecite ed una proposta personale rivolta efficienti nel raccogliere e traai giovani sensibili alla missio- smettere le informazioni, con ne, che desiderano fare scelte amore disinteressato. Perciò continueremo a tenerci concrete e impegnative. Un incontro mensile è previsto per in contatto con tutte le delegate loro a Quartu, Oristano e Ma- saveriane, non solo attraverso la corrispondenza e le visite persocomer, a rotazione. nali, ma anche con regolari incontri di formazione e di spiritualità. L’importanza delle delegate Chiediamo al Signore di soCi teniamo molto a continuare e intensificare gli incontri di for- stenerci e a voi tutti di accompamazione e di spiritualità con le gnarci in questo cammino. Con nostre delegate missionarie nelle il nuovo anno appena iniziato, parrocchie, anche per tenere vivi rinnoviamo a tutti voi, amiche e i legami con amici, benefattori e amici, i nostri auguri sinceri. ■ rante la predicazione delle quarant’ore quaresimali a Urzulei, ho incontrato don Angelo Satta, 86 anni. È uno dei parroci più anziani della Sardegna, con 62 anni di Messa e 50 di guida alla parrocchia San Giovanni Battista. Don Angelo mi ha regalato il suo libro, iniziato nel seminario di Cuglieri, su “Bartolomeo de Las Casas”, protettore universale degli indio, come lo definisce nel sottotitolo. Las Casas è il primo sacerdote che è stato ordinato in America nel 1510 dal vescovo di san Domingo. Entra nell’ordine domenicano nel 1515, quando si era già schierato a favore dei diritti degli indigeni, e inizia la sua instancabile battaglia a favore degli indio, attraversando molte volte l’oceano per portare in Spagna le sue proteste contro il colonialismo. Muore a 92 anni, il 17 luglio del 1566, a Valladolid. Il pretesto per la “tratta” I suoi resoconti sui maltrattamenti e sulle atrocità compiute dai colonizzatori “cristiani” contro gli indio sono diventati famosi. Il suo tentativo, nel 1520, di creare una società coloniale pacifica e senza schiavi in Venezuela fallisce e la comunità viene massacrata da una rivolta indigena, incitata dai colonialisti. Nominato vescovo del Chiapa Padre Giovanni Antonio Solinas di Oliena nello Yucatan, Las Casas è ostacolato nella difesa dei diritti degli indio che vivono sotto gli spagnoli. Egli continua a denunciare apertamente e coraggiosamente l’asservimento degli indio con massacri e crudeltà. Questo attira su di lui l’odio di molti suoi compaesani. La figura del religioso spagnolo ha suscitato forti polemiche anche in seguito: la sua estrema difesa degli indio è stata presa come pretesto per trasportare in America gli schiavi dall’Africa e sostenere l’economia dei colonizzatori: la tristemente famosa ■ “tratta dei neri”. Appuntamenti per gennaio 2009 Incontro Gams: mercoledì 14 gennaio alle ore 15.30, in Via Praga 89 - Quartu S. Elena Settimana d’animazione giovanile in Sardegna: domenica 25 gennaio - domenica 1 febbraio Weekend per giovanissimi: sabato e domenica 31 gennaio - 1 febbraio, a Macomer ritaglia e tieni nella tua agenda... L’INDIRIZZO A QUARTU S. ELENA La sede dei saveriani a Quartu Sant’Elena (per la zona di Cagliari) è in Via Praga 89. C’è anche un nuovo numero telefonico (070 8675708), ma poiché la nostra presenza a Quartu sarà solo saltuaria, vi preghiamo di utilizzare il telefono fisso di Macomer (0785 70120), oppure di mantenere i contatti con p. Dino Marconi (340 0840200) o con fr. Vincenzo Asolan (346 3154622). Quartu è facilmente raggiungibile da Cagliari (linea PF dal capolinea di Piazza Matteotti - stazione treni e pullman); da Via Dessy Deliberi (linea QS/b); da Assemini (linea 19). Arrivati a Quartu, in Via San Benedetto, scendere alla fermata “Piscine”, che è a soli 50 metri da Via Praga. Anche tutta la corrispondenza (con i sacerdoti, le delegate, gli amici e i benefattori), la gestione dei C/cp e i contatti con gli abbonati al mensile “Missionari Saveriani”, sono stati centralizzati nella sede di Macomer. Chiediamo la cortesia di comunicarci le opportune correzioni agli indirizzi, in caso riscontriate inesattezze. L’indirizzo chiaro e completo facilita la consegna rapida a domicilio. Grazie per la collaborazione. Continuiamo a lavorare insieme e a sostenerci a vicenda! La comunità saveriana in Sardegna davanti alla nuova sede di Via Praga 89, a Quartu Sant’Elena (Cagliari) 2009 GENNAIO CREMONA 26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81 Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260 L’ecumenismo in Brasile L’ostacolo delle nuove chiese e delle sette ultimi 50 anni i cattoN egli lici in Brasile sono passati dal 95% al 70% e sono in diminuzione, mentre le chiese evangeliche sono in costante aumento. Dato che il Brasile è attualmente la nazione con il maggior numero di cattolici del mondo, l’influenza delle altre chiese è significativa ed è sintomo di un’emorragia che può avvenire anche in altre parti del mondo. Calunnie e... vantaggi Alcune di queste sette, chiamate “nuove chiese”, affermano che la Madonna è stata una peccatrice, che la chiesa cattolica è incoerente e ingannatrice, e calunniano noi cattolici come idolatri, perché - secondo loro - noi “adoriamo” le immagini dei santi. A cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80 in Brasile ci furono forti spostamenti di popolazione verso altre regioni e verso le città, a causa dei cambiamenti climati- ci, dell’industrializzazione e dei nuovi stili di vita. Molte famiglie hanno dovuto allontanarsi dai propri luoghi, dai parenti, dalle abitudini e tradizioni, affrontando nuovi ambienti e nuove situazioni. In questo contesto, le sette religiose si presentano con alcuni vantaggi: le piccole assemblee degli adepti permettono la conoscenza reciproca e un maggior contatto personale; i nuovi convertiti sono elogiati e la nuova fede sembra più profonda. Ci sono persone che lasciano i vizi; alcuni si sentono curati da malattie. Il cammino del dialogo La chiesa cattolica, rinnovata dal concilio Vaticano II, si è dedicata a un’evangelizzazione più cosciente dei propri fedeli, dando valore alla Parola di Dio, alla catechesi, ai movimenti ecclesiali. In molte parti si è organizzata in mezzo al popolo con le Ceb, p. DANTE VOLPINI, sx comunità ecclesiali di base. La chiesa preferisce non fare guerra di religione. Ma non ha neppure insistito nella difesa di se stessa e delle sue verità, forse lasciando i propri fedeli senza le risposte adatte per difendere la propria religione. Ha scelto il cammino del dialogo e della preghiera in comune. Ogni anno, dal 18 al 25 gennaio, si celebra l’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani. Da alcuni anni si è aggiunto il 17 gennaio, come giorno di preghiera e dialogo con gli ebrei. In Brasile meridionale, l’ottavario non si celebra a gennaio, perché è un mese estivo: non c’è scuola né catechesi, e l’azione pastorale è rallentata. L’ottavario viene fatto tra l’Ascensione e la Pentecoste, con celebrazioni ecumeniche. Ogni sera una chiesa ospita, un’altra conduce i canti, un’altra ancora proclama la Parola di Dio, mentre il padre o il L’ecumenismo a Cremona Un progetto che sta crescendo all’ecumenismo L’ attenzione nella diocesi di Cremona, dopo i primi segnali con il vescovo mons. Geremia Bonomelli e don Primo Mazzolari, nasce da un gruppo dell’Azione cattolica che partecipa a incontri sul dialogo, all’epoca del concilio Vaticano II. Nel 1978 il gruppo aderisce al Sae, il segretariato per le attività ecumeniche voluto da Maria Vingiani. Così lo spirito ecumenico cresce in alcune persone che si dedicano ad animare la preghiera per l’unità dei cristiani, insieme al centro ecumenico organizzato da don Ercole Brocchieri, direttore del settimanale “La vita cattolica”. Tutti intorno a un “tavolo” Dopo il sinodo, per volontà del vescovo Giulio Nicolini, la 8 don MARIO ALDIGHERI diocesi crea la commissione ecumenica, il cui primo delegato è il biblista don Romeo Cavedo. In linea di massima, tutta l’attività è svolta soprattutto dal Sae, che diventa il perno dell’ecumenismo e mantiene un buon rapporto con la chiesa metodista valdese, presente sul territorio cremonese da molto tempo, e con la chiesa avventista del Settimo giorno. Negli anni recenti, per volontà di Comune e Provincia ma con la partecipazione della Caritas e del segretariato Migrantes, nasce il “tavolo delle religioni”: vi partecipano le confessioni cristiane sopra citate, la chiesa ortodossa (che riceve in uso dal vescovo Nicolini una chiesa), i rappresentanti dei cattolici africani e romeni, la comunità musulmana, i sikh, il gruppo Soka Gakkai. Alcuni sacerdoti e fedeli laici con i saveriani di Cremona celebrano la giornata di spiritualità missionaria, guidata dal vescovo mons. Lafranconi Ma si può fare di più In ambito ecumenico il Sae, con la partecipazione della commissione diocesana, organizza gli incontri nella settimana di preghiera per l’unità, l’incontro di preghiera preparato dalle donne, i laboratori di formazione ecumenica nelle parrocchie che lo richiedono, e ogni primo mercoledì organizza una riflessione sull’enciclica “Ut unum sint” di papa Giovanni Paolo II nel centro pastorale diocesano. Nel campo del dialogo interreligioso, il “tavolo” organizza incontri che illustrano le varie religioni presenti sul territorio partendo da temi, come la pace, la giustizia, la libertà. Ci sono anche incontri di canto e preghiera, dove ogni gruppo presenta la sua espressione culturale e religiosa, sia a livello cittadino, sia in alcune parrocchie della diocesi. Possiamo dire che in diocesi di Cremona lo stile ecumenico e il dialogo con le religioni sono vivi e i rapporti sono fraterni, anche se ci sono alcune difficoltà. Non sono ancora, però, tra le priorità pastorali e rimangono un po’ a margine della vita diocesana, e soprattutto della vita nelle parrocchie. Confidiamo nella forza dello Spirito, che da piccole cose fa nascere grandi ■ eventi. L’ottavario ecumenico aiuti le chiese cristiane a far sì che “tutti siano uno, affinché il mondo creda nel Signore Gesù” pastore fanno l’omelia. Ci sono anche iniziative sociali fatte in comune, campagne di vaccinazioni o contro l’uso di tabacco, alcool e droga. A volte ritornano… È più facile dialogare con le chiese protestanti tradizionali, rispetto alle “nuove chiese” evangeliche o alle sette. Capita di trovare persone che vogliono aderire o tornare alla chiesa cattolica. Dopo alcuni incontri di catechesi e alcune conversazioni, queste vengono accolte nella chiesa cattolica con la confessione, la professione di fede e la santa Comunione. Talvolta si parte addirittura dal battesimo; in altre occasioni occorre celebrare il matrimonio e il battesimo dei figli non ancora battezzati, dato che molte sette non battezzano i piccoli. A Piracicaba, nella parrocchia di 39mila abitanti in cui ho lavorato per sei anni, due terzi della popolazione sono cattolici; gli altri, circa 13mila, seguono una delle tante chiese evangeliche. Ci sono una trentina di queste chiese e tendono ad aumentare. I missionari si sono impegnati per fortificare le 16 comunità cattoliche della parrocchia, affinché portino la fede a contatto con le famiglie e le persone. L’ottavario di preghiera ecumenica porta a superare equivoci, a rispettarsi reciprocamente, a collaborare in campo sociale e ad avvicinarsi all’unità nel rispetto ■ della pluralità. IL PAOLO DELL’ORIENTE p. D. VOLPINI, sx Nel 2005 a Piracicaba in Brasile, i saveriani hanno organizzato un festival della canzone missionaria dedicato a san Francesco Saverio, in occasione dei 500 anni dalla sua nascita. Ha vinto una canzone che aveva per titolo: “Il Paolo dell’oriente”. In questo “anno paolino”, il 3 dicembre scorso, giornata missionaria sacerdotale e festa di san Francesco Saverio, patrono delle missioni, l’incontro con i sacerdoti della diocesi di Cremona nella sede dei saveriani in via Bonomelli, ha avuto come tema proprio questo: “Saverio, il Paolo dell’oriente”. Il vescovo, mons. Dante Lafranconi, nell’omelia ha fatto un parallelo tra la vita di Paolo e quella del Saverio, dimostrando con stralci delle loro lettere, tre aspetti che avvicinano i due grandi evangelizzatori: • l’ardore apostolico dei due nel diffondere il regno di Gesù per la salvezza delle persone, sapendo vivere sia nella povertà sia nella ricchezza a servizio del Regno; • la preghiera, anima dell’apostolato: Paolo rivela uno spirito orante quando introduce nelle sue lettere bellissimi inni al Padre e al Signore nostro Gesù Cristo; Saverio, spendendo tutta la giornata nell’evangelizzazione, dedicava parte della notte e le prime ore del mattino alla preghiera. • il rapporto d’amicizia con i propri collaboratori: Paolo cita nomi di persone all’inizio e alla fine delle sue lettere; Saverio portava con sé in un borsello i nomi delle persone care, i “compagni di Gesù”. L’anno paolino favorisca in tutti noi, cari amici e amiche, una crescita dell’ardore apostolico, della preghiera missionaria, del rapporto amichevole tra credenti. Mons. Lafranconi con i saveriani di Cremona, per la festa del Saverio il 3 dicembre scorso 2009 GENNAIO DESIO 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 2009: un anno in “cantiere” Dedicato a due amici davvero speciali C ome già preannunciato, sta prendendo forma il laboratorio missionario e interculturale proposto e attuato dai giovani. È ancora presto per definirne il nome e i dettagli organizzativi. Intanto si può dire che sarà dedicato a due cari amici scomparsi recentemente, grandi collaboratori per tante iniziative, instancabili e originali nelle loro proposte missionarie sul territorio: Mau- rizio Arosio, scomparso quattro anni fa, ed Emilio Pagani, che ci ha lasciato lo scorso giugno. Entrambi ancora giovani e in piena attività. Ci mancano tanto. La bottega missionaria In un campo di lavoro con gli adolescenti della parrocchia centrale di Desio, cercheremo di dare forma al luogo che ospiterà il centro di animazione. Vogliamo creare uno “spazio aperto” dove tutti possano attingere informazioni di carattere missionario e locale, diventando così un buon veiIl dialogo tra religioni s’impara da piccoli: questi bambini di Desio c o l o p e r hanno già memorizzato la prima lezione le attività p. CLAUDIO CODENOTTI, sx missionarie sul territorio. Ci troverete la pubblicità di eventi e di campagne legate anche al mondo della inter-cultura e del volontariato. Sarà un ritrovo di persone “appassionate” per far partire svariate iniziative: mostre, conferenze, eventi, cene solidali e altro. Farà da riferimento per trovare e ordinare prodotti equosolidali e oggetti di artigianato, fatti da tanti piccoli gruppi di donne e uomini che cercano di sostenere le proprie famiglie con la dignità del lavoro. La nuova mediateca Continua anche l’attività del CDM - il centro di documentazione missionaria. Ci sarà una nuova mediateca, con le novità nel campo dei dvd, con film e documentari missionari, che sono difficilmente reperibili nelle comuni biblioteche o videoteche. Tutto questo potrà essere efficace solo se è frutto della passio- è cominciata una nuova vita A Città del Messico, da tante nazioni S ono passati quattro mesi dal mio arrivo in Messico. Ricordo tutti con affetto e gratitudine; ogni vostra notizia mi dà gioia. Lentamente cerco di ambientarmi in questa nuova terra. Con l’aiuto di Dio, cerco di farmi forza. I primi mesi sono i più duri, ma anche i più affascinanti. Voglio gustarli fino in fondo, con tutto quello che porteranno. Anche questa è una partenza. La vivo come missionario: il passaggio da una vita che ho lasciato a una nuova che comincio ha qualcosa di “pasquale”; fa parte del mistero di salvezza per il mondo. 8 Una comunità internazionale Faccio parte della comunità internazionale di teologia qui a Città del Messico. Siamo 17 saveriani studenti: 7 indonesiani, 3 messicani, 2 brasiliani, 2 congolesi, 2 camerunesi e io italiano. La nostra casa si trova a metà tra il centro della città e la periferia. La gente povera del nostro quartiere viene a trovarci durante la settimana e questo è molto bello. Città del Messico è la città più estesa del mondo: ha 24 milioni di abitanti, su 108 milioni di tutto il paese. Si calcola che ogni giorno arrivino nella capitale mille persone in più. In Messico i benestanti sono pochi; il 40% della popolazione ha difficoltà a vivere dignitosamente; per la restante percentuale la vita quotidiana è una dura battaglia. Passeggiando per un quartiere ricco della città ho chiesto alla commessa di un negozio: “Come si vive a Città del Messico?”