Botte su Telecom. Debole, indebitata e piena di spie

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Botte su Telecom. Debole, indebitata e piena di spie
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STAMPA
DL, PRIME RISPOSTE A FASSINO
L’hamburger
Telecom
e i giornalisti
sotto tiro
Ballarò
è ormai
un classico,
da rivedere
Qu
nera
marea
ce
che cres
in rete
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Un tour con Rutelli tra i riformisti
europei? «Sì, è la strada giusta».
«No, Piero si deve spiegare meglio»
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21 S
E T T E M B R E
Eppure
2006
www.europaquotidiano.it
PAOLO
NATALE
erto, la politica è importante. E nell’ultimo periodo l’interesse per le
faccende politiche è andato via via aumentando. Negli anni elettorali, come
gli ultimi due appena trascorsi, gli italiani sembrano poi aver sviluppato antenne in grado di comprendere, forse
prima dei politici stessi, i mutamenti del
clima e i movimenti delle forze in campo.
Ma, insomma, anche se l’interesse
per la politica appare sorprendentemente elevato, ciò che maggiormente
importa ai cittadini sono le loro tasche,
e ciò che ci entra. Non a caso da sempre
le tradizionali domande sul tema che sta
più a cuore vedono, tra le prime tre posizioni, risposte legate al laDalle ricerche voro, l’occupae lo stato
esce un paese zione
dell’economia
che ha bisogno del paese. Andi aver fiducia. che in occasione delle ultime
Anche se
elezioni politigli costa un po’ che, gli italiani
esigevano che
si parlasse di lavoro (quasi il 30 per cento), di economia
(23), dell’inflazione e del caro-vita (10).
E poi ancora del fisco, del caro petrolio,
del risanamento dei conti pubblici.
Nelle numerose indagini che vengono quotidianamente realizzate sulle
maggiori issues che formano la cosiddetta agenda-setting del cittadino, quasi
il 70 per cento degli intervistati indica i
temi economici come scelta prioritaria.
Essi rivestono nell’immaginario collettiva un’importanza decisiva per un buon
rapporto con l’esistenza quotidiana.
Il clima economico del paese, dall’avvento del governo Prodi, è caratterizzato da un cauto ottimismo. I cittadini
vivono certo con apprensione le possibili nuove recessioni; il costante disavanzo nei conti pubblici non li fa dormire sonni tranquilli; la precarietà sul lavoro è sempre preoccupante, soprattutto dopo le ipotesi di nuovi licenziamenti
nella telefonia e nel suo indotto. Ma c’è
un malessere ridotto. Forse a stemperarlo un poco gioca il livello di fiducia sufficientemente elevato in persone come
Draghi, Padoa-Schioppa e Bersani, ritenute dai più economisti capaci, in grado di tenere sotto controllo le variabili
economiche.
SEGUE A PAGINA 6
E
A
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46)
ART.1, COMMA 1, DCB ROMA
N A L I S I
A
N N O
Botte su Telecom. Debole,
indebitata e piena di spie
el giorno della bufera giudiziaria sul
colosso telefonico (con decine di arresti), da New York Romano Prodi torna sul caso Telecom per ribadire che
«nell’incontro che ebbi con Tronchetti
Provera, non mi è stato detto nulla di
Tim. Se mi chiedono un colloquio mi devono dire la verità». Il premier va giù pesante: «L’impressione è che Tronchetti
abbia usato il governo». In serata l’ex presidente di Telecom ribatte: «A parlare saranno le carte depositate presso il cda».
