del numero di stranieri disoccupati. Altrettanti segnali di una

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del numero di stranieri disoccupati. Altrettanti segnali di una
tra il 2009 e il 2010) a fronte, come vedremo, di un più consistente aumento
del numero di stranieri disoccupati.
Graf. 1 - Occupati italiani e stranieri, uomini e donne, Valori assoluti. Anni
2005-2012
14000000
12000000
10000000
8000000
6000000
4000000
2000000
0
Italiani
Stranieri
Italiane
Straniere
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
Fonte: nostra elaborazione su dati Rilevazione continua sulle forze di lavoro
Altrettanti segnali di una domanda di lavoro immigrato decisamente meno dinamica rispetto al passato. Ciò vale in particolare per il comparto industriale e
delle costruzioni, che accusa un calo di 17mila occupati. Invero, il quadro sarebbe risultato ancor più fosco senza il contributo della domanda di cura
espressa dalle famiglie, cui va ascritto oltre l’80% della nuova occupazione;
una domanda destinata in buona misura a incontrare la componente femminile
dell’offerta straniera e a rafforzare i fenomeni di segregazione lavorativa che
notoriamente la riguardano. In termini complessivi, il passare del tempo non
sembra del resto incidere significativamente sulle caratteristiche complessive
dell’occupazione straniera, che continua ad essere prevalentemente dipendente (in 9 casi su 10)2 e segregata nelle qualifiche medio-basse (Graf. 2). Anzi,
nel corso di questi anni di congiuntura negativa la concentrazione degli immigrati nelle mansioni non qualificate si è ulteriormente rafforzata, così come vi
sono segnali che indicherebbero un ulteriore consolidamento di alcune tradizionali specializzazioni etniche3. E così come resta immutata la percezione
2
Questo dato ridimensiona il risalto dato al fenomeno del lavoro autonomo espresso dagli immigrati: in realtà, l’incidenza dei lavoratori indipendenti è molto più alta tra gli italiani (26,2%)
che non tra gli stranieri.
3
Gli ultimi dati relativi alle assunzioni programmate dalle imprese e rilevate dal sistema
Unioncamere-Excelsior corroborano l’ipotesi di un dualismo nel mercato del lavoro: oltre la
metà delle assunzioni di stranieri previste nel 2012 riguarda profili medio-bassi e, al vertice
della graduatoria, troviamo come sempre il personale non qualificato dei servizi di pulizia di
uffici ed esercizi commerciali.
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che le immigrate siano le candidate “naturali” a sostenere le famiglie italiane
nei loro compiti domestici e di cura4.
Graf. 2 - Occupati italiani e stranieri, per professione, Valori percentuali. Anno 2012
40
30
20
10
0
Italiani
Stranieri
Professioni qualificate
Impiegati commercio e servizi
Operai
Professioni non qualificate
Fonte: nostra elaborazione su dati Rilevazione continua sulle forze di lavoro
Come si è anticipato, l’andamento divergente nei livelli occupazionali di nativi e autoctoni non è un fenomeno soltanto italiano; tuttavia, secondo quanto
s’è avuto modo di evidenziare nelle precedenti edizioni di questo Rapporto
(Zanfrini, 2012; 2013a), esso si presenta in Italia in modo plateale e per certi
versi estremizzato, per effetto del concorrere di alcuni fattori ben noti, e sui
quali non è il caso di soffermarsi in questa sede: dall’inoperatività della legislazione alla diffusione dell’economia sommersa, alla composizione demografica della popolazione immigrata che vede ancora nettamente prevalere le
classi d’età attive.
Resta il fatto che, diversamente da quanto è avvenuto in altri paesi – la
Spagna e l’Irlanda per esempio –, con una vicenda per molti versi simile a
quella italiana, il peggioramento del quadro occupazionale degli immigrati
non ha comportato un’inversione del differenziale positivo nei confronti dei
lavoratori nativi nei tassi che registrano le relative performance occupazionali.
In Italia, infatti, gli immigrati continuano ad avere un tasso di occupazione
superiore a quello complessivo (Tab. 2).
4
Si possono, al riguardo, consultare i risultati dell’indagine Fondazione Ismu-Censis (2013)
che documentano la diffusione del ricorso ad assistenti domiciliari stranieri pur se si percepisce
un trade-off tra il fabbisogno crescente e la difficoltà a sostenerne i costi da parte di molte famiglie.