. Lei ha risposto: “È una città caotica, ma magica; una città che non dorme mai”. Ho fatto la stessa domanda a un povero che vive in strada, a pochi passi da dove SIMONE STROZZI, sx io vivo. Mi ha risposto: “In questa città non si vive, si sopravvive!”. Ho ripetuto la domanda a un prete che vive in Messico da trent’anni. Mi ha risposto: “In questa città puoi vedere e comprare lo cose che trovi a Milano; ma vedi anche quello che puoi vedere a Calcutta”. Insomma, è una città dai grandi contrasti. I veri santuari di Dio Io cerco di inserirmi nel lavoro pastorale in periferia, dove ci sono le “città perdute” - così le chiamano i messicani - dove i taxi e la polizia non entrano. La povertà e la miseria sono pesanti. Per incontrare Dio, più che tante parole, basta un’esperienza: entrare nei santuari dove vivono i poveri. Sono i santuari della presenza di Dio. Basta varcare l’ingresso delle “città perdute” e vedere come vivono le famiglie: lì s’incontra il mistero di Dio che si identifica nel più solo, più abbandonato, più ammalato, più nudo, più affamato. È il nostro Dio che, alla fine della vita, ci farà una sola domanda: “mi hai aiutato quando ero nel La comunità saveriana dei 17 studenti di teologia ■ bisogno?”. a Città del Messico, con i loro formatori ne per le “missioni” da parte di tutti, specialmente di chi vuole dedicare tempo ed energie. Per questo siete invitati a collaborare, ciascuno per la sua parte. GAM, amici delle missioni Con la festa dei benefattori del 30 novembre, si è dato il via al progetto GAM, “gruppo amici delle missioni”. Di cosa si tratta? Sono incontri bimensili di formazione, informazione, testimonianza, preghiera e amicizia, aperti a chi si sente coinvolto nell’opera missionaria della chiesa, e in particolare dei saveriani. L’invito è rivolto a tutti i nostri amici, benefattori, volontari e familiari dei missionari. Gli incontri sono la domenica pomeriggio dalle 14,30 alle 17,30. Prevedono un momento di preghiera (Eucaristia), una testimonianza sui temi della missione, l’informazione sulla situazione dei nostri missionari nel mondo, un momento fraterno e ricreativo. Agli iscritti saranno mandate le varie comunicazioni per lettera. A chi ha la possibilità dell’e-mail, faremo pervenire notizie fresche dalle missioni e dai missionari che hanno lavorato a Desio o sono nativi della zona. Per l’iscrizione e ulteriori informazioni, potete rivolgervi ai saveriani della comunità di Desio. Le donne del mondo Questa simpatica iniziativa è ormai al suo quinto anno di vita. Partita timidamente con poche donne partecipanti, ora conta una quarantina di persone. Sono “pomeriggi di festa per donne italia- Collaboratore nel settore inter-cultura dei saveriani di Desio, presidente del coro “Città di Lissone”, promotore di conferenze e opere teatrali, amante delle culture, all’amico Emilio Pagani che ci ha lasciato nel giugno scorso diciamo: “Ci manchi tanto!” ne e straniere”, all’insegna della reciproca conoscenza e amicizia. Gli incontri avvengono nella casa saveriana, la domenica pomeriggio dalle ore 15 in poi. Si può portare anche qualche prodotto artigianale (un dolcetto o altro...). Le donne si scambiano idee, giocano insieme, parlano dei problemi legati alla famiglia, alla scuola, al lavoro. A volte si raccontano usanze e costumi, cucina e giochi dei propri paesi di provenienza. Vogliamo incoraggiare questi momenti di convivialità, che portano frutto anche grazie all’aiuto reciproco di ogni giorno. I prossimi incontri sono previsti per domenica 18 gennaio, 22 marzo e 7 giugno (dalle ore ■ 15 alle 18). UN INNO AL DIALOGO! p. C. CODENOTTI, sx Ha rallegrato molto il mio cuore di missionario il bel discorso che il cardinale Tettamanzi ha fatto alla città di Milano per sant’Ambrogio. Oserei chiamarlo un “inno al dialogo”, nonché un invito a praticarne la virtù. In una società dove le polemiche, le diffidenze o le reciproche scomuniche sembrano fare tanto rumore, c’è sempre più bisogno di gente che si dedica al dialogo quotidiano. Il cardinale annota quanto sia già grande la presenza silenziosa di chi lavora con questo sentimento cristiano, ma nello stesso tempo ne denota la mancanza in diversi contesti della società e a volte tra le stesse persone di chiesa. Nel nostro piccolo, rimaniamo fedeli e attivi in questa virtù missionaria, in terra di missione come nella nostra terra natia. A Desio, da anni lavoriamo in questa direzione, e ora se ne vedono i frutti buoni nella cordiale amicizia e nelle iniziative comuni con fratelli di diversa tradizione religiosa e provenienza culturale. In diverse occasioni abbiamo avuto l’incoraggiamento e la collaborazione dei sacerdoti, e anche di scuole e di insegnanti che al dialogo credono e lo trasmettono con passione ai loro alunni. Non posso dimenticare il gesto dei parroci di Desio che, lo scorso Natale, all’inizio della Messa di mezzanotte, hanno letto il messaggio di auguri che la comunità pakistana aveva fatto pervenire a tutte le comunità cristiane. Siamo tutti coinvolti in questo forte sentimento di fraternità universale. Auguro a tutti che il nuovo anno sia pieno di frutti di speranza. 2009 GENNAIO FRIULI 33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70 Tel. 0432 471818 - Fax 0432 44185 E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336 Siamo fatti per andare... Ma perché vai lì, che c’è la guerra? P osso dire con tutta sincerità che questa sosta di quattro anni in Friuli mi ha dato moltissimo. Mi ha aiutato a conoscere questa nostra società, questo stupendo Friuli, entrambi così cambiati durante la mia assenza. Avevo proprio bisogno di mettermi al passo, di rinnovarmi… Con il Congo nella mente Devo ammettere, per onestà, che ho vissuto anche dei mo- menti significativi che mi hanno marcato in profondità. Si tratta senz’altro di tutti quegli incontri con i vari gruppi che ho avuto nelle parrocchie, appena tornato dal Congo. Poi tutti quelli che ho potuto realizzare in casa nostra, come pure in alcune scuole, accompagnato dal compianto e carissimo padre Roberto Dal Forno. Ho cercato di presentare i problemi che assillano la nazione del P. Giampaolo Codutti, tornato in Congo, rivede tanti amici, contenti di riabbracciarlo; con lui nella foto quattro catechisti-animatori p. GIAMPAOLO CODUTTI, sx Congo, grande otto volte l’Italia… Non potevo dimenticare i lunghi anni di guerra, che hanno sconvolto questa grande nazione causando tre milioni e mezzo di morti, e forse di più. Certamente, i pericoli per i quali io, assieme ai miei confratelli, siamo passati non sono stati pochi. Un’esperienza positiva Non riparto perché frustrato o pessimista. Il periodo che ho trascorso a Udine è stato seminato di esperienze belle, che hanno certamente lasciato un segno nella mia vita e mi hanno aiutato a crescere ancora di più in umanità e come sacerdote. Ricordo con piacere il periodo di servizio pastorale in città, nella parrocchia di Paterno. Il contatto con tante persone e con nuove realtà mi hanno arricchito. Se devo essere sincero fino in fondo, quando arrivai a Udine fin dall’inizio dissi che vo- Gemma, mamma missionaria La preghiera più frequente: “Grant Idiu!” L a mamma di ogni missionario è sempre una “grande” mamma. Non è facile affrescare in poche righe la personalità delle mamme. Provo a descrivere - balbettando - alcuni preziosi insegnamenti che mia mamma, volata in cielo da poco, mi ha lasciato in eredità, senza alcun “testamento” scritto. 8 Grande fiducia nel Signore Ha vissuto una vita cristiana che ha avuto sempre un sapore di fortezza. Fin da giovane ha conosciuto la fatica, la povertà, le tribolazioni. Durante la guerra per far crescere i suoi due piccoli figli, essendo rimasta vedova solo dopo sette anni di matrimonio, ha dovuto emigrare in Svizzera per riuscire a pagare le nostre mensilità: mia sorella era presso le suore; io ero tra i saveriani. Una caratteristica l’ha sempre contraddistinta: la serenità e la grande fiducia nel Signore. Da lei abbiamo imparato - anche se, per quanto mi riguarda, non sempre mi riesce bene la pratica - il senso della gratitudine e della “mano di Dio” che non abbandona mai nessuno, neppure in mezzo a tante tribolazioni. Mi pare, senza alcuna presunzione, che le parole di Gesù abbiano davvero abitato la sua lunga vita: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te” (Mt 11,25). Viso sereno, cuore contento Mamma Gemma aveva sempre un grande senso della presenza di Dio e lo manifestava con l’ammirazione per le co- Gemma Iacuzzo vedova Meneguzzi, mamma di p. Domenico. Il sogno di Gemma era andare in “Merica” dove il figlio era missionario (che in realtà era in Brasile); così per il suo 90° compleanno è stata vestita a festa e con la valigetta è stata sistemata… per la partenza. E lei felice diceva a tutti: “Ecco ora vado in Merica dove è stato mio figlio!” p. D. MENEGUZZI, sx se belle che Dio sa sempre fare. Quando la portavo in macchina per fare un giretto a trovare la nostra gente, e magari si riusciva ad avvistare anche da lontano le montagne, lei esclamava con naturalezza: “Grant Idiu!”. Quando vedeva i trattori lavorare la terra per la semina, trebbiare il frumento (eravamo nel secolo scorso!), quando in una famiglia a Driolassa o nei paesetti vicini sentiva che era nato un bimbo, esclamava tutta contenta “Grant Idiu!” Così è successo per la festa preparata da mia sorella con tutte le attenzioni possibili, in occasione dei suoi novant’anni. Eravamo in tanti: noi due figli, i nipoti, i parenti, gli amici, Giorgio che suonava la fisarmonica e lei cantava e ballava (anche se un po’ barcollando) con i suoi occhi che ribadivano: “Grant Idiu!”. Una donna piccola di statura ma grande nei valori, è sempre stata amante della vita, senza mai lamentarsi, nonostante le prove che ha dovuto attraversare. Sempre con il viso sereno e il cuore contento, fino a quando il Signore le ha lasciato il sentimento. Grazie mamma Gemma, per l’esempio di vita che ci hai dato. Non resta che onorarti seguendo i tuoi esempi. Anche noi continueremo a ripetere con te: ■ “Grant Idiu!”. levo ripartire il più presto possibile. Ero rientrato in Italia per un anno sabbatico di riposo, studio e aggiornamento. Ma succede sempre l’imprevisto: i superiori mi hanno chiesto di rimanere in Italia ancora per qualche anno. All’inizio mi è costato molto rinunciare alla missione. Ma ora non mi resta che dire grazie al Signore perché, come ho già detto, quest’esperienza è stata più che positiva per me. E come se non bastasse, a settembre del 2007 mi è stato chiesto anche un anno di servizio come superiore nella comunità saveriana. Ho accettato con molto timore, perché non è secondo il mio stile di vi- Il battesimo, ricevuto in modo consapevole, conta prendere impegni di clude il cammino del catecumenato; anche per il missionario p. Codutti è un momento di gioia questo genere… Preferisco rimanere in seconda linea. Devo ammettere però sta riprendendo la guerra?”. che non mi sono mai sentito soÈ vero che si fa missione dolo. In particolare dopo la morte vunque, ma noi saveriani per vodi p. Roberto, i confratelli mi so- cazione siamo chiamati ad anno stati vicini, e per questo devo dare ai lontani, dove il vangelo ringraziarli. non è stato ancora annunciato. Questa missione deve continuaNon possiamo ritirarci re sempre, anche nei momenti C’è una domanda che molti, difficili. Non possiamo ritirarci dopo che hanno saputo della mia perché c’è la guerra. È proprio possibilità di ripartire, mi pon- in quei momenti drammatici che gono, forse anche giustamente: la gente ha più bisogno di noi, “Ma come mai te ne vai, quando della nostra vicinanza e della noqui ti sei ben accorto che c’è tan- stra solidarietà. Cristo ci ha dato bisogno? Non vedi che i pre- to l’esempio: non si è ritirato di ti sono sempre meno e in Congo fronte alla morte. ■ PADRE CODUTTI TORNA IN CONGO Grazie per essere stato con noi p. DOMENICO MENEGUZZI, sx C’è poco da dire o avere un parere diverso: un missionario che ha fatto un’esperienza significativa in missione non riesce più a dimenticarla. Se può, vuole tornare tra i “suoi”. È quello che succede con padre Giampaolo Codutti che non ce l’ha fatta a fermarsi più di 4 anni nel suo Friuli, anzi nel suo amato Brazzacco, a cui si sente giustamente tanto legato. Trentuno anni trascorsi in Congo sono segnati nel suo dna. E così è ripartito per la regione del Kivu. Ancora non sa bene in quale missione o servizio l’obbedienza lo destinerà. Qualcuno potrebbe pensare che forse... non si è trovato bene in Friuli. Si sbaglia di grosso: le sue parole ne sono la dimoCome si fa a dimenticare il sorriso strazione. così aperto e sincero Caro Giampaolo, a noi tuoi confrateldi p. Giampaolo Codutti? li rimasti a Udine, non resta che gioire perché ti vediamo contento di ripartire. Sei stato per noi un confratello esemplare, schietto, umile, servizievole, attento ai bisogni degli altri, preoccupato affinché tutti potessero trovasi bene. Anche il “peso” del servizio come superiore lo hai portato avanti bene, perché hai condiviso le tue preoccupazioni e il progetto comunitario con tutti noi. Chiedere una mano perché le cose andassero per il meglio era una tua caratteristica costante. Non ci resta che dirti il nostro “grazie” sincero e fraterno. Ti accompagniamo con la preghiera. E conta su di noi. 2009 GENNAIO MACOMER 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 Preti sardi biografi di missionari Don Salvatore Bussu e don Angelo Satta H o avuto l’occasione di leggere la pubblicazione sulla vita di missionari in America, scritta da due sacerdoti sardi. Con i loro scritti, essi hanno saputo ravvivare l’interesse per la missione nella storia della chiesa universale. Padre Solinas, l’argentino Don Salvatore Bussu, nelle due pubblicazioni “Martiri senza altare” e “Martiri per amore”, ricorda la testimonianza di fede del gesuita p. Giovanni Antonio Solinas di Oliena (NU) e di don Pedro Ortiz de Zàrate in Argentina. La diocesi di Nuoro tiene viva la memoria del suo martire con legami di comunione con la chiesa povera e isolata di Oràn in Argentina, dove il gesuita sardo ha sacrificato la propria vita. Solinas era nato nel 1643 a Oliena, vicino a Nuoro, dove i gesuiti avevano un collegio. Giovanni Antonio era uno studente modello e aveva maturato la sua vocazione conoscendo il Saverio. Dopo il noviziato a Cagliari e gli studi teologici a Sassari, iI 27 maggio 1673 è ordinato sacerdote in Spagna, nella chiesa di sant’Isidoro in Siviglia. Da qui parte per il Paraguay con altri 35 missionari, partecipando alla spedizione per le “riduzioni” degli indio. Padre Solinas lavora a Itapuà, diffondendo la devozione per sant’Ignazio di Loyola e il Saverio. La fede fino al martirio Padre Giovanni Antonio lavora con successo anche alla costruzione delle riduzioni del Chaco, in Argentina settentrionale, ai piedi delle Cordigliere del Paraguay, insieme a don Pedro Ortiz. Senza indossare armi, si dedicano a predicare il vangelo, finché una cinquantina di tobas e alcuni guerrieri uccidono i due missionari e altri diciotto laici cristiani dopo la celebrazione della Messa, il 27 ottobre del 1683. Il tragico evento ha rafforzato la fede nel vangelo tra quelle popolazioni. Nel luogo del martirio sorge ora una chiesetta dove gli abitanti delle zone circostanti si p. DINO MARCONI, sx recano per implorare da Maria, Regina dei martiri, il riconoscimento delle virtù eroiche di questi missionari, affinché il sangue dei martiri diventi ancora oggi il seme di nuovi cristiani. Il difensore degli indio Con mia grande sorpresa, durante la predicazione delle quarant’ore quaresimali a Urzulei, ho incontrato don Angelo Satta, 86 anni. È uno dei parroci più anziani della Sardegna, con 62 anni di Messa e 50 di guida alla parrocchia San Giovanni Battista. Don Angelo mi ha regalato il suo libro, iniziato nel seminario di Cuglieri, su “Bartolomeo de Las Casas”, protettore universale degli indio, come lo definisce nel sottotitolo. Las Casas è il primo sacerdote che è stato ordinato in America nel 1510 dal vescovo di san Domingo. Entra nell’ordine domenicano nel 1515, quando si era già schierato a favore dei diritti degli indigeni, e inizia la sua instancabile battaglia a favore degli indio, attraversando mol- te volte l’oceano per portare in Spagna le sue proteste contro il colonialismo. Muore a 92 anni, il 17 luglio del 1566, a Valladolid. Il pretesto per la “tratta” I suoi resoconti sui maltrattamenti e sulle atrocità compiute dai colonizzatori “cristiani” contro gli indio sono diventati famosi. Il suo tentativo, nel 1520, di creare una società coloniale pacifica e senza schiavi in Venezuela fallisce e la comunità viene massacrata da una rivolta indigena, incitata dai colonialisti. Nominato vescovo del Chiapa nello Yucatan, Las Casas è ostacolato nella difesa dei diritti degli indio che vivono sotto gli spagnoli. Egli continua a denunciare apertamente e coraggiosamente l’asservimento degli indio con massacri e crudeltà. Questo attira su di lui l’odio di molti suoi compaesani. La figura del religioso spagnolo ha suscitato forti polemiche Padre Giovanni Antonio Solinas di Oliena anche in seguito: la sua estrema difesa degli indio è stata presa come pretesto per trasportare in America gli schiavi dall’Africa e sostenere l’economia dei colonizzatori: la tristemente famosa “tratta dei neri”. ■ Padre Delrio: “Ricordatemi così” Un libro ripercorre la storia del missionario C on la presentazione del libro “Ricordatemi così”, il 27 dicembre nella chiesa di San Nicola a Ottana (NU) è stato commemorato il saveriano p. Mario Delrio, a trent’anni dalla morte. Insieme a don Sebastiano Corrias, ai saveriani e ad altri sacerdoti, abbiamo rivissuto il viaggio missionario di padre Mario, iniziato una mattina del 1953, quando il Signore lo ha chiamato a dedicare la sua vita alla missione. Un viaggio durato troppo poco: il missionario è morto in Spagna il 27 dicembre 1978, a soli trentasette anni, a causa di una grave forma di ulcera. 