Quella di ieri è stata una giornata ne-
N
ella crisi sul nucleare iraniano
«siamo sull’orlo del precipizio e non lasceremo nulla di intentato» per trovare una soluzione
diplomatica, «purché lo si faccia in
modo cosciente, trasparente e coerente». Così Romano Prodi ha dipinto la crisi sul nucleare iraniano
poche ore prima del colloquio di ieri pomeriggio (notte in Italia) con
il presidente Ahmadinejad e dopo
il discorso all’assemblea delle Nazioni Unite. Il premier ha respinto
le critiche arrivate dall’Italia per
questo incontro: «Ho visto che molte sopracciglia si sono alzate ma bi-
N
R O B I N
o in congedo, e attivi come investigatori privati nonché con identificando personale in servizio presso i sistemi informativi dello stato» per condurre indagini illecite. In particolare, secondo l’accusa,
i tre sfruttavano «l’organizzazione di
mezzi e persone della direzione Security
Pirelli e quindi Telecom e Tim messe a
disposizione da Tavaroli e i suoi sodali,
nonché l’organizzazione azienda dell’agenzia di investigazione Polis d’istinto e
System group sas messe a disposizione
da Cipriani».
ALLE PAGINE 4 E 5
IV • N°187 •
€
1,00
Che spasso,
affondiamo
tutti insieme
V
sogna fare ogni sforzo per evitare il
baratro, perché il negoziato riesca».
Prodi ha ricordato che il colloquio era stato richiesto dagli iraniani e da lui accettato «non certo
per indebolire la posizione del negoziatore europeo Javier Solana»
ma per tentare di «influenzare la
leadership» della Repubblica islamica.
«Occorre un grande sforzo per
evitare che si aprano conflitti senza aver cercato una soluzione – ha
insistito il premier – tutte le opzioni
sono aperte, anche possibili sanzioni».
A PAGINA 3
Mediaset nelle tlc?
Prima le regole
F. LO SARDO
La nuova linea
di Bertinotti
M. LAVIA
ALLE PAGINE 4 E 5
all’Onu e nel mondo
ROMANO
PRODI
Il discorso di ieri al Palazzo di vetro.
roprio a New York, l’11 settembre di
cinque anni fa, abbiamo drammaticamente scoperto quanto il mondo sia diventato pericoloso. Quel giorno abbiamo
compreso che il nuovo Millennio avrebbe portato minacce imprevedibili e complesse. Minacce globali – che vanno oltre i confini statuali – all’interno dei quali diventa illusorio cercare protezione. Mi-
P
nacce asimmetriche, che gli strumenti finora usati per la soluzione dei conflitti
non riescono a contrastare efficacemente
(...). Se si vuole governare questi fenomeni, occorre portarsi all’altezza delle loro dimensioni. Nessun paese, per quanto forte e potente può affrontare da solo
sfide così complesse. Le minacce globali richiedono risposte globali. Il che vuole dire, in ultima analisi, partnership collettive. Avere scelto come tema di questa
61ma assemblea generale Implementing
a global partnership for development” è
quindi appropriato. SEGUE A PAGINA 3
IL PAPA: «PROFONDO RISPETTO PER I MUSULMANI»
Rutelli: quelle reazioni
sono inaccettabili
Arrivano, già oggi ci sarà da leggere. Ci saranno dentro politici,
enedetto XVI torna a parlare della lectio magistralis
di Regensburg. Della citazione trecentesca che si è
prestata al frantendimento. E lo fa in una piazza san Pietro affollata da quarantamila fedeli, nonostante i timori
per la sicurezza. Ribadisce il suo «rispetto profondo per
le altre religioni e in particolare per i musulmani, con i
quali – dice – adoriamo l’unico Dio e siamo impegnati
a promuovere la giustizia sociale, i valori, la pace e la libertà». Le parole del papa sono state riprese, ieri durante
il question time alla camera, dal vicepremier Francesco
Rutelli, che ha sottolineato come le reazioni da parte del
mondo islamico siano state «intollerabili quanto alle
espressioni, e inaccetabili quanto agli atti». (Ap)
B
calciatori, mogli, giornalisti, manager. Tante chiacchiere eccitanti con le quali scrivere la storia d’Italia. Ed è giusto così, perché s’è visto che anche a scrivere
lettere non è che si faccia meglio.
pare che sia questo uno degli
interrogativi sul Pd ed è giusto,
se ce ne sono, dare delle risposte.