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Graf. 3 - Disoccupati italiani e stranieri, uomini e donne, valori assoluti. Anni
2005-2012
1400000
1200000
1000000
800000
600000
400000
200000
0
Italiani
Stranieri
Italiane
Straniere
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
Fonte: nostra elaborazione su dati Rilevazione continua sulle forze di lavoro
Come si è avuto modo di approfondire nelle precedenti edizioni di questo
Rapporto, nella lettura dei dati occorre tenere conto del trend di forte crescita
delle forze di lavoro straniere proseguito ben oltre l’inizio della recessione,
decisamente superiore a quello dei volumi della disoccupazione. Tale circostanza non rende però meno grave il problema della disoccupazione, né sul
piano individuale – data la crescente incidenza di stranieri disoccupati, come
si rileva dall’andamento del tasso di disoccupazione (Tab. 2) –, né sul piano sociale, specie per quelle società locali e per quei settori produttivi che hanno
svolto, a partire dagli anni Novanta dello scorso secolo, un ruolo di punta nel
processo di integrazione economica degli stranieri. La figura dell’immigrato
muratore od operaio industriale, emblematica della vicenda migratoria italiana
e, al tempo stesso, delle peculiarità di un certo modello di sviluppo, rischia
infatti di cedere il passo a quella dell’immigrato espulso dai processi produttivi, materializzando anche in Italia quella sorta di nemesi storica che ha sconfessato, un po’ in tutti i paesi, il mito del “lavoratore ospite”. Peraltro, tale
evoluzione presenta una specifica declinazione in termini territoriali. In virtù
della straordinaria capacità attrattiva esercitata negli anni passati, sono oggi
soprattutto le regioni settentrionali a doversi confrontare col problema della
disoccupazione degli immigrati che, in modo speculare rispetto a quanto avviene per quella “indigena”, si concentra in larga misura nel Nord del paese
(Graf. 4). Come bene evidenzia il confronto fra le “torte” riportate nel grafico
5, mentre nel Mezzogiorno la disoccupazione continua ad essere un problema
autoctono di dimensioni drammatiche (1.228.660 disoccupati italiani, ovverossia oltre la metà del totale della disoccupazione autoctona), nelle regioni
tradizionalmente più ricche di opportunità lavorative la disoccupazione ha assunto, in questi ultimissimi anni, un volto sempre più vistosamente “multietnico”. Nelle province del Nord si concentra più del 60% della disoccupazione
straniera, e nella ripartizione Nord Ovest quasi un disoccupato su quattro è
straniero.
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Tab. 2 - Tassi di attività, di occupazione e di disoccupazione, confronto italiani e stranieri. Anni 2005-2012
2005
M.
F.
Tot.
M.
F.
Tot.
M.
F.
Tot.
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
Tasso di attività
Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri italiani Stranieri
60,0
85,8
59,9
87,6
59,4
86,7
59,2
85,9
58,3
85,0
57,7
83,8
57,3
82,8
57,9
80,9
37,3
56,3
37,4
57,4
37,1
57,8
37,6
58,6
37,0
58,6
36,9
57,5
36,9
58,0
38,2
59,2
48,2
71,1
48,2
72,3
47,8
72,1
48,0
72,0
47,3
71,4
46,9
70,1
46,8
69,7
47,7
69,4
Tasso di occupazione
Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri
69,1
81,5
69,8
84,2
69,9
83,3
69,5
81,9
67,9
77,7
66,9
76,2
66,7
75,4
66,0
71,5
45,1
49,1
46,1
50,7
46,3
51,3
46,8
52,8
45,9
52,1
45,7
50,9
46,1
50,5
46,7
50,8
57,1
65,5
57,9
67,3
58,1
67,1
58,1
67,1
56,9
64,5
56,3
63,1
56,4
62,3
56,4
60,6
Tasso di disoccupazione
Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri
6,1
6,8
5,4
5,4
4,9
5,3
5,5
6,0
6,5
9,8
7,3
10,4
7,3
10,2
9,5
12,7
9,8
15,3
8,5
13,4
7,5
12,7
8,3
11,9
8,9
13,0
9,3
13,3
9,0
14,5
11,4
15,7
7,6
10,2
6,7
8,6
5,9
8,3
6,6
8,5
7,5
11,2
8,1
11,6
8,0
12,1
10.3
14,1
Fonte: Rilevazione continua sulle forze lavoro, vari anni
92
l’incidenza delle assunzioni di stranieri sul totale raggiungeva il 27% (e il
26,9% nell’industria in senso stretto). Nel 2012 tale incidenza si è ridotta al
14,9% (ed è solo il 12% nell’industria in senso stretto): una percentuale decisamente più vicina al peso demografico dell’immigrazione nell’ambito delle
forze di lavoro (e che potrebbe indicare la percezione di una riduzione del livello di selettività dell’offerta autoctona rispetto alle opportunità di lavoro disponibili).
Ragionando sul totale delle assunzioni programmate – quindi comprendendovi anche quelle di carattere stagionale –, le imprese dell’industria in
senso stretto stimano un calo pari addirittura al 48% delle assunzioni programmate, e quelle delle costruzioni una riduzione del 38%. Confrontate coi livelli
pre-crisi, le assunzioni nel comparto edile si sono ridotte quasi dell’80%, e quelle nell’industria in senso stretto addirittura di più. Nei due comparti che, insieme a quello dei servizi alle famiglie, hanno alimentato il teorema della funzione strutturale del lavoro immigrato, questo repentino raffreddamento della
domanda dà ampiamente ragione dell’ipotesi di una progressiva saturazione
del fabbisogno di manodopera d’importazione, e segnatamente della sua componente maschile6.
Alla luce di questi dati è del tutto inverosimile ipotizzare, per i prossimi
anni, una dinamica di crescita del lavoro straniero come quella che ha caratterizzato lo scorso decennio e che ha profondamente – e irreversibilmente –
trasformato in senso multietnico il nostro mercato del lavoro.
Graf. 6 - Assunzioni non stagionali previste dalle imprese di personale immigrato. Stima di massimo. Anni 2001-2012*
250000
200000
Industria + servizi
Industria in senso stretto
Costruzioni
Servizi
Agricoltura
150000
100000
50000
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
0
* La distinzione industria in senso stretto, costruzioni e servizi è disponibile solo dal 2006.
Fonte: nostra elaborazione su dati Sistema Unioncamere-Excelsior
6
Completano il quadro gli ultimi dati disponibili, relativi alle assunzioni programmate per il
secondo trimestre 2013, che segnalano un’ulteriore riduzione della stima di massimo rispetto
all’omologo periodo del 2012. Da 38.990 si passa infatti a 32.890 assunzioni programmate (con
un calo, dunque, del 16%); complice, questa volta, il significativo decremento registrato nel
comparto dei servizi.
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