8 Con gli indio dell’Amazzonia L’idea del libro è nata in me qualche anno fa. Di Mario avevo solo alcune lettere indirizzate alla famiglia, qualche foto e i ricordi della sorella Caterina. Perciò ho chiesto aiuto ai saveriani, che mi hanno messo a disposizione il materiale che avevano. Volevo che una vita come quella di padre Mario, offerta ai più deboli, non venisse dimenticata. Il suo viaggio missionario era iniziato a 12 anni, entrando nell’istituto di Massa Lucana, poi a Parma, per proseguire in Spagna, dove ha lavorato come promotore vocazionale tra i giovani. Ma la sua attività più intensa l’ha vissuta in Amazzonia, a fianco degli indio. In Brasile aveva accusato i primi sintomi della malattia, ma aveva continuato nel suo lavoro, trascurandosi nella salute. Solo quando i superiori lo hanno costretto a lasciare la missione, si era recato per cure negli Stati Uniti, per terminare poi la sua La copertina del libro di Caterina Marongiu sulla vita del compianto p. Mario Delrio, a trent’anni dalla morte GINA MARONGIU attività in Spagna. In memoria di p. Mario Padre Mario, con la sua inseparabile chitarra, lasciava con gran dolore l’Amazzonia e la sua gente, che tanto aveva amato. “Mi sono fatto missionario non per avere tutto; piuttosto per condividere il disagio di quelli che non hanno”, scriveva nelle sue lettere. Il libro “Ricordatemi così” ripercorre le tappe del cammino missionario di padre Delrio, attraverso gli occhi di chi l’ha conosciuto: familiari, amici e confratelli saveriani. L’abbiamo ricordato come lui stesso avrebbe voluto. In una dedica su una fotografia alla mamma, infatti, egli scriveva così: “Ricordatemi così, come adesso, oggi, in cammino verso la morte, verso la vita vera e definitiva. Vostro Mario”. Ecco l’inizio di una poesia in sardo che un amico gli ha dedicato poco dopo la sua morte: “Sa morte caru Mario a tie puru ti hat dae sos tuos divididu, cun su sou proceder vile e duru ti hat tentadu e poi ti hat culpidu, cumplice, certu, su destinu oscuru chi su filu ‘e segare hat favoridu, ca in custu procedere inumanu morte e destinu s’istringhen sa manu...”. ■ La delegata Francesca Demurtas (di Borore) il 9 luglio 2008 ha compiuto cent’anni. È giusto che sia lei a fare gli auguri di buon anno e di... lunga vita a tutti gli amici e amiche delle missioni! CI SIAMO E LAVORIAMO INSIEME p. PIERLUIGI FELOTTI, sx Come già sapete, i missionari saveriani della Sardegna si sono riuniti in un’unica comunità a Macomer (NU), ma continuano a mantenere i contatti con i vescovi, i sacerdoti, le delegate e gli amici. Macomer, quindi, diventa il fulcro della nostra attività missionaria per tutta l’isola. Oggi in Italia le vocazioni sono molto diminuite. Ma noi non ci scoraggiamo, perché siamo convinti che i giovani hanno bisogno di sentire la proposta missionaria e crediamo che i giovani sardi siano capaci di rispondere generosamente alla chiamata del Signore. Per questo, in collaborazione con le saveriane, continuiamo a svolgere le attività per i giovani: la formazione missionaria, il discernimento vocazionale e l’esperienza in missione. La novità di quest’anno si chiama “Compro-missione”: una proposta personale rivolta ai giovani sensibili alla missione, che desiderano fare scelte concrete e impegnative. Ci teniamo molto a continuare e intensificare gli incontri di formazione e di spiritualità con le nostre delegate missionarie nelle parrocchie, che hanno sempre collaborato alle varie iniziative, svolgendo spesso e volentieri il ruolo di “postine” della carità e della solidarietà. Chiediamo al Signore di sostenerci e a voi tutti di accompagnarci in questo camLa delegata Antonietta Grillinu (di mino. Con il nuovo anno apOrune) con p. Felotti; tante delegate pena iniziato, rinnoviamo a erano “postine” di professione e per tutti voi, amiche e amici, i vocazione missionaria: mantengono i contatti con i saveriani e i nostri auguri sinceri. benefattori nei vari paesi 2009 GENNAIO MARCHE 60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40 Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639 E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605 SAVERIANI MARCHE I “grandi” del regno di Dio Il barbiere, il nonno vedovo e tanti altri san GiovanN ell’Apocalisse ni vide e prese nota: “Ap- parve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, da ogni nazione, razza, popolo e lingua”. Alcuni aspiranti di questa moltitudine li ho conosciuti anch’io nei miei safari missionari in Sierra Leone. Il barbiere... serafico Ho conosciuto Trimo! Serafico come un san Francesco, povero come sorella povertà, davvero un sant’uomo. Contadino da sempre, barbiere per scelta cristiana. Se santa Teresina ha potuto dire, “io nella chiesa sarò l’amore”, Trimo a buon diritto può dire, “io nella chiesa sarò il barbiere”. Non è un barbiere di professione, e non fa il barbiere per profitto. I suoi pochi e antiquati attrezzi non gli permettono nemmeno di chiedere una cifra: “Mi accontento di quanto mi danno; ma ho scelto di fare il barbiere perché mentre taglio, posso parlare di Gesù ai pagani e questo mi basta”. Trimo ogni settimana si fa a piedi decine di chilometri non tanto per “rapare” teste, quanto per trovare persone disposte alla fede cristiana. Vuole trasmettere agli altri quella fede che lui ha ricevuto gratuitamente e che ha arricchito di speranza la sua vita. Il vedovo (quasi) centenario Nella lista dei “grandi” del Regno va inserito anche Peter. Con la sua tunica lunga, Peter ha la portanza di un tribuno romano. Soprattutto ha il fascino del santo, del cristiano in carne e ossa, irradiato dall’amore di Cristo. Dice di avere cent’anni, ma un po’ di sconto è d’obbligo in questi casi. Comunque, assicura che p. FILIBERTO CORVINI, sx era già anziano quando vide per la prima volta una macchina. È vissuto nel suo villaggio coltivando la terra e dedicandosi alla caccia con le trappole. In villaggio si è sposato e ha cresciuto la sua famiglia di nove figli, sette dei quali ancora in vita. Ci tiene a dire che ha avuto una sola moglie e quando è morta, durante la guerra, l’ha voluta sepolta nel suo orto di casa. Mi mostra con orgoglio la tomba. Gli domando: “Peter, hai mai litigato con la moglie?”. “È quasi naturale, no? - mi dice spontaneamente - ma mai fuori della nostra capanna”. Ricordando la guerra, ha un momento di confusione e di dolore. “Durante la guerra siamo stati nascosti in foresta per mesi. È lì che ho perso mia moglie. In foresta ho visto nascere anche due nipoti, che purtroppo sono morti per mancanza d’acqua”. SPAZIO GIOVANI Dalla strada a un progetto I poveri sono tanti, se li vuoi vedere... I volontari dell’associazione “Servizio di strada onlus” la notte sono per le strade di Ancona dove vengono a contatto con tante povertà: disagio psico-sociale, indigenza, immigrazione, gravi dipendenze, solitudine, mancanza di lavoro, assenza di una famiglia... Più di un’assistenza Spesso si tratta di persone che vivono con capacità veramente ridotte. Per alcuni non esistono soluzioni per un pieno recupero; altri, essendo relativamente giovani e meno provati dalla vita di strada, sono potenzialmente recuperabili. In nessun caso si può aspirare a un miglioramento senza la certezza di mantenersi in vita: occorrono cibo e vestiti, fiducia e comprensione, amicizia e affetto… Tutti questi valori sono alla base di qualsiasi progetto per il loro reinserimento. 8 Partendo dalla strada, dove i poveri vivono, i volontari cercano di assisterli nelle loro necessità e li indirizzano dove è possibile far fronte ai problemi specifici: una doccia, la mensa del povero, l’accoglienza, il ricovero in ospedale, i servizi sociali, l’assistenza legale… Quando è possibile, cercano di costruire insieme al povero “un progetto di sostegno”, alla luce della sua storia e delle sue potenzialità, seguendone gradualmente lo sviluppo. Cercano di favorire la riscoperta della dignità personale, delle sue abilità, della volontà di interagire con il prossimo. Quando ciò non è possibile, lo aiutano almeno a vivere, senza costringerlo a un modello di ripresa prestabilito. Impegno preso con il cuore Seguiamo due principi pratici: (primo) capire, seguire e sprona- Il gruppo “La strada” durante lo spettacolo teatrale dello scorso anno Non ha pensione, ma può godere dell’affetto di figli e nipoti. Passa il tempo seduto sotto il grande mango, confezionando con l’uncinetto i copricapo che usano i musulmani. Mentre racconta, si gira verso la tomba di sua moglie: “Mi dispiace - sussurra - che non sia più con me a condividere la gioia dei figli e dei 19 nipoti...”. Per ricambiare l’amore Peter è stato battezzato due anni fa il 2 giugno, ma ci tiene a precisare che ha sempre creduto in Dio: “Come si può non credere, con tante bellezze e meraviglie del cre- Il saggio Peter, solenne nella sua lunga tunica, è un “grande” del regno di Dio; con lui un nipotino ato?”. La sua scelta cristiana è avvenuta guardando l’immagine del Crocifis- spiegarsi con la lingua nazionaso in chiesa. “Mi sono chiesto, le, ma usando gesti ed espressioche cosa potessi fare per ricam- ni visive, manifesta che non ci biare un amore così grande per sono angoli oscuri nella sua vinoi, e mi sono fatto cristiano. E ta. La serenità di Peter mi ricorpoi, mi hanno sempre impressio- da le parole di Gesù: “Nel regno nato i funerali cattolici dove si dei cieli i primi saranno gli ultiparla di speranza e di vita eterna mi, e gli ultimi i primi”. E io penso: quando sarà orgain paradiso”. Continua: “In chiesa mi piace nizzato un concilio ecumenico sedermi in prima fila per ascolta- di soli saggi anziani - di coloro re meglio le prediche e mi distur- cioè, che non hanno mai conoba chi fa rumore e non ascolta sciuto i libri delle biblioteche con attenzione la parola di Dio”. perché ci raccontino le grandez■ Durante le confessioni fa fatica a ze di Dio? SIMONE STROZZI, sx re fin dove è fattibile; (secondo) accettare e assistere comunque. I poveri non hanno solo bisogno di aiuto; se ascoltati, sono anche un dono di Dio e aiutano a pensare e riflettere sul nostro stile di vita. Collaborando con la mensa di padre Guido, i missionari saveriani e l’associazione cercano di favorire il reinserimento sociale anche con attività che evitano loro di passare l’intera giornata in strada: una compagnia teatrale, un complesso musicale, un centro culturale, un giornale... In queste attività i poveri sono protagonisti: pensano e discutono, progettano e realizzano. Spesso, nella fase di recupero, i poveri sono inseriti come operatori nel servizio notturno. Una volta usciti dalla strada, se vogliono, sono invitati a diventare membri dell’associazione. Il programma di aiuto a un povero di strada non è definibile in termini di tempi, di costi e di risultati. Ma è ciò di cui la società ha bisogno, se è vero che la vita è un valore in sé. Ed è l’impegno che i volontari dell’associazione “Servizio di strada onlus” si sono assunti: con la ragione, ma so■ prattutto con il cuore. Per contattare l’associazione “Servizio di strada Onlus”: tel. 349 6497153 (Marco Mondelci) LA RACCOLTA DELLE OLIVE FLAVIA BULDRINI Quindici poveri che frequentano la mensa di p. Guido, sono stati coinvolti nella raccolta delle olive a Offagna. L’invito è arrivato dalla signora Orietta Primavera, sorella del compianto p. Fausto Barbini, un grande saveriano che si era dedicato interamente ai poveri, nei suoi cinquant’anni di vita missionaria in Giappone. Offagna si è dimostrata particolarmente sensibile ai problemi degli ultimi, al Servizio di strada e alla mensa di padre Guido, grazie anche alla disponibilità della signora Orietta e dei parenti, del gruppo lavoratori cristiani e della parrocchia. Quest’iniziativa è un’altra tappa del percorso di liberazione dall’abbandono, dalle dipendenze e dalla miseria. Attualmente, su 30 soci dell’associazione “Servizio di strada onlus”, sei hanno ottenuto un reinserimento lavorativo e un recupero effettivo della propria dignità, tanto che sentono di dover manifestare la loro riconoscenza aiutando essi stessi i bisognosi. I poveri sono stati felici di trascorrere una stupenda giornata di novembre in compagnia, lavorando nella salutare atmosfera della natura, con il cielo limpido e in sana allegria. La famiglia Primavera è stata accogliente e ospitale, offrendo ai poveri un bel pranzetto. L’olio ricavato è stato donato alla mensa del povero. Alcuni dei 15 che hanno aiutato a raccogliere le olive per la “mensa del povero”, invitati dalla signora Orietta Barbini di Offagna 2009 GENNAIO PARMA 43100 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 990011 - Fax 0521 990002 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 Giovani disposti a servire “Per me vivere è Cristo” Alfonsus e Reinaldo D enis, hanno scelto come program- SERGE TCHATCHé, sx musica; non ci sarebbe vanni a Natisone. Reinaldo, sinfonia”. Alfonsus, 30enne brasiliano, aveDenis e Reiva accanto la sonaldo sono rella Leila e la diventati un nipote, venutassello nella te dal Brasile scrittura della per l’occasiosinfonia della missione. ne e dell’annuncio del “Tutto ciò che vivo e vangelo a tutti gli uomini sento, lo trasformo in mudi buona volontà. sica”, dice Alfonsus. La Il 7 dicembre, con la musica è forse l’elemento professione definitiva dei che più ci può far capire il voti religiosi, i tre saveriamodo in cui queni hanno deciso di diventasti tre frare tre note telli conparticocepiscono lari sullo la loro spartito chiamata. che il SiCome dignore sta ceva mascrivendre Teresa, do. Hanno “se la nota accettato parlasse, di assonon è una nota che Da sinistra: Denis, Alfonsus e Reinaldo, nuovi diaco- migliare a Cristo può fare ni saveriani… “chiamati per stare con Cristo” ma di vita le parole di san Paolo: “Per me vivere è Cristo”. È il motto che guiderà la loro corsa con il Signore, nella vita missionaria a servizio dei fratelli nel mondo. Questi tre giovani saveriani stanno ultimando gli studi teologici a Parma in preparazione al sacerdozio. Domenica 7 dicembre, nel santuario Beato Conforti a Parma, hanno confermato la scelta di povertà, castità, obbedienza e missione per tutta la vita. Il giorno successivo, sotto lo sguardo dell’Immacolata, sono stati ordinati diaconi con l’imposizione delle mani di mons. Enrico Solmi, vescovo di Parma. Tre “note” di una sinfonia Alfonsus, 30enne indonesiano, è cresciuto in una famiglia i