La prima doppia ragione
potrebbe essere che mentre la
sinistra ha aperto da tempo
una riflessione critica sulla
sua esperienza, con atti anche
politicamente formali, quali
la svolta di Occhetto, il grosso
di quanti si ritengono eredi della politica dc ha accantonato la
questione del perché la Dc si
sia dissolta, cercando di accreditare il mito di un destino
cinico e baro o di un complotto perverso o di un errore della storia. SEGUE A PAGINA 6
UNIONE
Ecco il nostro impegno,
Telefonate
Errori Popolari
Oggi su www.europaquotidiano.it
ra per Telecom. Venti gli arresti, un po’
in tutta Italia, per l’inchiesta aperta dalla procura di Milano sulle intercettazioni illegali. Secondo l’accusa Giuliano Tavaroli, Emanuele Cipriani (entrambi finiti agli arresti) e una terza persona allo
stato “indagata”, Marco Bernardini, sarebbero gli «organizzatori e promotori»
di un’associazione a delinquere finalizzata «a compiere una pluralità di delitti». Secondo l’accusa i tre si associavano
«con agenti e ufficiali di polizia giudiziaria, in servizio permanente effettivo
Crisi iraniana, per Prodi
è «sull’orlo del precipizio»
Le identità verso il Partito democratico
el suo ultimo articolo
Guido Bodrato pone una
domanda seria: «Perché il Partito democratico è considerato il naturale approdo- alla fine della contrastata traversata
del deserto – di una sinistra
che si è piegata per quasi mezzo secolo alla politica sovietica,
mentre questo approdo è considerato una svolta, se non
una rottura con il passato,
quando è riferito ai democristiani?». Non sono affatto fra
quelli che la pensano così e mi
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Prodi, nuovo attacco a Tronchetti nel giorno degli arresti dei suoi manager
C
N
N F O R M A Z I O N
«Non ho fatto errori», dice il premier da New York. Arrivano ondate di intercettazioni
gli italiani ci
sperano ancora
PAOLA
GAIOTTI DE BIASE
I
Il richiamo di Ruini ai cattolici
a bene, Tronchetti è ai minimi
storici, sembra proprio un predestinato e non più nel senso buono. Va bene, Prodi si prende la sua
brava rivincita, svuota di significato
la sua stessa audizione alla camera,
cerca di cancellare gli effetti negativi del caso Rovati (che in effetti sembra già preistoria). E va bene anche
che a Roma la destra faccia la sua
piazzata per l’offesa al parlamento
(da che pulpito...), che Bertinotti si
atteggi a presidente super partes dopo diversi sbandamenti partigiani,
e che l’Unione barcolli un po’ perché
tutti i giorni sull’ottovolante non si
può stare e qualche problema nelle
leadership (oltre che nei numeri al
senato) obiettivamente ce l’ha.
Attenzione, però, perché in questo bailamme che qualcuno troverà
divertente e qualcuno utile (Fini già
diliberteggia
e chiede la
caduta del
Tra rivincite,
overno
zuffe politiche gogni
ora), l’Ie spioni, l’Italia talia gioca
può dire addio col fuoco.
Il famoal mercato
so tema delinternazionale l’italianità di
Telecom rischia di risolversi rapidamente, grazie al fatto che Murdoch annuncia ai quattro
venti che altro che investire, dall’Italia casomai se ne vuole andare
perché la politica si impiccia troppo;
che Guido Rossi come prima cosa
si azzuffa col Financial Times che ha
osato criticarlo, cosa che in Italia non
si permette nessuno; che i manager
dell’azienda più vicini alla passata gestione (però la vicenda tocca anche
Pirelli, cioè la vera originaria casa
Tronchetti) finiscono in galera con
una colossale accusa di spionaggio.
Così adesso siamo tutti più tranquilli, a cominciare dal padrone di
Mediaset: l’affare dei telefoni possiamo provare a risolvercelo da soli, ammesso che ce lo possiamo permettere. Peccato che di questo passo, con questi imprenditori e questa
politica, per trovare qualcuno che voglia avere a che fare con l’Italia dovremo andare sulla luna. Perché anche i cinesi che Rutelli vorrebbe per
Alitalia, saranno tanto lontani ma
certo non sono più fessi degli altri.