cui genitori sono gli unici cristiani cattolici. Denis è un friulano di 33 anni, originario di San Gio- attraverso un cammino che permetterà loro di dedicarsi all’annuncio dell’amore del Padre, amando i fratelli e le sorelle che incontreranno, distaccati da tutto, avendo Gesù come unico mae- stro di vita. A loro facciamo l’augurio di stare in armonia con gli altri, ma soprattutto di poter innalzare un canto di lode all’amore immenso di Dio, attraverso la propria vita. ■ Il meeting missionario 6 all’8 dicembre si sono D altrovati nella casa madre dei saveriani di Parma, i ragazzi della Gioventù Saveriana (tra i 15 e i 30 anni), per vivere il meeting missionario alla sua terza edizione. Partito con l’anno del Saverio nel 2006, l’anno scorso l’incontro si era tenuto a San Pietro in Vincoli, vicino a Ravenna. Gincana sulle orme di S. Paolo I giovani sono arrivati da Desio, Macomer, Parma e Salerno. Desideravano conoscere meglio il sogno del beato Conforti - “fare del mondo una sola famiglia” -, per concretizzarlo nella loro vita. L’anno paolino ha dato l’occasione di seguire i passi di san Paolo, grazie al prezioso aiuto di p. Carlos, giovane saveriano che vive nella comunità di Ancona, originario della Navarra, la terra del Saverio. La gincana missionaria ci ha permesso di approfondire il tema dell’incontro, avendo la possibilità di seguire, attraverso i viaggi dell’apostolo delle genti, la sua conversione e il raggiungimento di un desiderio che era sempre stato all’origine del suo zelo: servire Dio e diffondere la sua Parola. Tra giochi e canti, partecipando alla festa della consacrazione definitiva e stando insieme, abbiamo imparato a sognare gli uni con gli altri. Se dovessimo tradurre in parole il messaggio con il quale siamo tornati a casa, potremmo utilizzare la frase della prova finale della gincana missionaria, tratta dalla lettera di Paolo ai Corinzi: “Tutto io faccio per il vangelo” (2Cor. 9, 13). Tornando a casa, “annunceremo che Tu sei verità; lo grideremo dai tetti delle nostre città senza ■ paura”. In memoria di un padre amico Ricordo a più voci di p. Rigodanza A Mazatlan in Messico, il 24 novembre scorso, è morto p. Arnaldo Rigodanza. Dal 1970 al 1979 era stato responsabile della parrocchia Tempio del Sacro Cuore a Parma. A conclusione del suo mandato, come ultimo parroco saveriano nel quartiere in cui ha sede la casa madre dei saveriani, la comunità parrocchiale gli offrì la pubblicazione di “Stagioni della nostra fede. Cinquanta omelie alla parrocchia del Sacro Cuore”. La sua carica umana e la sua maestria oratoria sono tuttora ricordate dalla gente. (p. Ermanno Ferro) foto M. Raffaini 8 Quegli anni al Sacro Cuore Per la terza volta, nel volgere di poco più di un anno, la comunità del Sacro Cuore piange la morte di un saveriano: dopo p. Roberto Beduschi e p. Domenico Milani, oggi ricordiamo p. Arnaldo Rigodanza. Padre Rigodanza raccolse la non facile eredità del dopo Concilio, quando, spenti gli entusiasmi, sopravvennero la riflessione e i dubbi. Da un lato si prese cura dei bambini, dall’altro si rivolse agli adulti con la sobria eleganza dell’uomo di cultura e con la consapevolezza di essere prete che chiede a tutti di partecipare alla vita della comunità, affrontando i problemi quotidiani. Per tutti i nove anni che ha speso con noi, padre Arnaldo ci ha fatto sentire “la paternità dello spirito”. In una società in cui “gli altri” sono concorrenti o estranei, egli davvero ha saputo vedere in tutti dei “figli dello stesso Padre, dei fratelli”. Non ha mai cessato di lanciarci un messaggio: la fede va vissuta ogni giorno con la stessa intensità, vivificata da un continuo rinnovamento spirituale. Nell’omelia del Corpus Domini del 1979, leggiamo parole che risuonano come un’eredità spirituale: “Ci salvi il Signore dall’abitudine, da quella disgraziata propensione nostra per cui ogni impressione a lungo andare si stempera, e passiamo ac- Il compianto p. Arnaldo Rigodanza canto alla bellezza, alla poesia, all’amore, senza accorgercene più…”. Padre Arnaldo ci ha lasciato un segno profondo. Ma un segno altrettanto profondo deve aver lasciato in lui la permanenza al Sacro Cuore, se dal Messico ha scritto: “Quegli anni fecero rifiorire il mio sacerdozio: anni pieni, anni belli, i più belli della mia vita”. (prof. Ugo Trombi) Il ricordo di un caro amico Ecco come lo ricorda da Kavimvira, nel cuore del Congo, il suo collaboratore al “Tempio” di Parma: “Ho vissuto sotto il suo sguardo attento e rispettoso i miei primi anni di sacerdozio alla parrocchia del Sacro Cuore. Padre Arnaldo, cocchiere tutto nuovo, era sempre pronto a comprendere; ha gestito sapientemente la conflittualità delle situazioni in evoluzione, senza mai rompere. Signorile nell’accogliere, elegante nell’esporre, chiaro e preciso nell’insegnamento, era una persona da tutti cercata e ascoltata. Credeva nei giovani turbolenti del “dopo ‘68”, anche se faticava a comprenderne le dinamiche contestatrici. Docente universitario, amava l’insegnamento e sapeva utilizzare i mezzi che le tecniche della comunicazione mettono a disposizione dell’annuncio”. (p. Raimondo Sommacal) Cantare e festeggiare è bello: insieme è possibile costruire un mondo diverso PER UN FELICE 2009 Quando faccio gli auguri a qualcuno, il desiderio del mio cuore guarda il futuro con la speranza che sia migliore del presente e del passato. Dalle notizie preoccupanti, dai fatti di guerra, dalle sofferenze di milioni di persone, è facile chiudersi, non voler vedere e sentire più niente, perché non riesco a sopportare tanto dolore innocente. Pochi giorni fa, una notizia mi ha ridato la speranza. La missionaria spagnola Presentaciòn Lòpez Vivar, con la sua comunità è stata vittima dell’assalto dei ribelli a Goma, il 28 ottobre scorso. Hanno assaltato la casa e distrutto l’ambulatorio. La missionaria è stata ferita alle gambe che poi le sono state amputate. In un’intervista la religiosa ha detto: “Nonostante tutto, non ho paura; e se potessi essere utile, tornerei. Per me continuare a vivere è una grazia di Dio, e voglio usarla per collaborare con la missione anche se da lontano”. In questi mesi, nonostante la guerra e le atrocità, alcuni saveriani sono tornati nelle missioni del Congo per continuare a testimoniare l’amore grande di Dio. Fatti e testimonianze di questo tipo, in tutto il mondo, mi restituiscono la forza di sognare e augurare a tutti un futuro migliore. È vero: “Dio è con noi”. Allora possiamo augurarci un anno nuovo, portatore di speranza e di pace per tutti. A nome dei saveriani di Parma, auguro a tutti un felice anno 2009. p. Emilio Baldin, sx 2009 GENNAIO PIACENZA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 Giovani disposti a servire “Per me vivere è Cristo” Alfonsus e Reinaldo D enis, hanno scelto come program- SERGE TCHATCHé, sx musica; non ci sarebbe vanni a Natisone. Reinaldo, sinfonia”. Alfonsus, 30enne brasiliano, aveDenis e Reiva accanto la sonaldo sono rella Leila e la diventati un nipote, venutassello nella te dal Brasile scrittura della per l’occasiosinfonia della missione. ne e dell’annuncio del “Tutto ciò che vivo e vangelo a tutti gli uomini sento, lo trasformo in mudi buona volontà. sica”, dice Alfonsus. La Il 7 dicembre, con la musica è forse l’elemento professione definitiva dei che più ci può far capire il voti religiosi, i tre saveriamodo in cui queni hanno deciso di diventasti tre frare tre note telli conparticocepiscono lari sullo la loro spartito chiamata. che il SiCome dignore sta ceva mascrivendre Teresa, do. Hanno “se la nota accettato parlasse, di assonon è una nota che Da sinistra: Denis, Alfonsus e Reinaldo, nuovi diaco- migliare a Cristo può fare ni saveriani… “chiamati per stare con Cristo” ma di vita le parole di san Paolo: “Per me vivere è Cristo”. È il motto che guiderà la loro corsa con il Signore, nella vita missionaria a servizio dei fratelli nel mondo. Questi tre giovani saveriani stanno ultimando gli studi teologici a Parma in preparazione al sacerdozio. Domenica 7 dicembre, nel santuario Beato Conforti a Parma, hanno confermato la scelta di povertà, castità, obbedienza e missione per tutta la vita. Il giorno successivo, sotto lo sguardo dell’Immacolata, sono stati ordinati diaconi con l’imposizione delle mani di mons. Enrico Solmi, vescovo di Parma. Tre “note” di una sinfonia Alfonsus, 30enne indonesiano, è cresciuto in una famiglia i cui genitori sono gli unici cristiani cattolici. Denis è un friulano di 33 anni, originario di San Gio- attraverso un cammino che permetterà loro di dedicarsi all’annuncio dell’amore del Padre, amando i fratelli e le sorelle che incontreranno, distaccati da tutto, avendo Gesù come unico mae- stro di vita. A loro facciamo l’augurio di stare in armonia con gli altri, ma soprattutto di poter innalzare un canto di lode all’amore immenso di Dio, attraverso la propria vita. ■ Il meeting missionario 6 all’8 dicembre si sono D altrovati nella casa madre dei saveriani di Parma, i ragazzi della Gioventù Saveriana (tra i 15 e i 30 anni), per vivere il meeting missionario alla sua terza edizione. Partito con l’anno del Saverio nel 2006, l’anno scorso l’incontro si era tenuto a San Pietro in Vincoli, vicino a Ravenna. Gincana sulle orme di S. Paolo I giovani sono arrivati da Desio, Macomer, Parma e Salerno. Desideravano conoscere meglio il sogno del beato Conforti - “fare del mondo una sola famiglia” -, per concretizzarlo nella loro vita. L’anno paolino ha dato l’occasione di seguire i passi di san Paolo, grazie al prezioso aiuto di p. Carlos, giovane saveriano che vive nella comunità di Ancona, originario della Navarra, la terra del Saverio. La gincana missionaria ci ha permesso di approfondire il tema dell’incontro, avendo la possibilità di seguire, attraverso i viaggi dell’apostolo delle genti, la sua conversione e il raggiungimento di un desiderio che era sempre stato all’origine del suo zelo: servire Dio e diffondere la sua Parola. Tra giochi e canti, partecipando alla festa della consacrazione definitiva e stando insieme, abbiamo imparato a sognare gli uni con gli altri. Se dovessimo tradurre in parole il messaggio con il quale siamo tornati a casa, potremmo utilizzare la frase della prova finale della gincana missionaria, tratta dalla lettera di Paolo ai Corinzi: “Tutto io faccio per il vangelo” (2Cor. 9, 13). Tornando a casa, “annunceremo che Tu sei verità; lo grideremo dai tetti delle nostre città senza ■ paura”. In memoria di un padre amico Ricordo a più voci di p. Rigodanza A Mazatlan in Messico, il 24 novembre scorso, è morto p. Arnaldo Rigodanza. Dal 1970 al 1979 era stato responsabile della parrocchia Tempio del Sacro Cuore a Parma. A conclusione del suo mandato, come ultimo parroco saveriano nel quartiere in cui ha sede la casa madre dei saveriani, la comunità parrocchiale gli offrì la pubblicazione di “Stagioni della nostra fede. Cinquanta omelie alla parrocchia del Sacro Cuore”. La sua carica umana e la sua maestria oratoria sono tuttora ricordate dalla gente. (p. Ermanno Ferro) foto M. Raffaini 8 Quegli anni al Sacro Cuore Per la terza volta, nel volgere di poco più di un anno, la comunità del Sacro Cuore piange la morte di un saveriano: dopo p. Roberto Beduschi e p. Domenico Milani, oggi ricordiamo p. Arnaldo Rigodanza. Padre Rigodanza raccolse la non facile eredità del dopo Concilio, quando, spenti gli entusiasmi, sopravvennero la riflessione e i dubbi. Da un lato si prese cura dei bambini, dall’altro si rivolse agli adulti con la sobria eleganza dell’uomo di cultura e con la consapevolezza di essere prete che chiede a tutti di partecipare alla vita della comunità, affrontando i problemi quotidiani. Per tutti i nove anni che ha speso con noi, padre Arnaldo ci ha fatto sentire “la paternità dello spirito”. In una società in cui “gli altri” sono concorrenti o estranei, egli davvero ha saputo vedere in tutti dei “figli dello stesso Padre, dei fratelli”. Non ha mai cessato di lanciarci un messaggio: la fede va vissuta ogni giorno con la stessa intensità, vivificata da un continuo rinnovamento spirituale. Nell’omelia del Corpus Domini del 1979, leggiamo parole che risuonano come un’eredità spirituale: “Ci salvi il Signore dall’abitudine, da quella disgraziata propensione nostra per cui ogni impressione a lungo andare si stempera, e passiamo ac- Il compianto p. Arnaldo Rigodanza canto alla bellezza, alla poesia, all’amore, senza accorgercene più…”. Padre Arnaldo ci ha lasciato un segno profondo. Ma un segno altrettanto profondo deve aver lasciato in lui la permanenza al Sacro Cuore, se dal Messico ha scritto: “Quegli anni fecero rifiorire il mio sacerdozio: anni pieni, anni belli, i più belli della mia vita”. (prof. Ugo Trombi) Il ricordo di un caro amico Ecco come lo ricorda da Kavimvira, nel cuore del Congo, il suo collaboratore al “Tempio” di Parma: “Ho vissuto sotto il suo sguardo attento e rispettoso i miei primi anni di sacerdozio alla parrocchia del Sacro Cuore. Padre Arnaldo, cocchiere tutto nuovo, era sempre pronto a comprendere; ha gestito sapientemente la conflittualità delle situazioni in evoluzione, senza mai rompere. Signorile nell’accogliere, elegante nell’esporre, chiaro e preciso nell’insegnamento, era una persona da tutti cercata e ascoltata. Credeva nei giovani turbolenti del “dopo ‘68”, anche se faticava a comprenderne le dinamiche contestatrici. Docente universitario, amava l’insegnamento e sapeva utilizzare i mezzi che le tecniche della comunicazione mettono a disposizione dell’annuncio”. (p. Raimondo Sommacal) Cantare e festeggiare è bello: insieme è possibile costruire un mondo diverso PER UN FELICE 2009 Quando faccio gli auguri a qualcuno, il desiderio del mio cuore guarda il futuro con la speranza che sia migliore del presente e del passato. Dalle notizie preoccupanti, dai fatti di guerra, dalle sofferenze di milioni di persone, è facile chiudersi, non voler vedere e sentire più niente, perché non riesco a sopportare tanto dolore innocente. Pochi giorni fa, una notizia mi ha ridato la speranza. La missionaria spagnola Presentaciòn Lòpez Vivar, con la sua comunità è stata vittima dell’assalto dei ribelli a Goma, il 28 ottobre scorso. Hanno assaltato la casa e distrutto l’ambulatorio. La missionaria è stata ferita alle gambe che poi le sono state amputate. In un’intervista la religiosa ha detto: “Nonostante tutto, non ho paura; e se potessi essere utile, tornerei. Per me continuare a vivere è una grazia di Dio, e voglio usarla per collaborare con la missione anche se da lontano”. In questi mesi, nonostante la guerra e le atrocità, alcuni saveriani sono tornati nelle missioni del Congo per continuare a testimoniare l’amore grande di Dio. Fatti e testimonianze di questo tipo, in tutto il mondo, mi restituiscono la forza di sognare e augurare a tutti un futuro migliore. È vero: “Dio è con noi”. Allora possiamo augurarci un anno nuovo, portatore di speranza e di pace per tutti. A nome dei saveriani, auguro a tutti un felice anno 2009. p. Emilio Baldin, sx 2009 GENNAIO PIEMONTE e liguria 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 Giovani disposti a servire “Per me vivere è Cristo” Alfonsus e Reinaldo D enis, hanno scelto come program- SERGE TCHATCHé, sx musica; non ci sarebbe vanni a Natisone. Reinaldo, sinfonia”. Alfonsus, 30enne brasiliano, aveDenis e Reiva accanto la sonaldo sono rella Leila e la diventati un nipote, venutassello nella te dal Brasile scrittura della per l’occasiosinfonia della missione. ne e dell’annuncio del “Tutto ciò che vivo e vangelo a tutti gli uomini sento, lo trasformo in mudi buona volontà. sica”, dice Alfonsus. La Il 7 dicembre, con la musica è forse l’elemento professione definitiva dei che più ci può far capire il voti religiosi, i tre saveriamodo in cui queni hanno deciso di diventasti tre frare tre note telli conparticocepiscono lari sullo la loro spartito chiamata. che il SiCome dignore sta ceva mascrivendre Teresa, do. Hanno “se la nota accettato parlasse, di assonon è una nota che Da sinistra: Denis, Alfonsus e Reinaldo, nuovi diaco- migliare a Cristo può fare ni saveriani… “chiamati per stare con Cristo” ma di vita le parole di san Paolo: “Per me vivere è Cristo”. È il motto che guiderà la loro corsa con il Signore, nella vita missionaria a servizio dei fratelli nel mondo. Questi tre giovani saveriani stanno ultimando gli studi teologici a Parma in preparazione al sacerdozio. Domenica 7 dicembre, nel santuario Beato Conforti a Parma, hanno confermato la scelta di povertà, castità, obbedienza e missione per tutta la vita. Il giorno successivo, sotto lo sguardo dell’Immacolata, sono stati ordinati diaconi con l’imposizione delle mani di mons. Enrico Solmi, vescovo di Parma. Tre “note” di una sinfonia Alfonsus, 30enne indonesiano, è cresciuto in una famiglia i cui genitori sono gli unici cristiani cattolici. Denis è un friulano di 33 anni, originario di San Gio- attraverso un cammino che permetterà loro di dedicarsi all’annuncio dell’amore del Padre, amando i fratelli e le sorelle che incontreranno, distaccati da tutto, avendo Gesù come unico mae- stro di vita. A loro facciamo l’augurio di stare in armonia con gli altri, ma soprattutto di poter innalzare un canto di lode all’amore immenso di Dio, attraverso la propria vita. ■ Il meeting missionario 6 all’8 dicembre si sono D altrovati nella casa madre dei saveriani di Parma, i ragazzi della Gioventù Saveriana (tra i 15 e i 30 anni), per vivere il meeting missionario alla sua terza edizione. Partito con l’anno del Saverio nel 2006, l’anno scorso l’incontro si era tenuto a San Pietro in Vincoli, vicino a Ravenna. Gincana sulle orme di S. Paolo I giovani sono arrivati da Desio, Macomer, Parma e Salerno. Desideravano conoscere meglio il sogno del beato Conforti - “fare del mondo una sola famiglia” -, per concretizzarlo nella loro vita. L’anno paolino ha dato l’occasione di seguire i passi di san Paolo, grazie al prezioso aiuto di p. Carlos, giovane saveriano che vive nella comunità di Ancona, originario della Navarra, la terra del Saverio. La gincana missionaria ci ha permesso di approfondire il tema dell’incontro, avendo la possibilità di seguire, attraverso i viaggi dell’apostolo delle genti, la sua conversione e il raggiungimento di un desiderio che era sempre stato all’origine del suo zelo: servire Dio e diffondere la sua Parola. Tra giochi e canti, partecipando alla festa della consacrazione definitiva e stando insieme, abbiamo imparato a sognare gli uni con gli altri. Se dovessimo tradurre in parole il messaggio con il quale siamo tornati a casa, potremmo utilizzare la frase della prova finale della gincana missionaria, tratta dalla lettera di Paolo ai Corinzi: “Tutto io faccio per il vangelo” (2Cor. 9, 13). Tornando a casa, “annunceremo che Tu sei verità; lo grideremo dai tetti delle nostre città senza ■ paura”. In memoria di un padre amico Ricordo a più voci di p. Rigodanza A Mazatlan in Messico, il 24 novembre scorso, è morto p. Arnaldo Rigodanza. Dal 1970 al 1979 era stato responsabile della parrocchia Tempio del Sacro Cuore a Parma. A conclusione del suo mandato, come ultimo parroco saveriano nel quartiere in cui ha sede la casa madre dei saveriani, la comunità parrocchiale gli offrì la pubblicazione di “Stagioni della nostra fede. Cinquanta omelie alla parrocchia del Sacro Cuore”. La sua carica umana e la sua maestria oratoria sono tuttora ricordate dalla gente. (p. Ermanno Ferro) foto M. Raffaini 8 Quegli anni al Sacro Cuore Per la terza volta, nel volgere di poco più di un anno, la comunità del Sacro Cuore piange la morte di un saveriano: dopo p. Roberto Beduschi e p. Domenico Milani, oggi ricordiamo p. Arnaldo Rigodanza. Padre Rigodanza raccolse la non facile eredità del dopo Concilio, quando, spenti gli entusiasmi, sopravvennero la riflessione e i dubbi. Da un lato si prese cura dei bambini, dall’altro si rivolse agli adulti con la sobria eleganza dell’uomo di cultura e con la consapevolezza di essere prete che chiede a tutti di partecipare alla vita della comunità, affrontando i problemi quotidiani. Per tutti i nove anni che ha speso con noi, padre Arnaldo ci ha fatto sentire “la paternità dello spirito”. In una società in cui “gli altri” sono concorrenti o estranei, egli davvero ha saputo vedere in tutti dei “figli dello stesso Padre, dei fratelli”. Non ha mai cessato di lanciarci un messaggio: la fede va vissuta ogni giorno con la stessa intensità, vivificata da un continuo rinnovamento spirituale. Nell’omelia del Corpus Domini del 1979, leggiamo parole che risuonano come un’eredità spirituale: “Ci salvi il Signore dall’abitudine, da quella disgraziata propensione nostra per cui ogni impressione a lungo andare si stempera, e passiamo ac- Il compianto p. Arnaldo Rigodanza canto alla bellezza, alla poesia, all’amore, senza accorgercene più…”. Padre Arnaldo ci ha lasciato un segno profondo. Ma un segno altrettanto profondo deve aver lasciato in lui la permanenza al Sacro Cuore, se dal Messico ha scritto: “Quegli anni fecero rifiorire il mio sacerdozio: anni pieni, anni belli, i più belli della mia vita”. (prof. Ugo Trombi) Il ricordo di un caro amico Ecco come lo ricorda da Kavimvira, nel cuore del Congo, il suo collaboratore al “Tempio” di Parma: “Ho vissuto sotto il suo sguardo attento e rispettoso i miei primi anni di sacerdozio alla parrocchia del Sacro Cuore. Padre Arnaldo, cocchiere tutto nuovo, era sempre pronto a comprendere; ha gestito sapientemente la conflittualità delle situazioni in evoluzione, senza mai rompere. Signorile nell’accogliere, elegante nell’esporre, chiaro e preciso nell’insegnamento, era una persona da tutti cercata e ascoltata. Credeva nei giovani turbolenti del “dopo ‘68”, anche se faticava a comprenderne le dinamiche contestatrici. Docente universitario, amava l’insegnamento e sapeva utilizzare i mezzi che le tecniche della comunicazione mettono a disposizione dell’annuncio”. (p. Raimondo Sommacal) Cantare e festeggiare è bello: insieme è possibile costruire un mondo diverso PER UN FELICE 2009 Quando faccio gli auguri a qualcuno, il desiderio del mio cuore guarda il futuro con la speranza che sia migliore del presente e del passato. Dalle notizie preoccupanti, dai fatti di guerra, dalle sofferenze di milioni di persone, è facile chiudersi, non voler vedere e sentire più niente, perché non riesco a sopportare tanto dolore innocente. Pochi giorni fa, una notizia mi ha ridato la speranza. La missionaria spagnola Presentaciòn Lòpez Vivar, con la sua comunità è stata vittima dell’assalto dei ribelli a Goma, il 28 ottobre scorso. Hanno assaltato la casa e distrutto l’ambulatorio. La missionaria è stata ferita alle gambe che poi le sono state amputate. In un’intervista la religiosa ha detto: “Nonostante tutto, non ho paura; e se potessi essere utile, tornerei. Per me continuare a vivere è una grazia di Dio, e voglio usarla per collaborare con la missione anche se da lontano”. In questi mesi, nonostante la guerra e le atrocità, alcuni saveriani sono tornati nelle missioni del Congo per continuare a testimoniare l’amore grande di Dio. Fatti e testimonianze di questo tipo, in tutto il mondo, mi restituiscono la forza di sognare e augurare a tutti un futuro migliore. È vero: “Dio è con noi”. Allora possiamo augurarci un anno nuovo, portatore di speranza e di pace per tutti. A nome dei saveriani, auguro a tutti un felice anno 2009. p. Emilio Baldin, sx 2009 GENNAIO PUGLIA 74100 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 Una vocazione... inseguita Quasi 50 anni di missione in Brasile Pubblichiamo la testimonianza missionaria di suor Maria Blasi, nata a Montemesola (TA), paese di p. Michele D’Erchie e della saveriana Vita Russo (ne abbiamo scritto sul numero di maggio 2008). S ono nata a Montemesola nel 1924. Da piccola frequentavo l’Azione cattolica e da adolescente ho sentito l’attrazione per la vita religiosa e missionaria, ma in famiglia tutti mi erano contrari. Persino il parroco mi ostacolò, forse per verificare la solidità della mia vocazione. A quel tempo si diceva che le difficoltà erano segni di una vocazione non autentica e io cominciai a crederci. Però continuavo a pregare e mi rivolgevo a Gesù così: “Tu sai che voglio essere tutta tua; se mi vuoi, indicami la strada da seguire”. Il progetto del Signore Gli anni passavano e servivo il suor MARIA BLASI Signore come potevo. Durante un corso di spiritualità, parlai con il sacerdote animatore, che mi aiutò a realizzare il mio ideale dopo tante lotte! Così entrai nella congregazione dei santissimi Cuori di Gesù e Maria, a Genova, nel 1957. Presi i primi voti religiosi nel 1960 e dopo altri due anni sono partita per il Brasile. Avevo chiesto di andare missionaria in Bolivia, ma il Signore aveva altri progetti per me. Fui destinata, come responsabile, in una casa di formazione a Formosa. Con me c’erano dieci aspiranti alla vita religiosa, 6 del Brasile e 4 del Paraguay. Una volta pronte per il noviziato, le affidai alla loro maestra, appena giunta dall’Italia e io mi sono spostata a Rio de Janeiro come responsabile di una casa per l’educazione di ragazze povere. anche i partecipanti ai corsi di aggiornamento secondo il concilio Vaticano II. A uno di questi corsi, che preparavano i ministri straordinari dell’Eucaristia, ho partecipato anch’io. Così tutte le domeniche portavo l’Eucaristia ai malati di un ospedale vicino alla nostra casa. Per loro, a quel tempo, era una novità vedere una suora portare l’Eucaristia; ma ne furono contenti e mi accolsero sempre con gioia. Quando conoscevo la data del compleanno di qualcuno, gli portavo l’Ostia consacrata e qualche altro piccolo dono... Era una festa! La casa in cui abitavamo era stata donata alla congregazione da una signora che viveva con noi. Con lei andavo nei quartieri più poveri per aiutare la gente, sia materialmente che spiritualmente. L’Eucaristia agli ammalati La casa di Rio de Janeiro era grande, tanto che ospitava Il recupero dei ragazzi di strada Sono rimasta a Rio de Janeiro è bello stare tutti insieme La festa del beato Conforti al sud I l 5 novembre è una data memorabile per i missionari saveriani sparsi nel mondo: ricordano e celebrano la memoria del loro fondatore, beato Guido Conforti. Anche le tre comunità saveriane del sud Italia (Reggio Calabria, Salerno e Taranto) si sono unite in gioiosa fraternità a Salerno. Un incontro rigenerante C’erano tutti, missionari veterani di varie missioni: Brasile, Congo, Sierra Leone, Camerun, Ciad; nazioni dove hanno speso il meglio della loro vita nel proclamare il vangelo in parole e opere. Insieme abbiamo ricordato lo spirito della sorgente, in una condivisione piena di energia. La figura del beato Conforti è stata presentata da p. Antonio Chiofi. Abbiamo ascoltato le memorie dei pericoli vissuti dai saveriani nel tormentato Congo, ancora oggi insanguinato da feroci guerre fratricide, dove i missionari condividono con i perseguitati innocenti le paure e le sofferenze. Racconti drammatici, ma espressi con semplicità, segno della fede profonda e della carità forte degli apostoli odierni di Cristo, sequestrati, minacciati e umiliati come gli apostoli di tutti i tempi. Sembrava di sentire il grande san Paolo, quando parlava delle sue sofferenze per predicare il vangelo: “Pericoli per terra, pericoli per mare, pericoli dai briganti, pericoli dai falsi fratelli…; ma da tutto questo mi salvò il Signore”. I racconti di oggi Padre Angelo Berton ha riassunto in aneddoti e parabole la sua filosofia di vita africana veramente terapeutica, maturata nell’osservazione attenta dei tanti modi di affrontare le difficoltà più provocanti della vita. L’afro-brasiliano p. Angelo Pansa ha raccontato come fu catturato dai ribelli e messo al muro per tutta una giornata, in p. OLIVIERO FERRO, sx attesa della fucilazione… Fughe avventurose, spedizioni organizzate per liberare i confratelli sequestrati dai ribelli in Congo (James Bond e Indiana Jones impallidirebbero di fronte a lui!). Poi il grande progetto di educare gli indio dell’Amazzonia a difendere la terra dallo scempio della de-forestazione. Padre Mario Guerra, reduce dalla Sierra Leone, ha ricordato come dopo 67 giorni di prigionia in mano ai ribelli, vide la mano di Dio nella morte del loro capo… Tutti hanno qualcosa da raccontare (dal Brasile al Congo, dal Camerun al Ciad). Noi ascoltiamo e ci incoraggiamo a vicenda; e abbiamo un pensiero per quelli che in questo momento in quelle nazioni stanno ancora soffrendo per il vangelo. L’incontro del 5 novembre è poi continuato nella splendida cattedrale millenaria di Ravello (SA) con la celebrazione della Messa, seguita dall’agape sotto le arcate. “Come è bello che i fratelli stiano insieme!”. ■ I saveriani del sud celebrano la Messa in una cappella al lato del duomo di Ravello (SA), nella festa liturgica del fondatore il beato Conforti (5 novembre) 8 Suor Maria Blasi, missionaria di Montemesola (TA), con la sorella Lina e il fratello Rocco. Scrive p. Michele D’Erchie: “Il papà di Maria morì a 41 anni, lasciando cinque figli. La giovane vedova affidò Maria alle cure delle tre zie paterne che non erano favorevoli alla vocazione di Maria; forse speravano potesse essere un sostegno per loro in età avanzata. A vent’anni Maria fu chiesta in sposa da un ufficiale della Marina, ma lei rifiutò perché voleva consacrarsi al Signore e alla missione”. per 15 anni. Da lì fui trasferita a Rio Grande del Sud per un lavoro pastorale in un paese. Mi occupavo della catechesi ai giovani, della liturgia, della legione di Maria e dell’apostolato della preghiera. Inoltre, preparavo gli adulti al battesimo e accompagnavo il sacerdote in visita alle comunità sparse sul vasto territorio, per lo stesso lavoro pastorale. Dopo tre anni, cominciammo un’altra opera in una città vicina. Si trattava di recuperare a una vita più umana e cristiana 200 ragazzi, dalla prima infanzia fino ai 14 anni. Era un’impresa difficile, perché avevamo a che fare con ragazzi poveri e violenti, sottratti alla strada. La giovane superiora destinata a questo incarico si spaventò nel vedere quella massa di ragazzi turbolenti e non se la sentì di portarne la responsabilità. Mi fu chiesto di aiutarla e incoraggiarla affinché si abituasse alle difficoltà. Ma quella giovane suora non riuscì ad adattarsi e io dovetti portare il peso di quell’incarico per due anni, fino all’arrivo di una nuova responsabile. ■ (continua nel riquadro) IL BRASILE PALMO A PALMO suor MARIA BLASI Suor Maria Blasi con alcune amiche di Montemesola (TA) Nella mia lunga esperienza missionaria in Brasile, ho dovuto occuparmi anche di avviare al lavoro i bambini poveri, coadiuvata da cinque maestre. Il sabato e la domenica, insieme a una donna del luogo, visitavo i malati, portando l’Eucaristia. Visitavo anche le famiglie, invitandole a formare gruppi di preghiera in avvento e in quaresima. Dopo sette anni, sono stata trasferita a Brasilia, in una casa di accoglienza per ragazze povere, che venivano da lontano per studiare. Sono rimasta con loro cinque anni; poi sono stata inviata di nuovo al sud, per continuare nell’attività pastorale. Da lì sono passata nella poverissima Bahia, per supplire alla mancanza del sacerdote: celebrando ogni domenica la Parola di Dio, battezzando bambini e adulti, assistendo al rito del matrimonio e confortando malati e moribondi. Seguivo anche un ostello con 70 ragazzi poveri, per il doposcuola e per il recupero a una vita più sana. Alla fine, sono tornata a Brasilia per problemi di salute. Le sorelle mi hanno liberata da ogni responsabilità, dicendomi che per loro era importante anche la sola mia presenza. Ma non mi sono mancate le occasioni per dire una buona parola alle numerose ragazze che venivano da lontano per studiare e che erano nostre ospiti. In quasi cinquant’anni di missione, vi confido che la tristezza non è mai entrata nel mio cuore, perché il Signore mi ha sempre accompagnata con la sua pace. A Lui ogni onore e gloria, e il mio grazie con tutto il cuore. 