Chiuso in redazione alle 20,30
Oggi il Coni dovrebbe nominare il successore di Rossi. Borrelli in stand-by
Buoni solo a destra? Rognoni o Vigna, il calcio vecchio perde
FRANCO
MONACO
on è la prima volta che
il cardinale Ruini pone
la questione del rapporto
tra «principi non negoziabili» per la coscienza cristiana e solidarietà politiche
e di schieramento. Ma forse mai l’aveva fatto in termini così espliciti e diretti.
Proprio per il rispetto che gli
portiamo e l’ascolto che gli
è dovuto non possiamo cavarcela con risposte rituali o
addirittura ipocrite. Del tipo:
«Siamo d’accordo su tutta la
N
linea»; «ci riserviamo di meditare le sue parole»; «non
parlava a noi». No, fuor di
ipocrisia, sul punto, il presidente della Cei si rivolgeva esattamente a noi, cristiani impegnati dentro l’Unione. E dunque a noi spetta di riflettere e di approfondire in spirito di verità le questioni complesse
sottese a quel monito. Con
una disposizione di spirito
contrassegnata da umiltà e
responsabilità. L’umiltà di
chi si mette in discussione
a fronte di un autorevole richiamo
dei
pastori.
SEGUE A PAGINA 6
tamattina il Coni nominerà il nuovo commissario alla guida della
Federcalcio. I nomi in ballo sono quelli di Virginio Rognoni e Pierluigi Vigna.
In entrambi i casi il segnale è chiaro:
Gianni Petrucci e il ministro dello
sport, Giovanna Melandri, ce l’hanno
fatta. Sono riusciti a respingere l’assalto
del vecchio calcio, di quello pre-Calciopoli per intenderci, che oggi ha la faccia del presidente di Lega, Antonio
Matarrese. Un mondo che voleva approfittare della decisione di Guido Rossi di dimettersi, presa d’improvviso
dopo un duro scontro con il presidente del Coni dopo l’accettazione della presidenza di Telecom, per rimettere le
mani su un giocattolo mandato in frantumi dalle stesse logiche di potere che
S
vorrebbe riproporre.
Rognoni o Vigna hanno un profilo simile: sono uomini che non appartengono a quel mondo, sono estranei allo sport, entrambi preparati e stimati e nella loro vita ne hanno viste di
cotte e di crude. Insomma entrambi
sembrano adatti per riscrivere le regole del calcio e traghettare la Figc verso
le elezioni. Lo sa bene anche Francesco
Saverio Borrelli, capo ufficio indagini
della Federcalcio, che nel primo pomeriggio di ieri aveva rassegnato le dimissioni, deluso dall’abbandono di
Rossi (che lo aveva nominato) e dalle
sentenze di Calciopoli, mitigate fin
troppo. Deluso in pratica dalla abilità
con cui i grandi vecchi del calcio si
muovono sottotraccia affinché a pre-
valere sia la soluzione gattopardesca,
tutto cambi perché nulla cambi. Il fatto che poi in serata sia ritornato sui suoi
passi, mettendo il suo incarico a disposizione del nuovo commissario, è
il segnale che forse il ritorno dei vari
Matarrese è stato per ora bloccato. Borrelli e il suo team potranno essere riconfermati per continuare l’opera di pulizia cominciata quest’estate.
In questo contesto, in cui il calcio
italiano fra fermate e ripartenze si avvia verso la normalità, ecco che a Londra si alza il sipario su un sistema
Moggi (procuratori che corrompono e
influenzano allenatori) “made in England”. Stavolta il modello inglese è
troppo italiano per prenderlo come riferimento.
(g.d.v.)
800 eventi in tutta Italia per le Giornate del patrimonio @Il discorso integrale di Romano Prodi all'Onu (ing)@ Così la Cina smaschera le aziende che inquinano