2009 GENNAIO REGGIO CALABRIA 89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze Santuario Madonna della Grazia Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891 è bello stare tutti insieme La festa del beato Conforti al sud I l 5 novembre è una data memorabile per i missionari saveriani sparsi nel mondo, che ricordano e celebrano la memoria del loro fondatore, il beato Guido Conforti. Anche le tre comunità saveriane del sud Ita- lia (Reggio Calabria, Salerno e Taranto) si sono unite in gioiosa fraternità a Salerno. Un incontro rigenerante C’erano tutti, missionari veterani di varie missioni: Congo, p. OLIVIERO FERRO, sx Sierra Leone, Brasile, Camerun, Ciad; nazioni dove hanno speso il meglio della loro vita, proclamando il vangelo in parole e opere. Insieme abbiamo ricordato lo spirito della sorgente, in una condivisione piena di energia. La I saveriani del sud celebrano la Messa in una cappella al lato del duomo di Ravello (SA), nella festa liturgica del fondatore il beato Conforti (5 novembre) La noia rimane fuori p. MARIO GUERRA, sx Programmi per il futuro e incontri al 13 novembre abD all’11 biamo ricevuto la gradi- 8 figura del beato Conforti è stata presentata da p. Antonio Chiofi. Abbiamo ascoltato le memorie dei pericoli vissuti dai saveriani nel tormentato Congo, ancora oggi insanguinato da feroci guerre fratricide, dove i missionari condividono con i perseguitati innocenti le paure e le sofferenze. Racconti drammatici, ma espressi con semplicità, segno della fede profonda e della carità forte degli apostoli odierni di Cristo, sequestrati, minacciati e umiliati come gli apostoli di tutti i tempi. Sembrava di sentire il grande san Paolo, quando parlava delle sue sofferenze per predicare il vangelo: “Pericoli per terra, pericoli per mare, pericoli dai briganti, pericoli dai falsi fratelli…; ma da tutto questo mi salvò il Signore”. I racconti di oggi Eccoli qui i nuovi apostoli, in mezzo a voi, in carne e ossa, a raccontarci come il vangelo abbia aperto il cuore a tante anime semplici e rette, ora nella famiglia di Gesù, realizzando così il sogno di mons. Conforti: “fare del mondo un’unica famiglia”. C’è p. Angelo Berton con la sua filosofia di vita africana veramente terapeutica, maturata nell’osservazione attenta dei tanti modi di affrontare le difficoltà più provocanti della vita, riassunti in aneddoti e parabole: il gatto, il piano inclinato, il sedersi e guardare l’infinito... C’è p. Angelo Pansa afrobrasiliano, che racconta come fu catturato dai ribelli e messo al muro per tutta una giornata, in attesa della fucilazione… Fughe avventurose, spedizioni organizzate per liberare i confratelli sequestrati dai ribelli in Congo (James Bond e Indiana Jones impallidirebbero di fronte a lui!). Poi il grande progetto di educare gli indio dell’Amazzonia a difendere la terra dallo scempio della de-forestazione, e la campagna della ri-forestazione con gli abitanti locali, benedetta da papa Wojtyla. C’è p. Mario Guerra, reduce dalla Sierra Leone. Ha ricordato come dopo 67 giorni di prigionia in mano ai ribelli, vide la mano di Dio nella morte del capo dei ribelli che aveva osato sfidare il Signore facendo del male a tanti figli di Dio... Non si finirebbe mai! Tutti hanno qualcosa da raccontare (dal Brasile al Congo, dal Camerun al Ciad). Noi ascoltiamo e ci incoraggiamo a vicenda; e abbiamo un pensiero per quelli che in questo momento in quelle nazioni stanno ancora soffrendo per il vangelo. L’incontro del 5 novembre è poi continuato nella splendida cattedrale millenaria di Ravello (SA) con la celebrazione della Messa, seguita dall’agape sotto le arcate. “Come è bello che i ■ fratelli stiano insieme!”. LA FESTA DEL SAVERIO ta visita dei cinque confratelli consiglieri e superiore dei saveriani in Italia, tutta la squadra al completo (nella foto, da destra: p. Giannattasio, p. Zanoletti, p. Brai e p. Pozzobon; manca p. Simoncelli che ha scattato la foto). L’occasione è stata la programmazione annuale delle attività della comunità saveriana di Gallico, composta da p. Marangoni, p. Bacchin, p. Marcelli e p. Guerra (nella foto, da sinistra). Abbiamo trascorso insieme tre bei giorni in fraternità, per conoscerci meglio e incoraggiarci. Ci auguriamo che anche i graditi ospiti abbiamo apprezzato ciò che la “Perla del sud” (così definiscono Reggio coloro che la conoscono bene) ha potuto loro offrire. Per noi saveriani di Gallico è stato un aiuto gradito e utile al miglioramento delle nostre attività di animazione missionaria. ■ Partire con il piede giusto Il gruppo “Pace e bene” ha iniziato nel migliore dei modi il nuovo “anno accademico”, festeggiando il nono anniversario di attività. Tutti i membri del gruppo, guidati da p. Marcelli, sono fedeli e contenti. Non manca mai nessuno. Ogni mercoledì s’incontrano nella “Sala azzurra” dei saveriani a Gallico, per ri- cevere un “input” culturale e religioso, oppure per una festa gioiosa. Siamo un po’ avanti negli… anta, ma abbiamo ancora qualcosa da dare a questo mondo! ■ Sacerdoti e saveriani insieme p. MARIO GUERRA, sx Grande festa nella comunità saveriana di Gallico! Anche quest’anno il 3 dicembre per san Francesco Saverio, abbiamo celebrato una giornata di fraternità sacerdotale graditissima. È una ricorrenza annuale a cui i sacerdoti della diocesi sono ormai abituati. La presenza di ben 40 sacerdoti prova quanto sia desiderata. La festa è stata presieduta dall’arcivescovo Mondello, che ha impreziosito l’occasione con una bella riflessione sullo zelo di san Paolo, modello e ispiratore di tutti i pastori in cura d’anime. Il messaggio è stato completato dalla presentazione dello zelo straordinario di san Francesco Saverio. Anche un bel numero di fedeli si è unito alla festa partecipando alla Messa. La festa è proseguita con un’agape fraterna, preparata dalle brave cuoche Rosa e Lina, aiutate dal personale del parco Basilio, Dritan e Tommaso e tante amiche. Siamo lieti di constatare quanto sia apprezzata dai sacerdoti e dai fedeli della diocesi Reggina la presenza dei saveriani. A tutti diciamo: “Grazie di cuore”. Le cuoche Rosa e Lina co-protagoniste della giornata missionaria sacerdotale del 3 dicembre, insieme ai preziosi collaboratori Basilio, Dritan e Tommaso 2009 GENNAIO ROMA 00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287 Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925 E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000 Novità in viale Vaticano... Padre Milia, nuovo segretario generale dell’ottobre scorD all’inizio so, il saveriano cagliaritano p. Marco Milia è il nuovo segretario generale dei missionari saveriani. Scelto dall’attuale direzione generale della congregazione, p. Marco viene da una esperienza missionaria nelle Filippine, dove si trovava dal 1996, e da una precedente attività di educatore e formatore in Spagna. Dedizione e precisione Il nuovo segretario generale rimpiazza l’ormai “maturo” p. Angelo Ulian, che per circa quindici anni ha collaborato con le tre precedenti direzioni generali e ora affiancherà, almeno per un po’, il nuovo segretario nel suo apprendistato. Padre Marco si pone al servizio dei saveriani sparsi nei cinque continenti del mondo come “notaio” della congregazione. Suo compito sarà quello di ordinare i vari documenti, la corrispondenza e tutto il materiale di una certa importanza da archiviare per ...i posteri. Prenderà nota di tutte le decisioni che il Consiglio generale prende nelle sue riunioni. Per svolgere questo servizio, padre p. GERARDO CAGLIONI, sx Milia ha dovuto lasciare la sua missione nelle Filippine, dove sicuramente è rimasta una parte del suo cuore. Nonostante la forte nostalgia, si prepara a lavorare nella casa generalizia di Roma, in viale Vaticano 40, con la massima disponibilità. “Flash” e “Profili” a p. Ulian Padre Angelo Ulian, vicentino di Monte di Malo, continuerà a lavorare nella casa generalizia dei saveriani, raccontando gli eventi dei missionari sparsi nel mondo attraverso il bollettino settimanale di notizie “Flash”, che ogni sabato raggiunge tutte le comunità saveriane. Continuerà anche a raccogliere il materiale utile a illustrare la vita e l’attività missionaria dei saveriani che hanno già raggiunto la casa del Padre Celeste, pronti a ricevere la ricompensa del loro lavoro al servizio della Buona Novella. In collaborazione con p. Domenico Calarco, infatti, egli redige i “profili biogra■ fici” dei saveriani defunti. Nella foto a sinistra, padre Marco Milia, nuovo segretario generale dei saveriani, e l’emerito p. Angelo Ulian, che per circa 15 anni ha fedelmente svolto l’incarico: sono i due protagonisti di un servizio discreto e importante, svolto per tutta la congregazione dalla casa saveriana di viale Vaticano 40, a Roma. Padre Milia nelle Filippine, in un momento gioioso della catechesi e della celebrazione eucaristica domenicale con un gruppo di giovanissimi, che lo hanno apprezzato e stimato. La vita missionaria ci permette di entrare nella vita di tante comunità sparse nel mondo e ravvivare la loro gioia. L’importanza di aggiornarsi Eventi e incontri di fine anno p. G. CAGLIONI, sx Padre Antonio Belardelli, saveriano novarese, ci regala questa magnifica foto mentre battezza i bambini congolesi, nella chiesa-tenda di S. Francesco Saverio a Goma. Dopo 22 anni di missione, ha creduto necessario tornare tra i banchi di scuola, per seguire alcuni corsi di bibbia e pastorale all’università Urbaniana di Roma. Ci ha confidato, tra l’altro: “Questo tempo mi serve anche come riposo psico-fisico e come approfondimento dell’amicizia con il Signore. Sto vivendo con apprensione tutto quello che succede nella città di Goma, dove ho lavorato per vari anni. Il Signore accetti la nostra preghiera per la pace”. Il 17 novembre scorso, il saveriano p. Alessandro Dell’Orto (nella foto, a destra), responsabile e direttore del “Centro studi cinesi” dell’università Urbaniana di Roma, ha organizzato una conferenza su “La chiesa cattolica nello Shanxi-Cina del 18° secolo”. L’interessante e appassionante conferenza, con proiezione di vario materiale fotografico, è stata tenuta dalla professoressa Henrietta Harrison, rappresentante del dipartimento di Storia dell’università di Harvard, negli Stati Uniti. La conferenza entra nell’ambito delle giornate di studio su “Cina e cristianesimo”, programmate dall’università Urbaniana. 8 Nella sua attività missionaria, p. Marco si è dedicato molto all’animazione dei ragazzi e dei giovani; è stato formatore degli aspiranti missionari, maestro dei novizi e superiore dei saveriani nelle Filippine. FELICE 2009 A TUTTI VOI ! Con l’inizio dell’anno scolastico, la comunità saveriana di via Aurelia 287 a Roma si è parzialmente rinnovata. Ecco la foto ufficiale per l’anno 2008-2009 con tutti i componenti. Oltre a p. Ivano Marchesin, nuovo superiore-economo entrato in carica a settembre (seduto al centro), vediamo (da sinistra) i professori dell’università Urbaniana p. Alessandro Dell’Orto e p. Giuseppe Iuliano; il veterano “teologo e filosofo” di fama internazionale, p. G. Battista Mondin; il ricercatore sull’evangelizzazione in America latina e redattore dei “Profili saveriani” p. Domenico Calarco; il superiore delegato e postulatore p. Guglielmo Camera; i saveriani studenti in varie facoltà universitarie p. Antonio Belardelli, p. Sandro Barchiesi, p. Antonio Lopez, (in basso) p. Vitus Rubianto, p. Fabien Kalehezo e p. Alberto Morales; manca nella foto l’artista laziale p. Mario Celli. Il 28 novembre scorso, p. Mondin ha ricevuto una targa onorifica per essere stato socio-fondatore e presidente della “Società internazionale Tommaso d’Aquino” di Roma, dal 1991 al 1997. La prima riunione di questa Società si tenne il 10 settembre 1976, sotto la presidenza dell’allora cardinal Wojtyła. La comunità saveriana di Roma augura a tutti gli amici di “Missionari Saveriani” un felice anno 2009 ! 2009 GENNAIO ROMAGNA 48100 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7 Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482 “Se le pietre gridassero...!” Il continuo via vai in casa saveriana Gesù si avvicinava M entre a Gerusalemme per il suo ingresso trionfale, la folla esultava lodando Dio a gran voce. I farisei lo fermano e gli dicono di farli tacere. Gesù risponde così: “Se questi taceranno, grideranno le pietre”. È una profezia consolante se i discepoli sono costretti da altri a tacere; ma è desolante se i discepoli smettono di gridare per paura o perché non ci sono più. Questa frase mi è venuta in mente nello scrivere la cronaca di questa casa. Sì, perché sono proprio le pietre di questa casa a gridare il regno di Dio, non perché i missionari non hanno voglia di gridare, ma perché quasi ...non ci sono più. Purtroppo è così da quando p. Arrigoni ci ha lasciato, io sono impegnato all’ospedale di Imola e p. Masi è a Parma per un lungo periodo. Così p. Chiari e p. Nardo sono rimasti soli. Ma la casa ha fun- zionato, e come! Riprendiamo, quindi, il racconto da settembre, quando è stata interrotta per notizie più urgenti. Riflettere e programmare Proprio a settembre, la casa è stata presa d’assalto da gruppi di ogni genere, per 24 giorni ininterrotti. Solo qualche pausa per... cambiare le lenzuola! Dal 5 al 9 abbiamo ospitato i confratelli che hanno partecipato all’ordinazione sacerdotale di p. Luca Torsani, e i “cinque big” che sono alla guida delle comunità saveriane in Italia. Ma prima ancora (dall’1 al 5) c’è stato il periodico incontro di saveriani e saveriane d’Italia. Al centro dell’attenzione c’erano le relazioni su quanto si è fatto nel settore dell’animazione missionaria, uno scambio di pareri su successi e insuccessi, ricercandone le motivazioni. È stato analizzato il lavoro fatto in comunità e p. AGOSTINO CLEMENTINI, sx nelle diocesi, anche con la collaborazione di altri enti. Si è parlato delle esperienze vocazionali (“Tabor”) e missionarie in Africa e America latina con i giovani. È stata preziosa l’esperienza di un laico, missionario in Africa e che oggi lavora all’editrice missionaria di Bologna (EMI). A seguire (dall’11 al 14), la comunità della teologia internazionale di Parma, al completo con i formatori e 20 studenti da tutto il mondo saveriano, anche quest’anno è venuta per programmare il nuovo anno scolastico. Sono poi tornati di nuovo dal 10 al 15 ottobre, per fare gli esercizi spirituali. Il loro arrivo rallegra sempre la casa, che in questi giovani rivive la sua storia più bella e gloriosa di quando era sede di noviziato. ripresa la fitta serie di impegni. Hanno cominciato i “giuseppini”, che sono venuti per un giorno di ritiro spirituale nella nostra casa. Ma il culmine è stato toccato nei giorni 8 e 9 novembre. L’8 pomeriggio, venti ragazzi di Macerone e Boschetto di Cesenatico, guidati da don Giorgio e con una testimonianza di p. Nardo, hanno riflettuto e pregato in preparazione alla loro Cresima. La sera e tutto il giorno successivo abbiamo ricevuto la tradizionale visita dei saveriani, provenienti da varie missioni nel mondo e impegnati nel corso d’aggiornamento a Tavernerio (CO). Hanno visitato Ravenna e si sono preparati al pellegrinaggio in Terra Santa. Il 9 pomeriggio, ecco 50 parrocchiani della chiesa del Corpo di Cristo di S. Vittore di Ravenna. In poche ore si sono ben compattati attorno a san Paolo, grazie alla stringata logica di don Cristian, Prima di lasciare la casa dei saveriani alla fine degli esercizi spirituali, studenti e professori della teologia internazionale di Parma con questa foto presso la SS.ma Trinità tornano a casa con qualcosa di più. Il bel gruppo di saveriane riunite a S. Pietro in Vincoli in vista del Capitolo generale; con loro, il camaldolese fratel Vicenzo Bonato che le ha guidate nella riflessione su san Paolo. p. A. CLEMENTINI, sx a cui ha fatto eco l’esperienza concreta e forte di p. Agostino in servizio all’ospedale di Imola. Come fine anno e inizio del nuovo non c’è male per queste “pietre” che parlano delle nostre attività! Continueranno a parlare e a lavorare per l’avvento del regno di Cristo, grazie al nostro “darci da fare”. Ma grazie anche alla vostra collaborazione spirituale e materiale. Per questo, ci auguriamo vicendevolmente un ■ anno felice e fruttuoso ! Una parolina di p. Nardo mette il sigillo sulle raccomandazioni fatte da don Giorgio ai cresimandi di Macerone e Boschetto di Cesenatico. Dopo aver visitato Ravenna, i saveriani del corso di aggiornamento sostano per una foto con il Conforti. I parrocchiani di don Cristian stretti attorno al pastore: immagine di quello che egli sta predicando... QUALCOSA DA IMPARARE p. AGOSTINO CLEMENTINI, sx Una riflessione a parte merita la giornata trascorsa dai saveriani presso la “Piccola Famiglia dell’Assunta”: un gruppo di 30 giovani della parrocchia Sant’Innocenza a Montetauro (Rimini). È un’associazione di fedeli che si impegnano a vivere la vocazione cristiana nelle sue varie forme: sono consacrati nella verginità o nel matrimonio e hanno con loro tanti “figli” con diverse disabilità e problemi, di cui si prendono cura giorno e notte. La giovane monaca Stefania ci ha raccontato l’origine e lo spirito della “Piccola Famiglia”; abbiamo cantato insieme i salmi della sera e abbiamo cenato insieme con una pizza fatta in casa e i pomodori raccolti dal campo. Per la festa di Ognissanti, questi stessi giovani sono stati nostri ospiti a S. Pietro in Vincoli, per due giorni di spiritualità. Ecco il motivo, nelle parole di sorella Stefania: “Un vincolo spirituale ci lega al saveriano p. Luca Torsani, che ha maturato la sua vocazione missionaria nel nostro gruppo giovanile. Questo ci ha spinti a conoscere più da vicino la sua famiglia religiosa. Nella celebrazione della Messa e nell’incontro con p. Carlo, p. Nardo e p. Ildo, abbiamo respirato l’autentico spirito di chi, per amore di Gesù e del vangelo, sente il desiderio di portarlo a coloro che ancora non lo conoscono”. Noi missionari sappiamo di avere tanto da dare, ma ci accorgiamo che abbiamo anche tanto da imparare. La “Piccola Famiglia dell’Assunta” di Montetauro schierata davanti al Conforti, alla fine del ritiro spirituale 8 glia di seguirne l’esempio oggi. Ci hanno detto che l’ospitalità dei saveriani, il clima di raccoglimento della casa e la campagna circostante - che parla di semina, di raccolto, di fatica, di gioia e di imprevisti - hanno reso più semplice la riflessione. Tutto si è svolto sotto lo sguardo e con la bene■ dizione del beato Conforti. Le saveriane in pre-capitolo A fine settembre, si sono radunate 25 saveriane provenien- Un finale in crescendo la relativa calma di D opo ottobre, con novembre è ti da Brasile, Messico, Camerun, Ciad, Congo, Tahilandia e Giappone, per preparare il Capitolo generale che ha eletto a Parma la nuova direzione. La preparazione è stata ottima, grazie alla guida del monaco camaldolese Vincenzo Bonato, che le ha guidate alla riscoperta dell’apostolo Paolo, aumentando in loro la vo- 2009 GENNAIO SALERNO 84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4 Tel. 089 792051 - Fax 089 796284 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849 è bello stare tutti insieme La festa del beato Conforti al sud I l 5 novembre è una data memorabile per i missionari saveriani sparsi nel mondo, che ricordano e celebrano la memoria del loro fondatore, il beato Guido Conforti. Anche le tre comunità saveriane del sud Ita- lia (Reggio Calabria, Salerno e Taranto) si sono unite in gioiosa fraternità a Salerno. Un incontro rigenerante C’erano tutti, missionari veterani di varie missioni: Congo, p. OLIVIERO FERRO, sx Sierra Leone, Brasile, Camerun, Ciad; nazioni dove hanno speso il meglio della loro vita, proclamando il vangelo in parole e opere. Insieme abbiamo ricordato lo spirito della sorgente, in una condivisione piena di energia. La I saveriani del sud celebrano la Messa in una cappella al lato del duomo di Ravello, nella festa liturgica del fondatore il beato Conforti (5 novembre) Giovani e saveriani in missione Ho scelto di... “Compromettermi!” C ompro-missione” è il nome del gruppo nato quest’anno e che ha preso il posto dei “Giovani in cammino”. Il cambio è da imputare all’età dei componenti, che ormai devono rassegnarsi a sentirsi definire… “adulti”. L’obiettivo comune è quello di intraprendere un percorso personale di discernimento, riflessione e preghiera, senza sottovalutare il confronto e la condivisione. Il gioco di parole “compromissione” rappresenta un chiaro invito a prendere posizione, a compromettersi per la missione, a manifestare con la propria vita la scelta d’amore fatta. Il primo ritiro spirituale del gruppo si è tenuto a metà ottobre presso la casa dei saveriani di Salerno. Guidati da suor Francesca, abbiamo analizzato il rapporto che ognuno di noi ha con la fede e su come la vive nella vita quotidiana. Come riferimento, avevamo la lettera di san Paolo ai Filippesi (cap. 3): Con il gruppo “Compro-missione” i giovani di Salerno possono imparare a riflettere su se stessi e a compromettersi per la missione I saveriani a Piano di Montoro S i è conclusa la settimana missionaria dei saveriani a Piano di Montoro. L’iniziativa promossa nella parrocchia di san Nicola di Tolentino, è stata caratterizzata da una massiccia 8 “Guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operatori...”. Ci siamo chiesti chi sono i cani e i cattivi operatori. Quasi tutti d’accordo: i cani da cui dobbiamo guardarci sono spesso al nostro interno; in molti casi noi stessi siamo i cattivi operatori. Gli spunti per riflettere sono stati tanti e la condivisone fra noi è stata arricchente. Insomma, è stato un inizio promettente… Trovare il proprio cammino è un dono; trovare persone con cui camminare insieme, fa sentire gioia e dà la forza per affrontare i momenti difficili. Ci auguriamo, alla luce della fede e della parola di Dio, di riuscire a maturare nella nostra sensibilità missionaria e a rafforzare la nostra ■ unione. p. FERRO, sx partecipazione di fedeli, attratti dal messaggio evangelico della missione: “un modo nuovo di essere cristiano”. I cinque centri di ascolto, dislocati in punti diversi del terri- I saveriani alla settimana missionaria a Piano di Montoro: (da sinistra) p. Oliviero, p. Antonio, sr. Francesca, p. Stefano e p. Benigno MICHELA NESE torio, sono stati animati da laici che hanno ricevuto il mandato di annunciare e condividere la Parola di Dio. Durante la settimana, i missionari - tutti con esperienza in Africa o America latina - hanno incontrato gli studenti delle scuole, i giovani, gli anziani, i malati. Hanno tracciato un cammino di fede che dovrà trasformare e rendere più vivace la vita della parrocchia. L’iniziativa missionaria è terminata il primo novembre con la toccante omelia di padre Benigno e la consueta processione di san Nicola, a conclusione delle feste comunitarie. I missionari ringraziano di cuore per la splendida accoglienza. ■ figura del beato Conforti è stata presentata da p. Antonio Chiofi. Abbiamo ascoltato le memorie dei pericoli vissuti dai saveriani nel tormentato Congo, ancora oggi insanguinato da feroci guerre fratricide, dove i missionari condividono con i perseguitati innocenti le paure e le sofferenze. Racconti drammatici, ma espressi con semplicità, segno della fede profonda e della carità forte degli apostoli odierni di Cristo, sequestrati, minacciati e umiliati come gli apostoli di tutti i tempi. Sembrava di sentire il grande san Paolo, quando parlava delle sue sofferenze per predicare il vangelo: “Pericoli per terra, pericoli per mare, pericoli dai briganti, pericoli dai falsi fratelli…; ma da tutto questo mi salvò il Signore”. I racconti di oggi Eccoli qui i nuovi apostoli, in mezzo a voi, in carne e ossa, a raccontarci come il vangelo abbia aperto il cuore a tante anime semplici e rette, ora nella famiglia di Gesù, realizzando così il sogno di mons. Conforti: “fare del mondo un’unica famiglia”. C’è p. Angelo Berton con la sua filosofia di vita africana veramente terapeutica, maturata nell’osservazione attenta dei tanti modi di affrontare le difficoltà più provocanti della vita, riassunti in aneddoti e parabole: il gatto, il piano inclinato, il sedersi e guardare l’infinito... C’è p. Angelo Pansa afrobrasiliano, che racconta come fu catturato dai ribelli e messo al muro per tutta una giornata, in attesa della fucilazione… Fughe avventurose, spedizioni organizzate per liberare i confratelli sequestrati dai ribelli in Congo (James Bond e Indiana Jones impallidirebbero di fronte a lui!). Poi il grande progetto di educare gli indio dell’Amazzonia a difendere la terra dallo scempio della de-forestazione, e la campagna della ri-forestazione con gli abitanti locali, benedetta da papa Wojtyla. C’è p. Mario Guerra, reduce dalla Sierra Leone. Ha ricordato come dopo 67 giorni di prigionia in mano ai ribelli, vide la mano di Dio nella morte del capo dei ribelli che aveva osato sfidare il Signore facendo del male a tanti figli di Dio... Non si finirebbe mai! Tutti hanno qualcosa da raccontare (dal Brasile al Congo, dal Camerun al Ciad). Noi ascoltiamo e ci incoraggiamo a vicenda; e abbiamo un pensiero per quelli che in questo momento in quelle nazioni stanno ancora soffrendo per il vangelo. L’incontro del 5 novembre è poi continuato nella splendida cattedrale millenaria di Ravello (SA) con la celebrazione della Messa, seguita dall’agape sotto le arcate. “Come è bello che i ■ fratelli stiano insieme!”. SAVERIANI: dalla cina a salerno p. OLIVIERO FERRO, sx Mostra: Incontriamoci ad oriente I missionari saveriani organizzano una mostra sulla Cina: dal 28 febbraio al 4 aprile, in via Fra G. Acquaviva, a Salerno. È una mostra culturale, indirizzata agli insegnanti e studenti, e a tutti coloro che vogliono conoscere meglio questa immensa nazione, che abbiamo intravisto durante le olimpiadi di Pechino. Ora, con questa mostra, andremo più in profondità. Gli studenti saranno condotti da guide e da animatori; potranno partecipare anche a laboratori interattivi: la scrittura ideografica (superio- L’abito di corte cinese è uno degli ogri); gioco e favole tradizionali (ele- getti in mostra dai saveriani di Salerno mentari e medie). Ci saranno anche testimonianze missionarie, conferenze ed eventi interculturali, come il gioco degli aquiloni con le famiglie (22 marzo) e la veglia per i missionari martiri (27 marzo). Per informazioni e prenotazioni, contattare padre Stefano (331 6402112), Massimiliano (320 4574377), i saveriani (089 792051). Saveriani a Salerno da 50 anni Nel 1960 è stata posta la prima pietra della casa dei saveriani a Salerno. Nel 2010 festeggeremo 50 anni di presenza. Invitiamo tutti coloro che hanno conosciuto i saveriani, anche ai tempi di Vallo della Lucania, a farci dono delle loro testimonianze. Ne saremmo felici. Se poi avete qualche foto di quei tempi, meglio ancora! Grazie! Possiamo venire di persona a raccogliere testimonianze, scritti e foto, oppure potete inviare al seguente indirizzo: P. Oliviero Ferro, Missionari Saveriani, via Fra G. Acquaviva 4 - 84135 Salerno Tel. 331 7600154; E-mail: [email protected] 2009 GENNAIO 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 TAVERNERIO Intervista all’indonesiano p. Antonius piacere di presentarvi H op.ilAntonius Wahyudiyanto, un saveriano indonesiano allegro e sorridente. Disegna e dipinge molto bene. Quando non riesce a esprimersi in italiano scoppia in un’allegra risata. La sua è una storia suggestiva e straordinariamente nuova per noi, cresciuti in ambiente cristiano. Racconta della tua famiglia… Mio padre era un fervente mu- Il sorriso del saveriano indonesiano p. Antonius Wahyudiyanto sulmano e pittore di professione. Sapeva scrivere in arabo e leggere con scioltezza il corano. Diventò cristiano dopo aver frequentato la scuola cattolica. Era rimasto colpito dallo stile di vita cristiana e dai metodi educativi dei professori. E mamma? È la prima di otto figli, tutti di religione islamica. Divenne cattolica quando decise di sposare papà, dopo il catecumenato. Si sposarono nella cattedrale di Medan e divennero cattolici attivi; papà fu nominato “sintua” (capo) di una comunità cristiana. In seguito, si stabilirono a Lubuk Pakam dove nascemmo noi sei figli. Io sono stato battezzato con il nome di Antonius. Una bella tribù! È vero! Noi fratelli e sorelle abbiamo frequentato la scuola elementare pubblica; eravamo gli unici cattolici tra musul- a cura di p. FRANCO BERTAZZA, sx mani. La tolleranza religiosa e l’educazione ci hanno permesso di vivere la nostra fanciullezza spensieratamente. Papà è morto nel 2001, dopo sei mesi di sofferenze, a causa di un incidente stradale in pullman. La mamma, grazie a Dio, sta bene. Com’è nata la tua vocazione? Sono diventato chierichetto, pensando di acquistare il diritto a bere il vino e prendere l’Ostia grande. Ero molto contento di vedere Gesù nella grande Ostia consacrata. Ero il “chierichetto pazzo”: per tre anni non sono mai mancato al servizio domenicale. Credo che la mia vocazione sia nata lì. Mio padre fu felice di accompagnarmi in seminario: suonavo musica, facevo parte del coro e della squadra di karaté, praticavo nuoto e pittura. Perché hai scelto i saveriani? Non ho mai pensato di esse- Immagini di inizio inverno Ospiti, incontri e tanta cordialità p. F. BERTAZZA, sx Il vescovo di Como mons. Diego Coletti, nella festa di san Francesco Saverio ha visitato per la prima volta i saveriani di Tavernerio; nella Messa ci ha invitati a imitare lo zelo apostolico e la santità del nostro patrono. Grazie, mons. Diego, per la sua visita! Dove sei stato in missione? Nel 1997, dopo dieci mesi a Londra per imparare l’inglese, sono stato destinato al Bangladesh, la mia nuova patria. Ho lavorato per quattro anni a Noluakuri con p. Silvano Garello. Abbiamo instaurato un nuovo tipo di pastorale per creare un ambiente di rispetto e di dialogo tra le varie religioni. Per educare i cristiani, ho dedicato il mio tempo ad ascoltare le loro sofferenze e le loro gioie. Ho insegnato a testimoniare Cristo nella vita di ogni giorno, vivendo la mia missione con tenerezza, gentilezza e generosità. Visitando le famiglie ho cercato di vedere, cercare e amare Dio in tutti. E sono stato A Macugnaga padre Antonius sembra uno sherpa; sognava di vedere la neve e ha soddisfatto questo suo desiderio; sullo sfondo, il massiccio del monte Rosa coperto da una gelida coltre bianca di neve ripagato in affetto e stima. Poi, per sei anni, ho lavorato come animatore missionario tra i giovani cattolici del Bangladesh. In collaborazione con altri istituti e con la chiesa locale abbiamo promosso gli incontri formativi con i giovani per il discernimento vocazionale. E ora dove andrai? I superiori mi hanno proposto di tornare a lavorare in Indonesia, ma non so ancora esattamente quale compito svolgerò. Sono felice della mia vocazione e ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato a realizzarla, in modo particolare i miei famigliari. La storia di p. Antonius fa parte di quel cristianesimo “primitivo”, guidato dallo Spirito Santo, che ripete i miracoli della conversione e invia i convertiti ad annunciare la buona novella a tutti i popoli. Grazie, caro padre Antonius, e auguri per la tua attività in Indonesia! ■ IL RICORDO DI UN AMICO Il professore p. Arnaldo Rigodanza Il 24 novembre scorso a Mazatlan, in Messico, è morto p. Arnaldo Rigodanza. Ha insegnato Lettere anche a Tavernerio, quando era sede di liceo per gli studenti saveriani. Pubblichiamo il ricordo di un amico di gioventù. Il folto gruppo di amici, sacerdoti e laici, che hanno trascorso con noi la festa del Saverio; grazie per l’amicizia e il sostegno al comune ideale missionario e all’istituto saveriano; la nostra casa è sempre aperta a tutti. 8 Don Angioletto tra i parenti dei sacerdoti diocesani: quasi ogni anno arrivano nella casa saveriana di Tavernerio per gli esercizi spirituali: si santificano per santificare i loro cari... sacerdoti. foto M. Raffaini L’artista della missione re sacerdote diocesano. Un giorno fui invitato a suonare nella parrocchia di Perdagangan, gestita dai saveriani. Avevo conosciuto p. Franco Cruder come animatore missionario in seminario e conoscevo già il programma e il fine della congregazione saveriana: la conversione dei non cristiani. Mi è piaciuta la semplicità dei saveriani, così ricca di sfide e di avventura. Con gioia ed entusiasmo sono entrato in noviziato a Jakarta nel 1987. Ho completato gli studi e sono stato ordinato sacerdote il 6 luglio del 1996. Caro p. Arnaldo, te ne sei andato precedendomi, anche questa volta come sempre: nella scuola, nel sacerdozio, nell’insegnamento. A me è rimasto il primato dello sport e delle attività ricreative. Mi hai battuto anche nell’arte cinematografica. Ero appena arrivato a Desio dal noviziato, quando il caro padre Mario Frassineti stava scegliendo i suoi divi Il compianto per realizzare il famoso film saveriap. Arnaldo Rigodanza no “Il grande alveare”. Fummo chiamati, tu e io, a fare dei provini e alla fine hai vinto tu. Lo meritavi. E così, nella storia del film, tu sei diventato la star interpretando il ruolo di padre Giovanni Botton, ucciso da una baionettata giapponese mentre tentava di salvare la vita dei suoi cristiani in Cina, il 30 aprile del 1944. Ti ho ammirato molto allora, perché non ti sei esaltato, nonostante il tuo carattere desideroso di primeggiare, laddove il dovere e la fiducia dei superiori hanno chiesto la tua collaborazione. Siamo sempre stati amici, e ora lo saremo più di prima. Dammi una mano a prepararmi, per seguirti nella Patria celeste. Grazie, amico! p. Franco Bertazza, sx 2009 GENNAIO VICENZA 36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119 Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376 E-mail: [email protected] / [email protected] - C/c. postale 13616362 Cosa fanno i saveriani a Vicenza La comunità si presenta e augura un felice 2009 p. M. GIAVARINI, sx del nuovo anno, A ll’inizio desidero presentarvi la co- dimensione evangelica. Giovani per la missione Una delle iniziative più conosciute e apprezzate in diocesi è certamente la preparazione e la formazione di giovani che sono attratti dalla realtà missionaria e desiderano fare un’esperienza nei paesi di missione. Si chiamano “Giovani insieme”. Noi li seguiamo con un corso formativo che dura due anni: il primo anno per la preparazione e il secondo anno, dopo il viaggio, per approfondire le esigenze di una vita coerente con quanto hanno conosciuto e vissuto in missione. Durante l’estate scorsa sono partiti per le missioni una cinquantina di giovani, che tornano spesso con il desiderio di cambiare qualcosa nella loro vita, di continuare a impegnarsi per la missione; non di rado pensano a un orientamento vocazionale, almeno come laici. Questa attività di animazione e formazione dei giovani viene portata avanti con munità saveriana di Vicenza con le sue attività. Non ci sono stati cambiamenti tra noi nell’anno trascorso. Penso che i nostri lettori ci conoscano tutti. Siamo una comunità di missionari reduci da varie missioni nel mondo. Cerchiamo di vivere, qui e ora, lo spirito delle missioni e di diffondere questo stesso spirito missionario nella chiesa locale e nel territorio dove viviamo. Nella diocesi di Vicenza esiste già una grande realtà missionaria, anche se non sempre appare nelle statistiche ufficiali: oltre ai sacerdoti “fidei donum”, ai religiosi e alle religiose che lavorano in tante nazioni del mondo, ci sono molti gruppi missionari, formati anche da giovani, che sono in rapporto costante con i missionari all’estero e con varie iniziative di sostegno ai loro progetti. Noi ci impegniamo ad animare queste realtà per approfondirne sempre più lo spirito della missione nella Famiglie missionarie Un altro gruppo importante è quello delle “Famiglie per la missione”: si riuniscono nella nostra casa, una volta al mese, per la formazione cristiana e missionaria. Attualmente, partecipano 48 coppie. È interessante vedere lo spirito di fede e di apertura sul mondo che si vive in questo gruppo. Quattro coppie quest’anno sono partite per la missione in Brasile. Un’altra realtà importante è il GAMS - gruppo amici dei missionari saveriani. Sono laici che si affiancano alla comunità save- I saveriani di Vicenza sulla gradinata di Villa San Carlo a Costabissara, dopo un incontro comunitario; da sinistra (alto) p. Pisani, p. Peruzzo, p. Casonato, p. Frigo, p. Zaltron; (basso) p. Bicego, fr. Masolo, p. Dalla Valle, p. Giavarini rettore della comunità. Auguriamo a tutti un fruttuoso anno 2009! riana, ne condividono le finalità e offrono una stretta collaborazione nelle varie attività missionarie. Un esempio molto eloquente è la mostra dei presepi. È tutta opera loro: vi lavorano per tanti mesi con grande generosità. Dentro e fuori casa Spesso la nostra casa si riempie di gruppi, anche diocesani, che vengono per i loro incontri. Con la nostra accoglienza vogliamo testimoniare lo spirito di comunione e di pluralismo, in una società che tende ancora a creare steccati e divisioni. Appuntamenti importanti sono i “Martedì della missione”: confe- renze e riflessioni bibliche (lectio) sempre frequentate da un pubblico numeroso. Quest’anno la riflessione è centrata su san Paolo. Ma non ci limitiamo solo a iniziative... domestiche. Spesso siamo in movimento verso le parrocchie che ci chiedono aiuto per il ministero sacerdotale e per le confessioni, oppure per dare testimonianza sulla vita missionaria. Tutto questo ci è possibile grazie all’appoggio e alla collaborazione del direttore del centro missionario diocesano, don Arrigo Grendele, e all’accoglienza fraterna dei parroci, che ringraziamo cordialmente. ■ Una vita da “protagonista” ore 20,30 presso i missionari saveriani di Vicenza: Ricordiamo p. Arnaldo Rigodanza 27 gennaio “Per una cultura di pace” - Conferenza con don Giuseppe Dossetti (junior) A Mazatlan (Messico) dove si trovava da quasi trent’anni, il 24 novembre scorso è morto p. Arnaldo Rigodanza, stroncato da emorragia. La salma è stata trasportata a S. Giovanni Lupatoto, dove è stata sepolta sabato 13 dicembre, dopo la Messa di commiato. Nato a Creazzo il 7 febbraio 1932, era entrato da ragazzo con i saveriani a Vicenza. Era diventato saveriano a 17 anni ed era stato ordinato sacerdote il 16 marzo 1957. Da giovane studente aveva svolto il ruolo di “Gianni” nel film “Il grande alveare”, la famosa pellicola realizzata dai saveriani nel 1950. Un insegnante... speciale! Negli anni 1957-1970 p. Arnaldo ha insegnato Lettere agli studenti del ginnasio e liceo a Zelarino (Venezia), Desio (Milano) e Tavernerio (Como). Si era anche iscritto alla facoltà di Lettere e Filosofia a Padova, conseguendo la laurea con la tesi, “Il senso della colpa nel teatro italiano del dopoguerra”. In seguito si specializzò in Comunicazioni sociali alla Cattolica di Milano, pubblicando la ricerca, “Per uno studio dei sistemi radiotelevisivi in Africa: il caso della Nigeria”. Dal 1970 al 1979 p. Rigo- danza è stato responsabile della parrocchia del Sacro Cuore a Parma. La sua carica umana e la sua maestria oratoria sono tuttora ricordate dalla gente. A conclusione del suo mandato, come ultimo parroco saveriano nel quartiere in cui ha sede la casa madre dei saveriani, la comunità parrocchiale gli offrì la pubblicazione di “Stagioni della nostra fede. Cinquanta omelie alla parrocchia del Sacro Cuore”. Partito per il Messico, padre Arnaldo lavorò per molti anni all’ICO - Istituto Cultural de Occidente -, la celebre scuola fondata da p. Ugo Cattenati, che ha formato decine di migliaia di foto M. Raffaini 8 altri istituti religiosi missionari, maschili e femminili. È una testimonianza di comunione molto bella, che rende più vero il nostro messaggio di fronte ai giovani. Quest’anno c’è anche una novità: padre Luciano ha dato inizio a un corso di orientamento vocazionale, e vi sono già una quindicina di giovani che lo stanno seguendo. Il compianto p. Arnaldo Rigodanza p. MARIO FERRO, sx giovani messicani. Il ricordo di un caro amico Ecco come lo ricorda uno dei suoi tanti compagni di gioventù, p. Franco Bertazza. “Caro p. Arnaldo, te ne sei andato precedendomi, anche questa volta come sempre: nella scuola, nel sacerdozio, nell’insegnamento. Mi hai battuto anche nell’arte cinematografica. Ero appena arrivato a Desio dal noviziato, quando p. Mario Frassineti stava scegliendo i suoi divi per realizzare il film “Il grande alveare”. Fummo chiamati, tu e io, a fare i provini e alla fine hai vinto tu. Lo meritavi. E così, nella storia del film, tu sei diventato la star interpretando il ruolo di p. Giovanni Botton, ucciso da una baionettata giapponese mentre tentava di salvare la vita dei suoi cristiani in Cina, il 30 aprile del 1944. Ti ho ammirato molto allora, perché non ti sei esaltato, nonostante il tuo carattere desideroso di primeggiare, laddove il dovere e la fiducia dei superiori hanno chiesto la tua collaborazione. Siamo sempre stati amici, e ora lo saremo più di prima. Dammi una mano a prepararmi, per seguirti nella Patria celeste. Grazie, amico!”. (p. Franco Bertazza, sx) MARTEDÌ DELLA MISSIONE 10 febbraio “Vangelo di condivisione” - Lectio su 2Cor 8,7-15 con il biblista don Dario Vivian DOVE SOSTò IL SAVERIO NEL 1537 Una bella “targa storica” è stata collocata in via dei Cappuccini a Vicenza, non lontano dalla casa saveriana di viale Trento. Vengono indicati “i ruderi” dell’antica chiesa di S. Pietro in Vivarolo, situati nella villa “La Cappuccina”. In questo luogo storico, varie volte distrutto e restaurato, si succedettero vari ordini religiosi: benedettini, gerolimini, gesuiti, cappuccini. Nel convento diroccato, nel 1537 per due mesi soggiornarono anche sant’Ignazio di Loyola, san Francesco Saverio e gli altri otto primi “compagni di Gesù”. L’inaugurazione della targa è avvenuta il 7 ottobre 2008, dopo varie sollecitazioni da parte del gesuita p. Fantola, che aveva fatto studi approfonditi sulla storia del luogo. Padre Fantola è morto improvvisamente a Napoli, poco dopo aver visto coronato uno dei suoi sogni. Nella foto, lo storico mons. Reato (al microfono), l’ex assessore Linda Pasqualetto, l’attuale sindaco Achille Variati, il gesuita p. Fantola, il saveriano p. Mario Giavarini e il prof. Mazzarol, che ha tenuto la relazione. Sulla targa, che è stata realizzata e posta con delibera comunale, non è espressamente menzionato il Saverio, che pure appariva nel testo ufficiale proposto. 2009 GENNAIO ZELARINO 30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16 Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410 E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304 Il centenario rinnova la speranza Mons. Azzolini primo vescovo di Makeni C i sono date che non si possono far passare inosservate. Fa parte della nostra cultura sottolinearle. Ci servono per cogliere valori che vengono dal vissuto e risvegliano aspirazioni e progetti sempre rinnovabili. Così certe passioni non muoiono e rivitalizzano un presente che può produrre nuova vita. Qui a Zelarino vivono tre saveriani che hanno conosciuto mons. Augusto Azzolini, nato cent’anni or sono il 15 dicembre 1908, e morto a Parma il 24 luglio 1992. Sono p. Bruno Cisco, p. Franco Lizzit ed io. Saveriano di 1a generazione A un giovane volontario di Parma, Adriano Cugini, che ha lavorato con il vescovo in Sierra Leone, è venuta la buona idea di cercare uno che ne scrivesse la vita. L’ha chiesto a me. La ri- chiesta mi ha prima spaventato, ma poi l’ho accolta, al ricordo di un saveriano della prima generazione, che mi ha dato la gioia di vivere la vocazione, accompagnandomi nella mia formazione e nel mio impegno missionario, in quella stessa missione di Makeni che lo ha conosciuto come fondatore e primo vescovo. Lo ricordo come persona contenta di essere quello che era, un sacerdote innamorato del Signore e della vocazione missionaria, p. AMEDEO GHIZZO, sx preoccupato sempre e prima di tutto della salvezza spirituale di chi lo accostava, fedele alla mis- Alcuni dei partecipanti al sinodo di Makeni in Sierra Leone, nel 2006, hanno posato sotto la statua di mons. Augusto Azzolini Il missionario ha sempre tempo Giornata missionaria con i sacerdoti veneziani la festa di san Q uest’anno Francesco Saverio, pa- trono e modello dei saveriani, è stata all’insegna della semplicità e della familiarità. Ha presieduto la concelebrazione p. Mario Diotto. Insieme a lui, il diacono Gigi, amico dei saveriani e colonna portante nella giornata di mondialità che si celebra a maggio. C’erano anche don Paolo, direttore del centro missionario, p. Andrea, già tornato in Brasile, e p. Romeo, rettore della comunità saveriana di Zelarino. Erano nostri ospiti trenta sacerdoti venuti per celebrare insieme la giornata missionaria sacerdotale. La missione cambia la vita All’inizio della Messa p. Mario ha letto una breve esortazione del patriarca e un saluto del vescovo ausiliare. Nella riflessione sulle letture bibliche, p. Mario ha fatto notare come la missione cambia la vita. Ogni battezzato è chiamato a essere missionario; questo è un dono gratuito del Signore, che c’invita a partecipare alla missione stessa di Gesù. Un dono che ci porta a uscire da noi stessi per andare verso gli altri. Così l’hanno vissuto san Paolo e il Saverio; così dovrebbe viverlo ognuno di noi. “L’ho capito - afferma p. Mario - fin dalle mie prime esperienze in Congo. Avevo passato l’intera giornata ad aiutare la suora infermiera nell’ambulatorio. Era tardi e mi stavo ritirando per un po’ di riposo, quando arriva una mamma con un bambino bisognoso di cure. «Non ho tempo», dissi istintivamente. Un ragazzo della missione mi fece questa osservazione: «Padre, da noi non esiste l’espressione non ho tempo, e poi questa mamma viene da lontano!». Per comuni- Padre Mario Diotto dà il benvenuto ai sacerdoti, leggendo il saluto del patriarca per la giornata di spiritualità missionaria sacerdotale 8 p. FRANCO LIZZIT, sx care il vangelo dobbiamo metterci al passo con coloro ai quali lo vogliamo donare”. Durante il pranzo sacerdoti e missionari hanno fraternizzato. Abbiamo anche fatto un salto in Giappone, via telefono, per fare gli auguri di buon compleanno a p. Aldo Temperini, sacerdote di Venezia da tanti anni nella terra del Sol Levante come missionario del Pime. Il saluto del patriarca Ecco il messaggio che il cardinale Scola ha inviato per l’occasione. “Carissimi, mi riempie di gioia la vostra decisione di rinnovare, in occasione della festa di san Francesco Saverio, la celebrazione della giornata missionaria dei sacerdoti. La straordinaria figura di questo giovane missionario dilata l’orizzonte della nostra quotidiana azione ecclesiale. Le consente di far brillare nel frammento della nostra esistenza il tutto della chiesa di Dio. E, come ci ha insegnato la Lumen gentium, la chiesa non ha altro scopo che lasciar trasparire Cristo, luce delle genti, sul suo volto. Per questo dobbiamo unirci con forza a Maria e costruire intorno a lei il corpo dei discepoli di Gesù, mandati a tutti i nostri fratelli uomini. Nel Signore vi saluto e di cuore vi benedico, ■ + Angelo card. Scola”. sione a lui affidata, che ha saputo accettare come la migliore per lui e come volontà di Dio. Pur vedendone le enormi difficoltà, ha saputo superarle, perché fiducioso e sicuro di essere strumento di amore per quel popolo che egli ha amato dal profondo del cuore, offrendogli tutta la fiducia di cui era capace. La scuola, mezzo di crescita Dopo aver individuato una linea di intervento possibile per avvicinare la gente al messaggio di Gesù, l’ha percorsa con costanza. La conoscenza è il primo passo per rendere possibile una relazione. In Africa, il vescovo Azzolini è partito dai più piccoli, accostandoli al Signore Gesù, sicuro che il buon seme avrebbe fruttato, cammin facendo. Ha favorito la scuola come mezzo di crescita di una società cristianizzata negli orientamenti, decisivi per l’autentico sviluppo umano. Non è stato un cammino facile, esposto anche ai rischi di delusioni. Ma si è dimostrato la carta vincente, se oggi lo stesso presidente della Sierra Leone chiede al suo successore mons. Giorgio Biguzzi di assumere la responsabilità di avviare, nella provincia settentrionale della nazione, un’università patrocinata dalla chiesa cattolica. In Africa dal 1950 al 1987, mons. Azzolini ha concluso i suoi anni in Italia, in una stanzetta della casa madre dei saveriani a Parma. È stato un bell’esempio Il libro di p. Amedeo Ghizzo su mons. Azzolini, primo vescovo di Makeni di zelo, di umiltà e di amore per i suoi missionari e per il suo popolo, sempre felice d’essere strumento di bene, anche nella sofferenza e nei limiti della malattia. Noi tre missionari lo ricordiamo, felici d’essere stati con lui a condividere il più bel significato della vita di un cristiano: essere “operai nella messe del Padre” e mantenerci operosi nel nostro cuore, ancora oggi. ■ Il libro “Augusto Azzolini. Da Roccabianca a Makeni”, MUP Editrice, è in vendita a € 15; presso i Saveriani a € 10. Per maggiori informazioni, contattare Cugini Adriano - Strada Serraglio, 26 - 43052 Colorno (PR) Tel. 0521 814480; E-mail: [email protected] CI SIETE? TENIAMOCI IN CONTATTO Caro abbonato, Gentile abbonata, da vari anni le arriva il nostro mensile “Missionari Saveriani”. Crediamo che lo legga con interesse. Infatti, in tutta umiltà, le porta in casa notizie e testimonianze che riceviamo dalle missioni senza essere manipolate. 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